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Autore: Horse_    18/11/2016    3 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                        We'll try.



Pov Ian.

Nina si sta facendo una doccia veloce di sopra e io ho optato per sistemare qui. E’ stata una giornata parecchio sfiancante e non vedo l’ora di toccare il letto.

I bambini si sono divertiti tantissimo oggi con me e Paul, anche se ho rischiato di finire in acqua più di qualche volta e il mio amico, per poco, non ha fatto lo stesso. 

Una borsa bianca attira la mia attenzione, molto probabilmente è qualcosa che ha comprato Nina oggi andando a fare compere con Phoebe. La prendo e l’appoggio sopra al tavolino, accanto al divano, perché non è giusto che controlli tra le cose della mia ragazza.

Già, mia ragazza, è una bellissima sensazione. Purtroppo ho calcolato male l’appoggio e la borsa cade, riversandone per terra il contenuto. Mi inginocchio per raccogliere quanto caduto, in modo da rimettere tutto apposto, ma, prima che possa farlo, qualcosa attira la mia attenzione.

Una tutina rosa. 

Accanto ad essa ce n’è una bianca e rosa, di un rosa semplice, rosa pastello.

Tutine. 

Piccole. 

Piccole tutine.

Tutine da bambine.

Tutine da neonato.

E no, ho la netta sensazione che non siano per Paul e Phoebe visto che, come hanno ripetuto più volte, è un maschio quello che aspettano. Le mie mani iniziano visibilmente a tremare mentre tengo tra le mani quelle due tutine da bambina, delle tutine graziose, adatte proprio ad un piccolo essere vivente. E mille scenari mi passano davanti. Nina potrebbe averle benissimo comprate per qualcuno, qualcuno di esterno alla nostra famiglia, ma me l’avrebbe comunque detto se qualcuno aspettasse un bambino -una bambina in questo caso. E più osservo quelle tutine e più una strana sensazione si fa strada in me.

Ne accarezzo piano il tessuto e mi trovo automaticamente a sorridere. E, nemmeno farlo apposta, la mia mente vola ad immaginare una bambina, una neonata, con questa meravigliosa tutina addosso. Una piccola bambina dai capelli castano scuri e due occhi azzurri, oppure due occhi marroni caldi, belli, espressivi. Una bambina così simile a noi.

Nina mi ha sempre detto di prendere la pillola e se… E se fosse successo qualcosa come con i gemelli?

E se aspettasse veramente un bambino? Un bambino nostro? Un bambino da me?

Un sorriso euforico mi si dipinge sulle labbra, ma sono costretto a mascherarlo subito non appena sento dei passi dietro di me. Mi volto verso Nina che mi sta osservando con la bocca spalancata, il suo sguardo saetta da me alle tutine che tengo in mano. Non mi corre incontro, non dice niente, rimane ferma davanti a me, immobile e continua a guardarmi. Mi alzo in piedi e, sempre tenendo le tutine tra le mani, mi avvicino a lei, ancora lì, incapace di muoversi o di dire qualcosa.

Ha paura di me? Ha paura di che cosa posso dirle?

Se solo sapesse quanto sarei felice di una bambina. Di una bambina nostra. 

 

Neens…”- la chiamo dolcemente, ridestandola così dal suo stato di catalessi.

 

Lei sussulta quasi e si porta una mano alla bocca, mentre l’altra le ricade inerme lungo il fianco.

 

“Ian… Io…”- balbetta e poi si blocca, incapace se continuare o meno.

 

Le appoggio dolcemente una mano sulla spalla e lei alza gli occhi sui miei, impauriti e leggermente lucidi.

 

“Mi… Mi… Mi dispiace…”- balbetta.

 

Le dispiace per cosa?

Decido di appoggiare le tutine sopra il divano e porto entrambe le mie mani sulle sue spalle e la scuoto leggermente.

Perché sta reagendo in questo modo? E’ successo qualcosa di grave?

 

“Cosa sta succedendo?”- le domando dolcemente, cercando di rassicurarla, mentre dentro di me sta avvenendo di tutto. Perché le donne sono così complicate? -“E’ successo qualcosa di grave? Perché quelle tutine?”

