Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: gattina04    20/11/2016    3 recensioni
Tanti personaggi nuovi, le cui storie non sono mai state raccontate, sono arrivati a Storybrooke. E se tra questi si celasse qualcuno legato al passato di Hook? Come potrebbe reagire se una persona che credeva ormai perduta per sempre si aggirasse tra le vie di Storybrooke? E oltre a tutto questo cosa faranno Hyde e la Regina Cattiva?
Storia ambientata tra la quinta e la sesta stagione, cercando di immaginare ciò che sarebbe potuto accadere all'inizio di questa nuova stagione di OUAT.
Dal testo: "Non sapevo più chi guardare, non ci stavo capendo più nulla. Avrei voluto rassicurare Killian ma non sapevo neanche da cosa fosse turbato. Chi diavolo era quella donna?"
"Non era il solito bacio; sapevamo entrambi che aveva un significato diverso. Era un gesto disperato di due amanti costretti a lasciarsi troppo presto, era una atto di due innamorati separati dal destino"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
22. Di nuovo insieme 
 
Era quasi impossibile che Killian riuscisse a restare in disparte, senza intervenire. Sylvia era riuscita a richiamare l’attenzione di Hyde e lo stava attirando proprio nella nostra trappola, quando lui si era intromesso. L’aveva fatto per salvare sua madre che credeva in pericolo; era stato un gesto nobile, considerando che lui era completamente disarmato ad eccezione del suo uncino, ma aveva anche rovinato tutto il nostro piano. Oltre al fatto che era quasi riuscito a farmi morire di paura.
Dopo che Hyde aveva cominciato ad attaccarlo non ero più riuscita ad intervenire, temendo di ferire anche lui col pugnale se mi fossi unita allo scontro. E poi lui era scivolato, finendo in trappola e facendomi perdere altri dieci anni di vita.
Tremotino era andato ad aiutare gli altri con la Regina Cattiva – quella frase suonava ancora strana nella mia testa – io dovevo per il momento occuparmi solo di Hyde e stavo permettendo che Killian ci rimettesse la vita di nuovo. Quasi…
In un secondo mi materializzai tra Hyde e Killian, giusto l’attimo prima che lui sferrasse il colpo. Quel mostro mi guardò sbalordito non credendo ai propri occhi, il braccio che impugnava la spada gli restò alzato a mezz’aria come pietrificato nell’atto di sferrare il colpo. Era rimasto completamente paralizzato ed era esattamente l’effetto che avevo sperato facesse la mia comparsa.
«Forse è meglio che sia tu a dire le tue ultime preghiere, Hyde», dissi. E poi, senza perdere altro tempo, lo pugnalai. Affondai la lama nel suo petto, approfittando della sua momentanea confusione. Avevo pensato che sarebbe stato un po’ come una semplice coltellata, invece quando il pugnale toccò la sua pelle non affondò più e dei fasci di oscurità scaturirono dalla lama per afferrare Hyde. Era la stessa sostanza che mi aveva fatto diventare la Signora Oscura, solo che in quel momento restava legata al pugnale e cercava di trascinare il mostro al suo interno.
Hyde cercò di opporre resistenza ma i lacci di oscurità l’avevano avvolto e lo stavano, centimetro dopo centimetro, risucchiando dentro il pugnale. L’oscurità era troppo forte e per quanto lui potesse cercare di contrastarla non avrebbe mai vinto: era una battaglia persa in partenza. Ed infatti, in un secondo, quando le forze di Hyde vennero meno, un lampo di luce accecante mi fece chiudere gli occhi e quando li riaprii Hyde non c’era più.
Abbassai il braccio con il pugnale, ben sapendo che quella luce improvvisa aveva sicuramente attirato l’attenzione della Regina Cattiva e che non avrei più potuto contare sull’effetto sorpresa con lei, come avevo fatto invece poco prima.
Riuscivo a percepire la presenza di Killian dietro di me, il suo sguardo fisso sulla mia schiena; potevo anche immaginare l’espressione stupita e meravigliata dipinta sul suo volto. Avrei dovuto soltanto girarmi e sarei potuta correre da lui per abbracciarlo, baciarlo, rassicurarlo e per fare sparire dal suo volto ogni sorta di dolore.
Se l’avessi fatto, però, non sarei più riuscita ad allontanarmi. Se mi fossi voltata e l’avessi guardato negli occhi, non avrei più avuto la forza per staccarmi da lui e concludere prontamente il compito che stavo svolgendo. Né io mi sarei riuscita ad allontanare né lui mi avrebbe lasciata andare. Per quanto desiderassi stringermi tra le sue braccia, sapevo che avrei dovuto ancora aspettare. Gli altri restavano in pericolo e dovevo riuscire a salvarli prima di pensare a me stessa.
