Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Eralery    15/11/2016    2 recensioni
Lily ha sempre amato i colori, ogni piccola sfumatura, ogni diversa tonalità - era sicura che ogni colore potesse rappresentare alla perfezione lo stato d’animo di una persona o le emozioni provocate da un qualche evento.
Ma un giorno qualcosa cambia.
James Potter non riesce a capire perché improvvisamente i quadri di sua moglie si riducano a tante tele nere, e lei non riesce a spiegargli che, da allora, non riesce più a dipingere.
Lily non riesce a spiegargli che, quell’agosto, Sirius si è portato via tutti i colori del mondo.
Sirius era l’unico che capisse davvero cosa volesse dire sentirsi sempre fuori posto, sempre sbagliato, perché molte volte anche lui si sentiva a quel modo, anche nella sua stessa famiglia. Sirius era l’unico che si rendeva conto di quanto fossero ingombranti i pregiudizi e di quanto facessero male, perché anche lui aveva dovuto lottarvi contro.
[Storia partecipante al contest “But there’s a tree, of many, one - quando Harry Potter incontra la poesia inglese” indetto da Phae sul forum di efp]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Sirius/Lily
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Tutti i colori del mondo

Personaggi: Lily Evans.

Coppia: Lily/Sirius.

Genere: Angst, Introspettivo, Romantico.

Avvertimenti: What if? 

Poesia: But thy eternal summer shall not fade

nor lose possession of that fair thou owest;

nor shall death brag thou wander’st in his shade,

when in eternal lines to time thou growest:

so long as men breath or eyes can see,

so long lives this and this gives life to thee. (Shakespeare) 

Prompt: morte di un personaggio principale; acquarelli.

Intro: 

A casa Potter, c’è un piccolo solaio che racchiude vent’anni di vita. Lily Evans non si è mai ritenuta una ragazza romantica, non è mai stata un’amante dei romanzi rosa come sua sorella Petunia, ma ama dipingere per poter conservare i propri ricordi per sempre. Gli acquarelli sono i suoi migliori amici sin dalla tenera età, tra una pennellata di rosso per il tramonto dietro il recinto di casa e una pennellata di verde per l’erba del parco giochi poco lontano. Lily ha sempre amato i colori, ogni piccola sfumatura, ogni diversa tonalità - era sicura che ogni colore potesse rappresentare alla perfezione lo stato d’animo di una persona o le emozioni provocate da un qualche evento. 

Ma un giorno qualcosa cambia. 

James Potter non riesce a capire perché improvvisamente i quadri di sua moglie si riducano a tante tele nere, e lei non riesce a spiegargli che, da allora, non riesce più a dipingere.

Lily non riesce a spiegargli che, quell’agosto, Sirius si è portato via tutti i colori del mondo.

[Storia partecipante al contest “But there’s a tree, of many, one - quando Harry Potter incontra la poesia inglese” indetto da Phae sul forum di EFP]

Note: 

Allora… partiamo dal presupposto che la Jily è la mia otp, non ho idea del perché io abbia scelto di scrivere una Sirius/Lily. Ebbene, ci ho provato. Spero di aver reso bene la coppia, l’ho trovata particolarmente ostica dal momento che c’è James di mezzo… diciamo che mi sono giocata l’unica carta che, secondo me, può dare un senso a questa coppia. Riguardo la poesia… spero si sia capito che dalla poesia ho preso ispirazione per l’equazione quadro=ricordo. Probabilmente è inutile da specificare, ma ho sempre paura che i parti della mia mente contorta non si capiscano ^^” Per le ultime note, ci rivediamo alla fine.

Che altro dire? A essere onesti come coppia mi è piaciuta! Angst a palate, proprio come piace a me :) 

 

Tutti i Colori del Mondo

 

Death leaves a heartache no one can heal.

Love leaves a memory no one can steal.

 

Il tuo sguardo vola sui quadri che riempiono il solaio di quella che da un anno è casa tua, cercando in essi la voglia e l’amore che hanno caratterizzato questa tua passione sin da quando eri piccola. Sono tele dipinte con gli acquerelli, ciascuna rappresentante qualcosa di diverso ma tutte ricche di colori. 

Il tuo quadro preferito è quello che hai voluto incorniciare e appendere al centro del muro di fronte alla porta, così da poterlo vedere non appena metti piede nel solaio. Quando l’ha visto per la prima volta, James è scoppiato a ridere e ti ha abbracciata, prendendoti in giro:

“Amore, qualcuno ha nostalgia di Hogwarts?”

Tu hai sorriso alla sua domanda, stringendoti nelle spalle. 

Sono passati anni, eppure tu non gli hai mai detto che non è per quello che hai deciso di dipingere la banchina di Hogsmeade dell’Hogwarts Express. 

Le radici di quel dipinto si trovano nelle pennellate di grigio usate per ricreare il muretto di cinta, nel verde che hai scelto per ricordarti degli alberi che separavano quel luogo dal resto del villaggio - ma nessuno l’ha mai capito. Nessuno oltre te, osservando quel dipinto, riesce a rivedere distintamente i due ragazzi dei tuoi ricordi: era bello scappare dagli occhi degli altri e rifugiarsi lì per non farsi trovare da nessuno, durante le gite ad Hogsmeade, ma da un mese, ogni volta che guardi quella tela, rimani schiacciata dalla consapevolezza di non poter rivivere quei momenti mai più. 

