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Autore: milla4    20/11/2016    1 recensioni
L'eternità è una parola affascinante, ma anche troppo potente. Eppure, Violet è ancora lì con gli altri abitanti ad aspettare un qualcosa che non verrà mai, o che forse è già avvenuto.
[Murder House]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Patrick, Tate Langdon, Un po' tutti, Violet Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La palla venne lanciata verso di lei da una mano deforme: Bou le sorrideva invitandola a giocare con lui, era l’unica cosa che lo faceva sentire meno triste e solo e nella sua ingenuità credeva che per tutti valesse allo stesso modo.
La sua giovane amica si era rifugiata già da qualche giorno chiudendosi in un silenzio abissale, fatto di dolore per una nuova solitudine
Era lì ferma, sul vecchio letto di lui, accartocciata su se stessa, appena vista la palla, la prese e la ritirò al suo amico.
 
La soffitta era il suo rifugio privato, certo, con dei fantasmi la privacy data da una porta era nulla, ma in realtà nessuno degli altri aveva un valido motivo per salire fin lassù da Bou, l’uomo-bambino deforme; Violet gli voleva bene come ad un fratello minore, erano entrambi orfani e seza possibilità di fuga.
Hugo Langdon, seppur anche lui fantasma della casa, non lo considerava ora come non si era occupato di lui in vita.
 
Violet si alzò in piedi andando verso la piccola finestra della stanza, camminare la rilassava. Lo sguardo cadde sul patio costruito da suo padre ed un senso di vuoto misto ad amarezza la fece rabbrividire: era l’unico cosa tangibile che le rimaneva della sua famiglia ma al contempo era un testimone perpetuo delle bugie, dei tradimenti, dell’odio che da sempre l’avevano soffocata.
Era stata usata per coprire il corpo dell’ex amante incinta, quello era l’impedimento per cui Moira non poteva essersene andata ed era ancora lì, in piedi, accanto alla piscina in rovina.
Era tutto come sempre, una dimora in rovina senza nessun’acquirente che potesse diventarne proprietario e forse loro coinquilino; qualcosa però la colpì: una testa bionda dall’elaborata acconciatura stantia stava parlando con un uomo… vivo.
Nora Montgomery era appiattita contro il muro esterno della casa, nella parte più ritirata e nascosta,  Violet riusciva a vederla solo di sbieco, ma dai suoi gesti come il poggiarsi la mano sul petto o l’arricciarsi una ciocca di capelli intorno al dito mostravano il suo lato seduttore e affascinato dall’ interlocutore, un uomo anonimo sulla quarantina, il cui cappello da baseball ne impediva di vederne i  lineamenti.
 
Ma come cavolo l’ha conosciuto, rinchiusa qui dentro?-
 
-Uh… et-  Bao la stava chiamando
 
-Che?-
 
- …otto- indicando la porta: no, non avrebbe sopportato un’altra riunione come quella della settimana prima, da quel giorno non aveva voluto vedere nessuno né Patrick, né… beh, nessuno visto che il biondo era il suo unico amico o comunque l’unico che la sopportasse all’interno della casa.
Si era occupata di suo fratello da sola, ogni tanto lo aveva lasciato alle cure di Chad, ma solo per poco tempo e sempre sotto la sua stretta sorveglianza.
 
-No, Bau non ne ho voglia… scendi pure se ti va, io credo che rimarrò ancora un po’ qui…- si rigirò per osservare la nuova scoperta, ma ormai di quella strana coppia non era rimasta che l’ombra di uno dei due, quello che ancora ne possedeva ancora una.
-...iolet- il tono non ammetteva repliche, sapeva essere testardo il ragazzo, proprio come… no, non doveva pensare a lui.
-Uff, ok vengo-
 
 
 
 
-Carissimi, siamo qui per gioire di un’altra anima giunta nel posto che tutti noi bramiamo e che raggiungeremo quando sarà arrivato il nostro tempo: Elizabeth, la Dalia nera è andata in Pace-.
 
Silenzio nessuno parlava, nemmeno i gemelli urlavano come al loro solito.
-Perché lei?- Mary parlò con voce strozzata per l’emozione.
-Io…io lo meritavo più di lei, io e Gladys lo meritiamo più di lei, non è giusto- la donna cominciò ad agitarsi, i capelli bagnati da quella ultima volta facevano cadere umide gocce sul parquet della sala da pranzo sparpagliandosi con omogeneità.
 
Nora la raggiunse con la classe che la contraddistingueva per consolarla.
 
Perché ha cambiato abito?
 
Tutto si svolse in fretta, erano state poche le “volate in cielo” ma abbastanza per fare di tutta quella stupida faccenda, una routine.
 
-Ehi straniera, ancora arrabbiata col mondo?- Patrick le venne vicino con passo incerto, aveva paura della Violet isterica, non molto facile da domare.
-Pat, conosci un uomo alto sulla quarantina?-. Violet lo interruppe con una domanda diretta che lo spiazzò. - Uhm… ragazzina non ti pare esagerato? So che ti senti sola e che in campo sentimentale è un disastro, ma ehi! Un uomo così grande non credo faccia al caso tuo-
-Cos?- la ragazza scosse la testa -No no, intendevo conosci un uomo sulla quarantina che gira da queste parti?-
 
Improvvisamente il tono della conversazione cambiò, Patrick non rispose anzi abbassò lo sguardo: cosa le aveva nascosto?
 
L’uomo sospirò- Ok, vieni con me-
 
 
 
NOTE: Non so cosa dire, non c'è nulla che io possa dire se non mi dispiace. Avevo promesso un capitolo al mese e non ce l'ho fatta, so cosa significa aspettare un capitolo che non arriva e, ache se questa mia storia non ha un grandissimo seguito, non è giustificabile un ritardo così clamoroso. In tutta sincerità però non mi sento di darmi tutta la colpa perché purtroppo la vita mi si è accanita contro ... troppo. Due persone a me sin troppo care se ne sono andate e purtropo scrivere una storia come questa, in cui si parla bene o male di morte, era troppo per me.
Quindi... che dire? Saràò sicuramente più regolare negli aggiornamenti ma non so se una volta al mese sia fattibile.

Ringrazio chi mi segue, chi mi ha aspettata e chi mi scoprirà.

milla4

 
 

 
   
 
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