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Autore: _ Arya _    13/11/2016    4 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The power of Love











KILLIAN POV

Come fossi riuscito ad addormentarmi prima di averla nel letto accanto a me, non mi era chiaro.
Ma aveva dormito lì. Il cuscino accanto al mio aveva ancora la forma della sua testa, e c'era il suo pigiama bianco ai piedi del letto. Non si era dissolto neanche il suo profumo
Forse mi ero addormentato per forza di volontà, semplicemente perché mi aveva chiesto lei di farlo.
“Non aspettarmi sveglio, torno tardi. Dopo il lavoro vado a farmi una passeggiata. Parleremo domani e ti voglio riposato, quindi DORMI, sono seria. Mandami un 'ok' per confermarmi di aver letto il messaggio. -Emma.”
Così, nonostante non ne avessi la minima voglia, avevo mandato quell'ok e avevo chiuso gli occhi, solo che avevo sperato di svegliarmi prima che uscisse. Quel giorno aveva il turno di mattina, ma erano già le 9 ed ovviamente lei non era a casa. Non avevo neanche avuto la possibilità di chiederle scusa.
L'unica nota positiva di quel risveglio, oltre al fatto che non aveva preferito il divano a me, era che mi sentissi piuttosto in forma. A quanto pare, il mio fisico non si era disabituato poi così tanto al rum, dato che non avevo neanche un accenno di mal di testa.
Dovevo fare qualcosa. Non potevo lasciare le cose così come stavano fino al suo ritorno, dovevo rimediare alla mia idiozia che mi aveva fatto compiere un gesto tanto ignobile nei confronti della donna che amavo. Se solo ripensavo a com'ero stato violento e a come si era fatta male per colpa mia, mi veniva da vomitare. Avevo accusato lei di essere cambiata, ma neanch'io ero più lo stesso: il vero me, non avrebbe mai e poi mai reagito in quella maniera con una donna qualsiasi, figurarsi con la propria splendida moglie.
Per prima cosa, però, dovevo controllare i bambini, anche se probabilmente erano con Ashley dato che solitamente si svegliavano alle 8, e io come un cretino me l'ero presa fin troppo comoda. Mi vestii in fretta col completo pulito che Emma mi aveva lasciato sulla sedia – non riuscivo a credere che l'avesse fatto nonostante fosse arrabbiata – e corsi giù in cucina.
Come immaginavo, Ashley, Liam e Leia erano lì, ma a giocare con loro c'era anche Grace.
-'Giorno capitano!- esordì la giovane allegra, mentre Liam era già intento a saltare tra le mie braccia. Stava proprio diventando bravo a correre quel ragazzino, aveva la stoffa del pirata.
-Giono papà!
-Buongiorno ometto! 'giorno a tutti... scusate, è tardi...
-Tranquillo- fece Ashley, con un tono che mi sembrò abbastanza pungente -Emma ci ha detto che avevi bisogno di recuperare dopo quanto hai bevuto.
-Oh.
Ovviamente avrei dovuto aspettarmi che avrebbe detto qualcosa alle ragazze. O forse l'avevano capito da sole, perché di solito la sua faccia parlava per lei. Ma non potevo di certo biasimarla, ero stato orribile ed era già tanto che non mi avesse buttato giù dal letto per poter dormire in pace senza avermi attorno.