Ti ricordi ancora la prima volta che ti sei recata lì: lui era seduto su quel muretto di pietra, avvolto nel proprio cappotto nero, in compagnia del suo fedele pacchetto di sigarette babbane. 

 

“Sai che fanno male, quelle?” chiese Lily, rompendo il silenzio di quel luogo e attirando così la sua attenzione su di sé. 

Lui si strinse nelle spalle, ghignando e prendendo una sigaretta dal pacchetto. 

“Non ho intenzione di avvicinarmi ulteriormente a te, se l’accendi,” disse, abbracciandosi da sola per ripararsi dal freddo di quel gennaio del 1976. 

Lui scoppiò a ridere, facendole avvertire una strana stretta alla bocca dello stomaco, ma alla fine decise di rimettere la sigaretta al proprio posto. Dopodiché scese dal muretto con un salto e le si fece vicino. 

“Sia chiaro: non l’ho fatto per te, ma perché in fondo non avevo una gran voglia di fumare,” l’avvertì lui, scostandosi una ciocca di capelli da davanti al viso. 

“Sia chiaro: sei la persona più irritante di tutto il castello,” ribatté lei, alzando il mento per poterlo sfidare con lo sguardo.

“Me ne hanno dette di peggio.” 

“Avresti il coraggio di paragonarmi a qualcun altro?” gli domandò, inarcando le sopracciglia.

Lui rise di nuovo, ma stavolta, quando smise, le passò rapidamente un braccio intorno alla vita per avvicinarla a sé.

“Nessuno avrebbe il coraggio di dire una cosa del genere a Lily Evans,” ammise lui parlandole sulle labbra, consapevole dell’orgoglio e della fierezza della ragazza che aveva di fronte. “Neanche Sirius Black”, aggiunse, prima di azzerare la distanza tra di loro e posare le proprie labbra su quelle di Lily.

 

E ci sono gli occhi di Sirius nel grigio di quel muro, ci sono i suoi capelli neri nel colore dei binari, c’è lui in tutto il quadro. 

Ciò che ti affascina dell’arte, in fondo, è sempre stato il fatto che essa possa catturare un istante e conservarlo per sempre. Ami l’idea che lì, in quel dipinto, tu e Sirius avrete sedici anni per sempre, prede dei vostri sentimenti tra vent’anni quanto in quel preciso momento. 

Ti piace osservare quel quadro, perché ti ricorda quello che hai tanto desiderato e che non sei riuscita a trattenere. Quel che vi legava vi è scivolato tra le dita come la sabbia che hai dipinto in un quadro poco distante. 

è più cupo del precedente, lo sfondo dominato da un mare in burrasca e un cielo pieno di nuvole scure. Guardando quel dipinto, ti sembra di sentire ancora il rumore del vento che quel giorno imperversava, terribile come solo il maestrale sa essere, e che vi costringeva ad alzare la voce per farvi sentire dall’altro.

 

“Non possiamo portare avanti questa storia,” disse lui senza guardarla negli occhi, lo sguardo perso tra le onde che s’infrangevano sulla costa alle spalle di lei. 

“Scusa?” domandò Lily, alzando la voce e pensando che probabilmente tutto quel vento non le aveva fatto capire bene ciò che lui aveva appena detto.

“Non è giusto,”  e la voce di Sirius quasi non le arrivava alle orecchie. “Non è giusto per nessuno di noi: né per te né per me né per James.”

Dopo le sue parole, cadde tra di loro uno strano silenzio, un silenzio più rumoroso del vento. 

Lily lo guardò, incapace di parlare, incapace di spiegargli tutti i pensieri che correvano e si rincorrevano nella sua testa. 

Cadere di nuovo tra le braccia di Sirius non rientrava nei suoi piani: dopo il Sesto anno, aveva promesso a se stessa che non avrebbe permesso a nessuno di ferirla come aveva fatto lui, il suo primo amore. Era arrivato James, per un crudele scherzo del destino, e sembrava essere tutto quello di cui il suo cuore avesse bisogno: dopo anni passati a disprezzarlo, durante le ronde aveva imparato a conoscere un ragazzo così diverso e con così tanto amore da dare. Da darle

E quando qualcosa stonava, quando si chiedeva perché con Sirius tutto le fosse sembrato diverso, Lily si diceva che era normale, che non doveva preoccuparsi, che il primo amore è unico e questo lo sanno tutti. Con il passare del tempo, Lily aveva capito che sì, il primo amore è unico, ma che bisogna imparare a lasciarlo andare: lei, semplicemente, non ne era stata in grado. 

Amava James, amava il sorriso che gli illuminava il viso ogni volta che tornava a casa dal Ministero e la ritrovava nel solaio a dipingere o in cucina ai fornelli - ma non era la stessa cosa. Quello per James era un amore dolce, un amore gentile; quello per Sirius era un amore irruente, un amore travolgente. 

“Non puoi dirmi una cosa del genere dopo aver fatto l’amore con me,” ribatté lei, gli occhi furenti e la voce rotta. “Non puoi rientrare nella mia vita ogni volta che vuoi per poi andartene e far finta di niente. O vuoi dirmi che questo, invece, è giusto?”

