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Autore: _kjam_    16/11/2016    2 recensioni
Lucy Heartfilia è una normale ragazza di diciassette anni, alta, bionda e ben formata. Una bella ragazza, insomma. Ha solo un piccolo problemino: i ragazzi.
Non riesce proprio a relazionarsi con l’altro sesso.
E quando avrà bisogno di una mano per conquistare Loki, suo amico d’infanzia di cui è stracotta, Lucy sarà costretta a chiedere aiuto al playboy dell’istituto, Natsu Dragneel, che sembra saperci fare con le questioni amorose. Anche se non lo sa nessuno.
In una scuola dove la gente è più stramba che altro, potrà nascere una complicità tra questi due, totalmente diversi?
Oppure il loro “piccolo segreto” capitolerà inesorabilmente?
*
A causa della sua “bellezza” e della sua “galanteria” era bramato da qualunque essere (vivente e non) presente in quei pochi metri quadrati. Per questo appariva insopportabile agli occhi di Lucy. Se avesse chiesto aiuto a uno come lui… Oh, non voleva neanche immaginare… L’avrebbe presa per il culo, o peggio, avrebbe raccontato tutto in giro…
[…]
«Stai scherzando, vero?» disse la bionda, inclinando le labbra in una smorfia. Cana scosse la testa.
«Almeno provaci…»
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia Lady_di_inchiostro (vai sorella!),
perché senza di lei il capitolo sarebbe rimasto una merda.
 
 
Capitolo tre ~ Lezione uno: “Winks & Relax”
 

Lunedì, molto tardi (per Juvia), dormitorio femminile
 
Quel pomeriggio, Juvia decise che poteva anche smettere di studiare.
Si alzò dalla sedia girevole, si stiracchiò, avvertendo un fastidioso formicolio alla schiena, e aprì la finestra. L’aria fredda di Novembre le diede vigore, e la risvegliò da una certa sonnolenza. Alla fine, però, fin troppo intorpidita, corse verso l’armadio e s’infilò un maglione celeste, uno di quelli con i ricami natalizi, i suoi preferiti.
Controllò l’orario.
Le 17:49.
Trasalì.
L’allenamento di basket iniziava alle diciassette in punto, e lei era in netto ritardo. Se non si sbrigava, avrebbe rischiato di non arrivare in tempo. E quindi, non l’avrebbe visto.
Con una velocità che quasi non le apparteneva, allacciò le scarpe e si diresse verso la porta, ovviamente non prima di afferrare la sua preziosa macchina fotografica e il suo diario. Richiuse accuratamente il cassetto, per poi fiondarsi fuori dall’abitazione.
Ma, forse a causa della sua impazienza, qualcosa scivolò via dalle pagine della sua agenda, atterrando sulla moquette, proprio davanti all’uscio.
Qualcosa cui lei teneva molto.
Qualcosa che nessuno avrebbe dovuto vedere.
 
