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Autore: fedefede1995    07/11/2016    3 recensioni
Sirius è stufo di fare quello che gli dicono gli altri. Prendendo in mano la sua vita, cercherà in ogni modo possibile di aiutare il suo caro figlioccio, Harry, al meglio delle sue capacità, imbracciando il suo lato serpeverde. Nuove alleanze e vecchie conoscenze, marcheranno il viaggio dei nostri protagonisti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Basilisco, Charlie Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
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Ciao a tutti. Invece di riscrivere la mia vecchia storia, ho deciso di stravolgere un po' il tutto. Spero che vi piaccia, fatemi sapere se vi va. Ringrazio tutti quelli che decideranno di  darmi una possibilità. 


 

Rinchiuso in quella casa maledetta, non poteva fare a meno di pensare a come una scelta sbagliata avesse rovinato tutta la sua vita. Se non avesse proposto Peter come custode segreto, James e Lily sarebbero ancora vivi e Harry non sarebbe stato così lontano da lui.

Il suo figlioccio era stato coinvolto nel Torneo Tre Maghi e alla fine della terza prova era ritornato ferito e con il cadavere del suo compagno di scuola tra le braccia. Ancora una volta quel traditore di Codaliscia aveva cercato di portargli via la sua famiglia, perché quello era il suo piccolo grifondoro, il figlio che non aveva e non avrebbe mai avuto.

Era andato a trovarlo in infermeria, ma aveva visto qualcosa che non avrebbe mai voluto in quello sguardo. Tutto quel dolore e quella sofferenza. Le spalle si erano curvate in avanti per il peso della sua figura e la bocca, su cui sarebbe dovuo esserci dipinto un sorriso, aveva gli angoli curvati all'ingiù. Ogni volta che lo guardava si rivedeva in lui, ma non era una cosa positiva.

I suoi genitori non gli avevano mai voluto bene e glielo avevano sempre ricordato. Con ogni colpo e ogni malediozione ricevuta, lo avevano allontanato da loro e lo avevano spinto dal suo migliore amico e la sua famiglia che lo avevano accolto come un figlio.

Silente gli aveva garantito che il suo figlioccio viveva nell'amore della sua famiglia e che la sorella di Lily si era presa amorevolmente cura del ragazzo, ma il corpo di Harry parlava per lui e raccontava un'altra storia. Certo, era nell'età della crescita, ma quella statura così inferiore alla media e quello sguardo triste facevano sospettare altro.

Gli aveva fatto piangere il cuore lasciarlo per andare in missione per il preside, ma si era allontanato con la speranza di rivederlo presto. Ora invece tutti sostenevano che per la sua sicurezza doveva rimanere a Privet Drive e che nessuno doveva avere contatti con lui o rivelagli notizie sullo stato attuale del mondo magico.

Forse era stata la sua esperienza ad Azkaban che lo avevano spinto a fare quella mossa. Era lì fuori dalla casa dei Dursley, con il suo completo da purosangue modello, i capelli sciolti in morbide onde fino alle spalle e la baccheta alla mano. Dopotutto era ancora un ricercato e doveva stare attento. Era riuscito a sgattaiolare fuori da Grimmauld Place come Padfoot, ma aveva deciso di mostrare il suo vero aspetto ai babbani, per non sconvolgerli troppo con la sua trasformazione.

Con la smaterializzazione, quasi del tutto silenziosa, era riuscito a non attirare l'attenzione del vicinato, ma soprattutto di Arabella, la magonò che teneva d'occhio Harry da vicino.

Arrivato alla porta, si aggiustò l'abito e suonò il campanello.

Fu proprio il suo ragazzo ad aprirgli la porta. I capelli erano molto più corti rispetto ad un mese fa, la figura ancora più esile e il volto scavato e con occhiaie molto oscure, celati dietro alle lenti tonde degli occhiali.

"Harry."

Fece appena in tempo ad appoggiarsi allo stipite dell'entrata per non perdere l'equilibrio quando le sue braccia vennero riempite da un adolescente in lacrime. Lo strinse forte a sè, disegnandogli dei cerchi lungo la schiena per cercare di calamrlo e quidando la testa nell'incavo del suo collo con l'altra mano. Chiuse la porta e rimasero lì così per almeno cinque minuti in silenzio. Non se ne sarebbe andato senza una buona spiegazione per quella reazione così forte.

Si malediceva. Lui, uno dei malandrini, si era fatto comandare a bacchetta da un adulto e non aveva nemmeno pensato di disubbidire, cosa assurda in passato.

"Harry, guardami figliolo. Andiamo a sederci e magari beviamo un bicchiere d'acqua, va bene?"

"Non so.. se sia.. una buona idea.."

Lo zio si era insospettito dell'assenza del nipote e li aveva raggiunti nell'entrata.

"CHI DIAVOLO E' QUELLO, RAGAZZO?"

"Molto piacere, Lord Sirius Orion Black, il padrino del.. ragazzo."

"Lord?.."

