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Autore: ma_rya76    12/11/2016    0 recensioni
Quando pensi che la tua vita non cambierà mai e che morirai di vecchiaia servendo qualche ricca cliente capricciosa nel negozio in cui speri di lavorare fino al pensionamento, anche perché non credi di riuscire a trovare di meglio. Ecco che il destino di qualcun altro si incrocia con il tuo e finisce per scombussolare la tua tranquilla e noiosa quotidianità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un sandwich al tonno,una mela ed ecco che riprendo finalmente colore. "Ti senti meglio?" domanda Karin. Le sorrido e dico di essere pronta per tornare a lavoro,ma lei non contenta mi costringe a bere anche un integratore, neppure dovessi correre la maratona di New York. "Ora si che possiamo riprendere il lavoro" mi dice e dopo essere passate dal bagno a darci una rinfrescata torniamo in negozio dove inaspettatamente la signora Erdogan, continua a discutere un po' con la suocera un po' con quello che dovrebbe essere il figlio. Dagma sembra stia cercando di farli ragionare ma a quanto pare con scarsi risultati e quando ci intravede,ci fa segno di andare in un altro reparto per poterci risparmiare quella patetica scena. Purtroppo il suo gesto viene notato e il giovane uomo si gira verso di me e mi viene incontro. "Adesso stai meglio?" chiede. Finalmente lo vedo in faccia e lo riconosco. "Tu..lei" farfuglio. "Oggi ti ho salvato già due volte, adesso tocca a te!" esclama. "P-prego?" chiedo senza capire. "Stia tranquilla io non sono come mia madre,la tratterò bene" assicura a Karin e mi ritrovo praticamente trascinata via. "Dov'è il reparto notte?" chiede passando davanti la madre e la nonna con passo di carica,indico una direzione e lui la segue deciso. Si ferma solo quando di fronte si presenta il primo modello di camera da letto. "Questo sicuramente non fa per me" dice dandogli un occhiata sbrigativa per poi riprendere a camminare velocemente . "Se si ferma un attimo e mi spiega cosa desidera, forse posso aiutarla davvero,ma se continua così decisamente non posso" dico cercando di frenare la sua corsa. Sembra che le mie parole funzionino,si blocca su due piedi,tira un bel respiro e si gira verso di me serio. "Sembra che in vista del mio compleanno il vecchio notaio nonché amico di famiglia, si sia ricordato di aprire un vecchio testamento del suo migliore amico,non che il defunto marito di quella vecchina a cui sembra tu piaccia tanto e mio nonno paterno..." dice e io ovviamente non vedo quale sia il problema,ma quando continua rimango sbalordita e non vorrei essere davvero nei suoi panni. "Si legge in quel pezzo di carta che mi debba sposare con una tizia che ovviamente non ho la più pallida idea di chi sia e come sia fatta altrimenti perderò il mio diritto ad ereditare il patrimonio di famiglia"aveva continuato. "Capisco" mi limito a dire. "No, non puoi capire...io me ne frego dell'eredità, posso benissimo vivere lavorando con la laurea che ho,ma mia madre insiste e ha deciso di preparare la casa per i futuri sposi,poco fa addirittura mi ha detto che se non mi sposo sarò la causa della sua morte...è impazzita capisci?" dice nervoso. "Posso immaginare" provo a dire "..ma comunque non capisco cosa centro io in tutto questo" dico e lui mi rivolge un sorriso diabolico. "Semplicemente ho notato l'antipatia che mia madre prova nei tuoi confronti e dato che ci tiene così tanto che io scelga quella che dovrebbe essere la stanza più importante per una coppia,ho deciso di farla scegliere a te per farle un piccolo dispetto" spiega. "Mi sta usando per una cosa così meschina? Non pensa che anche questa ragazza dovunque sia, non starà passando un bel momento? Magari ha già qualcuno che ama,oppure un sogno da