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Autore: marauder11    13/11/2016    1 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Buona sera a tutti, miei cari lettori silenziosi e non! Ci tengo, prima di tutto, a ringraziare moltissimo le due buone anime che hanno recensito lo scorso capitolo. Prometto che vi risponderò quanto prima! :3
Ho pubblicato molto presto (rispetto ai miei standard, si intende xD) il seguito del capitolo 55° che avete avuto la scorsa settimana, sia perché i due sono molto legati tra loro e quindi non sarebbe stato giusto farvi aspettare così tanto, e sia perché fremo dalla voglia di sapere cosa ne pensate. 
Questo è un periodo molto importante per tutti noi; molti di voi non saranno probabilmente d'accordo con me ma, personalmente, non vedo l'ora di sedermi il prossimo giovedì al cinema per vedere Animali Fantastici. Lo so che non è Harry Potter, so perfettamente che non sarà la stessa cosa... Ma vedere dinuovo la magia sul grande schermo mi rende estremamente felice... Oltre al fatto che sono davvero davvero curiosa d vedere cosa stavolta zia Row ha combinato *_*
Spero che niente deluderà le aspettative di noi sognatori, così come spero che gli scettici avranno modo di ricredersi e inizieranno a sognare con me!
Beh, che dire adesso? 
Godetevi questo capitolo, tornerò molto presto! 
Buon inizio settimana, vi adoro tutti. 

Vostra, Marauder11 



Capitolo Cinquantaseiesimo

Di nuovi Orizzonti e cartine geografiche - Parte seconda

 

Il piccolo villaggio magico si trovava vicino Plymouth, sebbene si stanziasse abbastanza lontano dalla confusione del centro della grande città; sorgeva su un promontorio, più vicino a Heybrook Bay in effetti che a Plymouth, un paese babbano che viveva di pesca e artigianato.

Durante il tragitto, gli otto Grifondoro avevano avuto modo di apprendere che la casa dei nonni di Marlene in realtà si trovava nello stesso piccolo villaggio in cui si trovava la villetta a schiera sulla scogliera di James, anche se le due abitazioni erano abbastanza distanti tra loro.

 

«Quindi... Questa casa è disabitata da anni?»

La voce di Remus tuonò nel buio.

Sirius sospirò, poi starnutì, e poi starnutì dinuovo, mentre James sussurrava un lumos che rese la visuale di tutti più “chiara”.

Si voltò indietro, verso Frank, che era rimasto indietro, fuori dalla porta; stava in piedi, in quel giardino trascurato, con il suo pesante baule da trascinare dietro di sé ma non se ne curava, piuttosto si occupava di sventolare una mano in direzione del furgoncino, da cui si affacciava Alice che mandava baci al suo fidanzato – come se i due non si fossero baciati abbastanza durante il viaggio da far venire la nausea a tutti - pensò il giovane Black.

«Frank, amico mio, vi vedrete tra due giorni!» esclamò Sirius, la voce impastata, mentre starnutiva ancora esasperato, complice la polvere che sembrava ricoprire ogni centimetro della piccola casetta.

Quella villetta abbandonata appartenteva alla famiglia di James, precisamente l'aveva ereditata Dorea dai suoi genitori, ma mai nessuno si era recato lì da almeno dieci anni.

Da quando infatti Dorea e Charlus erano a capo dell'ufficio Auror, esattamente da dieci anni, non avevano avuto molto tempo per le vacanze, anche se James adorava quel posto e quella casa era piena di suoi ricordi d'infanzia. Era riuscito a convincere i suoi genitori a lasciarlo tornare lì con i suoi amici, dato che si era rassegnato al fatto che sarebbe stato impossibile per la famigliola recarvisi come si faceva un tempo.

Era un miracolo che James avesse ben impresso in mente quale fosse precisamente la casa che apparteneva alla sua famiglia – o forse, semplicemente, era stato facile distinguerla dalle altre villette a schiera identiche a quella perché era l'unica ad avere l'aspetto di una casa disabitata.

Era piccola, ma c'era tutto quello che potesse servire a quattro giovani maghi; al piano terra, un grande giardino – non quanto quello della tenuta dei Potter di Birmingham, però – circondava la casa in ogni angolo.

L'ingresso dava a sinistra su un salottino, ma la prima cosa che riuscivi a scorgere non appena aprivi la porta di ingresso erano le scale di legno chiaro che davano sulla zona notte, al piano di sopra.

Vi era al piano terra una cucina con un tavolo da quattro persone e un piccolo bagno/ lavanderia, mentre sul piano superiore vi erano due camere da letto, una più grande che si affacciava sulla strada e l'altra più piccola che invece si affacciava sul giardino sul retro e un bagno un po' più grande di quello del piano di sotto.

I ragazzi trascorsero gran parte della giornata a pulire e ad ordinare, quando fu tutto pulito si era già fatto buio e fu il momento di preparare i letti e tirar fuori ciò che serviva dai bauli.

