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Autore: Heyale    13/11/2016    1 recensioni
A seguito delle armi nucleari che sono state usate nella Grande Guerra che ha scosso l'intero pianeta, le nuove generazioni nascono con delle mutazioni nei loro DNA: possono controllare i loro organismi e gli agenti esterni a loro piacimento. In questo nuovo e sconvolto mondo, la parte di ragazzi che non ha subìto cambiamenti non tollera questi individui e li rinchiude in istituti simili a prigioni. In questo contesto troviamo Siena Tanner, diciassettenne che, insieme al suo gruppo, rinuncia alla la sua libertà per la sorella incinta; e Levi Callaway, diciottenne in erba che non perdona i modificati e che nasconde molti segreti.
Prigioniera e supervisore, insieme ai rispettivi gruppi e rispettivi valori, affronteranno insieme un difficile percorso fatto di scontri per arrivare ad un risultato comune.
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Dal capitolo 6:
"E allora?" sorride svogliatamente, rivolgendo poi gli occhi al soffitto. "Pensi di potermi aiutare?"
"Penso che aiutarmi a capire, per te, sarebbe un buon modo per convivere civilmente."
"Sono stufo di tutte queste tue psicostronzate." sbotta duramente. Da quanto stava trattenendo questo pensiero? "Vuoi la verità?"
Non dimostro di essere ferita dal suo commento e alzo la testa verso di lui. "Sarebbe ora."
Genere: Commedia, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Interstellar cap.2
INTERSTELLAR
CHAPTER TWO
"Petty"

Apro gli occhi a fatica, trovando la luce sopra di me decisamente fastidiosa. Non è la luce con cui mi sveglio da quando vivo con gli altri del nostro quartiere abbandonato, questa è una luce ben diversa. Anche il mio corpo è più pesante del solito, come se non avessi dormito abbastanza e qualcuno mi stesse svegliando con la forza. Di fatto, però, sono da sola. So di esserlo perché, anche senza aver guardato cosa mi circonda, non sento nemmeno il suono di un respiro, né tanto meno questa stanza dev'essere tanto grande se un solo lampadario è in grado di portare tanta luce. L'unica cosa che riesco a fare è mettermi seduta, e appoggiando i piedi a terra mi rendo conto di essere una stanza che, in condizioni normali, sarebbe troppo fredda per poter sopravvivere al suo interno.
"Oh, buongiorno. Alla faccia della reattività che hai dimostrato di avere, Fuggitiva."
Non è possibile. Apro gli occhi di scatto - sebbene la luce mi dia non poco fastidio - per cercare di capire cosa effettivamente mi stia intorno, e vedo solamente una stanza bianca con un letto, sul quale sono seduta, una sedia e un tavolo dello stesso colore e un'enorme parete di vetro che divide la mia parte di stanza da un'altra stanza decisamente più colorata e più ampia, dove sul divanetto di fronte al vetro è comodamente seduta l'ultima persona che avei voluto vedere.
"Damerino." mi rivolgo a lui con la minor enfasi possibile, sentendo la schiena decisamente intorpidita mentre cerco di stiracchiarmi per riprendere un po' di vita. "Non è un piacere vederti."
"Dovrai abituarti." sorride leggermente mentre con la mano libera si sistema il ciuffo castano che cade sulla sua fronte, qualcosa stile Baywatch. "Ho fatto richiesta per essere il tuo supervisore. Mi diverti troppo."
Se lo diverto quando non faccio niente magari mi troverebbe esilarante mentre decido se colpire le sue gengive con una sedia o col manico di una scopa: "Sì, ho il senso dell'umorismo. Piuttosto, dove sono gli altri che erano con me?"
Il damerino si alza dal divanetto e si avvicina alla parete di vetro, guardandomi negli occhi facendo forse mente locale: "Il primo e il secondo giorno erano nel reparto di smistamento, poi la ragazza con i capelli rossi e quello alto sono andati nel reparto tre, mentre l'altro ragazzo nel reparto due. Isidore, giusto?"
"Theodore, c'eri quasi. Poi quello alto è Hunter e la ragazza con i capelli rossi è Regan. Hai dimenticato la ragazza incinta, comunque. E poi, aspetta, hai detto 'primo e secondo giorno', per quanto mi avete tenuta sedata?"
"Cinque giorni, credo." occhi-azzurri fa una smorfia innocente, aprendo un piccolo sportello nella parete e passandomi un contenitore pieno di biscotti. "Vuoi? Non mangi da un po'."
"Lasciami morire in pace, Levi. Sei un patetico topo di fogna, non accetto cibo da te."
"Sai come mi chiamo?" il damerino sembra veramente sorpreso, lasciando il contenitore a terra e richiudendo lo sportello. "Impressionante. Hai una buona memoria per aver dormito cinque giorni."
Faccio finta di fare un cenno di riconoscimento, lasciandomi poi cadere nuovamente sul cuscino: "Non mi hai detto dov'è mia sorella."
"Proprio di lei ti volevo parlare."
Mi giro di scatto verso di lui, il tono che ha usato non mi piace per niente. Guardando il suo viso, in questo momento, capisco che c'è veramente qualcosa che non va. I suoi occhi non guardano i miei come ha fatto finora, né il suo corpo è rilassato. Comincio già a sentirmi male. Ciò che è importante per me, ora, è mantenere la calma. Se dimostro subito i miei punti di debolezza sarò un bersaglio più facile per questi idioti, perciò mi limito a prendere un respiro e alzarmi in piedi, incrociando le braccia: "E' successo qualcosa col bambino?"
