Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: naisia    14/11/2016    1 recensioni
Modificate le caratteristiche il 19/11/16, in seguito ad (im)provvista/prevista botta d'ispirazione: i capitoli saranno quattro e non tre. Grazie per l'attenzione ^.^
Questa mi è uscita fuori più o meno una settimana fa, quando le mie manine da goblin hanno ghermito in fumetteria il manga di Sherlock, appena uscito in Italia nella sua versione cartacea. Così mi sono chiesta: come reagirebbe Sherlock nella realtà alle tre cose che hanno contribuito a renderlo famoso: ovvero il blog di John, la serie tv e (adesso) il fumetto ispirato alla serie?
Magari ficcandoci dentro un po' di slash e di fluff che non guastano mai.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Serie tv


 

Dio questo capitolo è stato un parto.
Doveva venir fuori una cosina tipo l'altro e invece è uscito fuori....questo!
Spero che vi piaccia, io intanto vado a riprendermi da ciò che mi ha posseduta mentre scrivevo, qualunque cosa fosse.





Sherlock Holmes non credeva nei presentimenti.

Esattamente come non credeva nell'istinto, nelle idee folgoranti venute dal nulla e nei colpi di fulmine.

O meglio, per essere più precisi, non credeva nelle interpretazioni al limite del superstizioso che normalmente le persone davano a questi fenomeni.
Il cervello umano era una macchina estremamente complessa, nonostante spesso gli sembrasse di essere l'unico ad utilizzarlo a pieno regime. Quindi a maggior ragione per il consulente investigativo cose come l'istinto dovevano per forza di cose avere una spiegazione scientifica.

Un insieme di piccoli elementi di per sé insignificanti ignorati dall'Io cosciente che facevano però scattare il subconscio sull'attenti. Un po' quello che faceva lui con la sua scienza della deduzione, solo a comando e non come meccanismo secondario di difesa della mente.
Questo era per lui l'istinto.
Tuttavia quando quella mattina i suoi occhi si aprirono di scatto, dopo quattro ore e ventisei minuti di sonno ristoratore, ebbe la spiacevole e inspiegabile sensazione che quel giorno avrebbe portato con sé spiacevoli novità.

Ovviamente aveva subito scacciato il presentimento, giusto il tempo di passare in revisione le varie noiose incombenze quotidiane (Bolletta del gas e dell'acqua: pagate. Bolletta della luce: quel mese toccava John. Affitto: pagato ) che potevano aver causato quella sensazione di disagio e cancellò l'idea dalla mente.
Non gli fu troppo difficile visto che in quel momento un'altra di quelle cose in cui non credeva, ovvero un'idea folgorante, lo colpì: Da quando prestava attenzione a cose come l'affitto o le bollette?

A già, da quando John si era trasferito lì e lo fissava in cagnesco per giorni se mancava a qualcuno dei suoi compiti.

No, non era questo il motivo. All'inizio della loro convivenza aveva comunque evitato di compiere quegli incarichi tediosi, limitandosi a liquidare l'esasperazione del suo blogger replicando con aria annoiata "Noioso. Pensaci tu John, io sono occupato".

Da qualche tempo a questa parte invece assolveva ai suoi compiti, sbuffando e borbottando è vero, ma lo faceva. Ora che ci pensava due settimane prima John gli aveva anche chiesto di andare da Tesco a comprare un paio di generi alimentari strettamente necessari alla loro sopravvivenza.

E lui lo aveva fatto! Senza neppure protestare troppo!

Dovevano essere questi i tanto paventati effetti a lungo termine della droga di cui quel ciccione di suo fratello gli parlava quando, ai tempi dell'università, lo sbatteva periodicamente in rehab.

Balzò in piedi, indossò in fretta e furia la vestaglia blu e si precipitò fuori dalla sua stanza come un tornado.

Come diavolo aveva potuto non accorgersene prima?

