ORBITA
DELLA TERRA 2006
La
luce del sole iniziava a rischiarare lentamente i contorni del pianeta
sotto di
loro, mentre avanzava tutto diventava caldo e brillante. Quando i raggi
toccarono la Gran Bretagna Rose Tyler, seduta sulla soglia del Tardis
con le
gambe a penzoloni nello spazio aperto, sorrise e pensò a sua
madre che si
sarebbe svegliata da li a poche ore per iniziare una nuova giornata. Ma
anche in
quell’occasione, nonostante lo spettacolo stupendo e
incredibile che aveva di
fronte, la sua mente riusciva comunque a distrarsi, ed a concentrarsi
su altro.
Seduto
al suo fianco il Dottore osservava estasiato il pianeta Terra che
ricominciava
a risplendere. Il sorriso sempre stampato in volto e quei capelli
disordinati
che sventolavano con la lieve brezza. I suoi occhi mentre osservava
l’alba,
anche se assurdo, ricordavano uno di quei tramonti che vedi in riva al
mare,
così pieni di vita, ma che celano
l’immensità buia della notte.
Il
tocco leggero della mano di lui la ridestò da quella nebbia
di confusione, che
si creava ogni volta che si permetteva di fissarlo in quel modo, -
Assistere
contemporaneamente ad un’alba e ad un tramonto non riesce a
conquistarti Rose
Tyler? – disse divertito senza distogliere gli occhi dallo
spettacolo sotto di
loro. Rose non rispose, si limitò a sorridere senza smettere
di fissarlo, poi
lentamente adagiò la testa sulla sua spalla e rimase a
guardare insieme a lui
il sole che ricopriva l’intera Europa, - Delle volte penso
che i misteri
dell’universo siano tutti dentro la tua testa Rose -.
Rimasero fermi a godersi
lo spazio per ore, Rose amava quei momenti di pura
tranquillità; adorava i
viaggi, le avventura, i pericoli che ogni giorno vivevano insieme, ma
se avesse
avuto la possibilità di scegliere un momento in cui restare
bloccata per il
resto dei suoi giorni, avrebbe scelto uno di quelli in cui erano fermi,
in
silenzio, insieme, mano nella mano. Avrebbe passato la vita in un
momento del
genere ed era sicura che non le sarebbe servito altro per essere
felice, lui
sarebbe stato tutto quello che le serviva. – Dovresti sempre
godere di momenti
del genere – le sussurrò il Dottore infine
– Non si può mai sapere quanto
dureranno i momenti di pace – aggiunse in un tono
sommesso che
incuriosì Rose.
Un
trillo assordante proveniente dall’interno della cabina li
fece sussultare
entrambi prima che lei potesse chiedergli qualcosa a riguardo,
simultaneamente
fissarono prima nel Tardis e poi si guardarono seri e confusi.
– Chi può
essere? – chiese il Dottore, forse più a se stesso
che ha Rose. Lei ci pensò
per qualche istante – Forse è mia madre -, il
Dottore le regalò uno sguardo
ancora più incredulo – Tu hai dato questo numero a
tua madre? -, Rose assunse
un’aria di finta colpevolezza – Per le emergenze
– disse soffocando un sorriso.
– Tua madre che può assillarmi in continuazione
è la vera emergenza – rispose
lui prendendosi la testa tra le mani. Rose scoppiò a ridere,
era vero, sua
madre avrebbe usato quel numero senza misure.
-
Quante volte devo dirtelo Rose? – disse il Dottore
rimettendosi in piedi con
aria afflitta e incamminandosi per rispondere al telefono che
continuava a
suonare insistentemente senza nessun segno di resa – Lontani
dai Dalek, e
lontani da tua madre – finì sollevando la cornetta
e sbuffando ancora prima di
parlare - Jackie Tyler che bello sentire ancora… -
s’interruppe e Rose lo vide
accigliarsi e farsi serio. Scattò in piedi e si
avvicinò a lui, che era
immobile con il telefono all’orecchio senza proferire parola,
un senso di
panico iniziò ad invadere Rose, - Dottore che succede? -.
Lui non rispose, mise
giù il telefono e rimase in contemplazione per un tempo
sufficiente a far
allarmare Rose ancor di più – Dottore mia madre
sta bene? – chiese in fretta.
Il Dottore non rispose subito, si voltò verso di lei ma non
le rivolse lo
sguardo, era immerso nei suoi pensieri, avevo lo sguardo perso ed
enigmatico.
-
Non era tua madre – disse infine. – Chi era allora?
– chiese Rose quando il
silenzio del Dottore iniziò ad infastidirla. –
Qualcuno che ci ha dato un
appuntamento -.