Hoseok, mentre
percorreva gli ultimi passi che rimanevano per
raggiungere la sua meta, non poteva fare a meno di notare che quel
senso di
inquietudine, col quale aveva convissuto per tutta la settimana appena
trascorsa, non faceva che aumentare ad ogni movimento. Era ormai giunto
dinanzi
alla porta di ingresso dell'adorabile appartamento a pian terreno nel
quale si
sarebbe svolto l'evento della serata
quando
sentì che quella bestia che aveva ormai trovato rifugio nel
suo apparato
digerente aveva addirittura deciso di lacerarlo internamente.
Respirò profondamente
un paio di volte prima di trovare il coraggio necessario per muovere i
muscoli
del braccio destro e suonare il campanello. Il vocio che si sentiva
già con la
porta serrata lo sovrastò letteralmente quando Namjoon, col
suo sorriso
smagliante e la fossetta in bella mostra, gli comparve davanti dopo
avergli
aperto «Amico mio! Sei arrivato finalmente!»
Gli porse il suo regalo -un libro che aveva attentamente e premurosamente scelto qualche giorno prima, dopo aver passato almeno un paio d'ore in libreria, luogo a lui semi sconosciuto ma considerato dall'altro una specie di santuario- e a quel punto l'amico l'abbracciò goffamente, senza nemmeno scartarlo «Non dovevi, lo sai». Si scambiarono così qualche altro convenevole dell'occasione, precisando che il fargli un regalo per lui non era altro che un piacere, e fu così che si ritrovò a varcare la soglia di casa per immergersi definitivamente in quella che sembrava una vera e propria festa di compleanno da adulti, ben diversa da quelle a cui avevano partecipato assieme in passato. Dimenticandosi per un attimo delle sue preoccupazioni, Hoseok sbuffò appena una risata «Però. Jin hyung si è dato da fare, eh?»
Namjoon, per tutta risposta, roteò gli occhi «Lo sai com'è fatto. Gli avevo detto che tutto quello che avrei voluto fare questa sera era cenare con lui in un posto carino e magari offrire qualche birra ad un paio di amici dopo». Si girò intorno e solo dopo essersi assicurato di poter parlare liberamente aggiunse sussurrando «Quello che ha detto lui è stato “Lascia fare tutto a me”. Sinceramente, pensavo andasse peggio».
Ascoltandolo, ridere di gusto gli fu inevitabile. Rivolgendo lo sguardo a quelle che sembravano essere almeno una trentina di persone radunate nel modesto ma confortevole salotto di casa dei due Kim, Hoseok pensò anche lui che, conoscendo l'amico in questione e le sue manie di grandezza ed ospitalità, al festeggiato sarebbe potuta andare decisamente peggio. Il messaggio che aveva ricevuto sette giorni prima -una cosa come "Lunedì prossimo festeggiamo il compleanno di Namjoon. Vieni da noi per le 21. Vestiti bene"- di sicuro lo aveva portato ad immaginarsi cose fatte più in grande. Oltre ad averlo offeso non poco, visto che aveva sempre creduto di avere uno spiccato senso dello stile. Questo tipo di considerazioni e le battute scambiate con Namjoon, comunque, non furono sufficienti a fargli dimenticare del tutto i suoi turbamenti. Infatti, mentre avanzava seguendo a ruota l'altro che lo portava verso la tavola imbandita di invitanti piatti colmi di deliziose pietanze fatte in casa e di bottiglie ancora umide, non riuscì a trattenersi. Il suo sguardo iniziò a scrutare attentamente tutti i presenti in sala, alla ricerca di qualche volto conosciuto. Fece finta di nulla quando l'amico si girò nella sua direzione, porgendogli il bicchiere all'interno del quale aveva appena versato una birra fresca. La sua espressione non lasciava alcun dubbio. L'aveva beccato.
«Cerchi qualcuno?»
Già. Provò in tutti i modi di non far trapelare nulla, pur sapendo che sarebbe stata tutta fatica a dir poco sprecata visto quanto fosse un inetto nel mentire e quanto Namjoon bene lo conosceva «Sì, tuo marito. Vorrei porgergli i miei omaggi. Sai com'è, sono un tipo educato»
«Yoongi
hyung non è ancora arrivato, tranquillo»
Una delle sopracciglia di Namjooon -la sinistra- si sollevò lentamente a quelle parole. Hoseok preferì fissare quella piuttosto che gli occhi dell'amico.
«Sul
serio? Guardati intorno. Ha invitato persone che nemmeno
conosco, come puoi pensare che non abbia chiamato il suo migliore
amico?»
Provò
a sorridere un poco mentre con voce flebile rispondeva con
un inutile «Diciamo che ci speravo», guadagnandosi
così una glaciale
occhiataccia.
Incassò il colpo, senza nemmeno poter recriminare nulla né al messaggero, né al diretto interessato. Sapeva perfettamente quanto avesse ragione. In fondo, se così non fosse stato non sarebbe nemmeno stato in quelle condizioni per le centosessantotto ore che avevano separato il giorno dell'invito alla festa tramite quel misero e poco simpatico messaggio a quel momento. Abbassò lo sguardo, mortificato, puntando gli occhi sulla fuga tra le due mattonelle del pavimento sulle quali si trovava. Sentì Namjoon sospirare piano prima di dirgli «Senti io... Mi dispiace, ok? Non volevo dire quello che ho detto. Sei il mio migliore amico, è ovvio che ti vogliamo qui per il mio compleanno»
Annuì appena, sperando di trasmettere all'altro quanto fosse consapevole delle loro ragioni. Per ovvi motivi non poté vedere la faccia dell'amico, ma dal tono e dalle parole che utilizzò fu certo che, almeno per un po', la questione si fosse chiusa lì «Te lo chiedo come regalo, anche se me ne hai già fatto uno. Non rovinarmi la serata solo perché voi due non potete stare nella stessa stanza senza saltarvi alla gola». La conferma, poi, gli arrivò grazie al suo scherzo finale «E' che se litigate voi poi dovrò farlo anche io con Jin e invece quello che vorrei a fine serata è un po' di sesso di compleanno, niente di più».
