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Autore: _MartyK_    11/11/2016    1 recensioni
Seoul, Corea del Sud. Anno 2110. Sei ragazzi alieni sbarcano sulla terra con un solo obbiettivo: uccidere gli ibridi nati da relazioni scandalose tra gli umani e i loro predecessori.
Alex e Jungkook sono studenti modello, i classici secchioni del liceo. Tormentati dai bulli, trovano conforto nella cultura e nelle materie scientifiche.
Come s'incroceranno i loro destini?
Dal capitolo 1:
Aveva fame, non di carne umana. Non stavolta.
Aveva fame di complimenti, di adorazione, gli sarebbe piaciuto avere una folla personale di fans. Perchè lui era il migliore, il più bello, il più tenace, possedeva quella marcia in più che nemmeno gli altri cinque messi insieme sarebbero riusciti a raggiungere.
Come avrebbe ucciso gli ibridi? Semplice, partendo dall'interno. No, non dal cuore, ma dai sentimenti.
Gli umani: esseri così patetici da rispondere a qualsiasi questione con cose del tipo 'segui il tuo cuore'. Lui i cuori li divorava.
E avrebbe divorato anche quello della ragazza che aveva appena sfiorato la sua spalla, probabilmente impegnata a dirigersi verso la sua classe. Gli bastò un'occhiata in volto per identificarla con nome e cognome.
Alex Park, la secchiona della 3C.
[Tipo di coppia: Het. Accenni di YoonKook]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Tu e Jungkook vi sfiderete ad una gara di matematica!

Era bastata una sola frase per mettere a repentaglio il suo cervello e, inconsapevolmente, anche quello di Taehyung.
La prof dopo aver detto quelle parole si sedette alla cattedra con nonchalance, mentre Jungkook abbandonò l'aula, borbottando un flebile e quasi impercettibile 'arrivederci' e inchinandosi ripetutamente verso la donna. Dannata educazione coreana.
La lavagna multimediale si accese e l'insegnante chiese l'aiuto di qualche anima pia per il computer, dato che non riusciva a collegarsi al wi-fi della scuola.
Ovviamente il classico leccaculo di turno scattò in piedi come fosse una molla e si fiondò alla cattedra - figuriamoci se questo sarebbe successo se fosse stato chiamato all'interrogazione - incominciando a smanettare sull'aggeggio. Per il resto in classe c'era solo silenzio. Ed era la prima volta che nessuno apriva bocca.
Alex aveva la costante sensazione di sentirsi osservata, anzi no, fissata manco fosse una specie rara e in via d'estinzione.

''In effetti sono una specie rara'' si ritrovò a pensare, per poi scuotere la testa il nanosecondo dopo.
Sì, Taehyung e quello sguardo glaciale che si ritrovava la stavano osservando in modo quasi maniacale, da stalker. Ma non era uno sguardo perverso, strafottente o simile, era più che altro... geloso.
Dio, si sarebbe messa a ridere come una cogliona soltanto a pensare ad una cosa del genere. Kim Taehyung, il ragazzo che in pochissimo tempo era diventato il più popolare della scuola (assieme alla sua combriccola) geloso dell'insignificante secchiona e asociale Park Alex. Ma manco nei mondi paralleli più lontani o vicini presenti in questo universo.
Deglutì e si umettò il labbro inferiore, impugnando la matita e scarabocchiando l'ultima pagina del quaderno di coreano. Non disegnava nulla di particolare, era ossessionata dagli occhi in generale e cercava di creare una forma perfetta per il suo colore preferito: il lilla.
Il suo adoratissimo compagno di banco, d'altro canto, non smetteva di fissarla nemmeno per sbattere le palpebre ed evitare che i suoi bulbi si irritassero. Si era accorta che si era irrigidito non appena aveva sentito pronunciare quella frase, e si era accorta anche di un'altra cosa, ma questa riguardava se stessa.
Si stava prendendo una bella cotta per Taehyung. Le sembrava strano, stranissimo. Insomma, chi è così idiota da invaghirsi della persona dalla quale è odiato a morte nel vero senso della parola?
Eppure era come se non volesse farlo sul serio, come se prima o poi Tae si fosse reso conto di star facendo una stupidaggine e le avesse chiesto scusa implorando amore e perdono. Ma c'era una cosa che non sapeva: entrambi volevano la stessa cosa, magari in modi diversi, ma volevano amore.
La professoressa continuava a spiegare senza interruzioni, convinta che i suoi diligentissimi alunni la stessero ascoltando, quando invece nemmeno chi di dovere lo stava facendo. Alex spostò lo sguardo un'ultima volta sul volto di Taehyung.
Non si stupì di vederlo assottigliare gli occhi e mimare in labiale un 'ti tengo d'occhio'.








