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Autore: YoongiYah    13/11/2016    6 recensioni
"Ma lì, dove i ricordi non erano solo pensieri ma delle concrete visioni perché Yoongi c'era ed era proprio davanti a lui, la dote di far finta di niente non poteva proprio rientrare tra le sue capacità"
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YoonSeok
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hoseok, mentre percorreva gli ultimi passi che rimanevano per raggiungere la sua meta, non poteva fare a meno di notare che quel senso di inquietudine, col quale aveva convissuto per tutta la settimana appena trascorsa, non faceva che aumentare ad ogni movimento. Era ormai giunto dinanzi alla porta di ingresso dell'adorabile appartamento a pian terreno nel quale si sarebbe svolto l'evento della serata  quando sentì che quella bestia che aveva ormai trovato rifugio nel suo apparato digerente aveva addirittura deciso di lacerarlo internamente. Respirò profondamente un paio di volte prima di trovare il coraggio necessario per muovere i muscoli del braccio destro e suonare il campanello. Il vocio che si sentiva già con la porta serrata lo sovrastò letteralmente quando Namjoon, col suo sorriso smagliante e la fossetta in bella mostra, gli comparve davanti dopo avergli aperto «Amico mio! Sei arrivato finalmente!»

Nonostante la voglia di darsela a gambe levate, non poté fare a meno di ricambiare l'entusiasmo col quale il suo migliore amico l'aveva accolto. In fondo, aveva accettato di cacciarsi in quella situazione soltanto per lui; non fargliela pesare era il minimo che potesse fare. Almeno finché il motivo del suo turbamento non gli si sarebbe materializzato davanti. Guardò calorosamente il viso del ragazzo, in parte felice di vederlo così raggiante solo per la sua presenza, e regalandogli il miglior sorriso che in quel frangente potesse sfoggiare rispose a suo modo al saluto «Buon compleanno Nam!»

Gli porse il suo regalo -un libro che aveva attentamente e premurosamente scelto qualche giorno prima, dopo aver passato almeno un paio d'ore in libreria, luogo a lui semi sconosciuto ma considerato dall'altro una specie di santuario- e a quel punto l'amico l'abbracciò goffamente, senza nemmeno scartarlo «Non dovevi, lo sai». Si scambiarono così qualche altro convenevole dell'occasione, precisando che il fargli un regalo per lui non era altro che un piacere, e fu così che si ritrovò a varcare la soglia di casa per immergersi definitivamente in quella che sembrava una vera e propria festa di compleanno da adulti, ben diversa da quelle a cui avevano partecipato assieme in passato. Dimenticandosi per un attimo delle sue preoccupazioni, Hoseok sbuffò appena una risata «Però. Jin hyung si è dato da fare, eh?»

Namjoon, per tutta risposta, roteò gli occhi «Lo sai com'è fatto. Gli avevo detto che tutto quello che avrei voluto fare questa sera era cenare con lui in un posto carino e magari offrire qualche birra ad un paio di amici dopo». Si girò intorno e solo dopo essersi assicurato di poter parlare liberamente aggiunse sussurrando «Quello che ha detto lui è stato “Lascia fare tutto a me”. Sinceramente, pensavo andasse peggio».

Ascoltandolo, ridere di gusto gli fu inevitabile. Rivolgendo lo sguardo a quelle che sembravano essere almeno una trentina di persone radunate nel modesto ma confortevole salotto di casa dei due Kim, Hoseok pensò anche lui che, conoscendo l'amico in questione e le sue manie di grandezza ed ospitalità, al festeggiato sarebbe potuta andare decisamente peggio. Il messaggio che aveva ricevuto sette giorni prima -una cosa come "Lunedì prossimo festeggiamo il compleanno di Namjoon. Vieni da noi per le 21. Vestiti bene"- di sicuro lo aveva portato ad immaginarsi cose fatte più in grande. Oltre ad averlo offeso non poco, visto che aveva sempre creduto di avere uno spiccato senso dello stile. Questo tipo di considerazioni e le battute scambiate con Namjoon, comunque, non furono sufficienti a fargli dimenticare del tutto i suoi turbamenti. Infatti, mentre avanzava seguendo a ruota l'altro che lo portava verso la tavola imbandita di invitanti piatti colmi di deliziose pietanze fatte in casa e di bottiglie ancora umide, non riuscì a trattenersi. Il suo sguardo iniziò a scrutare attentamente tutti i presenti in sala, alla ricerca di qualche volto conosciuto. Fece finta di nulla quando l'amico si girò nella sua direzione, porgendogli il bicchiere all'interno del quale aveva appena versato una birra fresca. La sua espressione non lasciava alcun dubbio. L'aveva beccato.

«Cerchi qualcuno?»

Già. Provò in tutti i modi di non far trapelare nulla, pur sapendo che sarebbe stata tutta fatica a dir poco sprecata visto quanto fosse un inetto nel mentire e quanto Namjoon bene lo conosceva «Sì, tuo marito. Vorrei porgergli i miei omaggi. Sai com'è, sono un tipo educato»
Era impressionante quanto il «Come no» che ricevette in risposta fosse carico di sarcasmo. In due sole parole era riuscito a farlo sentire un idiota completo. Più di quanto non si sentisse già, perlomeno. Cercò di giustificarsi in qualche modo, di recuperare il terreno che aveva la sensazione di aver perso da sotto i suoi stessi piedi in meno di un secondo, ma fu tutto inutile «Non è come pen-»

«Yoongi hyung non è ancora arrivato, tranquillo»

Sentire quel nome fece risvegliare subito il mostro che per quei brevi minuti passati con l'amico sembrava essersi sopito. Fu come un'esplosione: lo stomaco gli si rivoltò contro, dando iniziò così a quella che sembrava essere una guerra civile tra lui e i suoi stessi organi interni. A quel punto la sola vista della birra che ancora non aveva nemmeno assaggiato gli diede la nausea. Nonostante questo, decise di portare avanti il suo bluff a cui nessuno, tantomeno lui, credeva. Giusto per non darla vinta a lui, nonostante non fosse nemmeno presente «Oh, quindi verrà? Non sapevo aveste invitato anche lui»

Una delle sopracciglia di Namjooon -la sinistra- si sollevò lentamente a quelle parole. Hoseok preferì fissare quella piuttosto che gli occhi dell'amico.

«Sul serio? Guardati intorno. Ha invitato persone che nemmeno conosco, come puoi pensare che non abbia chiamato il suo migliore amico?»

Provò a sorridere un poco mentre con voce flebile rispondeva con un inutile «Diciamo che ci speravo», guadagnandosi così una glaciale occhiataccia.

«Se c'è qualcuno che Seokjin non voleva invitare quello sei tu»

Incassò il colpo, senza nemmeno poter recriminare nulla né al messaggero, né al diretto interessato. Sapeva perfettamente quanto avesse ragione. In fondo, se così non fosse stato non sarebbe nemmeno stato in quelle condizioni per le centosessantotto ore che avevano separato il giorno dell'invito alla festa tramite quel misero e poco simpatico messaggio a quel momento. Abbassò lo sguardo, mortificato, puntando gli occhi sulla fuga tra le due mattonelle del pavimento sulle quali si trovava. Sentì Namjoon sospirare piano prima di dirgli «Senti io... Mi dispiace, ok? Non volevo dire quello che ho detto. Sei il mio migliore amico, è ovvio che ti vogliamo qui per il mio compleanno»

Annuì appena, sperando di trasmettere all'altro quanto fosse consapevole delle loro ragioni. Per ovvi motivi non poté vedere la faccia dell'amico, ma dal tono e dalle parole che utilizzò fu certo che, almeno per un po', la questione si fosse chiusa lì «Te lo chiedo come regalo, anche se me ne hai già fatto uno. Non rovinarmi la serata solo perché voi due non potete stare nella stessa stanza senza saltarvi alla gola». La conferma, poi, gli arrivò grazie al suo scherzo finale «E' che se litigate voi poi dovrò farlo anche io con Jin e invece quello che vorrei a fine serata è un po' di sesso di compleanno, niente di più».

Hoseok, finalmente, riuscì a riportare il suo sguardo su Namjoon. Sorrideva. Non era un sorriso gioioso come quello di prima, ma gli bastava per tornare a sentirsi a suo agio in quello che un tempo era un luogo da lui assai frequentato. Uno dei suoi preferiti al mondo. Tentò di ricambiare e stando allo scherzo, una delle cose che meglio sapeva fare, gli rispose «Ti aiuterò a fare sesso Nam. Ce la metterò tutta».

