Tutte le sere, prima di andare a dormire passo un’ora in bagno, a guardarmi allo specchio, con aria critica. Poi mi lavo e mi strucco, togliendo quella maschera che mi proteggeva tutti i giorni. Un saluto veloce ai miei genitori che, abbracciati, guardano un film e corro nel letto.

Chiudo le persiane e lancio un cuscino a mia sorella per farla smettere di russare.

Mi rintano sotto le coperte e urlo ai miei di abbassare il volume della televisione.

E inizia cosi la mia tortura. Un vuoto si apre dentro di me e io non so come fare per arginarlo. Stringo forte il mio pupazzo. Nei giorni peggiori ne stringo due.

E allora sento che i confini della voragine dentro di me si stanno formando.

Eppure la profondità continua ad aumentare. In quei momenti l’unica cosa che vorrei è essere abbracciata da qualcuno. Qualcuno che mi dimostra che io non sono sola.

Che mi supporta quando sono triste e che rida con me quando sono felice. Ho bisogno di qualcuno che abbracci me, non io che abbracci dei pupazzi per arginare il vuoto che sento nella mia anima, all’altezza dello stomaco.

È allora che iniziano a scendere delle lacrime.

Quando ormai ho finito di piangere sento come un fuoco e mi impongo di resistere all’impulso di lasciare tutto e tutti. Penso ai miei genitori, che mi vogliono bene, a mia sorella che farebbe di tutto per me e ai miei amici che accompagnano il corso delle mie giornate.

Inizio a canticchiare mentalmente fino a che cado in un sonno senza sogni.

Angolo Autrice:

questa storia ce l’ho in mente da un sacco di tempo e l’ho tirata giù l’altra sera prima di andare a dormire.

Spero che piaccia perché io ci sono affezionata anche perché la maggior parte delle situazioni raccontate mi succedevano veramente.

Commentante se ne avete voglia. Mi accontento anche se leggete questo mio estratto.