Fu quasi doloroso sparire in una nuvola di fumo, senza voltarmi neanche per guardarlo negli occhi, ma pensai che presto non l’avrei più lasciato e che comunque lui era ormai al sicuro, sano e salvo.
Mi materializzai a poca distanza dal nucleo principale della battaglia. Lo scontro continuava: evidentemente si doveva essere interrotto solo per un secondo alla vista della luce improvvisa causata dalla scomparsa di Hyde. Il bastone, che doveva servire per mettere al tappeto quei due mostri, era abbandonato per terra spezzato; Zelena era priva di sensi da un lato, ma con molta probabilità non aveva niente di grave. Regina e i miei genitori stavano combattendo con la Regina Cattiva, che indubbiamente si era dimostrata più forte del previsto. Avevano tutti qualche graffio ma nel compenso sembravano stare bene; tirai un sospiro di sollievo almeno per quello.
Erano tutti talmente presi dalla battaglia da non fare caso a me e probabilmente non mi avevano visto neanche vicino ad Hyde; anche se avevano intuito che era appena accaduto qualcosa – il bagliore di luce non poteva essere passato inosservato – nessuno di loro l’avrebbe ricollegato a me. Capivo, però, che pugnalare la Regina non sarebbe stato altrettanto semplice.
«Ho aspettato che tu arrivassi prima di intervenire». La voce di Tremotino alle mie spalle mi fece sobbalzare. «Se la stavano cavando bene e se mi fossi intromesso l’avrei insospettita inutilmente».
«Bene», sussurrai, «adesso non perdiamo più altro tempo».
Fu proprio quando la Regina Cattiva scagliò una palla di fuoco verso mia madre che decisi di intervenire, palesando così la mia presenza. Quasi certamente lei sarebbe riuscita ad evitarla, ma non volevo correre alcun rischio. Fermai la palla respingendola con la magia ed attirando inevitabilmente l’attenzione su di me.
«Cosa diavolo…». La Regina si interruppe a metà frase scorgendo la mia figura. La battaglia cessò di colpo mentre gli sguardi di tutti i presenti si posavano su di me.
«Emma…». Le labbra di mia madre tremarono visibilmente pronunciando il mio nome. Le rivolsi un dolce sorriso e uno sguardo che stava a significare che le avrei spiegato presto tutto quanto.
«Non ci posso credere». La voce della Regina era solo un sussurro. «Credevo di essermi liberata definitivamente di te».
«Non è così facile liberarsi di me», ribattei.
«È impossibile», ripeté come se non potesse credere ai suoi occhi.
«Invece è del tutto possibile», intervenne Tremotino, mostrandosi e posizionandosi accanto a me. Sentii gli sguardi di tutti scrutare attentamente sia lui che me, ma mi limitai a guardare soltanto la Regina Cattiva. Così come con Killian, non avrei concluso il mio compito se mi fossi soffermata su di loro.
«Sei stato tu», lo accusò.
«Può darsi mia cara. Ti avevo avvertito che non avrei fatto più i tuoi interessi se avessero intralciato i miei».
«Quindi adesso sei passato dalla parte dei deboli?». Rise sprezzante, riconquistando quella sicurezza che aveva perso poco prima. «Non ti credevo capace di cadere così in basso Tremotino».
Gold rise. «Mi dispiace contraddirti ma sei tu quella caduta in basso, sappiamo entrambi come finirà questa storia e sicuramente non sarà una fine piacevole almeno per te».
«Ti sbagli a definirci deboli», mi intromisi, «soprattutto visto che io sono la persona che metterà fine alla Regina Cattiva per sempre».
«Beh su questo staremo a vedere». Fece per scomparire ma Tremotino prontamente fece materializzare un paio di manette ai suoi polsi, impedendole di portare a termine la sua azione.
«Credevi davvero che bastasse un trucchetto così semplice? Non ti ho davvero insegnato nulla?».
«Voi non potete uccidermi», rise sprezzante, non potendo più utilizzare nessun tipo di controffensiva se non quella verbale.
«Tecnicamente è vero», risposi, «ma può darsi che ti aspetti una fine ben peggiore. Forse ti è sfuggito un piccolo particolare: Hyde non c’è più ormai, adesso toccherà a te».
Per la prima volta sul volto della Regina si disegnò la paura. Sapeva di essere ormai arrivata al capolinea e di non avere più scampo. «Tu», mi minacciò, «tu sei la Salvatrice, non oserai farlo. Non sarai capace di farmi del male, sei troppo buona per questo».