“Io… Le tutine… Io… Un bambino e… E Rachel… A lei piacevano e-”

 

La blocco, prima che possa confondermi più le idee e farla uscire fuori di testa.

Apprendo subito che non sia incinta, che non aspetta nessun bambino. Lo capisco dal suo sguardo. Qualcosa dentro di me si rompe, ma non lo do a vedere, d’altronde prende la pillola e non abbiamo mai pensato a questo.

 

Neens, hey, tesoro, guardami.”- le dico prendendo il suo volto tra le mie mani. -“Mi dici che cos’è successo e il perché delle tutine? Ti va?”

 

Sembra ridestarsi dal suo stato di shock e annuisce, un po’ più convinta.

 

“Mi dispiace se… Se hai… Se hai pensato che io… Sai…”- mormora abbassando lo sguardo e indica le tutine con una mano.

“Facciamo finta che non sia successo niente, okay?”- le chiedo e la sento sospirare. -“Solo… Vorrei sapere che cos’è successo, tutto qui.”

 

Non è da lei comprare delle tutine da bambino -in questo caso da bambina- dal nulla. 

Che cosa le sta succedendo?

 

“Oggi siamo andate con Phoebe per fare compere per il bambino e… Rachel voleva comprare qualcosa di rosa, ma, ovviamente, Phoebe ha continuato a dirle di non poter prendere qualcosa di rosa visto che avrà un fratellino e non una sorellina.”- mi spiega, un po’ titubante e un po’ perplessa. Le appoggio le mani sulle gambe e ne accarezzo una dolcemente per invitarla a continuare. Fin qui mi sembra tutto chiaro, quello che non mi spiego è perché lei abbia delle tutine rosa. -“Quando stavamo uscendo Rachel è sparita e qualche secondo dopo è tornata con quelle tutine. Ha cominciato a dire che siccome lei avrà un fratellino anche Stefan e Joseph avrebbero dovuto avere una sorellina e ha continuato a farneticare su quanto fossero belle quelle tutine e…”

“E tu le hai prese.”- concludo io per lei. -“Visto che sono qui tu le hai prese.”

 

Nina rimane zitta per qualche secondo, poi annuisce. Alza lo sguardo su di me e mi osserva per qualche istante.

 

“E tu hai pensato che io fossi… Beh… Che io fossi… Incinta…”- continua lei.

“Avrei potuto pensare altro?”- le domando passandomi una mano tra i capelli. -“Non avrei dovuto rovistare sulle tue cose, ma ho sistemato la borsa ed è caduta. Tutto quello che mi chiedo è… Perché?”

 

Nina si alza di scatto dal divano e si porta entrambe le mani tra i capelli. La osservo senza dire una parola.

 

“E tu ne sei deluso. L’ho capito dal tuo sguardo.”- mi dice lei.

 

Non dico niente perché infondo ha ragione. Ci ho sperato, non posso nasconderlo perché, per quanto sia felice ora, un altro bambino con lei, da crescere insieme, sarebbe la mia gioia più grande. Non posso negare di aver sperato, per qualche secondo, di averla messa nuovamente incinta perché è uno dei miei desideri più grandi.

Non posso negarlo, semplicemente non posso, ma non potrei mai essere deluso da lei.

 

“Non posso negare di averci sperato.”- le dico alzandomi dal divano e guardandola. -“Non posso negarlo, ma non sono deluso assolutamente da te.”

 

Mi passo una mano tra i capelli esausto.

 

“Tutto quello che mi chiedo è perché. Insomma… Va bene che Rachel abbia voluto mettere del suo in tutta questa storia, ma… Continuo a non capire.”- le dico facendo ricadere le braccia lungo i fianchi.

 

Nina sospira frustrata. E’ come se l’avessi messa alle strette.

Poi, improvvisamente, i suoi occhi diventano lucidi e il labbro inferiore trema.

 

“Ho pensato a… A quanto potesse essere bello qualcosa di nostro.”- mi dice con voce così bassa che quasi faccio fatica a sentirla. -“A quanto potesse essere bello avere una bambina nostra. Ma è un’idea stupida, lo so, hai ragione.”

