Fanfic su attori
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Autore: Giulls    16/05/2009    17 recensioni
“Oh mio Dio! Ho Robert Pattinson davanti a me! QUEL Robert Pattinson! L’Edward Cullen di Twilight! Sto sognando, non è possibile! Non posso credere che Teo, mio fratello Teo, sia suo amico…eppure me l’ha appena presentato…" pensai rimanendo estasiata davanti a lui... *La storia di Giulia, una sedicenne italiana che andrà a trascorrere le vacanze estive a Londra, incurante che proprio lì imparerà davvero cosa vuol dire la parola AMORE...* °°°°°°°°°°°°°° Salve ragazze, sono tornata con la mia ultima storia, alla quale tengo moltissimo...spero di piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hola my dears!
Credo che a fine storia farò un monumento ad ognuna di voi…siete FANTASTICHE! Avete idea di quanti complimenti mi avete fatto??? *-* questa è la mia espressione, se potessi vi inviterei tutte a cena…ma forse forse è più efficace un abbraccio, anche se virtuale…
Come sempre grazie a chi ha letto, messo la storia tra i preferiti e le seguite e chi ha commentato!
Scusate se non vi ringrazio una ad una, solo che oggi non ne ho la forza, perdonatemi!!

P.S. X CHI NON L’AVESSE SAPUTO…HO POSTATO UN CAPITOLO MERCOLEDÌ

A sabato! Un bacione la vostra Giulls

37. MI STAI CHIEDENDO DI SPOSARTI PER CASO?

La mattina seguente mi svegliai ancora tra le braccia di Robert mentre lui mi guardava dormire.
< Buongiorno > disse sorridente.
< ‘Giorno…ma che ore sono? > domandai sbadigliando.
< Sono le dieci e venti. Hai dormito bene? >
< Divinamente. Ho fatto anche un bellissimo sogno > risposi strusciando la mia gamba contro la sua.
< Cosa hai sognato? > domandò spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
< Te >
< E cosa facevo nel sogno? >
< Dicevi che ero la donna della tua vita… >
< E infatti lo sei > rispose sorridendomi.
< Sì, ma nel sogno avevamo entrambi più di venti anni e tu mi chiedevi di sposarti… >
< E tu hai accettato? > domandò con un sorriso e prendendomi il volto fra le mani.
< Non lo so perché mi hanno interrotta tipo una ventina di volte prima che ti rispondessi e poi mi sono svegliata… > risposi ridendo e si unì alla mia risata.
< Chi è il cattivone che  ti ha interrotto? > chiese prendendomi in giro.
< Beh…la mia ex prof di latino che mi chiedeva di coniugarle il congiuntivo di tutti i tempi verbali in latino, mia mamma che ogni cinque minuti mi chiedeva se volevo il the e poi il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie… > risposi un po’ confusa e lui scoppiò a ridere.
< Ma che razza di sogni fai? > chiese con le lacrime agli occhi.
< Ah, non lo so…ma ormai sei fregato e mi devi accettare così come sono > risposi facendogli la lingua.
< Andiamo a fare colazione? > domandò sorridendomi e cambiando discorso.
< Mmm…prima veramente vorrei farmi una doccia… > risposi alzandomi sui gomiti e arrivando in prossimità delle sue labbra.
< Serve una mano? > domandò maliziosamente.
< Direi di no, ma grazie lo stesso > risposi facendogli l’occhiolino e alzandomi, ma lui mi bloccò per un polso e mi fece stendere sul letto posizionandosi sopra di me.
< Sei troppo sexy, mi rifiuto di farti uscire. Anzi, mi rifiuto di dividerti con il mondo. Da oggi sarai mia prigioniera… > rispose guardandomi sorridente e accarezzandomi un fianco.
< Mmm…chissà perché la cosa mi piace… > risposi spavalda mentre gli circondavo il collo con le braccia e lui scese a baciarmi le labbra, ma lo squillo del suo cellulare ci fece allontanare e dopo che m’infilai la sua camicia uscii per andare a fare la doccia.
< Divertita ieri? > domandò una voce dietro di me e non appena mi voltai vidi che era Alessia.
< Sì, molto. E voi? > chiesi sorridendo.
< Sì. Siamo andati a mangiare fuori, abbiamo visto un film al cinema, mangiato un gelato e fatto una passeggiata e poi siamo tornati a casa… >
< E quando siete tornati a casa… > tentai di dire imbarazzata.