"Sì e no." anche il damerino si alza in piedi, avvicinandosi alla parete di vetro fino ad avermi di fronte. "E' il primo caso di un feto completamente malformato nella genetica umana, essendo frutto di due persone come voi era anche piuttosto ovvia la cosa. Mentre tu facevi la Bella Addormentata, noi abbiamo fatto delle analisi più accurate a tua sorella e, come te, è stata tenuta in isolamento in una cella però leggermente più confortevole della tua, giusto per ricordarvi che noi non siamo assassini a piede libero e-"
"Alt!" alzo la mano all'aria per fermarlo, guardandolo piuttosto male. "Su questo ho i miei dubbi. Il fatto che non uccidiate un bambino sta a dire che non siete dei mostri, non che non siete assassini. Relegare persone in celle di isolamento per farle estinguere non è molto etico, non trovi? Prima della Grande Guerra questo era illegale."
"Prima della Grande Guerra, appunto." Levi accenna allo stesso sorriso da imbecille che gli ho visto fare fino ad adesso, tornando però all'espressione concentrata di qualche secondo fa. "E lo facciamo solo per favorire l'umanità che c'era prima del nucleare, di base non abbiamo nulla contro di voi."
Che battuta, questo tipo è esilarante almeno quanto lui trova divertente me.
"Pensa un po'." sentenzio, sbuffando per la sua espressione che non riesco a sopportare. "Credo che nemmeno da persona normale io potrei sopportarti, quindi di base avrei lo stesso qualcosa contro di te. Spiacente, non amo le persone che agiscono senza pensare col loro cervello."
"E io non sopporto le persone che pensano di conoscermi dopo avermi parlato solo due volte."
Levi assume un'espressione soddisfatta, come se fosse sicuro che con questa sua ultima sentenza io possa dargliela vinta e che mi riduca anche a rimangiarmi ciò che ho appena detto.  Insomma, okay che ora come ora è lui ad avere il coltello dalla parte del manico, ma ciò non mi impedisce di difendermi fin dove mi è concesso.
"Non mi pare tu abbia fatto nulla per porvi rimedio, comunque." sorrido guardandolo dritto negli occhi, incrociando poi le braccia. "Si diceva?"
Il damerino si esibisce in un'alzata di occhi plateale per ciò che ho appena detto, concludendo però con un semplice sbuffo: "Si parlava di tua sorella, miss-buona-memoria."
"E' semplice galateo, Damerino. So bene di cosa stavamo parlando." se non ci fosse questa parete a separarci ci staremmo probabilmente già prendendo a pugni. "Stavi dicendo della cella più confortevole della mia."
"Esattamente, ripartiamo da lì...sostanzialmente è una stanza separata da una parete di vetro come la tua per tenerla sotto osservazione, ovviamente con qualche comfort in più e il riscaldamento date le sue condizioni...il punto è che, la mattina del terzo giorno, Cherice era sparita dalla cella. Abbiamo cercato dappertutto, di fatto è impossibile che sia uscita aprendo la parete di vetro dato che il pulsante è naturalmente alla centrale di comando, ma di lei proprio nessuna traccia."
Per un attimo la terra manca sotto i miei piedi ed è come se non riuscissi a capire ciò che il damerino sta dicendo, ma lo shock che mi colpisce non appena metabolizzo il discorso che ha appena fatto è addirittura peggiore della sensazione precedente. Mia sorella è sparita?
"Cosa cazzo le avete fatto?!" sbatto entrambe le mani sul vetro di fronte a me, vedendo Levi fare istintivamente un passo indietro. Codardo.
"Noi l'abbiamo trattata bene." si difende, sbuffando come se la cosa lo annoiasse. "Solo che essendo incinta non le abbiamo messo alcun microchip per localizzarla e-"
"Vuoi dirmi che ho un cazzo di microchip dentro di me?!"
"Non era ovvio?"
Okay, voglio prenderlo a schiaffi. Non vedo l'ora di sentire la mia pelle a contatto con la sua solo per fargli tanto di quel male che la metà basterebbe per un esercito.
Picchio nuovamente le mani sul vetro, serrando forte i pugni: "Ti conviene trovarla prima che io trovi il modo di uscire da qui, schifoso piccolo-"
"Ci dovrai aiutare. Tu e tutto il resto del tuo gruppo."
"Non se ne parla. Ci andiamo da soli, noi quattro, la tua presenza non sarebbe di alcun aiuto, anzi, faresti solo peggio."
"Le condizioni sono queste." Levi sa di avermi in pugno in questo momento e sfrutta la cosa naturalmente a suo vantaggio, sorridendo pienamente cosciente dell'ansia che sta crescendo dentro di me. "Devi già ritenerti fortunata, a nessuno è mai stato concesso di uscire da qui."
"Vaffanculo tu e le tue condizioni." ormai allo stremo trovo la forza di staccarmi dal vetro per provare a recuperare la ragione, se continuo a guardare il damerino so che non sbollirò mai la rabbia. "E' incinta, che cazzo. Te ne rendi conto o vuoi un disegno? Pensavi che sarebbe rimasta qui se ha la possibilità di trasportarsi a trenta chilometri di distanza?"
