Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ombra_di_cenere    21/11/2016    0 recensioni
Jean, sempre esuberante e sicuro di sé, si mostra alquanto timido nello scoprire che prova qualcosa di più che semplice amicizia nei confronti di Marco.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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~Sempre la stessa storia! A cena parlo tranquillo coi miei compagni finchè lui non si intromette! Quel pazzo suicida!
Anche oggi è successo: stavo discutendo con Marco e ad un tratto Eren si è alzato dalla sua sedia e ha iniziato a contestarmi. Era un commento alquanto stupido, a tal punto che non mi ricordo nemmeno cosa mi disse ma come sempre non son riuscito a ignorarlo. Mi sono alzato e ho risposto a tono; abbiamo continuato per un po' dandoci degli imbecilli a vicenda, finchè lui non ha detto la frase sbagliata.
- Sei solo una stupida faccia di cavallo! -
Non  appena ha terminato la frase è sembrato accorgersi dello sbaglio commesso; è rimasto con la bocca socchiusa per un secondo, prima che il mio pugno lo colpisse in pieno viso. 
Ricordo che la sala da pranzo era silenziosa come non mai; i ragazzi che prima ci incitavano ad alzare le mani, ora sono ammutoliti.
Eren si è poggiato la mano sul volto arrossato, mi ha guardato con due occhi in fiamme e si è slanciato contro di me, gettandomi a terra. Sono caduto di lato e la guancia sinistra è strisciata per terra. Non è stato per niente piacevole. Subito la stanza ha ripreso vita: tutti chiamavano i nostri nomi, incitandoci a dare spettacolo. Ho solo fatto in tempo ad alzare le mani nell'intento di prendere Eren per il colletto quando questi è sparito.
O meglio: è intervenuta Mikasa. Mi aspettavo un intervento tempestivo da parte sua ma evidentemente credeva che Eren si meritasse quel pugno. Però fin'ora era già stata troppo non-protettiva nei suoi confronti, doveva intervenire. Così lo ha sollevato da terra e se lo è caricato in spalla, portandolo fuori dalla stanza ignorando le contestazioni del semisuicida.

- Aih! Brucia!
- Scusa ...
Marco mi sta passando un fazzoletto sulla guancia per pulire il graffio che mi son procurato grazie ad Eren.
Mi tiene il mento con una mano per evitare che io volti la testa in continuazione. Brucia davvero tanto!
Non oso guardarlo, ho troppa vergogna. Sono stato placcato da quel pazzo suicida davanti a tutti! Che figuraccia! Che penseranno ora? Che sono talmente debole da farmi mettere sotto da quel nanetto?
- Dovresti ignorarlo, te l'ho già detto... - Marco parla a bassa voce, mi ripete sempre che dovrei lasciare stare le provocazioni di Eren, ma come posso?
- Se non reagissi penserebbero che ho paura di lui.
- Ti preoccupi solo di ciò che pensano gli altri di te? Davvero reagisci solo per questo?
- Voglio far capire a quel pazzo che io sono più forte! Che non è tutto bello come crede lui! E che i sogni sono una perdita di tempo! Meglio assicurarsi la protezione che sognare di uccidere titani per divertimento!
- Non dovresti parlare così Jean! I sogni delle persone sono importanti! - Marco ha alzato la voce. Sento che mi guarda ma non mi volto a fissarlo.
- Sai Jean, secondo me tu ti comporti così solo perchè hai paura. Non intendo paura di Eren , ma bensì paura dei giudizi degli altri, paura di rimanere solo. Insomma se sei tra i migliori tutti ti seguiranno, se perdi questo “ruolo” sarai solo.  Capisci che intendo?
- Smettila di dire sciocchezze! - scosto al testa e gli faccio mollare la presa sul mio mento, - Io non ho paura della solitudine!
Marco continua a passare il fazzoletto sul graffio.
- Non ce nulla di male nel volere degli amici Jean … - nonostante parli in tono gentile , non riesco a non arrabbiarmi! 
Io non ho bisogno di nessuno, men che meno di persone che mi ritengono un debole.
- Me la cavo benissimo anche da solo!
Mi alzo dalla sedia e mi avvio verso la porta picchiando forte i talloni a terra.
- Jean, aspetta non arrabbiarti, non ho ancora finito!
- Non fa nulla, tanto è solo un graffio!