*
 
Mercoledì, ore 16:00, dormitorio maschile
 
La stanza di Natsu sembrava più pulita dell’ultima volta in cui ci era stata. Forse l’avvenimento dell’armadio non le aveva dato tempo per poterla analizzare a dovere.
E mentre il rosato parlava, lei si concentrava sui poster e i ritagli di giornale appesi al muro. Ce n’era uno, in particolare, che attirò la sua attenzione: un ragazzino dai capelli blu, evidentemente Gray, stringeva sorridente un trofeo luccicante. “Per il più veloce”, vi era scritto. Era affiancato da un uomo alto e massiccio, molto simile a lui. Doveva essere suo padre. Chissà se era stato fiero di suo figlio.
Lucy puntò lo sguardo per terra, improvvisamente malinconica. Una chiamata a suo padre non avrebbe guastato… no?
Natsu smise di parlare, e lei si costrinse a guardarlo negli occhi. Era più preoccupato di quanto pensasse.
«Lucy, stai bene?» le chiese, sporgendosi in avanti.
Nonostante lui fosse comodamente seduto su uno sgabello e lei sul letto, e quindi la lontananza fosse non ignorabile, in quel momento, il ragazzo sembrava pericolosamente vicino.
Troppo vicino.
Diventata ormai rossa come un pomodoro, chiuse le palpebre con forza, spingendo le braccia in avanti, cercando disperatamente di distanziarlo. Poi, avvertì il morbido contatto delle labbra sul palmo, e una mano ruvida, che non era la sua, poggiarsi delicatamente sulla sua fronte.
Quando si permise di guardare, non poté far a meno di ammettere che la scena era imbarazzante quanto comica. Natsu aveva la bocca tappata, e intanto cercava di controllare che non avesse la febbre.
Sembra più l’inizio di una colluttazione degna di una puntata di Shamless.
«No Lucy, non mi sembri calda.» affermò, ritornando al suo posto e sorridendo a trentadue denti, come sempre.
Lucy cercò di nascondere la sua vergogna. «Scusa, non stavo ascoltando, che stavi dicendo?» domandò.
«Beh, prima mi hai chiesto chi fossero queste ragazze fuori dalla mia stanza…»
«Mmh.»
«…e io ti ho appena detto che sono tutte mie ex-“allieve”…»
Lucy sgranò gli occhi.
Allieve?
Aspetta, ma che…?
«Cosa? Allieve?! Pensavo che in pochissime conoscessero il segreto!» sussurrò, come se qualcuno potesse sentirli.
Natsu corrucciò la fronte. «Ne ho aiutate più di quante pensi, ma, al contrario di te, sono stato io a decidere di aiutarle, quando le ho viste in difficoltà. E hanno promesso sulla loro tomba di non dirlo a nessuno.»
A differenza di Cana…
Nonostante, qualche giorno prima, avesse fatto pace con lei, era ancora convinta, in una parte di sé, che la bruna stesse mentendo sull’ordine dei fatti. Ed era ancora più convinta che la stessa Cana riserbasse ancora un bel bagaglio di rancore nei suoi confronti.
La bionda annuì, e il rosato allargò le braccia, visibilmente stanco.
«Ho preparato qualcosa per te.» disse poi, afferrando una lavagnetta da sopra la sua scrivania.
Il gessetto colorato veniva messo in risalto dall’ardesia nera. “Ammicca e rilassati”, ecco cosa c’era scritto.
Lucy inclinò la testa di lato. «Che vuoi dire con “rilassati”?»
«Voglio dire che, se te lo ritrovi a dieci centimetri di distanza, non devi andare in iperventilazione.» rispose il ragazzo.
E come cavolo faccio a non andare in iperventilazione, con quel sorriso da dio greco?!
«Cosa?»
Lucy lo scrutò. Sembrava confuso quanto lei.
«Cosa?» ripeté Lucy.
«Hai sospirato qualcosa che c’entrava con la Grecia, ma non sono riuscito a sentire.» spiegò il rosato.
La ragazza trattenne il respiro, per poi sistemare una ciocca di capelli biondo grano dietro l’orecchio.
«Oh no, nulla.» negò.
Aveva pensato ad alta voce?!
Oddio, sarà meglio non fare più pensieri in slow motion su Loki, allora!
Natsu scollò le spalle, riprendendo il discorso. «Quindi, dove eravamo?»
«Eravamo alla me che ti chiede in quale diavolo di situazione dovrei trovarmi a dieci centimetri da Loki.»  lo sollecitò la bionda.
«Okay, okay.» fece, alzandosi in piedi «Facciamo finta che tu stia facendo la fila per entrare ad un concerto. Hai presente quanta fila c’è, giusto?» domandò, mimando la quantità, in modo da enfatizzare il concetto.
Lucy assentì, e lui continuò.
«Ecco, la gente è tanta in un piccolissimo spazio. Facciamo finta che, proprio accanto a te si piazza Loki.»
La ragazza deglutì. Sentiva la pelle del rosso sfregare contro quella del suo braccio. Forse la sua fantasia non era proprio utile in quel momento…
«Immagina che figura faresti, se gli sorridessi come una psicopatica e se cominciassi a parlare a vanvera.»
Niente di che, mi scambierebbe solo per una ricercata. E probabilmente non ci sarebbe più tanta fila, a quel concerto.
«Non sarebbe una bella figura.» ammise, sconvolta dalle sue stesse visioni.
«Esatto!» confermò Natsu «Ai ragazzi non piacciono le ragazze insicure. Quando sei in presenza di qualcuno per cui hai una cotta, devi mostrarti sciolta, a tuo agio, rilassata. Altrimenti sembrerai ansiosa.»
«Ma io sono ansiosa!» ribatté la bionda.
«Sì, ma questo lui non deve saperlo.» aggiunse lui «E qui si passa alla seconda parte.»
Lucy guardò meglio la lavagnetta. “Ammicca”.
«Devi mostrarti rilassata, sicura, ma non disinteressata.» spiegò il rosato «Perché sennò gli farai credere di non aver possibilità nemmeno sul nascere.»
La ragazza acconsentì, decisa.
Rilassata, ma non disinteressata.
«Quindi, entra in scena un vero e proprio contatto.»
Per poco, Lucy non ebbe un infarto.
C-che tipo di contatto?!
«Se lo becchi a guardarti, allora mettiti in gioco. Sorridigli, lanciagli delle occhiate amichevoli, gioca coi capelli, morditi il labbro. A noi piacciono quelle che non hanno paura di fare il primo passo.» finì il ragazzo, sghignazzando come se avesse appena sorpassato un vecchietto in autostrada.
La bionda ricambiò il sorriso. «Riassumendo, devo solo rilassarmi ed essere un po’ più spavalda. Sembra semplice!» confessò, alzandosi anche lei e dirigendosi in cucina.
«Lo è.» la rassicurò Natsu, raggiungendola subito.
«Diamine, ho una fame!»
Al ragazzo s’illuminarono gli occhi. «Idem!» urlò.
«Natsu, tu hai sempre fame.»
«Infatti ho una torta intera in frigo, ma posso offrirtene solo una fetta. Sai, noi sportivi abbiamo bisogno di energie!»
«Ehi, sei sleale!»
«Ma se ti ho aiutato fino ad un attimo fa!»
«Uff, d’accordo “pattumiera umana”.»
«Ah-Ah! Bel nomignolo Luce.»
«Luce?»
«Sì, Luce, ti chiamerò così.»
E poi furono solo cioccolata e risate.
 