Mi vergognavo così tanto dell'accaduto, che non riuscivo neanche a guardare in faccia le due... e nemmeno i miei figli. Se avessero saputo, cosa avrebbero pensato di me? Che mi stavo trasformando in uno di quei padri di famiglia che maltrattavano le proprie donne?
-Ditemi come faccio a farmi perdonare.- borbottai infine. Al diavolo l'orgoglio piratesco e tutto il resto, l'importante era far pace con la mia Emma e farle capire che avrebbe mai più rivisto quell'orribile versione di me.
-Ci stai davvero chiedendo aiuto?
-Sì, ragazzine, mi sembra di parlare la vostra lingua.
-Piano con le parole, considerato che al momento siamo la tua unica salvezza!
-Va bene, va bene! Mi dispiace. Che devo fare?
-Io direi che potresti iniziare comprandole un bel regalo.- suggerì Grace, recuperando Liam per lasciarmi prendere in braccio anche mia figlia.
Ma certo! Un regalo. In queste terre festeggiavano il Natale facendosi regali, Emma me l'aveva accennato quando mi aveva raccontato varie storie interessanti. Nella foresta incantata, la tradizione era quella di passare il pranzo natalizio con tutta la famiglia – e anche qui era lo stesso.
Per quanto riguarda la notte della vigilia, invece, ogni famiglia a sé creava una propria usanza dal primo Natale dopo il matrimonio. Io ed Emma avevamo ideato qualcosa di semplice, in realtà. Nel pomeriggio andavamo al largo per pescare, e per cena cucinavamo ciò che eravamo riusciti a prendere. A mezzanotte facevamo un tuffo in acqua dalla passerella, e nuotavamo qualche minuto, fino a che uno dei due non aveva troppo freddo per continuare. Certo, in realtà fin dalla prima volta nessuno di noi aveva voluto cedere, nonostante lei fosse incinta di Liam, quindi ci eravamo accordati di rimanere un massimo di quindici minuti. Poi tornavamo sulla nave a fare un bagno caldo e riscaldarci a vicenda coi nostri corpi, per poi fare l'amore fino a che non eravamo stanchi. Era stato un caso, poi, che entrambe le volte fossimo rimasti svegli abbastanza a lungo da uscire sul ponte ad ammirare l'alba.
Con la guerra in corso, era stato l'unico momento di pace, in quanto l'Oscuro aveva concesso 48 ore di tregua per poter rispettare le tradizioni. Quella volta, ovviamente, avevamo incluso anche Liam e i ritmi erano leggermente cambiati. Dopo il tuffo avevamo fatto l'amore una sola volta, poi avevamo preso nostro figlio nel lettone con noi, ad aspettare il sorgere del sole guardandolo dormire.
Ma qui non avevo la mia Jolly Roger e non avevamo neanche il mare vicino, quindi avrei dovuto pensare a qualcos'altro che fosse altrettanto speciale.
-Sapete dove si possono cogliere dei fiori? Rose rosse e qualcosa del genere.
-Wow, che pirata romantico!- esclamò la più giovane, e io decisi di lasciar correre -Mi sembra un'ottima idea! Ma non si colgono, qui... è meglio comprarle. Conosco un posto perfetto.
-D'accordo. Quando possiamo andare?
E quello, sarebbe stato solo l'inizio. Forse non avrei potuto darle un Natale perfetto, ma avrei fatto in modo di renderla ugualmente una serata indimenticabile.