«Baule locomotor!», sussurrò Remus, e immediatamente il suo baule si mosse dall'ingresso al piano superiore; in cima alle scale vi era Sirius che, con il baule completamente spalancato, cercava una camicia che era sicuro di aver portato con sé che non riusciva a trovare.

«James, fratello, mi chiedevo... la smetterai mai di cantare quella maledettissima canzone?» urlò Sirius, stremato.

«Temo che non ti abbia sentito» mormorò Frank, che compieva con la bacchetta lo stesso gesto di Remus per portare il suo baule e la gabbia della sua civetta marrone di sopra.

«Davvero stiamo lasciando che sia lui a preparare la cena?»

«Ho altro da fare... E poi, non ho molta fame...» rispose Sirius a Remus, mentre la sua testa era del tutto immersa dentro il suo baule.

James canticchiava una di quelle canzoni babbane che avevano ascoltato durante il viaggio con le ragazze, era proprio quella che Lily aveva detto di adorare, pensò Sirius, dando mentalmente dell'idiota al suo migliore amico innamorato perso della Evans.

«Qualcuno sarebbe così gentile da portare su il mio baule?»

«No!» tuonarono Sirius e Frank all'unisono, mentre Remus roteava gli occhi e compiva per l'ennesima volta quello sventolio di bacchetta per James.

Poco dopo, uno scalpiccio ansioso indicò la presenza di James al piano di sopra, dove Sirius, Frank e Remus parlottavano tra loro.

«Vi state preparando per uscire?» trillò il ragazzo ai tre amici, entrando.

«Personalmente, gradirei dormire» disse Frank, già in pigiama, mentre si sistemava sotto le coperte, incurante delle occhiate stranite degli altri tre.

«Sul serio, Frank? Sono appena le sette di sera! Dobbiamo ancora cenare e questi sono gli ultimi tre giorni di vacanza... VA-CAN-ZA, Frank! Cosa non ti è chiaro di questa splendida parola?» disse Sirius, a mò di ramanzina, mentre incrociava le braccia al petto. James sembrava troppo teatralmente sconvolto per proferire parola, mentre Remus osservava il baule di James, ancora chiuso, che sembrava avere qualcosa di strano...

«Inutile dire che sono completamente d'accordo con Sirius» sputò James, incapace di trattenersi come sempre dal dire la sua. Ma Frank rimaneva immobile, sotto le coperte.

«Rem?»

«Mmh?» rispose, senza staccare gli occhi dal baule di James.

«Tutto bene?» chiese Sirius, mentre si tuffava a pesce su Frank, che gemette.

Nel silenzio generale, Remus udì l'ennesimo rumore strano provenire dal baule di James. Si alzò di scatto, mentre James adesso osservava rapito il suo stesso baule, l'aria leggermente spaventata. Sirius e Frank, nel frattempo, che si picchiavano secondo il primo con affetto, non si accorsero di nulla.

Con un gesto del polso, Remus ebbe prontamente in mano la sua bacchetta, James lo anticipò avanzando al suo fianco. Il baule marrone con incise le lettere dorate J.C.P. Sembrava muoversi a scatti, provocando qualche rumore. I due si lanciarono la più rapida delle occhiate prima che James spalancasse il suo baule con un gesto secco della bacchetta.

Entrambi esitarono prima di avvicinarsi, mentre ora Sirius e Frank osservavano la scena da lontano.

«Ma che diavolo...?»

«Shh!», mimò Remus a Frank e Sirius, con l'indice sulla bocca, poco prima di avvicinarsi assieme a James verso l'interno del baule.

I due realizzarono nello stesso istante quale fosse la fonte di quel rumore. Gli occhi spalancati per la sorpresa, mentre Sirius, che non stava più nella pelle per l'inconsapevolezza di ciò che stava succedendo, si alzò in un batter d'occhio e si avvicinò più di tutti per vedere cosa ci fosse nel baule.

«Palla di pelo?» disse con disprezzo, scandalizzato.

Un miagolio che suonava quasi come un lamento infastidito rivelò a tutti la presenza di un gatto dal folto pelo grigio, noto a tutti.

Questo, con un balzo rapido saltò in braccio a James, che lo accolse senza esitare a sé.

«Truffle, stai bene? Come hai fatto a non morire soffocato dentro al mio baule?»

Vedere James così premuroso nei confronti del gatto di Lily Evans era sempre stata una cosa insolita per Frank, dato che James aveva sempre affermato di non amare particolarmente i gatti.

Questo, intanto, sembrava bearsi di ogni carezza del giovane Potter, che scrutava centimetro per centimetro l'animale che, nonostante fosse stato chiuso per tutto il giorno dentro al baule, sembrava essere in ottima forma.

«Lily lo starà cercando...» convenne Remus, sedendosi sul letto, sollevato dal fatto che quel rumore che lo aveva allarmato in realtà apparteneva solamente al gatto della sua migliore amica, e non a chissà quale creatura che aveva immaginato in quei pochi secondi che avevano preceduto la scoperta.

«Ohh, il mio povero gattino! Hai fame? Eh?» disse James, con tono incredibilmente mieloso, mentre Truffle faceva le fusa e Sirius manteneva il contatto visivo con il gatto che lo ricambiava, entrambi infastiditi l'uno della presenza dell'altro.

