Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: taisa    14/11/2016    4 recensioni
Per quanto possa essere complicata, rotta o distrutta, la famiglia resta sempre la famiglia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

FAMILY


Necessità di parlare


“La terza si trova in un museo a nord del continente” stava spiegando Goku, richiudendo la portiera dell’auto dalla quale era appena sceso, “Le altre sono un mistero” concluse leggendo da un taccuino sulla quale aveva riportato in maniera caotica le informazioni ricavate da Baba il giorno precedente. “No, una è in mano al nostro assassino” gli ricordò Vegeta, incamminandosi verso la centrale di polizia. “Ok, ma… noi non sappiamo dov’è” gli fece presente il collega.

Vegeta ringhiò, “Allora rispondi a questo, cosa ci faceva la vittima con una di queste preziosissime sfere del cazzo?” gli domandò. Goku ci pensò per diversi istanti, “Mmm… forse non sapeva cosa fosse, gli è piaciuta e ha pensato di tenersela” ipotizzò. “Bene, diciamo pure che la vittima era un idiota qualunque che ha deciso di tenersi questa cavolo di sfera. Se l’assassino è andato fin lì per rubarla, perché l’ha abbandonata rischiando di prenderla mentre la scientifica era sul luogo?” gli fece presente Vegeta e Goku si soffermò sul posto a pensarci. Nessuna risposta plausibile gli balenò nella mente.

L’altro lo fissò per un secondo, poi riprese a camminare verso l’edificio nella quale erano diretti, “Ehi Vegeta che ne dici di questo, forse l’ha dimenticata” congetturò recuperando il passo con il compagno di squadra. “Non dire stronzate. Se sei un assassino che vuole qualcosa e non si fa scrupolo per ottenerla non dimentichi quello per la quale sei andato lì” “Forse è stato scoperto” insistete Goku. “No” mormorò Vegeta “Non si è fatto nessun problema a tornare sul luogo mentre c’era la polizia” “Giusto” concordò l’altro poliziotto.

“Ah! Magari non sapeva che aspetto avessero queste sfere del drago e si è confuso” Vegeta scosse il capo alla nuova ipotesi. “L’hai appena detto tu, una sfera è in un museo. Se era tanto preziosa e la voleva a tutti i costi, prima si sarebbe assicurato di sapere che aspetto avessero”. Goku sbuffò, “Non riesco più a pensare… e mi sta anche venendo fame” brontolò, seguendo l’altro appena all’interno della centrale, trascinando i piedi in un gesto fanciullesco.

Vegeta si voltò a guardarlo con sguardo infastidito. Parve sul punto di dire qualcosa, ma all’improvviso la sua espressione mutò, “Ne aveva altre!” “L’assassino aveva altre sfere?” domandò Goku, alzando lo sguardo e soffermandosi ad osservare un punto oltre le spalle dell’amico. “Non l’assassino, la vittima” stava nel frattempo chiarendo l’altro, “Ehi, Vegeta…” “Ne aveva più di una e l’assassino lo sapeva…” “Vegeta…” “Le ha raccolte credendo di averle tutte, ma a metà strada si è accorto che ne mancava una…” “Senti, Vegeta…” “Così è tornato indietro per riprendersela, rischiando di essere scoperto…” “Vegeta, ascolta…” “Cosa cazzo c’è?!” Goku additò dietro il compagno di squadra, costringendolo a voltarsi.

Lì, con suo grande stupore, Vegeta vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere… “Bulma” bisbigliò quando la donna si avvicinò. “Ciao” li salutò entrambi lei. “Ehi Bulma! Sono felice di rivederti” rispose Goku, con quella sua immancabile allegria innata. Lei annuì, “Sì, mi sei mancato Goku” ammise, rivedendo l’amico d’infanzia che dal suo divorzio aveva incontrato sempre più di rado, trattandosi pur sempre del compagno di squadra dell’ex marito.

Vegeta, che per una volta era rimasto ammutolito non di propria iniziativa, ritrovò la voce. “Cosa ci fai qui?” le domandò squadrandola. Stava per domandarle se era successo qualcosa a Bra, dopotutto lo spavento del giorno prima non si era ancora del tutto dissipato. “Ho bisogno di parlare con te” gli rispose.