Hoseok,
finalmente, riuscì a riportare il suo sguardo su
Namjoon. Sorrideva. Non era un sorriso gioioso come quello di prima, ma
gli
bastava per tornare a sentirsi a suo agio in quello che un tempo era un
luogo
da lui assai frequentato. Uno dei suoi preferiti al mondo.
Tentò di ricambiare
e stando allo scherzo, una delle cose che meglio sapeva fare, gli
rispose «Ti
aiuterò a fare sesso Nam. Ce la metterò
tutta».
---
Con quella
"promessa", seguita inizialmente da un «Sei
disgustoso» dichiarato comicamente da Namjoon, tra loro
tornò l'armonia così
come l'aveva trovati all'inizio, con qualche risata e qualche
chiacchiera
scambiata, fino a che la presenza del festeggiato venne richiesta
altrove, dove
altre persone pronte ad augurargli un felice compleanno lo stavano
aspettando
impazientemente. Hoseok a quel punto si decise a fare una qualche
mossa,
bevendo un lungo sorso di quella birra nella speranza che lo facesse
sciogliere
almeno un poco. Considerato il voltastomaco che gli provocava il solo
pensiero
di avere la possibilità di ritrovarsi faccia a faccia con la
ragione del suo
mal di vivere, non era stata una grande idea. Si disse però
che quello era un
problema che si sarebbe dovuto porre solo al momento opportuno. Non era
il caso
di andare nel panico; in fondo era in ritardo, come era tipico di lui.
Fu così
che si ritrovò a girovagare per casa dei suoi amici,
salutando le sue
conoscenze tra gli invitati e fermandosi a parlare con gli altri amici
di
vecchia data che lui e Namjoon avevano in comune. Con sua enorme gioia,
ad un
certo punto si ritrovò pure stretto nel soffocante abbraccio
di Taehyung,
seguito a ruota da Jimin e Jungkook, felici più che mai di
rivederlo.
«Hobi
hyung, è passato
così tanto tempo! Ormai non ti fai più
vedere!»
Quel senso di pace andò avanti ancora, spingendosi forse un po’ troppo oltre quando l'altro si avvicinò tanto da parlargli a pochi millimetri dal suo orecchio «Wow. Avrei dovuto capirlo subito che sei un ballerino. Insomma, guardati!»
Probabilmente
nel breve percorso che la loro conversazione
aveva intrapreso le cose gli erano sfuggite di mano e lui non se ne era
nemmeno
reso conto. Ridacchiò appena, cercando di tirarsi indietro e
di riconquistare
il suo spazio personale e tutti i suoi buoni intenti. Per quelli
però, si rese
conto subito dopo, fu troppo tardi. Nell’esatto istante in
cui tentò di aprir bocca,
qualcuno alle sue spalle rispose al posto suo.
Non ebbe bisogno
di girarsi per scoprire a chi quella voce
appartenesse. Nonostante il lungo tempo trascorso dall'ultima volta che
l'aveva
sentita e nonostante i vani tentativi, non era proprio stato in grado
di
dimenticarsene. Come se ciò non fosse stato sufficiente,
poi, la conferma glie
la stava dando la maledettissima bestiaccia in lui che aveva ripreso ad
agitarsi alla prima parola da Yoongi pronunciata, risvegliando
così ogni sua
paura e malessere. I suoi occhi a quel punto si strabuzzarono ed ebbe
l’impressione che la sua lingua si fosse annodata,
impedendogli di proferire un
qualsiasi tipo di suono e soprattutto di respirare. Già in
passato aveva avuto
modo di scoprire quanto il tempismo del più grande nel fare
le sue entrate in scena fosse a dir poco sconvenientemente
stupefacente, ma
sperava proprio che per quella sera gli risparmiasse il penoso
déjà-vu. O
perlomeno che il momento che tanto temeva da sette lunghi giorni non
fosse disastroso
in quelle proporzioni, se proprio non poteva essere evitato.
Quella domanda,
posta dal collega di Seokjin, lo riportò in
parte alla realtà, ricordandogli che era ancora
lì anche se Hoseok ormai a
stento percepiva più la sua presenza. A quanto pareva, lui
invece la tensione
che si era creata riusciva a sentirla eccome. Con gli occhi colmi di
quella
poco piacevole sorpresa, si girò a guardarlo, pensando ad un
modo per
spiegarsi. Il che, rifletté, era a dir poco inutile
considerando che il dono
della parola gli era venuto a mancare. Senza contare che in
realtà delle
spiegazioni non avrebbe nemmeno voluto davvero dargliele.
Non che si aspettasse l'aiuto di Yoongi. Del resto sapeva quanto l'irritante passione per la sofferenza altrui fosse tra le sue caratteristiche principali, oltre alla pessima puntualità. Soprattutto se al termine altrui si sostituiva il nome di Hoseok. Si convinse però di dover essere superiore almeno per quella volta. Sapeva quanto doveva essere grato Jin hyung di avergli dato l'opportunità di festeggiare con loro il compleanno del suo migliore amico; ed inoltre l'aveva anche promesso a Namjoon, seppur con una stupida battuta. Eludere la discussione era per lui di massima priorità, quella sera. Inoltre, non aveva davvero nulla da temere. Lui non aveva fatto niente di male, quella situazione era solo uno sciocco fraintendimento. Inspirò a lungo, provando a placare la tensione nel suo stomaco e allo stesso tempo di sciogliere la lingua per poter finalmente parlare con quella che sperava uscisse come una rassicurante sicurezza «Ehm. Io- cioè lui è uhm. Sì, lui è Yoongi. Già. E tu sei... Ehm- Oh. Io...»
Bloccò
all'improvviso quel suo patetico tentativo di
dimostrazione di un'ostentata disinvoltura, di cui non poteva certo
esserne da
esempio. Da quando era arrivato non si era mai voltato, neanche una
volta,
eppure sapeva perfettamente che il ragazzo alle sue spalle non aveva
mai smesso
di fissarlo. Ne era così sicuro che sentiva la nuca andargli
a fuoco, proprio
dove immaginava puntate le pupille scure di Yoongi. Per di
più, l'altro ragazzo
si allontanò all'improvviso di un passo, tanto veloce da
lasciarlo ancor più
disorientato «Posso sapere chi è questo qui o se
almeno sai come mi chiamo?»