* * *









Le ore scolastiche erano passate maledettamente in fretta. A ricreazione era andata a farsi un giretto per il corridoio, ammirando (per così dire) l'amicizia che legava le sue compagne di classe e beccandosi qualche spintone da parte di qualche idiota che le ribadiva di camminare più velocemente.
Inutile dire che aveva assistito all'ennesimo pestaggio di Jungkook e, anzi, era riuscita a bloccare in tempo un tizio che stava per sfigurargli la faccia. In compenso si era beccata sguardi indesiderati e brutte voci sul suo conto, ma poco importava. Il corvino, tra una passata di alcool e acqua e l'altra, le aveva proposto una ripassata generale di matematica a casa sua. Un invito piuttosto improvviso, dato che si beccavano in giro sì e no tre volte a settimana e che il loro luogo d'incontro era il cesso. Garze e acqua a far loro compagnia.
Tuttavia la ragazza aveva risposto positivamente alla richiesta e si erano dati appuntamento per le quattro.



E adesso eccola lì, distesa a peso morto sul letto a riflettere su come ci si veste per andare a casa di un amico. Ragazzo per di più.
Insomma, non è che fosse un appuntamento romantico - nella matematica non c'è nulla di tutto questo - però resta il fatto che ci tenesse a far bella figura, mettendola su questo piano. Sospirò e si tirò a sedere, spalancando l'armadio ed esaminando i suoi vestiti migliori. Il fatto era che non esisteva uno che le andasse a genio, tutto quello che riusciva a dire era 'mah, va bene' oppure 'no, non ci siamo'.
Alla fine del dilemma se ne uscì sconsolata con un paio di leggins neri strappati al ginocchio, una maglietta bianca e larga con scritte nere e degli elastici per capelli (magari le veniva un colpo di calore, non si sa mai). Fece la coda alta, si vestì in fretta e furia - dopo aver letto l'ora sul cellulare ed essersi accorta di essere quasi in ritardo - e si chiuse in bagno, intenta a passarsi un sottilissimo filo di matita, quasi invisibile.
Abbandonò la camera da letto e andò in cucina ad avvisare sua madre dell'uscita. Questa rimase dapprima perplessa, poi si rilassò e tirò fuori un sorriso da zuccherino. Alex scrollò le spalle e chiuse la porta di casa, lasciandosi dietro quel dolcissimo odore di torta di mele.
Era la sua preferita e odiava avere contrattempi e non poterla mangiare. Poi pensò a Jungkook e sorrise.
Si disse che era un buon motivo per fare la dieta, così, senza un perchè.
Mise sotto braccio libri, quaderni e astuccio e proseguì senza una meta precisa, per poi bloccarsi e smanettare sul cellulare. Era stata così intelligente da non avergli chiesto dove cavolo abitasse. Per fortuna si erano scambiati i numeri e a volte messaggiavano su KakaoTalk.
Dopo una decina di squilli qualcuno dall'altro capo del telefono si decise a degnarla di una risposta.

- Pronto?-

- Ehm Jungkook, ciao!- Alex cercò di sembrare più rilassata possibile.

- Hey! Scommetto che mi hai chiamato per lo stesso motivo per cui ti stavo per chiamare io- ridacchiò l'altro.

- Giusto, quindi dov'è che abiti?- la ragazza sorrise impercettibilmente. Ottenuto l'indirizzo, Alex ringraziò e chiuse la chiamata, riprendendo a camminare.
Era strano, stava andando proprio nella giusta direzione, come se già sapesse dov'era la casa di lui. D'un tratto sentì la testa girare vorticosamente.
Dovette fermarsi un paio di secondi e massaggiarsi le tempie, forse si stava beccando l'influenza. Oppure era l'effetto di un potere alieno.
Già, il manipolatore della ragione era nei dintorni e la stava seguendo, dopotutto era onnipresente.









