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Autore: funkia    16/05/2009    5 recensioni
Piccoli pezzetti di vita mancanti dalla saga di Nothing's too Easy! “Catherine Jacinthe?” L’aveva appena sussurrato tra sé, ma C.j. balzò spaventata e si voltò di scatto coprendo quella che doveva essere una lettera. Lo guardò con occhi sgranati e a bocca aperta, prima di diventare rossa di rabbia e alzarsi in piedi per fronteggiarlo. “Come diavolo ti permetti di leggere la mia roba senza il mio permesso?!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata di caldo torrido

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Take your sweet, sweet time
I will be here when you change your mind
Take your sweet, sweet time
I will be here for you baby
Anytime

                                                                                Take your sweet time- J. McCartney

 

 

Era una giornata di caldo torrido. Fuori l’erba del prato era più gialla che verde, un’estate così calda in Inghilterra non si vedeva da anni. Ron si passò una mano tra i capelli scansandoli dalla fronte e mandò fuori un sospiro. Al suo fianco Simon alzò un sopracciglio fissandolo.

 

“Tutto bene, ?”

 

Ron annuì lasciandosi andare contro al tavolo. “Troppo caldo. Sono inglese, non sono abituato a queste temperature.”

 

Simon fece un cenno col capo e si immerse di nuovo nel suo librone con occhi attenti e vispi. Gli stessi occhi di sua madre. Ron gli mandò uno sguardo e scosse la testa sconsolato.

 

Sam, la scuola non comincerà per almeno un mese e mezzo. Rilassati e goditi la vita come tutti i ragazzi della tua età. Nemmeno tua madre nell’estate prima dell’ultimo anno era tanto stressata con lo studio!”

 

“Beh, per forza.” Fece Simon tranquillo. “Era incinta di James.”

 

Ron prese fuoco. Cerco di ricomporsi schiarendosi la gola. “Beh, d’accordo… ma davvero Simon, non c’è motivo che ti stressi così tanto. Sappiamo tutti che sei un genio, ed io e tua madre siamo fieri di te anche se…”

 

Simon alzò stancamente gli occhi dal libro. “Papà, l’ultimo trimestre Sophia Willand aveva un voto più alto di me, non posso permettere…”

 

“Ancora con questa storia?” Chiese Micheal entrando nella stanza. Si diresse verso il frigo e vi ficcò dentro la testa alla ricerca di qualcosa da mangiare. “Per favore Sam, è da quando andavo a scuola anche io che assisto alle vostre lotte. Dacci un taglio per una volta!”

 

“Non ci penso nemmeno!”

 

Ron e Micheal si scambiarono uno sguardo sconsolati.

 

“Tu hai bisogno di una donna, Simon.”

 

“Senti chi parla.” Ribatté il fratello. “Quand’è stata l’ultima volta che sei uscito con qualcuno?”

 

Micheal arrossì e abbassò lo sguardo. “Fatti gli affari tuoi tu.”

 

“Ehi, ehi!” Si mise in mezzo Ron. “Adesso basta. Ho troppo caldo per stare ad ascoltarvi mentre litigate.”

 

“Oh, sembra che ci siamo persi una festa!”

 

James era appena entrano nella stanza con Diego a seguito. Si scambiarono un sorrisino d’intesa. Simon roteò gli occhi e mormorò. “Ecco, ci mancavano solo loro.”

 

James portò le mani avanti. “Ehi calma, fratello adorato, ci togliamo subito dai piedi. Sono solo venuto a dire a papà che sono a casa e adesso vado col mio amico nella mia stanza, ok?”

 

Ron alzò un sopracciglio. “E?”

 

“E nulla.” Disse James. “Mamma mi ha detto di dirtelo.”

 

Ron annuì e fece cenno che poteva andare. James non se lo fece ripetere due volte, spinse Diego fuori dalla stanza e cominciò a salire le scale verso l’ultimo piano, dove si trovava la sua stanza. Una piccola mansarda isolata dal resto del mondo. James adorava la sua stanza.

 

Diego ridacchiò seguendolo su per le scale. “Non mi stancherò mai di questa famiglia.”

 

James scrollò le spalle. “Beh, beato te.”

 

La stanza di James era disordinata come sempre. Cercò di dare una sistemata mentre Diego si sedeva sul letto ancora disfatto. Diego sorrise tra sé notando un indumento, che certo non poteva essere di James, tra le lenzuola.