Sicuramente
sarebbe stato più facile per Hoseok rispondere,
se solo avesse saputo quale tra le tante ansie che affollavano la sua
mente
selezionare. Boccheggiò confuso fino a che non fu costretto
a rimanere a bocca
totalmente spalancata quando la profonda voce divertita di Yoongi si
sostituì
nuovamente alla sua, tra una risata e l'altra «Lascia che sia
io ad illuminarti.
Io sono il suo ex fidanzato, lui è così stronzo
da non ricordare nemmeno il tuo
nome e questo momento è talmente bello che credo di essere
appena venuto»
Sentendo il
mostro che nella parte più bassa del suo stomaco
aveva iniziato ad ululare per la voglia di uccidere, chiuse gli occhi e
strinse
le dita della mano destra in un pugno, tanto forte da far scricchiolare
le
nocche. Probabilmente, facendo quella promessa a Nam aveva preso la
situazione
un po' troppo alla leggera.
---
Dopo aver
ascoltato tutte le recriminazioni da parte del
collega di Jin -Yeonseok, da allora
non
se lo sarebbe mai più scordato- su quanto si sentisse
umiliato, Hoseok lo guadò
allontanarsi a passo svelto e deciso mentre borbottava sui ragazzi
stronzi e
farabutti, rimanendo così da solo con Yoongi che ancora
rideva, come se niente
di meglio gli fosse mai capitato nella vita. La cosa più
triste per lui, in
tutto quello, era il sapere che probabilmente era effettivamente
così.
Nonostante non sapesse più nel dettaglio quello che la vita
avesse riservato al
più grande non faticava a credere che quello era il miglior
momento del suo
ultimo anno, e di certo non perché pensava che le cose non
gli fossero più
andate bene da quando gli aveva sbattuto in faccia la porta di casa.
Come aveva
detto prima, le pene di Hoseok erano ormai la sua gioia. Se lo stava
immaginando. Conosceva così bene quel tipo di risata,
così sguaiata da portarlo
a piegarsi su stesso per reggersi la pancia con le braccia, lasciando
così la
bocca spalancata. Per non parlare delle rughe che si formavano ai lati
degli
occhi serrati. Era ironico come le cose cambiassero, trasformando
quella che un
tempo era la sua unica missione nella vita in un qualcosa di
così
insopportabile. Si sarebbe strappato volentieri le orecchie dalla testa
pur di
non sentirla più.
«Ne hai ancora per molto?»
Alzò
gli occhi al cielo, provando ad atteggiarsi come se
fosse sul serio inorridito come avrebbe dovuto essere dopo una
dichiarazione
del genere «E' bello sapere che sei ancora un gran
poeta»
Era un po' meno bello vedere come Yoongi fosse ancora una delle persone che meglio lo conoscevano, pensò Hoseok. Era diverso da come poco più di un'ora prima era stato Namjoon a coglierlo in flagrante. Yoongi non era il suo migliore amico; Yoongi certe cose non avrebbe dovuto capirle. Non se con una sola parola o frase poteva prendere il controllo del drago sputa fuoco che gli faceva ribollire le viscere, provocandogli l'irrefrenabile istinto di bagnarsi la punta delle dita per poi ficcarsele in gola nella speranza di rimettere anima e ricordi. Il fatto che non smettesse di parlare non era di certo un sollievo.
«Non che ti stia giudicando, immagino quanto sia imbarazzante farsi beccare a provarci con un altro in casa dei nostri migliori amici. Anzi no. Ti sto proprio giudicando»
Come una stilettata, le parole di Yoongi lo trafissero dritte al petto. Pensando che le sue ragioni fossero più grandi dell'infondata congettura dell'altro, ingoiò a vuoto nel tentativo di convincersi una volta per tutte a girarsi. Quello che ne guadagnò fu la bocca impastata e la paura di balbettare nuovamente frasi a vuoto. Non era pronto per tutto quello. Non lo sarebbe mai stato nemmeno in una situazione senza sfortunati incidenti. Lo fece comunque, portando avanti la battaglia che aveva iniziato ancor prima che l'altro arrivasse. Con un unico movimento di gamba si voltò, ritrovandosi quello che una volta credeva essere il suo compagno per la vita proprio come lo ricordava, ma completamente diverso allo stesso tempo. Non era solo per il colore dei capelli. L'ultima volta che l'aveva visto erano biondissimi e lui credeva fosse la visione più bella che gli si sarebbe mai parata davanti. Ora erano scuri. Neri, quasi naturali. Se non avesse saputo che aveva cambiato tinta tante volte nel giro di poco tempo avrebbe potuto pensare che quello fosse proprio il suo colore. Portava pure la giacca di pelle che aveva comprato quando erano andati insieme al centro commerciale. Ricordava ancora come se ne era innamorato a prima vista ma si era inizialmente rifiutato di provarla per il prezzo eccessivamente elevato. Poi però si era imbronciato come un bambino, tanto che Hoseok a fine del loro giro aveva deciso di riportarlo in quel negozio e di farlo entrare di peso nel camerino. I jeans scuri invece, strappati su ambo i lati all'altezza del ginocchio, potevano essere molto probabilmente nuovi. Quel tanto che bastava da portarlo a credere di non averglieli mai visti indosso. Lo fecero amaramente sorridere comunque, rammentandogli quella volta in cui in macchina, di ritorno da una serata un po' troppo alcolica per Yoongi, questo gli si era avventato contro, preda di una passione che, complici i troppi cocktail alla vodka, gli stava offuscando la mente. Ricordava come non si era fatto ripetere due volte nessuna delle sue richieste. Dopo aver controllato che nell'angolo più buio e remoto del parcheggio non ci fosse nessun guardone indesiderato fece reclinare il suo sedile, quello del guidatore. Il più grande gli fu sopra con un unico balzo poco dignitoso e da lì al passare agli strusciamenti sempre più spinti, accompagnati dalle mani che veloci e curiose ispezionavano ovunque potessero arrivare, fu un passo molto breve. I vetri