Hola my dears!
Credo che a fine storia farò un monumento ad ognuna di
voi…siete
FANTASTICHE! Avete idea di quanti complimenti mi avete fatto??? *-*
questa è la
mia espressione, se potessi vi inviterei tutte a cena…ma
forse forse è più
efficace un abbraccio, anche se virtuale…
Come sempre grazie a chi ha letto, messo la storia tra i preferiti
e le seguite e chi ha commentato!
Scusate se non vi ringrazio una ad una, solo che oggi non ne ho la
forza, perdonatemi!!
P.S.
X CHI NON L’AVESSE SAPUTO…HO POSTATO UN CAPITOLO
MERCOLEDÌ
< Buongiorno > disse sorridente.
< ‘Giorno…ma che ore sono? >
domandai sbadigliando.
< Sono le dieci e venti. Hai dormito bene? >
< Divinamente. Ho fatto anche un bellissimo sogno >
risposi
strusciando la mia gamba contro la sua.
< Cosa hai sognato? > domandò spostandomi una
ciocca di
capelli dal viso.
< Te >
< E cosa facevo nel sogno? >
< Dicevi che ero la donna della tua vita… >
< E infatti lo sei > rispose sorridendomi.
< Sì, ma nel sogno avevamo entrambi più di
venti anni e tu mi
chiedevi di sposarti… >
< E tu hai accettato? > domandò con un sorriso
e prendendomi
il volto fra le mani.
< Non lo so perché mi hanno interrotta tipo una
ventina di volte
prima che ti rispondessi e poi mi sono svegliata… >
risposi ridendo e si unì
alla mia risata.
< Chi è il cattivone che
ti ha interrotto? > chiese prendendomi in giro.
< Beh…la mia ex prof di latino che mi chiedeva di
coniugarle il
congiuntivo di tutti i tempi verbali in latino, mia mamma che ogni
cinque
minuti mi chiedeva se volevo il the e poi il Bianconiglio di Alice nel
paese
delle meraviglie… > risposi un po’ confusa
e lui scoppiò a ridere.
< Ma che razza di sogni fai? > chiese con le lacrime agli
occhi.
< Ah, non lo so…ma ormai sei fregato e mi devi
accettare così
come sono > risposi facendogli la lingua.
< Andiamo a fare colazione? > domandò
sorridendomi e
cambiando discorso.
< Mmm…prima veramente vorrei farmi una
doccia… > risposi
alzandomi sui gomiti e arrivando in prossimità delle sue
labbra.
< Serve una mano? > domandò maliziosamente.
< Direi di no, ma grazie lo stesso > risposi facendogli
l’occhiolino e alzandomi, ma lui mi bloccò per un
polso e mi fece stendere sul
letto posizionandosi sopra di me.
< Sei troppo sexy, mi rifiuto di farti uscire. Anzi, mi rifiuto
di dividerti con il mondo. Da oggi sarai mia prigioniera…
> rispose
guardandomi sorridente e accarezzandomi un fianco.
< Mmm…chissà perché la cosa mi
piace… > risposi spavalda
mentre gli circondavo il collo con le braccia e lui scese a baciarmi le
labbra,
ma lo squillo del suo cellulare ci fece allontanare e dopo che
m’infilai la sua
camicia uscii per andare a fare la doccia.
< Divertita ieri? > domandò una voce dietro di
me e non
appena mi voltai vidi che era Alessia.
< Sì, molto. E voi? > chiesi sorridendo.
< Sì. Siamo andati a mangiare fuori, abbiamo visto un
film al
cinema, mangiato un gelato e fatto una passeggiata e poi siamo tornati
a casa…
>
< E quando siete tornati a casa… > tentai di
dire
imbarazzata.
< Tu e Robert stavate dormendo. Tranquilla, non abbiamo sentito
niente > rispose ridacchiando < fatti una doccia, manda a
casa il tuo
ragazzo e raccontami tutto! > esclamò.
< Ok piccola! > risposi sorridendole mentre le baciavo
una
guancia.
Non appena se ne fu andata feci per entrare in bagno, ma qualcuno
afferrò il mio braccio e mi fece voltare.
< Non voglio fare la parte del fratello iperprotettivo, ma
voglio solo sapere una cosa…siete stati attenti? >
< S…sì > risposi confusa dal suo
gesto.
< Ok > disse sorridendo <
è…è andato tutto bene? >
aggiunse titubante.