* * *









La casa di Jungkook era a dir poco gigantesca: appena Alex ebbe modo di mettervi piede, si ritrovò di fronte ad un enorme salotto in stile 'epoca vittoriana', il soffitto era giallo pastello e al contempo si poteva notare quanto fosse aggiornato e all'avanguardia. Sì insomma, non era da tutti permettersi un televisore degno di un cinema.
Non sembrava la casa di un comune coreano, non lo sembrava affatto.
I suoi genitori erano delle persone squisite e perennemente sorridenti. Ecco, forse da quello si capiva di trovarsi a casa di un coreano.
Salirono le scale a grandi falcate, scambiando sì e no due parole: 'ciao' e 'come stai?'.
Giunti nella camera di lui, la ragazza rimase a bocca aperta. Non esistevano parole per descrivere quanto fosse bella e ordinata, eppure apparteneva ad un ragazzo. Quasi quasi gli chiedeva se potevano adottarla e roba simile.
Sistemarono i libri sulla scrivania e si sedettero, il corvino accese il lampadario per far sì che ci fosse un po' di luce in quella stanza.

- Allora, com'è che chiedi alla tua avversaria di fare i compiti insieme?- esordì Alex, un sorrisetto volutamente malvagio a dipingerle il viso. Jungkook ridacchiò.

- So per certo che siamo sullo stesso livello- rispose con fare modesto.

- Che gentile, magari poi ti riduco in polvere- ribattè l'altra. Il moro scosse la testa.

- Non ne saresti capace-
E dopo aver pronunciato quelle parole, aprì il libro di matematica e incominciò a svolgere i primi sistemi di disequazioni.
Alex lo imitò e scribacchiò velocemente le tracce sul suo quaderno, quasi volesse fare a gara a chi finisce prima e azzecca il risultato. E in effetti era così.
In poco tempo quello che doveva essere un tranquillo pomeriggio fra buoni amici si trasformò in una vera e propria guerra all'ultimo numero.
Jungkook mise addirittura il timer sul cellulare per vedere quanto ci metteva a risolvere un quesito di elevata difficoltà. Non appena le loro mani si intorpidirono per aver scritto così a lungo, chiusero tutto e si guardarono negli occhi per secondi che parvero minuti, ore, anche qualcosa in più.
Scoppiarono all'unisono in una fragorosa risata.

- Sei un idiota! Perchè hai messo il timer?- Alex si tenne la pancia e continuò a ridere.

- Sei invidiosa perchè io l'ho risolto in trenta secondi e tu in trentacinque, ammettilo!- fece l'altro.
La ragazza ribattè con un 'sì, come no' a mo' di sfottò, intanto il corvino si schiarì la voce e fece un'osservazione.

- Senti, ho notato una cosa mentre facevamo quei problemini di fisica... come mai non approssimi i numeri? Forse è stato anche quello a rallentarti- disse, per l'appunto. Alex sembrò incupirsi un attimo, abbassando il capo.

- E' proprio questo il motivo per cui detesto la fisica: la matematica è perfetta, non esistono approssimazioni. Voglio dire, il risultato è quello e basta. In fisica invece si tratta di supposizioni, approssimazioni, margini di errori eccetera. Un po' come se fosse filosofia di numeri, e mi da fastidio. Mi piace la perfezione, tutto ciò che è finito- borbottò a bassa voce, cercando di non farsi sentire dal ragazzo.
Perchè in quel momento si sentiva patetica, così patetica da rendersi conto di star facendo un discorso senza senso. Jungkook non era così. A lui piaceva ascoltare, in particolar modo Alex. Trattenne un sorriso ingenuo nel sentirle dire quelle parole.

- Però l'infinito esiste anche in matematica, ricordi? L'otto capovolto- ridacchiò e mimò con l'indice facendo finta di scrivere nel vuoto.
Alex alzò lo sguardo e lo fissò inclinando di poco la testa.

- Ma non si conosce. Non si sa quanto vale, è un numero talmente grande che...- il corvino la precedette.