< Tu e Robert stavate dormendo. Tranquilla, non abbiamo sentito niente > rispose ridacchiando < fatti una doccia, manda a casa il tuo ragazzo e raccontami tutto! > esclamò.
< Ok piccola! > risposi sorridendole mentre le baciavo una guancia.
Non appena se ne fu andata feci per entrare in bagno, ma qualcuno afferrò il mio braccio e mi fece voltare.
< Non voglio fare la parte del fratello iperprotettivo, ma voglio solo sapere una cosa…siete stati attenti? >
< S…sì > risposi confusa dal suo gesto.
< Ok > disse sorridendo < è…è andato tutto bene? > aggiunse titubante.
< Sì, è stato…non ci sono parole per descriverlo, sono al settimo cielo >
< Si vede, sei raggiante…bellissima… >
< Grazie > risposi commossa.
< Ti voglio bene sorellina > disse abbracciandomi.
< Anche io Teo > risposi abbracciandolo a mia volta.
< Ora ti lascio fare la doccia, ci vediamo tra poco > sussurrò al mio orecchio sciogliendo l’abbraccio e poi mi baciò sulla fronte.
Entrai in bagno e uscii dalla doccia dopo venti minuti, mi avvolsi in un accappatoio, mi asciugai velocemente i capelli e poi tornai in camera, scoprendo che Robert si era riaddormentato, così mi vestii in fretta e il più silenziosamente possibile e dopo avergli dato un leggero bacio sulla fronte e avergli sussurrato “ti amo” all’orecchio proposi ad Alessia di uscire per andare a fare un giro, cosicché potessi raccontarle tutto.
Ci fermammo a fare colazione in un bar vicino casa e poi continuammo il nostro giro; solamente che passando davanti ad un edicola Alessia vi si fermò e comprò un giornale, dopodiché mi prese per mano e andammo a sederci su una panchina.
< Perché hai speso tutti quei soldi per un solo giornale? >
< Perché ho trovato una foto di Robert in copertina >
< E quindi? > domandai alzando un sopracciglio mentre lei era intenta a sfogliare velocemente le pagine per cercare l’intervista su Robert.
< Oddio mamy ,leggi qui! > esclamò ignorando la mia domanda e passandomi la rivista facendomi segno di leggere dalla seconda colonna.

PM: “Allora Robert, possiamo passare ad un altro argomento?”
R: “Dipende dall’argomento…” (ride)
PM: “Volevamo sapere se frequenti ancora la ragazza che ti ha accompagnato alla premiere…”
R: “Mi dispiace, ma non ho intenzione di rispondere. Sono molto geloso della mia vita privata”
PM: “È una domanda che molte ragazze si fanno e che hanno domandato di farti. Per favore…”
R: “Sì, ci stiamo ancora frequentando” (risposta dopo un momento di esitazione n.d.PM.)
PM: “Ne sei innamorato?”
R: “Credo di aver detto anche troppo della mia vita privata, non credi?”

Subito dopo le domande sulla sua vita privata terminarono e gli venne chiesto altro; noi due restammo sedute sulla panchina per una ventina di minuti e poi tornammo a casa, ma mentre stavamo camminando Robert e Teo ci si affiancarono con la macchina.
< Buongiorno ragazze > ci salutarono.
< Buongiorno a voi > rispondemmo sorridendo.
< Volete un passaggio? > domandò Teo.
< Sì! > esclamò Alessia sorridendo al suo ragazzo.
< Io veramente preferirei camminare…si sta troppo bene fuori > risposi declinando l’invito.
< Ok…Teo prendi tu possesso della macchina? > domandò Robert verso il suo migliore amico.
< Certo, a dopo > rispose Teo facendomi l’occhiolino e dopo che Alessia prese il posto del passeggero e Teo quello del guidatore ci salutarono e partirono.
< Ti dispiace se ti faccio compagnia? >
< No, per niente > risposi sorridendo e intrecciando le nostre mani camminammo fino a casa.
< Ho letto l’articolo di People Magazine > gli dissi dopo qualche minuto di silenzio.
< Ah sì? Che ne pensi? >
< Che sei corruttibile facilmente…secondo me ancora un’altra domanda e ti saresti sbottonato completamente > risposi ridendo.
< Ah, grazie tesoro > esclamò tirandomi una leggera pacca sul braccio.
< Come sei manesco > dissi facendogli la linguaccia.