Il salotto, che solo pochi mesi prima versava in un caos impressionante, ora poteva quasi dirsi ordinato.
Alla ricerca di conferme dei suoi sospetti raggiunse la cucina con ampie falcate e spalancò lo sportello del frigo, facendo tintinnare le bottiglie e osservando con orrore crescente ciò che conteneva.
I suoi esperimenti, (rispettivamente un fegato parzialmente carbonizzato, un pezzo di intestino immerso in una soluzione salina e un barattolo di bulbi oculari) erano stati ordinati nell'ultimo ripiano dell'elettrodomestico, lontano dal resto del cibo.

Piccolo, subdolo, infido John Hamish Watson!

Oh, era stato proprio bravo. Era riuscito a fregarlo per bene in tutti quei mesi, mentre lui correva dietro ai criminali della City, lui, poco a poco, oggetto per oggetto, aveva portato ordine nella sua vita.
Se c'era una cosa di cui Sherlock Holmes aveva sempre potuto compiacersi era di quanto fosse poco ordinato.
L'ordine non gli interessava, lo trovava inutile. A cosa serviva essere ordinati se tanto lui sapeva esattamente dov'era ogni cosa? E poi il suo caos era un punto d'onore, lo avrebbe mantenuto anche se fosse stato solo per irritare suo fratello.

Già, suo fratello. Come aveva fatto anche Mycroft a non accorgersi di una cosa del genere? Era impossibile che non gli avesse lanciato almeno una frecciatina in proposito.

Che fosse anche lui in combutta con John? No, improbabile: il suo coinquilino e lo sgradevole mr governo inglese si detestavano cordialmente. Quindi il dottore aveva fatto tutto da solo. Ammirevole considerata la sua scarsa attitudine all'inganno.

Il rumore di un campanello lo risvegliò dai suoi turbamenti.

Scampanellata breve, decisa: tipica di qualcuno che aveva familiarità con il posto dove stava per entrare.

Sherlock lanciò una rapida occhiata al calendario. Domenica ventisette novembre, per qualche motivo la data era cerchiata con il pennarello rosso. Irrilevante.
Quello che contava era che si trattava di un giorno festivo, quindi Lestrade era a casa sua dove probabilmente si stava godendo il week end con i figli strappati momentaneamente all'ex moglie. Non si sarebbe lasciato richiamare a New Scotland Yard neppure se improvvisamente un gigantesco T-rex fosse apparso in mezzo al Tamigi*. Mycroft si trovava a Ginevra probabilmente a far scoppiare qualche conflitto in medio oriente e la signora Hudson era al piano di sotto con le sue "deliziose" amiche del club di Macramè.

Quindi poteva trattarsi solo del perfido fautore di quella indesiderata conversione all'ordine e alla pulizia, di cui aveva appena scoperto i malefici sotterfugi.
Un sorriso diabolico si dipinse sul suo viso, aveva in tutto circa 3 minuti e ventisei secondi per mettere in pratica l'idea che gli era appena venuta.



47 secondi e un'altra scampanellata più tardi



La signora Hudson aprì la porta del 221B, con aria piuttosto contrariata.

Il viso sorridente di John apparve sull'uscio, mentre i due ospiti al suo fianco gettavano occhiate incuriosite all'interno dell'appartamento e confabulavano tra di loro.
"Signora Hudson! Come va l'incontro del suo club?" chiese entrando, mentre l'anziana si faceva da parte per lasciarlo passare.
La padrona di casa assunse un'aria sofferente "Andrebbe meglio se quel benedetto ragazzo di Sherlock si decidesse a scendere ad aprire la porta ogni tanto. Sa benissimo che non ricevo visite la domenica mattina, e poi non sono la vostra governante!" esclamò stizzita.

I sui sproloqui vennero però interrotti da un membro della coppia di accompagnatori di John, un uomo di mezza età dai corti capelli crespi leggermente brizzolati sulle tempie, che galantemente le prese una mano e vi depositò sopra un bacio cortese.