"Uno dei miei tanti titoli. Forse mi riconosce di più dalla foto segaletica del telegiornale? Sono anche un pluriomicida tra le altre cose."

Harry era ancora tra le sue braccia e non sembrava volerlo lasciare, ma sentiva che le sue affermazioni lo avevano fatto sorridere sotto i baffi. Mettendogli un braccio attorno alle spalle lo condusse verso il salotto, da cui Petunia si era appena affacciata, con una mano davanti alla bocca per coprire un gridolino una volta riconosciuto.

Si sedette sulla poltrona e trascinò sulle sue gambe il suo cucciolo. Sembrava abbastanza appropriato visto la sua forma da animagus chiamarlo così. Non sembrò dargli fastidio, anzi lo sentiva rilassarsi sempe di più, tanto da mettergli un braccio attorno al collo per non rischiare di cadere.

Gli altri presenti si accomodarono sul divano li di fronte con ua nuova espressione dipinta sul volto: paura. Gli conveniva pregare, perché qualsiasi cosa avessero fatto al suo figlioccio gliel'avrebbe fatta pagare cento volte.

"Bene. Visto che siamo tutti qui riuniti, mi piacerebbe tanto sapere come si è comportato il mio ragazzo. Spero bene. Vedo che la casa è molto pulita, Petunia, quindi non credo tu abbia nessuna lamentela per il tuo servo personale giusto?"

La temperatura in casa calò improvvisamente e il suo figlioccio si irrigidì di nuovo, facendosi più vicino al suo corpo, come per ricavarne un po' di conforto. Gli accarezzò il retro del collo per tranquillizzarlo.

"O forse tu, Vernon.. posso chiamarti così vero? Hai qualche lamentela, magari la macchina non è stata lavata bene? Di sicuro il ragazzo sa cucinare perchè mi sembrate tutti piuttosto in carne a parte lui e tua moglie. Dimmi Harry, quando è stata l'ultima volta che hai mangiato?"

"Siri.."

"Rispondimi."

"Ieri a pranzo. Siri possiamo andare in camera mia? Ti prego.."

Un ringhio animale gli salì dalla gola, facendo spaventare anche Harry, che aveva iniziato a tremare leggermente.

"Prima si salire, prendi qualcosa da mangiare. Con i tuoi zii tornerò dopo a parlare. Ah, giusto perchè voi lo sappiate, la casa è sigillata, non provate nemmeno a scappare o a chiamare aiuto, non funzionerà."

Salirono in silenzio, dopo una breve pausa in cucina. La porta della stanza era adornata da almeno sei lucchetti e un'apertura per i cani sul fondo, la cui funzione non gli era molto chiara. All'interno era spoglia. Sulle preti qualche disego, un comodino vicino alla brandina con una foto dei suoi amici e la gabbia chiusa della civetta bianca sul comò. Una finestra che si affacciava sulla strada, ma che sembrava sigillata.

"Ti trovo bene, Sirius."

"Non provare a cambiare discorso, cucciolo mio. E non fare quella faccia, sei il mio piccolo Harry e nemmeno quado avrai cento anni ti riuscirò a vedere grande."

"Se mai ci arriverò.."

"Guardami negli occhi e ascoltami bene, Harry James Potter. Non provare mai più a dire una cosa del genere. Prima che qualcuno arrivi a te dovranno passare sul mio cadavere, perché tu sopravviverai a tutto questo. Ora.. come avrai intuito, nessuno sa della mia presenza qui. Sono andato contro gli ordini diretti di Albus e non me ne pento nemmeno un secondo. Ti stanno tenendo all'oscuro per quello che loro dicono essere il tuo bene, ma se vuoi sapere come la penso, credo che sia tutta una cavolata."

Le lacrime aveva ricominciato a scendere lungo le guance del ragazzo, come a conferma dei suoi sospetti. Aveva assistito all'omicidio di una persona e alla resurrezione dell'assasino dei suoi genitori, nonchè suo acerrimo nemico. In poche parole, non avrebbero dovuto lasciarlo da solo.

"Purtroppo il ratto è ben rintanato nel suo buco, quindi per il momento non sono libero, ma la mia proposta, quella che ti feci durante il tuo terzo anno, è ancora valida. Vuoi venire a vivere con me, Harry?"

"Non è uno scherzo vero? Dopo un mese di silenzio, vieni qui tutto tirato a lucido e mi proponi di portarmi via, quando nemmeno implorare ha funzionato con Silente?"

"Lo so che non sono stato bravo come padrino, ma tu sei come un figlio per me e non posso sopportare di vederti così. Forse non lo sai, ma i miei genitori non mi hanno mai voluto bene e mi hanno sempre considerato un peso, la pecora bianca della famiglia Black. La maledizione cruciatus era spesso il loro modo per dimostrare quanto poco valessi per loro. Non sono stato felice fino a quando non sono andato a vivere con tuo padre e i tuoi nonni. E ti sto dicendo tutto questo perché, guardadoti negli occhi, vedo la stessa ombra che oscurava me in quel periodo. Forse i tuoi parenti non hanno mezzi magici, ma sospetto che questo non li abbia mai fermati nel ferirti."