< Ormai sei fregata e sei costretta ad accettarmi così come sono > rispose facendo la linguaccia < arriviamo a casa e poi andiamo a pranzo fuori, ti va? >
< Sì, certo! >
Arrivammo a casa e salii in camera per cambiarmi velocemente e dopo aver salutato mio fratello e la mia amica ce ne andammo.
< Dove andiamo a mangiare? > domandai guardandolo.
< Hanno aperto un ristorante qui nei dintorni e pensavo di andare a provarlo. Ti va? >
< Va benissimo >
< Dovrebbe piacerti, è un ristorante italiano… >
< Ma come? Amore, ma…io sono Italiana e tu mi porti a mangiare italiano in un paese straniero? >
< Beh, che c’è di male? >
< Ma non sarà mai uguale! > risposi ridendo.
< Lo proviamo e se non ci piace non torniamo più, ok? >
< Ok > risposi con una finta smorfia e Robert roteò gli occhi.
< Ah, comunque questo posto è gestito interamente da italiani e quindi la roba sarà per forza buona! >
< Mah, sarà… >
< Sei odiosa quando ti comporti così > disse dandomi un leggero pizzicotto sul braccio e continuammo a battibeccarci finché non arrivavo davanti al ristorante SOLE&LUNA.
Da fuori il ristorante sembrava essere accogliente e molto casual, vi erano moltissimi tavoli sotto la veranda e anche moltissime finestre.
< Da fuori non sembra male > sussurrai scendendo dalla macchina.
< Già, è molto carino > rispose Robert mentre chiudeva la macchina < ora vedremo l’interno >
< Rullo di tamburi… > dissi ridendo mentre Robert apriva la porta del ristorante e mi lasciava passare.
L’interno del ristorante non si smentiva per niente: era casual e aveva quel non so che di atmosfera famigliare.
< Salve e benvenuti al SOLE&LUNA > disse una cameriera venendoci incontro con un sorriso a trentadue denti.
< Salve, siamo in due > rispose Robert togliendosi gli occhiali da sole.
< Certo, seguitemi > disse prendendo due menù dal bancone e allontanandosi < questo tavolo può andar bene? È il più nascosto che abbiamo > aggiunse sorridendoci.
< Va benissimo, grazie mille > rispose Robert accennando un sorriso.
< Certo che questa cameriera non mi sembrava italiana > dissi non appena fummo soli per prenderlo in giro.
< Che rompiscatole che sei! >
< Grazie! > dissi sorridendo trionfante.
< Guardiamo cosa mangiare che è meglio… > propose Robert aprendo il menù < oh… > aggiunse sgranando gli occhi.
< Qual è il problema? > domandai aprendo a mia volta il menù < no, non ci credo! Un menù in italiano!!! > esclamai sorridendo apertamente.
< Non urlare! > mi ammonì Robert.
< Scusa… > risposi guardandomi attorno e sperando che nessuno si fosse accorto di niente < cosa prendi? >
< Ah, se sapessi cosa c’è scritto te lo direi anche > disse Robert ridendo.
< E le lezioni di italiano scusa? > domandai guardandolo.
< Non abbiamo mai parlato dei cibi… >
< Ah, davvero? >
< Già…hai la memoria a breve termine? > domandò Robert prendendomi in giro.
< Ahahah che battutona… > risposi facendogli la linguaccia.
< Ehm…m’ispira la grigliaita mista. Che cos’è? >
< La cosa? > domandai scoppiando a ridere.
< Dai, smettila di prendermi in giro… > rispose mettendo il broncio.
< Ok, scusami…comunque è un misto di carne alla griglia >
< Ti va bene quella? >
< Sì, va benissimo. Vado un attimo in bagno, torno subito… > dissi alzandomi dalla sedia.
< E se dovesse arrivare la cameriera? > domandò preoccupato.
< Indicale quello che vogliamo mangiare > risposi prendendolo in giro mentre mi avvicinavo per baciargli una guancia.
Dopo pochi minuti ritornai indietro, ma poco prima di sedermi al tavolo sentii Robert parlare al telefono, così mi fermai e origliai la conversazione.
< No, non gliel’ho ancora dato, lo farò dopo pranzo…ma dai? Grazie Jared…no, ok continuiamo dopo…ok, grazie mille Jared…lo farò. Ciao >
< Hey, era Jared? > domandai sedendomi e lui non appena mi vide sbiancò.
< Sì…hai sentito qualcosa di quello che ho detto? >
< Certo che se lo dici così è ovvio che ora m’insospettisco. Cos’è che mi devi dare? >
< Te lo darò dopo pranzo, niente anteprime >
< Ti odio > dissi guardandolo.