Essendo estate il tramonto arriva alquanto tardi, dopo cena ci sono ancora un paio di ore di luce. Dopo che ho lasciato Marco son venuto qui, fuori dal dormitorio abbandonato, per sfogarmi. Questo è il dormitorio più isolato di tutti, ecco perchè mi piace; poi da qui, sulle scale esterne, posso vedere il tramonto.
Diversamente da chi per sfogarsi necessita di rompere qualcosa o picchiare qualcuno, a me bastano carta e matita; e sono proprio queste le cose che tengo in mano. Da casa son riuscito a portarmi il mio quadernetto dei disegni. Non è molto grande, ha le dimensioni di un libro e metà pagine bianche. Inizio a scarabocchiare senza concentrarmi completamente sui miei movimenti. Mi pace disegnare gli occhi, di qualsiasi tipo e forma , ed è proprio un occhio che sto disegnando. Sento la grafite scorrere sulla carta, lasciare il suo segno, netto e scuro sul foglio pallido. Riverso tutte le emozioni in quel tratto, butto tutto lì, in quel disegno. Concentro tutto ciò che provo nelle dita, poi nella grafite e infine lo porto sul foglio. Credo in questo modo di liberarmi da ciò che è passato. Faccio sempre così, per questo disegnare mi rilassa, perchè mi svuota dalle emozioni.
- Disturbo? - una domanda timida mi riporta alla realtà. Chiudo di scatto il quaderno e cerco di nasconderlo di lato. Mi volto e Marco è lì in piedi, appoggiato alla parete del dormitorio.
Accenna un sorriso, si avvicina e si siede al mio fianco; le nostre ginocchia si sfiorano.
- Mi spiace per prima, non volevo offenderti.  -  la sua voce è gentile come sempre, però sento che nelle sue parole c'è anche un'estrema sincerità.
- No, figurati. Sono io a dovermi scusare, me la son presa per una sciocchezza. Tu volevi solo aiutarmi... - di solito mi è difficile chiedere scusa alle persone, ma con Marco è diverso. Quando parlo con lui mi sento libero di dire tutto ciò che penso, nonostante prima ed anche altre volte mi sia arrabbiato con lui.
- Che nascondi? - si sporge per vedere cosa sto nascondendo, ma subito gli volto le spalle.
Nessuno ha mai visto i miei disegni e nessuno ha mai saputo di questa mia “passione” per le matite. Ho sempre pensato che fossero cose troppo personali per mostrarle a qualcuno.
- Dai Jean... Fammi vedere! - Marco allunga un braccio per prendere il mio quadernetto, sembra quasi mi stia abbracciando, allora io allungo la mano col quaderno il più lontano possibile mentre con l'altra gli copro il viso.
-No mai! Smettila! - cerco di allontanarlo ma lui inizia a darmi dei pizzicotti sui fianchi. Stronzo, conosce i miei punti deboli. Gli rifilo una debole gomitata, lui mi tira un ciuffo di capelli.
Come un idiota mollo la presa e mi  tocco la testa con entrambe le mani; con uno scatto Marco riesce a prendere il bottino.
- Vediamo un po' cosa mi nascondi... - dice tutto soddisfatto. Mi guarda dall'alto dei suoi tre centimetri di statura in più rispetto ai miei ,sapendo di essere in vantaggio su di me.
- No Marco per favore! Non guardare! Ti prego ! - lo supplico con gli occhi. Mi assale una paura improvvisa che possa vedere cosa c'è disegnato. Che vergogna!
- Cosa c'è di così importante? Per caso sei un titano e questo è il tuo diario di bordo? Stai nascondendo la tua vera identità? - mi guarda con una faccia teatralmente sospettosa, prima di sorridere e allungarmi il quaderno.
Rimango stupito, ha ceduto subito. Perchè ?
- Marco... non volevi vedere cosa c'è scritto?
- Bhe sì, a dire il vero sto morendo di curiosità, ma da come mi hai chiesto di ridartelo, sembra qualcosa di molto personale, difficile da condividere, quindi non voglio forzarti. -
- Cavoli... Questo si è che un vero amico.
Chiunque altro avrebbe approfittato per guardare e prendermi in giro per i miei disegni, lui invece ha deciso di non farlo. E ha capito ciò che provavo solo guardandomi negli occhi. Questo ragazzo deve aver il talento di saper leggere le persone come libri aperti. Non so, è questa una delle prime impressioni che mi ha dato la prima volta che l'ho visto. Me lo ricordo alquanto impacciato nell'abituarsi all'attrezzatura della manovra tridimensionale, ma ricordo anche che è quello che è riuscito a farsi più amici in minor tempo. Soprattutto, ricordo che è il primo che son riuscito a chiamare “amico”.