 

 

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Con quella "promessa", seguita inizialmente da un «Sei disgustoso» dichiarato comicamente da Namjoon, tra loro tornò l'armonia così come l'aveva trovati all'inizio, con qualche risata e qualche chiacchiera scambiata, fino a che la presenza del festeggiato venne richiesta altrove, dove altre persone pronte ad augurargli un felice compleanno lo stavano aspettando impazientemente. Hoseok a quel punto si decise a fare una qualche mossa, bevendo un lungo sorso di quella birra nella speranza che lo facesse sciogliere almeno un poco. Considerato il voltastomaco che gli provocava il solo pensiero di avere la possibilità di ritrovarsi faccia a faccia con la ragione del suo mal di vivere, non era stata una grande idea. Si disse però che quello era un problema che si sarebbe dovuto porre solo al momento opportuno. Non era il caso di andare nel panico; in fondo era in ritardo, come era tipico di lui. Fu così che si ritrovò a girovagare per casa dei suoi amici, salutando le sue conoscenze tra gli invitati e fermandosi a parlare con gli altri amici di vecchia data che lui e Namjoon avevano in comune. Con sua enorme gioia, ad un certo punto si ritrovò pure stretto nel soffocante abbraccio di Taehyung, seguito a ruota da Jimin e Jungkook, felici più che mai di rivederlo.

«Hobi hyung, è passato così tanto tempo! Ormai non ti fai più vedere!»

Ignorando il monito che il suo cervello riuscì a captare in quelle parole, dette in realtà con fin troppa innocenza, Hoseok restituì le attenzioni ai ragazzi, felice più di quanto si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi lì, dove le tracce di un passato più roseo facevano da padrone. Passò una buona mezzora a parlare coi suoi dongseang, ascoltando affascinato ogni loro racconto e aggiornandosi così sugli ultimi avvenimenti delle loro vite. Non che non fosse rimasto in contatto coi suoi amici. Ovviamente si sentivano spesso, anche se non tutti i giorni. Erano semplicemente quegli aneddoti che si dovrebbero condividere a tu per tu a mancargli e fu bellissimo ritrovarsi davanti i dolci sorrisi di Jimin, l’esagerato gesticolare di Taehyung e il frequente alzare gli occhi al cielo di Jungkook. Non aveva sentito la nostalgia, invece, delle spallate ben poco accidentali che Seokjin si premurava di fargli ricevere ogni qual volta che gli passava vicino, ma almeno da quando era lì si era sempre falsamente scusato. Fu proprio una spallata a forviarlo, poco dopo essersi congedato dalle sue tre piccole pesti: girandosi, con l’obiettivo di cercare qualcun altro da salutare, non si accorse della figura che quasi lo travolse. Per un solo attimo si lasciò ingannare, dando appunto la colpa a Jin hyung. Si rese conto poi che in quel frangente non poteva di certo essere stato il più grande a scontrarsi con lui. La figura che gli stava davanti era ben più minuta, le larghe spalle di Jin erano tutta un'altra cosa. Il ragazzo iniziò a scusarsi, inchinandosi profondamente con fare dispiaciuto. Hoseok, vagamente intenerito, lo fermò dicendogli di non preoccuparsi. Quando poi si permise di guardarlo meglio notò che oltre ad essere un po’ più basso di lui, aveva anche un incarnato abbastanza chiaro, delicato, così come il colore artificiale dei suoi capelli. Aveva un qualcosa di stranamente familiare. Fu questo che gli fece decidere di fermarsi a parlare ancora con lui.
Scoprì così che era un collega del compagno del suo migliore amico e che Namjoon in realtà lo conosceva solo di vista, ma comunque non era proprio riuscito a declinare l'invito dello hyung. Hoseok annuì, sapendo perfettamente quanto Jin fosse bravo nel convincere le persone «Fidati, è solo per questo che Nam ha portato i capelli rosa per un periodo fin troppo lungo della sua vita». Il ragazzo dai capelli argentati a quello rise di gusto, gettando addirittura la testa all'indietro. Era carino, constatò. Non tanto da fargli rimanere impresso il suo nome -avevano già passato il momento della stretta di mano e della presentazione ma comunque Hoseok se lo era dimenticato- ma abbastanza da trovare piacevole il fatto che fosse ancora in grado di provocare una reazione del genere su qualcuno. Non gli avrebbe nemmeno mai fatto venir voglia di provarci con lui, soprattutto non in quel posto e con quel probabile pubblico, ma quella strana sensazione familiare continuava ad essere piacevole e non si sentiva pronto a lasciarla andare tanto presto. Non finché il mostro che abitava in lui sembrava aver messo la museruola.

Quel senso di pace andò avanti ancora, spingendosi forse un po’ troppo oltre quando l'altro si avvicinò tanto da parlargli a pochi millimetri dal suo orecchio  «Wow. Avrei dovuto capirlo subito che sei un ballerino. Insomma, guardati!»

Probabilmente nel breve percorso che la loro conversazione aveva intrapreso le cose gli erano sfuggite di mano e lui non se ne era nemmeno reso conto. Ridacchiò appena, cercando di tirarsi indietro e di riconquistare il suo spazio personale e tutti i suoi buoni intenti. Per quelli però, si rese conto subito dopo, fu troppo tardi. Nell’esatto istante in cui tentò di aprir bocca, qualcuno alle sue spalle rispose al posto suo.

«Non farti ingannare, l'aspetto non ripaga la scarsa affidabilità. Però se cerchi la scopata di una notte è perfetto, te l’assicuro»

Non ebbe bisogno di girarsi per scoprire a chi quella voce appartenesse. Nonostante il lungo tempo trascorso dall'ultima volta che l'aveva sentita e nonostante i vani tentativi, non era proprio stato in grado di dimenticarsene. Come se ciò non fosse stato sufficiente, poi, la conferma glie la stava dando la maledettissima bestiaccia in lui che aveva ripreso ad agitarsi alla prima parola da Yoongi pronunciata, risvegliando così ogni sua paura e malessere. I suoi occhi a quel punto si strabuzzarono ed ebbe l’impressione che la sua lingua si fosse annodata, impedendogli di proferire un qualsiasi tipo di suono e soprattutto di respirare. Già in passato aveva avuto modo di scoprire quanto il tempismo del più grande nel fare le sue entrate in scena fosse a dir poco sconvenientemente stupefacente, ma sperava proprio che per quella sera gli risparmiasse il penoso déjà-vu. O perlomeno che il momento che tanto temeva da sette lunghi giorni non fosse disastroso in quelle proporzioni, se proprio non poteva essere evitato.

«Vi conoscete, per caso?»

Quella domanda, posta dal collega di Seokjin, lo riportò in parte alla realtà, ricordandogli che era ancora lì anche se Hoseok ormai a stento percepiva più la sua presenza. A quanto pareva, lui invece la tensione che si era creata riusciva a sentirla eccome. Con gli occhi colmi di quella poco piacevole sorpresa, si girò a guardarlo, pensando ad un modo per spiegarsi. Il che, rifletté, era a dir poco inutile considerando che il dono della parola gli era venuto a mancare. Senza contare che in realtà delle spiegazioni non avrebbe nemmeno voluto davvero dargliele.

«Sì Hoseok, perché non mi presenti al tuo amico?»

Non che si aspettasse l'aiuto di Yoongi. Del resto sapeva quanto l'irritante passione per la sofferenza altrui fosse tra le sue caratteristiche principali, oltre alla pessima puntualità. Soprattutto se al termine altrui si sostituiva il nome di Hoseok. Si convinse però di dover essere superiore almeno per quella volta. Sapeva quanto doveva essere grato Jin hyung di avergli dato l'opportunità di festeggiare con loro il compleanno del suo migliore amico; ed inoltre l'aveva anche promesso a Namjoon, seppur con una stupida battuta. Eludere la discussione era per lui di massima priorità, quella sera. Inoltre, non aveva davvero nulla da temere. Lui non aveva fatto niente di male, quella situazione era solo uno sciocco fraintendimento. Inspirò a lungo, provando a placare la tensione nel suo stomaco e allo stesso tempo di sciogliere la lingua per poter finalmente parlare con quella che sperava uscisse come una rassicurante sicurezza «Ehm. Io- cioè lui è uhm. Sì, lui è Yoongi. Già. E tu sei... Ehm- Oh. Io...»

Bloccò all'improvviso quel suo patetico tentativo di dimostrazione di un'ostentata disinvoltura, di cui non poteva certo esserne da esempio. Da quando era arrivato non si era mai voltato, neanche una volta, eppure sapeva perfettamente che il ragazzo alle sue spalle non aveva mai smesso di fissarlo. Ne era così sicuro che sentiva la nuca andargli a fuoco, proprio dove immaginava puntate le pupille scure di Yoongi. Per di più, l'altro ragazzo si allontanò all'improvviso di un passo, tanto veloce da lasciarlo ancor più disorientato «Posso sapere chi è questo qui o se almeno sai come mi chiamo?»

Sicuramente sarebbe stato più facile per Hoseok rispondere, se solo avesse saputo quale tra le tante ansie che affollavano la sua mente selezionare. Boccheggiò confuso fino a che non fu costretto a rimanere a bocca totalmente spalancata quando la profonda voce divertita di Yoongi si sostituì nuovamente alla sua, tra una risata e l'altra «Lascia che sia io ad illuminarti. Io sono il suo ex fidanzato, lui è così stronzo da non ricordare nemmeno il tuo nome e questo momento è talmente bello che credo di essere appena venuto»

Sentendo il mostro che nella parte più bassa del suo stomaco aveva iniziato ad ululare per la voglia di uccidere, chiuse gli occhi e strinse le dita della mano destra in un pugno, tanto forte da far scricchiolare le nocche. Probabilmente, facendo quella promessa a Nam aveva preso la situazione un po' troppo alla leggera.