«Devo forse ricordarti che ho appena fatto la stessa cosa ad Hyde? E poi non ti ucciderò, mi limiterò a confinarti nel posto in cui dovresti stare, senza più nessuna via di scampo». Mi avvicinai lentamente a lei, percependo di nuovo la tensione che cresceva ad ogni mio passo. Tutta l’attenzione era puntata sul mio corpo, tutta la mia famiglia era concentrata su di me e sul gesto che stavo per compiere.
Tirai fuori da sotto i vestiti, dove l’avevo accuratamente riposto poco prima, il pugnale del Signore Oscuro. La Regina impallidì scorgendo quell’oggetto tra le mie mani e subito puntò lo sguardo su Gold.
«Mi hai ingannata e manipolata per tutto questo tempo!».
«Non l’avrei fatto se fossi stata corretta tu stessa. Dovresti saperlo: nessuno può ingannare il Signore Oscuro e credere di farla franca».
La Regina si dimenò cercando di togliersi le manette, mentre io mi avvicinavo a lei. Non riuscendo a liberarsi le mani, indietreggiò ma mio padre prontamente la riprese stringendola per le spalle.
«Fallo Emma», mi disse tenendola ferma. «Fai quello che devi fare». Mi avvicinai ancora di più a lei, annullando la distanza che c’era tra noi. Alzai il pugnale mentre lei mi guardava, non rinunciando anche in quel fatidico momento al suo ghigno malefico. Abbassai il pugnale, ma mi fermai a pochi centimetri dalla sua pelle. Il sorriso sprezzante che le si disegnò sul volto mi fece quasi venire voglia di non essermi fermata. Ma c’era una cosa che dovevo fare: c’era qualcun altro che meritava di compiere quel gesto almeno quanto me.
«Regina…». Mi voltai verso di lei che mi osservava allibita e senza parole. «Credo che dovremmo farlo insieme».
«Cosa?». Era del tutto impreparata a quella mia richiesta e non sapeva come interpretare la cosa.
«Credevi già di averla uccisa una volta, penso che dovresti essere anche tu a mettere fine alla Regina Cattiva per sempre. Tu ed io, insieme». Annuì e si mosse come un automa verso di noi, mettendosi al mio fianco. Lasciai che impugnasse con me il pugnale e lo alzasse sopra la sua metà cattiva, che continuava a guardarci con un misto di terrore e sfacciataggine. Sapevo che non avrebbe cambiato atteggiamento neanche di fronte alla morte; in un certo senso non mi sarei aspettata niente di diverso da lei.
«Pronta?», domandai.
«Lo sono». La sua voce era solo un sussurro, il suo sguardo era posato sulla sua copia.
«Al mio tre. Uno, due e tre». Affondammo il pugnale su di lei e, come era successo poco prima con Hyde, questo si fermò a contatto con la sua pelle, liberando i lacci di oscurità che cominciarono ad avvolgerla. Mio padre si scostò, facendo si che l’oscurità potesse legarla e trascinarla dentro il pugnale; la Regina tentò di opporre resistenza, ma il fatto che avesse le manette rese la sua opposizione molto debole. In un secondo i lacci la risucchiarono e la imprigionarono nel pugnale, liberando una luce accecante.
Quando la luce si spense, sentii la mano di Regina lasciare la presa sul pugnale e vidi il braccio ricaderle pesantemente sul fianco.
«È finita», sospirò come se fosse esausta.
Sorrisi, felice che lei fosse finalmente riuscita a liberarsi della parte malvagia che l’aveva da sempre tormentata. «Sì è finita». In un gesto di slancio l’abbracciai, stringendo quella che ormai era a tutti gli effetti la mia migliore amica.
Anche se goffamente Regina ricambiò il mio abbraccio. «Sono contenta che tu stia bene Emma, niente sarebbe stato più lo stesso senza di te».
Mi staccai sorridendo, toccata dalle sue parole; ma non ebbi il tempo di elaborarle perché due braccia mi si gettarono al collo, stringendomi così tanto da impedirmi quasi di respirare.
«Emma… bambina mia». Le parole erano un misto di suoni e singhiozzi.
«Mamma». L’abbracciai forte, lasciando andare il pugnale che cascò a terra con un suono metallico. Sapevo che Tremotino non avrebbe esitato a riprenderselo, ma non aveva più importanza. Era suo, ed io avevo ben altro a cui pensare.
«Tesoro». Mio padre ci abbracciò, stringendoci entrambe tra le sue braccia e dandomi un bacio sulla testa.
«Papà…», sussurrai felice di poter finalmente riabbracciare la mia famiglia.