*
 
Giovedì, ore 09.30, ala nord
 
Evidentemente, quel giorno la biblioteca non era proprio il posto adatto a studiare. Lucy l’aveva capito quando aveva notato un gruppo di ragazzi lanciarsi popcorn, senza che nessuno si lamentasse. Tra questi riconobbe Orga, un amico di Yukino, che lei non aveva mai conosciuto approfonditamente. Si sedette il più lontano possibile, coprendo addirittura il viso col monitor del computer, sperando che nessuno la riconoscesse. D’altro canto, non era proprio presentabile, e inoltre già la giornata non era andata a gonfie vele.
Quella mattina, infatti, glie n’erano capitate di tutti i colori: si era svegliata tardi, aveva squagliato una pentola dimenticandola sul fuoco, era andata a sbattere contro un lampione procurandosi un bernoccolo, e adesso stava saltando la lezione di filosofia, dato che era arrivata in ritardo.
In più, Juvia era diventata inspiegabilmente depressa, e non solo: erano tre giorni che non puliva la camera. Vista l’ossessione che la blu aveva da tempo, Lucy stava cominciando a preoccuparsi seriamente. Ma la bionda aveva anche un po’ di paura a parlarle. Magari avrebbe scoperto cose che non le avrebbero fatto piacere.
Con la coda dell’occhio, diede una veloce occhiata al ragazzo. Chissà come mai non era in compagnia di Sting o Rouge. Da quel poco che sapeva, erano davvero inseparabili.
Scacciò via quel pensiero e, con la testa pesante, cominciò a studiare.
 