Goku diede un’amichevole pacca sulla spalla all’amico e un sorriso all’amica, in congedo. Fece pochi passi portandosi le mani dietro la nuca. “Vado a cercarmi qualcosa da mangiare” disse a nessuno in particolare. Quando raggiunse la segreteria all’ingresso fu richiamato dalla donna al banco, costringendolo a fermarsi per un momento.

“C’è un posto dove possiamo parlare tranquillamente?” domandò Bulma, scoprendosi a trattenere il fiato. Per un attimo temette che lui le dicesse che non aveva nessuna voglia di parlare, ma alla fine Vegeta annuì. “C’è un nuovo bar dall’altra parte della strada” suggerì. Lei sorrise, “Va benissimo” concordò. L’uomo la guardò, confuso per un altro istante, poi decise di mettere in atto il piano d’azione appena definito.


***


La donna al banco della segreteria gli aveva consegnato i messaggi ricevuti mentre lui e il collega erano fuori. Goku lesse senza troppo interesse i vari bigliettini. Un paio di analisi dal laboratorio, la scientifica che richiedeva il ritiro di alcuni documenti.

Sua moglie, che lo aveva cercato e non lo aveva trovato e gli chiedeva pertanto di richiamare quando gli era possibile. Questo era un bene non dimenticarselo, Chichi diventava davvero nervosa quando lui si scordava questo genere di cose.

Mise gli appunti nella tasca e si diresse verso le macchinette. C’era coda, notò con disappunto, e con un grosso sbuffo Goku fu costretto ad attendere dietro un collega in divisa.

“Che fine ha fatto il tuo amico?” gli domandò una voce alle sue spalle, costringendolo a voltarsi, per poi trovarsi a guardare Piccolo. L’uomo lo stava scrutando con vivo interesse, dietro il cipiglio imbronciato che a Goku ricordava sempre un po' quello di Vegeta.

La domanda era legittima, stava valutando tra sé Piccolo, in fin dei conti i due compagni di squadra lavoravano sempre insieme, difficile incontrarli separati. Imbattersi in Goku da solo era come trovarsi davanti alla mano destra, senza sapere dove fosse la sinistra.

L’agente fece spallucce, additando nella vaga direzione nella quale si trovava la porta d’ingresso. “Bulma è passata a trovarlo” rispose senza aggiungere molte altre spiegazioni. L’altro assottigliò lo sguardo, “Bulma? Parli di sua moglie?” Goku annuì, “Sì”.

Piccolo si ricordava di lei in modo approssimativo. L’aveva incontrata come tutti, in una delle riunioni che organizzava il dipartimento che coinvolgeva famiglia, amici e parenti degli agenti. Lei si era presentata lì dapprima come amica di Son Goku, poi come ragazza ed infine come la moglie di Vegeta.

Non le aveva mai parlato per più di due minuti, per lo più perché lui non era il tipo di persona che amava intrattenersi in inutili convenevoli con estranei. Per tale ragione non avevano mai stretto amicizia e Piccolo poteva affermare di conoscerla solo a livello superficiale.

Se proprio doveva essere sincero l’aveva trovata troppo… rumorosa, per i suoi gusti. Pertanto si era tenuto alla larga da quella donna chiassosa che riempiva la stanza con la sua presenza ovunque andasse.

Piccolo aveva tante qualità, sapeva fare bene il suo lavoro e il suo intuito lo aiutava spesso e volentieri ad ottenere ottimi risultati. Su una cosa aveva delle lacune che mai avrebbe colmato, e quelle voragini riguardavano interamente le questioni di cuore. Vegeta era un tipo taciturno e riservato, in questo erano uguali, per tal motivo Piccolo si era sempre domandato come una persona tanto asociale potesse avere un qualsiasi interesse per una donna stordente come quella. Non lo avrebbe mai capito.

Tuttavia negli anni della loro relazione aveva notato che l’indole di Vegeta era diventata più docile. Lo aveva visto andare in escandescenza più di rado rispetto a quando era arrivato in quella centrale di polizia. Era parso più propense a sopportare molte più cose che un tempo lo avevano indotto a sbottare con rabbia.

Fino alla tragedia.

L’ultima volta che Piccolo aveva visto Bulma era stato al funerale. Per lavoro il poliziotto aveva visto molte onoranze funebri. Un collega che aveva perso la vita, cosa che nel suo reparto era capitato in più occasioni. La vittima innocente di un omicidio brutale.