 

“Vedo che ti sei divertito ieri.” Disse a James alzando un reggiseno di pizzo.

 

James si voltò verso di lui interrogativo e fece un sorrisino quando vide cosa teneva in mano. “E’ di tua sorella, deficiente.”

 

Diego lo lasciò andare subito come scottato. “Aaah, che schifo James!” Si alzò dal letto di scatto. “Diavolo, potresti anche avvertirmi!”

 

James alzò un sopracciglio. “Sto con tua sorella da anni, non penserai davvero che facciamo i santarellini.”

 

“Non…” fece Diego alzando una mano. “… dirlo neanche. Per favore, per la mia sanità mentale. Come ti sentiresti te se stessi con tua sorella?”

 

“Quale delle due?” Chiese James distratto mentre rimetteva a posto nell’armadio.

 

Diego spalancò gli occhi e lo guardò come se si fosse fumato il cervello. “Dimmi che stai scherzando. Con Alex ovviamente! Thea è ancora una bambina.” Sospirò. “Non che mi sognerei mai di stare con Alex, sarebbe uno stress. Mi porterebbe per negozi ogni giorno. Non reggerei cinque minuti.”

 

James rise. “Non invidio il povero disgraziato che se la sposerà un giorno.”

 

“Oh no, nemmeno io, ci puoi giurare.”

 

Qualcuno bussò alla porta, qualche secondo dopo la testa rossa e riccioluta di Thea fece capolino. Si guardò timida intorno mordendosi un labbro e aprì bocca solo quando vide James davanti all’armadio.

 

“Scusate se vi disturbo. James, mamma ti vuole un attimo di sotto.”

 

James sospirò chiudendo gli occhi e lanciò una maglia nell’armadio prima di avviarsi verso la porta. “D’accordo. Torno in un minuto.”

 

Non appena James fu uscito Thea rivolse un sorriso timido a Diego. Lui ricambiò con un sorrisino di scherno.

 

“Ehi scricciolo, tutto ok?”

 

Thea sorrise più ampiamente e fece qualche passo dentro alla stanza. “Scricciolo? Non ti sembro un po’ cresciuta per nomignoli del genere?”

 

Diego ricambiò il sorriso smagliante e incrociò le braccia al petto. “Può darsi, ma ai miei occhi sei sempre la bambina di casa con una parlantina da paura.”

 

Il sorriso di Thea divenne amaro. “Non sono più una bambina.”

 

Un silenzio imbarazzante aleggiò tra di loro e Diego si ritrovò a squadrarla da capo a piedi per la prima volta in tanti anni. Cercò di fare ancora una volta un sorriso.

 

“Questo lo vedo.” Disse. “A scuola farai girare la testa ai quei poveri ragazzi.”

 

“I ragazzi ad Hogwarts non mi interessano.” Fece lei secca avanzando di un altro passo.

 

“Ah no?” Diego alzò un sopracciglio. “Fammi indovinare, adesso comincerai a farmi il discorso che fate tutte voi donne a questa età. Che avete bisogno di un uomo maturo, che i coetanei sono degli imbecilli, che meritate di più, che è meglio puntare in alto… ci sono già passato Thea, ho una sorella, ricordi?”

 

Ma Thea non fece niente di tutto questo, lo afferrò per il colletto della maglia per abbassarlo di qualche centimetro, si alzò in punta di piedi e premette le labbra contro le sue. Delicatamente e solo per qualche secondo.

 

“Non avevo nessuna intenzione di farti alcun discorso.” Sussurrò lei una volta staccatasi dalla sue labbra.

 

Diego la fissò ad occhi spalancati come se ancora non avesse connesso tutti gli eventi che erano successi in quei pochi secondi insieme. Poi esplose. Thea l’aveva appena baciato. Thea. La piccola Thea.

 

Fece istintivamente un passo indietro guardandola incredulo. “Thea, ma che diavolo…”

 

“Eccomi!” James rientrò nella stanza con un sorrisone. “Che mi sono perso?”

 

Diego si voltò lentamente verso di lui, senza sapere bene cosa dire o fare. Thea si limitò a fare un sorriso e scrollare le spalle con fare innocente.

 

“Una noiosa chiacchierata.” Disse incamminandosi verso la porta mentre James avanzava. James guardò Diego con aria preoccupata, alzò un sopracciglio continuando a fissarlo strano.