raggiungere...." dico infastidita. Lui fa cenno di no con la testa. "Dovrebbe solo dire no,come sto facendo io e facendolo mi farebbe un gran favore" Dice convinto. "Perché perdere questo tempo allora?" chiedo. "Per accontentare una ricca cinquantenne capricciosa" dice e mi fa segno di proseguire. Questa situazione non mi piace affatto,mi sento usata e odio esserlo,ma rifiutandomi a questo punto rischierei altri problemi e sinceramente la giornata ne è stata piena. Cerco di tornare professionale e chiedo la grandezza della stanza dove devono essere adattati i mobili e lo stile che preferisce. Mi dice a grandi linee la grandezza e si ferma a pensare allo stile. "Mia nonna ha sempre detto che la camera da letto è il posto dove si coltiva e cresce l'amore di una coppia e che quindi deve avere il calore e i colori dell'amore...mi chiedo che temperatura ha l'amore e quali siano i suoi colori..." dice con un filo di malinconia. "Tu lo sai?" mi chiede poi. Alzo le spalle. "Sua nonna deve aver amato molto per pensare così di una camera da letto,ma io non ne ho ancora idea" ammetto. "Ti dispiace aiutarmi comunque?" chiede gentile. "Sono qui per questo"affermo con un sorriso e penso a cosa poter suggerire per questo arredamento in modo che diventi almeno un po' desiderato. "Hmm...come immagina il suo futuro di coppia,ha mai pensato a una persona al suo fianco? A come potrebbe essere? Se si, in quale ambiente l'ha immaginata,come vorrebbe fosse il guardaroba di sua moglie?" domando cercando di capire almeno cosa piace a lui. Sembra prendere le mie domande seriamente,ci sta pensando attentamente. "È luminoso,profumato,accogliente...." poi si ferma e alza le spalle come a dire non so che altro. Con questi pochi indizi provo ad attirare il suo interesse con un immagine che abbozzo sul tablet. "Qualcosa di simile?" chiedo mostrandola. "Mi piacciono le tende pesanti,il letto vorrei vederlo personalmente se l'avete montato,ma l'armadio è piccolo,preferisco un guardaroba separato deve essere molto spazioso" dice. Così lo guido prima a vedere un prototipo di guardaroba che avevo personalmente ricreato e di cui sembra entusiasta e poi al letto. Prima lo osserva da ogni angolatura,poi si stende su una piazza e si rigira su un fianco e poi sull'altro. Stende un braccio in direzione dell'altra piazza. "È questa la parte dove dovrebbe dormire la donna della mia vita?"si chiede pensieroso. Poi mi invita a riempire quel posto vuoto e non riesco a dirgli di no. Rimango supina e tesa come non mai e in un attimo mi ritrovo avvolta in un abbraccio. "Non posso sposare una sconosciuta ed abbracciarla in questo modo" sussurra con la voce più mielosa che abbia mai sentito. Giro lo sguardo verso di lui e lo ritrovo a fissarmi a pochi centimetri dal viso che come un prospero si infiamma in un attimo. Di scatto mi libero da quella stretta e balzo in piedi. "P-penso sia abbastanza comodo per due" dico impacciata. Lui accenna un sorriso e piano si tira su. "Prendo questo,ma i comodini devono essere rotondi e non troppo bassi" dice . Prendo nota di tutto e segno anche una grande specchiera,un tavolo sempre rotondo con due comode poltrone e un piccolo sofà. "Vuole mettere anche un mobile per la TV?" chiedo. "In camera da letto? No, li si fa l'amore non serve altro intrattenimento" dice malizioso e quelle parole fanno riaccendere nuovamente il mio colorito, che ormai dovrebbe essere arrivato alla soglia del rosso scarlatto a giudicare dal calore che percepisco. Mi guarda morire di imbarazzo e sorride. "Santi numi quel sorriso dovrebbe essere un reato" penso frastornata. "Direi che abbiamo fatto un buon lavoro di squadra, la signora Erdogan ne sarà felicissima" dice dandomi una pacca sulla spalla come a complimentarsi e così ritorniamo sui nostri