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Autore: Cinzia N Spurce    16/11/2016    3 recensioni
[Sterek]
5 volte in cui Stiles fa comprendere/dice a Derek che tiene a lui e 1 volta in cui Derek lo dice a Stiles.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Non è niente, solo una piccolezza che doveva essere fluff e invece probabilmente è uscita molto più angst di quel che doveva essere. 
Per Kris, magari ti tira un po' su il morale, anche se ho scritto cose migliori, lo ammetto.
Il tema è: 5 volte in cui Stiles dice/fa capire a Derek che ci tiene e 1 in cui è Derrek a farlo.
 
I'll always remember you
 
 
1.
 
La prima volta succede è una sorpresa per entrambi. 
Derek sgrana gli occhi e Stiles si morde l'interno della guancia per non dire altre assurdità. 
Derek ha appena ucciso quel che restava del suo branco originario, l'ultimo membro vivente della sua famiglia ed è l’Alpha di un branco che non esiste più. 
Stiles è andato da lui perché sa come ci si sente a perdere un membro della propria famiglia, ci si sente di merda, ecco. Perciò è lì, di fronte la porta scheggiata e rovinata di Villa Hale, o perlomeno di quel che ne resta. 
Derek ringhia appena dietro la porta, lo sente distintamente. L'ha fatto di proposito per farlo spaventare e farlo andare via, ma seguire gli ordini non è mai stato il suo forte. 
«Ringhia quanto cazzo ti pare, io resto qui.»
Derek apre la porta illuminando gli occhi di rosso, Stiles sbuffa appena. «Sì, lo so. Denti, gola e sangue dappertutto» lo scosta per entrare in quella specie di casa che a lui sembra tanto una prigione a cui Derek si è condannato volontariamente.
«Cosa ci fai qui?»
«Mi dispiace...» gli sussurra abbassando gli occhi. 
Il suo odore suggerisce a Derek che è sincero.
«Per cosa?»
«Per Peter... e Laura e per quello che hai dovuto fare...» 
«Non mi dispiace averlo ucciso.»
«So cosa significa perdere un pezzo della propria famiglia... So come ci si sente e mi dispiace.»
Derek ride amaramente, lo guarda quasi con disprezzo e a Stiles fa anche un po’ male vedersi trattato così. 
«Non sai un cazzo.»
«Sai, non devi necessariamente essere così stronzo con chi cerca di essere gentile, Derek. A volte la gentilezza paga» gli risponde risentito e con la voce lievemente incrinata, lui era lì davvero con buone intenzioni. «E comunque, so esattamente di cosa sto parlando.»
«Non sai niente di me, non sai niente della mia famiglia... E perché cazzo sei venuto qui?» alza il tono e questo spaventa un po’ Stiles, perché così furioso e cattivo non l'ha mai visto, nemmeno quando ha artigliato la gola di Peter. «Cos’è? Ti fa sentire più buono venire a vedere come sta l’Alpha solitario dopo aver vendicato la povera sorella morta?»
Lo ha ferito intenzionalmente, Stiles lo capisce non appena Derek finisce di gridare. Lo ha fatto di proposito perché è un dannato idiota che sfoga il dolore soffrendo, ma questo comunque non gli fa meno male.
«Perché ci tengo, coglione» gli risponde con gli occhi leggermente appannati. 
Lo odia e si odia, maledizione.
«Perché sono un fottuto idiota che ci tiene... Vaffanculo!» mormora tra i denti abbassando di colpo la voce e voltandogli le spalle, perché sì, anche se capisce il suo dolore comunque gli ha fatto un male del diavolo e vuole solo andare via.
Derek lo guarda andarsene senza riuscire a dire una parola. Stiles è sincero e lui non capisce perché mai gli dovrebbe importare qualcosa. 
 
 
2.
 
