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Autore: Rinalamisteriosa    13/05/2009    7 recensioni
Lui stava camminando sul marciapiede, le mani in tasca e, appena lo vide, lei frenò bruscamente, facendo impennare la ruota posteriore della mountain bike.
Evitò per un soffio l'impatto col suolo, balzando prontamente dalla sella prima che cascasse giù.
"Ciao!" lo salutò allegramente, come se nulla fosse.
"Ciao." rispose di rimando il biondino, col solito tono che sembra scocciato di tutto e di tutti.
"Ehi! Si dovrebbe sorridere quando ti salutano, non lo sai?" lo rimbeccò la rossa, sistemandosi dietro l'orecchio una lunga ciocca di capelli che le si era afflosciata sulla guancia.
"Non necessariamente..." si difese, per poi aggiungere: "Fa caldo! Sto andando a comprarmi un gelato. Vuoi venire?"
A pensarci bene, Heric non aveva tutti i torti: c'era un'afa insopportabile e qualcosa di fresco, in quel momento, sarebbe calzato a pennello!
Quindi, perché no?
"D'accordo"

[Ispirata all'anime]
-Seconda classificata al "Contest su Rossana" indetto da Kikyo90 sul forum di EFP-
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Mountain bike and ice-cream

Autore: Rinalamisteriosa

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric, Altro personaggio

Genere: generale, commedia, leggermente sentimentale

Rating: verde

Tipologia: one-shot

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.

Note dell'autore: Tutti i riferimenti di questa one-shot vanno all'anime, perché io il manga non l'ho mai letto. La mia storiella è da collocare cronologicamente a un mese prima che Sana ed Heric andassero alle scuole medie. Buona lettura! ^_^

 

 

****

 

 

MOUNTAIN BIKE AND ICE-CREAM

 

 

"Mamma, io esco! Vado a provare la bici nuova, okay?"

Sana disse così a sua madre, alzando il tono della voce, una mano poggiata sulla maniglia della porta.

Euforica come sempre, si apprestava ad andare; per l'occasione indossava una maglietta rossa a righe bianche e dei jeans blu scuro, con un paio di semplici scarpe da ginnastica ai piedi.

I capelli erano raccolti in una coda alta, dalla quale spuntava qualche ciocca ribelle.

"D'accordo, figliola," la raggiunse l'austera e al tempo stesso simpatica voce di Kathrine. "vai pure! Non ho nulla in contrario, cara. Oh, oh, oh!"

Girava per i corridoi della loro casa, seduta su quella macchinina rossa che amava tanto, con un lungo kimono colorato e uno stravagante cappello, dal quale spuntava la testolina di un tenero scoiattolo da una finestrella rossa.

 

Nonostante la sua mamma fosse una scrittrice molto affermata in quel periodo, con un paio di racconti da continuare o da portare a termine, e si mostrasse sfacciatamente pigra, giocherellona e vivace, la ragazzina l'adorava lo stesso.

Non era la sua mamma biologica, questo lo sapeva benissimo; ma quando era comparsa la vera genitrice e avrebbe dovuto fare una scelta, Rossana aveva ascoltato il proprio cuore indirizzandolo verso colei che l'aveva cresciuta, educata e amata come una figlia.

Non l'avrebbe scambiata mai con nessuna, per niente al mondo!

C'era un legame speciale tra loro due, un saldo legame fatto di intesa e complicità uniche.

 

Sana chiuse la porta d'ingresso alle proprie spalle con un colpo secco e si diresse con entusiasmo verso il garage, dove l'aspettava la mountain bike rossa fiammante, addossata al muro, che le aveva regalato Robby.

La prese e vi montò in sella.

Tra i mille impegni televisivi, il corso di arte drammatica che si teneva una volta alla settimana - anche durante le vacanze estive - e le uscite pomeridiane con le amiche nei week-end, Sana l'aveva abbandonata lì, in attesa del momento in cui avrebbe potuto testarla.

Inforcati gli occhiali da sole - per non farsi riconoscere dai fans - e riposta la borsetta nera nel cestino sopra il manubrio, iniziò a pedalare lasciandosi indietro, man mano che prendeva velocità, Villa Smith.

Fortunatamente, in quella bella mattina soleggiata e afosa del primo di agosto, le strade erano libere, poco trafficate: qualche autovettura sfrecciava di tanto in tanto sull'asfalto rovente quindi, pure volendo, le macchine si potevano contare con le dita.