«E cosa darà lo zio James da mangiare a questo piccino? Eh?»

«No, scusa, ho sentito ben...» esclamò d'un tratto Sirius, che fu poi interrotto e ignorato bellamente dal suo migliore amico

«Si da il caso che io abbia preparato un'ottima cena! Ti va di cenare con noi, piccolo Truffle?»

Remus si alzò di scatto, allarmato, e si avvicinò a James.

«Amico, non credo che al gatto piacerà la tua cena...»

«Ma cosa stai dicendo? Cosa vuole da noi questo cattivone?» continuò James imperterrito, il tono cantilenante.

«James, è un gatto! La tua cena fa schifo anche agli umani... Figuriamoci al gatto della Evans» concluse Sirius spiccio, sbuffando.

Sia James che Truffle si voltarono di scatto a fissarlo truce, il secondo con aria maliziosa.

«Piantala, Felpato! A Truffle piacerà, lui apprezza!»tuonò imperterrito James, uscendo dalla stanza con il gatto in braccio. Lo sentivano ancora mormorare parole cantilenanti al gatto mentre gli scalini di legno scricchiolavano al passaggio del padrone di casa.

Sirius guardò Remus, fisso negli occhi.

«Odio quel gatto»

«Lo so» rispose stancamente Remus

«Ma non posso permettere che lo uccida» disse Sirius, deciso. Remus sorrise, ma fu Frank a rispondere per ultimo.

«Soprattutto perché se James lo uccide, la Evans ucciderà noi»

 

 

* * *

«C'è?»

«Non c'è»

«No? Sei sicura, Mel?»

Emmeline sospirò stancamente, come di solito non era abituata a fare. Ma nemmeno Lily, di fronte a lei, era stata tanto spesso così irritabile e ansiosa, non aveva mai messo letteralmente sottosopra tutto ciò che la circondasse nel raggio di cento metri come allora.

Il sole era tramontato da un pezzo, tutte erano esauste dopo il pomeriggio trascorso a casa McKinnon, prima per aver disfatto i bauli, aver sistemato i letti uno accanto all'altro nella stanza più grande – in modo che potessero dormire tutte e cinque le ragazze insieme, finalmente – e poi erano andate in spiaggia insieme per incontrare Hestia e Dorcas, e insieme avevano fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia.

Avevano mangiato un gelato, Mary si era persino azzardata a fare un bagno e un paio di tuffi, invitando le altre a fare lo stesso invano – nonostante fossero solo in aprile – e poi erano tornate, su esortazione di Alice che era preoccupata per Mary che si sarebbe beccata un accidente a casa per darsi una rinfrescata e cambiarsi d'abito, dato che quella sera dovevano andare nella piazzetta più grande del villaggio in cui si teneva una piccola fiera con bancarelle che vendevano letteralmente qualsiasi cosa, come aveva detto loro Hestia.

«No, di sotto non c'è. Mary sta controllando il furgoncino per la terza volta...»

«Si, si, beh, potrebbe essersi nascosto sotto qualche sedile, in effetti...»

Mentre Emmeline scansava di fatto ogni cosa che Lily lanciasse in aria, Alice entrò proprio nel momento in cui tra le mani di Lily era capitata una ciabatta, che le finì sul naso.

«Arghhh! Lily! Vuoi stare calma?» urlò la ragazza, sfregandosi il naso con entrambe le mani, mentre Emmeline, con aria premurosa, controllava che non avesse nulla di rotto.

Lily, intanto, sembrava impazzita; continuava a mormorare parole senza senso sconnesse, mentre lanciava in aria tutto ciò che le capitava a tiro, ignorando la presenza delle sue amiche.

Dalla finestra, Mel poté vedere Marlene e suo fratello che rovistavano tra i cespugli, in cerca di ciò che Lily aveva perduto.

Il suo gatto.

Il suo dannatissimo gatto, pensò d'un tratto Mary, mentre sconfitta, per l'ennesima volta, chiudeva la portiera del furgoncino a chiave.

Dove diavolo si era cacciato?

«Potrebbe essere uscito a farsi un giro, chi lo sa!» emerse Fabian, distraendo Mary dai suoi pensieri.

Mary sospirò e annuì al ragazzo, sedendosi sul prato di casa McKinnon al suo fianco.

«Potrebbe... Ma nessuno si ricorda di averlo visto dopo che siamo partiti... Lily teme di averlo lasciato a Bristol. Ci siamo fermate per fare rifornimento, e nessuno può escludere che non sia sgattaiolato fuori dal furgoncino proprio in quel momento...»

«Sembra proprio un bel guaio...»

«Già... Beh, io e gli altri stiamo uscendo, terremo gli occhi aperti!» disse il ragazzo, alzandosi e facendo un occhiolino a Mary, che gli sorrise di rimando in segno di ringraziamento.

La ragazza emise un lungo sospiro, poi aspirò l'aria umida ma frizzantina di quella sera.