< Sì, è stato…non ci sono
parole per descriverlo, sono al
settimo cielo >
< Si vede, sei raggiante…bellissima…
>
< Grazie > risposi commossa.
< Ti voglio bene sorellina > disse abbracciandomi.
< Anche io Teo > risposi abbracciandolo a mia volta.
< Ora ti lascio fare la doccia, ci vediamo tra poco >
sussurrò al mio orecchio sciogliendo l’abbraccio e
poi mi baciò sulla fronte.
Entrai in bagno e uscii dalla doccia dopo venti minuti, mi avvolsi
in un accappatoio, mi asciugai velocemente i capelli e poi tornai in
camera,
scoprendo che Robert si era riaddormentato, così mi vestii
in fretta e il più
silenziosamente possibile e dopo avergli dato un leggero bacio sulla
fronte e
avergli sussurrato “ti amo”
all’orecchio proposi ad Alessia di uscire
per andare a fare un giro, cosicché potessi raccontarle
tutto.
Ci fermammo a fare colazione in un bar vicino casa e poi
continuammo il nostro giro; solamente che passando davanti ad un
edicola Alessia
vi si fermò e comprò un giornale,
dopodiché mi prese per mano e andammo a
sederci su una panchina.
< Perché hai speso tutti quei soldi per un solo
giornale? >
< Perché ho trovato una foto di Robert in copertina
>
< E quindi? > domandai alzando un sopracciglio mentre lei
era intenta a sfogliare velocemente le pagine per cercare
l’intervista su
Robert.
< Oddio mamy ,leggi qui! > esclamò ignorando
la mia domanda
e passandomi la rivista facendomi segno di leggere dalla seconda
colonna.
R: “Dipende dall’argomento…”
(ride)
PM: “Volevamo sapere se frequenti ancora la ragazza che ti ha
accompagnato alla premiere…”
R: “Mi dispiace, ma non ho intenzione di rispondere. Sono
molto
geloso della mia vita privata”
PM: “È una domanda che molte ragazze si fanno e
che hanno
domandato di farti. Per favore…”
R: “Sì, ci stiamo ancora frequentando”
(risposta dopo un momento
di esitazione n.d.PM.)
PM: “Ne sei innamorato?”
R: “Credo di aver detto anche troppo della mia vita privata,
non
credi?”
< Buongiorno ragazze > ci salutarono.
< Buongiorno a voi > rispondemmo sorridendo.
< Volete un passaggio? > domandò Teo.
< Sì! > esclamò Alessia sorridendo
al suo ragazzo.
< Io veramente preferirei camminare…si sta troppo
bene fuori
> risposi declinando l’invito.
< Ok…Teo prendi tu possesso della macchina? >
domandò Robert
verso il suo migliore amico.
< Certo, a dopo > rispose Teo facendomi
l’occhiolino e dopo
che Alessia prese il posto del passeggero e Teo quello del guidatore ci
salutarono e partirono.
< Ti dispiace se ti faccio compagnia? >
< No, per niente > risposi sorridendo e intrecciando le
nostre mani camminammo fino a casa.
< Ho letto l’articolo di People Magazine > gli
dissi dopo
qualche minuto di silenzio.
< Ah sì? Che ne pensi? >
< Che sei corruttibile facilmente…secondo me ancora
un’altra
domanda e ti saresti sbottonato completamente > risposi ridendo.
< Ah, grazie tesoro > esclamò tirandomi una
leggera pacca
sul braccio.
< Come sei manesco > dissi facendogli la linguaccia.
< Ormai sei fregata e sei costretta ad accettarmi
così come
sono > rispose facendo la linguaccia < arriviamo a casa e
poi andiamo a
pranzo fuori, ti va? >
< Sì, certo! >
Arrivammo a casa e salii in camera per cambiarmi velocemente e
dopo aver salutato mio fratello e la mia amica ce ne andammo.
< Dove andiamo a mangiare? > domandai guardandolo.
< Hanno aperto un ristorante qui nei dintorni e pensavo di
andare a provarlo. Ti va? >
< Va benissimo >
< Dovrebbe piacerti, è un ristorante
italiano… >
< Ma come? Amore, ma…io sono Italiana e tu mi porti a
mangiare
italiano in un paese straniero? >
< Beh, che c’è di male? >
< Ma non sarà mai uguale! > risposi ridendo.
< Lo proviamo e se non ci piace non torniamo più, ok?
>
< Ok > risposi con una finta smorfia e Robert
roteò gli
occhi.