“So che non è giusto, ma non posso fare altrimenti,” disse Sirius, posando per la prima volta gli occhi su di lei: lei che se ne stava lì, in piedi di fronte a lui, e dalla piega delle labbra sapeva che stava lottando per trattenere le lacrime. “Tutto questo non sarebbe dovuto succedere, è stato un errore.”

“Dillo.”

Lily pronunciò solo quella parola, interrompendo qualunque altra frase lui volesse dirle. Cinque lettere che rimbombarono tra di loro, più forti delle onde. 

“Cosa devo dire?” domandò lui, incerto. 

“Che non mi ami. Di’ che non mi ami.”

Sirius aprì la bocca per risponderle, per dirle che no, lui non l’amava più, ma non una parola uscì dalle sue labbra, perché in fondo non era mai stato in grado di mentire a lei. 

Il frastuono intorno a loro sembrò accentuarsi improvvisamente, come a sottolineare la mancata risposta di lui, e Lily si ritrovò ad osservare il cielo sopra di loro per nascondere i propri occhi umidi. 

“Di’ che non mi ami,” ripeté con voce tremula, abbassando di nuovo gli occhi su di lui e sfidandolo a negare.

“James è mio fratello, Lily,” rispose invece Sirius dopo l’ennesimo silenzio, sospirando pesantemente. “Il resto non conta.”

E non la vide girarsi verso il mare e coprirsi la bocca con la mano, perché si era già smaterializzato.

 

Ti ricordi bene quel giorno, perché ti ricordi bene quanto ti abbia fatto male la consapevolezza che Sirius fosse riuscito a spezzarti il cuore ancora una volta nonostante ti fossi più volte ripromessa che non avresti lasciato che nessuno ti facesse sentire a quel modo mai più. 

Ti ricordi bene quel giorno e ti ricordi bene quella sensazione, perché quando si parlava di Sirius ti sentivi sempre come se dentro di te qualcosa fosse sul punto di rompersi. 

Ora, quando si parla di Sirius, tu riesci a stare lì, buona, a non dire niente che possa far capire agli altri quanto fosse profondo il legame che ti univa a lui. 

Ora, quando si parla di Sirius, sai che nessuno potrà mai farti soffrire come ha fatto lui, perché il tuo cuore si è spezzato definitivamente un mese fa.

 

“Che dice tua sorella?” domandò Lily, sorseggiando il proprio tè e appoggiandosi al muro dietro di lei. “È pronta per il nuovo anno?”

“Non hai idea, Lily,” sospirò Emmeline, anche se con un luccichio divertito negli occhi castani. “Da quando è tornata, a giugno, non ha fatto che tampinarmi chiedendomi come fosse andato il mio settimo anno e così via.”

Lily rise, scostandosi una ciocca di capelli rossi all’indietro, ma quando aprì la bocca per farle qualche altra domanda la porta d’ingresso del Quartier Generale si aprì violentemente. Sentì qualcuno urlare, e le si ghiacciò il sangue nelle vene quando riconobbe la voce di James.

Sulla soglia del salone comparvero presto quattro figure che si muovevano convulsamente: Lily non ci mise molto a capire che Fabian e Caradoc stavano tenendo fermo suo marito mentre Gideon li precedeva, ansioso.

Quando vide lei ed Emmeline ferme vicino al camino, tuttavia, si bloccò immediatamente. 

“Lily…” cominciò, ma la voce rabbiosa di James lo interruppe.
“Lasciatemi andare!” sbraitava in continuazione. “Ho detto che dovete lasciarmi andare! Io- io lo ammazzo, quel figlio di puttana! Lo faccio a pezzi a mani nude! Lasciatemi andare!”

“James, ti prego, prova a ragionare,” diceva invece Caradoc, tenendolo per un braccio. “Non cambierebbe niente.”

“Quello stronzo avrebbe quello che si merita, eccome se cambierebbe qualcosa!” 

“James, questo non cambierebbe le cose, però. Non c’è niente che tu possa fare per riportare qui Sirius.” 

Non appena sentì quelle parole, il tempo le parve arrestarsi improvvisamente. Sapeva di essere impallidita, sapeva di dover fare qualcosa per suo marito, ma non riusciva a muoversi.

“Cosa?” riuscì ad esalare infine, la voce strozzata. 

James era palesemente sotto shock e non le rivolse neanche un’occhiata, prima di smettere di fare resistenza, accasciarsi contro il muro e prendersi la testa tra le mani.

“Sirius… Sirius è morto.”

 

Scuoti la testa, conscia della promessa che ti sei fatta più di una settimana fa e che, ogni giorno, ti ostini ad infrangere. 

James non è più lo stesso da quando Sirius è morto: trascorre più tempo possibile a lavoro, torna a casa più tardi e spesso anche molto brillo - fa di tutto, pur di non pensare alla morte di quello che lui considerava alla stregua di un fratello. Non gliene fai una colpa, perché sai cosa si provi nel sentire la mancanza di Sirius. 

Stando tutto il giorno da sola, tuttavia, continui a passare sempre più tempo nel solaio di casa tua. 