 

“Amico, tutto bene?”

 

Diego si riscosse un attimo, guardò Thea da dietro le spalle di James che gli rivolse un piccolo sorriso prima di scomparire dietro alla soglia, si focalizzò di nuovo su James che lo guardava ancora preoccupato e si sforzò di sorridere scotendo la testa.

 

“Sto bene, non ti preoccupare.”

 

“Fammi indovinare, Thea ti ha rincretinito con la sua raffica di parole, eh?”

 

Diego fissò James per un lungo attimo. Poi sorrise. “Già, sì. La sua raffica di parole.”

 

 

**

 

 

“Va bene, mamma, non ti preoccupare.”

 

Thea stava salendo le scale qualche giorno dopo a l’incontro ravvicinato con Diego. Hermione le aveva appena chiesto di radunare tutti i panni sporchi e metterli nel cesto della biancheria. Stava camminando lungo il corridoio verso la sua camera, ma quando fu in procinto di prendere la maniglia, una mano spalancò la porta e l’attirò dentro.

 

Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi cosa stava accadendo che si ritrovò contro la porta e con delle labbra calde sulle sue che si muovevano molto più sensualmente dell’ultima volta. Così com’era iniziato finì e Thea si ritrovò a fissare un Diego che stava al centro della sua stanza con le mani sul viso.

 

“Ma che diavolo sto facendo…” Mormorò tra sé.

 

Thea si schiarì la gola ancora incapace di fare qualsiasi cosa. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Diego alzò lo sguardo su di lei e la fissò negli occhi in un modo che le fece quasi paura.

 

“Io ho dodici anni più di te.”

 

Thea si mosse a disagio. “Lo so.” Riuscì a dire.

 

“Tu sei la sorella del mio migliore amico.”

 

“Lo so.”

 

Diego sospirò esasperato. “Questa cosa è assurda.”

 

Thea lo fissò e disse di nuovo ma più lentamente. “Lo so.”

 

Diego riaffondò la faccia tra le mani scotendo la testa. “James mi ucciderà. Mi ucciderà, ne sono certo. Devo essere diventato scemo, come diavolo mi è saltato in mente di venire qui…”

 

Thea si mosse per la prima volta, fece un passo avanti. “Che cosa gli hai detto esattamente?”

 

“Che avevo bisogno del bagno.” Fece lui sospirando. Chiuse gli occhi leccandosi le labbra. “Perché lo hai fatto Thea, perché mi hai baciato?”

 

Thea scosse la testa facendo oscillare i suoi riccioli fulvi. “Non lo so, mi sentivo di farlo e basta. Perché mi piaci, da sempre. Forse da quando ero davvero una bambina…”

 

Diego alzò la testa di scatto verso di lei. “Beh grazie a te me ne sono reso conto anche io che non sei più una bambina! Per la miseria, ma cosa ti è saltato in mente! Dovresti vergognarti profondamente! Tu sei minorenne! Potrei andare ad Azkaban per una cosa del genere!”

 

“Però adesso sei qui.”

 

Diego rimase senza parole mentre Thea continuava a fissarlo determinata. Lei fece un altro passo avanti.

 

“Perché sei qui, Diego, te lo sei chiesto?”

 

“Io…” Oscillò un po’. “Thea, tu sei bella. Molto bella. E intelligente. Molto intelligente. Ma questa cosa è sbagliata. Molto sbagliata.”

 

Thea alzò un sopracciglio. “E chi lo dice?”

 

“La legge!” urlò Diego esasperato.

 

“E da quando tu segui la legge?!” Lo accusò Thea. “Sia tu che io sappiamo bene che dimostro molto di più dei miei anni, che sono molto più matura dei miei coetanei. Lo sono sempre stata e mi hai sempre preso in giro per questo. Non ti sto chiedendo di sposarmi, ti sto solo chiedendo di provare.”

 

Diego sentì la gola asciugarsi. Scosse la testa chiudendo gli occhi e si andò a sedere sul bordo del letto. Si grattò la nuca continuando a pensare tra sé e sé. Thea gli sedette a fianco e gli posò una mano sul ginocchio facendolo sobbalzare appena. Si voltò verso di lei a fissarla negli occhi.

 

Diego sospirò. “Ho bisogno di riflettere.”

