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Autore: katherine9608    19/11/2016    0 recensioni
I'm broken and im barely breathing.
I'm falling because my heart stopped beating.
This is how it all goes down tonight
This is how you bring me back to life...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 6 Malia camminava da un tempo indeterminato nel parco di Regent's, era notte e il vento era gelido. Quell'atmosfera la riportava a quella notte di 10 anni prima.
L'acqua scura e gelida che entrava da ogni parte e la soffocava, il tentativo disperato di tornare in superficie, la macchina che sprofondava nel fiume mentre fuori la pioggia scendeva velocemente continuando a colpire il suo corpo già bagnato. Lì tra quelle acque torbide c'era il corpo di sua madre che stava affondando nell'oscurità.
Lei aveva iniziato a correre, e scappava ancora adesso in una notte fredda.
Quella volta però la sua corsa si sarebbe fermata.
Il freddo si era impossessato del suo volere e quella volta era davvero troppo stanca per voltarsi e correre via.
''Qualcuno ha un cappotto?''

Si era ritrovata seduta vicino ad una macchina della polizia avvolta in una coperta calda mentre un agente di polizia con un taccuino in mano continuava a ripeterle le stesse domande. Le chiedevano se aveva documenti, dove abitava, che avrebbero dovuto portarla in commissariato per il riconoscimento della sua identità.
Lei non rispondeva, guardava un punto indefinito fisso di fronte a lei, tremando ancora per il freddo.
Sherlock era dietro di lei, parlava con John spiegandogli come aveva fatto a capire che l'avrebbero trovata lì, conosceva a memoria ogni singola strada di Londra ed erano pochi i posti dove avrebbe potuto nascondersi una donna senza vestiti. Avevano chiamato Lestrade e si erano appostati all'uscita del parco, prima o poi lei sarebbe arrivata da loro se non voleva morire di freddo, e così era stato. Ma il consulente investigativo ancora non si spiegava molte cose.
 Si avvicinò alla figura di spalle rannicchiata nella coperta marrone e si sfilò il cappotto per appoggiarglielo sulle spalle.
Lei ebbe un sussulto e si girò di scatto, come per difendersi da un attacco improvviso, spaventata. Lui si bloccò un attimo, stupito da quella reazione improvvisa, poi il corpo di Malia si rilassò e strinse il cappotto a sè.
''Come hai fatto a sopravvivere ad un' intossicazione di cianuro di potassio?'' le chiese posizionandosi di fronte a lei.
Lei lo fissò per una attimo, dal basso verso l'alto, cercando di sostenere il suo sguardo di ghiaccio che non lasciava trapelare nessuna emozione.
''Nitrito di amile, respirato ogni minuto per trenta secondi'' era la prima volta da quando l'avevano trovata che proferiva parola, sapeva che le sua conoscenze di chimica avrebbero stupito persino il grande Sherlock Holmes. Lui infatti si lasciò trapelare un sorriso, ma poi aggiunse con tono fermo: '' Dovrai venire in commissariato con noi''.