dell'auto si erano già appannati quando Hoseok sbottonò i jeans che l'altro portava, abbassando subito dopo la cerniera. Anche quelli erano jeans un po' scuri, anche se di un tono diverso. Anche quelli erano stracciati all'altezza del ginocchio. Anche quelli erano terribilmente attillati, tanto da non riuscire a farli scendere lungo le cosce magre dell'altro. Il loro fortuito e provvisorio nido d'amore non ebbe alcuna pietà dell'urgente eccitazione che li soffocava. Ricordava di aver provato a cambiare posizione, almeno un paio di volte. Il tutto si era risolto con lui immobilizzato sotto il suo ragazzo nel tentativo di sollevarlo e con Yoongi a sua volta incastrato tra il suo corpo e il volante, senza nemmeno potersi muovere a causa di quei maledettissimi pantaloni che non volevano né scendere né risalire. Non avevano mai riso tanto nel bel mezzo dei preliminari. E dire che loro, dalla prima volta che si erano incontrati, si erano sempre divertiti tantissimo insieme. Certo, fino a che le cose non avevano iniziato ad andare male. Ed ora era lì davanti a lui, per la prima volta dopo mesi e le vecchie memorie avevano iniziato a sommergerlo dopo una sola occhiata, amplificando tutte le sgradevoli emozioni che si era portato dentro negli ultimi giorni. Eppure, nel ragazzo che gli stava di fronte continuava ad esserci qualcosa che non poteva ricordare. Qualcosa di diverso, qualcosa che non avevano mai vissuto assieme. La bocca, più impastata di prima, gli si era pure seccata e la ricerca forsennata di una pungente frase da rifilare in risposta alle sue accuse era andata a farsi benedire nell'esatto momento in cui i suoi occhi si erano andati a posare su quelli dell'altro. Esattamente come aveva previsto, quello che uscì dalle sue labbra non fu niente di brillante, e soprattutto niente che non lo facesse suonare come un patetico insicuro «T-ti uhm. Ti trovo bene?»
Le sopracciglia
di Yoongi si inarcarono e il suo sguardo si
fece più sarcastico che mai -era sempre stato l'unica
persona al mondo capace
di trasmettergli una cosa del genere con una solo battuto di ciglia
«Vorrei
poter dire lo stesso di te. O del tuo amico se è per
questo». Ridusse le labbra
in una linea sottile e poi girò la testa, facendo
chiaramente finta di cercare
qualcuno «Non dovresti rincorrerlo e supplicarlo come solo tu
sai fare? Rischi
di perdere la conquista se continui a stare qui con me e sappiamo
entrambi che
questo non è quello che vuoi»
«Non vedo cosa ci sia da discutere. Tu non ti smentisci mai ma almeno questa volta io sono riuscito a farmi una risata. Va bene così»
Se solo ne avesse avuto il coraggio avrebbe riso per l'assurdità di quella secca risposta. Come se per lui fosse più andato bene qualcosa. La belva che indomita continuava a farlo sentir male ne era la prova. Così come lo era la voglia di Yoongi di cercare la lite con le sue frecciate. Era una cosa che aveva sempre fatto, dalle loro primissime discussioni come coppia. Il suo fine ultimo era sempre lo stesso: avere l'ultima parola, lasciarlo a bocca chiusa e coi sensi di colpa. Per quelli però era tardi, ci conviveva già da un anno.
«Non
ci
stavo provando con Yeonseok. Stavamo solo parlando ed è lui
che si è fatto
avanti. Pensi davvero che sia un grado di fare una cosa del genere? Qui?»
«E tu
invece? Perché sei arrivato così
tardi?» Come un
combustibile, le parole d Yoongi risvegliarono il suo senso di colpa,
ma anche
la sua rabbia e la voglia di riaprire vecchie ferite. In fondo non
aveva mai
creduto sul serio di essere in grado di affrontarlo senza reagire.
Quello che
gli stava di fronte era pur sempre colui che riusciva a tirar fuori la
sua
parte peggiore senza che potesse farci nulla
«Non sei riuscito a staccare il culo dalla
poltrona del tuo studio
nemmeno per la festa di Namjoon, vero?»
«Non riesco più a credere ad una sola parola di quello che dici»
Con ancora le lacrime di una risata ancor più vuota della sua espressione che gli rigavano le guance lo spinse fuori di casa. Dicendogli che era finita gli sbatté la porta in faccia una volta per tutte. Lasciandolo così, con la muta richiesta di non dirgli addio che gli impediva di muovere la lingua.
Quella che doveva essere la conclusione della loro storia si tramutò nell'inizio di qualcosa di diverso. Quando si rincontrano erano già trascorsi diversi mesi e fu una pura casualità. Era di sera e Hoseok si era recato in un tranquillo pub del centro per bere qualcosa col suo migliore amico e Taehyung. Avevano trovato posto in un piccolo tavolo rettangolare con due comode poltrone poste ai lati più lunghi. Vedere Yoongi fare il suo ingresso in quello stesso pub con Jin hyung, Jimin e Jungkook al seguito fu inevitabile. Taehyung, essendo Taehyung, richiamò rumorosamente la loro attenzione mentre Namjoon gli sussurrava dispiaciuto che non ne sapeva nulla nemmeno lui. Fu allora che le frecciatine al vetriolo di Yoongi, dette col solo scopo di umiliarlo, cominciarono ad essere scoccate senza pietà. Fu allora che Hoseok si rese conto dell'indesiderata presenza di quella fiera fatta di magma, rabbia e sensi di colpa che alloggiava in lui e che sembrava volersi impossessare del suo corpo ogni qual volta il più grande sembrava far ritorno nella sua vita. Quella sera, ormai lontana di un anno, Hoseok decise di preferire l'isolamento piuttosto che convivere con quelle orribili sensazioni. Così come Yoongi, non aveva più visto Seokjin da allora. Sporadicamente organizzava qualcosa coi più giovani del gruppo. Aveva dimezzato pure i momenti passati col suo migliore amico. Aveva deciso di sacrificare la sua intera vita sociale pur di non rivivere più quelle spiacevoli sensazioni.