 

Si volta dandomi le spalle mentre io mi blocco. Mi blocco perché rimango pietrificato dall’emozione. 

A quanto potesse essere bello avere una bambina nostra. L’ho sentito davvero?

Ha pronunciato davvero queste parole?

 

“E’ vero quello che dici?”- le domando lieve e mi avvicino per l’ennesima volta a lei. -“E’ tutto vero?”

“Io… Lo so, è un’idea stupida. Abbiamo già due bambini, un lavoro e-”

 

La zittisco con un bacio prima che possa dire qualche altra cavolata. Il lavoro è una cosa secondaria. I bambini, i nostri figli, ci sono, ma fanno parte della nostra famiglia e con un’aggiunta in più avremo soltanto un allargamento. Avremo un nuovo membro nella nostra famiglia a cui dare amore e affetto, in grande quantità.

Il resto non conta, conta solo la nostra famiglia.

 

“Il resto non conta, conta solo la nostra famiglia, Looch.”- le rispondo usando quel nomignolo che tanto le piace. La sento rilassarsi contro di me mentre nasconde la testa sul mio petto. -“Avere una famiglia con te è la cosa che ho sempre desiderato più al mondo. Abbiamo soldi a sufficienza per smettere di lavorare completamente e dedicarci alla nostra famiglia. E non pensare, nemmeno un secondo, che un altro bambino con te sia un’idea stupida perché questo è uno dei miei più grandi desideri.”

 

Nina alza lo sguardo su di me e si passa una mano sugli occhi. Per la prima volta, da quasi un quarto d’ora, mi sorride apertamente e il mio cuore accelera nel vedere questo suo sorriso così vivo.

 

“Vuoi dire che… Vuoi un bambino da me?”- mi domanda timidamente.

“Come potrei non volerlo?”- le domando baciandole la punta del naso.  -“Come potrei non volere un bambino dalla donna che amo?”

 

Mi da un bacio sulle labbra, profondo, intenso.

 

“Da quanto ci stavi pensando?”- le domando accarezzandole la base della schiena.

 

Sospira profondamente prima di rispondermi.

 

“Da un po’.”- mi dice.

“Perché non me l’hai detto prima?”- le domando leggermente turbato. -“Sai che possiamo parlare di qualsiasi cosa.”

“Lo so, ma non sapevo come affrontare l’argomento e non sapevo se ne saresti stato felice.”- mi dice lei. -“Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stata stupida.”

“Non sei stata stupida.”- l’ammonisco. -“Avere un altro bambino da te, maschio o femmina che sia, è il mio desiderio più grande. Non l’ho mai detto perché ero convinto fossi felice così.”

 

Nina si stacca leggermente da me e mi guarda sugli occhi.

 

“Sono felice così. Ho due bambini dall’uomo che amo, sto con l’uomo che amo, ho un buon lavoro, una famiglia fantastica, dei buoni amici, una bella casa e perfino degli animali. Io sto bene così, ma sento che… Che c’è qualcos’altro che potrei, che vorrei, avere con te.”- mi dice accarezzandomi un braccio. -“Qualcosa che potremo affrontare insieme. Solo che… Con tutto quello che è successo ho accantonato l’idea.”

 

Le accarezzo una guancia e lei appoggia la sua mano sopra la mia.

 

“Quello che è successo è successo, ora dobbiamo guardare solo al presente e al futuro. A me qualsiasi tua decisione andrà bene, sia che tu voglia un altro bambino o meno.”- le dico ed è la verità.

 

A me basta che lei sia felice, il resto non conta -ovviamente anche i miei figli devono essere felici.

 

“Io voglio un altro bambino!”- mi dice lei guardandomi intensamente negli occhi. Quasi mi sciolgo alle sue parole. -“Un bambino nostro, da crescere insieme. Un fratellino o una sorellina per i gemelli. Un’altra persona a cui dare il nostro amore.”

 

Rido felice e lei mi segue. Ecco come mi sento ora, come mi sento sempre quando sono con lei e i miei figli. Felice.

 

“Anche io voglio un bambino nostro. Voglio essere al tuo fianco questa volta.”- le dico dolcemente.

