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Autore: Daughters of Darkness    05/11/2016    3 recensioni
“L’allenatore Evans decide di portare i suoi ragazzi in ritiro al mare, cogliendo l’occasione per far conoscere loro la maggior parte dei membri dell’Inazuma Legend Japan e qualche altro soggetto recuperato invece di chi non sarebbe potuto venire.
I più piccoli (specialmente Arion) sono incredibilmente esaltati, la casa è bella, non ci sono maggiori problemi…
Sarà un ritiro totalmente normale… (forse)”
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma, Shindou Takuto, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.Martedì 2° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 5: Sabato (seconda parte)

Appena Rosie si sedette accanto a Celia, questa le sussurrò: -Sperò proprio che Riccardo abbia ascoltato la strofa che hai cantato-
La ragazzina diventò subito rossa come i capelli di Xavier, qualche posto più in là, e pregò con voce bassissima la più grande di non dire nulla a proposito a un certo moro di nostra conoscenza.
La prossima a cantare fu Nelly che, preso coraggio, si cimentò in un assolo che non ebbe grosso successo: era più stonata di suo marito e questo era tutto dire!
Celia però, dopo aver dato una rapida occhiata all’elenco delle canzoni né trovò una che destò il suo interesse e così, spinta da un coraggio che non si aspettava nemmeno lei si alzò e prese il microfono. Fece partire la base e prima che le parole comparissero sullo schermo, disse: -Questa canzone la dedico al mio adorato fratellino-
Chiamato in causa, Jude le dedicò la sua completa attenzione. Ma appena vide il sorriso della sorella seppe che di per certo che quella canzone, con ogni probabilità, non avrebbe portato a nulla di buono.
Celia quindi cominciò a cantare stranamente intonata nonostante quella canzone cominciasse già alta.

The child without a name grew up to be the hand to watch you, to shield you or kill on demand.
The choice he'd made he could not comprehen.
His blood a grim secret they had to command.

Celia aveva appena iniziato a cantare, quando Jude sentì come un campanello d'allarme nell'anticamera del cervello. Anzi, ne sentì due, ma scelse deliberatamente di ignorare il secondo per occuparsi del suo pluripremiato titolo di fratellone iperprotettivo.
Infatti Lucian, povero innocente giovinetto innamorato, guardava la ragazza (teoricamente) più grande con fare rapito. Gli sembrava un autentico angelo, mentre cantava, non riusciva a staccare gli occhi da lei, quando un minaccioso schiarirsi della gola lo distrasse dalla sua estasi mistica. Jude lo guardava piuttosto, leggasi "MOLTO", male.
Lucian arrossì, preoccupandosi istantaneamente della sua misera pellaccia, che minacciava di diventare il nuovo tappeto di Jude. Darren notò la scena, e rivolse una silenziosa preghiera a Zeus per il povero ingenuo ragazzino: anche lui stava fissando (o mangiando con gli occhi che dir si voglia) Celia, ma aveva almeno avuto l'accortezza di non farlo dinnanzi al feroce fratellone irritabile.
Jude aveva visto benissimo la reazione di Lucian, ma avrebbe volentieri continuato a infierire, se solo non avesse percepito lo sguardo di Celia pesare su di lui.

He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied.

Sollevò il viso incrociando i suoi occhi e cominciò ad ascoltare davvero la canzone. "Hands of sorrow". Ed ecco il secondo campanello d'allarme riprendere a suonare tanto forte da far impallidire la sirena dell'ambulanza che ti sveglia la domenica mattina.
Conosceva quella canzone, non sapeva dire cosa lo turbasse, ma era certo di averla già sentita.
Si lasciò portare dalla voce intonata di sua sorella, mentre iniziava a seguire il testo.

So many dreams were broken and so much was sacrificed. Was it worth the ones we loved and had to leave behind? So many years have past, who are the noble and the wise? Will all our sins be justified?

