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Autore: ari_mary    18/11/2016    2 recensioni
[what if?]
E se Mona Lisa morisse?
Come si sentirebbe Raph?
Quali sarebbero le conseguenze?
Mona Lisa muore a causa di Shredder, e Raph è triste e anche furioso per questo. Ma a risollevargli il morale ci penserà una ragazza da un potere insolito, White Mary, con cui fa conoscenza, e presto tra loro potrebbe anche nascere qualcosa...
Spero di avervi incuriosito... Recensite!
A presto,
ari_mary
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

C'è un momento nella vita in cui guardi una persona e capisci di aver trovato il tuo posto. Non è questione di chimica, non è istinto... è amore. È guardarsi e capire di essersi sempre cercati. 

Tornò al rifugio. 
C’era un aria così tranquilla lì, sembrava non fosse successo niente. Come se Mona non fosse morta, appena cinque giorni prima. Sentì la rabbia investirlo e cercare di uscire, ma strinse i pugni e prese un respiro profondo. Non era colpa dei suoi fratelli, non avrebbe guadagnato niente a prendersela con loro, solo altra rabbia. Sapeva che anche loro erano rimasti segnati dalla morte di Mona Lisa, ma di certo non quanto lui. «Ei, Raph! Ti va una sfida?» domandò Mikey, sventolando in aria un joystick, appena entrò nel rifugio. Dietro quel sorriso e quegli occhi color cielo, il rosso intravide una scintilla di tristezza. Il suo fratellino stava cercando di tirargli su il morale. Fece un sorriso triste. «Stavolta passo, non mi sento in vena di…» La voce di Fearless, alle sue spalle, lo interruppe «Raph, dove sei stato?» Quel tono, quel tono calmo e piatto che tanto lo faceva imbestialire; quel tono da leader, con una punta di responsabilità che il rosso spesso confondeva con velata superiorità. Non voleva arrabbiarsi; prese un altro respiro e, senza voltarsi, rispose bruscamente «Fuori, perché?» Anche di spalle, sentì gli occhi color mare di Leonardo che lo scrutavano, poi il blu sospirò «Raph, so che è un periodo difficile, ma…Shredder ti ha quasi ucciso, sei ancora ferito e finchè non sarai guarito è meglio che tu…» A quel punto non poté più contenersi; si girò, avvicinandosi minacciosamente al maggiore, e gli puntò un dito sul piastrone «UN PERIODO DIFFICILE?! MONA LISA È MORTA! SHREDDER L’HA UCCISA DAVANTI A ME!» sentiva gli occhi pizzicare, ma non voleva piangere, non davanti ai suoi fratelli. Superò Leo, dandogli volontariamente una spallata, e si diresse di nuovo verso l’uscita. Donatello uscì dal suo laboratorio in quel momento «Raph! Non puoi uscire di nuovo: sei ancora ferito! Hai delle costole rotte e…» Il resto della frase il mutante non la sentì; era già scomparso nelle fogne. 

Il vento freddo e pungente muoveva lentamente i lacci della sua benda. Il cielo era coperto dalle nubi. E nevicava. I fiocchi erano meno e cadevano più lentamente rispetto a quella sera, cinque giorni prima. Raphael si fece pervadere dalla rabbia, nonostante il dolore alle costole iniziò a far crollare qualunque cosa ci fosse sul tetto su cui si trovava. Più oggetti rompeva, più la sua rabbia aumentava. Voleva nemici veri, voleva Shredder. Un urlo femminile squarciò la calma notturna della città. Raph si sporse dal parapetto; sotto di lui si apriva un vicolo buio in cui era parcheggiato un camion bianco fin troppo familiare. Una decina di Kraang erano scesi dal veicolo e si stringevano contro una figura minuta. Il rosso non poté vedere chi fosse la ragazza, ma era chiaro che gli alieni non avevano buone intenzioni. Atterrò alle spalle dei robot, sguainando le armi «Non siete Shredder, ma vedrò di accontentarmi!» ghignò, facendo roteare i suoi Sai. Quattro Kraang si voltarono e iniziarono a sparare, ma gli altri erano ancora impegnati con la ragazza. Ne fece a fette due in una volta, poi si scagliò su altri due, evitando gli spari. Diede sfogo a tutta la sua rabbia, facendo strage di nemici e senza preoccuparsi di tenersi nell’ombra per non essere visto dalla ragazza. Trafisse l’ultimo Kraang con le sue lame e rimase a fissare il corpo inerme del robot, mentre il cervello alieno se la dava a gambe, correndo via sui suoi piccoli tentacoli. Un rumore lo fece voltare; dietro di lui, a pochi centimetri di distanza, l’unico Kraang superstite si stava lentamente ricoprendo di ghiaccio, a partire dal collo su cui erano posate due manine delicate. Raphael rimase ad osservare, stupito, il robot che diventava una statua di ghiaccio e poi veniva distrutto in tanti piccoli pezzi da una lama. Alla flebile luce dell’unico lampione che si trovava all’ingresso del vicolo poté vedere l’aspetto della ragazza che gli aveva appena salvato la vita. Doveva avere più o meno la sua età, alta e magra, con la carnagione chiara; i capelli lisci e castano chiaro le arrivavano ai fianchi e gli occhi grigio chiaro brillavano divertiti. Nonostante il freddo della notte di Dicembre, indossava solo un vestitino senza maniche, con una scollatura a cuore e una gonna che arrivava poco più su del ginocchio, lilla; delle scarpette a tacco basso, lilla anch’esse, e un mantello di tulle lilla che arrivava alle ginocchia. In una mano teneva ben salda una Naginata, nel punto dell’impugnatura dell’arma si era formato un sottile strato di brina. «Ciao! Grazie per il tuo aiuto!» esclamò la ragazza, facendo un sorriso, il maestro dei Sai rimase stupito «Non ti spaventi del mio aspetto?» fu l’unica cosa che riuscì a dire. La ragazza lo osservò corrucciando lo sguardo «Si ha paura di ciò che non si conosce…ma io so che tu sei una tartaruga mutante, un ninja e mi hai salvata quando avevo bisogno d’aiuto... Perché dovrei avere paura di te?» Raph si sentì profondamente colpito da quelle parole, così semplici eppure vere. «Perché i Kraang ti hanno attaccata?» domandò, lei fece un sorriso evasivo e si strinse nelle spalle «Boh, sono alieni strani, io me ne stavo qui a farmi i fatti miei e loro hanno iniziato a spararmi» sistemò la sua arma nel fodero sulla schiena, che il vestito lasciava scoperta «Beh, io devo andare, ma magari ci rivedremo! E ancora grazie per avermi aiutata, combatti molto bene» Battè il piede a terra e si creò una lastra di ghiaccio; iniziò a pattinarci sopra, girandosi verso Raph e salutandolo con la mano con un sorriso divertito sulle labbra.
   
 
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