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Autore: Sophie Robin Kendrick    07/11/2016    0 recensioni
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]Fanfiction su - La saga di Robin - Elena Kedros.
Accademia Nottingham's Bow, la prima a classificarsi per 5 anni di fila nel torneo di Tiro con L'arco.
Dal 2006 in poi le cose sono cambiate, tutti parlano di una maledizione che ha colpito i vari club sportivi. Nessuno riesce più a classificarsi durante le gare. Una forte tensione galleggia nell'aria quando si pronuncia la parola selezioni.
Tocca ai nostri protagonisti smentire questa voce e ricostruire il club dell'arco ma varie cose intralceranno la sua rinascita.
Cosa si nasconde dietro il mistero dell'Accademia?
Perché non è stato proclamato nessun fondatore alla sua nascita?
Misteri che si nascondono e vengono nascosti. Misteri che tornano a galla da soli o che hanno bisogno di una spinta in più.
Buona lettura
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Robin si riprese e cercò qualcosa per fermare la rissa.
Ewart e Robert le furono subito affianco e cercarono di fermare il biondo mentre Braelyn mise una mano sulla spalla di Robin intuendo la situazione e per evitare di farla mettere in mezzo inutilmente.
Will fu bloccato da Ewart mentre Robert controllava le condizioni di Philip, a quel punto Braelyn le levò la mano dalla spalla e Robin si avvicinò, inginocchiandosi accanto al fratello, fregandosene se si sporcava e gli spostò la frangetta dagli occhi.
– Robin. – Era cosciente, lo aiutò ad alzarsi per metterlo in ginocchio. Robert le diede una mano e lo fece alzare. Il volto cominciava a gonfiarsi, un labbro spaccato e un livido nello zigomo destro erano alcuni dei segni di una lite.
Qualcuno lo porse dell'acqua che lei fece mandar giù al fratello, si guardò intorno, dal biondo Will neanche l'ombra. Sicuramente Ewart l'aveva allontanato per calmarlo.
E con molta probabilità lui era il Will del gruppo.
(So a cosa state pensando. Che Robin non potrà mai fare la detective privato, neanche a volerlo, di quanto fa supposizioni ovvie, ma dategli tempo forse cambia)
Ritornando alla storia, alla fine Robin affidò suo fratello ai suoi amici di dormitorio, con la promessa di andarlo a trovare il giorno dopo e di restare con lui.
Philip però non volle rivelarle perché Will si era accanito contro di lui, neanche con gli altri, anzi a loro lanciava degli sguardi vengo che stavano covando qualcosa.
Non volendo indagare oltre Robin ritornò da Braelyn. La bruna aveva in mano un sacchetto con dentro qualcosa di caldo e nell'altra mano il suo succo di pera.
La prese grata e le promise di restituirle i soldi. La serata al bar era rovinata ma loro si erano accordati per riunirsi in camera di qualcuno e siccome la stanza di Robin era lavata di fresco ed era sola in stanza, era un'ottima pretendente.
In realtà erano curiosi di vedere la stanza anche se le loro erano uguali.

Una volta dentro la stanza, Robin si gustò il suo succo. Aveva restituito i soldi a Braelyn e ascoltava distrattamente il chiacchierio del gruppo.
Nella sua mente si ripetevano ancora le scene della lotta. Cercava un dettaglio significativo riguardante quello che aveva visto. Quando aveva guardato dalla finestra il fratello, era più che sicura che lui fosse solo. Era successo qualcosa nell'arco di tempo che andava da quando si era alzata dal tavolo a quando era uscito e l'aveva raggiunto.
Domani avrebbe cavato le parole di bocca dal fratello, ormai era diventata un'esperta in questa casa.
Si concentrò sui suoi nuovi amici e passò una bella serata tra risate e argomenti vari.