Chiuse gli occhi e alzò la testa verso il cielo, poi li riaprì e vide una moltitudine di stelle. Sentì per un attimo nella sua mente la voce di qualcuno che sovrastava il rumore delle onde del mare, la voce per niente melodica ma, anzi, stonata di qualcuno che conosceva bene, che cantava a squarciagola una canzone che lei ricordava a memoria.

Ebbe il tempo chiudere gli occhi e di ridacchiare prima di riuscire a figurare il suo viso a mente, poi udì la voce di Lily, al culmine dell'esasperazione, che sembrò riportarla di botto alla realtà.

«Truffle, se ti trovo ti uccido!»

 

 

* * *

 

Il piccolo paesino era poco illuminato, per fortuna; perché in una notte limpida come quella, sarebbe stato possibile notare ogni stella nel cielo. E non era facile vedere le stelle, se abitavi in Gran Bretagna.

La musica diffusa per il villaggio, allegra e festosa, che faceva da sottofondo sembrava essere in armonia con tutti i suoi abitanti, tranne con gli ospiti arrivati proprio quel giorno lì.

La presenza di molte, moltissime persone in quella piazzetta in cui al centro vi era una splendida fontana circolare, non faceva altro che innervosire ulteriormente Lily, che continuava a cercare con gli occhi il suo gatto smarrito, e la folla di certo non la aiutava ad inviduare quella maledettissima palla di pelo che tanto amava.

Attorno alla fontana, vi erano sistemate a cerchio delle bancarelle; altre, stavano poco più distanti da queste, alcune al limitare delle quattro stradine che circondavano la piazza, ed erano tutte illuminate e piene di oggetti di ogni tipo.

Alcune vendevano bracciali, collane, anellini, orecchini e spille, ogni genere di cianfrusaglia che adorava Alice, che infatti era stata catturata subito da queste. Altre, invece, vendevano dolciumi, di manufattura magica – dato che il villaggio era abitato solo ed esclusivamente da maghi, anche se lì vicino vi erano abitazioni di ignari babbani.

Poi vi erano bancarelle di vestiti, libri usati, poster, gadget di vario genere e oggetti unici.

«Uuuh! Guardate lì! Due apifrizzole al prezzo di una per tutti gli studenti di Hogwarts!» trillò un'eccitatissima Emmeline, che trascinò con sé un'entusiasta Marlene. Mary incrociò le braccia, lanciando l'ennesima occhiata di preoccupazione in direzione di Lily, che vagava come un'anima in pena.

«Ma dove si saranno cacciate Hestia e Dorcas?»

«Come?» disse Lily, rivolgendosi all'amica con occhi spalancati, come se si fosse d'un tratto ripresa.

«Non vedo Dorcas e Hestia! Dovevamo incontrarci da qualche parte, di preciso?» chiese Mary quasi urlando, dato che il volume della musica sembrava aumentato. Lily fece spallucce, nemmeno lei ne aveva idea.

Entrambe assottigliarono lo sguardo, e videro coloro che non si sarebbero aspettate di vedere... Non tanto presto, comunque.

«Remus e Sirius? Ma davvero?» sussurrò Lily all'orecchio di Mary, che annuì con un ghigno. Era felice di vederli, dopo tutto. Era felice di rivedere Sirius, che sembrava non troppo dispiaciuto di vedere a sua volta lei.

«Lily! Ma sei qui? Pensavo saresti rimasta a casa!» disse Remus, avvicinandosi con aria preoccupata alla ragazza, che lo notò e si allarmò.

«Perché me lo chiedi?»

«Ciao, bellezze... Beh, James è venuto a cercarti»

Lily sbarrò gli occhi verdi che divennero quasi lampadine.

«Jam... Potter? E perché mai?»

Sirius e Remus si scambiarono una rapida occhiata, prima che quest'ultimo prendesse parola.

«Non hai notato che...»

«Per la barba di Merlino! Truffle?» urlò Lily, e Sirius sembrò infastidirsi per il suo tono così stridulo tanto da far scoppiare Mary a ridere.

«Già! Solo che non sa dove abita Marlene... Nessuno di noi sapeva, ma sappiamo anche che il villaggio è abbastanza piccolo, pensava ti avrebbe trovata...» continuò Remus, mentre Lily sembrava sgonfiarsi di tutta l'angoscia di cui si era fatta carico durante quelle ore di ansia.

«Grazie al cielo... Ma perché era con voi?»

«James l'ha trovato dentro al suo baule, nessuno sapeva che fosse lì fin quando non l'abbiamo aperto» disse Sirius, divertito dall'espressione sbigottita della rossa.

«Allora, beh... Vado a cercare Potter!»

E, prima che qualcuno potesse dire altro, sparì dalla loro vista come un razzo.

 

 

* * *

 

Correva a perdifiato, in stradine sempre meno illuminate e meno popolate. La gente quella sera era concentrata tutta intorno alla piazzetta, invece sembrava essere deserto tutto il resto del villaggio al limitare della costa prevalentemente rocciosa.