L'uomo si raddrizzò con un sorriso inquietante "La padrona di casa suppongo. Ho letto di voi nel blog tenuto dal qui presente dottore, lasciate che vi dica che non è riuscito a cogliere un decimo del vostro fascino."

L'anziana vedova sorrise lusingata, per poi strabuzzare gli occhi osservando l'altro uomo che era entrato "Ma, John, caro non mi avevi detto che era una riunione di famiglia, altrimenti avrei preparato qualcosa" esclamò, mentre osservava con aria confusa il nuovo arrivato.

John la guardò con altrettanta confusione "Mi scusi signora Hudson, ma non capisco. Qui non c'è nessuno dei membri della mia famiglia...".

Il dottore si interruppe udendo un rumore poco rassicurante provenire dal piano di sopra.

Chiuse gli occhi e contò mentalmente fino a dieci, pregando che quell'idiota del suo coinquilino non avesse fatto qualcosa di incredibilmente stupido.

Eppure glielo aveva detto, pensò salendo con apprensione crescente le scale che conducevano all'appartamento. Lo aveva implorato di comportarsi bene, almeno per quel giorno, perché no, nonostante quello che forse Sherlock pensava, i cartoni del latte non si materializzavano magicamente nel frigo e i soldi non crescevano sugli alberi e forse, forse, qualche entrata in più avrebbe potuto fare loro comodo.

Quando finalmente si affacciò sul salotto poco ci mancò che gli venisse un infarto.

Effettivamente dire che si era affacciato sul salotto non era propriamente corretto. Forse sarebbe stato meglio dire che si affacciò su quel che restava del salotto.
Perché della sistemata provvidenziale che aveva dato al loro appartamento in previsione di quella visita, per cercare di dare un'impressione quantomeno non pessima, non era rimasto nulla.

Tutto, tutto, TUTTO era stato sistematicamente messo in disordine: i fascicoli dei casi sparpagliati sul pavimento, i libri faticosamente riordinati erano ora pressoché ovunque tranne che nella libreria e come macabra ciliegina sulla torta, il fegato bruciacchiato era stato esposto in bella vista sul tavolo della cucina.
Il mancamento del blogger venne subito sostituito da una incazzatura colossale quando vide il responsabile di quel macello tranquillamente seduto sul divano ancora in vestaglia e pigiama, e che, al suo ingresso, si limitò salutarlo con un tranquillo e vagamente sornione "Ciao John".

Un pensiero unico e assoluto invase la mente dell'ex soldato.

"Questa volta lo ammazzo"

I suoi propositi omicidi vennero però momentaneamente accantonati quando percepì un movimento accanto a sé.

Uno degli sceneggiatori si guardò attorno con aria spaesata "questo è...è..." balbettò incredulo guardandosi intorno.

John sospirò affranto "Mi creda, sono mortificato, è tutta colpa di..." "Fantastico!" esclamò l'uomo senza dar segno di aver udito.

Sia il dottore che Sherlock, rimasto sorprendentemente in silenzio fino a quel momento lo guardarono sorpresi.

Il produttore televisivo attraversò il salotto a grandi falcate, evitando come poteva il caos sul pavimento, piazzandosi davanti a Sherlock e afferrando con entusiasmo una delle sue mani per scuoterla vigorosamente in segno di saluto.
"Mi presento: Steven Moffat. E' un grande onore per me conoscerla. Francamente pensavo che il suo ragazzo avesse un po' esagerato con le descrizioni romantico/decadenti quando ho letto il blog, ma devo ammetterlo, questo supera anche le mie più rosee aspettative!".

Il consulente investigativo lo guardò, per una volta senza parole, non sapendo se sentirsi lusingato o offeso dalle parole dell'uomo, mentre John esalava un rassegnato "Non siamo una coppia" che venne ignorato da tutti.