“Anche quando vomiterò l’anima non appena avrò finito di mangiare?”- mi domanda leggermente imbarazzata e le sue guance ci tingono di rosso.

“Anche quando vomiterai l’anima io ci sarò.”- annuisco baciandole la fronte.

“Anche quando avrò voglia di frutti strani introvabili?”- continua lei.

“Anche quello. Cercherò ovunque pur di farti contenta.”- la rassicuro e la stringo forte al mio petto.

“Anche quando ti sveglierò nel cuore della notte per guardare un film con me?”- mi domanda ancora.

“Anche quello. Guarderò pure Harry Potter se necessario.”- la rassicuro.

 

Il suo sorriso, se possibile, si ingrandisce ancora di più.

 

“Farò tutto quello che mi chiederai per farti stare meglio.”- le dico infine, mentre lei mi sorride dolcemente e mi guarda con uno sguardo che è in grado di farmi tremare le gambe.

“Ti amo, lo sai vero?”- mi dice.

“Certo che lo so, perché ti amo anche io.”- le rispondo accarezzandole i capelli.

“Ci proviamo, quindi?”- mi domanda lei appoggiando una mano sul mio petto. -“Proviamo ad avere un altro bambino?”

“Non sai quanto adori provare.”- le dico morendole una spalla.

 

Nina si stacca da me e mi fissa sconvolta, poi scoppia a ridere di gusto. Speriamo di non aver svegliato i bambini.

 

“Sono seria!”- mi dice lei.

“Anche io.”- le assicuro sorridendole mestamente. 

 

Rimaniamo qualche attimo in silenzio, io perso nei suoi occhi, lei persa nei miei.

 

“Da domani smetterò di prendere la pillola.”- mi dice.

 

E mi rendo conto di come tutto si stia avverando. Ci proveremo. Non è detto che possa capitare domani ne dopodomani, ma ci proveremo.

 

“Nessuno ci vieta di fare pratica già da questa sera però.”- le dico e, prima che possa accorgersene, la prendo in braccio e la porto in camera.

 

Nina mi supplica di farla scendere, ma io non le do ascolto.

 

“Prega di non aver svegliato i bambini.”- mi minaccia.

“Sei stata tu a fare confusione, non io.”- le ricordo e la metto sul letto.

 

Mi chiudo la porta alle spalle e la chiudo anche a chiave per evitare intrusioni.

Mi inginocchio di fronte a Nina, seduta sul letto, e inizio a baciarla.

 

“Io direi che un po’ di pratica non guasta…”- le sussurro all’orecchio. -“Non fare la santarellina…”

 

Nina sorride maliziosa sulle mie labbra e ricambia il bacio. 

Questa notte si prospetta interessante. 

 

 

 

 

Due settimane dopo.

Pov Nina.

I bambini, ancora prima di scendere dalla macchina, sono corsi sul set. Oggi è ufficialmente il primo giorno di riprese e la lettura dei copioni avverrà tra poco. Le ultime due settimane sono passate così in fretta che quasi mi dispiace di essere tornata nuovamente a lavorare. I gemelli sono contenti di essere venuti sul set con noi, in particolar modo Stefan, visto la presenza anche di Rachel, e hanno promesso di non toccare nulla e di fare i bravi, così io e Ian, d’accordo entrambi, abbiamo deciso di portarli con noi perché ci fidiamo -e anche perché nessuno avrebbe potuto tenerli, visto che sua madre è tornata di nuovo in Luisiana, per aiutare Robyn e Robert, e i miei genitori a Toronto per Alex, che, tra l’altro, sembra abbia messo la testa apposto e trovato una ragazza. 

Sono contenta che mio fratello abbia trovato una ragazza, a quanto pare l’ha conosciuta all’interno del suo gruppo di amici, perché, almeno da quello che ho capito, è la sorella di un suo caro amico. E’ da un po’ di tempo che lo vedo euforico e ho intuito da subito di che cosa potesse trattarsi, ma ho preferito lasciargli i suoi spazi, come ha sempre voluto. Non so quando ce la presenterà e se la cosa andrà in porto, ma lo spero per entrambi i casi.

