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Autore: cioco_93    13/11/2016    2 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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6.That gonna be a mess

Dopo 3 ore passate in compagnia di Elena, ero giunto a conclusione di aver passato tra le migliori serate della mia vita, e contando che non ero riuscito ancora nemmeno a strapparle un bacio, era una cosa incredibile.
Era bella da mozzare il fiato, semplice, piena di vita, intelligente, e con una risata che mi faceva perdere un battito ogni volta che la sentivo. Insomma, mi ero cacciato in un bel casino.
- Quindi, fammi capire, hai letteralmente stalkerizzato un personaggio come Steve Mccury per un intero mese.?? – le chiesi divertito mentre parlavamo della sua caparbietà.
- Certo. La mia è una galleria piccola, e soprattutto nuova. Voglio far conoscere gli artisti che propongo, ma per farlo ho bisogno di farmi un nome grazie a chi ha già un riscontrato successo – iniziò a spiegarmi piena di passione. Si vedeva che amava il suo lavoro – Il prossimo mese avrò in mostra questa nuova artista, che mischia la fotografia alla pittura. È una cosa molto particolare, ma che vale assolutamente la pena di vedere, il problema che la conosco davvero in pochi. Quindi ho giocato d’astuzia: ho esposto un’artista del calibro di Mccurry, la gente viene a vederlo e s’interessa al posto, che ho appositamente creato anche come luogo di ritrovo per via della caffetteria interna, e quando vi ritornano, ecco che si ritrovano un nuovo artista in esposizione sconosciuto, ma che potrebbe decisamente interessarli – concluse infine fiera del suo ragionamento.
- E fammi indovinare: mentre esponi questa artista sconosciuta stalkeri un altro elemento famoso da esporre il mese successivo – constatai ridente.
- Esattamente – rispose lei con un sorriso a trentadue denti.
- Ti piace proprio il tuo lavoro vero.?? – chiesi incantato dalla passione con cui parlava di ciò che faceva.
- Amo l’arte, in tutte le sue forme: pittura, scultura, fotografia…e soprattutto credo ancora ci siano persone che sappiano renderle giustizia. Quindi si, mi piace il mio lavoro – affermò sicura delle sue parole – E a te.?? Ti piace il tuo lavoro.?? – domandò di rimando curiosa.
- Decisamente. Provo magari qualche risentimento quando rimando tre volte di fila le mie vacanze per un caso, ma l’adrenalina che sento in tribunale quando devo dimostrare che ho ragione, la gratificazione quando riesco a rinchiudere in cella il cattivo di turno… Bhè, si mi piace eccome – risposi ripensando a tutte le volte che mio padre avrebbe voluto farmi cambiare idea.
- Mi hai detto però che tuo padre e tuo fratello sono medici: loro come hanno preso la tua scelta.?? – fece eco ai miei pensieri.
- A mio fratello poco cambiava. Lui ha sempre adorato fin da bambino girare per l’ospedale con mio padre, voler salvare vite…Con mio padre è stata più dura. Per lui sarei stato un ottimo chirurgo, un ottimo capo reparto. Dice sempre che sono caratterialmente la sua copia, il che è anche vero, quindi non ha mai digerito totalmente la mia scelta, per quanto comunque sia fiero di dove io sia arrivato – le spiegai vagando con la mente a tutte le nostre litigate sull’argomento.
- Non andate molto d’accordo quindi – commentò lei tristemente.
- No, quello no. Ci scontriamo spesso, perché fin troppo simili, ma ci vogliamo bene. Basta che non passiamo troppo tempo insieme – dissi divertito.
- Signori gradite ancora qualcosa.?? – chiese gentilmente il cameriere avvicinandosi a noi.
- La ringrazio, ma al 4° Cosmopolitan potrei rivelare i miei segreti più oscuri, non credo sarebbe il caso – rispose Elena ridendo.
- Seguirò la signorina, grazie – dissi io al ragazzo, per poi rivolgermi nuovamente a lei – Comunque buona a sapersi, la prossima volta ti farò perdere il conto così almeno scoprirò tutto di te – la stuzzicai.
- Cosa ti fa crede che ci sarà una prossima volta.?? – replicò lei piccata, ma con una certa malizia.