 

***

 

EMMA POV

La sera precedente ero davvero stata tentata di andarmene a dormire sul divano. Capivo che Killian fosse frustrato e parte della colpa era anche mia, probabilmente sarebbe stato meglio essere sincera fin dal primo momento. Ma mai e poi mai avrei immaginato che sarebbe andato ad ubriacarsi per poi venire a farmi una scenata! Mi aveva fatto arrabbiare talmente tanto che anch'io avevo avuto bisogno di bere, così avevo deciso di accettare l'invito di Albert e Jane e mi ero unita a loro.
Non l'avevo mai fatto prima, non perché non li trovassi simpatici, ma i miei doveri di madre e moglie mi avevano sempre bloccata: con due bambini piccoli e un marito in coma, andare per i locali era stato l'ultimo dei miei pensieri.
Ora, però, non ce l'avevo fatta a tornare subito a casa. Sentivo che avrei continuato a sbollire con Killian e avremmo finito per litigare di nuovo, così avevo preferito passare un paio d'ore in compagnia. Certo, avevo comunque dovuto lasciargli un messaggio, perché altrimenti si sarebbe preoccupato e avrebbe potuto fare qualche altra cavolata.
Spiegare ai miei amici che Killian non fosse un marito violento era stato complicato, senza poter raccontare l'intera storia, ma alla fine avevano capito che dopo un'esperienza traumatica come quella era più o meno normale che reagisse così. Non c'era nulla che lo giustificasse, però, era un uomo adulto e di certo quel comportamento era stato sbagliato.
Eppure, quando l'avevo visto addormentato sul letto, non ce l'avevo fatta a non infilarmi sotto le coperte insieme a lui. Nel bene e nel male, era l'amore della mia vita.
Tuttavia ero ancora arrabbiata, per questo la mattina non l'avevo svegliato e da quando ero arrivata a lavoro, avevo preparato ben cinque caffè da buttare. Grazie al cielo dopo le 9 e mezza la situazione aveva iniziato a calmarsi, ed ora avevo perfino trovato il tempo di prepararmi una cioccolata calda da gustare in pace insieme ad un cornetto alla crema. I dolci mi aiutavano sempre quando ero di cattivo umore.
-Ehi Emma... tutto bene tra te e tuo marito, poi?
-Oh, Jane. No, non proprio...- borbottai con un sospiro -Cioé... il fatto è che non abbiamo ancora parlato. Non l'ho svegliato stamattina.
-Emma, è la vigilia di Natale... non rovinartela!
-Ho intenzione di far pace. È che... lo so, non dovrei prendermela troppo, non riesco nemmeno ad immaginare cosa si provi a svegliarsi e rendersi conto di aver perso quasi un anno della propria vita... Ma ciò che mi fa male è che in nessun caso si era comportato con me in questo modo. Cioè, non ha un carattere tranquillo, insomma, è un...- pirata, avrei voluto dire. Il temperamento da pirata era nella sua natura, fin troppe volte l'avevo visto sbraitare e minacciare i membri dell'equipaggio di buttarli giù dalla passerella. Con me non era mai successo, però: era sempre stato tenero, perfino quando litigavamo – perché ovviamente succedeva, come a tutti.
La faccia da cucciolo bastonato che mi aveva rivolto aveva detto tutto, certo, e avrei tanto voluto perdonarlo all'istante... ma non era così semplice, era una situazione del tutto nuova. Ci avrei lavorato, però, anche perché avremmo avuto tutto il pomeriggio e la serata da passare soli con i bambini. Ashley avrebbe trascorso la vigilia col suo nuovo ragazzo-non ragazzo – ancora non era proprio chiaro – e Grace, e il giorno dopo avremmo festeggiato tutti insieme.
