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Autore: SweetHell    13/11/2016    1 recensioni
Visto che è da un po' che muoio dietro a questa coppia, ho finalmente deciso di pubblicare quello che è rimasto nascosto nel mio computer per ormai quasi un annetto.
Le one-shot, almeno le prime che ho scritto, si alternano tra canon e AU. Spero gradirete le shot perché questi due psicopatici meritano amore nonostante tutto!
1. Ricatti (o Come Invitare Crocodile a Cena)
"Crocodile non perde spesso la calma. Ma quando lo fa, tutti se ne accorgono..."
2. Primo Incontro (o Come Tutto E' Iniziato)
"Il nuovo arrivato si guarda attorno, studiando i presenti con aria di seccata superiorità, la stessa della foto che ricorda del suo manifesto. Sir Crocodile. L'uomo da 81 milioni di berry."
3. Caccia (o Come il Coccodrillo quasi Divorò il Fenicottero)
"Lo sai come cacciano i coccodrilli, Doflamingo?"
4. Giochiamo? (o Come le Cose Iniziano a Degenerare)
Crocodile è costretto a fare tappa a Dressrosa per riparare la sua nave...
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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PREDA
(o Come il Coccodrillo Quasi Divorò il Fenicottero)




“Che cosa esattamente non hai capito…quando ti ho detto di levarti dalle palle?”, il tono di Crocodile è garbato, come sempre, ma il suo tono gelido risulta ancora più pungente del solito. È il tono che sfodera solo per lui, la sua più grande spina in culo, altrimenti chiamata Doflamingo.

“Mmh…il perché ti aspetti che io ti dia retta?”, sogghigna l’altro ragazzo, rifiutandosi di spostarsi di un centimetro dalla poltrona che ha abusivamente occupato.

“Oh, fammi pensare.”, il tono di Crocodile diventa sempre più freddo e sarcastico a ogni parola.  “Forse perché questo è il mio salotto?”

“Oh, a proposito di questo…Non mi offri neanche un caffè? Sono tuo ospite, no?”, il più giovane non riesce proprio a smettere di ghignare, fissandolo da dietro quelle lenti scure.

“Ospite? Tu?”, il moro fa un ultimo tiro al suo sigaro ormai consumato e lo spegne  nel posacenere lì vicino. “Ti sei introdotto in casa mia forzando la mia serratura.”

L’unico dannato caffè che avrai mai da me sarà corretto col cianuro, fenicottero bastardo, pensa il coccodrillo, senza perdere di vista l’ospite indesiderato. Non si fidava di lui quando ancora lo incontrava per i corridoi dell’università e si fida  ancora meno ora che ha avuto il coraggio di piombargli in casa. Senza che lui abbia mai nemmeno detto una parola sul quartiere in cui vive.

“E quindi?”, il biondo continua a ghignare perfettamente a suo agio. “L’ho fatto solo perché sapevo che non mi avresti aperto.”.

Oddio, al diavolo il caffè avvelenato, lo avrebbe pugnalato con la biro che tiene in mano qui e ora.

“Il che ti dovrebbe far capire quanto la tua presenza sia sgradita.”, sibila il moro, maledicendo il giorno in cui la sua strada ha incrociato quella di questo moccioso insolente. L’imbarazzante biondino scoppia a ridere, senza perdere quell’irritante aria di sicurezza che lo circondava e che lo fa sembrare più grande dei suoi diciannove anni d’età.

“Accidenti così mi ferisci, senpai!”, sghignazza il ragazzo, guardandolo con quel suo ghigno storto. Il moro fa una smorfia davanti a quell’appellativo, sa che Doflamingo lo fa solo per indispettirlo.

“Oh, davvero? Scusa, mi ero dimenticato che i mocciosi vanno trattati coi guanti.”, ringhia Crocodile, senpre più seccato.

“E io che i vecchi tendono a essere scorbutici. Cosa c’è, Croco-chan, ti sono venute le emorroidi?”