 

 

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Dopo aver ascoltato tutte le recriminazioni da parte del collega di Jin -Yeonseok, da allora non se lo sarebbe mai più scordato- su quanto si sentisse umiliato, Hoseok lo guadò allontanarsi a passo svelto e deciso mentre borbottava sui ragazzi stronzi e farabutti, rimanendo così da solo con Yoongi che ancora rideva, come se niente di meglio gli fosse mai capitato nella vita. La cosa più triste per lui, in tutto quello, era il sapere che probabilmente era effettivamente così. Nonostante non sapesse più nel dettaglio quello che la vita avesse riservato al più grande non faticava a credere che quello era il miglior momento del suo ultimo anno, e di certo non perché pensava che le cose non gli fossero più andate bene da quando gli aveva sbattuto in faccia la porta di casa. Come aveva detto prima, le pene di Hoseok erano ormai la sua gioia. Se lo stava immaginando. Conosceva così bene quel tipo di risata, così sguaiata da portarlo a piegarsi su stesso per reggersi la pancia con le braccia, lasciando così la bocca spalancata. Per non parlare delle rughe che si formavano ai lati degli occhi serrati. Era ironico come le cose cambiassero, trasformando quella che un tempo era la sua unica missione nella vita in un qualcosa di così insopportabile. Si sarebbe strappato volentieri le orecchie dalla testa pur di non sentirla più.

«Ne hai ancora per molto?»

Per apparire il più seccato possibile si portò le braccia al petto, incrociandole. Era anche certo che le sue labbra si fossero piegate all'ingiù. Il che era tutto piuttosto inutile visto che ancora non era riuscito a girarsi per affrontarlo direttamente. Lo sentì mugolare nel chiaro intento di trattenere l'ennesima crisi di risate. Dopo quel lungo suono stridulo e ancor più irritante di quelli che lo avevano preceduto Yoongi riprese a parlare, mandandolo ai matti sempre più «Cerca di capire. Tante volte mi sono immaginato di assistere ad una tua figura di merda ma non avrei mai creduto di godere così tanto. Penso davvero di dovermi cambiare le mutande»

Alzò gli occhi al cielo, provando ad atteggiarsi come se fosse sul serio inorridito come avrebbe dovuto essere dopo una dichiarazione del genere «E' bello sapere che sei ancora un gran poeta»

«E' bello sapere che dopo tutto questo tempo non hai ancora trovato il coraggio di guardarmi in faccia»

Era un po' meno bello vedere come Yoongi fosse ancora una delle persone che meglio lo conoscevano, pensò Hoseok. Era diverso da come poco più di un'ora prima era stato Namjoon a coglierlo in flagrante.  Yoongi non era il suo migliore amico; Yoongi certe cose non avrebbe dovuto capirle. Non se con una sola parola o frase poteva prendere il controllo del drago sputa fuoco che gli faceva ribollire le viscere, provocandogli l'irrefrenabile istinto di bagnarsi la punta delle dita per poi ficcarsele in gola nella speranza di rimettere anima e ricordi. Il fatto che non smettesse di parlare non era di certo un sollievo.

«Non che ti stia giudicando, immagino quanto sia imbarazzante farsi beccare a provarci con un altro in casa dei nostri migliori amici. Anzi no. Ti sto proprio giudicando»

Come una stilettata, le parole di Yoongi lo trafissero dritte al petto. Pensando che le sue ragioni fossero più grandi dell'infondata congettura dell'altro, ingoiò a vuoto nel tentativo di convincersi una volta per tutte a girarsi. Quello che ne guadagnò fu la bocca impastata e la paura di balbettare nuovamente frasi a vuoto. Non era pronto per tutto quello. Non lo sarebbe mai stato nemmeno in una situazione senza sfortunati incidenti. Lo fece comunque, portando avanti la battaglia che aveva iniziato ancor prima che l'altro arrivasse. Con un unico movimento di gamba si voltò, ritrovandosi quello che una volta credeva essere il suo compagno per la vita proprio come lo ricordava, ma completamente diverso allo stesso tempo. Non era solo per il colore dei capelli. L'ultima volta che l'aveva visto erano biondissimi e lui credeva fosse la visione più bella che gli si sarebbe mai parata davanti. Ora erano scuri. Neri, quasi naturali. Se non avesse saputo che aveva cambiato tinta tante volte nel giro di poco tempo avrebbe potuto pensare che quello fosse proprio il suo colore. Portava pure la giacca di pelle che aveva comprato quando erano andati insieme al centro commerciale. Ricordava ancora come se ne era innamorato a prima vista ma si era inizialmente rifiutato di provarla per il prezzo eccessivamente elevato. Poi però si era imbronciato come un bambino, tanto che Hoseok a fine del loro giro aveva deciso di riportarlo in quel negozio e di farlo entrare di peso nel camerino. I jeans scuri invece, strappati su ambo i lati all'altezza del ginocchio, potevano essere molto probabilmente nuovi. Quel tanto che bastava da portarlo a credere di non averglieli mai visti indosso. Lo fecero amaramente sorridere comunque, rammentandogli quella volta in cui in macchina, di ritorno da una serata un po' troppo alcolica per Yoongi, questo gli si era avventato contro, preda di una passione che, complici i troppi cocktail alla vodka, gli stava offuscando la mente. Ricordava come non si era fatto ripetere due volte nessuna delle sue richieste. Dopo aver controllato che nell'angolo più buio e remoto del parcheggio non ci fosse nessun guardone indesiderato fece reclinare il suo sedile, quello del guidatore. Il più grande gli fu sopra con un unico balzo poco dignitoso e da lì al passare agli strusciamenti sempre più spinti, accompagnati dalle mani che veloci e curiose ispezionavano ovunque potessero arrivare, fu un passo molto breve. I vetri dell'auto si erano già appannati quando Hoseok sbottonò i jeans che l'altro portava, abbassando subito dopo la cerniera. Anche quelli erano jeans un po' scuri, anche se di un tono diverso. Anche quelli erano stracciati all'altezza del ginocchio. Anche quelli erano terribilmente attillati, tanto da non riuscire a farli scendere lungo le cosce magre dell'altro. Il loro fortuito e provvisorio nido d'amore non ebbe alcuna pietà dell'urgente eccitazione che li soffocava.  Ricordava di aver provato a cambiare posizione, almeno un paio di volte. Il tutto si era risolto con lui immobilizzato sotto il suo ragazzo nel tentativo di sollevarlo e con Yoongi a sua volta  incastrato tra il suo corpo e il volante, senza nemmeno potersi muovere a causa di quei maledettissimi pantaloni che non volevano né scendere né risalire. Non avevano mai riso tanto nel bel mezzo dei preliminari. E dire che loro, dalla prima volta che si erano incontrati, si erano sempre divertiti tantissimo insieme. Certo, fino a che le cose non avevano iniziato ad andare male. Ed ora era lì davanti a lui, per la prima volta dopo mesi e le vecchie memorie avevano iniziato a sommergerlo dopo una sola occhiata, amplificando tutte le sgradevoli emozioni che si era portato dentro negli ultimi giorni. Eppure, nel ragazzo che gli stava di fronte continuava ad esserci qualcosa che non poteva ricordare. Qualcosa di diverso, qualcosa che non avevano mai vissuto assieme. La bocca, più impastata di prima, gli si era pure seccata e la ricerca forsennata di una pungente frase da rifilare in risposta alle sue accuse era andata a farsi benedire nell'esatto momento in cui i suoi occhi si erano andati a posare su quelli dell'altro. Esattamente come aveva previsto, quello che uscì dalle sue labbra non fu niente di brillante, e soprattutto niente che non lo facesse suonare come un patetico insicuro «T-ti uhm. Ti trovo bene?»

Le sopracciglia di Yoongi si inarcarono e il suo sguardo si fece più sarcastico che mai -era sempre stato l'unica persona al mondo capace di trasmettergli una cosa del genere con una solo battuto di ciglia «Vorrei poter dire lo stesso di te. O del tuo amico se è per questo». Ridusse le labbra in una linea sottile e poi girò la testa, facendo chiaramente finta di cercare qualcuno «Non dovresti rincorrerlo e supplicarlo come solo tu sai fare? Rischi di perdere la conquista se continui a stare qui con me e sappiamo entrambi che questo non è quello che vuoi»

Il peso di quell'accusa gli piombò addosso all'improvviso, costringendolo a far vagare lo sguardo ovunque, non sopportando più quello dell'altro addosso. Così come aveva fatto quando era stato Namjoon a tirar fuori l'argomento, fissare il pavimento e parlare con voce sommessa fu l'unica cosa per lui possibile «Possiamo... Possiamo lasciar perdere? Ho promesso non ci sarebbero state discussioni tra noi»

«Non vedo cosa ci sia da discutere. Tu non ti smentisci mai ma almeno questa volta io sono riuscito a farmi una risata. Va bene così»

Se solo ne avesse avuto il coraggio avrebbe riso per l'assurdità di quella secca risposta. Come se per lui fosse più andato bene qualcosa. La belva che indomita continuava a farlo sentir male ne era la prova. Così come lo era la voglia di Yoongi di cercare la lite con le sue frecciate. Era una cosa che aveva sempre fatto, dalle loro primissime discussioni come coppia. Il suo fine ultimo era sempre lo stesso: avere l'ultima parola, lasciarlo a bocca chiusa e coi sensi di colpa. Per quelli però era tardi, ci conviveva già da un anno.