"Pensavo che sarebbe stata in grado di pensare che scappare da qui è una pessima idea. Se è tanto grande per mettere su famiglia allora dovrebbe arrivare alle cose più semplici, no?"
"Non permetterti di giudicare la sua vita, Topo di fogna! Non sai nulla di noi, uno come te può solo tacere e rendersi conto di quanto pena faccia da solo."
Non sento più suoni provenire dall'altra parte della stanza, solo il rumore di un bottone e di una porta che si apre. Credendo quindi che il damerino se ne stia finalmente andando giro nuovamente il volto verso di lui, ma l'unica cosa nuova che vedo, oltre alla sua espressione seria, sono quattro facce familiari per le quali avrei dato tutto pur di rivederle un'ultima volta.
Corro verso di loro dimenticandomi per un istante della parete di vetro, sbattendo poi entrambi i palmi delle mani su di essa. Faccio di tutto per uscire da qui, ma per quanto io continui a sbattere i pugni come una disperata so bene che non riuscirò mai a romperlo. Theodore, Regan e Hunter stanno di fronte a me con una strana tuta nera addosso, i guanti alle mani e la pelle visibile solo dal collo in su. Hanno tutti e tre un'espressione devastata, come se la loro forza vitale fosse sul punto di abbandonarli con un solo altro respiro e come se cinque giorni qui dentro fossero bastati a far loro perdere di vista l'obbiettivo di uscire il prima possibile.
"Smettila di agitarti." mi intima il damerino, indicando con un cenno i tre di fianco a lui. "Li ho chiamati io per farti ragionare. Sei prevedibile, era ovvio che avesti dato di matto."
Ormai ho capito che non c'è verso di andare d'accordo con lui, ma almeno potrebbe fare a meno di cercare di attirarsi addosso il mio odio.
"Lasciami uscire, Topo di fogna." guardo Levi nel peggiore dei modi che posso, sperando che alzi questa stramaledetta parete di vetro.
"Siena, adesso devi calmarti." Theodore si fa avanti, appoggiando la mano sul vetro esattamente dove si trova la mia, e già questo è un calmante per me. "Non risolvi niente se agisci senza pensare, lo sai. Troviamo una soluzione insieme, okay? Prima di tutto c'è il bene di Cherice."
Mi vedo costretta a sospendere le offese per Levi, concentrandomi su qualcosa che, per la prima volta in questa giornata, non mi fa innervosire: "Non possiamo collaborare con loro."
"Nemmeno a noi va." anche Hunter si fa avanti, mettendosi poi accanto a Theodore. "Ma in gioco ci sono due vite, e non possiamo prenderla alla leggera, questo va oltre il nostro orgoglio. Lo capisci, vero?"
Sbatto nuovamente la mano sul vetro, facendo sussultare Theodore: "Certo che lo capisco, cazzo, non sono stupida! Là fuori c'è mia sorella, per vostra informazione, ma parliamo di gente che mi ha tenuta sedata cinque giorni per l'anima del cazzo e che ha costretto Cherice a scappare."
Hunter sospira, appoggiando poi la fronte al vetro, permettendomi di vedere chiaramente i suoi occhi verdi: "Dobbiamo ritrovarla, Siena. Dobbiamo. Non sappiamo come vada la gravidanza e non possiamo permetterci che succeda qualcosa di strano. Io non potrei perdonarmelo. Non è uno sforzo che fai da sola, anche noi dobbiamo collaborare con le stesse persone che ci hanno rinchiuso qui dentro e io, come te in primo luogo, sono il padre del figlio che Cherice sta portando in grembo. Dobbiamo sottostare a condizioni assurde e mettere queste tute che rallentano il nostro flusso sanguigno per non permetterci di utilizzare le nostre abilità, ma se è l'unico modo per poter cercare Cherice allora io posso accettarlo e sono sicuro che per te sia lo stesso."
"Pure le tute?" è la mia misera risposta a tutto ciò, vedendo il vetro appannarsi dove il mio sbuffo va a finire. "Abbiamo il microchip, potrebbero lasciarci andare da soli."
"Non si fidano. Tu ti fideresti di loro se i ruoli fossero invertiti?"
Fisso il ragazzo di fronte a me con lo stesso sorriso che anche lui fa nella mia direzione, uscendomene scuotendo semplicemente la testa: "No, direi proprio di no."
"Te lo sto chiedendo in ginocchio, Siena." Hunter congiunge le mani in preghiera, venendo affiancato da Regan e Theodore che finiscono per ripetere il suo stesso gesto. "Devi solo sopportare questi idioti per un po'."
Di norma non scenderei a compromessi, non lo farei per niente al mondo, ma in gioco c'è qualcosa di troppo importante per cedere a quella che è la mia morale. Non ho la minima intenzione di andare d'accordo con chiunque sia incaricato di accompagnarci, devo solo collaborare con loro e su questo si baseranno le mie azioni nei loro confronti, non cercherò mai di instaurare un buon rapporto dopo tutto ciò che ci hanno combinato e che ancora continueranno a fare.
"E va bene." acconsento alla fine, passando in rassegna gli sguardi delle tre persone a cui tengo di più al mondo, rivolgendomi infine al damerino, pochi passi dietro di loro. "Hai sentito, Topo di fogna? Ci sto. Ora fammi uscire da qui."