Qualcuno era rimasto in casa, Lily pensò, notando le finestre illuminate e il chiacchiericcio in lontananza che veniva però quasi tutto coperto dal rumore delle onde che si scagliavano contro la scogliera. I suoi capelli rossi, domati dal vento, venivano scostati spesso dalla ragazza dal suo viso, mentre questa correva e continuava a guardarsi intorno, senza successo.

D'un tratto, però, notò che uno dei lampioni di una viuzza non lontana da casa McKinnon, sembrava accendersi e spegnersi a intermittenza. Scorse, sul marciapiede, una figura che le sembrò famigliare, seduta, che sembrava chiacchierare chissà con chi.

Lily si avvicinò, cauta, pensando che potesse trattarsi di Potter. Avvicinandosi si rese conto che aveva ragione e, dopo tutta la disperazione provata per il suo gatto adesso avrebbe voluto liberarsi di tutto quel peso con una grossa risata. In effetti, la scena che le si parava davanti, era piuttosto divertente. Potter, con il suo ciuffo ribelle e i suoi modi teatrali di fare, stava chiacchierando amabilmente con Truffle che, come un pashà, era sdraiato a pancia in su sulle gambe incrociate del ragazzo.

«Non credo che tu abbia fatto la scelta giusta, Truffle»

«Meow»

«Oh no, signorino, questa volta devo darti torto!»

Lily dovette sforzarsi per trattenersi dal ridere. Era incredibilmente stupita dal comportamento del suo gatto, che sembrava rispondere – quasi parlando, in effetti – ad ogni frase dettagli da James Potter.

«Lei sarà preoccupatissima per te, lo sai?»

Truffle sembrò distendersi, questa volta non miagolò ma continuava a fissare James, catturato dai suoi occhi nocciola.

«Sai che se la prenderà con me, non è vero? E non mi sembra giusto... E' già abbastanza difficile senza che tu ti metta in mezzo, Truffle» concluse James, la voce leggermente incrinata, come se si fosse di botto intristito. Il gatto sembrò avvertire il suo cambio repentino di umore e si alzò in un balzo, leccando la mano di James come per consolarlo. Il ragazzo subito sorrise, ignaro che poco distante da lì, nascosta dietro una cassetta della posta, ci fosse una sorpresa ed incantata Lily ad osservare la scena.

«Tu dici?» continuò James, poi alzò gli occhi al cielo, sospirando.

«Perché dovrei avercela con te?»

La testa di James si voltò di scatto verso la voce, così come Truffle si alzò e raggiunse subito Lily, saltandogli in braccio.

«Oh, ci hai trovati! Stavo cercando la strada di casa ma, quando mi sono reso conto che non l'avrei trovata mai mi sono fermato... Sapevo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi, ma non sapevo saresti venuta tu...»

«Grazie»

Lily interruppe il monologo del ragazzo in un attimo. L'espressione preoccupata di James si distese e, in un attimo, si tramutò in uno splendido sorriso.

«Non c'è di che» rispose lui, facendo spallucce.

Lily si sedette accanto al ragazzo, con Truffle tra le braccia. James osservava i due, senza avere il coraggio di rompere quel silenzio.

«Mi chiedo come mai lui ti adori così tanto... Finisce sempre per condurmi da te» emerse Lily, l'aria dapprima divertita si fece man mano seria. James la fissò intensamente prima di guardare davanti a sé, verso l'orizzonte e verso dove vi era il mare che, al buio, era impossibile vedere ma solamente udire.

«Gli animali spesso fanno cose inspiegabili...» disse lui, spiccio. Lily gli sorrise.

«In realtà, gli animali percepiscono se una persona è gentile ed affidabile o no...»

James fece un sorriso ancora più largo di quello di lei, che sembrava quasi brillare di luce propria. Lily ne rimase affascinata, ma non lo diede tanto a vedere; lui, comunque, non l'aveva notato, troppo preoccupato ad occuparsi di non dire qualcosa di stupido o sbagliato, qualcosa che avrebbe potuto rovinare il momento.

Truffle osservava i due incantato, mentre poggiava la testa su una gamba di Lily e si strusciava con le zampe posteriori sulla coscia di James.

Aveva creato come un ponte tra i due, che non potevano muoversi senza evitare che lui cadesse per terra. Li stava, in un certo senso, costringendo a rimanere vicini lì, in quella stradina deserta illuminata di una luce fioca da qualche lampione.

«E' davvero splendida quella stella...» disse Lily, indicando un punto in alto nel cielo, incantata.

James seguì il dito di lei con lo sguardo, poi si volse a guardare la rossa.

Vide i suoi capelli, muoversi grazie al venticello leggero come delle onde. I suoi occhi verdi, contornati da lunghe ciglia, brillavano alla luce dell'enorme stella. Il tenero naso all'insù che avrebbe voluto sfiorare, le guance leggermente rosse, non sapeva se per il freddo o perché magari, e dico magari per l'imbarazzo del momento.

«Già... E' davvero splendida...»

James fece appena in tempo a scostare lo sguardo dalla ragazza, che questa si voltò in direzione di lui e si soffermò a fissare i suoi tratti per un attimo. I capelli neri lo rendevano incredibilmente buffo, ma tutto sommato il ragazzo non era niente male davvero – e a quel pensiero sentì le sue guance prendere fuoco.