Provi un vago senso di pace nel guardare i quadri che testimoniano silenziosamente la tua storia con Sirius - la tua vita con Sirius - e solo in quella stanza finalmente le voci nella tua testa smettono di urlare invano tutte le cose che avresti voluto dirgli e che non hai mai avuto il coraggio di rivelare. 

Ci sono così tanti quadri in quella stanza e ogni volta che li guardi pensi che avresti voluto disegnare ciò che vi ha legato in molti più dipinti. 

Non basta più il quadro rettangolare sotto la finestra rappresentante il parco di Hogwarts, con il lago nero in basso a sinistra, dove qualche volta vi siete recati di nascosto quando i vostri amici non vi sarebbero venuti a cercare. 

Non basta più il cielo stellato che si vedeva dalla torre di Astronomia che hai dipinto nel piccolo quadro appeso vicino all’entrata del solaio: è lì che è cominciato tutto, in una fredda sera di ottobre quando per l’ennesima volta Petunia aveva rimandato indietro la tua lettera ancora chiusa.

 

“Evans?” 

Lily si girò di scatto, spaventata, e si affrettò a stropicciarsi gli occhi con la manica del maglione quando riconobbe Sirius Black nella figura che le aveva appena parlato.

Lui era in piedi sull’entrata, stretto nel suo mantello nero e con i capelli tutti mossi dal vento; era stupito, glielo si leggeva chiaro in faccia, e la stava palesemente studiando.

“Evans… che fai, piangi?” le domandò, sempre più sorpreso.

“No, Black, sto imitando una fontana,” rispose lei, ironica, prima di scuotere la testa e girarsi, poggiando i gomiti sul parapetto ed osservando le stelle che brillavano nel cielo sopra la sua testa.

“Ah,” si limitò a dire lui, preso in contropiede. “Be’, se devo essere sincero la imiti davvero bene.”

Lily rimase in silenzio per qualche secondo, giusto il tempo di assimilare quanto il suo compagno di Casa avesse detto, prima di scoppiare improvvisamente a ridere. Girò un po’ il viso per poterlo guardare, allibita e divertita al tempo stesso, trovandolo molto più vicino e con un sorriso soddisfatto ad incurvargli le labbra.

“Non riesco a credere che tu lo abbia detto davvero.”

“Almeno sono riuscito a farti ridere, no?” ribatté Sirius, affiancandola e appoggiandosi a sua volta al parapetto. “Insomma, Evans, già non sei uno schianto, se ci metti anche le lacrime e il trucco sbafato…” aggiunse, ma dal suo tono Lily capì immediatamente che stava solo scherzando.

“Se tu fossi il mio tipo forse me la sarei presa, ma non è questo il caso,” disse lei, stringendosi nelle spalle e decidendo di reggergli il gioco.

“Cosa?” esclamò lui, guardandola con scetticismo. “Io sono il tipo di tutti.”

“Non il mio,” insistette lei, senza guardarlo in faccia ma senza riuscire a trattenere un sorrisetto.

“Questo è tutto da vedere.”

 

Sorridi impercettibilmente e senti i tuoi occhi inumidirsi, così ti costringi a prendere un respiro profondo e tenerti tutto dentro ancora una volta. Sei diventata dannatamente a brava a tenerti le cose dentro - i pensieri, i segreti, i sentimenti, le lacrime. 

Sai benissimo che nessuno, neanche se ti osservasse per ore intere, riuscirebbe a capire tutto quello che nascondi dietro i tuoi occhi verdi e i tuoi sorrisi educati. 

Quando ti guardano, tutti vedono la Lily gentile, amorevole e disponibile che sei sempre stata abituata ad essere. Quando ti guardano, nessuno riuscirebbe a dire che quella stessa Lily è qualcosa di più di quel che mostra al mondo. 

Quando sorridi a una persona, quando accarezzi la guancia di tuo marito, quando ridi con le tue amiche - nessuno oserebbe dire che quei piccoli gesti sono stati rivolti anche ad un’altra persona, ad un altro uomo. Nessuno metterebbe in dubbio il fatto che nel tuo cuore ci sia stato spazio solo per James. 

Guardandoti, nessuno penserebbe che una come te potrebbe innamorarsi di uno come Sirius Black. 

Chiunque vi abbia conosciuti entrambi sa bene che se Sirius era impulsivo, uno spirito libero, tu sei calma e pacata. Se Sirius era un ribelle, con la sua motocicletta modificata, le sue sigarette babbane e i suoi giubbotti di pelle, tu sei la brava ragazza, con un cuore d’oro e un sorriso per chiunque ne abbia bisogno. 

Se Sirius era un uragano, tu sei la quiete dopo la tempesta.

Ma non sei solo questo, lui non era solo quello e, soprattutto, voi due insieme eravate molto di più.

Sirius è stato il tuo primo amore, ha toccato corde del tuo animo che nessun altro è mai riuscito a raggiungere, ti è entrato dentro come una malattia e tu sai benissimo che, in fondo, non sei riuscita a guarire e non ce la farai mai. Perché quel che provi per Sirius è come un cancro: più cerchi di ucciderlo e di scacciarlo, più quello si fa forte e resistente. 

Tu lo hai amato così tanto, e ogni volta che lo realizzi senti un groppo formartisi in gola e le lacrime affacciarsi ai tuoi occhi. 

