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Autore: LegaBoobs    18/11/2016    0 recensioni
Grace scopre di avere il dono della veggenza. Dopo essere stata abbandonata da Jefferson a casa dei vicini, dopo una serie di visioni decide di andare a cercare la Regina, divenendo immediatamente non solo la sua nuova figlia adottiva, ma anche sua consigliera e apprendista. Esplorando la maternità di Regina.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige/Grace, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzi, questa è una traduzione. La storia originale si chiama "El don de la Gracia" di "The Little Phoenix".
Ho voluto tradurre questa One Shot perchè a mio parere merita davvero tantissimo. Io l'ho amata e spero l'amerete anche voi.
Faccio anche i miei complimenti all'autrice perchè è stata eccezionale.
Qui di seguito vi lascio il link della storia originale per chi volesse darle un'occhiata.
https://www.fanfiction.net/s/10487906/1/El-Don-de-la-Gracia

Spero davvero vi possa piacere. E' la prima volta che traduco una storia, quindi siate buoni hahah l'ho fatto mettendoci impegno e passione.
Ho cercato il più possibile di tradurre quasi in maniera letterale, però ovviamente non sempre è stato possibile, anche perchè in italiano alcune frasi non avrebbero avuto molto senso, quindi ho dovuto fare dei piccoli cambiamenti, ma niente di che, l'ho solo adattata alla nostra lingua.


Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate lasciando una recensione.
Un bacio a tutti voi

 
Il Dono della Grazia


 
-Tornerò da te Grace, questo è solo momentaneo – Le diceva Jefferson mentre l’abbracciava – Tornerò e avremo una vita migliore di quella che ti ho potuto dare fino ad ora.
Questo era esattamente ciò che sarebbe successo, però non nel modo in cui suo padre glielo stava dicendo in quel momento.  Grace sapeva perfettamente che nel momento in cui lui avesse chiuso quella porta non l’avrebbe più rivisto, sogni e visioni l’avevano tormentata durante gli ultimi giorni, si, visioni che non comprendeva appieno, la sua comprensione era limitata dalla sua giovane età, però la cosa certa era che suo padre sarebbe stato tradito dalla Regina, e bloccato in un mondo abbastanza lontano da non poterlo vedere mai più e in questo modo il suo futuro sarebbe stato diverso da quello che gli avrebbe potuto dare Jefferson se fosse rimasto con lei.
 
Erano passate solo un paio di settimane e la testa di Grace sembrava esplodere, nella sua mente aveva costantemente l’immagine della Regina della Foresta Incantata che la chiamava in diverse maniere, a volte sembrava arrabbiata, a volte indifferente, a volte la sua voce diventava più materna e dolce, in certe occasioni poteva anche ascoltarla mentre le chiedeva perdono.
 
Fu quest’ultima visione che scatenò  tutto, voleva riunirsi alla Regina in qualsiasi modo, però come avrebbe potuto una bambina di solo 7 anni ottenere un’udienza con la Regina? Avrebbe corso un grande rischio, non tanto per la sua età, ne per l’incertezza di come l’avrebbe presa la Regina, il problema era arrivare al suo regno con questo freddo inverno e completamente indifesa. Adesso niente era importante, lei aveva bisogno di sapere perché la sua mente insisteva nel mostrarle le immagini della Regina, aveva bisogno di conoscere la persona che l’aveva lasciata senza padre, non voleva chiederle nessuna spiegazione, perché nonostante la sua giovane età, sapeva che questo sarebbe stato praticamente un suicidio.
 
Uscire dalla casa dei suoi vicini non fu un problema, anche se l’avevano accolta amabilmente nella loro casa non avevano interesse per lei, meno alla mattina presto. Non si tolse neanche il pigiama, prese un debole e malconcio cappotto che aveva e una bambola di stoffa che le aveva dato suo padre prima di partire e andò via seguendo il suo istinto. Dopo aver camminato per diverse ore sentiva di non poter più compiere la sua missione, le sue mani erano cosi fredde che le facevano male, i piedi ormai non li sentiva più, la pelle del suo viso era diventata blu e il suo polso era debole. Si fermò sul ciglio della strada, sedendosi e abbracciando se stessa sperando di potersi dare un po’ di calore, o sperando che il destino le desse ragione sulle sue visioni e sogni, definitivamente non poteva andare avanti.
 
