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Autore: NihalDellaTerraDelVento    12/11/2016    0 recensioni
SPOILER DAL MANGA.
"Mi sono innamorato centinaia di volte di corpi e visi perfetti. Ma solo una volta ho amato il cuore di una donna.
Ecco perché non mi perdonerò mai.
Ecco perché non ti chiedo di farlo.
Se, però, posso permettermi, voglio esprimere un ultimo, piccolo, desiderio."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa. 
Per capire perfettamente questa storia consiglio di leggere la mia precedente ff.
La potete trovare a questo link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3571299&i=1



 
La navigatrice entrò nella sua camera a passo spedito, distrutta. Le emozioni appena vissute erano come marchiate nella sua pelle e il dolore che provava minacciò di spezzarla.
Aveva lasciato quell’idiota di Rufy da solo. Non avrebbe dovuto mai farlo, ma lui non si sarebbe mai mosso da lì e lei aveva bisogno di un attimo da sola.
Senza neanche guardarsi intorno entrò in bagno per farsi una calda e lunga doccia.
L’acqua la rinvigorì come un nettare che scese lungo la sua morbida pelle. Ma la piccola beatitudine di quel calore poco poteva per il macigno del suo petto.
Vide, come se fosse di fronte a sé, quell’idiota.
Erano lì, per lui, e quel deficiente aveva osato dire quelle parole! Aveva osato picchiare Rufy! Aveva osato baciare lei!
Come si era permesso!
No.
Non lo avrebbe mai perdonato. Se mai si fossero rivisti gliela avrebbe fatta pagare con ogni mezzo a sua disposizione. Che se la cavasse da solo, se era questo che voleva!
Fu con rabbia che chiuse l’acqua e il gelo che le pizzicò la pelle lo trovò perfettamente accordato al suo stato d’animo. Si avvolse in un accappatoio e uscì, meditando vendetta.
In quel momento la vide.
Nella sua camera, poggiata sulla sua scrivania c’era una lettera.
Il primo istinto fu la paura. Qualcuno era entrato lì in loro assenza? Come?
Il secondo fu la curiosità. Quella lettera, così semplice e nuda, non portava nessun nome di destinatario o mittente. Nami poté solo immaginare che fosse per lei.
Tremante, per il freddo e per la paura, si sedette e, con dita incerte, aprì la lettera:

