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Autore: Rosmary    08/11/2016    6 recensioni
{Quarta classificata al “All Together Contest – III edizione” indetto da Mary Black}
“Hai mai osservato una rosa morire? I petali tremano, lo stelo s’indebolisce. Incupita, sbiadisce persino il suo profumo. Quando s’accorge di stare appassendo, è già morta.”
Venticinque anni a dividerli. Dorcas avrebbe potuto splendere di gioventù e innocenza, se solo non avesse incontrato Evan.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J.K. Rowling;
la flashfic è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 
Solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose

 
 



“Hai mai osservato una rosa morire? I petali tremano, lo stelo s’indebolisce. Incupita, sbiadisce persino il suo profumo. Quando s’accorge di stare appassendo, è già morta.”
 
“Non sono una rosa, Evan.”
 
No, ovviamente no. Tu sei Dorcas Meadowes.”
 
*
 
Ti svegliasti di soprassalto – il cuore pulsante, la fronte madida. Cercasti lui tra le lenzuola e ti riscopristi sola, nuda, furiosa. Percepivi ancora le sue dita sulla pelle, le sue mani chiuse sui seni, la sua lingua lambire crudele la tua, il suo sesso scavarti dentro – vigorosa con lui, appassita senza.
Rifiutasti le lacrime in nome dell’orgoglio e della dignità. E t’alzasti svelta, rivestendoti e chiedendoti che senso avessero orgoglio e dignità quando l’anima s’era venduta a occhi ingannevoli e labbra bugiarde.
Con riluttanza, raccattasti la missiva che t’informava dell’ammissione con lode al corso per Auror. Eri ormai sull’uscio quando il Peccato si materializzò – la malizia nello sguardo, il ghigno sulla bocca.
 
“Sei tornato.”
 
“Avevo una faccenda da sbrigare. Dove eravamo rimasti?”
 
Lo domandò a un passo da te, insinuando le mani tra i tuoi capelli rossi. D’istinto, lo schiaffeggiasti.
 
“Come osi trattarmi come una puttana? Sono una Meadowes, Rosier, mi devi rispetto.”
 
Disgustata, vedesti il divertimento impadronirsi di Evan e le sue dita, scivolate via dai tuoi rovi, afferrarti possessive i polsi. Alle tue parole, era chiaro, non era disposto a concedere né credito né attenzione. 
 
“Quanto siamo orgogliose, cucciola di Meadowes,” ti schernì. “Sta’ ferma,” t’intimò quando tentasti di divincolarti. “Mi eccitano le donne orgogliose.”
 
“Mi fai schifo.”
 
“Mi eccitano anche le bugiarde, e tu stai mentendo, cucciola di Meadowes.”
 
“Ora basta, Rosier. Ti vieto di usare quella ridicola espressione per riferirti a me. Io…”
 
“So chi sei, Dorcas Meadowes,” t’anticipò. “Lo so perché ti voglio,” proseguì, tormentando con un lento bacio il tuo palmo sinistro. “Voglio te, nessun’altra.”
 
“Mi hai già avuta…”
 
“Ti voglio ancora.”
 
“Perché?”
 
“Per sporcarti, mia virtuosa e bellissima principessa, perché è di noi che dovrai ricordarti quando crederai di salvare il mondo.”
 
Crederai?”
 
“Hai scelto gli alleati sbagliati, questo fa di te un’illusa oggi e una perdente domani.”
 
Alle sue crude parole un calore rabbioso t’invase. Con l’inaspettata forza dell’ira t’allontanasti da lui e fiera fronteggiasti quell’uomo conosciuto per caso al Ministero, l’estraneo che t’aveva ascoltata con occhi tinti d’ingannevole indifferenza, maschera di lascivia.
Avevi compreso tardi d’essere la preda della Dannazione, quando sudata e accaldata tra le sue braccia avevi scorto un teschio e un serpente fissarti beffardi – eppure non t’eri pentita.
 
“Baciami,” affermasti rivolta alla porta – l’esigenza di fuggire frantumata dal desiderio di restare.
 
“Un ordine?”
 
“Non una preghiera.”
 
Già alle tue spalle, Evan ghignò contro il tuo collo. Le sue mani ti strinsero l’esile vita e il suo bacino si sporse sfrontato in avanti.
 
“Vivrò solo un giorno, Evan, come le rose che ami.”
 
“Stai già appassendo, Dorcas, e non te ne avvedi.”
 
Baciandoti credette di soffocare le tue proteste, ma s’ingannò: sporca di lui e impenitente, eri una sognatrice venduta al nemico che nulla aveva da obiettare.
 
*
 
Condannata, t’illudevi di rinvigorire abbandonandoti a lui.





 

Titolo e sottotitolo sono citazioni tratte da La canzone di Marinella di Fabrizio De André. La storia è stata scritta partendo da uno dei pacchetti del contest cui partecipa, ossia “All Together Contest – III edizione” indetto da Mary Black.

 
   
 
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