Non passarono molti minuti prima che gli zoccoli dei cavalli che trainavano la carrozza della Regina risuonassero sul suolo umido, però Grace era cosi tanto debole che non riuscì neanche ad alzare lo sguardo, ancora meno poté alzarsi, fare un segno o chiamare l’attenzione della Regina in qualche modo. Tuttavia, il suono degli zoccoli di fermò ad alcuni metri prima di lei, questo fece nascere di nuovo le speranze in lei, perché nella sua mente non aveva nient’altro che la folle idea che la Regina si sarebbe presa cura di lei in un qualche modo, non poteva sbagliarsi.
 
-Perché ci fermiamo? – Domandò la Regina a uno dei suoi cavalieri uscendo la testa dal finestrino.
-C’è una bambina sulla strada – Il soldato indicò davanti a se senza ottenere lo sguardo della Regina – Potrebbe essere morta.
-E a me cosa importa? Andate avanti – ordinò aggrottando la fronte.
E così fecero, il cocchiere riprese il cammino fino al castello, però Regina fu presa dalla curiosità e guardò chi era la bambina che giaceva mezza morta sul ciglio della strada. Con sua grande sorpresa, quando la carrozza passò giusto di fianco alla piccola, questa alzò la testa catturando con ciò il suo sguardo. Non aveva dubbi, era la figlia di Jefferson, lei stessa l’aveva vista un paio di volte con lui e quei bellissimi occhi non li avrebbe mai potuti confondere con altri. Il senso di colpa si presentò, il suo petto si strinse e si odiò nel sentire ciò.
 
Non ci pensò due volte, ordinò al cocchiere di fermarsi, scese dalla carrozza velocemente, non guardò nemmeno i suoi soldati, era sconvolta, si sentiva debole per ciò che stava facendo, camminò rapidamente fino ad arrivare alla piccola, la prese tra le sue braccia e tornò indietro alla stessa velocità, conquistando lo sguardo del suo soldato, sguardo che fu restituito furiosamente per essersi intromesso in ciò che non gli riguardava.
 
-Tu! – Indicò uno dei suoi soldati – Va avanti. Quando arriverò al castello voglio la mia camera con il camino acceso, un bagno caldo e un buon pasto – Si mise in carrozza assieme a Grace e tornò ad ordinare al cocchiere di proseguire col suo cammino.
 
La piccola non faceva altro che abbracciare forte la Regina, l’istino di sopravvivenza la fece afferrare e approfittare di tutto il calore che poteva ottenere con quell’abbraccio, non aveva nessuna intenzione di simulare affetto per lei, non aveva intenzione di ingannare la Regina, Grace voleva solamente vivere, però questo semplice atto fece si che il cuore di Regina cominciasse a battere, indebolendosi  per la bimba.
 
-Hai avuto fortuna che io ti abbia trovata – disse Regina parlando alla bimba ma senza smettere di guardare avanti.
-Non è vero – disse con difficoltà la piccola – perché credo di essere stata io a trovarti.
 