Ma cosa mi succede?

Si ridestò in fretta dai suoi pensieri e sorrise, rivolgendo la parola al ragazzo che balzò al suono della voce di lei.

«Sai cosa, Potter? Va bene»

James la guardò con i suoi grandi occhi nocciola, quasi preoccupato per quel sorriso divertito che sembrava proprio rivolto a lui.

«Ti insegnerò a guidare il mio furgoncino, se vuoi»

L'espressione sorpresa di lui fece ridere Lily a crepapelle. Quei suoi occhi nocciola avevano assunto la forma di palline da golf e le sue labbra formavano una perfetta “O”.

Il ragazzo era così sorpreso che sembrava aver perso il dono della parola – se avessi saputo che ci voleva una frase simile per zittirlo, l'avrei fatto anni prima pensò Lily – così Truffle pensò bene di saltare sulla pancia di James, che emise un gemito di dolore.

Lily rise ancora più forte, e James si beò del suono della sua risata, ridendo poco dopo insieme a lei. Poi i due si scrutarono per un po' a vicenda, in silenzio, l'uno all'insaputa dell'altra e viceversa, fin quando James non guardò l'orologio che indossava e si rese conto che si era davvero fatto tardi. Si offrì di accompagnarla a casa, ma lei gli mostrò che la casa di Marlene era esattamente a due case di distanza rispetto a dove si trovarono loro, così James lasciò Truffle tra le braccia di lei, come al solito con una delicatezza e un riguardo disarmanti.

«Domani va bene?» disse lui, incerto.

«Domani andrà benissimo» rispose Lily, sicura e sorridente. Si alzò sulle punte dei piedi per scoccare un bacio sulla guancia a James e sparì di lì prima che potesse accorgersi che il ragazzo era rimasto lì, imbambolato, a seguirla con lo sguardo, incapace di compiere ogni gesto.

 

* * *

 

Si strinse meglio la cravatta verde al collo, facendo quel gesto – oramai meccanico – per annodarla come sempre alla perfezione.

Lo specchio davanti a sé rifletteva il viso di un uomo dall'aspetto affascinante, anche se non era certamente più un ragazzino, e le rughe coprivano quasi interamente il suo viso. Ma si sa, un uomo invecchiando spesso migliora, e quello era proprio il caso di Matthew MacDonald, nonostante non fosse più magro e slanciato come un tempo e avesse messo su qualche chilo, soprattutto sulla pancia.

Mentre pensava a quanto gli mancava sentire riecheggiare per la casa la risata della sua bambina che era andata in Cornovaglia con i suoi amici da qualche giorno, la moglie entrò nella stanza non riuscendo a trattenere molto a lungo il suo sguardo preoccupato.

Matthew canticchiava e continuava a fissarla, aspettando che parlasse, ma la donna continuava ad osservarlo in silenzio, in attesa di qualcosa che non arrivava, ma che sembrò non tardare così tanto.

«Liz, che succede?» chiese voltando le spalle allo specchio. La cravatta era perfettamente annodata; si preparava per uscire, infatti, per affrontare l'udienza del giorno che riguardava traffici illegali di animali fantastici in Grecia, mentre la moglie era tornata dal suo consueto turno di notte al San Mungo e avrebbe preparato un po' di thé per rilassarsi.

«Perks, il tuo segretario, ha mandato un messaggio dall'ufficio... Dice di non andare, è stato tutto annullato»

Matthew si sedette sulla poltrona della camera da letto che condivideva con la moglie, senza scostare da quest'ultima il suo sguardo che si faceva sempre più serio e grave. Notava solamente adesso che la donna era davvero molto pallida e sembrava che gli stesse nascondendo qualcosa.

«Ti prego, non dirmi che...»

La donna annuì. Matthew si passò la mano sulla barba appena spuntata, prima di sospirare.

«Lo sapevo... Sapevo che prima o poi avrebbero attaccato il Ministero...»

«C'è stata un'esplosione, a pochi passi dall'entrata però... Non proprio, dunque, dentro il Ministero... Ma... C'è stata una vittima, a quanto pare... La segretaria di Josephine»

Matthew spalancò gli occhi; la sua espressione era così piena di terrore e preoccupazione che sembrò d'improvviso invecchiato di cent'anni. Conosceva abbastanza bene la segretaria di Josephine Adams, sua collega al Ministero; era una signora tarchiata, di età avanzata e un po' debole d'udito, che faceva però molto bene il suo lavoro e che Josephine, giudice supremo del Wizengamot, adorava per la sua gentilezza e da cui, spesso, accettava consigli per qualsiasi cosa che riguardasse il lavoro e non. Più che una segretaria, quindi, Josephine la considerava un'amica.

Mentre entrambi si lasciavano pervadere dai loro pensieri, qualcuno bussò alla porta, qualcuno che sembrava non voler attendere che il signore e la signora MacDonald andassero ad aprire.