Il ritornello cominciò a fargli venire un dubbio.
Perché Celia stava cantando una canzone del genere?
Jude sentì una spiacevole sensazione nel profondo del petto, mentre i suoi ricordi gridavano insieme alla musica.
Si voltò, trovando lo sguardo di David, che capiva. Capiva quanto quella canzone gli stesse scavando dentro. Ma era proprio Celia a cantarla. Proprio la persona che lui amava e a cui aveva dovuto rinunciare.

Obeying the crown was a sinister price.
His soul was tortured by love and by pain.
He surely would flee but the oath made him stay.
He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied

La voce di sua sorella stava aprendo il vaso di Pandora di una marea incontrollata di emozioni contrastanti. Riportava troppo bene alla mente le sue paure, incertezze, dubbi, ma anche l'orgoglio che sentiva, il potere che percepiva nelle mani.

Please forgive me for the sorrow, for leaving you in fear.
For the dreams we had to silence, that's all they'll ever be.
Still I'll be the hand that serves you, though you'll not see that it is me

Jude non ce la fece più. Reclinò la testa, sentendo gli occhi pizzicare, inumidirsi, appesantire le ciglia.
Cercò di trattenere le lacrime, ma le sue iridi erano già affogate nel pianto.
Un paio di lacrime silenziose scivolarono lungo le guance pallide. Il suo petto sussultò, nascondendo a fatica un singhiozzo.
Celia smise di cantare, e i due fratelli si abbracciarono. Jude seppellì il viso nella spalla della sorella, imbarazzato dagli sguardi che convergevano su di lui.
Il momento era alquanto toccante, ma poi accadde l'inevitabile. Adé fece la fatidica richiesta: -Ma perché l'allenatore Sharp piange? -
Sebbene quella volta non fosse il diretto interessato, Byron voleva tanto, tanto tirargli una scarpa. E non era solo con quel pensiero. Silvia si stava quasi emozionando anche lei per la dolcezza dei due fratelli. Anche gli altri rimasero in silenzio per qualche istante dando il tempo a Jude di riprendersi dall’effetto che quella canzone gli aveva causato.
Mark, nonostante possa sembrare eternamente stupido, venne in soccorso all’amico, prendendo il raccoglitore delle canzoni e attirando più o meno l’attenzione di tutti quando disse: -E ora una bellissima canzone! Arion ti va di cantare con me? -
Il piccolo, non si sa perché volesse davvero o solo esaltato al pensiero di cantare con Mark Evans (con comprese nel prezzo stelline che gli uscivano da tutti i pori), accettò l’invito e appena vide la canzone che il presunto allenatore aveva intenzione di cantare gli si illuminarono gli occhi.
L’attenzione degli altri, compresi i due fratelli dolci e pucciosi che nel frattempo si erano ripresi, era completamente rivolta su di loro. E quando fecero partire la base alcuni faceplam si levarono sonori nella stanza.
Così cominciarono a cantare la prima strofa.

Miro para el cielo, me mira la gente, para ellos yo soy diferente, los gritos revotan. Las Vida de frente

la pelota me grita, te toca las piernas, me ruegan que no pero el alma me ordena que si "la vida es así" […]

Si sarebbero anche potuti sentire se solo avessero saputo qualcosa di spagnolo, ma quel pezzo era veloce per la loro mente calcistica. Quindi dalle loro bocche ne uscì solo un mugugno indistinto. Finché non arrivò il ritornello e quello eccome se lo sapevano cantare, stonati, ma le parole le sapevano!

Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Subele a la música que llega la fiesta
Se pone caliente la casa esta llena de gente
Sigue bailando en el aire se siente el ambiente
lleva las manos al sol con el alma grita go

E a quel punto tutti, nessuno escluso, si unì al facepalm generale e chi conosceva già la canzone si mise persino a ridere della loro pessima figuraccia. Ma comunque sia, per spezzare la precedente tensione era più che sufficiente.
E così durante i ritornelli tutti si unirono al coro, cantando quella strana ma calcistica e degna della ditta “Mark & Arion s.p.a” canzone. Il pensiero unanime di tutta la combriccola fu di nuovo lo stesso: “quei due non cambieranno mai”.
Dopo che la canzone fu finita, per fortuna dei timpani dei poveri giocatori e ragazze, l’elenco delle canzoni passò di mano in mano. Nessuno sapeva che cosa cantare.
Ci provarono Axel e Victor in un improbabile duetto a chi stonava di più sulle note di “Hey Brother”. La scena era stata particolarmente comica quando i due si alternarono per cantare in un assolo pessimo le due diverse strofe: una iniziava con Hey Brother e quella la cantò il blu; l’altra cominciava con Hey Sister e la stonò Axel in tutta la sua bravura.
Ma dopo ciò le risate non erano ancora finite perché Nelly, non ancora contenta della sua vendetta verso una certa creatura divina no, non tu Hera XD gli propose di cantare una certa canzone.
-Byron perché non canti da solo “Dark Horse” di Katy Perry. Riusciresti benissimo a intonarla-.
-E perché mai dovrei farla io? - domanda legittima, non c’è dubbio. Ma dimentichi chi ha il coltello dalla parte del manico.
Nelly prese qualcosa dalla sua borsa e gliela sventolò sotto il naso. Di nuovo una delle foto incriminanti della sera precedente. Il biondo dovette trattenere un ringhio.
-Perché altrimenti questa finirà sui giornali di domani- sorrise sadica e vincitrice. Byron sospirò e si arrese. E poi si disse che dopo tutto quella canzone un poco la conosceva e non era chi questa gran cosa. Era persino intonato.
Quindi prese in mano quel maledettissimo microfono e fece partire la base. Quando cominciò a cantare in effetti i suoi compagni dovettero ammettere che era piuttosto bravino.

I knew you were. You were gonna come to me
And here you are. But you better choose carefully
‘Cause I’m capable of anything
Of anything and everything
Make me your Aphrodite