La sveglia la ridestò da un sogno tranquillo. Alla fine i ragazzi avevano forato di un paio d'ore il coprifuoco ma a nessuno importava.
Lei era riuscita ad addormentarsi sebbene tutti i pensieri che le affollavano la mente. Si vestì e si lavò con l'acqua fredda, per svegliarsi un po', ed essere presentabile.
Comprò al bar la colazione per lei e per suo fratello.
Non abitava nel suo stesso dormitorio ma quasi dall'altra parte dell'accademia.
Dovette passare davanti all'edificio centrale e a quello dove si tenevano le lezioni per poter accedere al dormitorio del fratello.
Inutile dirlo, ma non c'era quasi anima viva, soltanto alcuni ragazzi che facevano Jogging o Stretching, in compagnia o soli percorrevano le stradine, altri che sbadigliando entravano nei dormitori, reduci di nottate passate fuori o a guidare per tornare.
Tra meno di un giorno sarebbero ricominciate le lezioni e molti studenti ancora dovevano tornare. Finalmente arrivò davanti al dormitorio Ypǹyopa (Grigora) ed entrò. Era simile al suo dormitorio quindi senza indugi salì le scale.
Si beccò le occhiate di un paio di maschi, non poteva biasimarli. A quell'orario c'erano alcune ragazze che uscivano e solo lei era quella che entrava in una stanza. Trovò la porta della stanza del fratello dopo la seconda rampa di scale e alcune indicazioni fornite da alcune persone intraviste la sera prima.
Bussò alla porta. Il viso tumefatto del fratello fece la sua comparsa. La abbracciò e la tenne stretta.
– Mi dispiace. – lei si sciolse dal suo abbraccio e gli diede un pugnetto nel braccio.
– Come spettacolo di benvenuto non era male, ma ti consiglio di non farlo più. –
entrò nella stanza, sedendosi sul letto. Porse la busta al fratello che cominciò a controllare la sua brioche.
– Quindi, come prima impressione? –
– Ti dico subito che devi ritornare in palestra, ti sei fatto cogliere di sorpresa e non sei ri... – Philip la interruppe ficcandole in bocca un pezzo del suo cornetto.
– Sciocca mi riferivo al college, papà mi ha detto che sei sola in camera. –
mandò giù il boccone, e prese un sorso di caffè. – Non c'è male. Ho conosciuto alcuni ragazzi, quelli che ti hanno aiutato ieri, e sono stata con loro. Braelyn mi aiuta ad orientarmi. –
Prese un morso dalla brioche di Philip scatenando le sue proteste.
– Chi era quello di ieri? – Philip parve ignorare la domanda e continuò a mangiare.
Restarono in silenzio anche ogni tanto Robin rivolgeva occhiate in direzione del rosso.
La zazzera di suo fratello non era molto ordinata e a lui non dispiaceva, diceva che le ragazze lo trovavano carino.
Lei non aveva ancora sentito una sola anima di sesso femminile dire quelle parole. Accartocciò la carta che aveva in mano, dopo aver finito la colazione, e lo gettò nel cestino. Finì anche il caffè e il bicchiere seguì a ruota la carta.
– Ora vuoi parlare? Non uscirò da questa stanza senza avere risposta e ho molte cose da fare. –
Si stese sul letto, incrociando le braccia e fissò il rosso.
– Sto aspettando. – Annunciò spazientita.
– Sei molto invasiva lo sai? E indiscreta. – Sbuffando si stese accanto a lei.
– Ascolta non ti devi preoccupare. Ho tutto solo controllo. –
Robin lo guardò con il sopracciglio destro alzato ma non disse una parola.
– Quindi se adesso non ti dispiace vorrei farmi una doccia e fare lo studioso per una volta. – Si alzò e aprì la porta.
In quel momento passò una conoscenza del fratello.
– Ehi Philip. Ho sentito che hai passato una bella serata ieri – e gettando un'occhiata all'interno della stanza aggiunse. – E anche una bella nottata. –
– Oh, stai zitto Carl. Non sono affari tuoi e poi è mia sorella. –
– Amico, non ti biasimo mica io. Non sono qui per giudicare. In realtà devo raggiungere Stephania. Ciao e arrivederci signorina. – Il ragazzo si allontanò ma non prima che Robin, dalla sua posizione, gli potesse far ciao ciao con la manina.
Dopo che Carl fu scomparso oltre le scale Philip la richiamò.
– Penso che tu ti sia trattenuta fin troppo. – La ragazza si alzò e camminò verso l'uscio. Diede un bacio sulla guancia al fratello e si defilò.

Tornata nel suo dormitorio qualcosa nella bacheca attirò la sua attenzione.
C'erano due volantini nuovi. Uno rappresentava una protesta per la mensa mentre l'altro era una raccolta di firme per ripristinare l'accesso alla palestra dedicato al tiro con l'arco.
Ancora non c'erano firme e lei si avvicinò.
– Non c'è posto per te. –
Una voce la distolse dalla lettura. Si girò e si bloccò. Il ragazzo di ieri sera, lo stesso che aveva aggredito il fratello, era davanti a lei con le labbra serrate e le braccia incrociate. Ingoiò il groppo che aveva in gola e si morse la lingua.
– Non vedo nessuna nome nella lista al momento. E mi sembra che il club sia ancora inattivo, quindi non vedo come la squadra sia al completo e non ci sia posto per me. –
Non aveva morso la lingua abbastanza bene. Il ragazzo le riservò una smorfia e se ne andò. Lei rimase lì a decidere che fare. Firmare oppure no. Se firmava non voleva dire che era dentro la squadra e non avrebbe avuto a che fare con Will.
Mentre saliva verso la sua stanza incontrò i fratelli Brown che la salutarono con un cenno affrettato.
Ritornò nella sua stanza e prendendo uno zainetto, decise di godersi l'aria fresca. Uscì dal dormitorio e camminò un altro po', ma in confronto alla mattina presto, le vie erano più popolate. Arrivò ad un vecchio edificio e si mise li vicino. Non c'erano coltelli per spiegare di che edificio si trattasse, poteva vedere solo che c'era una specie di giardino incolto.
Curiosa come non mai, si ci avvicinò, ma le porte erano chiuse con una catena e un lucchetto che le univa. Non c'era una singola finestra con le assi inchiodate o con la rete.
Delusa se ne tornò dove aveva deciso di mettersi e uscendo un quaderno dallo zaino, si mise a disegnare.



Spero che vi sia piaciuta. Ho dovuto lavorarci molto e non ho avuto delle belle esperienze il mese scorso.
Ho perso un pezzo importante del mio passato e del mio presente, ma mi sto riprendendo a poco a poco.
Grazie a te che stai leggendo questa fanfiction. Anche se non recensisci mi fa piacere che tu ci abbia dato un'occhiata, significa molto per me.
Baci Baci Sophie

   
 
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