«Matt, Elizabeth! Sono io, Charles»

«Amico mio! Cosa ci fai qui in vestaglia? Per le mutande di Merlino, entra!»

«Dorea sta bene, mi ha mandato un Gufo dal suo ufficio ma non ti aveva ancora incontrato oggi al lavoro e così... Avevo paura che fossi andato al Ministero! Non avevi oggi quella sentenza?»

«Tutto annullato, Charles, tutto annullato! L'ho appena saputo... Vieni, accomodati»

I due si sedettero l'uno di fronte all'altro, nel piccolo salottino di casa MacDonald, per niente modesto ma nemmeno così sfarzoso.

«Penso che dovremmo andare a prendere i ragazzi...» disse Matt, e la signora MacDonald fece un'espressione contrariata e insieme preoccupata, mentre serviva un po' di thé al signor Potter, che la ringraziò accennando quel sorriso radioso che sembrava non abbandonarlo nemmeno in un momento come quello.

«Non penso che dovremmo allarmare i ragazzi... Dopo tutto, saranno di ritorno domani»

«Esatto... E ad Hogwarts saranno al sicuro» concluse in fretta la signora MacDonald.

Il signor Potter ridacchiò, ma il suo sguardo rimaneva triste e contrariato.

«Oh, ma davvero, Lizzie? Hai dimenticato cos'è successo al mio ragazzo e alla povera Lily?»

Il silenzio dell'attesa di una reazione si fece carico di tensione che tutti potevano percepire.

«Ma erano stati dei ragazzi, no?» disse la donna ponendo una mano sulla spalla di Charlus Potter in segno di conforto, ora un tratto preoccupata e sinceramente dispiaciuta per la poca delicatezza che aveva mostrato, rispondendo di getto.

«Albus è quasi certo che questo signore Oscuro si sia infiltrato ad Hogwarts... Ne abbiamo parlato, dovresti accettare la realtà tesoro. Nemmeno Hogwarts è un posto sicuro, di questi tempi» concluse il signor MacDonald grave, alzandosi dalla poltrona con la tazza di thé vuota in mano.

«Oggi non ero di turno... Li avrei presi, altrimenti. Li avrei catturati... quella povera donna... Povera, povera donna!» esclamò il signor Potter che, nemmeno con una tazza di thé fumante in mano e l'atmosfera calma e accogliente della casa dei MacDonald, riusciva a tranquillizzarsi. Si era presentato a casa dei suoi amici in vestaglia, con gli occhiali di corno storti sul naso e i capelli, identici a quelli del suo tanto amato e unico erede, ritti sulla testa.

«Sciocchezze, Charlus. E' stata una fortuna che tu non fossi lì, saresti potuto rimanere ferito! E' gente senza scrupoli quella, amico mio!»

«Credi che dovremmo parlarne ai ragazzi, quando torneranno?»

Il signor Potter, con un'apparente calma, poggiò la tazza di porcellana decorata in oro e arabeschi di un rosso scarlatto sul tavolino davanti alle poltrone del salottino giallo, poi fissò prima Matthew e poi sua moglie.

«Leggono i giornali, lo sapranno già... Ma penso che dovremmo condividere con loro qualche informazione in più, già»

Matthew MacDonald si passò una mano davanti agli occhi che sembravano aver perso la loro consueta lucentezza e vivacità, mentre mille o più pensieri attraversavano la sua mente.

Sapevano che era una guerra, quella che stavano combattendo.

Sapevano anche che combatterla per loro stessi non sarebbe stato facile, ma combatterla anche e soprattutto per proteggere la vita dei loro figli senza che questi avessero delle conseguenze sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbero mai fatto in tutta la loro vita.

 

 

* * *

 

La sua camicia azzurra sfiorava la maglietta bianca di lei, che sembrava rabbrividire ad ogni tocco di lui che la osservava, mentre entrambi erano beatamente sdraiati sulla sabbia a godersi lo splendido sole di quel giorno, che sembrava quasi una benedizione.

La testa bionda di lei era poggiata sulla pancia di lui, che poteva osservare ogni venatura dei suoi occhi blu senza che lei lo notasse, così persa nei suoi pensieri che cercavano di spiegare che forma avessero quelle nuvole bianche che sovrastavano l'azzurro del cielo.

«Forse dovremmo alzarci presto, o non lo faremo mai più»

«Perché? Secondo me ci staranno già cercando... Pensano probabilmente che tu mi abbia già ucciso e che mi stia seppellendo...»

La sbuffo che scoppiò nella risata di Mary contagiò Sirius che rise stringendo gli occhi grigi che diventavano incredibilmente sottili, mentre la sua fronte sembrava riempirsi di rughe come ogni volta che rideva di cuore.

«Adoro le tue fossette» disse d'improvviso Mary, senza nemmeno pensarci, rompendo la melodia delle loro risate.

La ragazza si alzò, reggendosi sulle sue mani poggiate sulla sabbia, mentre lui la scrutava e sorrideva leggermente.