Standosene in
disparte, appoggiato con la spalla destra sulla
parete che divideva il soggiorno dalla piccola cucina del suo amico (o
"il
regno di Jin", come la chiamava Nam), braccia conserte e gambe
incrociate,
Hoseok si era lasciato andare a quel tipo di elucubrazioni. I suoi
occhi
sembravano incollati alla scena che poco distante gli si presentava:
quelli che
ancora considerava i suoi amici più cari erano tutti
insieme, radunati intorno
al divano in pelle marrone dove un tempo c'era posto anche per lui.
Sembravano
scherzare e chiacchierare assieme amabilmente. Probabilmente sarebbe
stato
impossibile per chiunque non pensare a certe cose in un momento del
genere. Non
passava giorno in cui flashback della sua vita passata, in apparenza
più
lontana di come lo era effettivamente, non tornavano a fargli visita.
Quando però
il solo nome di Yoongi tornava a far parte della sua realtà
riaffiorava tutto. Il
mostro, la sua unica dormiente compagnia, si risvegliava con energia
sempre
maggiore e Hoseok di volta in volta aveva avuto modo di imparare che
fare i
conti con se stessi era troppo doloroso. Era difficile ammettere che il
suo
unico pensiero, guardando quel gruppo di persone, era che il suo posto
sarebbe
dovuto essere lì con loro. Immaginandosi seduto sul cuscino
più esterno, si
vedeva tener banco con le sue battute spiritose come un tempo aveva
sempre
fatto. Yoongi era seduto accanto a lui e piano gli si faceva sempre
più vicino,
troppo orgoglioso per dire ad alta voce che voleva essere abbracciato.
Non ne
avrebbe comunque avuto bisogno, tanto bene lo conosceva. In perfetta
sincronia,
mentre l'altro si avvicinava lui gli faceva spazio, allargando il
braccio che
subito lo avrebbe poi cinto per le spalle. Fu a quel punto che il
dipinto fatto di
fantasia e colori vividi sfumò dalla sua mente. La belva,
più furiosa che mai,
lo squarciò con violenza inaudita, più forte di
quanto avesse fatto prima. La
fitta gli arrivò dritta al petto e lo fece pure barcollare.
Da quando aveva
scoperto quanto l'immaginazione potesse ferire, di rado si era lasciato
andare
a momenti del genere. Nella sua spoglia dimora, dalla quale aveva ormai
cancellato ogni tangibile traccia della passata presenza fisica di
Yoongi, era
facile concentrarsi solo sulla quotidiana routine che gli era rimasta.
Ma lì,
dove i ricordi non erano solo pensieri ma delle concrete visioni
perché Yoongi
c'era ed era proprio davanti a lui, la dote di far finta di niente non
poteva
proprio rientrare tra le sue capacità. Perché era
reale, ed era proprio lui. E ad
essere cambiato non erano i capelli, ma il fatto che non fosse
più suo.
Hoseok, si rese
conto mentre guardava il suo hyung
sghignazzare ad una battuta di Jungkook, colpendolo senza forza al
braccio, non
aveva mai smesso di amare il suo ex ed era anche sicuro non che non
avrebbe mai
smesso di farlo.
---
Ovviamente fallì, ritrovandosi a balbettare come il povero scemo che effettivamente era. Ovviamente la risposta dell'altro non fu positiva «L'abbiamo fatto prima, ricordi? Ci siamo già detti tutto per quanto mi riguarda»
Non si arrese.
Sapeva che non avrebbe avuto successo tanto
facilmente. Ed era giusto così. Se lo meritava e al posto di
Yoongi si sarebbe
comportato allo stesso identico modo.
Namjoon si mise in mezzo, tentando di fermarlo con tono di avvertimento «Hoseok, non credo che -»
Non gli permise
di finire la frase. Sapeva che quello che
intendeva dirgli era che non credeva fosse il caso ed il peggio era che
Hoseok
era d'accordo con lui. Nel giro di pochi secondi, da quando aveva
deciso di
chiedere a Yoongi di parlare a quel momento, si era immaginato le
più svariate
conclusioni per questa storia e nessuna di queste prevedeva il lieto
fine. La
meno spaventosa tra tutte era composta dall'amore della sua vita che
gli
chiedeva di dimenticarlo e di uscire per sempre dalla sua vita e lui
che col
cuore a pezzi non avrebbe potuto far altro che accontentarlo, lasciando
vincere
la sofferenza una volta per tutte. Il problema era che quest'ultima
avrebbe
vinto comunque. Anche se avesse ignorato l'urgenza di togliersi questo
peso dal
petto, sapeva che per lui sarebbe comunque andata nel peggiore dei
modi, con il
passato che giorno dopo giorno avrebbe continuato a farlo penare nel
presente
fino a distruggergli il futuro. Se lo meritava e sarebbe andato
incontro al suo
destino senza battere ciglio, ma prima doveva dire al ragazzo che gli
stava di
fronte e che lo guardava come un mentecatto tutto quello che meritava
di
sapere. Non gli costò molto supplicarlo ancora, anche se per
la prima volta
davanti a tutti. Parlando sopra la voce del suo migliore amico, con un
tono più
lamentoso di quanto voleva piagnucolò «Ti
prego, hyung»
Probabilmente, a
convincerlo non fu la preghiera. Il fatto
che si sentisse in imbarazzo nel ritrovarsi al centro dell'attenzione
di almeno
cinque dei vari ospiti della casa e solo perché Hoseok si
era addirittura
inginocchiato davanti a lui era stato sicuramente il più
grande incentivo.
Almeno era questo quello che si era ritrovato a pensare mentre Yoongi
si alzava
di scatto, afferrandolo per la camicia e iniziando a tirare per farlo
rialzare.
Il «Muoviti, imbecille» ringhiatogli in faccia
subito dopo fu molto di più di
quanto avesse mai sperato.
Se avesse dovuto
rispondere di getto, quello che sarebbe
uscito dalle sue labbra sarebbe stato qualcosa di molto simile ad un
"Tornare indietro nel tempo".