«Non ci stavo provando con Yeonseok. Stavamo solo parlando ed è lui che si è fatto avanti. Pensi davvero che sia un grado di fare una cosa del genere? Qui

Rialzò la testa, nel tentativo di vedere anche solo di sfuggita quale fosse la reazione dell'altro. Così come la sera del disastro, quella che aveva decretato la loro fine, nel suo volto non vi trovò nulla. Del resto era sempre stato bravo nel nascondere le proprie emozioni. Con espressione impassibile, quasi vuota, trasfigurata dal solo movimento delle labbra, gli rispose «Pensavo anche non fossi in grado di tradirmi e invece l'hai fatto. La tua parola non è che valga poi molto»

«E tu invece? Perché sei arrivato così tardi?» Come un combustibile, le parole d Yoongi risvegliarono il suo senso di colpa, ma anche la sua rabbia e la voglia di riaprire vecchie ferite. In fondo non aveva mai creduto sul serio di essere in grado di affrontarlo senza reagire. Quello che gli stava di fronte era pur sempre colui che riusciva a tirar fuori la sua parte peggiore senza che potesse farci nulla  «Non sei riuscito a staccare il culo dalla poltrona del tuo studio nemmeno per la festa di Namjoon, vero?»

Solo in quel momento Hoseok riuscì a reggere lo sguardo dell'altro. L'espressione di Yoongi, invece, vacillò appena. Per un solo attimo captò qualcosa. Se non l'avesse conosciuto così bene probabilmente non ci sarebbe riuscito per quanto fu tempestivo il suo tornare impassibile. Infatti, come se niente fosse stato, come se quel lungo anno non fosse mai passato, il più grande si comportò allo stesso modo di quell'ultima notte che avevano passato insieme come coppia. Dopo un gelido «Già. Per me conta solo il lavoro, no?» lo mollò lì, sbattendogli nuovamente una metaforica porta in faccia. Lasciandolo nuovamente solo con i suoi rimpianti.

 

 

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Sfogliando le altre pagine della memoria, quelle che custodivano il primo capitolo della loro storia, Hoseok non avrebbe potuto che definirle banali. Il loro primo incontro era stato piuttosto ordinario. Nessuna improbabile coincidenza da pellicola romantica del grande schermo. Si erano semplicemente incontrati, così come centinaia di persone si incontrano tutti i giorni. Hoseok si trovava nell'edificio dell'emergente ma promettente etichetta per la quale lavorava come ballerino e a volte coreografo. Yoongi, in cerca di lavoro nel settore della produzione discografica, era lì per lasciare un curriculum e crearsi un'occasione. Il lavoro non lo ottenne ma quell'occasione non andò comunque sprecata, colta al volo dal più giovane dei due. Inizialmente per lui Yoongi era solo un affascinante sconosciuto che gli aveva chiesto un'informazione. Il suo proporsi di accompagnarlo dove avrebbe potuto consegnare il documento voleva solo essere una cortesia, fatta più perché dopo uno stancante turno di prove gli sarebbe stato più facile mostrargli il percorso che spiegarlo. Non c'era alcun secondo fine nemmeno nell'offerta di bere un caffè insieme al bar della struttura dopo che il ragazzo disoccupato si sentì dire che sarebbe stato tutto inutile per lui, non avevano intenzione di assumere nessuno. L'espressione delusa di Yoongi aveva fatto rimanere male anche Hoseok e solo per questo gli propose quel caffè (che lui comunque avrebbe pagato con lo sconto riservato ai dipendenti, non era un grande affare). Nessun secondo fine, era vero, eppure nel momento in cui si ritrovarono a tavolino insieme scoprì con sorpresa che tra loro c'era sintonia. Yoongi, che all'epoca aveva i capelli colorati di grigio, non era solo un bel ragazzo; era divertente e spiritoso, in un modo tutto suo. Era mordace e tagliente e lui era sicuro di non aver mai riso tanto in presenza di uno sconosciuto a cui era stata rifiutata la sola possibilità di essere preso in considerazione per un lavoro. Non era quello che voleva all'inizio ma non riuscì a trattenersi dal chiedergli il numero di telefono quando l'altro, bevuto anche il fondo del liquido scuro che era rimasto sul lungo bicchiere di carta bianca, annunciò che per lui era giunta l'ora di tornare a casa. Iniziarono a scambiarsi messaggi sin dal giorno seguente. Due settimane dopo avevano iniziato a frequentarsi ufficialmente. Ad un mese di distanza da quelle due settimane avevano deciso insieme in quale data sarebbe ricaduto il loro anniversario. La loro storia era iniziata nel modo più semplice e tradizionale possibile, eppure Hoseok aveva sempre sentito che fosse straordinaria. Era convinto che i problemi che tutte le altre coppie affrontavano non li avrebbero mai nemmeno sfiorati. Erano diventati complici in poco tempo, tanto da riuscire a far mettere insieme i loro rispettivi migliori amici dopo aver organizzato una cena a quattro. Avevano imparato a conoscersi nel loro più profondo intimo, tanto da riuscire a capirsi al volo dopo una sola occhiata. Aveva la certezza che sarebbe durata per sempre. Questo fino a che Yoongi trovò lavoro. Raramente aveva visto in lui un tale entusiasmo. La casa discografica che l'aveva assunto era molto più affermata di quanto fosse quella in cui si erano incontrati e dallo stile molto più nelle corde del suo fidanzato. Fu incredibilmente orgoglioso quando gli sentì dire che per il lavoro dei suoi sogni gli sarebbe andato bene iniziare anche dal più basso dei livelli, non avrebbe mai mandato all'aria una cosa del genere per nulla al mondo. L'orgoglio però non ci mise molto a scemare quando si rese conto che il più grande era arrivato a rinchiudersi in quel maledetto studio che molto presto Hoseok iniziò ad odiare. La prima scenata glie la fece quando lasciò passare una settimana intera dall'ultima volta che si erano visti per trascorrere del tempo insieme. La seconda dopo che per giorni aveva smesso di farsi sentire pure per telefono, se non per dirgli che stava lavorando e aveva molto da fare. La terza glie la fece al loro anniversario. O forse era meglio dire che non glie la fece proprio. Aveva organizzato tutto. Doveva essere una cosa semplice, nessuna stucchevole romanticheria che non si sarebbe mai adattata a nessuno dei due. Solo una gustosa cena preparata dal loro ristorante preferito ma consumata a casa sua e il resto della serata da passare a letto. L'unica cosa che si aspettava dal più grande era che si presentasse in orario e non un messaggio con scritto "Ritardo. Giuro che arrivo appena posso, aspettami. Ti amo". Fu allora che smise di vederci. Uscì di casa e si recò nel primo posto che catturò la sua attenzione. Era un locale con le luci stroboscopiche colorate, musica dal vivo ad alto volume e gente che ballava. Non ci mise molto a perdere il conto dei drink consumati; il fatto che l'alcol lo disinibiva sempre a gran velocità fu di grande aiuto quella sera. Lasciarsi andare tra le braccia di un tizio qualunque, senza volto e senza nome, fu fin troppo facile, proprio come il portarlo a casa sua. Yoongi arrivò in ritardo, ma comunque in tempo per vederli concludere. Non realizzò fino alla mattina seguente quello che aveva fatto, quando si ritrovò sotto al piede scalzo l'involucro di un profilattico lasciato sul pavimento e la cena della sera precedente ormai immangiabile tristemente abbandonata sulla tavola ancora apparecchiata per due. Smaltita la sbornia, non si diede nemmeno il tempo di una doccia per strisciare supplicante verso casa di Yoongi dove a sorprenderlo trovò Seokjin pronto a trattarlo male per la prima volta da quando si conoscevano. Fu così per i tre giorni successivi e dovette chiamare in lacrime Namjoon per chiedergli di trattenere il suo compagno per riuscire a parlare con Yoongi. Rivederlo in quelle condizioni fu atroce. Il suo viso, sul quale aveva visto milioni di sfaccettature di emozioni diverse, si era svuotato. Rimanendo in apparenza imperturbabile ascoltò tutto quello che Hoseok aveva da dirgli col cuore in mano. Non aprì bocca fino a che non venne pregato. Non avrebbe mai scordato la risata che ne conseguì, tanto da odiarla con tutto se stesso ancora oggi.

«Non riesco più a credere ad una sola parola di quello che dici»

Con ancora le lacrime di una risata ancor più vuota della sua espressione che gli rigavano le guance lo spinse fuori di casa. Dicendogli che era finita gli sbatté la porta in faccia una volta per tutte. Lasciandolo così, con la muta richiesta di non dirgli addio che gli impediva di muovere la lingua.