Mia madre si scostò leggermente per potermi prendere il viso tra le mani e potermi guardare negli occhi. Aveva le guance rigate dalle lacrime ed un’espressione tale da far venir voglia di piangere anche a me. Quanto male avevo inferto loro? Che dolore terribile doveva essere stato per tutti quanti. Far credere a due genitori di aver perso la figlia per sempre era stata una vera e propria crudeltà.
«Non posso credere che tu sia viva», sussurrò mia madre.
«Pensavamo di non essere riusciti a salvarti», continuò mio padre.
«Mi dispiace tanto. Non avrei voluto arrivare a questo… devo spiegarvi così tante cose».
«C’è tempo», mi fermò  mia madre, «adesso c’è tempo».
«Mi siete mancati tanto». Non erano passati più di due giorni eppure mi sembrava che fosse trascorso un secolo.
«Anche tu, non sai quanto», rispose mio padre. Proprio mentre le sue parole mi arrivarono all’orecchio lo vidi: ecco un altro pezzo fondamentale della mia vita che non vedevo l’ora di riabbracciare. Henry si stava avvicinando e mi stava guardando sull’orlo delle lacrime. Scivolai via dall’abbraccio dei miei genitori per poter andare da lui. Gli corsi incontro nello stesso istante in cui lui si fiondò su di me gettandomi le braccia al collo.
«Mamma», mormorò affondando il viso nella mia spalla.
«Va tutto bene Henry, sono qui adesso».
«Sapevo che ce l’avresti fatta, sapevo che avresti superato tutto». Il mio piccolo ragazzino che non avrebbe mai smesso di credere in me. Mi sembrava ieri che un piccolo nanerottolo era venuto a bussare alla mia porta dicendo di essere mio figlio e trascinandomi in un mondo di avventure che mi aveva permesso di trovare la mia famiglia ed anche l’amore.
«Ti voglio bene Henry», dissi lasciandogli un bacio sulla testa. «Non sai quanto». Mi aveva fatto capire cosa significasse essere madre, cosa volesse dire crescere un’altra persona e farla diventare soprattutto una brava persona, esattamente come era lui. Mi aveva fatto comprendere cosa significasse veramente l’espressione “darei la vita per te” e cosa veramente fosse l’amore. Amavo mio figlio in modo incondizionato, come ogni genitore deve fare; non ero più la ragazzina impaurita che l’aveva abbandonato per dargli un futuro migliore. In qualche modo era stato mio figlio a farmi crescere e maturare, nonostante dovesse solitamente avvenire il contrario.
«Ti voglio bene anch’io mamma», sussurrò stringendomi di più.
E poi, mentre stringevo tra le braccia il mio ragazzino coraggioso, lo vidi; alzando lo sguardo sopra la spalla di Henry, vidi l’altra metà del mio cuore. Mi sembrava quasi impossibile che non l’avessi ancora abbracciato.
Killian era fermo ad una decina di metri di distanza e mi guardava con un’espressione indescrivibile. Sembrava non credere ai propri occhi, pareva che avesse quasi paura di assecondare ciò che la vista gli stava proponendo. Mi guardava con la bocca semiaperta, le braccia abbandonate lungo i fianchi, incerto se venire da me oppure no.
Sentendo il mio corpo tendersi verso Killian, Henry voltò leggermente la testa per vedere cosa, o meglio chi, avesse attirato la mia attenzione.
«Vai da lui mamma», mi disse sciogliendosi dal mio abbraccio. «Credo che abbia proprio bisogno di te adesso». Gli sorrisi scompigliandogli i capelli con la mano e lo lasciai andare per dirigermi finalmente tra le braccia di colui con cui avrei voluto passare il restò dell’eternità.
Hook non si mosse mentre accorciavo la distanza tra di noi; rimase fermo quasi temesse di vedermi scomparire ad un suo minimo movimento. Avvicinandomi potei finalmente ammirare il colore meraviglioso dei suoi occhi, pieni delle miriadi di emozioni che riuscivano a trasmettermi. Potevo leggervi desiderio, speranza, incredulità, felicità e purtroppo anche dolore, tutto insieme; la sua testa sarebbe presto esplosa con tutti quei sentimenti contrastanti.
«Ehi», sussurrai a pochi passi da lui. Non mi rispose ma continuò a scrutarmi con quello sguardo che riusciva sempre a farmi sentire le farfalle nello stomaco.
Annullai del tutto la distanza tra di noi e appoggiai la fronte sulla sua, in quello che era il nostro gesto. Lo sentii sospirare profondamente quando la mia pelle entrò in contatto con la sua, come se per tutto il tempo in cui mi aveva creduto morta avesse smesso anche lui di respirare. Gli posai una mano sulla guancia e a quel mio gesto lui chiuse gli occhi, godendo della sensazione delle mie dita sul suo viso.