Ore 10.48
 
Una mano calda -e forse leggermente umida- si poggiò sulla sua spalla. Si risvegliò improvvisamente, quasi spaventata, e notò con disgusto di stare praticamente sbavando. Con la manica della felpa logora, si ripulì alla meno peggio. Non che le interessasse chi le stesse rompendo le scatole in pieno pisolino, ma doveva almeno sembrare una studentessa, e non un barbone.
Alzò il capo e…
OH CAZZO!
Sì. Quella era proprio una giornata di merda.
Una sta sbavando tranquillamente, e chi si ritrova davanti?! Un modello di Dolce & Gabbana! Ma certo!
Loki le sorrise sghembo, per poi accomodarsi davanti a lei, alzando anche lui il monitor del suo computer. Il tutto senza fiatare.
Lucy lo fissò a bocca aperta. Lo vide concentrarsi particolarmente per qualche operazione che stava svolgendo.
Non l’aveva neanche salutata. Un po’ imbarazzante. Che non l’avesse riconosciuta?
No, impossibile.
Sentì le guance diventare improvvisamente calde. Ora sì che era a dieci centimetri di distanza da lui. Anzi, forse venti, ma poco importava.
Il fatto era: perché aveva proprio deciso di sedersi accanto a lei? C’erano un sacco di posti lì, in biblioteca! Non poteva lasciarla dormire?!
Magari avrei continuato a sognare un ipotetico incontro con lui, ma vestita decentemente!
Eppure, ahimè, il destino non era della sua stessa opinione.
Accavallò le gambe, serrò le labbra e finse anche lei di concentrarsi sulla tastiera.
Ricordò le parole di Natsu.
Rilassati, rilassati, rilassati, rilassati…
Diamine, troppo difficile!
Cominciò a sentire i brividi e il sudore freddo percorrere la spina dorsale. Le veniva da piangere.
Aveva un bernoccolo in fronte, era struccata e le occhiaie dovevano arrivarle fino ai piedi.
Com’è che aveva detto Natsu? Ah sì. “Lui non deve sapere che sei ansiosa”.
No, non lo deve sapere.
Espirò, rendendosi conto di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo. Doveva sentirsi a suo agio, ma come?
D’istinto, afferrò il telefono e mandò un messaggio.
-Natsu! Allarme! È qui accanto a me!
E la risposta non tardò ad arrivare.
-E che devo fare io?!
-Come che devi fare? Devi aiutarmi!
-Ti ho già detto come devi comportarti!
-Sì, ma non riesco a concentrarmi!
-A concentrarti su che?
-Su qualcos’altro!
-Perché? Hai paura di saltagli addosso?
-Aspetta, non so se voglio leggere la risposta.
Lucy storse il naso, infastidita.
-Avanti, non è divertente!
-Sì che lo è.
-Oddio, non dirmi che gli vuoi davvero saltare addosso!
-Tranquillo, frenerò i miei impulsi.
-Sul serio, fammi distrarre.
-Vuoi sapere come mi sono svegliato stamattina?
-Spara.
-Gray ha infilato un piede nel water.
Fortuna che Lucy seppe trattenere quella risata, altrimenti Loki sarebbe scappato in Congo senza farselo ripetere due volte.
Poggiò il telefono alla sua destra. Finalmente, la sua mente era popolata solo da piedi nel water, e niente baci appassionati in biblioteca. 
Digitò qualcosa a caso, e quando sollevò lo sguardo, vide Loki guardarla di sfuggita.
Si sentì avvampare, ma fece finta di niente.
Doveva sembrare a suo agio.
«Con chi stavi parlando?»
La voce di Loki rimbombò per tutto il corridoio, mentre il cuore di Lucy rischiò di collassare.
Lo guardò.
Sii audace, cavolo!
«Perché t’interessa?», chiese, poggiando il mento sul palmo della mano.
Forse un po’ troppo audace.
Loki ghignò, per poi scrollare le spalle. «Così, per sapere.»
«Parlavo con un’amica.» disse, ritornando al suo lavoro.
Sentiva il suo sguardo scrutarla intensamente.
Sorrise.
Incredibile come, esteriormente, sembrasse la persona più rilassata sul pianeta, mentre interiormente avvertiva le urla di migliaia di fangilr esaltate.
Insomma, Loki la stava guardando.
I consigli di Natsu riecheggiarono nella sua testa: “Morditi il labbro, sorridi, fai il primo passo”.
Ma ebbero l’effetto contrario.
La sua voce fu come uno schiaffo in piena faccia.
Un ritorno alla realtà.
E si rese conto di essere realmente molto vicina a Loki.
Si rese conto di aver parlato con lui.
Si rese conto di stare respirando la sua stessa aria.
E il panico l’assalì. Forse non era poi così pronta.
Si alzò, chiudendo di fretta il portatile e raccogliendo tutti gli appunti stropicciati e sparpagliati sul tavolo lucido. Il rosso la guardò accigliato, e forse si chiese addirittura che intenzioni avesse la bionda. Lei non gli rivolse neanche un cenno, si voltò, e cercò di nascondere tutta quell’ansia che le faceva tremare le gambe.
Ma quando fu davanti all’ascensore, pronta ad andarsene, un “Lucy!” la costrinse a bloccarsi.
Si voltò. Loki era ancora seduto, quasi troppo sorridente. Puntò la penna che aveva in mano proprio verso di lei e annunciò: «Questo sabato ho organizzato una festa, nella mia stanza. 12C. Ti va di venire?»
L’ascensore era arrivato, e non aveva molto tempo. Annuì, portando una ciocca di capelli fuori dal suo campo visivo.
«Porta anche qualche tua amica!», sentì, prima che le porte si chiudessero e lei sprofondasse in un mare di gioia e umiliazione.
 