Ecco. Quando era troppo era troppo. Il moccioso voleva giocare? Benissimo, ma a quel tipo di gioco si poteva giocare in due.

Crocodile, trattenendo a stento l’impulso di soffocarlo con qualcosa, si alza dal divano per arrivare esattamente davanti alla poltrona occupata dall’irritante biondino, abbassandosi fino ad arrivare all’altezza dei suoi occhiali.

“E sbaglio o sono giorni che perseguiti questo povero vecchio scorbutico per ottenere un appuntamento, mh?”, mormora a bassa voce il moro, senza reprimere un sorrisetto freddo. “Cosa c’è, moccioso, hai tanta voglia di essere sculacciato?”

Doflamingo si lecca le labbra, sporgendosi in avanti.

“E tu vorresti sculacciarmi, Croco-chan?”, sghignazza, fissandolo al di sopra di quei ridicoli occhiali da sole. I suoi occhi sono di un azzurro chiaro, slavato, un colore freddo e inquietante. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora Doflamingo fa proprio bene a portare sempre quei dannati cosi. Perché il suo sguardo è freddo e crudele. Ha  lo sguardo di chi ha fatto qualcosa di tanto terribile da non aver paura di fare nient’altro.

E quello sguardo il moro lo conosce bene.

È lo stesso che vede nei suoi occhi allo specchio.

Crocodile gli strappa gli occhiali dal viso, bloccandolo sulla poltrona con una ginocchio sul petto, prima che l’altro abbia il tempo di reagire. Senza quegli stupidi occhiali il moccioso in effetti non è neanche così male, peccato sia davvero una spina in culo o ci avrebbe potuto pensare. Ma quegli occhi…più li guarda più sembrano risvegliare qualcosa in lui. Un primo, vero, guizzo d’interesse. In che cosa si era andato a cacciare il fenicottero?

“Interessante.”, le parole lasciano le sue labbra prima ancora che Crocodile possa rendersi effettivamente conto di quello che ha detto. Ma non ha importanza. È stato il ragazzino a cercarlo, ad asfissiarlo di richieste, a seguirlo nei posti più disparati…beh, ora finalmente era riuscito a guadagnarsi tutta la sua attenzione.

Doflamingo si irrigidisce, pur senza perdere quel dannato ghigno. Non sembra molto contento di essere stato privato dei suoi preziosi occhiali, ma a Crocodile non è mai fregato un cazzo della sua felicità e di certo non inizierà a fregarsene ora, non dopo che quel bastardo gli è piombato così maleducatamente in casa.

“Devi averne fatte di brutte cose, eh ragazzo?”, sorride il più grande, con una mano sotto il mento dell’altro per costringerlo a guardarlo in faccia. “Forse dopotutto un po’ di sculacciate dovrei dartele, mh?”

“Non penso tu sia l’uomo adatto a farmi la morale, Croco-chan.”, dice Doflamingo, con un guizzo divertito negli occhi. È ancora rigido però, schiacciato tra la poltrona e il ginocchio del più grande, e non sembra aver molta voglia di approfittare della situazione, per una volta.

Crocodile sorride ancora una volta, divertito dalla piega che stanno prendendo gli eventi.

“Hai ragione. Per farti la morale dovrebbe fregarmene un accidente della tua vita…il che direi che non è proprio il nostro caso.”, mormora con voce falsamente dolce il coccodrillo, senza staccare quei suoi occhi gialli e gelidi da quelli del più giovane. Lo scruta con attenzione, notandolo serrare i denti alla sua affermazione, nonostante si stia palesemente sforzando per far finta di nulla.

Interessante reazione.

“Lo sai come cacciano i coccodrilli, Doflamingo?”, continua il moro, facendosi sempre più vicino. Non capisce neanche lui da dove sia venuto tutto quell’improvviso interesse per il biondo…ma averlo lì, intrappolato tra il suo corpo e la poltrona, vederlo reagire alle sue parole sta decisamente facendo riscaldare il suo sangue freddo.