< Ah, comunque questo posto è gestito interamente da
italiani e
quindi la roba sarà per forza buona! >
< Mah, sarà… >
< Sei odiosa quando ti comporti così > disse
dandomi un
leggero pizzicotto sul braccio e continuammo a battibeccarci
finché non
arrivavo davanti al ristorante SOLE&LUNA.
Da fuori il ristorante sembrava essere accogliente e molto casual,
vi erano moltissimi tavoli sotto la veranda e anche moltissime finestre.
< Da fuori non sembra male > sussurrai scendendo dalla
macchina.
< Già, è molto carino > rispose
Robert mentre chiudeva la
macchina < ora vedremo l’interno >
< Rullo di tamburi… > dissi ridendo mentre
Robert apriva la
porta del ristorante e mi lasciava passare.
L’interno del ristorante non si smentiva per niente: era
casual e
aveva quel non so che di atmosfera famigliare.
< Salve e benvenuti al SOLE&LUNA > disse una
cameriera
venendoci incontro con un sorriso a trentadue denti.
< Salve, siamo in due > rispose Robert togliendosi gli
occhiali da sole.
< Certo, seguitemi > disse prendendo due menù
dal bancone e
allontanandosi < questo tavolo può andar bene?
È il più nascosto che abbiamo
> aggiunse sorridendoci.
< Va benissimo, grazie mille > rispose Robert accennando
un
sorriso.
< Certo che questa cameriera non mi sembrava italiana >
dissi non appena fummo soli per prenderlo in giro.
< Che rompiscatole che sei! >
< Grazie! > dissi sorridendo trionfante.
< Guardiamo cosa mangiare che è meglio…
> propose Robert
aprendo il menù < oh… > aggiunse
sgranando gli occhi.
< Qual è il problema? > domandai aprendo a mia
volta il menù
< no, non ci credo! Un menù in italiano!!! >
esclamai sorridendo
apertamente.
< Non urlare! > mi ammonì Robert.
< Scusa… > risposi guardandomi attorno e
sperando che
nessuno si fosse accorto di niente < cosa prendi? >
< Ah, se sapessi cosa c’è scritto te lo
direi anche > disse
Robert ridendo.
< E le lezioni di italiano scusa? > domandai guardandolo.
< Non abbiamo mai parlato dei cibi… >
< Ah, davvero? >
< Già…hai la memoria a breve termine?
> domandò Robert
prendendomi in giro.
< Ahahah che battutona… > risposi facendogli
la linguaccia.
< Ehm…m’ispira la grigliaita mista.
Che cos’è? >
< La cosa? > domandai scoppiando a ridere.
< Dai, smettila di prendermi in giro… >
rispose mettendo il
broncio.
< Ok, scusami…comunque è un misto di carne
alla griglia >
< Ti va bene quella? >
< Sì, va benissimo. Vado un attimo in bagno, torno
subito… >
dissi alzandomi dalla sedia.
< E se dovesse arrivare la cameriera? >
domandò preoccupato.
< Indicale quello che vogliamo mangiare > risposi
prendendolo in giro mentre mi avvicinavo per baciargli una guancia.
Dopo pochi minuti ritornai indietro, ma poco prima di sedermi al
tavolo sentii Robert parlare al telefono, così mi fermai e
origliai la
conversazione.
< No, non gliel’ho ancora dato, lo farò
dopo pranzo…ma dai?
Grazie Jared…no, ok continuiamo dopo…ok, grazie
mille Jared…lo farò. Ciao >
< Hey, era Jared? > domandai sedendomi e lui non appena
mi
vide sbiancò.
< Sì…hai sentito qualcosa di quello che ho
detto? >
< Certo che se lo dici così è ovvio che
ora m’insospettisco.
Cos’è che mi devi dare? >
< Te lo darò dopo pranzo, niente anteprime >
< Ti odio > dissi guardandolo.
< Io ti amo > rispose sorridendomi < qui ci sono i
crostini come antipasto? >
< Direi di sì… >
< Li prendiamo? >
< Solo se mi dici cosa mi stai nascondendo > risposi
incrociando le braccia al petto e appoggiandomi al tavolo.
< Bene, allora stai zitta > disse facendomi la linguaccia.
< Siete pronti per ordinare? > domandò
gentilmente un
cameriere avvicinandosi a noi.
“Bene amore, ora veditela te”
pensai malignamente.
< Ehm… > disse guardandomi e vedendo che non
aprivo bocca ma
ridevo mi lanciò uno sguardo carico d’odio
< vorremmo un… > disse
bloccandosi.