La seconda volta che succede Stiles è amareggiato, lo guarda negli occhi indignato, incapace di comprendere che cosa diavolo sta succedendo. Eppure era convinto di aver superato qualche scoglio durante quei mesi trascorsi a conoscersi.
Gli ha salvato la vita, Derek si è preoccupato per quel brutto livido sul volto che Gerard gli ha lasciato quella sera di qualche giorno prima, poi il gelo è calato su quella specie di amicizia dalle tinte sfumate che hanno instaurato. Derek ha iniziato a evitarlo e Stiles proprio non ci sta, non riesce ad accettare che le cose possano tornare come erano prima di quella discussione in cui gli ha confessato che ci teneva. 
Cazzo, ci tiene.
Lo aspetta alla riserva, una notte di plenilunio. Sa che i suoi Beta sono ancora instabili e Derek li controlla a vista d’occhio, verrà anche solo per dirgli di tornare a casa.
Così se lo ritrova davanti, zanne snudate, occhi rossi e i lineamenti lupeschi del viso deformato in una smorfia di malcelato fastidio.
«Ti sei bevuto il cervello, per caso? Stare qui in una notte di plenilunio?»
Stiles sorride, ma la verità è che il sangue gli ribolle nelle vene.
«A quanto pare è il solo modo in cui sua maestà, l’Alpha di Beacon Hills, mi concede udienza» biascica incrociando le braccia al petto.
«Va’ a casa, Stiles.»
«No» lo sfida. Alza gli occhi, non distoglie lo sguardo. Ha deciso che Derek lo ascolterà quella sera e così sarà. 
«Non ho tempo per stare dietro alle tue bravate da ragazzino» gli dice voltandosi.
«Dimmi che cosa sta succedendo» Derek si gira di nuovo a guardarlo assottigliando lo sguardo, è tornato ad avere fattezze umane. «Sai che lo scoprirò anche da solo, risparmiami la fatica.»
Derek gli si avvicina appena, Stiles può notare la postura rigida, i pugni stretti. 
L’ha fatto incazzare, quasi come al solito.
«Non c'è nulla, vai a casa.»
«Cos’è che ti spaventa?» gli domanda alterandosi. «Io e Scott ti abbiamo già aiutato, quale cavolo è il tuo problema per insistere in questo modo a lasciarci fuori.»
Derek ringhia a malapena, gli si avvicina posizionandosi quasi a un palmo del suo viso.
«Stanne fuori, ragazzino. Stanne semplicemente fuori» mormora arrabbiato prima di voltarsi e andare via, pensa di aver già perso troppo tempo. 
«Perché è così che funziona, vero?» grida Stiles, mentre Derek si inoltra nella riserva. «Sei tu a decidere chi è dentro e chi è fuori, chi vale la pena di coinvolgere e chi invece può anche essere tagliato fuori dalla tua vita, eh? E chi cazzo se ne frega se alla gente invece importa di te, vero?»
Stiles lo urla consapevole del fatto che Derek sentirà ogni singola parola rimbombare nelle proprie orecchie, ma sa anche che non avrà risposta. È  Derek, e lui non gli darà mai una risposta.
 
 
3.
 
La terza volta che succede Stiles ha addosso l’odore rancido della sofferenza e sulle spalle il peso della colpa che per sempre, Derek lo sa, si porterà dentro.
Si presenta al loft in piena notte, puzza di imbarazzo e senso di colpa, un odore che ha iniziato a non abbandonarlo più dalla battaglia contro il Nogitsune. Derek lo fissa di sottecchi, ha paura di dirgli qualcosa – qualsiasi cosa – perché teme di ferirlo più di quanto già non lo sia. 
Stiles ha il battito accelerato, il respiro affannato di chi ha camminato velocemente e l’agitazione di chi ha da dire qualcosa, ma Derek non comprende cosa.
«Mi dispiace» gli sussurra. Ha le mani che tremano e gli occhi lucidi, sta male, probabilmente gli verrà un attacco di panico e Derek si sente una merda a vederlo così. 
«Per cosa?»
«Per tutto...» mormora distrutto «per il Nogitsune, per la battaglia, per avervi fatto del male...»
Derek non sa cosa dirgli, né cosa fare.
«Non è stata colpa tua» mormora guardandolo soffrire.
«Se fossi stato più forte probabilmente non mi avrebbe controllato.»
«Sei stato abbastanza forte da sopravvivere, nessuno ci è mai riuscito» gli risponde cercando di dirgli che tutto quel male lui non se lo meritava. 
«Allison è morta.»
«Non è stata colpa tua» gli ripete stringendogli un spalla, non sa fare altro per consolarlo, per cercare di non farlo colare giù a picco.
Tira su con il naso stringendogli il polso della mano che è rimasta appoggiata alla sua spalla. «Sono felice che non sia toccato anche a te, o a qualcun altro» gli sussurra e i suoi occhi sono tremendamente sinceri. 
«Mi dispiace, ancora» gli ripete staccandosi da lui e salutandolo goffamente.
Derek pensa sia la richiesta di un perdono che non dovrebbe nemmeno pensare di domandare, ma che comunque ha bisogno di sentirsi concedere per sopravvivere a quella situazione che lo ha strappato via dall’adolescenza più spensierata, e glieloconcede, perché se lo merita più di chiunque altro.
 