 
Il viso di Grace tornò del suo colore, mentre era nella vasca poco a poco cominciò a ritrovare il suo animo, tanto che si permise di giocare con il sapone e i sali da bagno di Regina mentre lei cercava degli abiti che potesse indossare, nei vecchi bauli di vestiti di Biancaneve.
-Bene signorina – Disse la Regina mentre lasciava gli abiti su una sedia – ora mi spieghi bene che significa il fatto che mi hai trovata.
-E’ semplice, sono qui per rallegrarti la vita – diceva mentre immergeva la spugna e giocava con le bolle che salivano in superficie – credo che sarò felice qui con te, anche se tu hai allontanato papà.
-Quindi, mi incolpi della scomparsa di tuo padre ma comunque vieni a rallegrarmi la vita – le toglieva la spugna e cominciava a lavarle le orecchie – Credo che tu sia confusa, e credo sia perché tu sei molto piccola, quando crescerai, mi affezionerò a te, e ovviamente mi tradirai e ti vendicherai per ciò che ho fatto. Certo che è semplice, per te, perché io non vedo ragione perché tu debba rimanere a vivere qui con me.
-Parli troppo e non capisco. Io vedo solo che sarò felice qui con lei sua maestà.
-Vedi cosa? Ora quella confusa sono io – le diceva mentre la prendeva per farla uscire dalla vasca e la metteva su una sedia per asciugarla – Come sai che saremo felici? – rideva dell’ingenuità della piccola.
-Lo vedo da molte settimane, mio padre mi lascia e viene tradito dalla Regina che mi adotta, apprendo da lei, cresco con lei, oltre a questo non riesco vedere nient’altro – Grace apre gli occhi emozionata – Però saremo molto felici, questo te lo posso assicurare.
-Quindi, sei una veggente? – Regina alzò un sopracciglio e mise le sue mani sui fianchi.
-Non so cos’è una veggente sua maestà – Grace abbassava il volto imbarazzata per la sua ignoranza.
-Veggente è chi è in grado di vedere ciò che accadrà in futuro Grace – le diceva mentre cercava lo sguardo della piccola.
-Allora si sono una veggente – disse nuovamente illuminandosi però rapidamente tornò ad intristirsi e a nascondere il suo volto – E’ una brutta cosa?
-Non credo piccola – Regina le prese il mento e le fece alzare lo sguardo – però preferisco che tu non lo dica a nessuno, questo dono che possiedi sarà un nostro segreto. E un’altra cosa, se rimarrai con me non dovrai mai vergognarti, mantieni sempre alto il tuo sguardo Grace, non nascondere mai il tuo viso.
-Posso rimanere qui allora? – Grace le sorrise mentre inclinava la testa aspettando una risposta dalla Regina.
-Mi preoccupa ciò che non riesci a vedere, sai che per me, questa è una storia che si ripete? Io ho già adottato una bella bambina, le ho anche salvato la vita come ho fatto con te, le ho confidato il mio più prezioso segreto dopo di che mi ha tradita.
-Dov’è lei? – le domandò mentre Regina la metteva nel suo letto e la copriva sdraiandosi vicino a lei.
-E’ ricercata per alto tradimento contro la Regina. Viva o morta – le aggiustò una ciocca di capelli e sentì la piccola sbadigliare, pensava che dopo questo si sarebbe spaventata e sarebbe voluta andarsene via correndo dal castello.
-Io non potrei mai… - gli occhi si chiudevano soli – io non potrei mai tradire una madre.
Questa semplice parola e questa promessa fecero si che il viso di Regina si rilassasse completamente delineando un leggero sorriso. Questo semplice gesto la convinse.  
-Puoi rimanere Grace, però non ti prometto che sarò la miglior madre del mondo, io non sono brava ad amare.
Si sistemò meglio al suo lato e chiuse gli occhi sperando di svegliarsi da un sogno, uno di quelli teneri e crudeli. Era già abituata ad essi, sogni che le promettevano felicità in qualche modo, sogni che le permettevano di affrontare il peso della tristezza e l’ira che portava nel suo cuore.
 

Gli anni passarono e con loro la pre-adolescenza  di Grace, sia il suo corpo che il suo dono crebbero, e il dono della veggenza lo usava in maniera molto conveniente per Regina, la quale non esitava a consultarla ogni volta che poteva per qualsiasi impresa che voleva compiere. In fin dei conti, Grace non solo era la sua figlia adottiva ma anche la sua consigliera personale, Regina non prendeva nessuna decisione senza prima sapere che visioni aveva la piccola, anche se Grace le raccontava solamente ciò che ne pensava delle sue visioni, non le faceva mai sapere tutto, perché Regina in un certo senso aveva paura di sapere esattamente cosa sarebbe successo, e la domanda che ogni volta evitava a tutti i costi era se un giorno sarebbe stata in grado di essere completamente felice, una risposta negativa la terrorizzava.
 