Tu lo hai amato così tanto, e non riesci a negare a te stessa che, se mai dovessi tornare indietro nel tempo, rifaresti tutto quanto. 

Se mai dovessi tornare indietro nel tempo, infatti, tu rifaresti ogni cosa da capo. 

Perché tu lo hai amato talmente tanto che non pensi si possa amare più di così.

 

Lily aprì la bocca in cerca d’aria, mentre le labbra morbide di Sirius continuavano a baciarle il collo, la clavicola, la mascella, le labbra e qualunque altro punto riuscissero a raggiungere. Le mani di lei si muovevano frenetiche lungo la  schiena di lui, accarezzandone i muscoli tesi e la pelle liscia, mentre quelle di  lui scorrevano su e giù lungo le sue gambe con una lentezza quasi esasperante. 

“Lily, diamine…” sussurrò il ragazzo contro il suo collo, trattenendosi dall’imprecare e facendola ridacchiare. “Eh, tu ridi…” aggiunse con uno sbuffo, accasciandosi involontariamente contro il suo corpo.

Quando lo fece, tuttavia, Lily smise improvvisamente di ridere e seppe con certezza assoluta di avere le guance in fiamme. In quella posizione, stesa sotto il corpo di Sirius coperto solo dai boxer e indossando lei stessa solo la biancheria, avvertì chiaramente l’erezione di lui premere contro la propria coscia e non riuscì a trattenere un brivido.

Sirius si allontanò leggermente da lei e si puntellò sui gomiti per non gravarle addosso e per poterla guardare in faccia. 

Lily fissò gli occhi nei suoi, in quelle pozze grigie che in quegli ultimi mesi aveva imparato ad amare, e non poté fare a meno di sorridere lievemente nel vederlo in quelle condizioni. Aveva le guance arrossate, le labbra gonfissime e i capelli tutti arruffati - per lei, però, rimaneva sempre bellissimo. 

Lui fece per spostarsi e sdraiarsi al suo fianco, ma lei, guardandolo, capì di non volere che lo facesse. 

Aveva capito quanto lui la desiderasse, ma lui non aveva capito quanto lei desiderasse lui.

Non si era mai sentita in quella maniera prima di allora, nessun ragazzo era mai riuscito a farle provare delle emozioni forti come quelle che provava per Sirius e l’unica cosa di cui fosse certa era che lei, quelle sensazioni, voleva viverle fino in fondo.

Così prese un respiro, lottò contro il proprio imbarazzo e gli impedì di spostarsi allacciandogli  le gambe ai fianchi. 

Sirius cercò nuovamente i suoi occhi, trovandoli immediatamente, e Lily dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere di fronte alla sua espressione sorpresa. 

“Lily… sei sicura?” le chiese, titubante ma terribilmente impaziente, osservando la ragazza stesa sotto di lui sulle coperte vermiglie del proprio letto a baldacchino.

“Mai stata più sicura in vita mia,” rispose lei con un sorriso, prima di passargli un braccio intorno al collo per poterlo baciare per l’ennesima volta. 

 

 

Ami James. 

Ami James, le sue piccole accortezze, le sue mani delicate, il suo sguardo dolce, la sua risata calda e, ogni volta che lo guardi, non puoi non pensare che sei stata davvero fortunata a trovare un uomo del genere. Ami James, lo ami di un amore genuino e gentile, e sai che non avresti mai potuto desiderare marito migliore, ma sai anche che non potrai mai ricambiare l’intensità con cui lui ama te. 

A volte ti chiedi come sarebbe andata se tu non ti fossi mai innamorata di Sirius, se non te lo fossi sentito sulla pelle come hai fatto, se non gli avessi regalato il tuo cuore cinque anni fa. 

A volte ti chiedi come sarebbe andata se ti fossi innamorata subito di James. 

Sono dubbi a cui non troverai mai risposta, lo sai, e in fondo ti va bene così, perché, nonostante il dolore e nonostante gli anni, i giorni passati con Sirius non li cancelleresti mai. 

Se il tuo matrimonio è stabile, la relazione con Sirius era tutta alti e bassi - o troppo o troppo poco. Con Sirius non c’è mai stata una via di mezzo, non c’erano mezzi termini - o tutto o niente. 

Non sei mai riuscita a separarti completamente da lui, perché più ti allontanavi e più si faceva potente la forza che ti riavvicinava a lui. Eravate come due poli opposti, l’uno sempre in cerca dell’altro, l’uno sempre bisognoso dell’altro. 

Se c’è una persona che ti ha sempre capita è proprio Sirius, e ti viene un po’ da ridere perché voi per quattro anni non avete fatto altro che ignorarvi o trattarvi male a vicenda. E rideresti, nel pensare a quanto possa essere strana la vita, ma non ci riesci. Non riesci a ridere pensando a lui, perché adesso ti senti totalmente sola, totalmente allo sbaraglio. 

Sirius era l’unico che riuscisse a comprendere i problemi con tua sorella, perché anche lui aveva perso suo fratello senza poter fare niente per cambiare le cose. Sirius era l’unico che capisse davvero cosa volesse dire sentirsi sempre fuori posto, sempre sbagliato, perché molte volte anche lui si sentiva a quel modo, anche nella sua stessa famiglia. Sirius era l’unico che si rendeva conto di quanto fossero ingombranti i pregiudizi e di quanto facessero male, perché anche lui aveva dovuto lottarvi contro. 