Intanto il nuovo arrivato aveva ripreso a guardarsi intorno con aria estatica "Meraviglioso! Assolutamente meraviglioso! Oh, ma cosa abbiamo qui? Un fegato? Signori miei se volevate impressionarmi temo proprio che abbiate fatto centro! E quest'atmosfera pseudo-bohemien?! Fantastico!".

Mentre il buffo ometto dall'aria sottilmente malvagia si aggirava per l'appartamento con fare deliziato, l'altro ospite si avvicinò per presentarsi.
Appena fu davanti a lui Sherlock sussultò, quell'uomo era la copia di Mycroft!

Una copia dall'aria parecchio più rilassata e meno calcolatrice, con capelli e leggera barba rossi e una giacca di un improbabile tonalità celeste, ma comunque assolutamente simile a quell'odioso essere di suo fratello.
"Mark Gatiss, sceneggiatore. Molto piacere. Perdoni il mio collega, è sempre su di giri quando gli si offre la possibilità di far soffrire qualcuno" disse, decisamente più composto del suo collega, prima di iniziare a sua volta a guardarsi attorno.
Mentre un ancora sovreccitato Moffat esplorava la cucina e chiedeva in tono poco rassicurante "Allora Mark, chi facciamo morire per primo?" John si avvicinò a Sherlock e si sedette a sua volta sul divano con aria esausta.

"Non...non credo di capire..." mormorò il moro ancora sconvolto per la sorpresa.

"Fammi indovinare, quando due settimane fa ti ho detto che avevo accettato un incontro con due sceneggiatori della BBC non mi stavi ascoltando vero? Eppure lo avevo anche segnato sul calendario!" disse, più esasperato che arrabbiato.

"Rimosso" si limitò a borbottare Holmes, facendo alzare gli occhi al cielo all'amico.

Ed in effetti doveva averlo seriamente cancellato dalla mente, ma qualcosa doveva essere rimasto, come il negativo di una vecchia fotografia, conservato per nessun motivo in particolare e mai buttato via. Questo spiegava la strana sensazione di presentimento che si era sentito quella mattina al risveglio.
"Quindi adesso che succede?" chiese, apparentemente di nuovo padrone della situazione.

John si guardò intorno per qualche secondo prima di dre con tutta la tranquillità del mondo "Secondo il piano originale io e i produttori avremmo dovuto discutere sulla possibilità di creare una serie tv ispirata al mio blog, ma pare che non ce ne sarà bisogno. Sembra che il tuo caos li abbia convinti. A questo punto non resta altro da fare se non firmare il contratto per i diritti d'autore e di immagine e tutta quella roba lì."

Il consulente investigativo lo guardò stizzito, non sopportava che la gente venisse a ficcanasare nella sua vita privata, e l'idea che qualcuno facesse del suo lavoro un insulso show gli sorrideva ben poco "E cosa ti fa pensare che io sarei d'accordo con questa buffonata?" chiese irritato.

Il coinquilino si girò lentamente a fissarlo "Tu sarai d'accordo con questa buffonata e firmerai il contratto. Oppure in virtù del fatto che hai devastato il nostro appartamento per motivi inspiegabili ti spezzerò ogni osso del corpo procedendo in ordine alfabetico."

Sherlock ammise senza troppe remore con se stesso che l'idea di avere un astragalo fratturato gli sorrideva ben poco.



Sette mesi più tardi.



"Muoviti Sherlock, sta per cominciare!"

"John, comprendo e apprezzo il suo impegno per coinvolgermi in questa... cosa! Ma devi credermi quando ti dico che preferirei di gran lunga essere di nuovo in Serbia a sgominare cellule terroristiche piuttosto che vedere la mia vita data in pasto a mezzo regno unito"

"Sherlock..."

"E va bene John, arrivo!"