 

Mentre era intenta a svoltare una curva, Sana si domandò che fine avesse fatto Heric, suo compagno di scuola, suo confidente, suo grande amico.

 

Amico?

 

Le venne inspiegabilmente da ridere a quel pensiero: come potevano essere amici, loro due, se non facevano altro che litigare o cacciarsi in bizzarre e assurde situazioni??

Eppure... per quanto, a volte, lo trovasse presuntuoso, arrogante, apatico da farti irritare e pieno di sé, lei non poteva negare a se stessa che tutte le volte che avevano bisogno l'uno del conforto dell'altra si ritrovassero sempre vicini.

Profondamente vicini.

Si capivano e superavano insieme qualsiasi difficoltà si presentasse sul loro cammino.

 

L'ingenuità e la spensieratezza della ragazza, però, non era ancora in grado di dare nome al loro tipo di rapporto.

E proprio quando pensava di distrarsi da tutto ciò, ecco che la sorte (buona o cattiva che fosse), la fece imbattere proprio nell'oggetto del pensiero in questione.

Heric.

Lui stava camminando sul marciapiede, le mani in tasca e, appena lo vide, lei frenò bruscamente, facendo impennare la ruota posteriore della mountain bike.

Evitò per un soffio l'impatto col suolo, balzando prontamente dalla sella prima che cascasse giù.

"Ciao!" lo salutò allegramente, come se nulla fosse.

"Ciao." rispose di rimando il biondino, col solito tono che sembra scocciato di tutto e di tutti.

"Ehi! Si dovrebbe sorridere quando ti salutano, non lo sai?" lo rimbeccò la rossa, sistemandosi dietro l'orecchio una lunga ciocca di capelli che le si era afflosciata sulla guancia.

"Non necessariamente..." si difese, per poi aggiungere: "Fa caldo! Sto andando a comprarmi un gelato. Vuoi venire?"

A pensarci bene, Heric non aveva tutti i torti: c'era un'afa insopportabile e qualcosa di fresco, in quel momento, sarebbe calzato a pennello!

Quindi, perché no?

"D'accordo"

 

****

 

Avevano trovato una panchina vuota e si erano seduti, lasciando la mountain bike a pochi passi da loro.

Il parco della città era un luogo più che adatto per consumare in pace i coni gelato al cioccolato che si erano comprati.

Qualche uccellino cinguettava allegro all'ombra di un albero secolare, mentre delle farfalle multicolore volavano sui fiori profumati nelle aiuole intorno a loro; un cane giocava al riporto col suo padrone, il quale si complimentava dandogli un biscotto quando gli riportava obbediente il bastone.

Mentre leccava il suo cono e la freschezza del cioccolato le refrigerava il palato e la gola, Sana si girò ad osservare il suo compagno: calzava sandali di legno e indossava una canottiera grigia e dei pantaloncini blu corti fino alle ginocchia.

Il fisico appariva gracilino, ma doveva ammettere che il suo viso era... era bello.

Sì! Perché negare il fatto che lui fosse carino?

Se non fosse troppo orgogliosa, forse avrebbe anche potuto dirglielo senza problemi, senza vergogna.

"Che cos'hai da guardare?"

La domanda seccata di Heric la riportò alla realtà.

"Niente, niente!" rispose subito lei, colta alla sprovvista, agitando convulsamente le mani mentre il gelato colpiva in modo grottesco il ragazzino in piena faccia.

"Aaah, accidenti! Sono la solita sbadata, non ne combino una giusta! Ti prego Heric, scusami, scusami, scusami!!"

Esclamato questo, raccattò dalla tasca dei jeans un fazzoletto per cercare di rimediare alla propria sbadataggine e sollevò gli occhiali da sole sopra la testa.

Heric restò impassibile e taciturno, fissandola intensamente con i suoi occhi castani.

E, mentre Sana continuava a strofinargli delicatamente il fazzoletto candido, lei ebbe una strana impressione, come se avesse già vissuto una scena simile.

 

Ma sì! Durante l'escursione scolastica, il giorno in cui ti ha baciata a tradimento. E' stato il tuo primo bacio, come puoi scordarlo?

 

La voce della sua coscienza aveva ragione.