La consapevolezza però di star camminando su
delle uova riusciva comunque
a dargli modo di elaborare il tutto, facendogli prendere delle strade
secondarie nella speranza di arrivare comunque al punto desiderato
«Dicevo sul
serio prima. Sai, quando ti ho detto che ti trovo bene. Stai bene,
vero?»
«Cosa?
Fai sul serio?»
Ancora, se si
fosse permesso di dire quello che davvero
pensava di certo non poteva dare un responso positivo. Non che non lo
trovasse
in salute o che gli desse l'impressione di stare male, ma non era
nemmeno
convinto che fosse davvero tutto a posto in lui. Comunque, non era
probabilmente quella la parte che meritava più attenzione.
Non per il momento e
non secondo Yoongi che aveva l'aria di uno che volesse fargli un test
anti
droga. Hoseok, dal canto suo, si stava sforzando per ricordare se il
soffocare
con la propria lingua fosse causa o conseguenza di un attacco
epilettico.
Ovviamente a non stare bene in quella stanza non era nessun altro che
lui.
Gli occhi di
Yoongi si ridussero a due sospettose fessure,
che lo scrutavano in parte, senza però guardarlo
direttamente. Gli concesse
solo un misero «Sì, sto una favola» solo
dopo essersi chiuso in se stesso,
stringendo braccia e spalle. Come se dovesse nascondere qualcosa.
Hoseok per la
prima volta pensò che conoscere così bene il
corpo di qualcuno fosse una cosa
davvero frustrante. Comunque, cercò di regalargli un piccolo
sorriso prima di
dirgli che gli faceva piacere sentirglielo dire. Subito dopo
però si avventurò
nel sentiero più insidioso «Io... Volevo dirti che
mi dispiace. Per Yeonseok
innanzitutto»
«Perché
mi stai facendo questo?» La voce spezzata del più
grande lo interruppe, prendendolo di sorpresa e dando modo alla bestia
di dare
l'allarme, mandandolo a fuoco ancora una volta. Provocandogli di nuovo
quell'orrenda nausea.
Tornato a guardarlo a testa alta, Hoseok ebbe la certezza che non gli sarebbe stato facile reggere ancora. Yoongi non si stava mostrando più solo arrabbiato. C'era della fragilità in lui, distante anni luce da quell'impassibile freddezza che aveva precedentemente mostrato. Sperava non sarebbero arrivati a questo tanto presto. Sperava che il suo cuore avesse del tempo in più per frantumarsi ancora una volta. Era stato uno stronzo e lo sapeva. Lo era ancora adesso, costringendolo in qualche modo ad ascoltarlo. Non era quello a fargli del male. Era la conferma che, come pensava, Yoongi non stava una favola. Vederlo in quello stato, con quegli occhi un po' troppo lucidi, era la peggiore punizione tra le punizioni che si era inflitto.
«Io
però non voglio più farlo. Non posso
più far finta che
tra noi ci sia sempre stato soltanto questo. Non è giusto e
-»
Yoongi aveva
iniziato a muoversi, spostandosi all'interno di
quella camera da letto non troppo spaziosa con delle grandi e
visibilmente
furiose falcate. Hoseok, completamente sbalordito da quello che si era
appena
sentito dire, lo raggiunse in un secondo, pronto a spigargli quanto si
fosse in
errore. Gli si fece subito vicino e, prendendolo per la spalla, lo fece
voltare. A quel punto, allora, con la mano rimasta libera lo strinse
per il
braccio nel tentativo di farlo stare fermo «Non è
quello che sto cercando di
fare! Sto cercando di dirti l'esatto contrario! L'unica persona che ha
delle
colpe qui sono io e ci sto da schifo! Sono io il bastardo, non di certo
tu! Chi
mai potrebbe pensare una cosa del ge-»
Non seppe
spiegare quale folle raptus si fosse impadronito di
lui o ancora se fosse stato il mostro, in allarme dalla prima parola
dal più
grande pronunciata, a spingerlo a tanto. Eppure, non si era mai sentito
tanto
lucido in vita sua. Schiantare letteralmente le sue labbra su quelle di
Yoongi,
impegnate nel tentativo di spiegargli quanto anche lui si sentisse in
colpa, fu
il gesto più stupido che in quel momento potesse fare,
eppure niente aveva mai
avuto tanto senso prima di allora. Nella lotta che avevano intrapreso,
uno nel
tentativo di liberarsi e l'altro in quello di fermarlo, Hoseok si era
ritrovato
a trattenere il più grande per i capelli. Con decisione, in
un presa vigorosa,
aveva iniziato a stringere senza fargli del male. Quando fu quasi
spinto via si
avvicinò ancora, coinvolgendo Yoongi in quel bacio che
sognava da oltre un anno
ma nel quale non avrebbe mai sperato. E di certo non si sarebbe mai
aspettato
che venisse ricambiato. Non con tanta velocità e passione
sin da subito. Fu in
quel momento che, nonostante gli occhi serrati per la troppa carica
elettrica
che l'incontro tra le loro lingue aveva scatenato, riuscì a
vederlo per la
prima volta come il vero Yoongi. Il suo Yoongi. Tra le sue braccia,
esattamente
dove sarebbe dovuto stare. Tentennare in qualche modo verso il letto,
ad un
metro di distanza dal groviglio che i loro arti avevano formato, fu la
cosa più
naturale del mondo nel momento in cui sentì le grandi mani
di Yoongi posarsi
sul fianco e sul fondo della schiena, stringendo spasmodicamente pelle
e
tessuti. Caddero sul morbido materasso con un tonfo; per Hoseok non fu
un
motivo valido per lasciarlo andare. Era tutto così intenso
che la mente si era
già annebbiata, ogni logico ammonimento veniva confuso col
desiderio che non si
era reso conto di provare da tempo. Quando poi fu lo stesso Yoongi a
chiedere
di più, decretò che assecondare ogni suo
capriccio sarebbe stato da lì in
avanti il suo unico scopo. Il misero divario tra loro venne annullato
completamente, facendo aderire i loro corpi alla perfezione. Come due
pezzi di
un puzzle, creati per questo. E lui avrebbe passato con gioia il resto
della
sua esistenza ad ascoltare i
peccaminosi
mugolii prodotti dalle labbra rosate dell'altro. Quando
sentì le mani di Yoongi
farsi spazio nei suoi pantaloni, andando a stringere le natiche per
accompagnarle nel loro ripetitivo movimento forsennato, Hoseok perse
definitivamente la ragione. Con scatti impellenti alzò la
maglia del più
grande, tirandola su fino al collo. Rompere il bacio per poter ammirare
il
torso glabro dell'altro fu automatico. Come ipnotizzato dalle costole
che si
mostravano a causa del respiro affrettato, lasciò che
fossero loro a guidare la
propria bocca, che si trattenne ovunque quel corpo desiderasse. Si
stava
dedicando con veemenza ad un capezzolo quando Yoongi decise di prendere
il
controllo, sorprendendolo col vigore che Hoseok sapeva per esperienza
riservava
solo per occasioni del genere. Dopo che le loro posizioni vennero
ribaltate, si
era ritrovato steso sulla schiena col più grande che sopra
di lui portava
avanti il lavoro, sfregando il sedere ancora vestito sul suo cavallo.