< Un piatto di crostini misti come antipasto e una grigliata
mista
di carne per due…oh, anche due porzioni di verdure alla
griglia per favore >
m’intromisi aiutando il mio ragazzo.
< Italiana? > domandò il cameriere guardandomi
e
rivolgendosi in italiano.
< Esattamente >
< Bene, allora dirò allo chef di dare il meglio di
sé! Fidati,
sarà come non aver mai lasciato l’Italia >
disse facendomi l’occhiolino.
< Guarda che ci conto! > risposi sorridendo.
< Fidati. Da bere cosa vi porto? > chiese tornando a
parlare
in inglese.
< Una birra media e una bottiglia d’acqua naturale
> disse
per poi guardarmi e aspettare un mio accenno di consenso.
< Perfetto, arrivo tra poco > disse il cameriere
sorridendoci e allontanandosi.
< Cosa vi siete detti? >
< Mi dispiace, ma è un segreto…se tu
avessi preso lezioni si
italiano all’Harrodian ora lo sapresti… >
risposi malignamente.
< Perché sei così cattiva con me oggi?
> domandò seccato.
< Scusami, io…stavo solo scherzando…
> risposi sentendomi in
colpa.
< Come ti pare…vado in bagno > disse alzandosi
dalla sedia e
lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava.
< Sei una cretina Giulia… > sussurrai
passandomi una mano
tra i capelli.
< Ecco qui da bere > disse il cameriere.
< Grazie > risposi con un sorriso forzato.
< Vi porto anche un po’ di pane? >
< Sì, grazie >
Aspettai un altro paio di minuti e poi Robert tornò a
sedersi.
< Vuoi un po’ d’acqua? >
domandò aprendo la bottiglia.
< No > risposi mentre stavo mandando un messaggio.
< Giulia? > mi chiamò Robert.
< Mmm? > risposi alzando la testa e guardandolo e in quel
momento mi sputò un po’ d’acqua che
aveva in bocca < ma sei scemo? >
domandai e lui scoppiò a ridere.
< Così impari ad essere perfida con me >
rispose facendomi
la linguaccia.
< Quindi non sei arrabbiato? >
< No, tranquilla. Ti stavo solo prendendo in
giro…certo che tu sei
una credulona assurda >
< Oppure tu sei un bravo attore >
< Diciamo tutti e due, ok? > domandò dandomi
la mano.
< Andata > risposi ridendo e Robert mi si
avvicinò
sorridendo e mi baciò dolcemente.
< Ragazzi scusate, ma sono pronti i crostini > disse il
cameriere servendo l’antipasto.
< Buon appetito > disse Robert facendomi
l’occhiolino.
< Grazie, anche a te > risposi addentando un crostino ai
funghi.
< Certo che sono veramente buoni… >
< Già > concordai.
Finimmo di mangiare i crostini e dopo venti minuti il cameriere ci
portò la carne.
< È stato tutto di vostro gradimento? >
domandò il cameriere
quando venne a ritirare i piatti.
< Sì, molto > rispose Robert.
< Devo ammetterlo mi sono sentita come se fossi stata veramente
in un ristorante in Italia… > risposi in italiano.
< Lo chef ne sarà entusiasta! >
esclamò il cameriere
mettendosi a ridere < posso portarvi qualcos’altro?
>
< Lo vuoi un dolce? > domandai rivolta a Robert.
< Sì > rispose facendomi
l’occhiolino < cosa ci consigli?
> chiese al cameriere.
< Beh…noi abbiamo una panna cotta che è
molto buona, la crema
catalana, del gelato artigianale, il millefoglie… >
< Io prendo un millefoglie > esclamai.
< Io una crema catalana > disse Robert.
< Ok, crema catalana e millefoglie…arrivano subito
> disse
il cameriere sorridendoci e tornando poco dopo con i nostri dolci e con
un
cucchiaio e una forchetta in più in modo che potessimo
mangiare entrambi tutti
e due i dolci.
< Oh, che gentile! > esclamai.
Dopo il dolce Robert prese anche un caffè, poi ci alzammo
per
pagare e infine uscimmo dal ristorante.
< Ti porto a casa o vieni da me? > domandò
Robert aprendomi
lo sportello della macchina.
< Secondo te? > domandai maliziosamente.