Ricordava persino il secondo bacio, la sera della Vigilia di Natale (la loro presunta festa di metà compleanno, a casa di Sana); quello non era stato un bacio a tradimento, perché lei avrebbe potuto benissimo scansarsi, ma non lo fece.

Memore di questi "dolci" momenti, sentì le gote riscaldarsi e, prima che lui pensasse di farlo nuovamente, piantò sicura nella testa del biondino dallo sguardo penetrante il suo martello giocattolo, rosso e giallo, spuntato da chissà dove.

"Ahi!! Ma perché l’hai fatto?" si lamentò lui, senza capire.

"Beh, conoscendoti, avresti potuto fare qualsiasi cosa, mentre io ti ripulivo il viso... dovevo fermarti in tempo!" sbuffò lei, con un broncio adorabile.

"E chi ti assicura che avrei fatto qualcosa, razza di stupida?" la apostrofò, toccandosi la testa.

 

Anche se, in fondo, non gli sarebbe dispiaciuto un contatto più intimo con quella ragazza strampalata.

 

"Ehm... boh! Ho agito d'istinto, io!" si difese lei, battendosi una mano sul petto. "Sono una grande attrice. Devo saperle prevedere certe cose!"

"Mah... donne! Valle a capire!" biascicò Heric, girandosi dall'altra parte.

"Ehi, Heric: tra circa un mese iniziamo le medie. Come ti senti a riguardo?" gli domandò, cambiando discorso.

"Come dovrei sentirmi? Mi è del tutto indifferente..." rispose vago, con un'alzata di spalle.  

"Io, invece, non vedo l'ora, sai? Ma ci pensi? Rivedremo i nostri vecchi compagni e, anche se non capiteremo tutti nella stessa classe, potremo sempre incontrarci nei corridoi. Io spero... mi auguro che la nostra amicizia non vacilli mai..."

"Tranquilla, non succederà!"

"Ne sei sicuro?"

"Certo!"

Sana sorrise, grata.

Heric sapeva sempre come dissipare i suoi dubbi, se ne aveva.

Passarono il resto della mattinata a parlare di tante cose, di momenti passati e del futuro (Più che altro, era lei a parlare, mentre l’altro si limitava ad ascoltarla e ad annuire di tanto in tanto!), tutto su quella panchina. Poi ognuno imboccò la strada di casa: Heric a piedi, Sana con la bici nuova.

Tornata a casa, la ragazzina si sedette placida sul divano, attendendo che la loro domestica, la signora Patricia, la chiamasse per il pranzo.

 

*-*-*-*-*

 

"Il primo bacio aveva il sapore del limone, il secondo aveva il sapore delle sue labbra... che dopotutto lui sia un ragazzo speciale per me?"(*)

 

Soltanto il tempo le avrebbe dato una risposta.

Dopotutto, l'amore è un sentimento abbastanza imprevedibile, no?

Per il momento, alla piccola Sana bastava sapere che lei ed Heric sarebbero rimasti amici ancora a lungo.

 

 

 

FINE

 

 

(*) La frase che doveva ispirare la fic.

 

 

Questa fanfiction ha partecipato al “Contest su Rossana” indetto da Kikyo90 nel forum di EFP, classificandosi seconda.

 

Ringrazio di cuore la giudice e l’altra partecipante, Kiki, arrivata prima. ^^

 

Vi dirò che sono contentissima: essendo la prima fic su Rossana, io ne vado fiera, indipendentemente dal risultato! ^O^

 

Riporto di seguito lo splendido bannerino (Grazie gemi! *_*) e il giudizio:

 

 

SECONDO POSTO:

-Rinalamisteriosa

 

ORIGINALITÁ: 19/20
STILE: 19/20
GRAMMATICA E SINTASSI: 8/10
ATTINENZA ALLA TRACCIA: 10/10
TOTALE: 56/60

In quanto all'originalità della tua fic non ho nulla da dire, anzi mi è piaciuta molto e ho notato che ti sei anche attenuta bene alla traccia che avevo dato da seguire.
Purtroppo, ho notato qualche errorino sintattico ma lo stile è molto liscio e scorrevole.
Spero che non ti abbatta perché nonostante questa piccola pecca la tua è davvero una bellissima fic. ^^

 

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Non so se mi dedicherò ancora a questo fandom, in futuro! XD

Commenti, critiche e consigli saranno ben accetti.

 

Bacioni Rinalamisteriosa

  
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