- Sono i miei disegni, puoi aprirlo ... - Guardo dalla parte opposta alla sua, mentre glielo dico. Questa decisione mi costerebbe uno sforzo enorme se la persona di cui si trattasse non fosse Marco, dopo quello che ha detto mi sembra giusto condividere con lui il mio piccolo segreto.
- Davvero posso? - mi volto e lo vedo illuminato da un sorriso a trentadue denti. Gli occhi spalancati gli brillano. Annuisco in silenzio per incoraggiarlo a sfogliare le pagine.
Ci sono disegni di paesaggi, la vista da camera mia in città, un cane che sosta davanti al negozio sotto casa, volti di passanti sconosciuti, un cavallo... Noto che Marco si sofferma su questo disegno.
- Non è un mio autoritratto se proprio vuoi saperlo! - cerco di ironizzare per sciogliere quel groppo che sento nello stomaco; non sono ancora del tutto a mio agio col condividere i miei disegni.
- Jean... sono bellissimi! - la sua voce arriva leggera, quasi come avesse paura a parlare a voce alta, spaventato di disturbare quell'armonia presente sulla carta. Sembra incantato dai tratti della grafite, dalle linee morbide della criniera del destriero. Ha la bocca socchiusa mentre scorre le altre pagine e rimane in silenzio.
Io sono bloccato, concentrato su di lui. Sta guardando i miei disegni e li sta apprezzando, non mi sta criticando ne deridendo. Gli piacciono e non ha paura di mostrarlo.
Sento qualcosa smuoversi dentro; sento come del calore sciogliersi nel petto. È una sensazione strana ma piacevole.
L'arancio del tramonto colora la sua pelle con riflessi caldi e i capelli catturano alcuni raggi di luce.
Che mi prende?
 Vorrei rimanere così per sempre, qui ,al tramonto, con Marco che apprezza i miei lavori e sentirmi così per l'eternità. Nonostante all'inizio mi sentissi in imbarazzo, visto che quei disegni sono una parte di me, ora sono contento di averglieli mostrati. In ognuno di quei tratti c'è un poco delle mie emozioni e Marco le sta leggendo tutte, in silenzio.
Arrivato all'ultimo schizzo, quello dell'occhio, mi accorgo che, involontariamente, ho disegnato il suo. Rotondo ,grande e scuro. Ho sempre invidiato i suoi occhi grandi e profondi.
Chiude il quaderno e mi guarda, mi sento avvampare; è come se, avendo sfogliato quei disegni, avesse letto dentro di me qualcosa che nessuno aveva mai visto prima.
- Sai, proprio non ti capisco Jean... - mi dice sorridendo e stringendo il quadernetto nelle mani.
- Perchè? Che ho fatto ? - allargo le braccia confuso e le nostre spalle si toccano.
- Cosa non hai fatto! Jean il tuo è un talento! Perchè lo nascondi? - sembra spiazzato dal mio comportamento.
- Io... - vorrei dire che non mi importa condividere con gli altri i miei lavori, vorrei dire che non ho bisogno del giudizio e dell'apprezzamento delle persone, ma è con Marco che sto parlando, con lui non riesco a mentire e rimanere il solito sbruffone che si tiene tutto dentro.
- È come se avessi vergogna. Insomma quei disegni contengono ognuno un pezzetto di me, sarebbe come mostrarmi completamente a qualcuno. Non ci riesco.
- E allora perchè a me li hai mostrati? - mi guarda perplesso. Quello spruzzo di lentiggini che ha sulle guance risalta nella luce aranciata del sole.
- Perchè... perchè tu sei un vero amico. Sei l'unico di cui io mi fidi completamente. - quanto mi sento in imbarazzo! Non sono bravo a parlare dei miei sentimenti, e nemmeno mi piace parlare di emozioni. Sento caldissimo e ho sete. Non so che mi prende, ma ora sono quasi inquieto.
Marco rimane silenzioso, continua a guardarmi ma io non mi volto, che vergogna.
“Non mi guardare per favore, voltati! Voltati!” penso.
Per distrarmi osservo il tramonto, la luce arancio sulla terra scura, le nuvole rossastre che tendono al viola ora che sta per  tramontare completamente il sole. È inutile.