< Benissimo > rispose prima di chiudere lo sportello del
passeggero ed entrare in macchina, arrivando a casa sua nel giro di
venti
minuti e quando vi entrammo mi fece appoggiare con le spalle alla porta
e mi
baciò.
Gli circondai il collo con le braccia e iniziammo a indietreggiare
sempre di più, fino a cadere sul divano e entrambi
scoppiammo a ridere e incominciammo
a fare la lotta con i cuscini come due bambini di otto anni; la lotta
si
concluse dopo dieci minuti ed io ne uscii sconfitta: infatti Robert mi
aveva
fregato il cuscino e mi stava colpendo sia col mio che col suo.
< Robert…ahia…sei ingiusto! >
esclamai ridendo.
< No Giulia sei tu che sei una pappamolle! > disse
prendendomi in giro.
< Io sarei una cosa? > domandai fingendomi offesa.
< Una pappamolle…vuoi lo spelling? > rispose
sbeffeggiandomi.
< Ma brutto… > dissi cominciando a picchiarlo
e lui rispose
facendomi il solletico.
Recuperai il cuscino e tornammo a fare la lotta finché non
li
rompemmo entrambi, riempiendo il divano e riempiendoci di piume.
< E ora? I cuscini li ripaghi tu? > domandò
ridendo.
< Sì, certo…manda la fattura a casa!
> risposi prendendolo
in giro e lui ricominciò a farmi il solletico, ma questa
volta riuscii a
bloccarlo prendendogli le braccia.
< Tanto non ce la farai a battermi > disse mentre tentava
di
liberarsi, ma non appena spostai il ginocchio e presi contro la sua
gamba
sbattei contro un qualcosa di duro che stava dentro la tasca dei suoi
pantaloni.
< Cosa c’hai lì? > domandai
indicando la sua tasca.
< Niente > rispose tentando di alzarsi in piedi.
< Eh no caro mio, ora mi fai vedere! > esclamai lottando
contro di lui per prendere quello che aveva in tasca e alla fine
riuscii nel
mio intento, tirando fuori dalla sua tasca una scatolina in velluto
nero.
Robert tentò di strapparmela dalle mani, ma io indietreggiai
e mi
sedetti sul bracciolo del divano e non appena l’aprii mi di
mozzò il respiro, perché
dentro la scatolina trovai l’anello che avevo visto nella
vetrina della
gioielleria e di cui mi ero perdutamente innamorata.
< Amore, respira… >
< E…e questo? > domandai sgranando gli occhi e
continuando a
guardare l’anello.
< Beh…è un regalo… >
< Ma…Robert ma sei pazzo? Hai idea di quanto costi?
>
< Tremila sterline > rispose lui come se fosse la cosa
più
naturale possibile.
< E ti pare poco? >
< Ma a te piaceva… >
< E tu come lo sai? > domandai guardandolo.
< Me
l’ha detto Alessia… >
<
Alessia? > domandai inarcando un sopracciglio.
< Sì,
ma non avercela con lei: le avevo chiesto un consiglio e lei mi aveva
risposto
che c’era un anello di cui tu ti eri innamorata, ma non
volevi dirmi niente per
paura che pensassi chissà che… >
< E
anche perché non volevo spendessi tremila sterline per
me… >
<
Giulia, ascoltami bene: mi piace farti regali e non ho problemi a
spendere
soldi per te, specialmente perché non mi chiedi mai
niente… >
< E
quindi perché non ti chiedo mai niente mi hai comprato un
anello? > domandai
ancora meravigliata.
< No.
L’anello l’ho comprato come una pseudo-promessa
>
< Una
cosa? > domandai guardandolo e sgranando di nuovo gli occhi.
< Una
pseudo-promessa >
< Mi
stai chiedendo di sposarti per caso? >
< No, ma
ti amo e non voglio perderti per nessuna ragione al mondo. Non
m’interessa
quante ore e quanti chilometri ci separino. Non m’importa se
io sono un attore
che gira il mondo e tu una studentessa di Ravenna > disse
prendendomi le
mani < Giulia, rinuncerei a tutto e a tutti pur di stare con te.
Ti amo e…seriamente,
non sopporterei di saperti a Ravenna tra le braccia di un altro.
Io…io impazzirei
>
< Rob…
> lo chiamai.
< No,
lasciami finire. Ti amo e con questo anello voglio proporti una cosa:
è una
promessa più che altro. Vorrei che mi promettessi che anche
con la lontananza
io e te staremo insieme…o almeno provarci. Non voglio
rinunciare facilmente a
te >
<
Rob…io…non so cosa dire… >
<
Beh…potresti dire che neanche tu vuoi lasciarmi e che
indosserai l’anello… >
ironizzò.