In ognuna di queste occasioni Piccolo aveva imparato ad osservare con estrema attenzione, perché nel dolore così come nella felicità è più facile riscontrare reazioni vere. Negli anni aveva visto vedove piangere con isteria, mariti costretti all’ultimo saluto all’amata. Genitori che si sostenevano in cerca di conforto.

Mentre la bara di suo figlio veniva inabissata nella fossa che lo avrebbe per sempre visto ospite, Bulma non aveva pianto. Piccolo aveva notato che in silenzio i genitori del ragazzo erano rimasti inamovibili nel loro dolore silenzioso e composto. Lui con quel suo solito sguardo imbronciato che mai dava a vedere i suoi sentimenti, per quanto gli occhi vacui erano fissi su qualcosa che non vedevano realmente. Lei una mano sul grembo gonfio da una gravidanza più che evidente, l’altra stretta a quella del marito, una sola singola lacrima ai bordi dei suoi occhi azzurri.

Si era domandato, nel guardarli, se la loro compostezza fosse dovuta più alla determinazione di tenere dentro il loro lutto; o se fosse solo per la riservatezza di Vegeta che aveva l’abitudine a prendere le distanze da qualunque situazione, forse anche da quella, e che di riflesso aveva finito per trasmettere alla moglie.

“Mh” mormorò all’improvviso, più a sé stesso che a Goku ancora in coda per arrivare ai distributori automatici e che lo fissò con un’espressione confusa.


***


Il bar era a pochi passi della centrale ed avendo tale ubicazione era sempre pieno di poliziotti che entravano ed uscivano dall’ingresso, tra una pausa e l’altra. Con tutte quelle forze dell’ordine nei paraggi, Vegeta sentì di poter essere al sicuro. Scelse però un tavolo in un angolo all’ombra da tutto e tutti. Lo scelse apposta lontano dalle finestre. Un’abitudine sviluppata dopo che suo figlio era stato trivellato da colpi d’arma da fuoco tramite le grandi vetrate luminose di un albergo.

Oggi, nel bar, sedeva dall’altra parte del tavolo rispetto a Bulma. In mezzo tra loro bicchieri di bevande che in realtà nessuno voleva, ma che avevano ordinato più per far scena. Di fatto al momento erano rimaste lì dove la cameriera li aveva lasciati, intonsi.

Vegeta sedeva con le braccia incrociate, osservando la donna che nel contempo trovava più interesse in un punto imprecisato del tavolo, le mani strette tra loro in cerca di coraggio. C’era silenzio al tavolo, dopo il primo scambio di battute e i convenevoli riguardo posto e ordinazioni, nessuno aveva più parlato.

“Stavo pensando a quanto ci siamo detti l’altro giorno” come previsto fu Bulma ad aprire la conversazione e lui si limitò a fissarla con vivo interesse. “Credo di essere stata molto ingiusta con te” Vegeta inarcò un sopracciglio, “Il punto è che non ho mai pensato come potessi sentirti tu… per il fatto di non guardarti negli occhi” Bulma si zittì di nuovo.

L’uomo attese, non aveva intenzione d’interrompere il silenzio, restò ancorato al suo mutismo ed osservò le dita della donna tamburellare sulle nocche dell’altra mano in uno stato di leggero nervosismo. Dal canto suo, Bulma rifletté con estrema attenzione sulle parole, sul perché ora si trovava lì, in quel bar al cospetto dell’uomo più importante della sua vita. Alla fine si decise, non era una codarda e non sarebbe stato questo il giorno in cui avrebbe cominciato ad aver paura. Trasse un lungo sospiro, poi con estrema calma sollevò gli occhi dal tavolo e li posò sul viso di lui, incorniciando infine quelle profonde iridi nere che per anni aveva evitato.

Colto alla sprovvista, Vegeta sollevò le sopracciglia. Tuttavia il gesto fu talmente millimetrico che persino un righello avrebbe avuto difficoltà a riconoscere la differenza.

Guardandola negli occhi, dopo tanto tempo, fu come se qualcuno gli avesse dato uno spintone talmente forte da costringerlo a tornare indietro negli anni. Con la mente si ritrovò nel momento migliore della sua vita, quando poteva fissarla così ogni volta che voleva. Dalle prime luci dell’alba alle ultime del tramonto, alla notte dove invece non avevano bisogno di guardarsi. Quando la loro unica e più grande preoccupazione era quella di stabilire quali e quante delle loro abitudini sarebbero dovute cambiare per far spazio a Bra.