Ed è per questo che, con la stessa certezza con cui sai che James è l’uomo perfetto per te, sai anche che con Sirius era un’altra cosa, una cosa che non riusciresti neanche a spiegare a parole. 

 

“Se un anno fa mi avessero detto che io e te saremmo diventati così amici, penso che gli avrei sarei scoppiato a ridere in faccia,” disse Sirius con un sorrisetto, facendole alzare gli occhi al cielo. “O forse gli avrei dato un pugno,  se fosse stato un Serpeverde.”

Lily gli diede un colpetto sul braccio, prima di stendersi accanto a lui. L’erba era morbida sotto di loro e le acque del Lago Nero, mosse dal vento d’inizio dicembre, s’infrangevano sulle sponde.

“Vuoi dirmi che non sembra assurdo anche a te?” le domandò poi, girando leggermente il viso nella sua direzione.

Lily si strinse nelle spalle, guardando il cielo sopra le loro teste che cominciava già a scurirsi.

“Certo che mi sembra assurdo,” rispose lei con un sospiro. “Non avrei mai pensato che… be’, non avrei mai pensato che proprio tu, fra tante persone, potessi capirmi così bene.” 

“A volte ho come l’impressione di conoscerti da una vita,” concordò lui. “Tu… non avrei mai pensato di dirlo, Evans, ma tu mi assomigli in maniera assurda.” 

“Dio me ne scampi…” scherzò lei, facendolo sbuffare.

“Riesci sempre a rovinare dei bei momenti,” si lamentò Sirius con il suo solito tono melodrammatico. 

“Oh, senti chi parla!” esclamò lei, difendendosi e girandosi su un fianco per poterlo guardare senza problemi.

Lui abbozzò un sorriso, senza dire nulla, mentre Lily ripensò a ciò che le aveva appena detto.

“Sai, Sirius, ti voglio bene,” gli disse, sperando con tutta se stessa di non essere arrossita.

Il ragazzo portò subito gli occhi su di lei, incatenandoli ai suoi.

“Tutti mi vogliono bene,” replicò lui, scherzoso, sentendosi un po’ a disagio.

Non era mai stato bravo a parlare di sentimenti, non era una cosa che faceva per lui.

“Dico davvero.”

“Lo so,” sospirò lui, prima di lanciarle un’altra occhiata e sorridere. “Anche io ti voglio bene, Lily.”

 

Senti un groppo formartisi in gola mano a mano che ripercorri mentalmente alcuni dei ricordi più cari che hai con Sirius, e non puoi far altro che alzare gli occhi per trattenere le lacrime e aprire la bocca per cercare aria. 

Guardi la tela davanti a te e ti chiedi perché, perché non riesci più a dipingere. La pittura è sempre stata la tua valvola di sfogo, e da un mese a questa parte tu non sai come fare per liberarti di tutto quello che hai dentro. 

Hai sentito dire che a volte urlare può servire per sfogarsi, ma tu non sei mai stata quel tipo di persona. Gridare per esprimere dolore non è da te, che hai sempre cercato di evitare la luce dei riflettori, sia quando eri felice che quando eri triste. Non sei in grado di dar voce al tuo dolore con un grido, e una parte di te neanche vuole farlo, perché tutte le sensazioni che Sirius ha provocato in te in questi anni sono l’unica cosa che ti rimane di lui e non vuoi condividerla con nessuno. 

Forse è per questo che all’improvviso, di un punto in bianco, inizi a sistemare il cavalletto al centro della stanza e vi posizioni sopra una tela bianca. 

 

“Dov’è?” domandò Lily con la voce spezzata, cercando di non farsi sentire da James.

Gli si era seduta accanto, a terra nell’atrio del Quartier Generale, ma aveva capito subito che suo marito non avrebbe aperto bocca e non avrebbe fatto nulla. Aveva appena perso suo fratello e neanche lei sarebbe riuscita a farlo sentire meglio. Nonostante i sensi di colpa le avessero detto di rimanere ugualmente lì,  aveva deciso di alzarsi e dirigersi verso Caradoc, che era seduto al tavolo con la testa tra le mani.

“Chi?” domandò lui, alzando la testa di scatto, preso in contropiede.

“Lui,” rispose Lily con ovvietà, anche se il tremolio nella sua voce la fece apparire solo terribilmente fragile. “Dov’è?”

“Lily…”

“Voglio sapere dov’è,” insistette, stavolta più risoluta. 

“Sul retro. In veranda,” rispose dunque lui con un sospiro. “Gideon e Fabian stanno cercando di contattare Albus e Alastor.”

Senza farselo ripetere una seconda volta, Lily si affrettò ad attraversare il salone e la cucina per poter uscire sulla veranda e lì, come le aveva detto Caradoc, trovò i due uomini. Gideon cercava palesemente di inviare un Patronus, mentre Fabian era seduto su una sedia di legno con la testa tra le mani.

