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Autore: MadLucy    13/11/2016    1 recensioni
{time travel | Delphi-Tom Riddle bonding | what if | fluffangst | post!The cursed child}
Delphi ha un ultimo desiderio prima di Azkaban -e Harry non riesce a negarglielo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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This side of paradise







«Questo dev'essere tuo.»
La voce proveniva da davvero troppo vicino -e il suo accento era decisamente troppo squillante- per lasciare adito al dubbio che non si stesse rivolgendo al ragazzo. Delphi esitò ancora con lo sguardo sul riverbero cobalto che orlava le ciocche curve e corvine dei capelli di Tom Riddle, compatte e levigate sulla nuca come pennellate, prima che lui sollevasse il viso dai propri appunti ordinatamente disposti sulla scrivania. Anche la carnagione, in virtù della sua apparenza alabastrina, era screziata di luci indaco e olivastre negli incavi dei lineamenti. Il suo sguardo la toccò ignaro dell'effetto del contatto, non distratto, non attento, uscito da una giornata che faceva solo numero in un autunno lungo e senza neve. Si soffermò con un pizzico di disdegno sulla chioma bicolore e arruffata dalla corsa, sul cappotto militare che pencolava largo sui suoi fianchi e sul ciondolo vistoso della sua collana. Ma, prima ancora, esaminò il libro che gli veniva offerto. Lo prese tra le lunghe mani pallide, sfogliò la prima pagina e verificò la presenza del proprio nome, vergato in tersa calligrafia. A quel punto, l'occhiata si fece inquisitoria.
«Lo é. Dove l'hai trovato?» la interpellò conciso.
«Sul banco della bibliotecaria» mentì Delphi, scrutandolo avidamente, contesa tra la soggezione e l'apprensione di recepire quanto più era in grado dell'effimero svolgimento intorno a lei.
«Non é possibile» tagliava corto Tom nel frattempo, secco. «Non l'ho portato con me oggi, non mi serviva per nessuna lezione.»
«Fatto sta che o io rubo libri dalla tua stanza per poi restituirteli, o semplicemente era lì» ribattè Delphi, svelando disinvolta la verità, benedetta dalla logicità dell'apparenza, tanto che lui non trovò di che replicare.
«Va bene. Ti ringrazio» concluse, ancora scettico, posando il libro sul tavolo e tornando alla lettura. Delphi rimase in piedi dov'era, spostando il peso da un piede all'altro. D'improvviso qualsiasi cosa avesse fatto e detto avrebbe potuto essere vista e sentita dall'unica persona che importava, e allo stesso tempo la sensazione era di frustrazione, di vicolo cieco. Il limite che li divideva non si era mai fatto percepire così inappellabilmente.
«Bella la camicia» azzardò, dopo una pausa di titubanza, schiudendo la bocca ad una chiacchiera cordiale. «É molto... Capisci, sofisticata, minimal. Mi piace. Dark ma chic.»
Tom storse le labbra infastidito per l'uscita inopportuna, ma non si scompose. «Non era voluto.»
«No, immagino, cioè, certo che no, com'è che si dice? Non sono io che seguo la moda, è la moda che segue me» recitò Delphi, tra il serio e il faceto, senza interrompere il contatto visivo, benchè non ricambiato. «A giudicare dal numero di ragazzini che ti gironzolano intorno ipnotizzati, dev'essere per forza vero in questo posto. Penso che sia davvero... straordinario.»
Tom inarcò le sopracciglia, voltando pagina. «Non credo di essere interessato a qualsiasi cosa tu intenda propormi.»
La ragazza scoppiò a ridere, esilarata dal fraintendimento. «Allora non proporrò niente, giuro. So che sei un lupo solitario. Pure io preferisco stare da sola, anche se il mio grado di resistenza all'alcol mi permetterebbe di essere letteralmente l'anima della festa. Non sempre si può scegliere, ovvio. Ma di sicuro tu puoi.»
Nessuna risposta. Tom continuò a scrivere. Delphi giocherellò con i pollici, parlando e fissando il lembo della sua giacca.