Ci avevo riflettuto, e anche se sarebbe stato impossibile ripetere le nostre tradizioni da poco consolidate, volevo davvero che fosse una serata speciale, nonostante tutto. Gli avevo anche già comprato dei regali ed ero sicura avrebbe apprezzato. Magari li avremmo scartati a mezzanotte – non potendo buttarci in mare dalla passerella della Jolly Roger – e poi... beh, era tutto da vedere. Non ne sarebbe stato molto felice, ma non ero certa che fare l'amore fosse un'opzione, per il momento; migliorava di giorno in giorno, era evidente, ma da una parte preferivo dare retta al dottore, doveva pur sapere di cosa stava parlando. In più, Killian non aveva ancora fatto una visita e neanche fisioterapia: quando avevo chiamato il dottore, avevamo deciso di fissare il controllo per il 26. Ancora due giorni di pazienza, e se ci avesse dato il via libera non mi sarei di certo fatta pregare. Avevamo anche comprato un regalo per Sarah, il cui aiuto era stato prezioso sia per me che per lui.
-Non avevate mai litigato prima?
-Ma sì, certo... solo non così. Non voglio dire che di solito ci sediamo a tavola e risolviamo tutto come persone civili, è normale bisticciare... e siamo piuttosto rumorosi, devo dire. È che quella violenta nei suoi confronti sono io di solito.- ammisi. Ecco, quello era il punto che forse non avevo voluto ammettere. Durante le nostre rare ma intense litigate, mi capitava di colpirlo con qualche schiaffo o addirittura pugno, ma lui aveva sempre incassato senza permettersi di alzare le mani.
-Potreste parlare, cercare di venirvi incontro a vicenda... procuragli un aiuto psicologico, magari. Ma non può trattarti così, qualunque cosa abbia passato. Devi farglielo capire, Emma.
-Lo sa, credimi, e sono certa che non si ripeterà. Però deve farsi perdonare. Deve, cazzo, deve fare qualcosa per riuscire a farmela passare. Perché non ci riesco, non è così facile! Capisci, io lo vorrei ma allo stesso tempo, se solo ci pens...
-Emma.- mi bloccò, voltandosi con occhi sgranati verso l'ingresso -Dici che quello potrebbe essere un buon inizio?
Non riuscii neanche a risponderle.
Killian era in piedi davanti alla porta del locale, a guardarsi intorno con un enorme mazzo di rose rosse e bianche tra le mani, ed in mezzo una splendida stella di Natale. Gli occhi mi si riempirono di lacrime che non cercai neanche di reprimere, e incurante del fatto che ci fossero almeno una decina di persone che stavano guardando, raggiunsi di corsa il mio uomo che mi accolse con un grande e bellissimo sorriso.
-Sei un pazzo, Hook...
-So che è un cliché, ma... sì, Swan, sono pazzo di te. Scusami. Non riuscirò mai a perdonarmi per come mi sono comportato ieri sera, ma volevo comunque dirti quanto mi dispia...
Non gli permisi neanche di concludere la frase, che gli tappai la bocca con un bacio umido delle mie lacrime di gioia. Era stato così frustrante pensare a lui senza riuscire a non essere arrabbiata, e con quell'unico gesto tremendamente romantico era riuscito a farmi dimenticare tutto. Un solo stupidissimo comportamento idiota, non poteva cambiare l'uomo che era e di cui mi ero innamorata.
-Ti amo...- sussurrai sulle sue labbra, mentre cercavo di non sprofondare per l'imbarazzo a causa degli applausi che si erano alzati tra la gente.
-Anch'io ti amo, Principessa. Ti giuro sul mio onore che non alzerò mai più un dito su di te, non mi comporterò mai più così...- sussurro, sfiorando col dito il leggero graffio sulla mia guancia. Io scossi la testa con un sorriso e presi quello splendido mazzo di fiori che mi aveva portato.
-Dai, ti porto di là... così possiamo avere un po' di privacy.- accennai leggermente col capo alle persone che ci stavano ancora guardando, e lui annuì per poi seguirmi in silenzio.