Quella che doveva essere la conclusione della loro storia si tramutò nell'inizio di qualcosa di diverso. Quando si rincontrano erano già trascorsi diversi mesi e fu una pura casualità. Era di sera e Hoseok si era recato in un tranquillo pub del centro per bere qualcosa col suo migliore amico e Taehyung. Avevano trovato posto in un piccolo tavolo rettangolare con due comode poltrone poste ai lati più lunghi. Vedere Yoongi fare il suo ingresso in quello stesso pub con Jin hyung, Jimin e Jungkook al seguito fu inevitabile. Taehyung, essendo Taehyung, richiamò rumorosamente la loro attenzione mentre Namjoon gli sussurrava dispiaciuto che non ne sapeva nulla nemmeno lui. Fu allora che le frecciatine al vetriolo di Yoongi, dette col solo scopo di umiliarlo, cominciarono ad essere scoccate senza pietà. Fu allora che Hoseok si rese conto dell'indesiderata presenza di quella fiera fatta di magma, rabbia e sensi di colpa che alloggiava in lui e che sembrava volersi impossessare del suo corpo ogni qual volta il più grande sembrava far ritorno nella sua vita. Quella sera, ormai lontana di un anno, Hoseok decise di preferire l'isolamento piuttosto che convivere con quelle orribili sensazioni. Così come Yoongi, non aveva più visto Seokjin da allora. Sporadicamente organizzava qualcosa coi più giovani del gruppo. Aveva dimezzato pure i momenti passati col suo migliore amico. Aveva deciso di sacrificare la sua intera vita sociale pur di non rivivere più quelle spiacevoli sensazioni.

 

Standosene in disparte, appoggiato con la spalla destra sulla parete che divideva il soggiorno dalla piccola cucina del suo amico (o "il regno di Jin", come la chiamava Nam), braccia conserte e gambe incrociate, Hoseok si era lasciato andare a quel tipo di elucubrazioni. I suoi occhi sembravano incollati alla scena che poco distante gli si presentava: quelli che ancora considerava i suoi amici più cari erano tutti insieme, radunati intorno al divano in pelle marrone dove un tempo c'era posto anche per lui. Sembravano scherzare e chiacchierare assieme amabilmente. Probabilmente sarebbe stato impossibile per chiunque non pensare a certe cose in un momento del genere. Non passava giorno in cui flashback della sua vita passata, in apparenza più lontana di come lo era effettivamente, non tornavano a fargli visita. Quando però il solo nome di Yoongi tornava a far parte della sua realtà riaffiorava tutto. Il mostro, la sua unica dormiente compagnia, si risvegliava con energia sempre maggiore e Hoseok di volta in volta aveva avuto modo di imparare che fare i conti con se stessi era troppo doloroso. Era difficile ammettere che il suo unico pensiero, guardando quel gruppo di persone, era che il suo posto sarebbe dovuto essere lì con loro. Immaginandosi seduto sul cuscino più esterno, si vedeva tener banco con le sue battute spiritose come un tempo aveva sempre fatto. Yoongi era seduto accanto a lui e piano gli si faceva sempre più vicino, troppo orgoglioso per dire ad alta voce che voleva essere abbracciato. Non ne avrebbe comunque avuto bisogno, tanto bene lo conosceva. In perfetta sincronia, mentre l'altro si avvicinava lui gli faceva spazio, allargando il braccio che subito lo avrebbe poi cinto per le spalle. Fu a quel punto che il dipinto fatto di fantasia e colori vividi sfumò dalla sua mente. La belva, più furiosa che mai, lo squarciò con violenza inaudita, più forte di quanto avesse fatto prima. La fitta gli arrivò dritta al petto e lo fece pure barcollare. Da quando aveva scoperto quanto l'immaginazione potesse ferire, di rado si era lasciato andare a momenti del genere. Nella sua spoglia dimora, dalla quale aveva ormai cancellato ogni tangibile traccia della passata presenza fisica di Yoongi, era facile concentrarsi solo sulla quotidiana routine che gli era rimasta. Ma lì, dove i ricordi non erano solo pensieri ma delle concrete visioni perché Yoongi c'era ed era proprio davanti a lui, la dote di far finta di niente non poteva proprio rientrare tra le sue capacità. Perché era reale, ed era proprio lui. E ad essere cambiato non erano i capelli, ma il fatto che non fosse più suo.

Fu allora che capì tutto quello che nel suo subconscio aveva sempre saputo. Yeonseok gli era sembrato carino solo perché, prima che l'avesse guardato con maggiore attenzione, gli aveva ricordato vagamente Yoongi. La sensazione stranamente familiare che gli aveva provocato parlare e ridere con lui era solo un ridicola e lontana copia di momenti del genere che un tempo aveva condiviso con Yoongi. Punirsi dicendo addio a delle persone per lui così più importanti era stato semplice perché così avrebbe potuto ignorare tutta quella rabbia che custodiva esclusivamente nei suoi stessi confronti. Perché Hoseok aveva tradito e l'essere stato ferito o il sentirsi abbandonato non erano giustificazioni sufficienti. Perché tradire equivaleva al dare al proprio compagno una valida ragione per chiudere la relazione. Lui aveva fatto di peggio. Lui aveva dato a Yoongi, la persona più interessante al mondo, un'ottima ragione per non fidarsi più. Litigare con lui però, far finta di avercela con lui per poi farsi trattare ancora una volta come meritava, era meglio di niente e nemmeno una promessa fatta a Namjoon avrebbe potuto fermarlo. Perché Yoongi gli mancava. Ogni giorno, costantemente. E quel senso di inquietudine che lo aveva accompagnato nella trascorsa settimana non era altro che una malcelata e disperata eccitazione all'idea di poterlo finalmente rivedere. Anche solo per sentirsi insultare ancora una volta. Anche se guardarlo dritto negli occhi e ricordarsi quanto l'aveva fatto soffrire faceva male.

Hoseok, si rese conto mentre guardava il suo hyung sghignazzare ad una battuta di Jungkook, colpendolo senza forza al braccio, non aveva mai smesso di amare il suo ex ed era anche sicuro non che non avrebbe mai smesso di farlo.

 

 

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Non era in grado di stabilire quale delle molteplici rivelazioni fu quella decisiva ma, in qualche modo, riuscì a trovare il coraggio di staccarsi da quella parete. Un piede alla volta, incerto, attraversò tutto l'appartamento per raggiungere il divano sul quale, a dispetto degli altri invitati, quei sei sembravano far festa per conto proprio. Camminando, la sua mente lo riportò al giorno in cui era stato scelto e comprato. Jin hyung e Namjoon, novelli conviventi, l'avevano invitati per rinnovarlo tutti e quattro assieme, con un film e due buste di popcorn da condividere. Il suo ragazzo si era addormentato con la testa appoggiata sulla sua spalla ad un quarto d'ora dalla fine del video. Se non fosse morto dal dolore quella sera era convinto che presto sarebbero stati i ricordi a farlo fuori. O Yoongi stesso, a giudicare dalla tetra espressione che mise su quando si accorse di lui che piano si avvicinava.  Ignorò le facce perplesse di Nam, Jimin e Jungkook. Fece finta di non sentire il «Te ne stai andando?» pronunciato da Seokjin, e pure il "Finalmente" sottinteso a fine della domanda. Sorrise e scosse la testa guardando Taehyung che invece, con gentilezza, gli chiese se voleva sedersi accanto a lui. Tutta la sua attenzione era rivolta verso Yoongi. Leggermente imbronciato, continuava a lanciare dei silenziosi messaggi allarmanti al suo migliore amico con la coda dell'occhio. Aveva decisamente fatto male i calcoli. Se la sua fine fosse arrivata sarebbe stata di certo un'opera del più grande tra loro. la bocca, nuovamente impastata, sembrava volergli impedire di fare la sua mossa. Deciso più che mai di non rimanere a bocca chiusa anche quella volta tentò di porgergli la richiesta con estrema naturalezza «Po-possiamo parlare? D-da soli?»

Ovviamente fallì, ritrovandosi a balbettare come il povero scemo che effettivamente era. Ovviamente la risposta dell'altro non fu positiva «L'abbiamo fatto prima, ricordi? Ci siamo già detti tutto per quanto mi riguarda»

Non si arrese. Sapeva che non avrebbe avuto successo tanto facilmente. Ed era giusto così. Se lo meritava e al posto di Yoongi si sarebbe comportato allo stesso identico modo.