 

“Siete in anticipo?”- trilla una voce alle nostre spalle.

 

E’ proprio la voce della mia bionda preferita.

 

“Colpa di Ian che ha sbagliato a mettere la sveglia.”- le rispondo con un’alzata di spalle voltandomi verso Candice.

 

Ian sbuffa e borbotta qualche scusa che ci fa sorridere entrambe.

 

“I bambini?”- ci domanda Candice.

“Sono corsi dentro.”- le spiega Ian finendo di scaricare le cose dalla macchina. Sono le ultime cose da portare in camerino. -“Sono i più euforici.”

“Già.”- concorda Candice sospirando. -“Si stava così bene in vacanza.”

“Vedo che siamo tutti qui.”- dice una voce che riconosco fin troppo bene.

 

Rachel mi corre incontro e mi abbraccia salutandomi con un Ciao, Zia Nina e poi fa lo stesso anche con Candice.

 

“Phoebe?”- domandiamo io e la bionda.

“L’abbiamo lasciata a casa a dormire.”- ci dice Paul scambiando uno sguardo d’intesa con la figlia. -“Tanto The Originals comincia la prossima settimana.”

 

Alla fine entriamo tutti quanti sul set e l’aria familiare ci investe subito. Gente che corre ovunque, Julie che impartisce ordini, Kevin che controlla tutto e Caroline che finisce di mettere appunto le ultime cose. E gli altri che sistemano le ultime cose nei loro camerini. Paul e Ian vanno ad appoggiare le cose dentro i rispettivi camerini, mentre io, Candice e Rachel ci aggiriamo per il set alla ricerca dei miei figli.

Li troviamo in sala relax, insieme ai figli di Michael Malarkey, intenti a giocare a quella che sembra una PlayStation. Da quando in qua c’è una PlayStation in sala relax? Sarà relax, tra l’altro, che sembra essersi trasformata in sala giochi. 

 

“Hanno trasformato la sala relax in una sala giochi?”- da voce ai miei pensieri Candice.

 

Stefan sembra l’unico ad accorgersi di noi e, quando ci vede, ci viene subito incontro. Ovviamente la sua attenzione è rivolta a Rachel che gli sorride raggiante.

 

“Mamma, hai visto?”- mi dice lui, non prima di aver preso per mano Rachel. -“C’è la PlayStation!”

 

Prima che possa dire qualcos’altro si è già allontanato con Rachel e le sta mostrando come funziona il gioco, mentre Joseph e Marlon hanno il controllo dei joystick.

 

“A quanto pare.”- concordo io. -“Penso sia per tenerli buoni, altrimenti correrebbero da tutte le parti.”

“Devo dire che è stata un’ottima idea.”- mi dice Candice.

“Già, non potevano assolutamente fare qualcosa di meglio.”- le dico, poi riporto l’attenzione sui miei figli. -“Joseph, Stefan, mi raccomando… Non dovete stare tutto il giorno attaccati alla PlayStation.”

 

Entrambi esclamano un Va bene, mamma! che non mi convince molto, ma non posso fare altrimenti, se non passare qualche volta a controllarli -cosa che avrei fatto comunque.

Dopo le ultime raccomandazioni, in particolare modo quella di stare attenti a Rachel, visto che è la più “piccola”, ed essermi beccata uno sguardo esasperato da parte di Stefan, usciamo dalla stanza.

Incrociamo Ian, Paul e Matt lungo il corridoio.

 

“I bambini?”- mi domanda subito Ian.

“Dentro la sala relax. Ormai ex sala relax.”- mi correggo, poi rassicuro Paul. -“Anche Rachel è lì con loro.”

“Perché ormai ex?”- domanda Matt.

“Perché si è trasformata in una sala giochi.”- spiego loro.

“C’è pure la PlayStation!”- sottolinea Candice con finta aria esasperata.

“La PlayStation? Questa si che è una sala relax!”- trilla Zach sbucando dal nulla.

 

Io e Candice scuotiamo la testa esasperate, mentre gli altri ridacchiano. Alla fine ci dirigiamo verso la sala riunioni, non prima di aver controllato per l’ennesima volta i bambini ed esserci assicurati che ci vengano a chiamare in caso di bisogno.

