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Autore: Bellatrixdulac    04/11/2016    1 recensioni
"L’ultimo figlio della morte bisognerà allora trovare
Colui che il Caos nel mondo è destinato a riportare"
Cassandra e Alexander sono due normali ragazzi nati e cresciuti in famiglie comuni. Durante una crociera, però, uno strano uomo si presenterà da Alexander raccontando di un mondo di cui lui sembra essere solo una piccola parte. Questo è solo il preludio, per i due ragazzi, all'evento che cambierà per sempre le loro vite e che li trascinerà in una realtà di dei e mostri, poteri e, soprattutto, pericoli, pericoli che non arrivano dai nemici ma dagli alleati in teoria più fidati...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cassandra & Alexander e gli dei dell'Olimpo'
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I quattro scesero dalla macchina.
La civetta, alla luce dei fari, si vedeva chiaramente. Era alta tre metri circa e l’apertura alare era quattro o cinque volte Alexander. L’ intero piumaggio brillava di una tenue luce argentea e gli occhi luccicavano come se fosse un essere intelligente.
-Dov’è Annabeth?-chiese Hazel.
La figlia di Atena non si vedeva da nessuna parte.
-Vado a cercarla- disse Alexander, correndo nella direzione da cui erano venuti.
-No! Non dividiamoci!- gridò il Pretore, ma Alexander non l’ ascoltava. Voleva trovare quella maledetta mezzosangue e ucciderla con le proprie mani. Lei avrebbe voluto uccidere lui? Uccidere i suoi fratelli? E si, anche quell’ irritante figlia di Demetra? Bene, si sarebbe pentita di aver cercato di farlo.
Dopo essersi lasciato la macchina alle spalle di una decina di metri si tuffò nella boscaglia.
-Alexander!- gridava la donna dietro di lui, ma il ragazzo non si fermò ad aspettarla.
Lui sentiva che stava andando nella direzione giusta, ma faceva bene a farlo da solo?
Sentì qualcosa sfiorargli la guancia e si bloccò, tuffandosi all’indietro. Fece bene, perché un altro coltello volò dove si trovava un secondo prima.
-Sei venuto da solo, vedo- disse compiaciuta Annabeth –Anche se sembra che la mia civetta sia stata trattenuta-
-Come stanno i miei amici?- chiese Alexander. Che domanda sciocca, cosa importava alla figlia di Atena di dirgli come stavano i suoi amici se lo stava per uccidere?
-Tuo fratello e Sarah, la ragazza che comanda le piante, se la cavano bene, per ora, ma la mia civetta gli ucciderà a breve. Non temere, non sarai solo negli Inferi-
Avrebbe potuto fronteggiarla? Avrebbe potuto vincere in duello con la sua lancia? Ne dubitava.
Considerò anche l’alternativa: restare fermo lì a farsi uccidere. Così Annabeth avrebbe richiamato il mostro? Avrebbe risparmiato almeno Nico e Sarah? Forse anche Hazel, se avesse fatto in fretta a ucciderlo e la donna non si fosse sbrigata troppo a raggiungerli. Tutto sommato non si era comportato male in vita, no? Sarebbe stato mandato ai Campi Elisi, probabilmente. Probabilmente suo padre lo avrebbe aiutato.
Ma no. Arrendersi non era nella sua natura. Non poteva lasciare che quella donna lo uccidesse così facilmente, se non per sopravvivere (aveva capito che era impossibile) almeno per dimostrare agli dei che avevano torto. Uno: che non potevano disporre delle loro vite come credevano più opportuno. Due: che avevano sbagliato a giudicarlo: lui non voleva distruggere il mondo, portare il caos, ma farsi uccidere ora da Annabeth sarebbe stata un’ammissione. Se non gli rimaneva più la vita, cosa gli rimaneva oltre la verità?
Sfilò dalla tasca il piccolo cilindro di metallo e lo fece diventare una lancia.
-Hai deciso veramente di lottare?- rise la figlia di Atena –D’accordo-
Sguainò il suo pugnale di bronzo celeste e corse verso di lui.