"Con calma, Siena." solamente schioccando le dita, Levi chiama tre bestioni che prelevano Regan, Hunter e Theodore senza la minima pietà, non lasciandomi nemmeno il tempo materiale per salutarli. Non che mi aspettassi che succedesse qualcosa di diverso, ma speravo almeno di vedere un po' di umanità.
"Siete degli animali!" sbotto, picchiando per l'ennesima volta le mani sul vetro. "Se osate trattare così mia sorella io giuro che ti faccio pentire di essere nato."
Il ragazzo di fronte a me si esibisce in un sorrisetto per niente interessato, aprendo solo lo sportello inferiore per poi passarmi la tuta che so sarà in grado di bloccare l'utilizzo della mia capacità - che, tra l'altro, potrebbe salvarmi la vita in situazione estreme. Se i suoi occhi non fossero così chiari probabilmente verrebbe più facile continuare a fissarlo augurandogli il peggio solo col pensiero, ma hanno la fortuna di essere talmente azzurri che guardarli a lungo da quasi fastidio, esattamente come fa il resto del suo viso. E i suoi capelli poi, vogliamo parlarne? Nemmeno la parrucca di un clown è così in disordine.
"Mettiti la tuta e poi ti faccio uscire, andiamo in atrio e ti presento la squadra al completo. Non siete i soli a contare sul concetto dell'unione che fa la forza, sai?"
"Le differenze che ci separano non si basano di certo su cazzate simili." borbotto, afferrando la tuta adagiata per terra. "Si basano sull'eticità, più che altro. Moralità, umanità...termini nuovi per te, no?"
Sul viso del damerino riappare il sorriso che tanto odio, mentre con nonchalance lascia la stanza per lasciarmi almeno la mia privacy: "E' meglio non scherzare col fuoco, Fuggitiva."
"Non mi brucerei comunque." sentenzio, ma lui ha già chiuso la porta dietro le sue spalle. Spero bene che non ci siano strane telecamere in giro.

Devo ammettere che faccio seriamente fatica a reggermi in piedi ora che le tossine rilasciate dalla tuta stanno facendo effetto, ma non intendo appoggiarmi al damerino nel caso in cui l'equilibrio dovesse venirmi meno - a conti fatti Levi è però l'unica cosa in prossimità a cui mi possa occupare considerando che sto camminando accanto a lui con una manetta al mio polso e l'altra al suo. Vedere le luci a led di questo corridoio completamente bianco è decisamente frastornante, la testa gira e il veleno in circolo dentro di me non fa che peggiorare il tutto. Non so precisamente quanta strada ci sia ancora da fare prima di arrivare alla meta, non so nemmeno chi o cosa troverò una volta arrivata, ma voglio solo che questo calvario finisca al più presto. Vorrei riavere mia sorella qui sana e salva, ma so che al momento è impossibile e resterà tale finché non ci metteremo a cercarla, anche se di certo era l'ultima cosa che mi sarei aspettata. Insomma, se siamo qui è per colpa sua e di Hunter sostanzialmente e lei se la fila in questo modo, lasciando tutti noi ad affrontare questo inferno. Non so nemmeno quale sentimento stia prevalendo in me in questo momento, so solo che non vedo l'ora di vederla per dirle quante pene mi stia facendo inutilmente passare.
"Non vi conviene cercare di scappare, una volta fuori da qui."
Senza che io abbia aperto bocca il damerino se ne esce così, lasciandomi sorpresa e vagamente confusa. E chi ha mai detto di voler scappare in loro presenza? Sarebbe alquanto da idioti.
"Non ho detto nulla, infatti." borbotto, dovendo tenere il tono della voce parecchio basso se voglio concentrarmi e camminare senza cadere quando le forze sembrano andare via ad ogni secondo che passa. "Il mio obbiettivo è ritrovare Cherice, poi penserò ad andarmene da qui."
"E pensi di farcela?" il damerino punta i suoi occhi nei miei, fissandomi con un che di divertito. "Nessuno l'ha ancora fatto."
"Perché nessuno di voi ha ancora conosciuto me."
"Sei una sognatrice, mi pare di capire."
Scuoto la testa, dovendo perfino trattenere le risate: "Non pensare di conoscermi, Topo di fogna. Non sogno per niente."
"Pensare di uscire da qui è un sogno, Fuggitiva." così dicendo, prendendomi di sorpresa, Levi strattona il mio polso incatenato al suo facendomi perdere l'equilibrio date anche le mie scarse forze fisiche momentanee. Non ho idea del perché di questo suo gesto, ma la risposta mi arriva quando, poco prima di toccare il pavimento, le sue mani mi afferrano le spalle e mi tengono in piedi mentre la sua espressione si fa ancora più acida nonostante sia apparentemente sorridente. "Così come lo è anche pensare di dimostrarsi forti quando in realtà si sta per cadere a terra. Stessa storia."
Ah, pensa forse di farmi un giochetto di psicologia? Mi chiedo veramente cosa spera di ottenere facendo lo sbruffone in questo modo, se sta cercando di farsi valere mi sa proprio che ha sbagliato indirizzo. Vorrei tanto trovare un modo per cancellargli quell'odioso ghigno dalla faccia, ma l'unica cosa che mi viene in mente è semplicemente staccare con la forza le sue mani dalle mie spalle e cercare di rimettermi in piedi, provando anche a ristabilire da sola il mio equilibrio: "Un altro sogno è anche quello di essere convinti di poter insegnare a persone che hanno già vissuto all'inferno. Medesima storia, direi."
