Gold si alzò dal letto con un lamento, maledicendo mentalmente Granny con i suoi letti scomodi. Si vestì rapidamente e si guardò allo specchio per la prima volta dal giorno prima. Per quanto suonasse ironico, pur essendo stato intrappolato in un mondo di specchi, nessuno di essi rifletteva la sua immagine.
Per qualche strano motivo, anche lui aveva i capelli corti, nonostante non ricordasse assolutamente di averli tagliati. Persino per lui, alcuni effetti del siero di Jekyll risultavano ancora totalmente incomprensibili.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, ispidi al tatto. C'era del lavoro da fare.
Scese al bar, accompagnato ancora una volta dalle occhiate impaurite della gente, a cui non badò. Ordinò la colazione e si sedette al bancone, in attesa.
Non passarono neanche dieci secondi che qualcuno occupò la sedia libera accanto a lui.
La prima seccatura della giornata, pensò.
«Allora è proprio vero che dormi qui».
Gold si stupì di sentire la voce di suo nipote e ricambiò il saluto con uno dei suoi rari sorrisi sinceri: «Henry... non dovresti essere a scuola?»
«Sì, beh, ma è ancora presto.»
Rimasero in silenzio ancora un po', fino a quando Gold sfoderò il suo miglior sorriso beffardo.
«Mi pare di capire che qualcuno, qui, si è dato da fare con una certa ragazza...»
Se Gold avesse dovuto decidere se fosse più rosso un peperone o Henry, che si stava strozzando mentre beveva la sua bibita, non avrebbe saputo che dire. Si limitò a ridacchiare: «Le voci corrono anche se si resta per un po' tagliati fuori...»
«O-okay...» riuscì a formulare Henry tra i colpi di tosse.
«Oh, ti prego, non affogarti per colpa mia, altrimenti le tue madri mi ammazzeranno.»
Dopo qualche altro attimo in apnea, Henry riuscì a sorridere di rimando, mentre recuperava lo zaino e si preparava per andare a scuola.
«Ci vediamo in giro, nonno.»
Gold increspò le labbra in un sorriso spontaneo a quell'insolita manifestazione d'affetto, mentre giocherellava con la sua colazione, mezza consumata sul bancone.
Forse, dopotutto, poteva farsi qualche alleato, a Storybrooke.
Restò in camera un altro po', cercando di decidersi sul da farsi. Al momento, non aveva idea di come sbarazzarsi della sua parte cattiva non uccidendo anche se stesso, stando a quanto gli aveva raccontato Regina.
Decise così che la cosa migliore era chiedere aiuto a Emma e alla sua famiglia.
Si diresse da loro nel pomeriggio, trovando sveglio, stavolta, David e non Mary Margaret, addormentata con la Maledizione del Sonno.
A quanto pareva, neppure loro, compresa Regina, avevano idea di come risolvere il problema. Il cuore di Gold fece una capriola quando Emma propose di andare a fare ricerche in biblioteca. Rendendosi conto di quel che aveva detto, subito aggiunse: «Signor Gold, si è chiarito con Belle? Altrimenti credo potrebbe essere un problema...»
Lui rispose prontamente: «Ci siamo chiariti, più o meno. Diciamo che possiamo sostenere una conversazione civile, o almeno credo.»
Così, quel pomeriggio la biblioteca subì una leggera "invasione" nel tentativo di scoprire qualcosa in più su quel siero che aveva creato tanti problemi. Tuttavia, Belle non parve dispiaciuta, anzi si unì a loro.
Rumplestiltskin tentava davvero di leggere quei libri, che parlavano di pozioni noiose che avrebbe saputo compiere anche ad occhi chiusi, ma la sua attenzione era continuamente attratta dai movimenti di Belle. Il modo in cui si sistemava i capelli dietro l'orecchio, come i suoi occhi esploravano meticolosamente le parole che si susseguivano sulle pagine, i sospiri delusi ogni volta che credeva di aver scoperto qualcosa... tutto, in lei, gli sembrava perfetto e irraggiungibile.
Le ore passarono più velocemente di quanto gli sembrasse possibile e in men che non si dica giunse l'orario di chiusura. Tutti se ne accorsero, ma nessuno disse nulla; quella ricerca era di gran lunga più importante. Passarono un altro po' di tempo in silenzio, rotto solo dallo sfogliare delle pagine, finché David disse: «Devo tornare a casa per Mary Margaret.» Si alzò e si infilò il giubbotto, seguito da Emma. Quando uscirono, Regina disse: «Dovremmo andare anche noi, Rumple. La biblioteca è rimasta aperta anche per troppo tempo.»
Tra uno sbadiglio e l'altro uscirono anche loro insieme a Belle, che chiuse a chiave la porta.
Si avviarono insieme per strada; poco dopo Gold imboccò il vialetto che portava da Granny, dando la buonanotte a entrambe. Si soffermò qualche attimo guardandole svoltare ad un bivio qualche metro più avanti. Quando le perse di vista, entrò nella locanda, raggiungendo la sua camera e addormentandosi quasi immediatamente.
I giorni si susseguirono quasi completamente uguali per qualche tempo: al mattino, Gold svolgeva ricerche da solo o si dedicava a spiare i nemici; la sera, facevano tardi in biblioteca studiando i vari libri. A volte, persino Uncino si univa a loro, più per stare con Emma che per aiutare lui. Presto, però, le letture sarebbero finite e, inoltre, trovare qualche informazione utile sembrava sempre meno probabile.
Il morale della sua famiglia - perché sì, in fondo cominciava ad accettare il fatto di farne parte – era sempre più basso, in gran parte perché David e Mary Margaret dovevano vivere separati. Erano loro quelli su cui contare quando c'era bisogno di speranza, ma sembravano aver gettato la spugna.
L'unica cosa che spronava Rumplestiltskin a continuare era la possibilità di un futuro con Belle; era un mantra che ripeteva ogni sera prima di addormentarsi, una luce di speranza che si portava dentro come un talismano.