Andava tutto stranamente bene, finché non cantò quella frase.
E mentre tutti coloro che ne erano a conoscenza morivano dal ridere, Byron prese il telecomando, bloccando la canzone. Lo puntò dritto verso Nelly e le urlò praticamente incontro i peggio insulti (alcuni censurati):
-Tu! Vecchia bastarda! Lo sapevi, eccome se lo sapevi! Brutta stronza! - e forse era meglio che si fosse fermato qui in effetti. Da parte sua Nelly aveva un sorriso radioso e innocente sulle proprie labbra, molto soddisfatta. Ma mentre tutti, o quasi, erano impegnati a ridere sia per la frase della canzone sia per le cose poco carine che Byron stava dicendo alla ragazza ciao Caleb u.u arrivò di nuovo lui, il famigerato pescatore di scarponi di tutti i tempi che, con la testa leggermente reclinata e una patatina fritta in mano fece una delle sue solito domande: -Cosa ha detto questa volta che non andava? -
Il suo quesito rimase sospeso in aria, senza alcuna risposta. Anche se. Poco lontano dal suddetto biondo decisamente incazzato, Bay cominciava anche lui a farsi qualche domanda e la curiosità di scoprire il passato dell’allenatore crebbe lentamente in lui.
Nonostante ciò, Byron finì, sotto le minacce di morte di una certa signorina, per obbedire e finire la canzone, riprendendo dal principio fino alla fine senza fermarsi nemmeno una volta ad insultarla nuovamente.
Le elette e prescelte creature che erano a conoscenza dei divini trascorsi del biondo si stavano ormai rotolando a terra come iene, sotto gli occhi sconvolti degli altri.
Prevedibile come poche cose al mondo, Adé aprì la bocca per parlare, di nuovo, visto che era appena stato brutalmente ignorato. Non ebbe il tempo di aprire la bocca, che il nostro “Aphrodite” lo folgorò con lo sguardo assassino e sibilò un acido: -Non lo chiedere. Per il tuo bene, taci. –
Bay si avvicinò intimidito al suo allenatore, tirando fuori uno strano e preoccupato misto fra il “lei” e il “tu”: -Allenatore… piacerebbe anche a me sapere perché a volte reagisci, reagisce, così…-
Byron quasi scattò, con una movenza felina con il chiaro obiettivo di uccidere (beh, circa), ma si fermò per il bene del suo giovane allievo: -Lascia stare, veramente… non è il caso…- rabbrividì vedendo gli sguardi degli altri, ma venne graziato da Riccardo, che aveva finalmente deciso di cantare.
Appena il suo amico scelse la canzone, Gabriel si spalmò cinque dita sulla fronte: aveva notato che Rosie aveva preso la macchina fotografica ed era pronta a immortalare il suo adorato pianista.
La canzone riuscì a calmare i bollenti spiriti: “Human” cantata bene può essere una doccia fredda per gli animi più sensibili, e in questo caso anche gli scaricatori di porto come Caleb decisero di tenere la lingua al suo posto e lasciare che la giovane reporter si sciogliesse sul pavimento come un ghiacciolo ad agosto.
L’ondata di emozioni forti non era ancora finita. Sky si era avvicinata a Shawn e cercava gentilmente di convincerlo a prendere a sua volta il microfono, tanto per impedire alla situazione di degenerare nuovamente e senza alcun controllo.
L’albino, dopo un po’ di preghiere, suppliche, occhi dolci, sguardi assassini di Nelly e altre gioie della vita, acconsentì con un piccolo sorriso.
La canzone era “My Immortal”, Shawn l’aveva già sentita, ricordava vagamente la melodia, ma non il testo.
Appena sentite le prime note, Jude, avendo imparato dei propri errori, ricordò subito di quale tremenda stoccata emotiva si trattasse.
-Shawn, sei sicuro di volerla cantare?- la domanda retorica voleva essere un avvertimento, ma l’altro non colse il leggero invito a ripensarci.
-Perché no? Se non ricordo male è alta, ma posso provare…-
Non ebbero tempo di discutere ancora, visto che le parole della prima strofa si avvicinavano.
L’avvertimento di Jude risultò chiaro all’albino dopo appena due versi. Era stato gentile a preoccuparsi, ma poteva farcela. Non era più il ragazzino di dieci anni prima. Aveva superato la morte di suo fratello.

Your presence still lingers here
And it won't leave me alone
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time can not erase

Shawn sentiva l’amozione delle parole corrergli nelle vene, spingendolo a mettere l’anima nella canzone, ignorando quanto potesse farsi male.
La cantava con una tonalità differente, più bassa rispetto all’originale femminile, ma il risultato era davvero molto piacevole e gli altri lo ascoltavano in silenzio, mentre le note lo costringeva sempre di più a cantare con il cuore in mano.
L’albino era davvero convinto di potercela fare, ma non ricordava completamente la melodia.
Le note si fecero più intense, salendo sempre più, facendosi ognuna una stilettata fra le costole.

When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have All of me

“Oh, dannazione!” imprecò fra sé Shawn, sentendo una lacrima scivolargli sul viso immerso quasi completamente nei ricordi. Era un dolore sordo, quello che gli pungeva il petto, non sconvolgente, non distruttivo, ma pressante. Molto pesante.
Un ricordo malinconico che gli trascinava quelle maledette gocce salate lungo le guance pallide.
E proprio quando la canzone gli richiese di alzare la voce e quel sentimento estremo che sentiva, gli si ruppe la voce.