Non appena entriamo notiamo che ci sono quasi tutti e, dopo aver salutato, ci sediamo ai soliti posti. 

Julie, Kevin e Caroline iniziano a distribuirci i copioni e intanto parlano di qualche mezza intenzione di fare qualche crossover con The Originals, visto l’attenzione e il successo che riscuote ogni volta. Io continuo a sfogliare il mio copione e le prime scene, nemmeno a farlo apposta, sono con Ian. Alziamo lo sguardo contemporaneamente e ci sorridiamo, poi continuiamo a revisionare il tutto. 

 


































 

                                                                              * * *

 




































Abbiamo girato due scene nel pomeriggio. Io le ho girate entrambe con Ian. I bambini sono stati veramente bravi, come ci avevano promesso, e hanno giocato quasi tutto il tempo con Rachel, i figli di Michael e anche la figlia di Zach si è aggiunta dopo. Ovviamente, tra una pausa e l’altra, abbiamo trovato del tempo per stare con loro perché è giusto che non si sentano trascurati. 

 

“Andiamo già a casa?”- domanda Joseph sconsolato. -“Ci stavamo divertendo.”

“E’ ora di andare a casa, tesoro, ma ci torneremo domani.”- gli spiego mentre li vedo annuire.

 

Sistemiamo i gemelli in macchina e, dopo aver allacciato le loro cinture ed esserci sistemati anche noi, partiamo.

 

“Mamma? Papà?”- ci chiama Stefan.

“Si?”- lo invitiamo a parlare entrambi.

“Possiamo avere anche noi la PlayStation per il compleanno?”- ci chiede Stefan. -“Faremo i bravi.”

 

Non è la prima volta che me la chiedono e ho sempre declinato questa loro proposta. So quanto adorino i videogiochi e con la PlayStation in casa non avremo più vita, perché passeranno tutto il loro tempo lì. Ora sono grandi, però. Hanno sette anni, ad ottobre ne compiranno otto, e sono perfettamente in grado di capire le regole. Ian mi guarda per qualche istante e capisce al volo a cosa stia pensando. 

 

“Scommetto che non è la prima volta che te la chiedono, no?”- domanda lui.

 

Vedo, grazie allo specchietto, che i nostri figli annuiscono, a metà tra lo sconsolato e il speranzoso.

 

“Non è la prima volta, è vero.”- gli rispondo sospirando. -“Questi due furbetti adorano troppo i videogiochi.”

“Come tutti i bambini.”- sottolinea Ian e ho la netta sensazione che stia prendendo la difesa dei suoi figli.

“Come tutti i bambini, si.”- concordo. -“Ma ora siete grandi. Vi ho sempre detto di no perché eravate troppo piccoli.”

“Quindi la prendiamo?”- domandano eccitati in coro.

“Un attimo, frenate il vostro entusiasmo.”- li fermo e il loro sorriso si spegne. Ian, accanto a me, ridacchia scuotendo la testa. -“Dobbiamo mettere delle regole.”

“Mi sembra ragionevole.”- mi da man forte Ian.

“Regole?”- sbuffa Joseph.

“Quali regole?”- domanda Stefan.

“Potrete usarla soltanto per un tot d’ore al giorno. Ora siamo in vacanza e va bene, ma non voglio che trascuriate la scuola e lo sport per dei videogame, chiaro?”- domando loro ed entrambi annuiscono. -“Potrete scegliere voi quando e decideremo insieme quanto tempo.”

 

I bambini si guardano per qualche istante, molto probabilmente per decidere sulla proposta appena fatta, poi annuiscono.

 

“Va bene, ci stiamo!”- esclamano all’unisono facendo sorridere me e Ian.

 

Una volta arrivati a casa scendiamo dalla macchina ed entriamo. Abbiamo già mangiato sul set, perché hanno deciso di organizzare qualcosa come primo giorno di riprese, così non serve preparare niente per la cena. Quello che serve è sicuramente una doccia.

 

 

“Andate a prendere i pigiami e la biancheria e aspettatemi in bagno.”- dico ai miei figli.