«I-io devo dirti ancora una cosa però. Mi basta che... Che ascolti, niente di più»

Namjoon si mise in mezzo, tentando di fermarlo con tono di avvertimento «Hoseok, non credo che -»

Non gli permise di finire la frase. Sapeva che quello che intendeva dirgli era che non credeva fosse il caso ed il peggio era che Hoseok era d'accordo con lui. Nel giro di pochi secondi, da quando aveva deciso di chiedere a Yoongi di parlare a quel momento, si era immaginato le più svariate conclusioni per questa storia e nessuna di queste prevedeva il lieto fine. La meno spaventosa tra tutte era composta dall'amore della sua vita che gli chiedeva di dimenticarlo e di uscire per sempre dalla sua vita e lui che col cuore a pezzi non avrebbe potuto far altro che accontentarlo, lasciando vincere la sofferenza una volta per tutte. Il problema era che quest'ultima avrebbe vinto comunque. Anche se avesse ignorato l'urgenza di togliersi questo peso dal petto, sapeva che per lui sarebbe comunque andata nel peggiore dei modi, con il passato che giorno dopo giorno avrebbe continuato a farlo penare nel presente fino a distruggergli il futuro. Se lo meritava e sarebbe andato incontro al suo destino senza battere ciglio, ma prima doveva dire al ragazzo che gli stava di fronte e che lo guardava come un mentecatto tutto quello che meritava di sapere. Non gli costò molto supplicarlo ancora, anche se per la prima volta davanti a tutti. Parlando sopra la voce del suo migliore amico, con un tono più lamentoso di quanto voleva piagnucolò «Ti prego, hyung»

Probabilmente, a convincerlo non fu la preghiera. Il fatto che si sentisse in imbarazzo nel ritrovarsi al centro dell'attenzione di almeno cinque dei vari ospiti della casa e solo perché Hoseok si era addirittura inginocchiato davanti a lui era stato sicuramente il più grande incentivo. Almeno era questo quello che si era ritrovato a pensare mentre Yoongi si alzava di scatto, afferrandolo per la camicia e iniziando a tirare per farlo rialzare. Il «Muoviti, imbecille» ringhiatogli in faccia subito dopo fu molto di più di quanto avesse mai sperato.

 

Trovandosi nel bel mezzo di una festa con un discreto numero di invitati, non fu semplice trovare un luogo appartato. Il numero delle stanze dell'appartamento dei loro amici era piuttosto modesto. Oltre al bel soggiorno comunicante con la piccola cucina, in quel momento stracolmi di gente, non erano molte le opzioni rimanenti. Per quanto lo spirito di adattamento poteva essere tutto in un momento del genere, Hoseok non aveva intenzione di vivere il momento più importante della sua esistenza in un bagno o per strada. La camera da letto Nam e Jin era accogliente. Predominavano i colori caldi e c'era tanto di entrambi. Era facile capire a chi apparteneva il disordinato comodino posto al lato destro del letto matrimoniale. Libri, occhiali da vista e altro ancora erano stati lasciati lì nella maniera più confusionaria possibile. Il comodino di sinistra invece era assai più preciso. Oltre alla abat-jour e una foto incorniciata della coppia, posta sopra un grazioso centrino ricamato, non c'era molto altro. Hoseok, sedendosi sul morbido materasso ricoperto da una leggera trapunta color avorio, non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato se anche lui, all'epoca, avesse avuto il coraggio di proporre a Yoongi di fare quel passo assieme. Aveva detto a Namjoon di stare attento, era sicuro stessero correndo e che fosse troppo presto per lui e Jin. Era sicuro che di tempo ne avrebbero avuto ancora, così come ne aveva lui. Ovviamente quella fu solo la prima delle innumerevoli volte in cui si era ritrovato in errore. Con un cenno invitò silenziosamente Yoongi a sedersi accanto a lui. Non lo fece. Rimanendo in piedi, si appoggiò con la schiena alla cassettiera posta proprio lì davanti, addossata alla parete. Standogli di fronte ma con una distanza di sicurezza. Hoseok notò che era lui a non guardarlo negli occhi ora, nemmeno quando con tono infastidito gli chiese «Beh? Che vuoi?»

Se avesse dovuto rispondere di getto, quello che sarebbe uscito dalle sue labbra sarebbe stato qualcosa di molto simile ad un "Tornare indietro nel tempo".  La consapevolezza però di star camminando su delle uova riusciva comunque a dargli modo di elaborare il tutto, facendogli prendere delle strade secondarie nella speranza di arrivare comunque al punto desiderato «Dicevo sul serio prima. Sai, quando ti ho detto che ti trovo bene. Stai bene, vero?»

Non seppe ben interpretare quel conseguente boccheggiare dell'altro, accompagnato dagli occhi leggermente sgranati. Era incredulo, sì, ma anche sorpreso. Quello che non riusciva a definire era la positività della cosa per lui.

«Cosa? Fai sul serio?»

Si rimise dritto all'improvviso, abbandonando con un tonfo il mobile che gli stava alle spalle. Come se quello che gli aveva appena posto fosse il quesito più stupido del mondo, continuò a parlare a voce sempre più alta «Ti sei messo a fare quella sceneggiata davanti agli altri per chiedermi se sto bene? Certo che sto bene, non lo vedi?!»

Ancora, se si fosse permesso di dire quello che davvero pensava di certo non poteva dare un responso positivo. Non che non lo trovasse in salute o che gli desse l'impressione di stare male, ma non era nemmeno convinto che fosse davvero tutto a posto in lui. Comunque, non era probabilmente quella la parte che meritava più attenzione. Non per il momento e non secondo Yoongi che aveva l'aria di uno che volesse fargli un test anti droga. Hoseok, dal canto suo, si stava sforzando per ricordare se il soffocare con la propria lingua fosse causa o conseguenza di un attacco epilettico. Ovviamente a non stare bene in quella stanza non era nessun altro che lui.

«N-no certo che no. N-non era questo che volevo dirti ma-» ingoiò a vuoto e cercò tra le sue scorte l'ultima dose di coraggio che gli rimaneva -sempre che non l'avesse consumata tutta nelle ultime ore, chiaramente «Mi farebbe piacere sapere che sia tutto ok. Solo in generale»

Gli occhi di Yoongi si ridussero a due sospettose fessure, che lo scrutavano in parte, senza però guardarlo direttamente. Gli concesse solo un misero «Sì, sto una favola» solo dopo essersi chiuso in se stesso, stringendo braccia e spalle. Come se dovesse nascondere qualcosa. Hoseok per la prima volta pensò che conoscere così bene il corpo di qualcuno fosse una cosa davvero frustrante. Comunque, cercò di regalargli un piccolo sorriso prima di dirgli che gli faceva piacere sentirglielo dire. Subito dopo però si avventurò nel sentiero più insidioso «Io... Volevo dirti che mi dispiace. Per Yeonseok innanzitutto»

Era raro vedere Yoongi in quello stato. Solitamente risoluto e testardo come pochi, in nessuna discussione che avevano avuto o alla quale aveva assistito, mai aveva visto il più grande abbassare la testa a quel modo. Quella era una cosa nuova persino per lui. Non sapendo come prenderla, pensando che in realtà stesse semplicemente ascoltando passivamente, andò avanti, cercando di non perdere il filo che aveva iniziato a seguire «Sul serio non ci stavo provando, credo abbia semplicemente interpretato male. E mi dispiace anche per essermi comportato come se fossi io ad avere il diritto di essere arrabbiato. So che non -»

«Perché mi stai facendo questo?» La voce spezzata del più grande lo interruppe, prendendolo di sorpresa e dando modo alla bestia di dare l'allarme, mandandolo a fuoco ancora una volta. Provocandogli di nuovo quell'orrenda nausea.

«Quando siamo obbligati a rivederci ci trattiamo male. Io dico delle cattiverie a te e tu ne dice altre a me. Solo questo e per non più di cinque minuti. E' così che funziona. Perché adesso vuoi essere più stronzo di quanto non sia stato prima e farmi questo?»

Tornato a guardarlo a testa alta, Hoseok ebbe la certezza che non gli sarebbe stato facile reggere ancora. Yoongi non si stava mostrando più solo arrabbiato. C'era della fragilità in lui, distante anni luce da quell'impassibile freddezza che aveva precedentemente mostrato. Sperava non sarebbero arrivati a questo tanto presto. Sperava che il suo cuore avesse del tempo in più per frantumarsi ancora una volta. Era stato uno stronzo e lo sapeva. Lo era ancora adesso, costringendolo in qualche modo ad ascoltarlo. Non era quello a fargli del male. Era la conferma che, come pensava, Yoongi non stava una favola. Vederlo in quello stato, con quegli occhi un po' troppo lucidi, era la peggiore punizione tra le punizioni che si era inflitto.

«Io però non voglio più farlo. Non posso più far finta che tra noi ci sia sempre stato soltanto questo. Non è giusto e -»

«Non parlare di cosa è o non è giusto! Questo non è giusto, il volerti pulire la coscienza in questo modo per far passare solo me come bastardo!»

