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Autore: Emmas_dreams    14/11/2016    0 recensioni
Una anno, per una anno Emma dovrà stare dall'altra parte del mondo.
Una casa contenente una famiglia ormai a pezzi,
Un ragazzo scontroso e che apparentemente la odia,
e una scuola dove tutti hanno il ruolo di giudici e giurati.
Come farà Emma ha superare QUELL'anno?
~"ragazzina ti avverto di starmi lontano non sono ciò che vuoi!" Disse lui in tono serio e che metteva i brividi, i suoi occhi verde menta erano in forte contrasto con i suoi capelli corvini ed Emma in quel momento non sapeva se aveva più paura di lui o di se stessa e di ciò che provava.
"Va bene" disse piano e mentre fece per andarsene qualcosa la bloccò, o meglio, qualcuno.
Travis le stringeva forte il polso e la fece girare di scatto verso di lui.
Si guardarono per un attimo persi nei loro pensieri e nelle loro insicurezze, era un silenzio di quelli assordanti che ti mangiava vivo.
"Però tu sei ciò che voglio io" disse il ragazzo piano e in quel momento Emma capì che quell'anno sarebbe stato indimenticabile sotto molti punti di vista.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Le mani fremevano, il cuore batteva all'impazzata e l'emozione era alle stelle, ecco cosa provavo quando mi trovai appena fuori dall'aereo e respirai per un breve attimo l'aria americana. 
Mi chiamo Emma Evans, mio padre è americano ma io sono nata e vissuta in Italia a Milano dato che mia madre è appunto italiana. Ho 17 anni e sono partita per il mio anno all'estero, mai avrei creduto che ce l'avrei fatta ad ottenere un'opportunità così unica, mia madre mi accompagnò piangendo all'aeroporto mi sarebbe mancata molto come io a lei e per le successive 12 ore non ho fatto altro che fantasticare durante tutto il viaggio su come sarebbe stata la mia "nuova famiglia" e la scuola nuova, se mi sarei fatta tanti amici e chissà se avrei magari conosciuto anche qualcuno ma quello era un remoto pensiero che a volte mi infastidiva la mente.
Dopo che aspettai per circa 10 minuti i miei bagagli con fretta li presi tutti e li misi nel carrello, dato che dovevo stare via un anno dovevo portarmi tutto l'occorrente.
Uscii e guardai la folta folla fuori dal mio gate che aspettava, cercai con gli occhi qualcuno che in realtà non avevo neanche mai visto e quando vidi un signore vestito in modo molto elegante con un foglio con su scritto: Signorina Evans pensai fosse uno scherzo, lentamente mi avvicinai e gli sorrisi gentilmente, sarebbe stato il mio nuovo "papà?" 
"Salve sono Emma Evans" dissi con sicurezza per farmi riconoscere, il signore mi guardò attento poi fece un segno con il capo salutandomi ed iniziò a prendere tutte le mie valigie senza che io potessi replicare.
"I signori Clark sono molto dispiaciuti di non essere venuti a prenderla ma avevano importanti impegni lavorativi, ora la porterò nella sua nuova dimora, comunque molto lieto io sono Albert e per qualsiasi cosa può sempre rivolgersi a me"
Fece la sua breve introduzione che mi schiarii tutte le idee ma me ne creò altre mille.
La mia nuova famiglia aveva un autista personale? Erano così ricchi? 
Dove abitavano? 
Mia madre mi aveva proposto di vedere tutti i dettagli riguardanti la famiglia ma non avevo voluto rovinarmi tutta la sorpresa, ma in quel momento pensai di essere stata un scema e non guardarli. sapevo solo che avevano un figlio anche lui all'ultimo anno e che era la prima volta che ospitavano qualcuno ma che avevano degli ottimi referenti.
Vidi Albert mettere tutte le valigie in macchina e poi salire, io senza pensarci salii al suo fianco e non me ne pentii anche se notai il suo sguardo alquanto sorpreso ma sempre molto composto, io gli sorrisi cordialmente prima di allacciarmi la cintura e guardare fuori dal finestrino il fantastico mondo che mi circondava.
Il mio sogno si stava avverando, avrei fatto quell'anno a Los Angeles e sarebbe stato il migliore della mia vita, poi sarei tornata in Italia a finire le superiori e in fine sarei ritornata qui per frequentare l'UCLA l'Università di Los Angeles, era tutto già programmato nella mia mente o ogni giorno mi impegnavo sempre di più per cercare di realizzare i miei sogni.
Mi distrassi un attimo a causa dei miei pensieri durante il viaggio in macchina ma quando lessi il cartello beverly Hills e notai che Albert stava salutando una guardia che intanto ci apriva il cancello la mia mente iniziò ad esplodere.