                  ***
Le luci della stazione del dipartimento di polizia di Scotland Yard tremolavano rendendo quella situazione ancora più irreale.
Sherlock e Malia erano seduti uno di fronte all'altra, entrambi con lo sguardo serio e pensieroso. Sembravano quasi impegnati in una battaglia fatta di sguardi, ignorando ogni altra persona presente. Lestrade, in piedi dietro a Sherlock, decise di rompere il silenzio: ''Dovrò chiamare suo padre''. Malia abbassò lo sguardo sospirando, sapeva che era inevitabile.
''Dopo potrò andarmene?'' chiese rivolta all'ispettore.
''Non credo Malia Blackwell'' scandì il suo nome leggendolo da un documento che teneva in mano '' nessuno sa nulla di lei negli ultimi 10 anni, cos'ha fatto in tutto questo tempo?''
Fu Sherlock a rispondere: ''Rubava'' lasciò tutti in sospeso per poi continuare a parlare quasi annoiato dalla banalità delle sue stesse osservazioni: '' Non cose materiali, non solo, ma principalmente informazioni''.
Malia ebbe un sussulto, cercò di mascherare il panico che si faceva strada dentro di lei come meglio poteva.
Ma Sherlock notò il suo stupore: '' Dovresti fare attenzione, quando bruci qualcosa, tutto lascia una traccia''.
Lei continuava a fissarlo paralizzata, cosa poteva aver scoperto?
'' D'altronde è chiaro che te ne sei andata mentre ancora il fuoco bruciava, non tutto è andato distrutto'' non ottenendo ancora alcuna risposta aggiunse ''a cosa ti servivano quei documenti? Ricatto? Spionaggio?''
Malia ora gli rivolgeva uno sguardo carico di rabbia, raddrizzando le spalle per mostrarsi sicura, non voleva che credesse che aveva paura di lui.
Così decise di passare dalla difesa al contrattacco :'' Vuole sapere per chi lavoravo?'' disse tutto d'un fiato con aria di sfida.
Riuscì nell'intento desiderato vedendo il viso affilato del suo interlocutore, prima immobile come quello di una statua greca, dare segno di essere stato colto alla sprovvista.
''Lei lavorava per qualcuno?'' sbottò Lestrade, che al contrario aveva reazioni molto spontanee.
Lei allora discostò per un attimo lo sguardo per posarlo sul commissario di polizia ''parlerò solo con lui'' facendo un cenno verso Sherlock.
Lestrade fu molto contrastato ma alla fine il consulente investigativo ebbe la meglio e lo convinse ad andarsene.
Sherlock giunse le mani sulla bocca, aspettando in silenzio.
''Non le dirò chi è'' iniziò la ladra '' io stessa non conosco l'identità della persona per cui lavoro, ma le darò tutte le informazioni necessarie per arrivare a lui''
''Come hai fatto a fidarti per oltre dieci anni di una persona che non hai mai visto?''
''Mi ha dimostrato che potevo fidarmi''.
''Perchè hai aspettato due anni per venire a riprenderti il computer?''.
Malia era stanca di quelle domande. ''Allora vuole sapere chi è?'' tagliò corto.
''Cosa vuoi in cambio?''.
Voglio che essere scagionata da tutte le accuse su di me''.
Sherlock si lasciò sfuggire una risata sarcastica: '' perchè pensi che io possa e voglia farlo?''
''Perchè ho sentito molto parlare di lei, tu in questo posto sei l'autorità massima, tutti obbediscono ai suoi ordini senza fiatare, so che farebbe di tutto per conoscere il tassello mancante di questo puzzle, e so che anche lei ha finto la sua morte''.
''Con un risultato decisamente migliore del suo'' la interruppe con tono sarcastico.
Malia replicò infastidita '' In compenso ha tralasciato dettagli importanti nel mio caso, non è riuscito a capire l'importanza del mio computer, vuole commettere un altro sbaglio del genere o vuole andare a fondo questa volta?'' terminò mantenendo il tono di voce calmo ma pungente.
Sherlock la scrutò per qualche secondo, con lo sguardo fiero e spavaldo, poi si alzò e le porse la mano ''Abbiamo un accordo quindi?''
Lei rimase stupita, non credeva che sarebbe stato così facile, si alzò e gli strinse la mano, sentendo il contrasto fra la sua mano e gelida e quella di lui calda.
Uscendo si trovò di fronte il dottor John Watson, conosceva anche lui ovviamente, che la guardò in modo interrogativo.
''Lasciala andare John '' lo avvertì Sherlock.
Lui guardò l'amico con uno sguardo di rimprovero, ma si fece da parte, quasi sollevato di lasciarla andare via.
Malia si fermò e si tolse il cappotto che teneva ancotra sulle spalle, sotto aveva i suoi vestiti che avevano recuperato dall'obitorio.
'' Grazie del cappotto signor Holmes'' asserì porgendoglielo.
Lui le fece un cenno col capo, conscio del fatto che avrebbe dovuto affrontare Lestrade e l'intero dipartimento di Scotland Yard per aver lasciato scappare una criminale.
  
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