 

Annuiscono e corrono subito a fare quanto detto. Mi volto verso Ian, per capire se vuole aiutarmi, quando lo trovo particolarmente distratto e pensieroso. E’ da qualche ora che è così, precisamente da dopo pranzo.

 

“Va tutto bene?”- gli domando avvicinandomi a lui.

“Si, solo…”- si ferma per qualche istante. -“Ti dispiacerebbe se mi assentassi per un’ora?”

 

Lo guardo per qualche istante, cercando di capirci qualcosa, poi alzo leggermente le spalle.

Mi fido di lui, può andare dove vuole. E’ una persona e può fare qualunque cosa voglia.

 

“No. Vai pure.”- gli rispondo.

 

Posso percepire qualcosa di strano dal suo sguardo e prego che non sia successo nulla di male. Perché cambiare così umore nel giro di poche ore?

Lui annuisce e, dopo avermi dato un bacio veloce sulle labbra, se ne va.

Guardo per qualche istante la porta che si è chiusa, poi decido di andare in bagno dai miei figli. Non è un bene lasciarli troppo tempo da soli in bagno, potrebbero farsi male. 

 

“Mamma, abbiamo già cominciato a riempire la vasca.”- mi dice Stefan indicando l’acqua che scende dal rubinetto. -“E ci abbiamo pure messo il bagnoschiuma, guarda quanta schiuma.”

 

C’è più schiuma che acqua praticamente. Sorrido divertita e do ad entrambi un bacio. Li aiuto a spogliarsi e ad immergersi nella vasca. 

 

“Mamma, ma dov’è papà?”- mi domanda Joseph mentre prende una spugna.

“E’ dovuto uscire per mezz’ora, tra poco sarà di ritorno.”- gli sorrido.

 

Alla fine, come al solito, tra schizzi, schiamazzi e quant’altro mi trovo bagnata dalla testa ai piedi, sotto gli sguardi divertiti dei bambini. Li faccio uscire dalla vasca e li aiuto ad asciugarsi e poi a vestirsi. 

Sono quasi le nove di sera ormai e Ian è andato via da un bel po’ più di mezz’ora. Ma mi fido di lui, se fosse successo qualcosa di grave me l’avrebbe detto. 

 

“Guardiamo un cartone, vi va?”- propongo ai miei figli.

 

Entrambi annuiscono entusiasti.

 

“Facciamo così. Ora andiamo in camera mia e di papà e voi state buoni sul letto a guardare la TV finché mi faccio la doccia e intanto decidete il cartone.”- suggerisco loro.

“Va bene, mamma.”- annuisce Stefan. -“Non tocchiamo nulla.”

“Promesso.”- mi dice solenne Joseph.

 

Do ad entrambi un bacio e, dopo aver preso le mie cose, mi chiudo in bagno. Faccio una doccia veloce perché, per quanto mi fidi, non è un bene lasciare due bambini da soli, potrebbe capitar loro qualsiasi cosa. Esco dal bagno in maglietta e pantaloncini corti e con i capelli raccolti in una crocchia disordinata.

In camera, oltre ai miei figli, ci sono anche Spike, Nietzsche e Klaus, quest’ultimo intento a mordicchiare il tappeto. Quel gatto sta avendo una convivenza parecchio civile con tutti, dopotutto. 

 

“Mamma, penso abbiano fame.”- mi fa notare Joseph.

“Lo penso anche io, tesoro.”- gli dico per poi guarda i due cani e il gatto. -“Andiamo giù a dar loro da mangiare allora.”

 

I bambini saltano giù dal letto e andiamo tutti e tre in sala per dar da mangiare agli animali, che, ovviamente, ci seguono come se fossimo veramente del cibo che cammina. Joseph e Stefan mettono i croccanti sulla ciotola di Spike e Nietzsche, mentre io do da mangiare a Klaus, che mi guarda con sguardo famelico. Gli lascio una carezza molto veloce sulla testa per evitare qualche graffio da parte sua, poi torno su insieme ai bambini. 

 

“Avete deciso cosa guardare?”- domando una volta sistematici sotto le coperte.