Quando passammo accanto a Jane, la ragazza mi diede una pacca sulla spalla, poi attraversammo la cucina per accedere ad una saletta sul retro, dove potemmo finalmente rimanere soli.
Dopo aver posato delicatamente i fiori sul tavolino abbracciai il mio uomo, senza dire nulla. Per l'ennesima volta era stato capace di sorprendermi e farmi sentire speciale e amata, tanto che mi sentii quasi in colpa per avercela avuta con lui. Dopotutto non poteva essere sempre perfetto, era un essere umano e aveva il diritto di esplodere una volta tanto: in più, non mi aveva fatto del male.
-Allora... come stai, pirata? Ti sei svegliato col mal di testa?
-Sto bene, in realtà. A quanto pare il mio stomaco da pirata regge ancora. Ma Swan...
-Sh, sh... basta scusarti, va bene così.
-Vuoi... vuoi dire che mi hai perdonato?
-Esatto.
-Oh... allora aspetta che vado a restituire il dolce.
-Cosa? Che hai preso?- esclamai curiosa, esaminandolo per capire dove potesse nascondere dei dolcetti, ma non aveva nessuna busta in mano.
-L'ho lasciato a casa, Grace ha detto che deve stare in figofrifero.
-Frigorifero!- risi, dandogli una botta sulla spalla -Dai, che hai preso?
-Non ne ho la minima idea, tesoro, ma me l'ha consigliata la ragazzina. Dice che è una torta di Natale, è coperta di una cosa che si chiama maza... marzapane. Sembra deliziosa, però.
Invece di rispondere gli gettai ancora una volta le braccia al collo, divertita per l'ennesima volta della sua difficoltà nel comprendere le novità del nuovo mondo. Cosa avevo fatto per meritarmi un marito tanto adorabile che pensava sempre a come rendermi felice? Se solo mi passava per la mente di aver rischiato di perderlo, iniziava a mancarmi il respiro, così decisi di reprimere il pensiero perdendomi in un lungo bacio appassionato. Le sue labbra erano morbide e mi lasciai inebriare dal leggero odore di cioccolato, niente a che vedere con l'alito pesante della sera prima.
-Ora scusami Killian, ma devo proprio tornare a lavoro...- mormorai sulla sua bocca, decisa a staccarmi prima che la situazione diventasse ingestibile. Certo, era lui quello che aveva sbottato perché non facevamo l'amore, ma ciò non voleva dire che io ne avessi meno voglia.
-Va bene, non ti trattengo...
-Ehi, mi mancano solo un paio d'ore. E in ogni caso oggi è il mio ultimo giorno.
-Sul serio?
Fu tenero il fatto che tentò di contenere la sua gioia, mascherandola con una strana espressione di sorpresa che aveva qualcosa di decisamente buffo.
-Sì! Ora festeggeremo il Natale senza pensieri, e dopo la tua visita inizieremo a fare ricerche più serie. Jefferson pensa di essere in grado di aiutarmi a creare un incantesimo di localizzazione... beh, sapremo dove andare a cercare.
-Oh. In realtà mi sembra un'ottima idea! Questo Cappellaio mi piace sempre di più!
-Smettila di chiamarlo così, dai.
-Perché? A me piace quando mi chiami Hook!- ammiccò, attirandomi a sé per baciarmi ancora.
Io lo lasciai fare, ma solo per qualche secondo: non era il caso di lasciare Jane da sola a servire i tavoli, anche se c'erano pochi clienti. Tanto valeva chiudere come si deve con quel lavoro che mi aveva permesso di occuparmi della mia famiglia, e poi tornare a casa per godermi finalmente un bel pranzetto con mio marito e i nostri figli.
-Non fare il cretino e vai a casa, dai. Così le ragazze possono andare da Jefferson...
-Che?
-Non te l'avevo detto? Avremo la vigilia tutta per noi e i bambini!
-Direi che questa sarà senz'altro una giornata meravigliosa, Swan. Ora vado, e al pranzo ci penso io... sia per noi che per i piccoletti.
-Va bene! Basta che non dai fuoco alla casa, ti prego!
-Dammi fiducia, splendore... vedrai che sarà tutto perfetto.