Quello che davvero le interessava, tuttavia, lo notò solo qualche secondo dopo. Uno dei due fratelli Prewett doveva aver fatto comparire un lettino e Lily non ci mise molto a capire che quello steso lì, fin troppo immobile, era proprio Sirius. 

I suoi piedi si mossero così velocemente sui gradini che, una volta sull’erba del giardino, rischiò quasi di cadere. Non le importò e tirò dritto fino al suo traguardo, lasciandosi poi cadere in ginocchio lì accanto. 

Non riusciva a concepirlo. 

Quello lì non poteva essere Sirius, perché Sirius non poteva essere morto.
Eppure i capelli neri, gli occhi grigi, il lieve accenno di barba… Senza neanche pensarci la sua mano si mosse verso il suo viso per spostare una ciocca ribelle e quando le sue dita sfiorarono la sua pelle fredda un singhiozzo uscì con prepotenza dalle sue labbra. 

Un singhiozzo, poi un altro e un altro e un altro e un altro ancora. 

Sentendo le lacrime scenderle roventi lungo le guance, Lily scosse violentemente la testa come se volesse svegliarsi da un brutto sogno.

Perché quello doveva essere un brutto sogno, perché Sirius non poteva essere morto, perché Sirius non poteva lasciarla così. 

 

Scuoti la testa, come se questo bastasse ad eliminare quei ricordi dalla tua mente. 

Scuoti la testa e guardi la tela di fronte a te, il tuo sguardo è più determinato come non lo è da mesi. Rimani lì, a fissare quello spazio bianco, con gli acquerelli pronti per essere usati e i pennelli pronti per essere sporcati. Rimani lì e dietro la finestra il sole comincia a calare, lasciando la scena alla sera, ma la tua mano resta ferma, stretta a pugno intorno a un pennello dalla punta morbida. 

Vorresti dipingere: prendere quei colori e usarli tutti lì, subito, immediatamente.

Vorresti dipingere la finestra di camera di Sirius, unica fonte di luce di quell’ultima notte che vi ha visti complici come una volta. 

 

Lily mosse lentamente il polpastrello sulla guancia ruvida di Sirius, che si ritrovò a dover chiudere gli occhi e abbassare appena la testa. Fuori dalla finestra, un quarto di luna splendeva alto in cielo mentre la sua luce creava strani riflessi sui capelli rossi di Lily e quelli neri di Sirius. 

“Lily…” fiatò lui, sentendo la voce venir meno nel momento in cui si rese conto che non aveva idea sul da farsi: doveva lasciarsi andare a quel che provava e nascondeva ormai da tempo, o doveva allontanarsi da lei e chiederle di andare via? 

“Non dire nulla, ti prego, non dire nulla…” lo supplicò Lily, la voce tremula, chiudendo gli occhi a sua volta e appoggiando la fronte contro quella di lui.

Sirius sapeva che non era giusto sotto alcun punto di vista, ma i loro nasi si sfioravano delicatamente e quel profumo di vaniglia gli era ormai entrato nel cervello e il suo respiro sulla pelle non aiutava affatto. 

Sentire le labbra morbide di Lily premere piano contro le proprie scatenò in lui le stesse emozioni che aveva provato anni prima ogni volta che la baciava di nascosto; in quel  preciso momento gli sembrò che il suo cervello si fosse disconnesso e fu dunque naturale posarle una mano alla base della schiena e approfondire il bacio.

Quello che successe dopo riguardò solo loro due, come una volta, come era sempre stato.

Come sarebbe dovuto essere.

 

O le vacanze di Pasqua del quinto anno, che avete entrambi passato ad Hogwarts per motivi familiari. Come potresti non ricordare quel giorno passato a saccheggiare le cucine e prendere in giro persone che non vi stavano simpatiche? Il sorriso di Sirius era illuminato dalla luce delle lanterne e la sua risata, così simile ad un latrato, sembrava riempire la stanza e ovattare tutto il resto del mondo. 

“Penso che potrei rimanere qui per sempre.”

Aveva detto, quando tu gli avevi fatto presente che avreste fanno bene a tornare in Sala Comune prima dell’ora di cena. Per convincerlo ad alzarsi c’erano voluti quasi venti minuti, dal momento che lui, al tuo primo tentativo, aveva fatto resistenza e ti aveva fatto sedere sulle sue ginocchia per baciarti. 

“Non vorresti rimanere qui per sempre anche tu?”

Avevi riso e gli avevi lasciato un altro rapido bacio sulle labbra, senza però rispondere a quella domanda quasi banale. Era così ovvio, per te, non c’era neanche bisogno di dirlo a parole, ma ripensandoci con il senno di poi ti chiedi se, forse, non avresti dovuto dirgli che sì, anche tu saresti rimasta per sempre lì, tra le sue braccia.

 

“Sirius… Sirius è morto.”

 

Non puoi impedire a quelle parole di tornare a tormentarti, oggi come la prima volta che le hai sentite. Ed è proprio a causa di queste parole che tu non riesci più a dipingere qualcosa, perché non puoi ricordare i bei momenti passati con Sirius senza pensare che non potrai mai più riviverli. Tu ci provi, ci provi con tutta te stessa a cercare di dipingere qualcosa che possa richiamare un bel ricordo e farti dimenticare, almeno per un po’, il tuo lutto. Ma non ci riesci, la ferita è troppo recente e troppo profonda, e tu non sai come fare a dimenticare - anche solo per un minuto, anche solo per un secondo - che Sirius sia morto.