passi fino a raggiungere il salottino dove le due signore stavano attendendo il figliol prodigo. "La camera per l'inferno è stata scelta ora puoi dormire tranquilla" dice alla madre una volta vicino,la donna lo fredda con lo sguardo,ma la nonnina,noto che si rattrista per quelle parole e la cosa mi dispiace. Finalmente confermano l'ordine e la famiglia Erdogan va via,poco dopo anche la mia giornata lavorativa giunge al termine e anche io uscendo dal negozio posso tirare un sospiro di sollievo. Saluto Karin e Dagma che vanno in direzione opposta alla mia,cercando di tranquillizzarle riguardo la mia situazione e mi avvio alla fermata del bus considerando se sia più opportuno aspettare la corsa con Luigi o prendere un bus qualunque che mi porti verso il capolinea. Giusto per finire la serata in bellezza decido di aspettare come sempre la linea 107,quella che passa a 457 passi da quella che era casa mia e guardando l'ora mi accorgo che dovrò aspettare quasi mezz'ora. Mi siedo sulla panchina, ma un crampo allo stomaco mi ricorda che non ho mangiato quasi nulla tutto il giorno e così dopo aver dato un'occhiata al portafoglio mi alzo e mi dirigo al bar vicino a prendere almeno qualche rustico e una zero. Ritorno in fretta alla fermata addentando una pizzetta che quasi mi va di traverso e fatico ad aprire la cola per berne un sorso. "Ci manca che mi strozzo e completo la giornata" mi dico. Intanto il tempo è passato e Luigi arriva con il suo bus come sempre a quell'ora quasi vuoto. Lo saluto e mi siedo al primo sedile dal lato opposto del guidatore così da poterci scambiare qualche parola e infatti l'uomo, gentile come sempre mi chiede com'è andata la giornata e se mi va bene tornare a dormire al deposito dei bus. Ovviamente non ho altra scelta,sono troppo orgogliosa per pesare sulle mie colleghe e amiche e le mie finanze sono disastrose più della mia stessa esistenza. "Si si va benissimo" rispondo convinta e così anche quella sera mi ritrovo a salutare Luigi e rimanere sola in quella piccola stanza che mi offre riparo dal freddo notturno. "Chiuditi bene dentro,ho visto che una macchina si è parcheggiata non molto lontano,non vorrei venga qualcuno a darti fastidio" si raccomanda l'uomo prima di andare e mi ricorda di poterlo chiamare per ogni evenienza. Purtroppo quella raccomandazione contribuisce a mettermi ansia e così passo la notte quasi in bianco chiedendomi ad ogni piccolo rumore se ci sia qualcuno fuori da lì. La sveglia suona troppo presto ed io ho dormito troppo poco,non ho le forze ma mi costringo a tirarmi su dal divanetto e mi preparo per andare a lavoro. Mi trucco raramente, ma quella mattina guardandomi allo specchio decido che se non voglio far spaventare qualcuno è meglio mettere su un po di colore. Così quando sento arrivare i primi autisti e tra le voci riconosco quella di Luigi esco, gli do il buongiorno e poco dopo salgo con lui sul bus che mi porterà a lavoro. "La macchina di ieri è ancora lì avrà avuto qualche guasto" dice indicando un Audi color ghiaccio che mi volto ad ammirare e sarà stata la notte insonne a farmi vedere lucciole per lampioni ma credo di riconoscere l'uomo che il giorno prima mi ha tenuta impegnata quasi tutto il pomeriggio. Scuoto il capo,"non è possibile sia lui" mi dico e cerco di pensare ad altro, ma la sua immagine e soprattutto il suo sorriso tornano prepotenti a scombussolare i miei pensieri. Un SMS di Karin mi riporta alla realtà. "Spero oggi tu sia puntuale e ricordati il caffè freddo,tocca a te passare dal bar...buongiorno tesoro ^^" leggo e sorrido per la sua diplomazia. "Ultimamente c'è troppo traffico, gli automobilisti sembrano impazziti" si lamenta Luigi e penso abbia ragione,considerando l'esperienza del giorno prima. Quando arrivo alla mia fermata