 

Thea annuì e tolse la mano dal suo ginocchio in modo che potesse alzarsi. Diego camminò lentamente fino alla porta, esitò solo un attimo prima di uscire, si voltò ancora verso di lei e uscì sospirando lasciandola lì senza sapere cosa fare.

 

**

 

 

L’estate era passata in fretta e quasi senza che se ne accorgesse era arrivato l’autunno. Le strade erano tappezzate da foglie che le aprivano la strada come un enorme tappeto rosso. Tirava vento, un vento leggero che le scompigliava appena i capelli. Le sue compagne le camminavano a fianco chiuse nei loro mantelli.

 

“Non posso credere che sia già Ottobre. Solo ieri eravamo in vacanza!”

 

Una ragazza dai capelli biondi si soffiò via la frangia dagli occhi. “E a te cosa cambia, Kristina, tu sei sempre in vacanza.”

 

“Solo perché ieri mi sono addormentata alla lezione di Trasfigurazione non devi farmelo pesare per il resto della mia vita, sai?” Ribatté l’altra.

 

“Solo ieri?” Rise Amber. “Andiamo, diglielo anche tu Thea! … Thea?”

 

Thea si voltò verso di lei cascando dalle nuvole. La fissò con occhi vuoti. “Come?”

 

Amber si mise le mani sui fianchi. “Ma insomma si può sapere che succede?” Disse fermandosi. “E’ la prima gita ad Hogsmeade dell’anno e sembra che ti sia morto il gatto! Vedi di farti venire su un sorriso prima di uscire dal castello!”

 

Thea si morse un labbro e scosse la testa. “Scusate, io non so neanche… pensieri… pensieri stupidi…”

 

Kristina la guardò curiosamente. “C’è di mezzo un ragazzo?”

 

Lei sospirò. “Più o meno.”

 

Kristina e Amber si scambiarono uno sguardo. “E com’è che non ci hai detto niente?!”

 

Thea riprese a camminare con aria sconsolata. “Perché non c’è niente da dire, è troppo complicato.”

 

“Non c’è niente di complicato nei ragazzi, basta solo saperli prendere. Andiamo, racconta tutto e vedremo di trovare una soluzione. E’ qualcuno che conosciamo?”

 

“Non direi proprio.”

 

Amber alzò gli occhi al cielo. “Diccelo e basta, lo sai che Kristina sta morendo dalla voglia di… E quello chi diavolo è?”

 

Thea alzò gli occhi sulla strada e il suo cuore si fermò. Lì, in mezzo alla strada tra il castello e Hogsmeade, fermo, Diego aspettava paziente. Sbatté le palpebre un paio di volte per assicurarsi che fosse veramente lui, ma non aveva alcun dubbio. Nessuno aveva la pelle olivastra e quegli occhi scuri come lui.

 

Gli studenti di Hogwarts gli passavano accanto guardandolo strano, chiedendosi cosa stesse facendo. Lui continuava a stare immobile al centro della strada, con le braccia conserte.

 

Amber si voltò verso Thea, che si era immobilizzata, e spalancò la bocca. “Non dirmi che è…”

 

Thea si mosse a scatti, ma velocemente. Gli arrivò davanti incredula e si guardò nervosamente intorno. Abbassò la voce. “Che ci fai qui?”

 

Diego guardò prima lei, poi le sue amiche che erano rimaste qualche passo più indietro. Si leccò le labbra. “Dobbiamo parlare.”

 

“Parlare?” Chiese Thea sempre più incredula. Si voltò verso Kristina e Amber e fece loro cenno di andare avanti. “Di che cosa?”

 

Diego aprì la bocca ma la richiuse quando Kristina e Amber passarono al loro fianco, squadrandoli da capo a piedi. Diego le guardò e loro sorrisero innocenti passando oltre. Appena si fu accertato che fossero abbastanza lontane parlò di nuovo. “Di quello che è successo a casa tua quest’estate.”

 

Thea sentì il cuore accelerare ma si costrinse a rimanere calma. Sentiva che il sangue stava per affluire sulle sue guance, era inevitabile. “Cosa… è rimasto qualcosa da dire? Sono passati mesi e…”

 

“Mesi in cui ho avuto modo di pensare.” La interruppe lui.

 

Thea rimase zitta. Non sapeva più cosa dire.

 

Diego sospirò e sciolse le braccia. “Thea, hai quattordici anni, te ne rendi conto, vero?”