"Te lo posso concedere, ma dell'inferno non credo tu conosca molto." Levi incrocia le braccia al petto, smettendo di camminare. "Hai solo diciassette anni."
"E tu diciotto." ribatto, trovando sinceramente questa motivazione del tutto inadeguata.
"E come lo sai?"
"Ce l'hai scritto sul cartellino, idiota." sbuffo, indicando la tessera di riconoscimento con la mano libera. "La tua data di nascita sta lì. Siamo nati nello stesso mese, che ironia."
"Davvero?" il damerino sembra sinceramente sorpreso, ma ci mette poco a far riapparire la sua facciata seria. "Comunque probabilmente nemmeno tu puoi conoscere me, quindi è meglio se ognuno resta nel suo campo."
Questa sì che è una buona idea, peccato solo che non gli sia venuta mentre sparava tutte quelle stronzate credendo di potermi fare scuola. E' facile inquadrare i tipi come lui: benché io non abbia mai avuto opportunità di instaurare rapporti interpersonali è comunque semplice capire che non si fa problemi a guardare tutti dall'alto al basso senza prima cercare di conoscere chi ha di fonte, parte già col presupposto di avere la situazione in mano ancora prima di capirne le credenziali.
Mi limito quindi ad annuire, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi per raccogliere le forze rimaste e proseguire per questo corridoio infinito accanto a lui. Ora come ora vorrei solo poter reggermi in piedi senza problemi e uscire da qui il prima possibile, ma so che dovrò sopportare la vicinanza con questo idiota ancora per un po'. Di conoscere la squadra con cui uscirò da qui non ne ho alcuna voglia, se sono tutti come Levi allora mi sa che mi resta solo da mettermi le mani in testa e pregare che la ricerca di Cherice sia più breve di ciò che si prospetta.

Dopo altri cinque minuti di avanti e indietro, metto piede in un'ampia stanza bianca dove le luci rendono sfocata la mia visuale ancora una volta. Quattro persone sono in piedi davanti a me, hanno delle tute integrali completamente nere e una faccia che ispira gran poca simpatia, anche se una di queste facce mi è parecchio familiare.
"Questa è la squadra uno, cara Siena." il cretino che risponde al nome di Levi, dopo aver chiuso con la tessera la porta dietro di lui, apre finalmente le manette che ci legano. Con la mano libera fa quindi un cenno verso i quattro ragazzi davanti a me, sorridendo sornione. "Ricognizione, prelevamento e avanguardia, siamo la squadra che chiamano per ogni evenienza. Siamo insieme da sette anni ormai, non per vantarmi ma siamo i più efficienti qui in giro."
"Efficienti?" alzo le sopracciglia, ricambiando il sarcasmo che mi sta facendo patire da quando ho riaperto gli occhi. "Che grande vanto, complimenti. Sono proprio gelosa, ora."
Un ragazzo fa due passi avanti, squadrandomi da capo a piedi con un sorrisetto: "Tu sei la fuggitiva simpatica, vero?"
Ah, mi conoscono pure? Sono famosa, che bellezza. Mi sento meglio adesso sapendo di avere una certa popolarità se il Topo di fogna non fa altro che vantarsi di quanto dura sia gestire una "fuggitiva".
"E tu un altro damerino." rispondo, appoggiando le mani ai fianchi.
"Secondo in comando dopo Levi, piacere." con una stretta falsamente amichevole il tipo scuote fin troppo freneticamente la mia mano, dandomi per un attimo la possibilità di squadrarlo a mia volta. Ricorda tanto una sottospecie di bambolotto Ken per i capelli biondi, peccato solo che abbia gli occhi marroni e che quindi il bel principe azzurro non sia molto nelle sue corde. "Anthony Buckett."
Faccio una leggera smorfia, staccando finalmente la mano dalla sua: "Siena Tanner. E voi altri?" mi rivolgo agli altri tre damerini dietro il mio nuovo amico-Ken. "Se vi muovete magari ci muoviamo entro domani mattina, che dite?"
"Che lingua lunga per essere una di loro." una ragazza dai capelli neri abbastanza corti e dagli occhi verde smeraldo - sono inquietanti, devo ammetterlo - si fa avanti, raggiungendo Anthony e sorridendomi come si sorriderebbe ad un povero cretino...in altre parole come io sorrido a Levi. "Ci sono altre precauzioni da prendere prima di partire, non saranno questi cinque minuti a far allontanare tua sorella."
Ma guarda un po', questa qui mi sta già simpatica. Anzi, è la mia migliore amica. Alzo si scatto gli occhi verso di lei: "Sei fortunata che questa tuta mi stia uccidendo, Chiunque-tu-sia."
"Mi chiamo Celia Curbstomp, Fuggitiva. E' un piacere fare la tua conoscenza." mi guarda con un'espressione uguale a quella che Levi fa quando deve interpretare il ruolo di damerino, finendo per incrociare le braccia al petto mentre l'altra ragazza dietro di lei si fa avanti, tossicchiando leggermente.
Non sembra fastidiosa come gli altri quattro, ma presumo che l'indole sia la stessa per tutti. Ha i tratti somatici tipici del Mediterraneo prima che tutti i concetti di Nazione o Stato venissero aboliti: capelli e occhi sul marrone scuro, pelle chiara e statura nella media. Stranamente non fa nessuna smorfia strana, semplicemente stringe la mia mano e sorride cortesemente: "Sono Marlene Garcia, piacere."