Nonostante fingesse il contrario per il dottore era evidente che anche il minore dei fratelli Holmes era curioso.
Con aria scocciata il moro si lasciò cadere sul divano accanto a lui, e, dopo una manciata di secondi la sigla iniziale illuminò lo schermo.
"Mph, megalomane." borbottò John vedendo comparire il nome della loro serie tv e ricordando che uno dei pochi diktat che il suo amico aveva imposto era che il serial come titolo portasse il suo nome.

"Te l'ho già spiegato, questa roba..." "Si, si me lo ricordo, la serie è su di te quindi è più logico che parli di te e bla bla blah oh guardatemi sono Sherlock Holmes e sono fantastico. Non me la dai a bere comunque, ora taci." lo zittì John.

La prima puntata inizia, e John rivede se stesso (cavolo quel Freeman gli assomiglia in maniera impressionate) appena tornato dalla guerra, prima di incontrare il consulente investigativo: un uomo solo, devastato dall'Afghanistan e dagli incubi che, a differenza del deserto, lo avevano seguito fino a Londra.
Non poté fare a meno di chiedersi che fine avrebbe fatto se la sua strada non avesse incrociato quella dell'uomo moro al suo fianco, e pensò con un brivido all'altissimo tasso di suicidi tra i reduci di guerra.

Mentre Sherlock ringhiava ancora contro la scelta dell'attore "Ma da dove lo hanno tirato fuori quel Cumberbatch? E' un'incompetente! Sta impersonando me, non qualche stupido detective da soap opera! Io non sono affatto così plateale!" John si scoprì ad indugiare a lungo sul suo profilo aristocratico e algido.

Sherlock Holmes, l'uomo dagli occhi di ghiaccio, i capelli di tenebra e gli zigomi di marmo (le sue nocche se li ricordavano ancora quei fottuti zigomi).

Sherlock Holmes, l'uomo che lo aveva salvato in ogni modo possibile. Da sé stesso in primis, poi decine di volte durante un caso e infine dalla depressione quando era tornato dal mondo dei morti**

Ad un tratto, com'era prevedibile il moro si accorse che il dottore non seguiva più la serie televisiva ma lo stava fissando imbambolato.
"John, va tutto bene?" chiese Holmes perplesso, dopotutto era stato il suo amico a chiedergli di guardare il telefilm.

Il biondo si riscosse "Si, si certo, scusa stavo solo pensando che avevi ragione, quell'attore là non ti assomiglia affatto" (Balle, erano praticamente due gocce d'acqua, ma tanto valeva farlo contento).

Sherlock gli rivolse il suo solito sogghigno a mezza bocca, prima di girarsi dandogli la schiena e appoggiandosi con la nuca sulle sue gambe.
John batté velocemente le palpebre un paio di volte, sorpreso da quel gesto. Non era la prima volta che l'amico invadeva il suo spazio vitale senza chiedere il permesso, ma era la prima volta che avveniva in modo così, si bhe...intimo...

"Sherlock...stai bene?" chiese il dottore, temendo per uno sciocco istante che si fosse sentito male.

Sherlock sospirò con gli occhi chiusi, per una volta completamente a suo agio.

"Mai stato meglio John" mormorò.

"Mai stato meglio."



*Riferimento alla puntata 01x9 di Doctor who, quando l'undicesimo dottore si è appena rigenerato in Capaldi e per errore teletrasportano un tirannosauro nella Londra vittoriana con loro. FATEVI SENTIRE WHOVIANS WO-HOO!!!

**Piccolo inciso, come saprete tutti in questo fandom, dopo la terza stagione, ci sono stati principalmente tre modi per aggirare l'ostacolo Mary e proseguire felicemente a tutta birra verso la Johnlock: 1 "Mary non esiste", 2 il raro ma efficace "Mary è morta" e 3 "Mary è una stronza" (es ha sempre lavorato per Moriarty o robe così). Per non complicarci troppo la vita in questa versione ci si rifà al punto 1 che a me piace anche chiamare "Mary who?"
   
 
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