*
 
Quando arrivò al dormitorio, pensò subito a Natsu.
A come le sue parole l’avessero sbloccata. Era così immersa nei suoi ragionamenti, che non notò neanche l’inserviente, Elfman, che cercava di attirare le sue attenzioni, sventolando il suo amato straccio e urlando “UOMO!” a destra e a manca.
Arrivata davanti alla porta, ebbe subito la sensazione che qualcosa non andasse. Erza smaniava in cerca delle chiavi e litigava animatamente con Mirajane, la sua compagna di stanza.
Che novità! Queste due la notte fanno gli incontri di wrestling!
Preferì non salutarle.
Entrata, notò quasi subito l’assenza di Juvia, ma non ci fece molto caso. Era troppo felice.
Piroettando e ridendo come se fosse rinchiusa in un ospedale psichiatrico, lanciò via il giubbotto e la sciarpa, atterrando sulla poltrona.
Sospirò e si coprì il volto con le mani.
Non la smetteva proprio di sorridere, eh!
Un tonfo la fece risvegliare.
Il suo telefono modello anni ’90 si era sfracellato sul pavimento.
Perfetto! Nuovo smartphone in arrivo!
Raccogliendo i pezzi, però, vide un’ombra sotto la poltrona. Si chinò e afferrò il cartoncino con fatica.
Quando lo portò alla luce, lesse in fretta le sbavature in penna. “Per la donna della pioggia”.
Era una cartolina, o forse una foto. La girò.
E tutto ebbe un senso.
Le scappate di Juvia la mattina presto.
Il suo diario.
Il cassetto segreto.
Gli allenamenti di basket.
Il perché tornasse tardi.
Quel famoso “amico”.
Lucy tenne la fronte ben stretta, prima di formulare una conclusione.
Perché accanto a Juvia, in quella foto, c’era Gajeel.
 
 
 
 
 
 
Nota d’autrice:
Mmh.
Inizio scusandomi enormemente per la mia enorme assenza.
Non ci sono giustificazioni. La scuola, i compiti, i problemi di una liceale. Niente di questo ha mai potuto impedirmi di trovare dieci secondi per buttare giù qualche parola. Infatti non è questa la spiegazione che vi darò, Ecco, vedete, questo capitolo era già bello che pronto. Ero praticamente arrivata a metà, quando sono stata colta di sprovvista da quello che viene chiamato: “il blocco dello scrittore”. Non sapevo come andare avanti e, sinceramente, era già iniziato in maniera piuttosto scialba. Così ho fatto quello che la mia sorellona mi ha consigliato di fare (a tal proposito, vi consiglio di dare un’occhiata alla sua pagina. Si chiama Lady_di_inchiostro, e sì, il trattino basso è una cosa di famiglia).
Riscriverlo da capo.
È stato un po’ un parto, effettivamente, ma alla fine è risultato meglio di quanto pensassi.
Parliamo più nello specifico, adesso.
Oh mio Dio! Loki ha invitato Lucy ad una festa?!
Ehm, non proprio.
Quindi Juvia ama Gajeel?! (scommetto che nelle vostre teste c’è scritto un grandissimo WTF?!)
Ehm, non esattamente.
Gray ha infilato un piede nel water…?
Mi escono queste sparate al momento, sono impulsiva, non giudicatemi.
Eh sì, questo capitolo è un altro troll. Ma non potevo non farlo! XD
In ogni caso, non posso in alcun modo dare indizi sul prossimo capitolo, perché altrimenti vi spoilelerei metà della serie, quindi NO!
Alla prossima, e spero presto,
Pand__Icorn <3
 
 
   
 
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