< Io ti amo > rispose sorridendomi < qui ci sono i crostini come antipasto? >
< Direi di sì… >
< Li prendiamo? >
< Solo se mi dici cosa mi stai nascondendo > risposi incrociando le braccia al petto e appoggiandomi al tavolo.
< Bene, allora stai zitta > disse facendomi la linguaccia.
< Siete pronti per ordinare? > domandò gentilmente un cameriere avvicinandosi a noi.
Bene amore, ora veditela te” pensai malignamente.
< Ehm… > disse guardandomi e vedendo che non aprivo bocca ma ridevo mi lanciò uno sguardo carico d’odio < vorremmo un… > disse bloccandosi.
< Un piatto di crostini misti come antipasto e una grigliata mista di carne per due…oh, anche due porzioni di verdure alla griglia per favore > m’intromisi aiutando il mio ragazzo.
< Italiana? > domandò il cameriere guardandomi e rivolgendosi in italiano.
< Esattamente >
< Bene, allora dirò allo chef di dare il meglio di sé! Fidati, sarà come non aver mai lasciato l’Italia > disse facendomi l’occhiolino.
< Guarda che ci conto! > risposi sorridendo.
< Fidati. Da bere cosa vi porto? > chiese tornando a parlare in inglese.
< Una birra media e una bottiglia d’acqua naturale > disse per poi guardarmi e aspettare un mio accenno di consenso.
< Perfetto, arrivo tra poco > disse il cameriere sorridendoci e allontanandosi.
< Cosa vi siete detti? >
< Mi dispiace, ma è un segreto…se tu avessi preso lezioni si italiano all’Harrodian ora lo sapresti… > risposi malignamente.
< Perché sei così cattiva con me oggi? > domandò seccato.
< Scusami, io…stavo solo scherzando… > risposi sentendomi in colpa.
< Come ti pare…vado in bagno > disse alzandosi dalla sedia e lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava.
< Sei una cretina Giulia… > sussurrai passandomi una mano tra i capelli.
< Ecco qui da bere > disse il cameriere.
< Grazie > risposi con un sorriso forzato.
< Vi porto anche un po’ di pane? >
< Sì, grazie >
Aspettai un altro paio di minuti e poi Robert tornò a sedersi.
< Vuoi un po’ d’acqua? > domandò aprendo la bottiglia.
< No > risposi mentre stavo mandando un messaggio.
< Giulia? > mi chiamò Robert.
< Mmm? > risposi alzando la testa e guardandolo e in quel momento mi sputò un po’ d’acqua che aveva in bocca < ma sei scemo? > domandai e lui scoppiò a ridere.
< Così impari ad essere perfida con me > rispose facendomi la linguaccia.
< Quindi non sei arrabbiato? >
< No, tranquilla. Ti stavo solo prendendo in giro…certo che tu sei una credulona assurda >
< Oppure tu sei un bravo attore >
< Diciamo tutti e due, ok? > domandò dandomi la mano.
< Andata > risposi ridendo e Robert mi si avvicinò sorridendo e mi baciò dolcemente.
< Ragazzi scusate, ma sono pronti i crostini > disse il cameriere servendo l’antipasto.
< Buon appetito > disse Robert facendomi l’occhiolino.
< Grazie, anche a te > risposi addentando un crostino ai funghi.
< Certo che sono veramente buoni… >
< Già > concordai.
Finimmo di mangiare i crostini e dopo venti minuti il cameriere ci portò la carne.
< È stato tutto di vostro gradimento? > domandò il cameriere quando venne a ritirare i piatti.
< Sì, molto > rispose Robert.
< Devo ammetterlo mi sono sentita come se fossi stata veramente in un ristorante in Italia… > risposi in italiano.
< Lo chef ne sarà entusiasta! > esclamò il cameriere mettendosi a ridere < posso portarvi qualcos’altro? >
< Lo vuoi un dolce? > domandai rivolta a Robert.
< Sì > rispose facendomi l’occhiolino < cosa ci consigli? > chiese al cameriere.
< Beh…noi abbiamo una panna cotta che è molto buona, la crema catalana, del gelato artigianale, il millefoglie… >
< Io prendo un millefoglie > esclamai.
< Io una crema catalana > disse Robert.
< Ok, crema catalana e millefoglie…arrivano subito > disse il cameriere sorridendoci e tornando poco dopo con i nostri dolci e con un cucchiaio e una forchetta in più in modo che potessimo mangiare entrambi tutti e due i dolci.