«Sei qui». Furono le prime parole che mi rivolse e furono soltanto un sussurro. Annuii leggermente chiudendo gli occhi anch’io, sapendo che non sarebbero servite ulteriori parole. Percepii il suo uncino sfiorarmi il fianco e premermi contro di lui, mentre la sua mano risaliva lentamente per accarezzarmi la guancia fino a perdersi fra i miei capelli. Il mio cuore partì all’impazzata, come se non si fosse ancora abituato alla magnifica sensazione che la vicinanza di Killian comportava. Ogni volta ricominciava ad accelerare come se fosse stata la prima.
Poggiai l’altra mano sul suo petto per riuscire a sentire anche il battito del suo cuore e fu allora che lo notai per la prima volta: i nostri cuori battevano all’unisono. Era completamente coordinati e pulsavano insieme come se lo avessero fatto da sempre. Il legame che avevamo pian piano creato tra di noi era adesso del tutto tangibile grazie alla sintonia dei nostri cuori. Sapevo che avevano iniziato a battere all’unisono perché la mia vita era letteralmente collegata alla sua, ma quel piccolo evento aveva per me un significato molto più profondo. Quello che provavamo l’uno per l’altro era finalmente espresso con i nostri cuori che battevano insieme.
«Eri tu», sussurrò facendomi riaprire gli occhi e riportandomi alla realtà. Sapevo benissimo a cosa si riferisse e sapevo anche che la sua non era una domanda ma una semplice affermazione.
«Sì. Killian mi dispiace…». Mi fermò posandomi un dito sulle labbra. Fu in quell’istante che i suoi occhi si riaprirono lentamente per permettermi di naufragare nel mio oceano personale.
«Non importa, mi basta solo che tu sia qui adesso». Mi passò il pollice sulle labbra, mentre i suoi occhi si posavano anch’essi sulla mia bocca. Non doveva aggiungere altro affinché capissi ciò che stava per fare. Lentamente la sua mano si spostò sul mio mento per alzare il mio viso verso il suo e nello stesso istante in cui chiusi gli occhi sentii le sue labbra premere sulle mie.
Le schiusi quasi automaticamente gettandogli le braccia al collo. Avevo atteso quel momento praticamente da quando mi ero risvegliata. Anche se lui non sapeva ancora tutta la verità, non sapeva del nostro legame ormai inscindibile, quel bacio per me significava che ce l’avevamo fatta, che noi ce l’avremo sempre fatta, insieme. Significava che non dovevo più avere paura perché non avrei più potuto perdere il mio Vero Amore, ed era davvero il regalo migliore che avrei mai potuto avere.
Mentre le nostre labbra si ritrovavano, Killian mi sollevò da terra facendomi girare. Risi sulla sua bocca, reggendomi a lui e strusciando il naso contro il suo, mentre i nostri cuori battevano a mille. Quando mi rimise a terra mi rivolse il suo sorriso migliore, quello che mi faceva letteralmente perdere la testa. Adoravo vederlo felice e sapere che avevo il potere di renderlo tale mi faceva del tutto perdere il controllo.
Mi avventai di nuovo sulle sue labbra, passandogli le dita tra i capelli mentre con l’altra mano cominciai a stringerlo sempre di più. Lasciai che la sua lingua trovasse la mia e che insieme iniziassero la loro frenetica danza; il suo uncino scese lungo la mia schiena, indugiò qualche secondo sul mio sedere per poi scivolare lungo la mia coscia. Me la sollevò portandosela al fianco mentre le nostre labbra continuavano imperterrite a cercarsi e a trovarsi, senza la minima intenzione di staccarsi neanche per un secondo. Passai le mani sul suo corpo per poterlo sentire con tutti i sensi possibili: l’odore, il sapore, il tatto. Anche Killian aveva la stessa intenzione: la sua mano mi accarezzava, mi stringeva, cercava di farsi strada sotto i miei vestiti.
Fu allora che lo sentimmo: un colpo di tosse prima leggero poi sempre più forte. E fu anche in quel momento che entrambi tornammo a percepire il mondo esterno. Era come se all’improvviso la nostra bolla di felicità fosse scoppiata, ricordandoci che non eravamo da soli, ma che anche gli altri erano lì e che quindi stavamo dando spettacolo. Se fossimo stati da soli saremmo finiti senza vestiti nel giro di un minuto.