Fu quello
a fargli realizzare che la sua conclusione non sarebbe arrivata tanto
tardi.
Quello, e il poter osservare finalmente il viso di Yoongi. Sulla
fronte, un po'
bagnata a causa del sudore, si erano attaccate un po' di ciocche scure,
inumidendosi a loro volta. Le sopracciglia erano aggrottate e gli occhi
socchiusi, nei quali si poteva leggere sia lussuria che concentrazione.
Imperterrito
continuava a mordersi il labbro inferiore. Hoseok si tirò su
velocemente,
ignorando gli addominali in quel momento ululanti, e cingendolo stretto
per la
vita corse in salvo a quel suo amato labbro, impendendogli con un bacio
di
rovinarlo. Quel confronto fato di labbra, lingue e denti assieme alla
vicinanza
ritrovata rese il tutto ancora più intenso, tanto da
divenire insopportabile. I
loro movimenti si fecero frenetici, sempre più veloci,
finalizzati ormai ad un
unico scopo. Quando venne raggiunto, infine, Hoseok si sorprese di
quanto
quell'appagamento, ricercato con tanta impazienza, si
volatilizzò in fretta.
Yoongi era lì, su di lui e stretto tra le sue braccia, col
viso nascosto
nell'incavo del suo collo mentre con fatica tentava di riprendere
fiato. Era
stato inaspettato e ancora più bello proprio per questo, ma
una domanda aveva
iniziato a ronzargli in testa nel momento in cui era riuscito a
ritrovare se
stesso. Cosa ne sarebbe stato di loro adesso? Era troppo spaventato
dalla
risposta per dar voce ai suoi pensieri e la belva, che sembrava aver
finalmente
trovato pace, si rimise a graffiare, non aiutandolo nel prendere una
decisione.
Fu lo stesso oggetto delle sue paure a ridestarlo, riportandolo al
presente. Il
più grande sollevò la testa, rimettendosi dritto
con la schiena ma senza
scendere dalle sue gambe. Si guardò intorno con aria quasi
assonnata,
passandosi una mano sulla fronte per staccare quei ciuffetti che
lì erano
rimasti, scompigliandosi così ancora di più. Fu
allora che lo sorprese, facendo
in realtà una delle cose che più gli mancavano di
lui. Abbassando leggermente
lo sguardo, puntandolo sui loro bacini ormai tranquilli,
arricciò la bocca in
smorfia. Poi, con quella stessa faccia, con voce roca disse
«Le mutande adesso
dovrei cambiarle sul serio»
Si rese conto
presto, ovviamente, che quel ragionamento era
più facile ponderarlo che metterlo in pratica. Dopo solo
qualche secondo, il più
grande aveva deciso di alzarsi, lasciandolo così in balia di
una fredda
sensazione che pungeva senza pietà. Aveva recuperato una
scatola di clinex dal
comodino del suo migliore amico, cercando di ricomporsi come meglio
poteva
studiando il proprio riflesso allo specchio. Era caduto un silenzio
pesante,
più difficile da sopportare di quanto non fossero state le
loro ultime
conversazioni. Tanto pesante da portare Hoseok, incapace per natura a
gestire
situazioni del genere, a dire la prima stupidaggine che gli venne in
mente «E'
stato...uhm. Interessante?»
Realizzando solo
in quel momento dove il suo sedere era
poggiato, si alzò di scatto e prese a sistemare le coperte
come meglio poteva.
Jin lo avrebbe ammazzato di sicuro a quel punto. La preoccupazione data
dalla
rivelazione, comunque, non gli impedì di percepire lo sbuffo
di risata
provenire dall'altra parte della stanza. Yoongi, divertito dal suo
comportamento,
lo stava guardando con quel ghignetto che gli decorava il viso ogni
volta che
lo prendeva in giro. Fu così che realizzò che non
era solo lui a conoscere il
più grande come le sue stesse tasche. La loro
complicità non era mai stata
unilaterale ed era vero che Yoongi era ancora la persona che meglio lo
conosceva al mondo. Era vero che era uno stronzo e quello che c'era da
poco
stato non gli sarebbe bastato.
Lasciò
perdere le coperte ignorando le future conseguenze del
probabile danno che avevano combinato e piano si riavvicinò
al più grande.
Quando gli fu vicino, mettendogli una mano sulla guancia,
continuò a parlare
«Non ti ho portato qui per saltarti addosso, però
quello che volevo dirti non è
poi così lontano da quello che abbiamo fatto».