Anche Bulma sentì la nostalgia insinuarsi sotto la propria pelle. Per tutto questo tempo aveva evitato di guardarlo non sapendo lei stessa quale sarebbe potuta essere la sua reazione. Pianto, urla, isteria o più semplicemente rimorso. Aveva sempre sostenuto che se negli occhi dell’uomo che glielo aveva dato avesse rivisto il figlio defunto avrebbe rischiato un crollo emotivo che con fatica aveva cercato di mantenere intatto, per lei e per Bra, ma non fu così. Ciò che vide sul viso di Vegeta era il padre di Trunks, non Trunks. L’evidente similitudine, lo stesso taglio degli occhi, alcuni lineamenti del viso. In quel momento e con la più assoluta delle certezze, Bulma comprese che non avrebbe mai più potuto rivedere il suo bambino, ma almeno guardando Vegeta sarebbe stata in grado di intravedere la sua ombra.

“Bene. Non era poi così difficile” disse infine più a sé stessa che a lui, e gli sorrise. Dopo tanto tempo nella quale avrebbe voluto fissarla nei profondi occhi azzurri, Vegeta fu il primo a scostare lo sguardo. Com’era da sua abitudine quando era imbarazzato. Deglutì in silenzio, osservando con la coda dell’occhio le dita della donna che ora avevano spesso di muoversi. Titubante e a disagio prese la decisione di poggiare la propria mano su quelle di lei, quasi temendo che Bulma potesse scostargliela, ma non fu così.

I ruoli erano ora invertiti, lei stava fissando lui, lui preferiva il tavolo. Bulma rise dentro di sé, aveva dimenticato quanto fosse divertente constatare che dietro il cipiglio imbronciato, l’atteggiamento superbo ed orgoglioso e le costanti esplosioni di rabbia, Vegeta era in realtà un ragazzino timido che faticava a dimostrare le proprie emozioni. Questa era una cosa che solo lei aveva visto. Scostò una delle proprie mani da sotto quella di lui e la poggiò sopra, poi strinse la presa.

Il contatto della pelle, quella ruvida e forte dell’uomo e quella morbida e delicata della donna, servì a ritornare ai tempi in cui la loro relazione sembrava non dovesse finire mai. Come se non fosse cambiato nulla da allora.

“Hai mai pensato come sarebbe oggi Trunks?” gli chiese all’improvviso, ma Vegeta non ebbe bisogno di rifletterci, annuì e basta, “Avrebbe quasi vent’anni” ricordò lui. Fu Bulma a compiere un cenno d’assenso col capo, “Sì” disse “Sarebbe all’università. Poteva essere innamorato di una bella ragazza” fantasticò, e lui la fissò con un’espressione che sembrava volesse dire “Non credo proprio” tradendo il sentimento tipico dei genitori secondo la quale i figli restano sempre bambini, sempre troppo giovani.

Bulma rise per un attimo, poi divenne più seria “Te l’ho mai detto… Trunks voleva diventare un poliziotto” “Cosa?” esclamò Vegeta, colto alla sprovvista. Lei annuì di nuovo, “È stata una delle ultime cose che mi ha detto” ricordò nostalgica, “Mi disse, mamma, quando sarò grande voglio diventare un poliziotto come papà, così sarà orgoglioso di me” negli occhi della propria mente, Bulma riuscì a rivedere la scena. Era stata una delle ultime sere nella vita di suo figlio e così come allora sentì una stretta al cuore, anche se diversa. Vegeta la fissò per un istante, pensando tra sé “Ero già orgoglioso di lui” che però non espresse ad alta voce. Nonostante ciò si ritrovò a stringere la presa, comunicandole in modo indiretto quanto gli stava suggerendo la propria mente.

“Dobbiamo parlare” annunciò all’improvviso una voce, costringendo marito e moglie a scostare lo sguardo verso il bordo del tavolo. All’unisono i loro occhi si sollevarono scoprendosi ben presto ad osservare Piccolo, che dall’alto verso il basso e a braccia conserte stava fissando entrambi con espressione severa.


CONTINUA…


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: taisa