"Non è un piacere." ribatto, ricambiando comunque la sua stretta. "Ma ehi, era ovvio. Apprezzo gli sforzi."
Marlene ride impercettibilmente, facendosi però subito da parte. Bene, al momento è quella che potrei sopportare di più in questa marmaglia di damerini dato che sta al suo posto senza darmi troppo sui nervi. Cosa che, purtroppo, non fa l'ultimo di loro, arrivandomi di fronte e squadrandomi senza ritegno. Pensandoci bene il suo viso mi è parecchio familiare, sono sicura di averlo visto prima...il problema è ricordare dove.
Improvvisamente, però, prima che lui possa dire la prima parola, mi appare come un'illuminazione la risposta alla mia domanda. Questo qui è lo stronzo che mi ha sedata cinque giorni fa , ecco cosa.
"Tu!" sbotto, puntando l'indice dritto al suo petto da bestione. "O impari a sedare le persone senza causare loro un trauma, o ti giuro che se mi pianti un altro ago ti trituro col primo oggetto che mi capita a tiro!"
"Il piacere è anche mio, miss-dolcezza." il ragazzo di fronte a me ride come se avessi detto la cosa più divertente del mondo, osando anche toccarmi la spalla. Ma questo qui è fuori di testa. "Mi chiamo Kalidas Blain."
Non può funzionare tra me e questo tizio, meglio chiarire che lo odierò da questo momento in avanti per evitare fraintendimenti. Lo guardo così dritto negli occhi, esibendomi in una smorfia da record: "Beh, non te l'ho chiesto. Non ci sarà occasione in cui io dovrò chiamarti per nome, sta' tranquillo. Né te né i tuoi colleghi damerini."
Detto questo, mi giro di scatto verso l'unico col quale scambierò una o due parole al giorno giusto per lo stretto indispensabile, alias il capo di questa marmaglia di cretini che corrisponde a nientepopodimenoche Levi: "Posso andare dai miei compagni?"
"Prima devi fare qualche altra cosa. Se vuoi seguirmi, torniamo nella tua stanza."
So che ubbidire va completamente contro la mia etica, ma per risparmiare il tempo allungo il braccio verso di lui in modo che impeghi solo qualche secondo per incatenarmi nuovamente a se stesso. Non mi spreco nemmeno a salutare il branco di idioti dietro di me, semplicemente seguo Levi all'interno dell'infinito corridoio che mi aspetta. Non bastava di certo il terrore di aver perso la mia libertà, e non bastava nemmeno il fatto che mia sorella sia sparita chissà dove, ora devo pure collaborare con cinque damerini che non aspettano altro che poter esercitare la loro - creduta - superiorità su di noi. Non so veramente come tutto questo potrà finire senza che io prima esca di testa, ma so che almeno devo provare a resistere se voglio salvare la vita di Cherice e di mio nipote.
"Certo che non hai iniziato bene, Fuggitiva." Levi si rivolge a me con un'espressione divertita, dondolando il braccio incatenato al mio. "Dovrai convivere con noi, lo sai?"
"Non l'ho richiesto io." sbotto, strattonando la mano per fermare il movimento causato da lui. "Se fosse per me sarei ancora al sicuro, a casa mia. Non in questa prigione di certo."
"Dovrai farci l'abitudine. La vostra razza non è destinata a sopravvivere. Non possiamo coesistere."
Mi ritrovo a fissarlo con le sopracciglia alzate e una smorfia dipinta sul viso: "Questo è sicuro. Nella fattispecie io non posso coesistere con un deficiente come te."
"Ti ho già detto di non giocare col fuoco e ora te lo sto imponendo." occhi-azzurri si rivolge a me con un'espressione poco rassicurante, ma so che a questo punto ho ben poco da perdere. "Anch'io ho un limite, Siena."
"Non credere di essere l'unico, allora. Tutti gli umani hanno un limite, ma c'è chi lo riesce a nascondere e chi, come te, deve fare spettacolo di tutto. Io rientro nella prima categoria, per tua informazione."
"Mi stai dando sui nervi, sai?" Levi mi lancia nuovamente un'occhiataccia, ma se devo essere sincera ben poche cose ora possono fare effetto su di me considerando anche che le mie condizioni fisiche non sono proprio al loro meglio e che di conseguenza quelle mentali ne risentono parecchio.
"Felice di saperlo." borbotto per rispondergli, ma solo due secondi dopo aver elargito la mia sentenza mi ritrovo con la schiena attaccata al muro e la mano di Levi stretta attorno al mio collo. Wow, è stata una mossa repentina da parte sua, non me lo aspettavo. Bravo damerino! E' fantastico anche come cerchi di farmi paura guardandomi nella peggiore delle maniere, non osando però stringere ancora di più la presa su di me da bravo codardo tale quale è.
"Hai finito di scherzare?" mi domanda, grugnendomi addosso come se fosse alla carica. "Mi pare di averti ordinato di smetterla."
La vicinanza così ridotta al suo viso non mi spaventa poi così tanto, mi risulta facile trovare la forza per dimostrarmi tranquilla nonostante la situazione non lo permetta: "Se non ti rispetto come persona e tantomeno come autorità non vedo perché dover ubbidire ai tuoi ordini."