< Oh, che gentile! > esclamai.
Dopo il dolce Robert prese anche un caffè, poi ci alzammo per pagare e infine uscimmo dal ristorante.
< Ti porto a casa o vieni da me? > domandò Robert aprendomi lo sportello della macchina.
< Secondo te? > domandai maliziosamente.
< Benissimo > rispose prima di chiudere lo sportello del passeggero ed entrare in macchina, arrivando a casa sua nel giro di venti minuti e quando vi entrammo mi fece appoggiare con le spalle alla porta e mi baciò.
Gli circondai il collo con le braccia e iniziammo a indietreggiare sempre di più, fino a cadere sul divano e entrambi scoppiammo a ridere e incominciammo a fare la lotta con i cuscini come due bambini di otto anni; la lotta si concluse dopo dieci minuti ed io ne uscii sconfitta: infatti Robert mi aveva fregato il cuscino e mi stava colpendo sia col mio che col suo.
< Robert…ahia…sei ingiusto! > esclamai ridendo.
< No Giulia sei tu che sei una pappamolle! > disse prendendomi in giro.
< Io sarei una cosa? > domandai fingendomi offesa.
< Una pappamolle…vuoi lo spelling? > rispose sbeffeggiandomi.
< Ma brutto… > dissi cominciando a picchiarlo e lui rispose facendomi il solletico.
Recuperai il cuscino e tornammo a fare la lotta finché non li rompemmo entrambi, riempiendo il divano e riempiendoci di piume.
< E ora? I cuscini li ripaghi tu? > domandò ridendo.
< Sì, certo…manda la fattura a casa! > risposi prendendolo in giro e lui ricominciò a farmi il solletico, ma questa volta riuscii a bloccarlo prendendogli le braccia.
< Tanto non ce la farai a battermi > disse mentre tentava di liberarsi, ma non appena spostai il ginocchio e presi contro la sua gamba sbattei contro un qualcosa di duro che stava dentro la tasca dei suoi pantaloni.
< Cosa c’hai lì? > domandai indicando la sua tasca.
< Niente > rispose tentando di alzarsi in piedi.
< Eh no caro mio, ora mi fai vedere! > esclamai lottando contro di lui per prendere quello che aveva in tasca e alla fine riuscii nel mio intento, tirando fuori dalla sua tasca una scatolina in velluto nero.
Robert tentò di strapparmela dalle mani, ma io indietreggiai e mi sedetti sul bracciolo del divano e non appena l’aprii mi di mozzò il respiro, perché dentro la scatolina trovai l’anello che avevo visto nella vetrina della gioielleria e di cui mi ero perdutamente innamorata.
< Amore, respira… >
< E…e questo? > domandai sgranando gli occhi e continuando a guardare l’anello.
< Beh…è un regalo… >
< Ma…Robert ma sei pazzo? Hai idea di quanto costi? >
< Tremila sterline > rispose lui come se fosse la cosa più naturale possibile.
< E ti pare poco? >
< Ma a te piaceva… >
< E tu come lo sai? > domandai guardandolo.
< Me l’ha detto Alessia… >
< Alessia? > domandai inarcando un sopracciglio.
< Sì, ma non avercela con lei: le avevo chiesto un consiglio e lei mi aveva risposto che c’era un anello di cui tu ti eri innamorata, ma non volevi dirmi niente per paura che pensassi chissà che… >
< E anche perché non volevo spendessi tremila sterline per me… >
< Giulia, ascoltami bene: mi piace farti regali e non ho problemi a spendere soldi per te, specialmente perché non mi chiedi mai niente… >
< E quindi perché non ti chiedo mai niente mi hai comprato un anello? > domandai ancora meravigliata.
< No. L’anello l’ho comprato come una pseudo-promessa >
< Una cosa? > domandai guardandolo e sgranando di nuovo gli occhi.
< Una pseudo-promessa >
< Mi stai chiedendo di sposarti per caso? >
< No, ma ti amo e non voglio perderti per nessuna ragione al mondo. Non m’interessa quante ore e quanti chilometri ci separino. Non m’importa se io sono un attore che gira il mondo e tu una studentessa di Ravenna > disse prendendomi le mani < Giulia, rinuncerei a tutto e a tutti pur di stare con te. Ti amo e…seriamente, non sopporterei di saperti a Ravenna tra le braccia di un altro. Io…io impazzirei >
< Rob… > lo chiamai.