- Soltanto a pensarci ti vien voglia di perderci la testa e impazzire, lo so. Ma d'altronde è così che va l'universo. Ci sono cose che non puoi sapere, cose che magari non hanno alcun senso e forse nemmeno esistono. Ma è meglio così sai? E' proprio questa la bellezza del mondo, quel non so che di misterioso che si percepisce nell'aria. Mi piace-
Per un istante, un solo e brevissimo istante tendente allo zero Alex si perse nel suo discorso.
Dischiuse la bocca e cominciò a vederlo sotto una luce diversa, non sapeva nemmeno lei quale di preciso. Si concentrò sul movimento delle sue labbra e sui suoi occhi vispi semichiusi.
Lo contemplò mentre inclinava il capo verso l'alto quando parlava, quando faceva quei ragionamenti che a lei in quel momento sembravano assurdi e sconnessi.
Poi una scarica elettrica pervase la sua schiena, percorrendola in tutta la sua lunghezza. Una scarica mai percepita prima, non le era capitato nemmeno stando a contatto con Taehyung.
Il suo cuore perse un battito nel momento in cui Jungkook riaprì gli occhi e puntò lo sguardo sul suo, così, senza preavviso. E ciò l'aveva colta impreparata sul serio. Sussultò e distolse lo sguardo, bofonchiando 'hai ragione' pur non avendo ascoltato buona parte del discorso. Si chiese se ne fosse valsa la pena.


Nel frattempo il corvino guardò dalla finestra, era da un po' che si sentiva strano e aveva sospetti. Poi vide gli sguardi infuocati dei demoni delle loro classi e sbiancò. Taehyung e Yoongi lì fuori a fargli segno di smetterla e di mandarla via, o la morte sarebbe stata lenta e dolorosa.

- Che hai? Sei sbiancato all'improvviso- osservò la mora. Jungkook, ancora scosso, la degnò di uno sguardo e sorrise imbarazzato.

- Scusa, ti va bene se ti accompagno a casa?-








* * *








Era da tutto il pomeriggio che Tae e Yoongi seguivano quei due ibridi disgraziati.
Jin, Jimin e compagnia bella avevano preferito gironzolare per le strade di Seoul in cerca di un qualche posto simile ad un parco, o ad un bosco. Non se la sentivano di uccidere altri esseri umani, o sarebbero seriamente finiti in carcere - anche se il carcere umano non era niente in confronto al loro. E poi la carne dei cerbiatti era buona comunque.
I due squilibrati avevano pedinato Alex per tutto il tragitto e avevano osservato le rispettive prede divertirsi e conversare, manco si conoscessero da una vita.
Erano incazzati, incazzati neri. Non era così che dovevano andare le cose.
Il piano di Taehyung era abbindolarla, farle credere di essere l'amore della sua vita per poi lasciarla nel modo più atroce possibile, nei limiti della legalità e senza compiere alcun omicidio. Grazie alle sue doti di manipolatore sarebbe stato facile che lei si dannasse l'anima. Sarebbe morta di crepacuore.
Per quanto riguarda Yoongi, invece, non aveva un piano preciso. Più che altro voleva comportarsi come un'altalena di emozioni, lunatico fino all'iperbole.
Un giorno voleva aiutarlo e l'altro si comportava da bullo. Sarebbe stato questo a farlo morire lentamente, non conoscere il motivo del suo comportamento.
Ebbero la brillante idea di rubare un'auto scelta a caso e approfittarne della pioggia torrenziale per sfrecciare verso di loro, così da bagnarli.
Peccato per loro che Jungkook era uno prudente e aveva portato l'ombrello.
Stavano passeggiando tranquillamente, quando l'auto passò davanti a loro e schizzò acqua. Il corvino prontamente tirò Alex a sè in un abbraccio e si beccò la doccia gelida al posto suo.
La ragazza rimase allibita, ritrovandosi a ricambiare l'abbraccio e a sentire un vuoto incolmabile allo stomaco.

Neanche questo doveva andare così. Jeon Jungkook era la loro rovina.


***
Annyeong genteeeee!!! Lo soooo non aggiorno da una vita e chiedo venia, ma ho avuto un sacco di roba da fare - compiti, tanti compiti. E verifiche, che noiah - e quindi non ho avuto tempo. Anzi, domani avrò compito di latino (in bocca al lupo a me >.<). Ammirate le belle conversazioni da secchioni di Jungkook e Alex (quando in realtà sappiamo che Kookie è una capra in matematica... peggio di me XD). Niente, come al solito ringrazio chi segue la storia, chi recensisce, chi legge silenziosamente (anche se a me piacerebbe sapere il vostro sapere ma oh, ognuno è libero di fare quello che vuole u.u io in primis che sono così pigra che un bradipo in confronto è Usain Bolt.... ?). Bastaaaa vi lascio al capitolo, aspettatevi tantecosebelle (come no) nel prossimo ;) bacioniiiii _MartyK_ <3
   
 
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