<
Giusto per copiare i film eh? > domandai ridendo e con gli occhi
lucidi.
<
Esatto… > rispose sorridendomi e accarezzandomi una
guancia < sei
bollente e hai le guance rosse >
< Lo
so > risposi ridendo <
beh…io…è ovvio che ti amo e non voglio
lasciarti
e…cavolo, non riesco a parlare… > dissi
con voce tremante.
< Solo
dire sì o no ce la fai? >
< Non
lo so, però ci posso provare… >
< Hai
intenzione di provare a fare una relazione a distanza? >
< Sì
> risposi guardandolo negli occhi e incatenando il suo sguardo
al mio mi
mise l’anello al dito.
< Ti
sta d’incanto >
<
Grazie > sussurrai guardandolo.
<
Grazie a te amore… > disse prendendomi il polso e
baciandomelo mentre mi
guardava dolcemente.
Sempre
più emozionata mi avvicinai a lui e lo baciai dolcemente
sulle labbra. Mi prese
per i fianchi e mi fece stendere sopra di lui, ma non appena
tentò di farmi
stendere sotto di lui cascammo per terra, scoppiando a ridere
nuovamente.
< Io e
te non ce la possiamo fare oggi a stare seri vero? >
domandò porgendomi una
mano ad alzarmi.
<
No…che ore sono? > domandai.
<
Quasi le otto… >
<
Pizza? >
< Ok!
Chiami tu la pizzeria d’asporto mentre io mi faccio una
doccia? >
<
Serve una mano? > domandai sfacciatamente.
Robert
rise.
<
Volentieri >
< Robert!
> esclamai.
< Che
vuoi, io non ti so dire di no… >
< Ah
sì? Beh, in questo caso…mi fai guidare la tua
BMW? >
< No
amore > rispose baciandomi sulle labbra prima di salire le scale.
< Rob,
aspetta! > esclamai dalla sala.
< Sì?
>
< Che
pizza vuoi? >
< Con
la salsiccia > rispose prima di chiudere la porta del bagno.
Chiamai
la pizzeria d’asporto più vicina a casa di Robert
e ordinai le pizze e non
appena finì di farsi la doccia venne ad aiutarmi ad
apparecchiare. Aspettammo
quaranta minuti e il fattorino venne ad aprire.
< Vado
io > mi offrii.
< No,
vado io… > rispose lui.
<
Perché? >
< Così
evito che paghi tu > rispose facendomi la linguaccia.
< Hai
appena speso tremila sterline per un anello, come minimo io posso
spenderne
venti per due pizze, no? >
< No
amore > rispose sorridendomi e andando ad aprire.
Scossi la
testa ridendo e mi sedetti a tavola.
< Vuoi
una mano? > domandai quando lo vidi entrare in sala.
< No,
grazie > rispose appoggiando la mia pizza davanti < buon
appetito >
<
Altrettanto amore > risposi sorridendo.
Finito di
mangiare sparecchiammo e poi ci spostammo in sala e ci guardammo un
paio di
film, dopodiché andammo a dormire.
< Vuoi
qualcosa di mio per dormire? > domandò mentre
entravamo in camera.
< Beh
direi di sì dal momento che i miei pigiami li abbiamo messi
da lavare >
< Sei
sprecata con i pigiami… >
< Perché?
>
< No,
così… > rispose sogghignando mentre mi
porgeva una sua maglietta a mezza
manica.
<
Avanti dai, dimmelo > dissi sedendomi sul letto.
< No,
non insistere > rispose prendendomi tra le sue braccia e
facendomi stendere accanto
a lui.
<
Tanto io so cosa intendevi… >
<
Allora dimmelo > m’incitò.
< No
> risposi ridendo.
< Per
me ti stai inventando tutto >
< No
invece >
< Sì
invece… >
< Sei
un bambino >
<
Anche tu… >
< Non
è vero, tra i due l’adulta sono io >
risposi sorridendo trionfante.
<
Certo, hai ragione tu… >
<
Ovvio! > esclamai ridendo < notte >
<
Notte amore > rispose baciandomi la tempia.
Mi
strinsi maggiormente a lui e prima di addormentarmi guardai
l’anello ancora
commossa.
***************************************
ok, spero si
veda…questo è
il famoso anello…spero vi piaccia!! ^^