«Davvero? Non me l'hai mai detto» disse lui, ammaliante più che mai, mentre i suoi occhi grigi brillavano come perle al sole. Mary annuì, mentre i suoi capelli erano in balìa del vento che aveva il gusto del salmastro; le onde si scatenavano alle sue spalle e Sirius pensò che non avesse mai visto niente di più bello.

In uno scatto, come se nessuno dei due avesse aspettato altro, i due si avvicinarono l'uno a l'altra unendosi in un bacio appassionato. Sirius la stringeva a sé attirandola delicatamente con la sua mano dietro la schiena, mentre Mary affondò le sue dita tra i capelli neri e ribelli di lui. Mary sentiva attraverso le labbra carnose di Sirius che il ragazzo stava sorridendo, così quando si staccò aveva il suo stesso sorriso sulle sue labbra rosse, mentre Sirius ancora la stringeva e aveva i suoi occhi legati a quelli magnetici di lei.

«Credo che dovremmo davvero alz... ARGHH»

Mentre Mary cercava di alzarsi, Sirius la attirò a sé e la ragazza cadde sopra di lui con un tonfo. Sirius la baciò dinuovo, mentre lei ora rideva e insieme si dimenava tentando disperatamente di liberarsi dalla morsa di lui.

«Mi fai male, Black!»

«Bugiarda!»

«Sei incorreggibile, Sirius Black»

Ouch

La ragazza sferrò un pugno sulla pancia di lui, che finalmente lasciò Mary per tenersi il punto colpito. Ma la bionda non si fece tradire dai modi teatrali di lui che aspettava che lei si riavvicinasse per riacciuffarla e attirarla nuovamente a sé.

«Sei spietata... Mi hai fatto male!»

«Indovina? Non ti credo neanche un po'!» disse lei, le mano sui fianchi, mentre si allontanava correndo da lui che, alzatosi, ora la inseguiva ridendo lungo la spiaggia, mentre qualcuno li osservava.

Alice e Frank, infatti, come avevano previsto gli stessi Sirius e Mary, erano corsi a cercare i due per impedirgli di uccidersi, e avevano assistito da lontano al momento “romantico” vissuto tra i due ragazzi, a loro insaputa.

«Sono così belli insieme!» cinguettò la ragazza, mentre Frank sorrideva amabilmente in direzione di lei.

«Questa è la trecentesima volta che lo ripeti, tesoro, e per fortuna non hai potuto sentire da quaggiù cosa si sono detti!»

L'espressione gioiosa di Alice si tramutò in un'espressione carica di disapprovazione.

«Solo perché tu non me l'hai permesso!»

«Ma non sarebbe stato giusto! Alice, cara, era un momento privato!» scandì bene il ragazzo, mentre Alice incrociò le braccia al petto e a Frank sembrò quasi una bambina a cui avevano appena tolto il suo giocattolo preferito.

«Su, torniamo dentro, o verranno a cercare noi!»

Le ragazze, infatti, avevano invitato a pranzo i ragazzi per l'ultimo pranzo che avrebbero trascorso in Cornovaglia. Nel pomeriggio, come da programma, sarebbero ritornati dinuovo a Birmingham per preparare i loro bauli che li avrebbero accompagnati ad Hogwarts per trascorrere l'ultimo trimestre del loro sesto anno.

«Domani si torna a casa!» disse la mora, festante.

«La cosa ti rende felice, Hestia?» borbottò Mary, contrariata.

«Avanti Mary, non vuoi anche tu tornare a Hogwarts?» chiese Emmeline, mentre si serviva un po' di quell'ottimo pudding, dolce che avevano preparato Remus e Lily.

«Non lo so...» rispose la ragazza, osservando di sottecchi Sirius, che ridacchiò ripensando al momento che entrambi avevano condiviso, mentre Alice osservava sognante i due, ignari che il loro momento romantico non era stato privato come entrambi pensavano.

«Deve, da domani i Grifondoro torneranno in campo per allenarsi!» aggiunse James, scagliando un pugno in aria con lo sguardo carico di determinazione, mentre Remus, con gli occhi al cielo, lo invitava a risedersi.

«Ti ricordo che il Capitano della squadra è Mary fino alla prossima settimana...» disse, infatti, quest'ultimo. James sorrise a denti stretti.

«Beh, è ovvio che potrai venire agli allenamenti... Mi farebbe piacere avere qualche dritta da te... Capitano, oh mio Capitano!» concluse Mary con fare teatrale, e James le scoccò un bacio sulla guancia, festante.

«Non ce la faccio...» borbottò Frank già esasperato pensando a cosa lo attendeva, sottovoce.

Prima che potesse rendersi conto che James l'aveva sentito e sembrava piuttosto contrariato dal commento di uno dei Battitori dei Grifondoro che aveva rotto il momento idilliaco tra James e Mary, Sirius lanciò in segno di protesta un cucchiaio imbrattato di pudding in pieno viso a Frank, dando inizio alla peggiore guerra di pudding dell'ultimo secolo, che terminò solamente quando Lily iniziò ad urlare come una forsennata.

«Ora che ci penso, i tuoi capelli sono rosso pudding...»

«BLACK!!!!!!»

  
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