Lui provò a far roteare la lancia in maniera tale da colpirla al fianco con l’asta, ma lei la schivò e lanciò un affondo.
Alexander riuscì a far intercettare la lama dall’asta della lancia, vicino alla mano, ma il coltello schizzò verso l’alto e tracciò un lungo solco sul suo braccio, dall’ incavo del gomito fino alla spalla. Anche se era superficiale bruciava molto.
Annabeth non rimase a contemplare il proprio lavoro, come fece Alexander, ma partì nuovamente all’ attacco.
Il ragazzo riuscì a tirarsi indietro, inciampando su una radice. Per un attimo si biasimò per non aver portato Sarah con sé, o per non avere i suoi poteri.
L’urto gli aveva tolto l’aria dai polmoni e aveva sbattuto la testa. Tastò il terreno vicino al fianco destro dove pensava fosse la sua lancia, ma non trovò niente.
Che morte assurda! Annabeth sorrise trionfante e si avvicinò lentamente verso di lui, dando un calcio alla lancia mentre si avvicinava, trasformandola in un cilindro di ferro dello Stige.
Con calma si accovacciò accanto alla sua testa. Alexander vedeva tre paia di occhi grigi, anche se era sicuro che una sola Annabeth fosse più che suficente per dargli la nausea.
-Mi spiace, credimi. Fosse per me mi trasferirei sull’ Olimpo e lascerei queste stupide questioni ad altri semidei, ma mia madre voleva qualche favore da me prima di farmi trasferire da lei. Pronto a morire? Ultime parole?- chiese con un sorriso sinistro-
-Spero che ti spediscano ai Campi della Pena- gridò la voce di una donna.
Prima che Alexander potesse capire da dove venisse la voce una spatha fischiò poco sopra la testa di Annabeth. Sarebbe stato un colpo perfetto se la donna non si fosse abbassata all’ ultimo secondo.
Alexander rotolò di lato e iniziò a cercare la propria arma mentre il dolore alla testa scompariva e il numero degli alberi si riduceva esponenzialmente.
Afferrò il ferro freddo e si lanciò contro Annabeth mentre il cilindro si allungò in una lancia.
Hazel riusciva a fronteggiare discretamente la figlia di Atena, se Alexander avesse dovuto giudicare lo scontro lo avrebbe fatto finire alla pari. Ma ora loro erano in superiorità numerica.
Annabeth si abbassò per evitare il colpo di Alexander e contemporaneamente allungò il braccio armato, riuscendo a tracciare un arco rosso sopra la caviglia di Hazel.
Lo donna urlò e indietreggiò. Annabeth si rigirò il pugnale nella mano prendendolo per lama e lo lanciò contro Hazel, ancora stordita per la ferita alla caviglia. Fortunatamente la figlia di Plutone scartò di lato, ma la piccola lama le affondò nella spalla sinistra. Alexander pregò con tutto se stesso che non fosse avvelenato.
Hazel Fece cadere la spada lasciandosi sfuggire un secondo urlo.
Annabeth si mosse troppo velocemente per Alexander. Afferrò la lancia del ragazzo appena dietro la lama che lui le puntava contro e la tirò prima che lui si potesse rendere conto di quello che succedeva.
Lei la fece roteare all’ altezza delle ginocchia facendolo finire ancora a terra.
Sentì la punta della propria lancia premere sulla gola.
-Ferma!-ordinò Annabeth.
Alexander sentì il rumore dei passi di Hazel bloccarsi.
-La spada e il coltello…giù- disse perentoria Annabeth. Alexander percepì due tonfi a terra, alcuni metri lontani da lui. Forse Hazel sarebbe riuscita a colpire Annabeth con il suo stesso coltello, ma se la donna avesse ucciso Alexander appena Hazel avesse tirato l’arma? E se l’avesse colpita in un punto non mortale e allora lo avesse fatto fuori? E se invece la donna non avesse avuto una buona mira?
Evidentemente Hazel non volle rischiare, evidentemente voleva trovare un altro modo per salvarlo.