 

“Se sei venuto qui per ricordarmi di quanto sono piccola e ingenua, grazie tante, ma è l’ultima cosa di cui ho bisogno al momento! Ti sei fatto tutta questa strada per nulla! Sì, è vero, sono piccola! Sono una bambina in confronto a te e tu non mi prenderai mai in considerazione, ma non c’era bisogno che tu corressi da me a dirmelo! Tanto a te cosa importa se il mio quoziente intellettivo è superiore alla media o che io non mi senta affatto una ragazzina, ma una donna? Sei un’egoista come tutti gli altri ragazzi e non ti importa che di te!”

 

“Hai finito?”

 

Thea si morse un labbro e abbassò la testa.

 

“Se tu lasciassi finire me.” Fece Diego. “Ti saresti evitata di sprecare un sacco di fiato, sai? Prometti di farmi parlare fino alla fine?”

 

Thea annuì. “Ok.”

 

“Thea, tu hai quattordici anni. E io ne ho ventisei.” Thea aprì la bocca ma Diego continuò a parlare. “Ma per qualche strana ragione ci siamo trovati in una situazione che va al di là di questo. Per qualche strana ragione i miei occhi non ti vedono più come la bambina con una parlantina da paura che girava per casa Weasley mentre giocavo col mio amico James. Per qualche strano motivo ti vedo come una giovane donna, che mi piacerebbe stringere quando ha bisogno di essere protetta, che mi piacerebbe… baciare, con cui vorrei passare del tempo.”

 

Thea lo guardò esterrefatta.

 

“Per qualche strana ragione, Thea, ci troveremo a fare qualcosa di illegale. Tu hai quattordici anni, te ne  rendi conto, vero?”

 

“Sì.” Rispose flebile lei. “Sì, me ne rendo conto.”

 

“E sei disposta ad affrontare tutto questo?”

 

Thea sorrise appena, emozionata. Le tremavano le gambe. “Beh, tu sarai lì a stringermi se dovrò essere protetta.”

 

Diego sorrise. “Sempre, scricciolo.”

 

“E smetterai di chiamarmi scricciolo?”

 

Diego sorrise più ampiamente. “Mai.”

 

 

**

 

“C’è qualcosa che dovremmo sapere?”

 

Amber e Kristina erano appena rientrate in dormitorio. Thea se ne stava distesa sul letto a fissare il soffitto con aria rilassata. Si voltò verso di loro e sorrise.

 

“No, niente.”

 

“Certo.” Disse Amber con aria scettica. “Hai solo passato tutto il pomeriggio con il tuo principe azzurro… cosa vuoi che ci sia da raccontare?”

 

Kristina saltò su eccitata. “Dove lo hai trovato uno così?!”

 

Thea sospirò sconsolata. “E’ un amico di mio fratello.”

 

“Di Simon? O di Micheal?”

 

“Di James.” Confessò lei.

 

Ci fu un attimo di silenzio. Amber aprì lentamente la bocca. “Thea, ma James non è il più grande dei tuoi fratelli?” Thea annuì. “O…key, quanti anni ha quel tizio?”

 

Thea si mise a sedere sul letto mordendosi un labbro. “Ragazze, questa cosa deve rimanere un segreto, ok?”

 

“Mi stai facendo paura.” Disse Amber. “Quanti anni ha?”

 

“Ventisei.”

 

“Thea!”

 

“Lo so!” Saltò su lei. “E’ successo e basta! Vi prego, deve rimanere tra noi, nessuno sa… a mio padre prenderebbe un infarto… e James poi… non…”

 

Kristina e Amber si scambiarono un’occhiata. “Ehi, lo sai che su di noi puoi contare.”

 

Thea sorrise. “Grazie”

 

“Su adesso racconta tutto!”

 

Le ragazze si accomodarono sul letto di Thea e la serata sfumò così, con Thea che raccontò l’intera storia tra lei e Diego. Una storia che sarebbe durata molto a lungo.

 

**

 

 

E l’ispirazione tornò… più o meno.

Era tanto che avevo voglia di scrivere ma non mi veniva proprio nulla nulla, è stato veramente frustrante! Spero di riuscire a scrivere un più spesso adesso, e di produrre qualcosa di nuovo.

 

Per ora vi saluto, come sempre vostra Zia Fufù!

 

 

   
 
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