Yoongi aveva iniziato a muoversi, spostandosi all'interno di quella camera da letto non troppo spaziosa con delle grandi e visibilmente furiose falcate. Hoseok, completamente sbalordito da quello che si era appena sentito dire, lo raggiunse in un secondo, pronto a spigargli quanto si fosse in errore. Gli si fece subito vicino e, prendendolo per la spalla, lo fece voltare. A quel punto, allora, con la mano rimasta libera lo strinse per il braccio nel tentativo di farlo stare fermo «Non è quello che sto cercando di fare! Sto cercando di dirti l'esatto contrario! L'unica persona che ha delle colpe qui sono io e ci sto da schifo! Sono io il bastardo, non di certo tu! Chi mai potrebbe pensare una cosa del ge-»

«Io, Hoseok!» cercò di divincolarsi, mettendo in quel braccio più forza di quanto lui si aspettasse, ritrovandosi quasi a perdere l'equilibrio. Non riuscì comunque a liberarsi per davvero mentre continuava a blaterare ad alta voce «Ogni volta che vedo la tua stupida ed enorme faccia non faccio altro che dirmi quanto pessimo sia stato da spingerti a fare una cosa del genere! Prima di andare a letto l'unica cosa a cui riesco a pensare è il perché non riesca ad odiare te più di quanto non odi me! Quindi no, Hoseok! Non puoi lasciarmi da solo in questa - »

Non seppe spiegare quale folle raptus si fosse impadronito di lui o ancora se fosse stato il mostro, in allarme dalla prima parola dal più grande pronunciata, a spingerlo a tanto. Eppure, non si era mai sentito tanto lucido in vita sua. Schiantare letteralmente le sue labbra su quelle di Yoongi, impegnate nel tentativo di spiegargli quanto anche lui si sentisse in colpa, fu il gesto più stupido che in quel momento potesse fare, eppure niente aveva mai avuto tanto senso prima di allora. Nella lotta che avevano intrapreso, uno nel tentativo di liberarsi e l'altro in quello di fermarlo, Hoseok si era ritrovato a trattenere il più grande per i capelli. Con decisione, in un presa vigorosa, aveva iniziato a stringere senza fargli del male. Quando fu quasi spinto via si avvicinò ancora, coinvolgendo Yoongi in quel bacio che sognava da oltre un anno ma nel quale non avrebbe mai sperato. E di certo non si sarebbe mai aspettato che venisse ricambiato. Non con tanta velocità e passione sin da subito. Fu in quel momento che, nonostante gli occhi serrati per la troppa carica elettrica che l'incontro tra le loro lingue aveva scatenato, riuscì a vederlo per la prima volta come il vero Yoongi. Il suo Yoongi. Tra le sue braccia, esattamente dove sarebbe dovuto stare. Tentennare in qualche modo verso il letto, ad un metro di distanza dal groviglio che i loro arti avevano formato, fu la cosa più naturale del mondo nel momento in cui sentì le grandi mani di Yoongi posarsi sul fianco e sul fondo della schiena, stringendo spasmodicamente pelle e tessuti. Caddero sul morbido materasso con un tonfo; per Hoseok non fu un motivo valido per lasciarlo andare. Era tutto così intenso che la mente si era già annebbiata, ogni logico ammonimento veniva confuso col desiderio che non si era reso conto di provare da tempo. Quando poi fu lo stesso Yoongi a chiedere di più, decretò che assecondare ogni suo capriccio sarebbe stato da lì in avanti il suo unico scopo. Il misero divario tra loro venne annullato completamente, facendo aderire i loro corpi alla perfezione. Come due pezzi di un puzzle, creati per questo. E lui avrebbe passato con gioia il resto della sua esistenza ad ascoltare  i peccaminosi mugolii prodotti dalle labbra rosate dell'altro. Quando sentì le mani di Yoongi farsi spazio nei suoi pantaloni, andando a stringere le natiche per accompagnarle nel loro ripetitivo movimento forsennato, Hoseok perse definitivamente la ragione. Con scatti impellenti alzò la maglia del più grande, tirandola su fino al collo. Rompere il bacio per poter ammirare il torso glabro dell'altro fu automatico. Come ipnotizzato dalle costole che si mostravano a causa del respiro affrettato, lasciò che fossero loro a guidare la propria bocca, che si trattenne ovunque quel corpo desiderasse. Si stava dedicando con veemenza ad un capezzolo quando Yoongi decise di prendere il controllo, sorprendendolo col vigore che Hoseok sapeva per esperienza riservava solo per occasioni del genere. Dopo che le loro posizioni vennero ribaltate, si era ritrovato steso sulla schiena col più grande che sopra di lui portava avanti il lavoro, sfregando il sedere ancora vestito sul suo cavallo. Fu quello a fargli realizzare che la sua conclusione non sarebbe arrivata tanto tardi. Quello, e il poter osservare finalmente il viso di Yoongi. Sulla fronte, un po' bagnata a causa del sudore, si erano attaccate un po' di ciocche scure, inumidendosi a loro volta. Le sopracciglia erano aggrottate e gli occhi socchiusi, nei quali si poteva leggere sia lussuria che concentrazione. Imperterrito continuava a mordersi il labbro inferiore. Hoseok si tirò su velocemente, ignorando gli addominali in quel momento ululanti, e cingendolo stretto per la vita corse in salvo a quel suo amato labbro, impendendogli con un bacio di rovinarlo. Quel confronto fato di labbra, lingue e denti assieme alla vicinanza ritrovata rese il tutto ancora più intenso, tanto da divenire insopportabile. I loro movimenti si fecero frenetici, sempre più veloci, finalizzati ormai ad un unico scopo. Quando venne raggiunto, infine, Hoseok si sorprese di quanto quell'appagamento, ricercato con tanta impazienza, si volatilizzò in fretta. Yoongi era lì, su di lui e stretto tra le sue braccia, col viso nascosto nell'incavo del suo collo mentre con fatica tentava di riprendere fiato. Era stato inaspettato e ancora più bello proprio per questo, ma una domanda aveva iniziato a ronzargli in testa nel momento in cui era riuscito a ritrovare se stesso. Cosa ne sarebbe stato di loro adesso? Era troppo spaventato dalla risposta per dar voce ai suoi pensieri e la belva, che sembrava aver finalmente trovato pace, si rimise a graffiare, non aiutandolo nel prendere una decisione. Fu lo stesso oggetto delle sue paure a ridestarlo, riportandolo al presente. Il più grande sollevò la testa, rimettendosi dritto con la schiena ma senza scendere dalle sue gambe. Si guardò intorno con aria quasi assonnata, passandosi una mano sulla fronte per staccare quei ciuffetti che lì erano rimasti, scompigliandosi così ancora di più. Fu allora che lo sorprese, facendo in realtà una delle cose che più gli mancavano di lui. Abbassando leggermente lo sguardo, puntandolo sui loro bacini ormai tranquilli, arricciò la bocca in smorfia. Poi, con quella stessa faccia, con voce roca disse «Le mutande adesso dovrei cambiarle sul serio»

Non credeva fosse ancora in grado di ridere così. Quella era sempre stata un'esclusiva delle sardoniche battute dette nei momenti meno opportuni di Yoongi, ed era ormai convinto facesse parte del suo passato. Pensava potesse risentire solo un'eco lontana di quelle custodite tra i suoi ricordi. Riviverla, anche solo per una volta, era più di quanto avesse potuto desiderare. Più di quanto meritasse. Forse non avrebbe dovuto pretendere altro. Forse si sarebbe dovuto godere semplicemente quello che rimaneva di quel loro momento.

 

Si rese conto presto, ovviamente, che quel ragionamento era più facile ponderarlo che metterlo in pratica. Dopo solo qualche secondo, il più grande aveva deciso di alzarsi, lasciandolo così in balia di una fredda sensazione che pungeva senza pietà. Aveva recuperato una scatola di clinex dal comodino del suo migliore amico, cercando di ricomporsi come meglio poteva studiando il proprio riflesso allo specchio. Era caduto un silenzio pesante, più difficile da sopportare di quanto non fossero state le loro ultime conversazioni. Tanto pesante da portare Hoseok, incapace per natura a gestire situazioni del genere, a dire la prima stupidaggine che gli venne in mente «E' stato...uhm. Interessante?»

Yoongi, praticamente di fronte a lui, non smise di sistemare la chioma ribelle che sembrava non voler tornare a posto. Potendolo però vedere da ogni angolazione, notò chiaramente sia l'irrigidirsi delle spalle che i suoi occhi farsi torvi nella sua direzione «Strusciarci come due ragazzini sul letto dei nostri migliori amici è stato stupido, non interessante»

Realizzando solo in quel momento dove il suo sedere era poggiato, si alzò di scatto e prese a sistemare le coperte come meglio poteva. Jin lo avrebbe ammazzato di sicuro a quel punto. La preoccupazione data dalla rivelazione, comunque, non gli impedì di percepire lo sbuffo di risata provenire dall'altra parte della stanza. Yoongi, divertito dal suo comportamento, lo stava guardando con quel ghignetto che gli decorava il viso ogni volta che lo prendeva in giro. Fu così che realizzò che non era solo lui a conoscere il più grande come le sue stesse tasche. La loro complicità non era mai stata unilaterale ed era vero che Yoongi era ancora la persona che meglio lo conosceva al mondo. Era vero che era uno stronzo e quello che c'era da poco stato non gli sarebbe bastato.