A malincuore Killian mi lasciò andare, permettendomi di riappoggiare il piede a terra e di potermi staccare da lui di qualche centimetro. Mi sentii avvampare quando notai che tutti ci stavano fissando. Non so come, ma quando mi ero avvicinata a lui, avevo completamente dimenticato il mondo circostante: gli altri erano scomparsi ed eravamo rimasti solo noi. Invece in quel momento me li ritrovai tutti lì intenti a guardarci con le espressioni più disparate: mia madre e Sylvia ci osservavano con dolcezza, mio padre con uno sguardo minaccioso e pieno di disapprovazione – ero certa che fosse stato proprio lui a tossire e a interromperci. Regina aveva un’espressione sgomenta e divertita, così come Zelena e Tremotino; Henry e Jekyll erano piuttosto imbarazzati.
«Scusate», balbettai non sapendo cosa dire. «Credo che ci siamo fatti prendere la mano».
«E detto di un pirata con una mano sola è tutto dire», replicò Regina strappando una risata generale e allentando così la tensione. Approfittai di quella distrazione per intrecciare le dita con quelle del mio capitano e avvicinarmi di più a loro.
«Oh bambina mia». Mia madre mi gettò di nuovo le braccia al collo. Capivo ciò che provava: non avrebbe voluto più lasciarmi andare. Sapevo che si stava sforzando di trattenersi e che se fosse dipeso da lei non si sarebbe staccata un solo secondo da me. Probabilmente era stato uno sforzo enorme anche lasciarmi per permettermi di salutare Henry e Killian.
«Credo che sia giunto il momento delle spiegazioni», si intromise Regina. «Penso che sia tu, Emma, che Gold dobbiate aggiornarci su un bel po’ di cose. D’altronde fino a cinque minuti fa ti credevamo tutti morta».
«Avete ragione, non voglio più avere segreti». Pronunciai la frase in risposta a Regina, ma il mio sguardo era fisso su Killian. Era stato davvero difficile mentirgli, soprattutto sapendo quello che lui stava passando a causa di quelle stesse bugie. I segreti portavano sempre a dei problemi ed io non volevo davvero più averne. Era giunto il momento dell’onestà.
 
Non molto tempo dopo ci ritrovammo tutti riuniti nel salotto di casa mia; avevamo chiamato anche Belle e in quel momento stavano tutti aspettando le spiegazioni mie e di Gold. Sembrava che quella stanza negli ultimi tempi fosse destinata ad essere il luogo delle confessioni.
Ero seduta tra Killian e mia madre e stringevo ancora forte le dita del mio pirata. Sentivo addosso gli occhi di tutti, tranne che di quelle persone che già sapevano la verità. Mi chiesi come avrebbe reagito Killian sapendo del coinvolgimento di sua madre. Forse si sarebbe arrabbiato, ma cosa avrebbe detto o fatto sapendo del suo sacrificio?
«Bene», iniziai scacciando quei pensieri almeno per il momento. «Visto che ci siamo tutti penso che sia l’ora di aggiornarvi su ciò che è realmente accaduto. Mi dispiace molto avervi fatto credere di essere morta, ma non mi hanno lasciato molta scelta». Lanciai uno sguardo a Gold, facendo capire anche agli altri che lui era stato uno dei principali impedimenti.
«Emma non avrebbe voluto», intervenne, «però se non l’avessimo fatto avremo rischiato di fallire».
«Beh comunque», continuai, «non credo di essere la persona giusta per raccontarvi la verità, visto che non ho preso parte all’inizio della storia. Tuttavia, dovete sapere che stavo realmente male, non ho mai finto su questo; pensavo davvero di essere destinata a morire, di non avere più speranze. Quando è successo il peggio, quando mi avete visto “morire”, credevo di esserlo davvero, invece quando mi sono risvegliata stavo bene».
«Così all’improvviso?». Mia madre mi prese la mano libera e la strinse forte.
«Sì, non mi ero mai sentita meglio».
«Come è stato possibile?». Mio padre si rivolse a Gold guardandolo intensamente.
Vidi Sylvia sospirare, sapendo che non avrebbe più potuto tacere. «Non dovresti chiederlo a lui», dissi guardandola. «Vero Sylvia?». In un secondo si ritrovò sette paia di occhi puntati addosso. Jekyll, accanto a lei, le prese la mano per farle coraggio.
«Sì, Emma ha ragione. Non è lei che dovrebbe spiegarvi, sono io». Le dita di Killian intensificarono la stretta, mentre i suoi occhi si stringevano cercando di valutare attentamente ciò che sua madre stava dicendo.
«Quando Emma stava male», continuò prendendo coraggio, «sapevo che non saremo riusciti a trovare una soluzione in tempo a meno che non avessimo domandato aiuto a colui a cui non avrei mai voluto chiedere. Ma non potevo permettere che morisse». Puntò lo sguardo su Killian fissandolo con occhi tristi. «Avevo visto il tuo dolore, non potevo permettere che tu la perdessi».