La presa attorno al mio collo si fa un po' più stretta, mentre Levi cerca probabilmente di far valere il suo orgoglio da imbecille: "Dovresti cominciare a farlo. Sappi che non sei indispensabile a nessuno di noi, motivo per cui se mi sbarazzassi di te nessuno direbbe una parola."
"Passi alle minacce, Topo di fogna?" con qualche sforzo che il mio corpo regge difficilmente, alzo il braccio incatenato al suo fino ad appoggiare la mia mano al polso che punta il mio collo. Spero capisca che, avendo messo questa tuta da non più di venti minuti, l'effetto è ancora abbastanza debole e che il mio organismo interiore continua ad adattarsi alle situazione esterne, come ora stanno facendo le vene e le terminazioni nervose del collo per permettermi di respirare. "Hai bisogno di mettermi le mani addosso per farmi stare zitta?"
"Sembra che sia l'unica maniera per farti tacere."
"Non sei diverso dalle persone che hanno scatenato la guerra, se io sono così è colpa di questo comportamento immaturo e orgoglioso." lo squadro dall'alto al basso, vedendo la sua espressione farsi sempre più acida fino quasi a spaventarmi, ma non abbastanza per mordermi la lingua. "Perché te la prendi tanto? Io non ti devo alcun rispetto e tu non ne devi a me, se ragionassi come una persona razionale capiresti che questa scena è inutile e che il tuo compito sarebbe solo quello di sorvegliarmi, non di sottomettermi."
Okay, lo schiaffo che ho appena ricevuto ha fatto leggermente male, ma ne è valsa la pena. Il mio discorso è stato assolutamente da Oscar e, anche se non ho ricevuto alcuna risposta dal momento che Levi si è solo limitato a colpirmi e a mollare la presa sul mio collo, so che comunque ho chiarito quale sia la mia posizione nei suoi confronti - o quella che teoricamente dovrebbe essere. Ora la sua camminata è frenetica, strattona di continuo il mio braccio legato al suo senza alcun riguardo e non si degna di guardarmi negli occhi, ma se lui considera il coraggio come forma di violenza allora mi sa che non ha capito niente dalla vita. Sinceramente mi viene quasi da ridere, vedere un capo squadra del suo rango in tale agitazione è esilarante, come se il suo autocontrollo fosse stato compromesso proprio dalla sottoscritta. Queste sono le soddisfazioni della vita, diciamocelo.


"Stenditi."
"E perché dovrei?"
"Devo farti un'iniezione. Muoviti."
Fisso seccata Levi che, con una siringa piena di un liquido azzurro stretta nella mano destra, mi fronteggia come se avesse paura che io possa ribellarmi da un momento all'altro. Un'iniezione? Ma per carità, non credo di averne mai fatta una in tutta la mia vita e non intendo cominciare ora. Sto sviluppando una momentanea agofobia.
"Non voglio." mi ritraggo leggermente, allontanandomi dal mio lettino nella mia stupenda camera personale.
"O la fai o non esci da qui." ancora una volta, io indietreggio e il damerino avanza. Sembra un valzer qui dentro.
E ta-ta-ta, tatata!
"Non può farmela qualcun altro? Se me la fa Theodore per me è okay."
"Per raggiungere il tuo amico ci vogliono venti minuti qui dentro." altri due passi indietro miei, due avanti suoi. "Sei stata tu a dire di non perdere tempo, no? Notizia dell'ultima ora, ne stai perdendo a palate."
Wow, devo ricordarmi di dirgli che i giochetti psicologici con me non funzionano. Andiamo, sono cresciuta senza cibo né acqua a sufficienza, come posso farmi prendere in giro in questo modo? E' semplicemente ridicolo, come lo è lui in prima persona.
"Non ci sto a farmi bucare da te." sentenzio, incrociando le braccia come una bambina capricciosa. "Da qualsiasi altra persona va bene...tranne da Kalidas, lui fa come faresti tu."
"Non sono così brutale." si difende il damerino, roteando gli occhi al cielo mentre accelera e viene sempre più vicino alla sottoscritta con quella siringa inquietante. "Non ti farò male."
Molto convincente, davvero. Infatti annuisco, facendo una smorfia non proprio elegante: "Ah già, infatti non sei tu quello che mi ha appena tirato uno schiaffo in faccia."
"Smettila di fare storie, avanti!" esasperato, Levi si porta la mano libera sulla faccia, strofinandosela come un vecchietto in pensione. "Coraggio, Siena. Fallo almeno per tua sorella."
"Ti ho detto che lo faccio." ribatto, indicando la porta di vetro. "Ma non se lo fai tu."
"Si può sapere qual è il tuo problema? Stai solo perdendo minuti!"
"Non mi faccio bucare da uno di cui non mi fido, accidenti!" colpisco leggermente la sua mano che regge la siringa, guardandolo male. "Non credo tu lo faresti."
"Ascoltami bene, Siena." prima che possa rendermene conto, come se stesse diventando un'abitudine, Levi ferma il mio polso e mi fissa dritto negli occhi. "Non dico che tu debba fidarti di me, ma ti chiedo di fidarti del fatto che adesso non ti farò male."
Squadro da capo a piedi il ragazzo che mi sta di fronte, trovando nella sua espressione un effettiva richiesta di fiducia. Non so se accettarla o meno, di norma non starei nemmeno più parlando con lui dopo che gli ho espresso ciò che penso senza mezzi termini e dopo essere stata colpita, ma non posso negare di star perdendo effettivamente tanto tempo. Del resto, però, è un individuo che, come ho già visto, non si fa problemi a scaldarsi e che quindi non mi permette di tirare troppo la corda. Cedere o non cedere?