Il Re Leone!”- trillano in coro.

 

Perché proprio il Re Leone? Dopo averlo visto la prima volta sono rimasta traumatizzata a vita. E lo so che ho trentaquattro anni, ma certe morti fanno sempre effetto.

 

“Ne siamo sicuri?”- domando, sapendo bene come sono fatti i miei figli.

 

Ad un certo punto sembrano parecchio sadici. Soffrono per la morte di Mufasa eppure continuano a dire di volerlo guardare.

 

“Sicuri sicuri!”- afferma Stefan.

“Okay, Re Leone sia allora.”- dico andando sulla sezione cartoni e facendolo partire. -“Ma poi non lamentatevi con me.”

“Va bene, mamma, ma noi non piangiamo come te per la morte di Mufasa.”- mi prende in giro Joseph.

 

Stefan, al mio fianco, ridacchia divertito.

 

“Senti chi parla! Vedremo dopo.”- dico ad entrambi.

 

I miei figli si accoccolano sul mio petto e ci perdiamo a guardare il cartone, uno di quelli che ha fatto la storia della Disney.

Ogni tanto il silenzio viene interrotto dai miei figli che fanno un sacco di domande, anche se l’hanno visto decine di volte, e continuano a spoilerare scene. E’ sempre così, non riusciamo mai a guardare un cartone in santa pace. A metà cartone ci raggiungono anche Spike e Nietzsche, Klaus molto probabilmente è in giro per la casa. 

 

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Buon fine settimana a tutti :)

Scusatemi per il ritardo, ma non avete idea di quante verifiche e interrogazioni abbia avuto nelle ultime due settimane.

Se è per questo anche la prossima, ma vabbè, l’importante è che abbia trovato un po’ di tempo per pubblicare ora!

Capitolo questo che tratta un tema molto importante e uno che salterà fuori anche nel prossimo capitolo, che chiuderà un po’ il ciclo, ma andiamo per ordine.

Eravamo rimasti a Ian che trovava delle tutine, che Nina aveva precedentemente comprato (apparentemente senza nessun senso), e che comincia a chiedersi il perché e, ovviamente, Nina lo scopre. In questo capitolo vediamo effettivamente di come sia accaduto tutto in maniera casuale e di come entrambi abbiano reagito.

Non è la prima volta che viene tirata fuori la questione bambino (è la prima volta che ne parlano insieme, ma l’argomento era sulla mente di entrambi già da un po’), ma Ian e Nina, un po’ per paura di quello che avesse potuto pensare l’altro -più che lecita, direi- e un po’ per timidezza non l’hanno mai affrontato. Prima o poi però sarebbe dovuto venire fuori ed ecco che è sbucato ora. Ian comincia con il farsi domande più che lecite ed inizia a fantasticare su una loro futura bambina (*_*), ma Nina, per ovvie ragioni, demolisce ogni sua supposizione, facendolo riflettere. Nina si è sempre tirata indietro sull’argomento perché in primis non sapeva come affrontarlo e anche perché era convinta che a Ian bastassero due figli e che non ne volesse un altro, cosa evidentemente sbagliatissima. Ian, invece, non ha mai manifestato il suo interesse perché era contento così (vivere con la donna che ama e con i loro due bambini), ma lui ha sempre voluto un altro bambino, ma anche lui, come Nina, non sapeva come affrontare un argomento. Sembra facile parlare di ciò, ma, almeno secondo me, non lo è affatto. I due quindi arrivano ad un chiarimento, più che lecito e… Hanno deciso di provarci! Quindi, d’ora in avanti, ci proveranno sul serio. Non che fosse difficile per loro provarci, comunque AHAHAHAH.

Vedremo una mini Nina o un altro mini Ian prima o poi?

La seconda parte è un preludio di una successiva, che verrà spiegata nel prossimo capitolo, anche se da questo non si capisce poi molto. Scopriremo dove è andato Ian, tranquille, non è impazzito.

Sostanzialmente non ho molto da dire sulla seconda parte, se non Joseph e Stefan due piccoli appassionati di videogiochi *^*

Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e spero che in questo aumentino, anche se di poco.

Alla prossima ^^

  
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