Nami-san.
Non so se o quando riceverai questa lettera, ma spero che, nonostante tu riconosca in me il mittente, avrai il buon cuore di leggerla.
Perdonatemi.
Perdonami.
In questo nostro pazzo mondo non riesco a trovare neanche un aggettivo che sia abbastanza intriso di disprezzo per descrivermi.
Non è mia intenzione spiegarti il perché delle mie azioni. Ogni cosa che potrei dire sarebbe una giustificazione e non voglio sminuire o coprire quello che ho fatto.
Ma a te, che ho violato più di tutti, a cui ho fatto più male, sento di dover chiedere perdono.
Non so cosa mi riserva questa vita imposta, ma so perfettamente che non arriverà mai il giorno in cui io possa perdonarmi e guardarmi allo specchio senza provare disgusto.
Posso definirmi ancora uomo dopo aver buttato i miei prìncipi in mare?
Mi sono sempre vantato della mia galanteria, del mio essere un uomo che ama le donne in quanto tali.
Mi ha sempre fatto sentire forte, dalla grande morale.
Ora ho infranto le mie belle regole e mi sento un miserabile.
Ho sempre odiato vedere le lacrime di una donna e, invece, sono stato io la causa delle tue.
Mia dea, mia dolce Nami-san…
Cos’ho fatto?
Ti ho ferita in un modo che non potrò mai e poi mai perdonarmi.
Io. Io che ti avrei protetta, che ti avrei salvata da tutto e tutti. Io che avrei distrutto chiunque potesse avere l’ardire di ferirti, sono stato il primo a provocare tali ferite.
L’immagine di te in lacrime mi accompagnerà per l’eternità, monito costante della mia inettitudine.
Ma c’è altro Nami-san.
Sai a cosa mi riferisco.
Quale uomo che si possa definire tale annichilisce la donna che ama?
Non parlo solo di ciò che ti ho detto, di quelle parole che ti hanno devastata.
Parlo di quel bacio che ti ho, egoisticamente, rubato.
Ferita e violata da questo stupido cuoco.
Non avrei mai dovuto impormi così, la disperazione di quel momento mi ha fatto agire con incoscienza e sono deluso da me stesso, dal mio poco auto controllo.
Non avrei mai dovuto rubare un bacio ad una donna non consenziente.
Non ho rispettato i tuoi desideri e ti ho imposto i miei in un momento nel quale, sempre grazie al sottoscritto, eri fragile e indifesa.
Ti ho violata.
Non importa un accidente di cosa possa pensare il resto del mondo, non mi perdonerò mai per essermi imposto a te.
A te che sei il centro del mio mondo, Nami-san.
So bene che sono indegno di tali parole, ma sono la diretta emanazione dei miei sentimenti.
Ho sempre amato le donne, tutte.
Ogni donna era una promessa, un colpo di fulmine.
Ma tu sei sempre stata di più.
Sei sempre stata tu l’unica, vera padrona del mio cuore.
Mi sono innamorato centinaia di volte di corpi e visi perfetti. Ma solo una volta ho amato il cuore di una donna.
Ecco perché non mi perdonerò mai.
Ecco perché non ti chiedo di farlo.
Se, però, posso permettermi, voglio esprimere un ultimo, piccolo, desiderio.
Andate via, vi prego.
Non fatemi coprire di ulteriori colpe, non fatemi vivere col peso delle vostre vite sull’anima.
Siete venuti, vi avevo detto di non farlo, e siete in pericolo per causa mia.
Lasciatemi perdere!
Non c’è redenzione, non c’è possibilità di scampo per me. I nodi che mi tengono sono così stretti che se solo provassi a scioglierli non farei altro che stringerli maggiormente.
Quindi scappate, non potete fare nulla.
E, onestamente, dopo quello che ho fatto a te e Rufy, non mi dovete nulla.
Ti prego! Fai ragionare quell’idiota e andate via!
Io, in un modo o in un altro, me la caverò.
Avrò una bella moglie e potrò continuare a cucinare, quindi, se ancora assurdamente sei preoccupata per questo idiota, smettila.
Il mare che ci circonda è infinito e, chissà, in questo oceano un giorno potremo vederci ancora.
Tu va’ e realizza i tuoi sogni, diventa la migliore cartografa del mondo! Solo così si realizzerà anche il mio, di sogno.
Non avrei mai dovuto baciarti, Nami-san, ma, la vergogna che provo non mi farà mai dimenticare il tuo odore, il sapore della tua pelle, la morbidezza delle tue labbra.
Permettimi di dirtelo, almeno una volta. Sarà il mio addio.
Ti amo, Nami-san.
Sanji
 
La firma del cuoco venne resa illeggibile dalle lacrime che, dal volto di Nami, si lanciarono su quel misero foglio di carta. Nami era stravolta, quelle parole furono come fuoco sulla sua pelle.
-Sei un idiota, Sanji-kun. Sei uno stronzo idiota!-
Pianse fino a quando ebbe lacrime. Fissò quella lettera, ormai piena di inchiostro colante, quasi con rabbia.
Era tornata la solita impertinente. Da brava gatta qual era mai e poi mai avrebbe ascoltato un ordine.
Strinse la lettera del cuoco al petto e guardò fuori dalla finestra.
I suoi occhi erano ardenti di lacrime e determinazione.
Ora non aveva più dubbi.
Lo avrebbero salvato, a costo della vita.




Note dell'autore: Dopo aver scritto la precedente fic sentivo che ancora mancava qualcosa, troppo poco per una storia a capitoli. Quindi ecco qui quest'altro parto della mia mente. Inizialmente volevo scrivere un "dopo" il salvataggio di Sanji, ma credo che sarà qualcosa di forte emotivamente e parecchio complesso. Quindi, per non sminuire l'evento in nessun modo, lascio ad Oda-sensei e al suo genio il continuo di quest'avventura. Io, semplicemento, ho inserito un'altro piccolo momento di vita vissuta che, secondo me, si incastra perfettamente al contesto. Così come ho fatto con la predecente fic.
Spero sia di vostro gradimento.
Come sempre, per qualunque commento o consiglio, positivo o negativo che sia, lasciate qui le vostre impressioni.
Nihal.



 
   
 
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