Neanche Grace si tirava indietro con le sue richieste, in cambio di un suo consiglio le chiese di insegnarle la magia, nera o bianca per lei era lo stesso, voleva capire il potere che usava la Regina, capendolo e conoscendolo avrebbe potuto comprendere meglio che tipo di potere faceva si che la sua madre adottiva non riuscisse a conseguire la felicità. Grace, nonostante la sua giovane età, capiva che il cuore della Regina era corrotto, di conseguenza, non avrebbe mai potuto comprendere il perché l’avesse lasciata senza padre, ne avrebbe avuto la possibilità di rivederlo. Con il passare degli anni, capiva che ciò che stava facendo era giusto, seguendo gli istinti che hanno causato ciascuna delle sue visioni. C’era un destino, che doveva compiersi, e Grace era parte importante di ciò.
-Cosa fai Regina? – Entrava Grace molto vivace salutando Regina che era concentrata in una nuova pozione.
-Sto cercando di dare un aspetto e un odore migliori a questa pozione per cuori infranti – le disse senza guardarla, ancora concentrata contando le gocce, lavorando con attenzione.
-Questa la darai a Biancaneve e al Principe Azzurro? – le domandò mentre si sedeva di fronte a lei e la guardava attenta e curiosa.
-Non lo so, probabilmente – le diceva mentre mescolava il liquido in una piccola fialetta davanti ai suoi occhi.
-Fammelo odorare – le tendeva la mano per farsela dare – almeno ha un bell’aspetto.
-Stai attenta Grace, no essere impaziente – gliela porse e aspettò che fosse la piccola a darle la prima impressione.
-Eeeewwwwk! – il volto di Grace si deformava e allontanava la pozione – questo puzza come l’ascella di un troll, sicuramente se qualcuno la beve, il suo alito farebbe allontanare qualsiasi vero amore facendolo correre via e non tornare più.
Il volto di Regina diventò imperturbabile, però dall’essere infastidita passò all’essere tentata dalle risate per ciò che aveva detto Grace.
-Bene, hai vinto tu, almeno c’ho provato – le toglieva la fialetta e si rese conto che era davvero orribile, comprendendo all’istante ciò a cui si riferiva Grace con la “puzza di ascelle di Troll”, gettandola immediatamente nella spazzatura.
-Credo che una pozione per cuori infranti non sia la cosa giusta, lasciami provare.
Grace saltò giù dalla sedia e cominciò a cercare uno ad uno gli ingredienti che Regina teneva nel suo scaffale, sotto lo sguardo orgoglioso della sua madre adottiva, la quale ora si metteva comoda per osservare con attenzione ciò che la piccola voleva mostrarle. Non fece nemmeno caso agli ingredienti che Grace aveva usato, le lasciò fare quell’esperimento senza dire neanche una parola, la inteneriva il fatto che la piccola mettese in pratica le sue lezioni di pozioni in questa maniera tanto interessata, quindi la lasciò terminare senza correggerla ne darle nessun consiglio.
-Credo che questa sia meglio – Grace terminava la pozione mescolando il liquido un’ultima volta e lo porse a Regina.
-Odora di frutti, viene davvero voglia di berla – tornava a odorarla e solo ora cominciò ad osservare gli ingredienti che aveva usato – però fammi capire bene Grace, credo che tu abbia creato una pozione d’amore – odorava la pozione un’altra volta – amore estivo.
-Esatto! Perché in verità non c’è ragione di fare un’orribile e puzzolente pozione per spezzare i cuore, se puoi dare una pozione d’amore a Biancaneve e a un altro tipo che non sia il tipo “Azzurro”. Cosi in ogni caso li separerai.
-Grace, sei semplicemente geniale – sorrideva compiaciuta e intenerita – anche se non è il mio stile, però funziona.
-La userai? – domandò emozionata.
-No piccola, non la userò. Perché voglio tenerla come ricordo – chiudeva bene la fialetta e metteva la pozione in un posto privilegiato assieme alle altre pozioni – perché questa è la prima volta che la mia piccolina termina una pozione senza fare nessun disastro – sorrideva a Grace compiaciuta – per Biancaneve ho altri piani.
-Vai a far visita a zia Malefica?
-Non so neanche perché ancora mi sorprendo che tu lo sappia, è ovvio perché lo sai già. Comunque, si andrò a farle visita presto. Ti sembra una buona idea?
-Ovvio, sicuramente ha qualche pozione interessante per te. In più mi piace quando andiamo a visitarla. Mi porti?
-Non credo che questa volta sia conveniente Grace, credo che ci andrò sola.
-Per favore portami, dai!? – Grace la pregava – voglio giocare con Diablo, lui mi permette sempre di cavalcarlo.
-Credo che qui ci sia una signorina che sta chiedendo il suo regalo di compleanno – Regina la circondava con le braccia e la abbracciava da dietro – Ti piacerebbe avere un cavallo tutto tuo? Non è un unicorno però sarà molto più pratico.
-Mi insegnerai a cavalcarlo? – Grace spalancava i suoi occhioni incredula e si voltava per guardala negli occhi.
-Ti insegnerò a cavalcare Grace, e avrai il tuo cavallo personale, gli darai il nome che vuoi e potrai cavalcarlo quando vuoi.
Il sorriso della piccola non poteva essere più sincero, la afferrò per il collo e la ringraziò riempiendola di baci su tutte le guance.
-Sei la migliore!...Però posso venire con te da zia Malefica? – le sorrideva mentre sbatteva le palpebre rapidamente – si?
-Sei impossibile Grace – Regina faceva “no” col la testa – va bene! Andremo da Malefica a vedere Diablo – alzò le sue braccia in segno di resa – A volte credo di starti viziando troppo– la girava e le dava una tenera pacca sul sedere – ora va, ti ho lasciato sul tavolo della tua stanza un libro con delle lezioni di magia.
-Prendo un bicchiere di latte e mi metto a studiare – se ne andò saltellando e ridendo – Ti voglio bene!
Regina rimase a guardarla fino a quando non uscì dalla sua stanza, sorridendo incantata per la situazione. Questa bimba le toglieva il gusto amaro, le toglieva un peso quotidiano enorme, la faceva sorridere, la faceva amare, e più di qualsiasi altra cosa, la allontanava dal desiderio di vendetta, ciò che la riportava alla realtà, forse amarla tanto non era adeguato, la rendeva debole, e questo poteva confermarlo solamente ricordando le sue parole.
-Sono la migliore – Disse sussurrando a se stessa mentre toccava la sua guancia dove Grance l’aveva baciata - …e mi ama.
 