"Prova a farmi ancora del male, e io ti riduco impotente." gli lancio un'ultima occhiataccia, smettendo di oppore resistenza e stendendomi sul mio comodissimo letto. Lo sento tirare un sospiro di sollievo e avvicinarsi a me, picchiando l'indice contro la siringa per smuovere il liquido.
All'alba dei miei diciassette anni, subisco quindi la mia prima iniezione dall'ultima persona che avrei voluto la facesse. Levi sposta i ciuffi che cadono dalla coda e finiscono sul collo, fino ad inserire l'ago esattamente al centro di esso, introducendo lentamente lo strano liquido azzurro. Ammetto che non fa tanto male come pensavo, più che altro è il liquido a bruciare non appena comincia ad entrare in circolo.
"Cos'è?" domando al damerino, anche se la mia voce risulta ovattata a causa del cuscino.
Levi, improvvisamente, ride come se avessi detto una barzelletta esilarante, e se potessi mi girerei per guardarlo male e chiedergli che genere di problemi psicologici si ritrova. Insomma, prima mi colpisce, poi sembra improvvisamente preoccuparsi di me ed infine ride come un imbecille. Questo qui non sta bene per niente.
"Che hai da ridere?" sbotto, cercando di toccare il suo ginocchio con la mano anche se devo prima sembrare una foca monaca finché non lo trovo dato che non vedo nulla.
"Hai fatto storie perché ti facessi io questa iniezione ma non ti sei nemmeno posta il problema di chiedere cosa fosse. Potrebbe anche essere stato veleno e tu come niente, la vera questione ero io. Questo mi fa ridere."
"Esilarante." borbotto, sentendo finalmente l'ago allontanarsi dalla mia pelle. Questo è un gran sollievo. "L'avete iniettato anche ai miei compagni?"
"No." Levi si siede con ben poca grazia sul poco spazio di letto lasciato da me, all'angolo inferiore. Mi alzo così abbastanza velocemente per costatare che effettivamente ha anche lui l'aria di essere stanco ora, di fatto ha i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa a penzoloni tra le sue spalle. Anche se il mio istinto mi direbbe di approfittarne e prendermi la rivincita per lo schiaffo di prima, mi ritrovo a sedermi a gambe incrociate in modo da averlo di fronte. Colpirlo ora non sarebbe altro che una scorciatoia, la vendetta va messa in atto alla pari.
"Perché no?" gli chiedo, sperando di non ricevere risposte tipo 'perché loro ci servono vivi'. Sarebbe alquanto triste andarmene con una puntura.
Levi, in tutta risposta, gira il volto verso di me e fa un piccolo cenno con la testa: "Non ti reggi nemmeno in piedi, hai reagito diversamente dagli altri alla tuta e dato che non hai intenzione di chiedere aiuto nel caso tu abbia bisogno, ho prevenuto il tutto e ti ho dato una sostanza che, una volta assorbita, ti darà la stessa forza che avevi quando sei arrivata qui. Non c'è di che."
"Pure 'grazie' ti devo dire?" evito di guardarlo negli occhi e roteo i miei, anche se forse un ringraziamento gli verrebbe di diritto...o anche no, insomma, mi ha appena colpita e solo perché fa una buona azione non vuol dire che io gli debba essere riconoscente a vita.
"Fa' un po' come ti pare, quello che dovevo fare io l'ho fatto."
Levi si alza dal letto stiracchiandosi come un bambino, muovendo a stentoni qualche passo fino a raggiungere la porta di vetro per uscire. Spera forse che mi penta e che lo ringrazi? Non so, forse sta aspettando una scena da Titanic a random?
Non metterò il mio orgoglio sotto le scarpe per lui, spero sia chiaro.
"Vengo a prenderti domani mattina." il damerino si gira ancora una volta verso di me, tenendo la mano stretta sulla piccola maniglia che bloccherà non appena uscirà da qui. "Se succede qualcosa hai un allarme vicino al letto collegato direttamente al mio telefono, comunque io abito vicino e posso raggiungerti in venti minuti. Chiama pure a qualsiasi ora, non farti paranoie. Domani si parte alle nove di mattina insieme alla mia squadra e al tuo gruppetto, va bene?"
Annuisco, continuando a guardarlo dritto negli occhi senza alcuna espressione particolare. Spero bene di non avere bisogno di lui stanotte, se no mi tocca averci ancora a che fare ad una distanza di tempo troppo ravvicinata.
"A domani, allora." agita la mano verso di me, chiudendo definitivamente la porta di vetro per poi inserire il codice. Che bello, di nuovo rinchiusa qui.
Comunque sia non mi disturbo a salutarlo e mi giro con la fronte rivolta verso il muro, sperando di trovare al più presto un passatempo che non mi faccia pensare alla gran situazione di merda in cui mi trovo al momento. Tra Levi, la marmaglia di damerini e mia sorella che è sparita non so se sopravviverò semplicemente per un'altra ora.




HEY.
La cosa esilarante è che la storia è attualmente quasi terminata ma io sono alla pubblicazione del secondo capitolo.
Bene, brava Ale. Tu sì che sei puntuale!
Anyway buona lettura e congratulazioni se siete arrivati fin qui.
Un bacio, Ale xx

  
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