 

“Sirius… Sirius è morto.”

 

Quelle parole non fanno neanche in tempo a rimbombarti nuovamente in testa che tu hai già cominciato a rigare e macchiare la tela. Cerchi di coprire tutto quel bianco con il nero, con quel nero che da un mese ti accompagna dovunque vai. Ti senti così stupida: dopo anni di pratica, non riesci a buttare giù più di qualche linea di colore prima di doverti fermare. Perché tu ti devi fermare, non riesci ad andare avanti, non riesci a concentrarti troppo a lungo sul viso di Sirius senza avvertire gli occhi pizzicare. Perciò continui ad imbrattare,  perché il nero è l’unico colore che renda l’idea di quanto sia profondo il vuoto che ti ha lasciato Sirius. Usi anche le mani e continui, continui, continui mentre l’ennesimo singhiozzo ti sconquassa la cassa toracica. 

 

“Sirius… Sirius è morto.”

 

E fa male, fa male come la prima volta che quelle parole hanno raggiunto le tue orecchie.

E fa male, fa male perché tu non puoi fare nulla per cambiare le cose. 

 

Lily guardò Sirius girare con calma per la sua cameretta, lo lasciò osservare le fotografie che la ritraevano da piccola e toccare i vari peluche suo padre le aveva portato ogni volta che era di ritorno da un viaggio di lavoro. 

Era così strano pensare che quel ragazzo lì, a petto nudo, tutto intento a guardare con interesse i suoi disegni, fosse davvero Sirius Black. Avevano passato anni interi ad odiarsi cordialmente, e a dirla tutta Lily, al contrario di sua madre, non si aveva mai creduto nel fantomatico “gli opposti si attraggono”. 

E Sirius, infatti, non era affatto il suo opposto. Era quel suo essere così segretamente simile a lei che l’aveva attratta, ed era certa che anche per lui fosse lo stesso. Che fosse un bellissimo ragazzo era innegabile, ma a Lily il suo fascino non era bastato per più di quattro anni e probabilmente, se non lo avesse conosciuto per quello che era davvero, lei non avrebbe mai iniziato a provare i sentimenti che provava in quel momento.

No, la sua attrazione per Sirius andava oltre il suo aspetto. Era il suo modo di porsi, quella sua abitudine a nascondere il vero se stesso agli altri, il suo finto di distacco, i fantasmi che si portava dietro in silenzio - tutte quelle cose lo rendevano così simile a lei, e non le era mai capitato di trovare qualcuno che riuscisse a capirla quanto lui.

Era certa di amarlo perché, se le anime gemelle dovevano esistere davvero, la sua l’aveva trovata. 

“Perché mi guardi così?”

Lily tornò con i piedi per terra non appena sentì la sua voce parlarle e si limitò a stringersi nelle spalle e sorridergli.

“Non posso?”

Sirius scoppiò a ridere, avvicinandosi a lei e sdraiandosi al suo fianco. 

“Be’, potresti consumarmi…” scherzò, ricevendo in risposta una botta sul braccio. “Ma penso che per te potrei correre questo rischio,” aggiunse, avvicinando il proprio viso a quello di lei per baciarla sulle labbra.

Posandogli una mano dietro la nuca, Lily seppe di amarlo perché era riuscito a dare ai suoi giorni colori totalmente nuovi. Le sue amiche le dicevano da mesi che la vedevano più felice, più serena, e lei non poteva far altro che ringraziare mentalmente Sirius, perché se Mary ed Emmeline avevano ragione era solo merito suo.

 

E fa male, perché se è arrivato portando colore e vita, Sirius, quando è morto, si è portato via tutti i colori del mondo.

 

 

Note:

Allora… potete uccidermi, ve lo concedo.

Ad ogni modo, non ho niente di niente da dire su questa fanfiction, perché la volevo struggente e spero sia struggente. Be’, scriverla mi ha distrutto emotivamente, perciò io sono soddisfatta. Adesso vorrei davvero lasciarvi, ma ci tengo a fare una precisazione… Lily qui può sembrare incoerente (insomma: ama Sirius, ma anche James?). Sì, Lily ama Sirius e ama anche James. So che può sembrare strano, quasi assurdo, ma posso assicurarvi che a volte capita. Perché sì, James è il “principe azzurro” che sognava da bambina e lo ama per tutto quello che è, perché è diverso da lei e sa come affrontare situazioni a cui lei non saprebbe far fronte. E Sirius? Sirius è come lei, in questo senso è la sua anima gemella: si capiscono senza bisogno di parole, semplicemente perché hanno un passato molto simile, e ci sono argomenti ed emozioni di cui non riuscirebbe a parlare con altri. In questo senso Sirius per lei era così importante, perché, essendo così uguale a lei, le sembrava quasi che fosse una parte di sé. Spero di essermi spiegata abbastanza… diciamo che non era tanto un amore da coppia quanto l’unico legame da cui due disperati riescono a trarre un minimo di sollievo. 

Amen.

PS: as always, la mia pagina FB è QUESTA! Potete trovarci altre mie ff, tra le quali la mia long Jily ;) 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eralery