Grace non era brava nella magia come nell’alchimia, con il passare del tempo riusciva a creare pozioni efficaci come quelle di Regina, e a volte anche migliori delle sue, però la magia era uno studio costante. Un altro problema della magia era che non voleva attirare l’attenzione di Rumpelstiltiskin, e ancora meno voleva interferire con l’apprendistato di sua madre, e anche se lui non parlava mai con lei, sapeva che lei era un gran problema per i fini dell’Oscuro, era l’unica cosa che poteva vedere quando si avvicinava, questo voleva dire che probabilmente quest’uomo aveva grandi piani che la coinvolgevano direttamente.
C’erano un sacco di visite sulle quali Grace sorvolava, generalmente si limitava a guardare da lontano, compreso durante le sue cavalcate mattutine era sicura di aver avvistato qualche volta Biancaneve, e anche se l’attirava tanto poter parlare con lei, mai le passò per la mente di avvicinarsi. La sua vita famigliare, oltre a Regina, si limitava al suo nonno adottivo Henry e a Malefica, che le piaceva chiamarla zia e che le dava grandi consigli sulle pozioni.
Un giorno qualunque, dopo aver mostrato a suo nonno i suoi progressi, Grace tornava con Regina per una prova pratica di magia elementare trovandosi davanti alla scena di un giovane e bel cacciatore che veniva scortato fuori da un paio di guardie. Immediatamente un sacco di immagini arrivarono alla sua mente lasciandola un po’ confusa e stordita.
-E questo cioccolatino sarà capace di strappare il cuore a Biancaneve? – diceva guardando indietro e dando una bella occhiata al giovane.
-Che modi di esprimersi sono questi Grace? – Regina sollevava un sopracciglio.
-Eh? Ho 14 anni, è normale che mi interessino i ragazzi – Grace correva verso il letto di Regina e si lanciava finendo con le braccia stese guardando verso il tetto – Però rispondi alla mia domanda. Vuoi uccidere Biancaneve?
-No in verità Grace, voglio il suo cuore, e non so perché te lo sto spiegando se già sai ciò che succederà. Andiamo, parla, dimmi ciò che pensi.
-Credo che il cioccolatino che è appena uscito non sia tanto fedele come dice di essere, e credo…no aspetta, sono sicura che ti ingannerà – continuava a guardare il tetto, un po’ concentrata in ciò che le visioni le dicevano in questo momento.
-Credo che questa volta ti sbagli Grace – Regina cominciava a ridere e camminava attorno al letto guardando attentamente la giovane – lui sa perfettamente che se mi tradisce e rompe il nostro accordo, lo ucciderò.
-Oh no, non lo uccidere – dice alzandosi e guardando Regina – se non ti porta il cuore di Biancaneve…strappagli il suo per punizione, credo che ne otterrai dei…benefici – il volto di Grace arrossì e all’improvviso cominciò a vergognarsi per le visioni che aveva – Ok, credo di non voler sapere nient’altro su ciò che farai più avanti con lui. Goditi il tuo giocattolo – si alzava dal letto e cominciava a scrollare il suo corpo come se questo l’aiutasse a dimenticare quelle visioni.
-Bene signorina, hai un esame in questo momento, quindi smettiamo di parlare del cioccolatino che è appena andato via.
-Pensavo che non lo avresti mai detto – cominciò a prepararsi, guardava le sue mani e a muoveva le sue dita – Sono pronta, però non ti prometto niente, la magia elementare non è il mio forte.