- Oh andiamo… siamo stati bene: abbiam chiacchierato, riso, scherzato e non puoi negare che ci sia una certa reciproca affinità sessuale – le risposi spudorato avvicinandomi pericolosamente al suo viso.
- Tu porti guai e io altrettanto, non conviene – ribatte lei seria, senza però scostarsi minimamente.
- E quindi.?? La vita è una Elena, bisogna godersela, perché dover scappare da qualcosa che entrambi desideriamo.?? – domandai cercando di capire cosa la trattenesse.
- Tutto ciò non porterà a nulla di buono – affermò con toni sempre più cupi.
- Amo il rischio – continuai io imperterrito.
- Ma non sai nemmeno qual è la posta in gioco – rispose quasi esasperata ma allo stesso tempo divertita, ma non diedi più spazio alle parole.
Mi fiondai sulle sue labbra con una foga che trattenevo fin dal primo momento in cui l’avevo vista davanti all’ospedale, e lei non si tirò indietro.
Fu così che giusto il tempo di pagare e arrivare al mio appartamento, che fortunatamente distava a pochi isolati da lì, che Elena era mia tra le mura della mia casa.
Feci giusto in tempo a chiudere la porta che iniziai a torturarla contro di essa. Baci infuocati, decisamente di suo gradimento da prima sul collo, poi trai suoi seni, per poi continuare tra le sue cosce non appena riuscì a sfilarle le mutandine. I suoi gemiti erano musica, e fu facile capire che come la volevo io, così mi voleva anche lei. L’aggressività da felina con la quale sbottono la mia camicia, e slacciò i miei pantaloni furono il giusto input per farla mia contro il muro non appena il mio membro fu libero dai boxer. L’intensità con la quale vivemmo quel primo round valse già solo quello tutte le precedenti notti che avevo passato in lieta compagnia. A seguire, quando la trascinai per una doccia fredda per riprenderci, Elena seppe rendere decisamente bollente anche quella.
Era in balia delle sue voglie e soprattutto senza vergogna. Era decisamente qualcosa di spettacolare.
Quando ci asciugammo, ci ritrovammo in cucina a ridere e scherzare, mangiando delle ciliegie che, non so come, lei aveva trovato in frigo.
La ragazza era seduta sul bancone dell’isola, io in piedi di fianco a lei.
- Bell’appartamento – commentò d’un tratto guardandosi intorno.
- Grazie – risposi sorridendo porgendole una ciliegia direttamente alla bocca, che lei non rifiutò.
- Però non è tutta opera tua. Qui c’è il tocco di una donna – aggiunse a seguire divertita.
- Mi hai scoperto – affermai ridendo alzando le mani in segno di resa – Mia madre mi ha dato una mano. Aveva paura di qualche mio colpo di testa – aggiunsi ridente.
- Del tipo.?? – chiese subito curiosa.
- Diciamo che ho una vena un po’ Dark, che ho minimizzato solo nel outfit total black fuori dall’ufficio. Quando mi sono trasferito qui qualche hanno fa, mamma era terrorizzata che trasformassi la casa in un posto lugubre, cosa che in verità non mi era mai passata dall’anticamera del cervello, ma la lasciai fare – spiegai alzando le spalle e fregando un’altra ciliegia – il tuo appartamento invece com’è.?? Un attico tutto rosa pieno di gattini.?? – le domandai poi a mia volta prendendola in giro.
- Dopo una serata passata con me, ti immagini davvero questo.?? – replicò perplessa e quasi offesa.
- Sto scherzando – dissi scoppiando a ridere, facendola rilassare immediatamente.
- Ah ecco – esclamò divertita – comunque niente di che, è un piccolo loft su due piani. È carino, ma è da poco che ci siamo trasferite lì, quindi è ancora abbastanza incasinato – raccontò vaga.
- Da quant’è che siete là.?? – le chiesi in risposta.
- Giugno – ribatté quasi freddamente.
- Ok, ok, non ti piace parlare di casa tua, recepito – tentai di smorzarla a quel punto di nuovo io, riuscendo a strapparle un sorriso – forse è meglio se continuiamo a parlare che so, della mia di casa, per la precisione della mia camera da letto – iniziai a stuzzicarla malizioso sporgendomi verso le sue labbra, insinuandomi tra le sue cosce ed Elena non se lo fece ripetere due volte. Strinse gambe e braccia attorno al mio corpo, e si lasciò trasportare fino al mio letto per un’incredibile 3° round.