«Per me non è stato solo questo»

Lasciò perdere le coperte ignorando le future conseguenze del probabile danno che avevano combinato e piano si riavvicinò al più grande. Quando gli fu vicino, mettendogli una mano sulla guancia, continuò a parlare «Non ti ho portato qui per saltarti addosso, però quello che volevo dirti non è poi così lontano da quello che abbiamo fatto». Lesse una preghiera negli occhi dell'altro. "Non dirlo". Come una sirena, Yoongi continuava a trasmettergli telepaticamente quel messaggio. Hoseok venne meno alla sua promessa di accontentarlo in tutto «Mi manchi così tanto che mi rimane impossibile andare avanti così»

Yoongi si allontanò, lasciandogli la mano vuota, proprio come tutti il resto. A riempirlo, però, ci pensò l'amaro gusto delle sue parole «Cristo, Hoseok. Mi manchi anche tu, è ovvio che sia così. Come potrebbe non mancarmi quello che eravamo?» Incredulo e spaventato allo stesso tempo, si passò una mano tra i capelli, rovinando il lavoro di prima «Questo però non cambia niente. So di non essermi impegnato abbastanza ma la schifezza l'hai fatta tu! Non penso di poter credere ancora in te»

Il disgustoso sapore gli arrivò fino alla bocca. Quel nodo alla lingua, che vigliacco tornava ogni volta che le cose si facevano troppo serie, sembrava volergli impedire di parlare. Hoseok, tuttavia, non era disposto a sentirsi dire addio ancora una volta. Non se prima non avesse provato con tutto se stesso a far capire a Yoongi che il suo più grande errore, per il quale avrebbe pagato le conseguenze per il resto della vita, non lo rendeva una persona diversa dal ragazzo con cui era stato per tanto tempo.  Avanzando, cercando con quel piccolo passo di abbattere quel muro che Yoongi stava tentando di erigere tra loro, provò a ricreare quel contatto «Guardami». Non si diede per vinto quando l'altro non fece come richiesto «Yoongi, guardami negli occhi e dimmi se non puoi credermi quando ti dico che ti amo ancora, proprio come ti amavo prima»

Yoongi non disse niente. La sua bocca era socchiusa e i suoi occhi, finalmente su di lui, un po' spalancati. Se lo fece bastare, andando così avanti «Volevo lo sapessi. Anzi, devi saperlo. Così come devi sapere che io per primo non smetterò mai di punirmi per quello che ho fatto. Oh, e anche che il nostro revival adolescenziale di prima è stata la cosa più bella che mi sia capitata da oltre un anno»

Faceva un certo effetto vedere come loro fossero rimasti sempre gli stessi ma le diverse situazioni portavano a reagire in maniera diversa. L'ultima volta che aveva tentato di dire a Yoongi che lo amava disperatamente nonostante quello che aveva fatto, lui non aveva battuto ciglio. Ora non sapeva se doveva prepararsi ad una crisi di pianto o se prepararsi ad un occhio nero. Forse, si augurò, non era il solo a non reggere più quella rabbia che si riversavano addosso. Forse non era il solo a provare certe cose e il fatto che fosse il più grande a lottare contro se stesso, in quell'istante, era una prova inconfutabile. L'inaspettato ottimismo vacillò quando l'altro finalmente parlò «Non mi basta». Serrando gli occhi e chiudendo a pugno entrambe le mani, lasciando cadere le braccia che sembravano più pesanti che mai lungo i fianchi, Yoongi continuò a parlare con fatica «Vorrei poterti credere. Se sono arrivato tardi stasera è stato solo perché me la facevo sotto. La prima cosa che ho fatto è stata marcare il territorio con quell'idiota e poi mi sono praticamente comportato come una cagna in calore davanti agli occhi di Namjoon e Jin hyung in quella dannata foto». Sospirò. Poi Hoseok lo vide riportare lo sguardo su di lui, con rassegnazione «Anche io... Anche io provo certe cose. Ma questo non mi basta. Devi fare di più»

Dal suo stomaco sentì partire un latrato. La fiera, esigente, cercava di spingerlo a dire qualcosa, celermente. La sua testa, però, sembrava essere andata in stand-by. Era impossibile che avesse capito bene, era impossibile che Yoongi gli stesse dicendo che una speranza, seppur minuscola e lontana, c'era. La sua risposta, tanto ovvia, arrivò nonostante l'incredulità «Tutto. Posso fare di tutto per te»

«Non ubriacarti più». Parlò con sicurezza, quasi fosse già pronto a quel tipo di richieste. Hoseok annuì a tutte quante «Non andare in giro per locali da solo. Non farti sorprendere a fare il cascamorto col primo tizio che ti passa accanto. Fammi sentire come fossi davvero l'unico per te»

A quell'ultima richiesta, l'aria si fece ricca di tensione. La tristezza di Yoongi non diede scampo ai rimorsi già vividi. Con leggerezza portò una mano sulla nuca del più grande. Poi, facendo incontrare le loro fronti, sussurrò «Lo sei». L'altro, semplicemente, annuì. Rimasero così, perdendosi l'uno nel respiro dell'altro, fino a che qualcuno non bussò alla porta. La voce di Namjoon che chiedeva se fosse tutto a posto li sorprese. Si separarono e Hoseok, con fatica e dispiacere, si convinse a lasciarlo andare. Tirò su col naso, pensando che sarebbe potuto vivere per sempre in quella loro bolla. Stava per dirigersi verso la porta, come credeva avesse fatto l'altro, quando Yoongi lo fermò all'improvviso «Hoseok». Nella tristezza di prima c'era un che di serio. Riconobbe quel fuoco nei suoi occhi, quello che aveva già visto in momenti critici, quando tutto sarebbe stato o bianco o nero e niente avrebbe avuto più una via di fuga verso il grigio «Niente più cazzate, nessuno dei due. E... Aspettami, questa volta»

Annuì freneticamente, col cuore in gola e il petto sembrava poter scoppiare da un momento all'altro. L'aspettativa e la voglia di rimettere le cose a posto si insinuarono in lui, prendendo posto tra il senso di colpa e il dolore. Sentì la bocca farsi nuovamente impastata, portandolo di nuovo a quello stato larvale per il quale non sarebbe più stato in grado di comunicare come la persona adulta che era. Almeno, ne era valsa la pena. Yoongi valeva tutto, poteva sopportare qualche giorno in più di incertezza. Era più di quanto si sarebbe mai permesso di chiedere. Cercò di sorridere, ma il ragazzo l'aveva già superato. Continuando a camminare verso la porta, come se niente fosse, si congedò «Sai cosa sarebbe carino? Domani mattina potresti portarmi la colazione. Credo che il mio frigo sia rimasto vuoto. Oh, dì tu a Jin hyung che sarebbe meglio lavare quella coperta. Mi raccomando, eh»

Sparì così, lasciandolo solo con Namjoon che stralunato lo guardava, confuso anche lui dalla camminata frettolosa del più grande. Andava bene così. La probabile melodrammatica reazione di Seokjin non poteva essere peggio del vivere ancora come l'ultimo anno. In fondo l'aveva detto prima, la passione di Yoongi per le sue sofferenze non era nulla di nuovo per lui.

«Com'è andata?»

Il suo amico, che lo aspettava sulla soglia della porta, sembrava sinceramente preoccupato. Hoseok gli sorrise. Capì da solo quanto fosse diverso dal sorriso che gli rivolse ad inizio serata «Come non mi sarei mai azzardato a sognare». Lo raggiunse, uscendo anche lui dalla stanza. Dopo aver chiuso la porta, sommando un nuovo e fantastico ricordo che lo legavano a quella casa, diede una pacca sulla spalla all'amico «Tu però potresti non fare sesso di compleanno stasera. Sto per far arrabbiare hyung»

Namjoon lo guardò male e subito dopo iniziò a lamentarsi. Hoseok non riusciva a sentirlo. Ritrovò subito Yoongi che vicino all'ingresso sorrideva al resto dei loro amici. I loro sguardi si incrociarono e il sorriso, anche se si fece più timido, non lo abbandonò mai. La sua belva, ormai domata, prese a fare le fusa. Il nodo alla lingua e l'amaro in bocca erano spariti e con loro la tremenda paura. Per lui, ce l'avrebbe messa tutta questa volta.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti *-*

Ah, non ricordavo quanto fosse difficile scrivere delle note finali decenti. Potrebbe anche essere inutile provarci dopo quello che avete appena letto xD

Questa "cosa" è frutto dell'influenza, di una canzone che da giorni ho in testa -Tongue Tied dei Grouplove- e della voglia che avevo di mettermi alla prova. Volevo uscire dalla confortevole zona che mi sono creata con The Loft (l'ultima storia da me scritta, per chi non lo sapesse) e capire se effettivamente sia in grado di portare avanti qualcosa di diverso.
Il risultato non l'ho ancora capito. Questa os è nel mio computer da oltre una settimana e ancora adesso mi sto chiedendo se pubblicandola stia facendo la cosa giusta.
La verità è che nel mezzo ci sono piccole scene o semplici frasi che -a rischio di peccare di modestia- mi piacciono molto e solo per loro mi sono decisa a fare questo passo.

 
Sarà meglio chiudere qui xD mi sto deprimendo da sola *cade*

 
Un grazie di cuore a chiunque sia arrivato fin qui con la lettura. Spero di non aver annoiato troppo nessuno.
Un ringraziamento particolare come al solito va ad _ez_ e al suo aiuto.

 
Alla prossima, spero

YoongiYah

 

 

 

 

 

 

   
 
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