-Basta scuse Grace – Regina afferrava uno dei suoi cuscini – Sta attenta, ricordati che siamo nella mia camera, quindi se scateni un incendio mi lasci senza un posto dove dormire.
-Lo so. Lo so – roteava gli occhi – però se brucio tutto puoi sempre dormire nella mia stanza.
-Ovvio che dormirò nella tua stanza se succede, e ti mando a dormire con Argo alle scuderie come punizione.
-Davvero mi manderesti a dormire col cavallo?
-Certo che no – rilassò il suo viso per farle capire che non avrebbe mai fatto una cosa del genere però rapidamente ricordò ciò che stavano facendo – Grace! Non distrarti, continuiamo. Voglio che bruci tutte le piume di questo cuscino, però la fodera deve rimanere intatta – le mostrava il cuscino – quando aprirò la fodera, voglio solo vedere cenere, è chiaro?
-Devi sempre rendere tutto così complicato? – Regina non rispose e la guardò seria – Ho capito, vado – Grace sbatteva una mano nell’aria e una piccola fiamma comparve nella sua mano.
Regina teneva stretto il cuscino però presto entrò nel panico e chiuse gli occhi bruscamente, pentendosi subito dopo per non essersi fidata della giovane pensando che non ci sarebbe riuscita.
-Aspetta! Regina la fermò giusto in tempo.
-Perché? Stavo per farlo.
-Si però se ti sbagli sarò la Regina bruciata. Lo lancerò in aria e subito dopo lancerai il fuoco. Credo che così sia più sicuro.
Con questo e con la faccia disgustata di Grace per non essersi fidata di lei, Regina lanciava il cuscino in aria e con ciò venne anche lanciata la piccola palla di fuoco. Ma naturalmente, la prima volta non le andò bene e ciò che Grace ottenne fu l’aver disintegrato la fodera facendo volare per aria un centinaio di piume.
-No mamma, tranquilla, credo di aver sbagliato qualcosa – Grace prese lei stessa un altro cuscino e lo lanciò per aria ripetendo l’esercizio ma ottenendo lo stesso risultato.
Ora le piume si moltiplicavano, e l’espressione di Regina era tipo “cos’ho fatto per meritarmi questo” mentre Grace ci riprovava una volta e poi ancora un’altra lasciando un enorme disastro nella sua stanza.
-Sei un caso perso Grace – Le diceva senza ottenere l’attenzione della giovane. A questo punto Regina non aveva più dove appoggiare la testa per dormire perché non erano rimasti quasi più cuscini – Non so in che momento io mi sia lasciata convincere ad insegnarti – Grace saliva sul letto e guardava l’aria cercando di capire cosa stesse sbagliando.
-Non hai più cuscini? – soffiava su una piuma che le era volata sul naso – Hey! Ne hai nascosto uno li, dammelo.
-No! Questo è l’unico che mi rimane per dormire – Regina si lanciò sul letto nascondendoselo sotto la pancia in modo che non glielo rubasse.
-Dai non essere egoista! Dammi quel cuscino – Grace cominciò a lottare per quell’ultimo cuscino.
-Ti ho detto di no, è mio!
Regina cominciava a ridere, perché sapeva che probabilmente Grace sarebbe ricorsa al più sporco dei metodi. Il solletico. Da una lezione di magia tutto si convertì in gioco. La stessa Regina si alzò e le diede varie cuscinate alla giovane mentre questa cercava di accedere alle parti più sensibili di lei. Le piume volarono di nuovo nell’aria per colpa della lotta e i salti sul letto che finirono per rompere cadendo per terra.
 