-Sono clemente-annunciò Annabeth –I vostri amici stanno perdendo. Stanno per essere uccisi-
Alexander vide Nico che veniva stretto tra le zampe dell’uccello e fatto ricadere da decine di metro d’ altezza, salvato solo dalle piante di Sarah.
La ragazza sembrava ridotta male, non in grado di reggere uno scontro diretto contro la civetta di Annabeth, tre solchi paralleli le correvano lungo tutta la schiena.
La scena scomparve in un lampo.
-Per…perché ce lo dici?- dal suo tono di voce, anche Hazel aveva visto quelle scene.
-Perché potrei richiamare la civetta se tu te ne andassi ora lasciando qui le tue armi- rispose l’ altra –ah, e il ragazzo, ovvio-
-Non lo farei mai- sibilò Hazel.
Perché no? Ad Alexander sembrava più che ragionevole, più di quanto potessero aspettarsi.
E poi sarebbe stato così male se fosse morto? Se la profezia avesse avuto ragione…
-Hazel, io… insomma la mia vita contro quella di tre persone? Io ti dico di farlo- disse Alexander con un groppo in gola.
-Alexander…- singhiozzò Hazel.
-Torna dagli altri, salva Sarah e tuo fratello…- disse Alexander cercando di far rimanere le lacrime negli occhi. Non voleva piangere prima di morire.
-Anche tu lo sei!- gridò Hazel –e sei mio amico! E sei mio compagno in questa missione! Se uno di noi deve morire moriremo tutti insieme combattendo. Anche gli altri ti direbbero così-
Lo avevano fatto. Sarah lo aveva detto chiaro e tondo poco prima e quello che aveva fatto Nico sulla nave…diciamo che gli aveva fatto capire che non lo avrebbe mai fatto uccidere. Se da Percy o Annabeth non contava.
Pr questo Alexander non voleva lasciare la scelta a loro.
Annabeth sospirò –Pretore Lavesque…-
Alexander sentì qualcosa fischiare in direzione di Annabeth e un decimo di secondo dopo il tonfo di qualcosa delle dimensioni e del peso del suo coltello cadere a terra lontano, dietro di lei.
Sentì la lancia alleviare la pressione sul proprio collo, ma non era un buon segno. Si stava solo preparando a dare il colpo di grazia…
Poi Annabeth urlò. Era impossibile che l’avesse attaccata Hazel, visto che non l’ aveva sentita muoversi.
Rotolò velocemente di lato e si alzò.
Riuscì a malapena a soffocare un grido.
Una decina di scheletri avevano fatto irruzione nella radura.
-Sono tuoi?-chiese Hazel. Alexander scosse la tesata –Nico?-
Erano degli scheletri vestiti da soldati.
Alexander sentiva in qualche modo che Nico non era morto, ma allo stesso modo sentiva che quei fantasmi non era mai stati negli Inferi, che non erano pienamente sotto il suo controllo.
-Non credete che mi arrenderò qui- sibilò Annabeth.
-Ne saremo delusi- sorrise Hazel.
Annabeth colpì due o tre di quegli scheletri, inutilmente, un po’ come quando Sarah e Hazel cercavano di fare fuori quelli di quando lui era stato riconosciuto.
Annebeth sibilò qualche insulto e poi scomparve nel bosco.
Ora avevano un altro problema, perché quegli scheletri guardavo loro come se potessero essere il loro prossimo pasto.
-Fermi!-ordinò la voce di una donna fuori dal loro campo visivo.
Alexander scorse qualcosa che luccicava nella bosco e si avvicinava velocemente. Delle scintille? Sulla punta di una lancia?
Una donna entrò finalmente nella radura. Era alta e aveva i capelli scuri.
-Tu!- disse Hazel tirando un sospiro di sollievo –Aspetta!- esclamò afferrando la spada –è una buona notizia?-
-erto che lo è- disse l’altra con un sorriso di superiorità- se non lo fosse stata sareste già morti-
-Scusate…tu sei?-chiese Alexander.
-Clarisse LaRue, figlia di Ares-
 
Angolo Autrice
Ragazzi siamo circa a metà storia! Un grazie di cuore a chi ha resistito fino a qui! Un abbraccio a tutti voi!
   
 
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