 
4.
 
La quarta volta che succede Stiles è irritato a morte, hanno appena salvato il culo a Scott e Derek è magicamente risorto in versione lupo nero 2.0, per poi partire alla volta della caccia on the road con quella specie di figa spaziale di Breaden. 
Non che si aspettasse una dichiarazione di lealtà e amicizia eclatante, ma almeno un ciao e grazie tante dopo essere partiti alla volta del New Messico per riportarlo indietro quello sì. 
Stiles sta sistemando la lavagna delle indagini, tira via tutti i fili colorati e le puntine con cui tiene su i fogli e le foto che danno vita alle sue teorie. Le strattona per poi buttarle in quel cestino azzurro di plastica che di solito tiene sotto la scrivania.
Non pensa di poter morire d’infarto, ma per un attimo se ne convince quando la sua finestra fa un rumore del diavolo e una sagoma appare nella sua stanza. Trattiene un grido solo perché una mano gli tiene chiusa la bocca, quando focalizza l’attenzione, due occhi verdi lo fissano con il solito cipiglio incazzato e burbero e Stiles riconosce il volto di Derek. Sgrana gli occhi, ma il suo cuore ricomincia a battere comunque a un ritmo più regolare.
«Che diavolo ci fai qui?»
«Sono venuto a salutarti» gli risponde Derek guardandolo senza assumere un’espressione particolare. 
Stiles annuisce a malapena, lo fissa con uno strano sguardo in viso.
«Pensi di tornare?» 
Derek alza le spalle in un chiaro “non lo so”.
Stiles tira su con il naso, strofina le mani tra loro, evita di guardarlo negli occhi e mormora, consapevole di non poterlo fermare: «Non metterti nei guai, Sourwolf. Ci teniamo alla tua pelle.»
Derek accenna un sorriso e si ostina a tenere le orecchie fisse sul ritmico battito di Stiles. «Abbi cura di te» gli dice «e di loro.»
Derek esce dalla finestra con la stessa facilità con cui è entrato e Stiles resta imbambolato a guardare il vetro, si pizzica il naso e pensa che forse non lo rivedrà più. 
Constata con disappunto che fa più male del previsto.
 
 
5.
 
La quinta volta che succede è colpa della tentazione che Stiles non sa gestire.
I Dottori del terrore sono stati sconfitti, ma comunque certe ferite se le porta ancora dietro, come la morte di Donovan, la mancanza di Kira e il fatto che Scott non gli abbia creduto anche solo per qualche momento. 
Stiles cede alla tentazione e lascia squillare il cellulare, una, due, tre volte, finché la voce assonnata di Derek non gli risponde e Stiles per un attimo trattiene il respiro.
«Ehi, Sourwolf!»
«Stiles?» la sua voce è stranita, Stiles non sa se compiacersi di ciò o amareggiarsi, comunque non parla, ha un paio di lacrime che minacciano di scendere, ma riesce a tenerle a bada.
«È successo qualcosa?»
«A parte la quasi apocalisse, una serie di morti improvvise e un essere mitologico ritornato da un passato remoto?» domanda sarcastico. «Nah, normale amministrazione.»
Derek sospira. «Breaden mi ha raccontato qualcosa ma non è scesa nei dettagli, state tutti bene?»
Stiles tira su con il naso, perché sì, stanno tutti bene, ma la verità è che non staranno mai bene per davvero, come prima che tutta quella storia cominciasse. 
«Più o meno.»
«C'è qualcos’altro che non va?» domanda Derek con tono preoccupato. 
«Ti ha detto che ho ucciso un ragazzo?»
«Mi ha raccontato che hai ucciso un Wendigo che ti stava attaccando...»
Lo maledici perché sembra così sicuro di quella versione dei fatti.
«Forse è vero.»
«Io ne sono convinto...»
Stiles ride quasi piangendo dal sollievo.
«Mi manchi Sourwolf e spero tu ti sia preso cura di te, qui noi ce la caviamo.»
Derek deglutisce. «Sto bene, tu?»
Gli sembra una domanda talmente sciocca che si insulta da solo un attimo dopo avergliela posta.
«Sì, alla grande. Adesso alla grande» risponde Stiles, per poi salutarlo e chiudere velocemente la telefonata.
Derek resta per un attimo fermo a riflettere su quella conversazione senza né capo né coda ma che comunque gli ha scavato un po’ un buco grosso allo stomaco. 
 