Avrebbero potuto giocare tutto il pomeriggio, però l’interruzione di Rumpelstiltiskin e il suo sorriso machiavellico fecero si che entrambe terminassero di giocare rimanendo ferme e immobili. Per la prima volta Regina notava un certo fastidio sul volto di Grace, e si sorprese ancora di più quando scese bruscamente dal letto per affrontare faccia a faccia l’inaspettato visitatore.
-Sai cos’è l’intimità famigliare? – Grace invadeva completamente lo spazio personale di Rumpelstiltskin.
L’unica risposta che ricevette Grace fu una risata malata e un segno col dito che la invitava a ritirarsi. Cosi fece Grace, però non meno infastidita di come già non fosse. Regina spalancò gli occhi, perché non sapeva se prendersi paura o sentirsi orgogliosa per il coraggio che aveva dimostrato la giovane per aver affrontato l’Oscuro senza paura. Però la cosa più preoccupante per lei era il fastidio che aveva provato Grace, qualcosa era successo per infastidirla in quel modo, e quando si trattava di Rumpel e delle visioni non poteva aspettarsi niente di buono.
 
Grace rimase nella sua stanza vari giorni dopo l’incidente dovuto all’interruzione del suo gioco con i cuscini con Regina, e non è che Regina avesse tentato di avere una conversazione con lei rispetto a ciò che era successo, però più passavano i giorni più Regina perdeva la pazienza e decise di forzare la serratura della porta della camera di Grace entrando senza permesso. Con sua grande sorpresa, Grace era concentratissima nel preparare una pozione.
-Rimarrai chiusa in questa stanza per sempre? – Regina entrava poggiando le mani sui fianchi aspettandosi una spiegazione – dai non è la fine del mondo, possiamo tornare a giocare quando vuoi, non fare la bimba.
-Certo hai ragione tu Regina – le diceva mentre muoveva e mescolava alcuni liquidi.
-Sono tre giorni che non ceni con me in sala. Mi manchi – Regina notò gli ingredienti che Grace stava usando – Stai preparando una pozione per la perdita di memoria? Wow, vedo che hai fatto progressi. Quello che non capisco è perché la fai. Vuoi dimenticare qualcosa?
-Se dovessi dimenticare qualcosa, vorrei dimenticare le visioni che ho avuto quando il signore Oscuro ci ha interrotte – chiudeva la fialetta con dentro la pozione terminata.
-Allora se ho capito bene non sei infastidita perché ci ha interrotte, ma perché hai visto qualcosa che non ti è piaciuto. Se è qualcosa che riguarda la mia felicità non voglio saperlo Grace – Regina si voltava e cominciava a giocare nervosamente con l’anello che aveva al suo dito.
-Perché deve sempre trattarsi di te? – Grace fece qualche passo avvicinandosi alla Regina – Si tratta di me.
-Rumpel dice che sei la miglior cosa che mi sia mai capitata della vita, che mi rendi felice – fece silenzio, ci pensò due volte prima di parlare – sei un buon elemento.
-Un buon elemento per i piani di Rumpel, molto conveniente per lui. Si certo, ora capisco perché non ho mai potuto vedere niente che lo riguardasse, era sempre tutto molto confuso. Adesso ho capito tutto, credo sia arrivato il momento di dirci addio Regina.
-Cosa? Di cosa stai parlando? Non puoi lasciarmi sola, non puoi abbandonarmi..io.. – Il viso di Regina si irrigidì completamente – Sapevi anche questo? L’avevi pianificato dall’inizio? Avresti appreso tutto da me e dopo saresti andata via per vendicarti, non è vero? E’ questo che farai?
-Non credo di poter tornare…neanche se volessi vendicarmi, se è questo che pensi  - Grace abbassava lo sguardo.
Gli occhi di Regina cominciarono a riempirsi di lacrime. Non poter vedere più Grace, neanche per vendetta per ciò che lei le aveva fatto, era troppo da sopportare.  Questo abbandono le faceva provare lo stesso dolore di quando aveva perso Daniel, le stava facendo del male, era un dolore che le arrivava fino in profondità.
 