“No, ma sono sicuro che tu muori dalla voglia di dirmelo.”, Doflamingo cerca di nuovo di rimanere composto e impassibile, se non per quel piccolo ghigno che ormai fa parte della sua maschera, però senza occhiali non riesce a essere credibile. Il moro può leggere tutto in quei chiarissimi occhi azzurri.

“Si nascondono nel fango, confondendosi con le acque torbide della palude.”, inizia Crocodile, mettendo le braccia ai due lati del viso dell’altro, con il palmo aperto contro lo schienale imbottito, imprigionandolo tra le sue braccia per essere sicuro di avere la sua attenzione. “E poi aspettano una preda abbastanza assetata. Aspettano e aspettano ma alla fine è la preda a venire da loro, non il contrario. E solo quando è abbastanza vicina da essere sicuri di non sbagliare il colpo…solo allora attaccano.”

Doflamingo per una volta non risponde, ma il moro sa che lo sta ascoltando con attenzione. Sorride, distendendo appena le sue labbra pallide.

“Afferrano la preda tra le fauci e la tengono stretta mentre si immergono in profondità.”, gli occhi di Crocodile sono oro fuso, incandescente, e non si staccano dal viso dell’altro neanche per un attimo. “Lasciano che muoia affogata nell’acqua che aveva tanto desiderato.”

Il suo tono è suadente, la sua voce bassa e roca.

Il moro non è molto sicuro del perché lo stia facendo, sa solo che era da tanto che non si sentiva così consapevole dell’atmosfera elettrica che sta contribuendo a creare.

“Poi il coccodrillo lascia la carcassa sott’acqua. Aspetta che l’acqua l’ammobidisca, la imputridisca.”, a questo punto i loro due visi sono fin troppo vicini, ma a Crocodile non importa più. “La consumano poco a poco, giorno per giorno, mentre le sue carni imputridiscono.”

“È questo che fai con le tue di prede, Croco-chan?”, chiede Doflamingo, in tono volutamente allegro. Peccato che senza la protezione dei suoi occhiali il tono valga molto poco. Il moro può leggervi il turbamento, può vedere le sue pupille leggermente dilatate dall’eccitazione.

Crocodile sorride senza rispondere. I loro volti sono vicini, tanto che ci vorrebbe un niente per lasciarsi trascinare dall’atmosfera e azzerare la distanza con un bacio. Sa che il più giovane è attratto da lui, sa che non lo rifiuterebbe.

Eppure si tira indietro, con quel sorriso che si va a trasformare in un leggero ghigno sardonico. Torna a sedersi al suo posto, lasciando Doflamingo ad artigliare i braccioli della poltrona. Gli lancia gli occhiali, che l’altro riprende al volo, e da un’occhiata al telefono.

“Ora se non ti spiace, torna a giocare fuori da casa mia. Io ho un lavoro da sbrigare.”, lo liquida, freddamente, nascondendo il suo divertimento nel vedere il più giovane infilarsi con rabbia gli occhiali.

Crocodile rimase seduto a sentirlo imprecare e infine andarsene sbattendo la porta una volta visto che non avrebbe ottenuto più niente dal moro.

Il più vecchio prese un nuovo sigaro da una tasca interna della giacca e se lo accese, tranquillamente. Dopotutto, come ogni buon vecchio coccodrillo sa bene, le prede sono più buone quando si lascia passare qualche tempo prima di divorarle.

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice: Saaalve a tutti! Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la raccolta, mi fate felice! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Personalmente adoro questa coppia e spero che abbia fatto piacere a qualcuno che abbia condiviso qualcosa su di loro qui, anche se non è una coppia che ha molto seguito.

Vviamente commenti e eventuali critiche sono sempre ben accetti! E fanno venir voglia di scrivere.

Un bacio e grazie di aver letto fin qui,

Fra.

  
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