«A volte l'immoralitá é solo orgoglio, voler conservare l'opinione che crediamo esista di noi... dimostrare che si é autosufficienti fregandosene del resto del mondo. E poi vivendo ti accorgi di quanto siano solo... parole, immagini, pensieri. Di quanto in fretta possa cambiare e di quanto poco la forza resta.»
Tom non alzò lo sguardo per cogliere il suo sorriso immalinconito. «Ma non mi dire.»
E dalla malinconia Delphi tornò all'allusione. «A te non piace chiedere agli altri, vero? Come me. Non voglio dovermi meritare un posto da qualche parte, ma non voglio nemmeno elemosinarlo. Deve esserci e basta. Non credo di sapere come lo voglio. Nella mia testa, la sua qualità migliore è che è mio. Che solo io posso averlo.» Se questo fosse stato un vero primo incontro, un po' avrebbe sorriso intenerita anche a lui, al suo ignorare volutamente come la propria scelta di vita sia stata solo il ripiego dopo la privazione della strada maestra di tutti. «E avevo bisogno di qualcuno, non mi vergogno a dirlo. Avevo bisogno di qualcuno che mi desse uno scopo.» Ma non poteva farlo, perchè questo non era un vero primo incontro, e colui che aveva accanto non era sottoponibile a confronti in cui potesse uscirne prostrato alle stesse debolezze, nemmeno ora dov'era adesso, così apparentemente raggiungibile, più giovane di lei. Delphi non poteva capirlo, non poteva immedesimarsi. L'illusione era sua, adolescente.
«Non vorrei suonare scortese, ma avrei ancora molto da fare, se non ti dispiace.» Tom Riddle intinse la piuma nel calamaio, ora visibilmente stizzito, perfetto nella teca del passato.
Delphi si abbandonò alla gioia spaventata e sollecita che si era sforzata di tamponare, uno scivolare dolce e agevole. «Ma tu sei più intelligente di me. Tu puoi dartelo da solo, lo scopo, vero?»
Fu qualcosa -ciò che disse, o come lo disse- però immobilizzò le sue dita lì dov'erano, impegnate com'erano.
«Posso chiedere il tuo nome?» chiese Tom, indecifrabile in volto.
«No.» Delphi rise, amareggiata e divertita, controllando rapidamente l'orologio. «Deducine pure che ho qualcosa da nascondere.»
«Non vedevi l'ora che dimostrassi di averlo capito» osservò lui, sarcastico, stupendola di quanta inattesa interazione ci fosse stata.
«Forse sí... Ma non ho molto tempo e non posso parlare. Sul serio.»
«Neanche io ho molto tempo da perdere, se ben ricordi.»
«Allora ti lascio studiare.» Delphi fece un passo indietro, abbassando un po' le ciglia sullo sguardo, incapace di distoglierlo. «Ci vediamo, presto o... Fra un bel po', ma comunque ci vediamo» promise mesta, sull'orlo di una patetica, struggente emozione che non voleva terminasse e la lasciasse senza speranza.
«Buona fortuna» pronunciò Tom Riddle, senza guardarla. Un brivido di eccitazione inspiegabile le irrorò ogni terminazione nervosa. Quando già una risposta le gonfiava la bocca, le sue gambe la invitarono a uscire difilato affinchè la Giratempo la riportasse alla fine della storia.

*

Quando ormai le proteste di cui gli altri lo avevano sommerso, dopo aver scoperto ciò che Harry aveva concesso, iniziavano ad entrare in circolo, Delphi apparve dalla porta del capanno da cui era scomparsa.
«È andato tutto secondo le regole» assicurò, con il fiatone. Era molto pallida.
«Lo sapevo» confermò Harry. Se così non fosse stato, non avrebbe mai concesso all'esaudimento di quell'ultimo desiderio prima di Azkaban -desiderio che nessun altro poteva comprendere o realizzare, se non lui, se non ora.
Delphi lo fissò. «Odio l'idea di essere in debito con te, ma lo sono.»
«Ripaga non tentando di evadere» consigliò Harry.
«Tu capisci, ma quanto capisci?» rincarò lei. Nessuno dei due rispose.



























Note dell'Autrice: Unpopular opinion: credo che ci sia del salvabile in The cursed child.
Very unpopular opinion: Delphi Riddle è un personaggio interessante e non una Mary-Sue.
Detto questo, non potevo tollerare che il fandom restasse senza un minimo di fanfic su di lei. Grazie di avere letto,
Lucy

 
  
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