Lo vedeva stringere forte le mani a pugni, le nocche ormai bianche per la forza. Gli occhi fissavano il muro davanti a sè. Gli prese il volto tra le mani e lo guardò intensamente.

"Voglio venire.."

Lo disse con un tono leggero, come un soffio, per paura di essere sentito dalla persona sbagliata, con la paura di essere punito per la risposta sbagliata.

"Allora credo tu debba preparare i bagagli. Se hai dei vestiti decenti prendili, altrimenti lascia tutto qui. Ci penserò io a fornirti quello che ti serve. Mentre ti sistemi io vado a dare la buona notizia ai tuoi cari zii. Ti aspetto al piano di sotto."

Dopo una leggera carezza sulla guancia, lo lasciò impacchettare le sue cose e tornò di sotto. Desiderava maledirli talmente tanto, soprattutto dopo essere passato davanti al sottoscala. Il senso dell'olfatto, più sviluppato come Padfoot, percepì una scia forte del suo cucciolo. Aprendo la piccola porta gli ribollì il sangue nelle vene. Sul pavimento giaceva un piccolo materassino da campeggio, una lampadina penzolava nel mezzo illuminando il piccolo spazio. Un soldatino e dei pastelli rotti sulla piccola mensola e un disegno con le parole "Camera di Harry" attaccato all'interno della porticina.

"Pregate il vostro dio di non incrociare mai la mia strada, perché per Circe e Morgana, vi farò a pezzi a mani nude e con me il suo altro padrino mannaro. Il lupo che è in lui sa essere parecchiò crudele con quelli che feriscono il suo piccolo."

Harry stava scendendo le scale con il suo enorme baule e la gabbia di Edvige. Liberò con un colpo di bacchetta la civetta, che si sgranchì le ali e volò fuori dalla finestra della cucina. Rimpicciolì la gabbia e se la mise in tasca, così come l'altro bagaglio. Lo aiutò a mettersi sulle spalle il mantello dell'invisibilità, tenendogli stetto uno degli avambracci per non perderlo.

Sfruttando il momento dell'assenza di quello stupido di Mundungus, uscirono di casa in fretta e, una volta superate le debolissime barriere attorno alla proprietà, si smaterializzarono. Gli sussurrò nell'orecchio il segreto per visualizzare la sua dimora e lo condusse alla porta. Dopo avergli chiesto di fidarsi di lui, gli fece un piccolo taglietto sulla mano per poi sfregarla sulla porta. In quel modo le protezioni lo avrebbero riconosciuto a prescindere dai cambiamenti validi per tutti gli altri.

Il serpente issò qualcosa a Harry, che rispose allo stesso modo facendo un piccolo sorriso sorpreso. Gli avrebbe chiesto poi cosa si erano detti. La cosa più sconvolgente fu il ritratto di sua madre. Quella vecchia strega aveva già le tende aperte per strillare, ma a quanto pare aveva percepito un cambamento, perché fissava con occhi sbarrati il suo figlioccio.

"Vieni qui vicino ragazzo, fatti vedere bene. Si, quell'ingrato di mio figlio ha fatto qualcosa di buono nella sua vita finalmente. Sei potente nonostante la tua età. Kreacher!"

"Padrona ha chiamato?"

"Aiuta il ragazzo a sistemarsi nella camera di Regulus. Si è dimostrato degno. Per ogni cosa servilo al meglio delle tue abilità. E tu ragazzo, non ti fidare di nessuno in questa casa. Traditori del loro sangue e nati babbani... ma non stare ad ascoltare le parole di questo vecchio dipinto. Ci saranno altre occasioni. Sirius, chiudi le tende."

Seguendo l'elfo domestico entrarono nella stanza immacolata di suo fratello, probabilemente l'unica stanza ordinata in quella catapecchia.

"Per il momento è meglio che tu rimanga qui. Kreacher provvederà al cibo, nessuno sospetterà di lui. Verrò più tardi, così potrai farmi sapere di cosa hai bisogno. La mia camera è qualla qui accanto. Per qualsiasi cosa, anche la più stupida, dimmelo oppure manda l'elfo. Va bene?"

Dopo un leggero gesto affermativo della testa, si lasciò cadere sul letto e sospirò. Appoggiò gli occhiali sul comodino e si sdraiò. Chiuse gli occhi e iniziò a passargli le dita tra i capelli per farlo rilassare. Dieci minuti dopo si era addormentato.

"Kreacher, lo so che non ti piace ubbidirmi, ma per questa volta ascoltami. Se ha bisogno di qualcosa, portagliela e soprattutto proteggilo. Per ogni cosa su cui non sai cosa fare, vieni da me, ma in modo discreto, non vogliamo di certo che Silente lo venga a sapere, giusto?"

"Kreacher farà come la sua padrona ha ordinato, Kreacher proteggerà padroncino Harry."

"Buona notte, mio cucciolo. Buona notte Kreacher."

"Padron Sirius è tornato a casa. Kreacher farà come ordinato."

   
 
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