I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along

Furono queste le ultime frasi che cantò per poi prendere velocemente il telecomando e fermare la base.
Si accorse troppo tardi di non riuscire più a proseguire.
Quindi lasciò lì, sul tavolino, il microfono, mentre un brusio cominciava a riempire la stanza in modo quasi soffocante. Shawn lo sapeva che quei sussurri erano rivolti verso di lui. 
Cercò di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano ma fu inutile. Non badò alle voci dei suoi amici preoccupati per lui perché il ricordo, il suo ricordo gli fece versare nuove lacrime. A quel punto decise di andarsene.
Tenendo lo sguardo basso, fuggì all’esterno, per sfogare il suo pianto lontano da sguardi indiscreti. Si appoggiò alla parete accanto alla porta della stanza, dopo averla richiusa, e si lasciò scivolare sulla parete. Si portò le gambe al petto e cercò di imporsi di smettere di piangere.
Nel frattempo all’interno avevano visto tutti le lacrime dell’albino. Jude sospirò, preoccupato, tanto quanto coloro che sapevano la verità dietro quelle lacrime, per la condizione dei loro amico.
Sky, colei che aveva scelto la canzone, si mise a chiedere a scusa ad ognuno dei più grandi, non sapendo la gravità e soprattutto che cosa aveva fatto di male perché l’allenatore Frost reagisse in quel modo.
-Oddio, mi spiace tantissimo, io non volevo fare quello che ho fatto!-
-Tranquilla Sky, non è stata colpa tua, non lo potevi sapere…- cercò di tranquillizzarla Silvia, avvicinandosi a lei.
-Non per risultare inopportuno, ma perché quella canzone ha reagire in quel modo Shawn?- no, non fu Adé a porre la domanda (anche perché era posta in maniera troppo gentile). Ma il colpevole era, giustamente, Nord, preoccupato a morte per il suo allenatore.
I ragazzi più grandi (o meglio alcuni di loro) si guardarono per qualche istante, indecisi su rivelare quella triste verità o far finta che tutto quello non fosse successo.
Ma quando Axel incontrò gli occhi azzurro-blu pieni di angoscia, non poté che parlare: -Vedete, circa venti anni fa, Shawn ebbe un incidente in macchina dove vide morire i suoi genitori e suo fratello gemello investiti da una valanga…-
La maggior parte dei piccoli e anche qualche grande spalancò gli occhi, Nord per primo, non essendogli passato nemmeno per l’anticamera del cervello un trauma di questo calibro. Lo aveva pensato sempre come una persona solare, allegra e un poco timida e riservata, a volte magari persino ingenua. A quanto pare è proprio vero il detto “non giudicare un libro dalla copertina”.
Nessuno osò parlare, non sapendo effettivamente che cosa dire in circostanze del genere finché Axel non si alzò in piedi, diretto verso la porta.
-Dove vai Axel?- gli chiese Mark, cercando il suo sguardo.
-A vedere come sta. Voi continuate pure- ed uscì dalla stanza, senza prima aver comunicato con uno sguardo al portiere di rianimare la situazione cupa che si era venuta a creare.
Appena uscì dalla stanza vide l’albino rannicchiato in un angolo e subito gli si sedette accanto, senza dire una parola e ascoltando in silenzio i singhiozzi che di rado lo scuotevano.
Fu solo dopo cinque minuti che gli rivolse la parola.
-Va meglio?- parlò piano.
Shawn si asciugò alcune lacrime con il palmo di una mano, per poi prendere un fazzoletto dalla tasca e passarselo sugli occhi.
-Si… grazie, mi spiace avervi fatto preoccupare- rispose quasi sorridendo un poco.
-Di nulla. Credevo lo avessi superato…-
-In effetti è così. Credo che queste –asciugandosi ancora un poco qualche lacrima solitaria- siano causate, penso, dalla nostalgia- fece un paio di profondi respiri.
-Probabile…-disse solo il biondo, per poi alzarsi in piedi. Gli porse una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Shawn la accettò con un piccolo sorriso e la afferrò, alzandosi.
-Vieni, ti offro qualcosa da bere…- disse cominciando ad avviarsi lungo il corridoio, verso il bar del karaoke. L’albino lo seguì, senza piangere più, con solo gli occhi un poco arrossati.


CONTINUA...




  
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