 

 

Talebrooke, Vigilia di Natale

Erano poche le famiglie di Talebrooke che se l'erano sentita di decorare l'albero di Natale. Il clima di terrore che aveva instaurato Rumplestiltskin era riuscito a risucchiare quasi tutta la speranza di tornare, un giorno, alla propria vita.
Snow e James, però, erano tra coloro che ancora riuscivano a credere che tutto si sarebbe risolto per il meglio, perché avevano la massima fiducia nei loro due figli. Così, la loro casa brillava di mille luci proprio come la forte speranza che sempre li aveva contraddistinti.
-Vorrei solo che potessimo contattare Charles, sai. Insomma, che ci fosse un modo per sapere dov'è, cosa fa...- rifletté la donna, dopo aver infornato il grande tacchino che lei e suo marito avevano cacciato nel bosco. L'avevano fatto per distrarsi, per fare qualcosa che li tirasse su, ed erano finiti per ricavarne una succulenta cena. Sapevano quali fossero le tradizioni, ma viste le circostanze avevano deciso di invitare Ruby e sua nonna, Graham, Ariel, Eric, la famiglia di Elsa e quella di Merida: si sarebbero fatti forza a vicenda.
-Lo so. Ma sai che è un ragazzino in gamba, sono certo che lui e Philip siano già a buon punto.
-Ma sì, anch'io. È solo che... sai, Granny mi ha dato della pazza per averlo mandato chissà dove. Perché dopotutto è ancora un bambino che cresce a vista d'occhio e non sappiamo cosa potrebbe succedere una volta lì, e io...
-Snow- la fermò James, baciandole dolcemente la fronte -Per gli altri potrà anche sembrare una follia, ma è della nostra famiglia che stiamo parlando. Noi non ci tiriamo mai indietro, e alla fine vinciamo e ci ritroviamo sempre. Charles tornerà e con lui ed Emma troveremo sicuramente il modo di porre fine a tutto ciò.
-Pensi che Emma stia bene?
-Non lo penso, ne sono certo. Lei, Liam e anche Hook. Tu lavori in ospedale qui... hai visto com'è tutto diverso, tutto più... insomma. Sono sicuro che la nostra bambina abbia trovato il modo di salvare il suo pirata, e proprio come noi sono alla ricerca di qualche segno. Ci ritroveremo, Snow.
-Ci ritroveremo.
-Esatto. E per quanto riguarda la profezia, sarà nostro compito di genitori assicurarci che non si avveri... non abbiamo mai fallito e non falliremo di certo adesso.
Snow White annuì sollevata, e si lasciò andare tra le braccia del suo re.
La sera prima, avevano finalmente trovato il coraggio di condividere qualcosa di cui non avevano mai parlato, e allora avevano avuto l'ennesima conferma che l'unica arma del male fosse quella di indebolirli cercando di dividerli e lasciarli crogiolare nel terrore. Anche se la parte che aveva udito James era piuttosto buia e lasciasse poche speranze, quella di Snow era l'esatto opposto. E loro, come sempre, avrebbero avuto fede nella luce. Nella speranza. La loro Emma era una grande guerriera, ed un giorno sarebbe stata la miglior regina che il regno avesse mai avuto.
-Hai ragione, James. Emma è il frutto del vero amore e nel suo futuro non può che esserci felicità. Ha già dato prova della sua forza.
-E per quanto mi costi ammetterlo, Hook è la metà che le mancava per riuscire a brillare ancora di più. Hanno ucciso Peter Pan senza che i loro cuori venissero macchiati, e l'hanno fatto insieme. E insieme riusciranno a vincere anche questa volta.
-Avanti James, lo so che Hook ti piace, non fare il prezioso!
-Non mi andrà mai giù il fatto che abbia messo incinta la mia piccola prima ancora di chiedere la sua mano.
-Sei incredibile! Ti aggrappi ancora a questa scusa solo perché non vuoi ammettere che il pirata ha conquistato il re... ma ho visto come vi siete divertiti a caccia. E a pesca.
-D'accordo, d'accordo, ora pensiamo alla cena perché tra qualche ora avremmo un bel po' di gente! Io inizio a preparare gli antipasti.- concluse, facendo ridere la regina. In fondo, sapeva anche lei che il marito desiderava che quelle lunghe giornata a pesca col suo genero tornassero ad essere routine.
Lei, dal canto suo, non vedeva l'ora di tornare a cavalcare tra i boschi con Emma per riprendere le lezioni di tiro con l'arco in cui la figlia si stava dimostrando un'ottima allieva.
Ci sarebbero tornati, a quella normalità. Non aveva dubbi.


Nella foresta oltre il confine...