 
 
+1
 
La sesta volta, che è poi è la prima in assoluto di Derek accade quando tutto, agli occhi di Stiles, sembra perduto. 
I Ghost Riders sono arrivati, lui e Peter sono prigionieri dentro qualcosa che non capiscono fino in fondo e nessuno ricorda la sua esistenza. Pensa che non ne uscirà vivo, ma che deve comunque trovare una soluzione per salvaguardare i suoi amici. 
Cerca di elaborare un piano assieme a Peter, sono lì quasi in posizione per combattere e sperare che almeno quell’incubo finisca senza coinvolgere altra gente.
Ovviamente le cose non vanno come vorrebbe, perché le cose non vanno mai come dovrebbero, è convinto di stare per morire quando un lupo lo soccorre e i suoi occhi si sgranano, perché quel lupo ha gli occhi gialli.
Lui conosce un solo licantropo con quella capacità: Derek Hale. 
Quando a notte fonda si trova nel suo loft, con il ragazzo di fronte e una benda sul fianco sinistro, Stiles non capisce se quella è la buona azione quotidiana di Derek Hale o un qualche segno del destino che gli sta dicendo che un modo di uscirne c'è, perché qualcuno si ricorda di lui.
«Cos'è successo?» domanda Derek con il solito cipiglio sul viso.
Dio, non capisce se è incazzato o preoccupato, forse entrambe le cose.
«Il solito...» dice vago, non sa se sta parlando con un amico o con uno sconosciuto.
 «Quanto grave è questo solito?»
Stiles alza gli occhi e li sgrana di poco, non può crederci, non davvero.
«Ti ricordi?»
Derek inarca le sopracciglia.
«Di cosa?»
«Di me...»
Derek ha uno sguardo confuso. «Come potrei dimenticarti?» mormora abbassando gli occhi un attimo, quando li rialza Stiles lo vede così vulnerabile che non comprende cosa sta succedendo. 
«Nessuno si ricorda» sussurra con le lacrime agli occhi, «è per i Ghost Riders...»
Derek gli si avvicina fino a poggiargli una mano sulla nuca. Ha lo sguardo tremendamente serio, quello di chi sta per dire qualcosa di vitale importanza. 
«Io mi ricorderò sempre di te.» 
Stiles singhiozza appena, stringe il braccio di Derek e si stringe a lui perché non può più farne a meno. 
È la luce che lo sveglia da quell’incubo in cui è caduto fin dall’inizio di tutta quella storia, la realtà non è poi tanto terribile e ha l’odore e il tocco di Derek che gli accarezzano le spalle sussurrandogli che andrà tutto bene. 
 
 
 
Note 2.0: Eccomi, davvero nulla di eclatante, ogni piccola flash si colloca alla fine di ogni stagione, tra l'altro il fatto che le stagioni siano sei ha soddisfatto pienamente la mia ossessione per la simmetria. È uscita un po' a cazzus, perché nelle prime cinque doveva essere Stiles a far comprendere quanto ci tiene, invece spesso è anche Der-Bear che fa intendere tanto. But è uscita così e così ve la pigliate. Altra piccola precisazione, che per una maniaca compulsiva come me è doverosa: sì, la battuta "Sia maestà" è un richiamo al fatto che Stiles utilizza il pezzo del re per indicare Derek; la quinta flash richiama la mia oneshot Broken Pieces. Ho questa specie di fissa per le telefonate in cui Stiles confessa a Derek di aver fatto un disastro.
Spero vi piaccia. Pace, amore e fantasia, Cinzia N. ^^
 
 
   
 
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