Distrutta e tutto, si rese conto del perché sua madre le avesse sempre ripetuto che l’amore era una debolezza e davanti a un atto totalmente impulsivo prese un piccolo pugnale che si trovava sopra al tavolo e lo lanciò contro Grace. Ciò che Regina non si aspettava era che la giovane non avrebbe neanche provato a schivarlo, questa era una delle lezioni di telecinesi che più aveva provato Grace, sapeva alla perfezione come schivare un pugnale solo con la mente. Però in questa occasione non fu così, il pugnale la trafisse in pieno petto, causando la disperazione di Regina e la colpa che ciò comportava. Prima di poter chiedere perdono, Regina corse vicino al corpo della piccola che giaceva per terra, ancora con la pozione stretta in una delle sue mani, stando attenta che non si rompesse.
-Grace…Grace non lasciarmi, rispondimi – Regina la prendeva per le braccia mentre le lacrime inondavano le sue guance – Perché non ti sei difesa? Io non volevo…
-Non volevi uccidermi, ma in ogni modo lo avresti fatto prima o poi mamma – le sorrideva con difficoltà mentre un filo di sangue scivolava lungo l’angolo delle labbra – Parte del piano di Rumpel era che avresti dovuto prendere il cuore della persona che ami di più…io sarei dovuta morire.
-Io non lo avrei mai fatto…figlia…per favore Grace, lascia almeno che provi a salvarti – le metteva una ciocca di capelli dietro l’orecchio e cominciava a cullarla in grembo.
-Come puoi salvarmi se non vuoi neanche essere salvata tu? – Grace le sorrideva – E’ proprio per questo che devo andarmene ora, per vari motivi. Però la cosa più importante è che non intralcerò il tuo destino, le cose devono andare come sono state scritte. Io non avrei mai dovuto apparire nella tua vita, la mia presenza si contrappone alla tua vera felicità.
-Però io sono felice qui con te Grace. E inoltre, che sarà di te? Hai ragione, perdonami, ho sempre pensato che questo fosse tutto ciò di cui avevi bisogno.
-Ed è cosi mamma. A me basta sapere che mi hai amato, tanto che io ero l’ultimo pezzo del puzzle di Rumpel. Credimi, sarai pienamente felice, ma fino a quando sarò accanto a te e viva nei tuoi ricordi questo non potrà mai accadere. Sarai salvata mamma, un giorno, in un altro mondo, arriverà qualcuno e ti ridarà la felicità che ti è stata negata. Però perché questo succeda devi dimenticarmi – Grace le diede la pozione con difficoltà – La pozione non era per me, è per te.
-Io non voglio dimenticarti Grace, per favore, chiedimi qualsiasi cosa ma non questa. Sei l’unica figlia che ho potuto crescere essendo sempre me stessa, sei l’unica che non mi ha mai giudicata..sei…
-Sei, sei stata e sarai madre…ogni volta la migliore – il sorriso si fece più ampio però ora Grace lasciava cadere le sue lacrime – In qualunque posto andrò, non smetterò mai di essere tua figlia…mamma..ti voglio bene, e se mi vuoi bene, allora bevi la pozione e lasciami andare in pace.
-Anche io ti voglio bene Grace, riposa…
Regina bevve la pozione fino all’ultima goccia, e con ciò Grace chiuse poco a poco gli occhi esalando l’ultimo respiro, abbandonandosi tra le braccia di una confusa e impassibile Regina, che ora la lasciava appoggiandola per terra, camminando intorno a lei e domandandosi che ci facesse li, chi era la giovane e perché aveva una fialetta nella mano.
Dopo aver studiato abbastanza il liquido si rese conto di aver bevuto una pozione della memoria, però questo non le impedì di chiamare le guardie perché prendessero il corpo della ragazza sconosciuta che giaceva per terra.
-Fate sparire questo corpo. Buttatelo in un precipizio o fateci ciò che volete con lei – ordinò la Regina.
Però non appena terminò di dare l’ordine ai soldati, il suo petto si contrasse e impallidì immaginando la giovane che veniva abbandonata, anche se ormai era morta.
-No, aspettate – Regina cominciò a massaggiarsi il petto con la mano e cominciò a sbattere veloce le palpebre per evitare che delle misteriose lacrime uscissero dai suoi occhi – datele una sepoltura degna in giardino.
-Vuole che mettiamo qualche nome sulla lapide? – domandò uno dei soldati che ora sollevava il corpo senza vita.
-No che sia maledetta, non so neanche chi sia! Fate ciò che vi ho ordinato, ora! – Regina perse la pazienza rapidamente senza motivo.
Non appena i soldati uscirono dalla sua stanza, Regina lanciò la fialetta e si buttò sul letto che fino a quel momento era stato di Grace. Poco a poco, cominciò a sentire il profumo che aveva ancora quel letto, un profumo che non riconosceva, che però la dava tranquillità, sciogliendo il nodo che le si era formato in gola. Non si mosse da li, il sonno la colse e con esso le lacrime si calmarono, l’indomani sarebbe stato un nuovo giorno, e sicuramente non sarebbe rimasta nessuna traccia del dolore che stava provando. Se non sai perché fa male, è meglio lasciar perdere, non si sarebbe neanche presa il fastidio di verificare chi fosse la ragazzina, perché se aveva bevuto quella pozione, era per una ragione importante. Questa volta non si sarebbe rovinata per un capriccio o per curiosità, “c’è un destino che deve compiersi”, frase che per qualche strana ragione ripeteva una volta e ancora un’altra volta mentre cadeva completamente in un sonno profondo.
 
Fine
   
 
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