-Non capisco dove sto sbagliando.- si lamentò Trilli esausta, lasciandosi ricadere sul suo giaciglio.
-Beh, forse non sei tu che sbagli. Forse dovremmo lasciar perdere, si vede che non sono speciale come mia sorella!- gridò invece il ragazzo, saltando in piedi e allontanandosi col suo stupido libro che non dava segno di voler collaborare.
Aveva ormai quasi perso il conto di quanti giorni fossero passati dall'arrivo di Trilli, che aveva dato nuova speranza al gruppo. La magia della giovane fata era debole, in quel luogo, ma funzionava. Era riuscita a trasformare dei tronchi tagliati in una casetta di legno in cui potessero rifugiarsi dal freddo pungente dell'inverno. Aveva procurato loro del cibo.
Tuttavia, l'incantesimo che aveva lanciato sulla zattera che avevano costruito come priva non aveva funzionato, e l'avevano guardata affondare sempre dietro a quella barriera invisibile.
Non si erano dati per vinti, però, e insieme a tutti gli altri avevano studiato il libro di Charles: lei stessa aveva percepito un grande alone di magia attorno all'oggetto, e aveva capito che la soluzione era quella di risvegliare i poteri del giovane. Trilli era quasi certa che solo lui avrebbe potuto risvegliare quell'antico potere, lo stesso per cui la sorella maggiore aveva rischiato la vita pochi anni prima.
L'aveva visitata una volta, la biblioteca dei volumi che narravano le storie di centinaia di generazioni e famiglie. Storie custodite dalle fate e dall'Autore: quando anche questo volume fosse stato completo, quest'ultimo si sarebbe assicurato che venisse riposto al suo posto, per sigillare completamente la storia e fare in modo che niente potesse cambiarla.
Teoricamente, nessuno avrebbe dovuto poter entrare in possesso del libro della propria vita, ma per Snow era andata diversamente. L'allora giovane principessa l'aveva trovato in un momento di forte bisogno, e quando aveva scoperto di cosa si trattasse, l'aveva custodito come il suo tesoro più prezioso. Doveva esserci un motivo se era stato catapultato insieme a tutta la famiglia in quel nuovo mondo. Doveva essere la chiave della salvezza, o non c'era alcun senso.
Charles, tuttavia, stava iniziando a convincersi che forse qualcosa era andato storto: forse era Emma quella che avrebbe dovuto riceverlo, lei sarebbe riuscita a farlo funzionare. Sua sorella era potente, una principessa rispettata e amata da tutto il popolo. La degna futura regina.
Lui era solo il fratellino nato per caso.
Con le lacrime agli occhi, il giovane si sedette su un tronco di fronte al ruscello, poggiando il libro davanti a sé e specchiandosi nell'acqua. La sua immagine era la stessa di un paio di settimane prima, quando aveva varcato il confine di Talebrooke. Ma avrebbe volentieri sacrificato la sua vita, se solo fosse servito a qualcosa. Se la sua linfa vitale fosse stata in grado di aiutare gli altri ad andarsene da lì e trovare Emma, non avrebbe esitato. Sarebbe morto da eroe, per il bene delle persone che amava. Per il bene del suo regno.
“Mi manchi, sorellina” pensò “Mi manca quando mi stringevi, e mi raccontavi una favola fino a farmi addormentare. Mi mancano i nostri giochi... insieme a Liam e Hook. Tu avresti saputo cosa fare adesso, tu saresti stata all'altezza. Perdonami, ti prego. Ti giuro che se potessi farei di tutto per riunire la nostra famiglia, proprio come avresti fatto tu... la mia eroina.”
Una lacrima calda scivolò lungo la guancia del principe, fino al mento, per poi continuare la discesa fino a ricadere sulla copertina del libro.
E allora successe qualcosa: questo si aprì, e iniziò a brillare di luce propria, come se avesse catturato dentro di sé tutta la potenza del sole.
Charles spalancò gli occhi mentre i suoi amici accorrevano per ammirare quello spettacolo, e quando la luce iniziò a diradarsi, si rese conto che le pagine bianche non erano più bianche.
-E'... è Emma. Sono loro. Sono Emma e Hook.














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Devo ammettere che c'è qualcosa che non mi convince di questo capitolo, non mi piace come l'ho scritto. E' un capitolo di passaggio che mi servirà ad introdurre la "seconda parte" della storia, diciamo. Anche se ovviamente concederò qualche altro momento fluffoso ai due piccioncini, credo se lo meritino insomma xD Intanto hanno fatto pace, Killian è riuscito a farsi perdonare in quattro e quattr'otto, sorprendendola con un grande mazzo di fiori. Ora avranno un'intera giornata da passare da soli, ed entrambi sono intenzionati a renderla speciale. Vedremo cosa succederà ;)
La vera svolta c'è a Talebrooke, questa volta. Da una parte ci sono James e Snow che come sempre si lasciano guidare dalla speranza... dall'altra c'è Charles, che nonostante l'arrivo di Trilli non è riuscito a ottenere nulla... fin quasi alla fine. Ma proprio quando stava per arrendersi, è successo qualcosa... cosa ci sarà nelle nuove pagine del libro? La storia di Killian ed Emma, o anche qualche indizio su dove trovarli?
Niente, se c'è qualcosa di non chiaro fatemi sapere, perché come ho detto non mi piace molto come ho scritto questo capitolo.
Un abbraccio, alla prossima :* e buon OUAT day! La nuova puntata mi incuriosisce molto, anche se mi dispiace per David e Snow ç_ç 
   
 
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