«Così sei andata da lui?», domandò Hook. Non sapevo giudicare dal suo tono se era arrabbiato o solo sorpreso.
«Sì, volevo che la salvasse. Era stato lui a creare il problema e volevo che vi mettesse rimedio».
«Tu l’hai salvata?». Era stata Belle a parlare, rivolgendosi direttamente a Tremotino.
«Non proprio, però ho fatto ciò che potevo».
«Gold mi ha spiegato la situazione», proseguì Sylvia, «e mi ha detto ciò che dovevo fare per salvarla. Mi ha detto che Emma poteva sconfiggere Hyde e la Regina con il pugnale impregnato con la pozione di Jekyll».
«Ma Hyde l’aveva rubata!», la interruppe Henry.
«No, in realtà», risposi. «Abbiamo solo fatto credere loro di averla rubata».
«Tuttavia Tremotino», continuò Sylvia, «mi ha imposto di fare una cosa, una cosa che vi ha fatto credere che Emma fosse morta veramente, e lo ha fatto credere soprattutto a quei due mostri».
«Le hai dato la pozione che hai usato tu?». Era stato Killian a parlare, ancor prima che sua madre potesse spiegarsi; ricollegando il tutto i suoi occhi si erano fatti in qualche modo più scuri.
«Sì Killian e mi dispiace non sai quanto». Sylvia stava tentando con tutte le sue forze di non piangere.
«Quando mi sono risvegliata», intervenni in suo aiuto, «Gold, Sylvia e Jekyll mi hanno spiegato tutto e mi hanno detto che l’unica occasione che avevamo per sconfiggerli sarebbe stata usando l’effetto sorpresa. Mi hanno detto che voi mi credevate morta e che avevano un piano. Abbiamo fatto credere ad Hyde di avermi uccisa, di aver rubato la vera pozione, di potersi sentire finalmente al sicuro. Poi vi abbiamo seguiti, e sono intervenuta nel momento del bisogno».
«Ma perché non dirci la verità?». Questa volta mia madre aveva chiesto direttamente a Tremotino.
«Non vi avrebbero creduto altrimenti. Hyde e la Regina non sarebbero stati tranquilli se non avessero visto il vostro reale dolore».
«E così hai fatto credere a tutti che Emma fosse morta?», domandò Belle. «Tremotino è orribile».
«Ma era l’unica cosa da fare». Era stato Killian a parlare sorprendendo tutti. Lo guardai meravigliata dal fatto che proprio lui avesse detto una cosa simile.
«Nessuno avrebbe creduto alla sua morte se noi per primi non ne fossimo usciti devastati».
«Si ma avremo potuto fingere», protestò mio padre. «In fondo Hyde e la Regina non l’avrebbero capito».
«Invece sì», ribatté Henry. «Abbiamo saputo di Mary». Si fermò un secondo per guardare Sylvia. «Immagino che lo sappiate anche voi». Non credevo davvero che anche loro fossero riusciti a scoprire di lei.
«Sì, lo so purtroppo». Sylvia abbassò lo sguardo, torcendosi le mani. Si sentiva in qualche modo responsabile per ciò che aveva fatto la sua figlioccia e forse anche un po’ ferita e presa in giro dal fatto di aver riposto il suo amore e la sua fiducia nella persona sbagliata-
«Mary?», intervenne Regina. «Non ci sto capendo più niente, qualcuno vuole spiegarmi?».
«Vedi mamma, io ed Hook abbiamo scoperto che Mary era collegata alla associazione che ha finanziato Jekyll, è per colpa di quell’associazione che è finita nella Terra delle storie mai raccontate. Abbiamo pensato che potesse cercare una sorta di vendetta e che potesse fare da spia ad Hyde. A quanto pare avevamo ragione».
«Avete scoperto tutto questo?». Fissai sbigottita prima Henry poi Killian. «Quando?».
«Stamattina tesoro, prima di scoprire che Hyde e la Regina avevano preso il tuo corpo».
«A proposito di questo», iniziai, «è stata tutta opera di Gold. Ha modificato il video della sorveglianza. L’ho saputo anch’io solo poco fa, non volevo farvi preoccupare di più».
«Dovevo forzarvi ad agire al più presto», si giustificò. «In fondo è servito solo per farvi scoprire prima la verità».
«Okay», intervenne Regina facendo il punto della situazione. «Quindi se ho capito bene, una volta risvegliata Emma, tu hai collaborato al piano di Gold al fine di intrappolare definitivamente Hyde e la Regina Cattiva; praticamente ci avete ingannato un po’ tutti quanti e ci avete usato come delle marionette».
«Beh detta così suona peggio di quel che è stato veramente». Ciò nonostante aveva ragione.