Ma che ca**o?!?! BEVERLY HILLS? 
Ecco i miei raffinatissimi pensieri che si facevano sempre più insistenti, la pazienza di conoscere tutti i dettagli della mia nuova vita stava sparendo le case che mi circondavano erano grandi e lussuose, gente vestita elegante ma anche non camminava per le strade poco affollate e ben alberate, era tutto così bello da sembrare finto, iniziai a fremere di gioia quando l'auto si fermò. 
Scesi velocemente dalla macchina e per poco non ebbi un mancamento.
Mi ritrovai davanti ad una villa, o reggia, o castello dipende da come uno la vede ma era comunque molto grande, la più grande tra quelle che avevo visto fino a quel momento entrata a beverly Hills.
Era tutta bianca ed in stile vittoriano con grandi balconi e lasciava intendere un grande giardino sia all'ingresso che sul retro con siepi molto curate.
Do fianco c'era una piccola casetta a 2 piani che osservai chiedendomi a cosa servisse.
"È la casa dei dipendenti quella" mi disse Albert facendo sparire ogni mio dubbio, finsi di averlo pensato subito fingendomi poco sorpresa ma non avevo mai minimamente immaginato un ambiente simile a quello neanche nei miei sogni.
Entrai in casa subito dopo albert e mi ritrovai in un ampio corridoio che lasciava intravedere un'enorme sala ben arredata e moderna, prima che potessi esplorare oltre sentii una voce, la voce di una signora e il rumore di tacchi avvicinarsi velocemente verso di me sorridendomi, sorrisi a mia volta cercando di non sembrare nervosa ma vedendo com'era vestita lei e vedere il suo ambiente mi faceva sembrare una stracciona a confronto con addosso le mie converse e un vestito bianco con motivi floreali semplici.
"Cara tu devi essere senz'altro Emma! Piacere io sono Meredith sono molto felice di averti qui" disse stringendomi in un abbraccio caloroso che ricambiai volentieri, sembrava una donna perfetta e anche molto amabile.
"Piacere mio signora Clark ha davvero una casa splendida e grazie per avermi permesso di restare qui" dissi io sorridendo timidamente, 
"Tesoro chiamami Meredith davvero" disse lei convinta e io annuii.
"Ecco la nuova arrivata" disse una voce maschile e profonda, vidi un signore sulla cinquantina avvicinarsi alla moglie, la salutò con un veloce bacio sulla fronte poi si voltò verso di me sorridendomi calorosamente.
"Ciao Emma sono Peter spero tu possa trovarti al meglio in questa famiglia, purtroppo a quanto mi hanno appena detto mio figlio Travis non c'è ancora ma ti porge il suo saluto" disse e notai il leggero fastidio nella sua voce mentre pronunciava quelle parole ma non ci feci caso feci caso più che altro al "mi hanno appena detto" è suo figlio dovrebbe sapere lui dove sia no? Ignorai quei pensieri e risposi cordialmente.
"Grazie mille davvero per l'accoglienza " dissi sincera e loro mi sorrisero.
"Beh scusa ma sono pieno di lavoro da fare mia moglie ti mostrerà la casa cosa che ama fare con gli ospiti per qualsiasi cosa chiedi a noi o al personale"
Disse veloce prima di voltarsi e andare congedandosi solo con un gesto del capo, sorrisi e mi voltai verso Meredith che diceva ad Albert di aiutarmi a portare su le valigie.
"Riesco a portarle io non c'è problema"  dissi convinta ma loro non si arresero e mentre Albert le portava su Meredith mi mostrò la casa, al piano terra c'era la grande sala, di fianco un altrettanto grande sala da pranzo ,una cucina davvero moderna e tutta vetrata, una stanza del pianoforte che non avevo idea a cosa servisse ma l'adoravo perché suonavo e in fine lo studio di Peter.
Al primo piano c'era la sala cinema che non pensavo nemmeno esistesse nelle case, un bagno per gli ospiti e una camera, la loro camera con il loro bagno e una stanza con dentro la sauna e un idromassaggio al terzo invece c'era la biblioteca era enorme e molto luminosa, sapevo già che ci avrei passato molto tempo li, la camera di travis che però non vidi perché era chiusa a Chiave e a quanto dedussi non da meredith e camera mia, entrai e ne rimasi davvero stupefatta.
Era tutta bianca e beige con un grande letto a baldacchino e una nicchia sotto una delle grandi  finestre per leggere, c'era inoltre un balcone e una grande cabina armadio, in fine un bagno davvero grande con vasca, doccia e ben due lavandini era tutto così enorme che non potevo crederci, in confronto la miamvecchiamcamera era uno sgabuzzino.