Lesse una preghiera negli occhi
dell'altro. "Non dirlo". Come
una sirena, Yoongi continuava a trasmettergli telepaticamente quel
messaggio. Hoseok
venne meno alla sua promessa di accontentarlo in tutto «Mi
manchi così tanto
che mi rimane impossibile andare avanti così»
Il disgustoso
sapore gli arrivò fino alla bocca. Quel nodo
alla lingua, che vigliacco tornava ogni volta che le cose si facevano
troppo
serie, sembrava volergli impedire di parlare. Hoseok, tuttavia, non era
disposto a sentirsi dire addio ancora una volta. Non se prima non
avesse
provato con tutto se stesso a far capire a Yoongi che il suo
più grande errore,
per il quale avrebbe pagato le conseguenze per il resto della vita, non
lo
rendeva una persona diversa dal ragazzo con cui era stato per tanto
tempo. Avanzando,
cercando con quel piccolo passo di
abbattere quel muro che Yoongi stava tentando di erigere tra loro,
provò a
ricreare quel contatto «Guardami». Non si diede per
vinto quando l'altro non
fece come richiesto «Yoongi, guardami negli occhi e dimmi se
non puoi credermi
quando ti dico che ti amo ancora, proprio come ti amavo prima»
Faceva un certo
effetto vedere come loro fossero rimasti sempre
gli stessi ma le diverse situazioni portavano a reagire in maniera
diversa.
L'ultima volta che aveva tentato di dire a Yoongi che lo amava
disperatamente
nonostante quello che aveva fatto, lui non aveva battuto ciglio. Ora
non sapeva
se doveva prepararsi ad una crisi di pianto o se prepararsi ad un
occhio nero.
Forse, si augurò, non era il solo a non reggere
più quella rabbia che si
riversavano addosso. Forse non era il solo a provare certe cose e il
fatto che
fosse il più grande a lottare contro se stesso, in
quell'istante, era una prova
inconfutabile. L'inaspettato ottimismo vacillò quando
l'altro finalmente parlò
«Non mi basta». Serrando gli occhi e chiudendo a
pugno entrambe le mani,
lasciando cadere le braccia che sembravano più pesanti che
mai lungo i fianchi,
Yoongi continuò a parlare con fatica «Vorrei
poterti credere. Se sono arrivato
tardi stasera è stato solo perché me la facevo
sotto. La prima cosa che ho
fatto è stata marcare il territorio con quell'idiota e poi
mi sono praticamente
comportato come una cagna in calore davanti agli occhi di Namjoon e Jin
hyung
in quella dannata foto». Sospirò. Poi Hoseok lo
vide riportare lo sguardo su di
lui, con rassegnazione «Anche io... Anche io provo certe
cose. Ma questo non mi
basta. Devi fare di più»
«Non ubriacarti più». Parlò con sicurezza, quasi fosse già pronto a quel tipo di richieste. Hoseok annuì a tutte quante «Non andare in giro per locali da solo. Non farti sorprendere a fare il cascamorto col primo tizio che ti passa accanto. Fammi sentire come fossi davvero l'unico per te»
A quell'ultima
richiesta, l'aria si fece ricca di tensione.
La tristezza di Yoongi non diede scampo ai rimorsi già
vividi. Con leggerezza
portò una mano sulla nuca del più grande. Poi,
facendo incontrare le loro
fronti, sussurrò «Lo sei». L'altro,
semplicemente, annuì. Rimasero così,
perdendosi l'uno nel respiro dell'altro, fino a che qualcuno non
bussò alla
porta. La voce di Namjoon che chiedeva se fosse tutto a posto li
sorprese. Si
separarono e Hoseok, con fatica e dispiacere, si convinse a lasciarlo
andare.
Tirò su col naso, pensando che sarebbe potuto vivere per
sempre in quella loro
bolla. Stava per dirigersi verso la porta, come credeva avesse fatto
l'altro,
quando Yoongi lo fermò all'improvviso
«Hoseok». Nella tristezza di prima c'era
un che di serio. Riconobbe quel fuoco nei suoi occhi, quello che aveva
già
visto in momenti critici, quando tutto sarebbe stato o bianco o nero e
niente
avrebbe avuto più una via di fuga verso il grigio
«Niente più cazzate, nessuno
dei due. E... Aspettami, questa volta»
Sparì così, lasciandolo solo con Namjoon che stralunato lo guardava, confuso anche lui dalla camminata frettolosa del più grande. Andava bene così. La probabile melodrammatica reazione di Seokjin non poteva essere peggio del vivere ancora come l'ultimo anno. In fondo l'aveva detto prima, la passione di Yoongi per le sue sofferenze non era nulla di nuovo per lui.
«Com'è
andata?»
Namjoon lo guardò male e subito dopo iniziò a lamentarsi. Hoseok non riusciva a sentirlo. Ritrovò subito Yoongi che vicino all'ingresso sorrideva al resto dei loro amici. I loro sguardi si incrociarono e il sorriso, anche se si fece più timido, non lo abbandonò mai. La sua belva, ormai domata, prese a fare le fusa. Il nodo alla lingua e l'amaro in bocca erano spariti e con loro la tremenda paura. Per lui, ce l'avrebbe messa tutta questa volta.
Salve a tutti *-*
Ah, non
ricordavo quanto fosse difficile scrivere
delle note finali decenti. Potrebbe anche essere inutile provarci dopo
quello
che avete appena letto xD
Questa "cosa"
è frutto dell'influenza, di una canzone che da giorni ho in
testa -Tongue Tied
dei Grouplove- e della voglia che avevo di mettermi alla prova. Volevo
uscire
dalla confortevole zona che mi sono creata con The Loft (l'ultima
storia da me
scritta, per chi non lo sapesse) e capire se effettivamente sia in
grado di
portare avanti qualcosa di diverso.
Il risultato non l'ho ancora capito. Questa os è nel
mio computer da oltre una settimana e ancora adesso mi sto chiedendo se
pubblicandola stia facendo la cosa giusta.
La verità è che nel mezzo ci sono piccole scene o
semplici frasi che -a rischio di peccare di modestia- mi piacciono
molto e solo
per loro mi sono decisa a fare questo passo.
Sarà meglio chiudere qui xD mi sto deprimendo da sola
*cade*
Un grazie di cuore a chiunque sia arrivato fin qui con
la lettura. Spero di non aver annoiato troppo nessuno.
Un ringraziamento
particolare come al solito va ad _ez_ e
al suo aiuto.
Alla
prossima, spero ♥
YoongiYah