La mattina seguente Elena non c’era più.
Nessuna traccia di lei in tutto l’appartamento, quasi avessi sognato tutta quella meravigliosa notte, ma io sapevo che non era così. Lei era stata in quella casa, lei era stata mia tutta la notte, ed era stato qualcosa di inspiegabile e meraviglioso.
Ero perso nella balia dei miei pensieri quando il telefono iniziò a squillare all’impazzata ricordandomi che oltre quella notte, avevo però una vita e un lavoro che decisamente necessitavano della mia presenza.
- Damon ho bisogno di un consiglio – esordì la voce di mio fratello mentre mi dirigevo in cucina per prepararmi un caffè.
- A tua disposizione Stefan – dissi ancora assonnato.
- Ma sei ancora a casa.?? – mi domandò di rimando il ragazzo.
- Si, lo so, sono in ritardo. Ma sai qual è il bello di esser il capo di uno studio d’avvocati.?? Che non devo render conto praticamente a nessuno, soprattutto a mio fratello neurochirurgo – gli feci notare irritato.
- Ok, ok messaggio recepito – affermò con toni colpevoli – comunque, un bel posto dove portar fuori a cena una donna.?? – chiese supplichevole.
- Uhuhu qualcuno qui ha un appuntamento con la fantomatica Caroline – iniziai a prenderlo in giro.
- Damon ti prego, fai il serio – mi rimbeccò lui nell’immediato.
- Sei ancora più noioso di prima mattina – commentai in risposta – Comunque dipende da che tipo è questa Caroline – domandai sta volta seriamente.
- Alta, bella, bionda, simpatica, intelligente… - raccontò sognante, ma lo bloccai nuovamente sul nascere.
- E magari con due braccia, due gambe, nata da un padre e una madre – dissi sarcasticamente – ho capito che ti piace, ma io parlavo di altro. È una raffinata o più camionista.?? Angelo sceso in terra o seduttrice.?? - specificai sospirando dell'ingenuità di mio fratello.
- Raffinata, della serie che ci tiene ad apparire elegante e ben vestita, ma non è attaccata ai soldi. Sicuramente non è una seduttrice, sembra un angelo, ma non per questo secondo me non ci sa fare, anzi – rispose sognante.
- Ok, mi stai facendo venire la nausea. Portala al The River Caffè. Elegante, prezzi non eccessivi, e vista tra le migliori di New York, la farai perdere te come oramai tu lo sei di lei – gli dissi ridendo.
- Grazie Damon – replicò lui sinceramente grato – Tu piuttosto dov’eri ieri sera.?? – domandò cambiando totalmente argomento.
- Io… preso dal lavoro. Sono stato su un sacco di carte tutta notte, e infatti ora sono in ritardo – gli raccontati sbrigativo – Fammi sapere come va la cena.! Ci sentiamo – aggiunsi, e senza aspettare risposta chiusi la telefonata.
Era relativamente strano che avessi mentito a mio fratello. Di base non mi facevo problemi a raccontargli delle mie scappatelle con qualche modella o cliente, ma con Elena era diverso. C’era qualcosa in lei che mi aveva stravolto in una sola serata, e il mio orgoglio era non poco ferito per la sua fuga.
Andai così al lavoro perso nei miei pensieri, ma non appena misi piede in studio riuscì a fare quelle che facevo sempre. Scindere vita privata e lavoro, e concentrarmi sul secondo. In quei giorni sarei nuovamente entrato in tribunale per condannare quel bastardo che aveva rovinato la vita a tre persone e le mie vacanze, e non c’era cosa che in quel momento mi gratificasse di più.
Esaminai per l’ennesima volta tutti i documenti, parlai con il mio secondo, ovvero l’avvocato del mio studio che mi aveva supportato nel caso, non che il mio fedele amico e collega Rick, e senza rendermene conto la giornata volò. Guardai per la prima volta l’orologio solo per le 21.30.
- Alaric, direi che per oggi abbiamo finito. Più di quello che abbiamo fatto, non possiamo fare – proclamai chiudendo il malloppo di documenti sulla mia scrivania.
- Vedrai che domani la vittoria sarà nostra – cercò di tranquillizzarmi lui.
- Lo spero bene. Non tanto per me, quanto per quei poveri ragazzi. Sono stati manipolati, hanno ucciso e commesso suicidio, e avevano solo 20 anni. Non si meritavano tutto questo – inizia a commentare ad alta voce.
- Ascolta lo sai che l’opinione pubblica è dalla tua parte. Ti mancavano solo le prove per rinchiudere quel mostro, e adesso ce le hai. Andrà tutto bene amico – affermò sorridendomi il mio collega – parliamo di cose più interessanti piuttosto. La sconosciuta.?? – domandò curioso.
- Eh…- sospirai - mi sa proprio che mi sono incasinato con la persona sbagliata Rick – aggiunsi scuotendo la testa avvicinandomi al carrellino degli alcolici.

Buonasera lettrici.!!
Scusate il ritardo ma sono state giornate un po' piene.  Concentriamoci però sul capitolo.
Avevamo lasciato i nostri Delena in macchina pronti a godersi la serata, senza tentativi di sabotaggio soprattutto della nostra Gilbert, e in effetti le cose vanno a meraviglia. Scherzano, parlano, ridono, si stuzzicano, e nonostante il tentativo di Elena di metter in guardia Damon, che tutto questo non ne vale la pena, lui se ne infischia beatamente e giunge al suo scopo. Passano tutta la notte insieme, ma nonostante ciò la nostra protagonista non si farà trovare al risveglio del ragazzo, con grande dispiacere di lui, che però, nonostante l'orgoglio ferito, deve tornare alla sua vita, che ora come ora ovviamente non gira in torno ad Elena. Di una cosa però oramai ne è certo anche lui: Elena non è come le altre, e sa per certo che lei è davvero un bel casino. Tornerà alla galleria a cercarla.?? Elena si lascerà andare.???
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.!! 
Ora vi saluto ma ringrazio come sempre chi trova 5 minuti per leggermi.!!
Un grosso bacio
A. 

 

  
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