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Autore: whitemushroom    14/11/2016    4 recensioni
Il Faerun non è certo un luogo dove vivere tranquilli: progenie di Bhaal, paladini, vampiri, draghi, maghi selvaggi, tutto si colora e si confonde sotto questo cielo che si diverte a sovrastare un mondo variopinto, tempestato di eroi senza macchia e di gente priva di scrupoli. In questo mondo un ambizioso mago Thayano senza scrupoli scoprirà i (dis)piaceri di viaggiare in compagnia di una piccola halfling libera come il vento, più attratta dalle sfide di ogni giorno che ad un futuro carico di gloria. Raccolta di brevi scene dell'amicizia tra Edwin ed Alora per il settimo anniversario del thexiiiordeforum
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alora, Edwin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Under the Same Sky'
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Nonna

Edwin si trattiene dal vomitare solo perché il buco halfling che Alora continua a chiamare “casa” è così basso da costringerlo a camminare chinato e sarebbe davvero un peccato rovinare gli Stivali della Velocità appena acquistati dalle mani bucate di Barristan con i resti di un pasto a base di … aglio … farro … e poi sì, ancora aglio.
Il problema è che il puzzo della vecchia halfling e dei suoi capelli simili a code di ratti sta facendo l’impossibile per costringerlo a rimettere. “Predice il futuro? Bah, che idiozia! (ma figuriamoci, sarà l’ennesima pantomima da gnomo circense per spillare soldi a qualche credulone)”.
“Ehi, guarda che ti sento!” protesta la piattola. Quelle piccole orecchie sentono troppo per i suoi gusti.
“E comunque nonna è una vera halfling, non uno gnomo! Cioè, se escludiamo che il suo prozio era cugino di terzo grado di una gnoma della famiglia Jansen possiamo dire che lei sia più halfling di tutti gli halfling di Baldur’s Gate!”
“(come se vi fosse qualcosa di cui vantarsene …)”
La vecchia ciarlatana con un dente solo lo fissa dal basso verso l’alto con occhietti porcini chiari e pure un po’ strabici, poi prende il piatto in cui Edwin ha appena mangiato e vi sputa dentro.
Poi lo fa una seconda volta. “Ma cos …?”
La megera li punta il dito fin quasi nel naso. “Tu tornerai nel tuo schifoso mondo di maghi, umano. Lì soddisferai i tuoi desideri e diventerai il loro capo” esclama da sotto la massa informe di capelli su cui sembra essersi depositato tutto il guano dei gabbiani del molo. Lo fissa di nuovo per poi sputargli una terza volta sugli stivali. “Così ho predetto!”
Interessante.
Quantomeno interessante. “Ho sempre detto che tua nonna è la migliore, Alora!”

“Sei sicura di non aver sbagliato, nonna? Non per protestare, però …”
“Ho mai sbagliato, Alora?”
“No”.
Ciò che è rimasto nella minestra di farro nella ciotola di Edwin si è raffreddato. Tutto il calore è andato via con lui, probabilmente, così come il calore ed il costante brontolio che avevano riempito la loro casa prima che lui uscisse fuori di lì con un enorme sorriso stampato sotto i baffi. Si ripete che dovrebbe esservici abituata, ma mentire con se stessa le è sempre risultato troppo difficile. “Però speravo che …”
“Non sperare. È una fatica inutile e serve solo a far freddare la cena. La vita di quell’umano cambierà, e ti assicuro che andrà più lontano di quanto le tue gambe possano seguirlo. Il che è un bene, dai retta a me” sostiene prima di lasciarsi cadere sulla vecchia sedia a dondolo.
Il punto è che Alora ama le loro avventure. Piccole, strambe, ma le piacciono così come sono. Se è riuscita a svuotare le casse della tesoreria dei Silvershield lo deve anche a lui, a quella pentola di fagioli vestita di rosso che con uno schiocco di dita fa cadere addormentate le guardie e distrae i paladini del Pugno Fiammante con la sua parlantina mentre lei alleggerisce i loro borselli. Ama questi mesi trascorsi a fare tutto e nulla, a segnare sulle pergamene tutti i palazzi a cui prima o poi faranno una “visita” e a dividere in maniera del tutto improvvisata i cumuli di bottino.
Già, davanti al terzo o quarto boccale di birra aveva espresso un pietoso desiderio del “per sempre”, ma è chiaro che quel tipo di vita non sarebbe mai abbastanza per un uomo come lui. I “per sempre” non esistono e non …
“Però quel giovanotto avrebbe potuto rimanere ancora cinque minuti. Non ho avuto il tempo di finire la mia predizione …”
La nonna ha frugato nella cassapanca, e quella che stringe tra le mani è la pipa della buonanima del prozio Timun. O del nonno Jarim, a pensarci bene. I guaritori le hanno detto che il tabacco non aiuterà la sua tosse, ma nonna ha sempre ascoltato soltanto ciò che le dicevano i funghi annidati nell’alluce del piede sinistro. “Vedi, il tuo amico governerà quel luogo, quel Thay che gli piace tanto …” ispira rumorosamente, poi la voluta di fumo riempie la stanza e trova da sola la via del camino “…ma temo che il suo governo non durerà tanto a lungo. Un giorno, massimo due. Fidati, quello lì non rimarrà mai fermo troppo a lungo”.
“Oh” sussurra, ritrovandosi a sorridere di nuovo.
Un’eventualità a cui non avrebbe mai pensato. “Sarebbe così tipico di Edwin …”
  
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