Rimasi a bocca aperta nell' ammirare ogni piccolo dettaglio di quella camera stupenda che sentivo già mia e Meredith se ne accorse.
"Sono contenta che ti piaccia" disse e io le sorrisi raggiante.
"È davvero stupenda" dissi sognante 
"Emma volevo chiederti un enorme favore" mi disse lei supplicante e io non potei fare a meno che prestarle tutta la mia attenzione curiosa di sapere cosa volesse dirmi
Annuii lentamente incitandola a continuare.
"Beh vedi nostro figlio, travis sta attraversando una fase della sua vita molto particolare, non è mai a casa non sappiamo con chi esce e cosa faccia ma torna spesso ubriaco o fatto e a scuola sta andando male, io e peter abbiamo pensato che magari con la presenza di qualcuno, con la tua di presenza,  possa magari capire le cose importanti, quelle che contano per il futuro come quella che stai facendo tu ora quindi ti chiedo solo di non escluderlo subito per il suo carattere difficile ma se riesci a diventare sua amica e fargli capire che sbaglia te ne saremmo infinitamente grati, ovviamente devi fare sempre ciò che sentì tesoro solo che noi non sappiamo più cosa fare ormai" disse tutto d'un fiato e io non potei che provare rabbia per questo travis, aveva dei genitori fantastici e li deludeva cosi per fare l'idiota? 
"Certo meredith farò il possibile" dissi sorridendole, avrei potuto aiutarla ma non credevo che ci sarei riuscita, non mi conosceva neanche questo ragazzo come io non conoscevo lui e a giudicare dalla sua descrizione era pure un tipo da evitare capivo però il perché avessero aperto la loro casa per la prima volta ad una sconosciuta per un anno, avevano bisogno di aiuto e io avrei fatto ciò che potevo per aiutarli.
"La mattina ha già detto che puoi andare a scuola con lui se vuoi, di solito esce di casa alle 8.30" disse la donna e dopo un breve saluto di congedò lasciandomi riposare.
Erano circa le 9 di sera, avevo già cenato, parlato con i miei genitore e informato le mie amiche che stavo bene e che il posto era stupendo, avevo già pianificato tutta la giornata scolastica per il giorno dopo dato che dovevo partire al massimo.
Mi affacciai un attimo alla grande finestra che dava sul giardino sul retro, non potei non notare l'enorme piscina azzurra con anche l'idromassaggio e mi venne da ridere a pensare che a Milano abitavo in un modesto appartamento.
Mentre mi mettevo il pigiama sentii dei rumori proveniente dal corridoio, potei dedurre fosse travis dato che non si era fatto vivo tutto il pomeriggio.
Presa dalla curiosità di conoscere questo mio nuovo "fratello" uscii velocemente dalla camera e mi diressi verso la camera di fianco la mia che aveva la luce accesa e la porta aperta, non mi vergognai di star indossando dei pantaloni della tuta e una maglietta orrenda come pigiama perché era l'ultima cosa che mi interessava in quel momento, arrivata sulla soglia bussai lievemente sulla porta aperta e all'improvviso una figura imponente si mise davanti a me esterrefatta, riuscivo a scorgere gli occhi verdi con qualche spruzzata di azzurro che mi guardavano con tanta intensità e perplessità, capelli corvini e di alta statura, davvero alta, metteva timore questo si è potevo notare la forte somiglianza con sua madre , era davvero bello ma a quanto pare anche idiota.
Prima di rimanere imbambolata a fissarlo mi ricomposi lievemente porgendogli la mano.
"Sono Emma sai, dello scambio, sono arrivata oggi " dissi sorridendogli ma lui continuava a fissarmi senza dire una parola ne ricambiò il mio gesto, si avvicinò soltanto e in quel momento persi un battito, stava per dire qualcosa lo leggevo nei suoi occhi ormai molto più vicini ai miei ma alla fine non disse nulla e con un movimento veloce chiuse la porta della camera davanti a me, per poco non mi arrivò in faccia.
Lo insultai in italiano a bassa voce sicuro che non avrebbe mai capito e tornai in camera al quanto delusa.
Prima di addormentarmi mi chiesi cos'avrebbe portato questa nuova avventura e se Travis si sarebbe mai degnato di trattarmi in modo civile. Non che mi importasse ma lo conoscevo da tipo 5 minuti e già era al primo posto della mia lista nera.
Mi addormentai con questi pensieri che mi frullavano nella mente eppure non riuscii a non sognare quegli occhi verdi che mi guardavano con rimprovero e quei capelli corvini che risultavano molto morbidi.
  
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