< No, lasciami finire. Ti amo e con questo anello voglio proporti una cosa: è una promessa più che altro. Vorrei che mi promettessi che anche con la lontananza io e te staremo insieme…o almeno provarci. Non voglio rinunciare facilmente a te >
< Rob…io…non so cosa dire… >
< Beh…potresti dire che neanche tu vuoi lasciarmi e che indosserai l’anello… > ironizzò.
< Giusto per copiare i film eh? > domandai ridendo e con gli occhi lucidi.
< Esatto… > rispose sorridendomi e accarezzandomi una guancia < sei bollente e hai le guance rosse >
< Lo so > risposi ridendo < beh…io…è ovvio che ti amo e non voglio lasciarti e…cavolo, non riesco a parlare… > dissi con voce tremante.
< Solo dire sì o no ce la fai? >
< Non lo so, però ci posso provare… >
< Hai intenzione di provare a fare una relazione a distanza? >
< Sì > risposi guardandolo negli occhi e incatenando il suo sguardo al mio mi mise l’anello al dito.
< Ti sta d’incanto >
< Grazie > sussurrai guardandolo.
< Grazie a te amore… > disse prendendomi il polso e baciandomelo mentre mi guardava dolcemente.
Sempre più emozionata mi avvicinai a lui e lo baciai dolcemente sulle labbra. Mi prese per i fianchi e mi fece stendere sopra di lui, ma non appena tentò di farmi stendere sotto di lui cascammo per terra, scoppiando a ridere nuovamente.
< Io e te non ce la possiamo fare oggi a stare seri vero? > domandò porgendomi una mano ad alzarmi.
< No…che ore sono? > domandai.
< Quasi le otto… >
< Pizza? >
< Ok! Chiami tu la pizzeria d’asporto mentre io mi faccio una doccia? >
< Serve una mano? > domandai sfacciatamente.
Robert rise.
< Volentieri >
< Robert! > esclamai.
< Che vuoi, io non ti so dire di no… >
< Ah sì? Beh, in questo caso…mi fai guidare la tua BMW? >
< No amore > rispose baciandomi sulle labbra prima di salire le scale.
< Rob, aspetta! > esclamai dalla sala.
< Sì? >
< Che pizza vuoi? >
< Con la salsiccia > rispose prima di chiudere la porta del bagno.
Chiamai la pizzeria d’asporto più vicina a casa di Robert e ordinai le pizze e non appena finì di farsi la doccia venne ad aiutarmi ad apparecchiare. Aspettammo quaranta minuti e il fattorino venne ad aprire.
< Vado io > mi offrii.
< No, vado io… > rispose lui.
< Perché? >
< Così evito che paghi tu > rispose facendomi la linguaccia.
< Hai appena speso tremila sterline per un anello, come minimo io posso spenderne venti per due pizze, no? >
< No amore > rispose sorridendomi e andando ad aprire.
Scossi la testa ridendo e mi sedetti a tavola.
< Vuoi una mano? > domandai quando lo vidi entrare in sala.
< No, grazie > rispose appoggiando la mia pizza davanti < buon appetito >
< Altrettanto amore > risposi sorridendo.
Finito di mangiare sparecchiammo e poi ci spostammo in sala e ci guardammo un paio di film, dopodiché andammo a dormire.
< Vuoi qualcosa di mio per dormire? > domandò mentre entravamo in camera.
< Beh direi di sì dal momento che i miei pigiami li abbiamo messi da lavare >
< Sei sprecata con i pigiami… >
< Perché? >
< No, così… > rispose sogghignando mentre mi porgeva una sua maglietta a mezza manica.
< Avanti dai, dimmelo > dissi sedendomi sul letto.
< No, non insistere > rispose prendendomi tra le sue braccia e facendomi stendere accanto a lui.
< Tanto io so cosa intendevi… >
< Allora dimmelo > m’incitò.
< No > risposi ridendo.
< Per me ti stai inventando tutto >
< No invece >
< Sì invece… >
< Sei un bambino >
< Anche tu… >
< Non è vero, tra i due l’adulta sono io > risposi sorridendo trionfante.
< Certo, hai ragione tu… >
< Ovvio! > esclamai ridendo < notte >
< Notte amore > rispose baciandomi la tempia.
Mi strinsi maggiormente a lui e prima di addormentarmi guardai l’anello ancora commossa.

***************************************
ok, spero si veda…questo è il famoso anello…spero vi piaccia!! ^^

   
 
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