«D’accordo». Mia madre fissò prima me e poi tornò a guardare Gold. «Ma torniamo al discorso principale: come hai fatto a salvarla?».
«Mi avevi detto», intervenne Belle, «che non potevi fare nulla per aiutarla».
Sia io che Gold fissammo Sylvia. Lei sospirò e la sua espressione si fece più triste. C’erano ancora due cose che Killian non sapeva: una l’avrebbe reso immensamente felice ma l’altra l’avrebbe comunque fatto soffrire. Purtroppo non potevamo rimandare oltre, era il momento di sganciare la bomba.
«E difatti non potevo», rispose Gold, «non da solo».
«Come?», domandò di nuovo Hook. «Come ci sei riuscito? Non mi fido di te coccodrillo, ma anche se non so cosa hai fatto di preciso, ti ringrazio comunque. Lei non sarebbe qui se tu non fossi intervenuto». Sapevo che gli era costato molto dire quelle parole al suo acerrimo nemico, eppure l’aveva fatto senza esitazione. Nonostante fosse stato proprio Gold a mettermi in pericolo, Killian era riuscito ad essere superiore e l’aveva ringraziato per aver rimediato al suo errore.
«Killian», sussurrai voltandomi verso di lui per guardarlo negli occhi, «non credo che sia Gold colui che dovresti ringraziare, almeno non del tutto. Senza Sylvia non sarei qui adesso».
Le lanciai un sorriso che lei ricambiò dolcemente e poi prosegui con le mie spiegazioni. «Non solo ha chiesto aiuto a Gold ma ha fatto in modo che io potessi sopravvivere. Sylvia ha scollegato la sua vita alla tua e ha fatto sì che Tremotino ci potesse legare la mia». Lasciai che quel concetto facesse presa nella sua mente. Vidi la consapevolezza di quell’affermazione farsi strada piano piano dentro di lui; la sua espressione riusciva a farmi leggere tutto, ogni minimo cambiamento, ogni minima ripercussione.
«Tu…», sussurrò. «Tu sei legata a me adesso?».
«Per sempre». E in meno di un secondo mi travolse in un bacio appassionato. Ricordavo ciò che avevo provato quando l’avevo appena scoperto; adesso lui stava provando esattamente le stesse cose. Sollievo, felicità, emozione, amore.
«Finché tu vivrai, vivrò anch’io», dissi quando mi lasciò andare. I suoi occhi si fecero più chiari e il suo sorriso si allargò.
«Non saremo più costretti a perderci», affermò come se stentasse ancora a crederci.
«Mai più», sorrisi. Niente più addii per noi.
«Era così semplice?», intervenne mia madre riportandoci alla realtà. «Bastava solo questo?».
Sospirai e il sorriso mi morì sulle labbra. «No, la magia ha sempre un prezzo. Il bacio del vero amore è servito per svegliare sia me che Belle; non è naturale, qualcuno è stato costretto a pagare il prezzo di questa situazione, una vita per una vita».
«Chi?», domandarono tutti insieme.
«Qualcuno che è disposto a sacrificare la propria vita per salvarmi», risposi sentendo le lacrime salirmi agli occhi al solo pensiero di ciò che presto sarebbe avvenuto.
«Chi?», fremette Killian, quasi intuendo la risposta. Lasciai che fosse la diretta interessata a svelare quell’ultima verità.
«Io Killian, sono io».


 
Angolo dell’autrice:
Buongiorno e buona domenica a tutti!
Ecco a voi la fine – meritata – di Hyde e della Regina Cattiva.
Finalmente tutti hanno scoperto la verità e c’è stato il tanto atteso ricongiungimento.
Per chi di voi temeva qualche colpo di coda da parte di Gold, beh credo che rimarrà deluso, almeno per il momento… poi non si può mai sapere. Ho pensato di riabilitare anche solo un po’ il personaggio di Rumple visto che nella serie ormai sta diventando sempre peggio, e sta scendendo in un baratro senza fondo. Non mi piace come lo stanno facendo diventare, anche per Belle e per il fatto che comunque nella terza stagione era in qualche modo riuscito a redimersi. Ora sembra invece fare chilometri indietro, il povero Bealfire si rigirerà nella tomba! Quindi ho pensato di redimerlo un po’, almeno nella mia storia, e almeno per il momento.
Ancora mille volte grazie a chi legge e recensisce ogni capitolo
Non riuscirò a pubblicare domenica prossima, visto che vado per il weekend ai mercatini di Natale, ma non preoccupatevi ;). Vorrà dire che per una volta aggiornerò di lunedì, in linea con la nuova puntata di OUAT.
Un bacione
Sara
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: gattina04