saluto e salto giù,andando direttamente verso il bar. Anche quello è già affollato di prima mattina e mi tocca fare una fila interminabile prima di poter avere la mia ordinazione. Uscendo penso alla colazione che ogni mattina mi faceva trovare pronta mia madre e in un attimo prendo il telefono e faccio partire la chiamata verso il numero di casa. "Pronto?" risponde. "Mamma...mamma come stai,possiamo parlare?" chiedo d'un fiato temendo riagganci senza ascoltarmi. "Siria...forse non sono stata abbastanza chiara,dimentica questa casa e qualsiasi cosa la riguarda e inizia una nuova vita...non chiamare più!" mi dice fredda per poi interrompere la chiamata. "Ma perché?" mi chiedo non le lacrime a gli occhi e senza che me ne renda conto anche oggi sto per finire sotto un auto. I clacson assordanti di due auto,freni che stridono e le voci di due automobilisti che litigano e poi ancora una volta quelle braccia forti che prima mi avvolgono e secondariamente mi scuotono per farmi tornare in me. "Stai bene? Ma mi senti?" domanda preoccupato ed io come una pazza che mi continuo a chiedere perché, per quale motivo mia madre ha deciso di tagliarmi fuori dalla sua vita così all'improvviso. Mi accorgo che anche il caffè è andato versato , mi guardo le mani vuote e singhiozzo peggio di prima. "Tu sei pazza,ti stavi facendo ammazzare e piangi per un caffè?!" mi dice agitato. "Perché mi ha cacciato di casa?Cosa ho fatto di male? Perché la donna che mi ha messo al mondo non mi vuole più? Perché a me? Perché tutto questo?" mi dispero continuando a piangere come una bambina e mi ritrovo il viso stretto tra le sue mani. "Non so di cosa parli" mi dice asciugando le lacrime con i pollici. "Ma questo non è il momento nè il posto adatto per trovare le risposte che cerchi" mi dice. "Devo togliere la macchina!" aggiunge dopo e mi trascina con se, vicino all'auto color ghiaccio che ancora intralcia il traffico,mi fa salire dal lato passeggero e poi gira attorno la macchina per salire anche lui. Veloce mette in moto e parte. "Parcheggio più avanti così puoi riprendere i caffè" dice, ma io non rispondo. Non so cosa dire e lui intanto si è già parcheggiato ed è sceso per conto mio a prendere altro caffè. Sto pensando seriamente di chiamare a lavoro e darmi malata. Sto pensando che quella in cui sto seduta è esattamente l'auto che c'era ferma vicino al deposito degli autobus e mille domande fanno breccia nella mia mente già troppo confusa. Cosa vuole?Perché mi ha seguita? Sarà mica un maniaco? Non può essere una coincidenza vero? Ho una brutta sensazione e senza pensarci troppo scendo dall'Audi e mi avvio. "Aspetta,il tuo caffè!" mi dice rincorrendomi, ma non lo ascolto. "Lo beva lei" dico senza rallentare il passo,ma ovviamente con le gambe lunghe che si ritrova mi riesce a raggiungere e si para davanti. "Dovrei bere sei caffè?" mi chiede divertito. "Allora lo butti via ,ma per favore mi stia alla larga" dico e le mie parole lo lasciano sorpreso o forse lo offendono a tal punto che mi mette il caffè tra le mani e senza aggiungere altro torna sui suoi passi lasciandomi nuovamente sola. "È giusto così" cerco di convincermi, faccio un bel respiro e mi avvio al negozio. Per fortuna stavolta non sono troppo in ritardo e mi giustifico dicendo che al bar c'era una fila assurda. Divido i caffè ai colleghi e mi preparo ad iniziare una nuova giornata di lavoro sfoggiando il più falso dei sorrisi e andando avanti così per tutta la giornata che pare proprio non voler finire. Quando la sera finalmente torno al deposito, sfinita mi butto sul divanetto e ripensando a gli eventi disastrosi degli ultimi giorni, subito dopo mi addormento, liberando la mente e lasciando spazio ai sogni più sereni.
  
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