Mi sento come un attore sul palco, con gli occhi di tutti gli spettatori puntati addosso; dal palco osservi il buio in fondo alla platea ma sai che gli spettatori sono li ad osservarti. Io però ho solo un paio di occhi puntati addosso, i suoi, e questo mi agita parecchio.
- Sei assurdo! – mi dice ridacchiando come si fosse ricordato di un avvenimento divertente.
Lo guardo confuso, inarcando un sopracciglio. Noto che ha un bel naso.
- Adoro il modo in cui arrossisci... - mi dice abbassando la voce, - ti capita più spesso di quanto credi, immagino tu non te ne renda conto.
- Cosa?! - sono ancora più confuso di prima: che sta dicendo?
Finalmente riesce ad incrociare il mio sguardo, mi sento attraversato da un brivido quando vedo i suoi occhi marroni, resi tremendamente caldi dai riflessi del tramonto.
Che mi prende?
Mi sento tremare dall'interno. Quello sguardo mi smonta, pezzo per pezzo. Sembra che guardandomi riesca a leggermi fin nel profondo e possa percepire  l'agitazione che ho dentro.  Non riesco a spiegarmi il perchè di queste strane sensazioni; evidentemente mi è rimasta la cena sullo stomaco a causa della rissa.
- Jean, apprezzo molto il fatto che mi consideri come un amico, ma io non... - non mi guarda mentre parla, fissa i suoi piedi. Mi sento perso: possibile che mi sia sbagliato? Per tutto questo tempo?
- Non mi consideri tuo amico? Posso capire Marco, insomma io ho un brutto carattere e sono mol - mi interrompe passandosi una mano sul viso.
- Non intendevo affatto questo... Jean è l'esatto opposto!
Sono confuso... come può considerarmi più di un amico?
Insomma io sono un disastro con le persone, rovino sempre tutto. Non sono uno di cui ci si possa fidare, sono irascibile e attacco briga con tutti.
- Io vorrei poterti considerare più di un semplice amico! Non intendo un migliore amico ma … Bhe sì insomma... Io sento che provo altro, non solo amicizia, nei tuoi confronti. Qualcosa di più di semplice affetto... - mentre parla gioca con le dita, le intreccia nervoso,le scrocca. Si morde il labbro; la luce aranciata del tramonto aveva nascosto il rossore acceso delle sue guance. Anche la punta delle orecchie è arrossata.
Mi ci vuole un attimo per capire cosa intende. Il mio cervello sembra quasi un vecchio sistema di  ingranaggi che viene attivato improvvisamente. La confusione di prima sparisce lasciando spazio ad altre emozioni; predominanti sono l'imbarazzo e lo stupore. Rimango immobile mentre assimilo pienamente il concetto che Marco vuole trasmettermi.
Lui prova più di amicizia nei miei confronti! Lui è inna... innam... non riesco nemmeno  a pensarlo tanto sono imbarazzato.
Non so che fare.
Sento ancora dei brividi percorrermi. Non capisco che mi succede, un istante mi sento quasi felice e sollevato, quello dopo mi sento tremendamente agitato.
Vorrei scappare ma vorrei parlare, ma non saprei bene cosa dire, visto che non so bene cosa sto pensando.
- Scusa... Non avrei dovuto dirtelo... Io... è meglio che vada – Marco si alza e si volta per andarsene. Evidentemente ha interpretato il mio silenzio come un invito ad andarsene.
Ma non voglio che vada! O forse è meglio se rimango solo?
Sono confuso più di prima, che devo fare?
Faccio un respiro profondo; devo calmarmi.
Che cosa sento?
Sento che sono stato bene mentre gli mostravo i miei disegni; allora perchè ero così agitato?Forse perchè è la sua presenza che mi agita? Perchè avevo paura di mostrarmi a lui? Magari perchè temevo di non essere all'altezza delle sue aspettative? Perchè mi sento solo ora che lui è a pochi passi da me? Mi sento incompleto come se mi mancasse  un pezzo fondamentale dentro.
Decido che per una volta lascerò fare alle mie emozioni che ora mi stanno dicendo di correre. Ma non correre lontano e nascondermi a disegnare, bensì di correre da Marco. Dall'unica persona che mi abbia  mai capito realmente, dall'unico che mi sia mai stato accanto nonostante il mio carattere, dall'unico che sia mai riuscito a leggermi dentro, fino a riuscire ad agitare quell'apatia di emozioni che era il mio cuore.
Ha fatto solo un paio di passi, mi alzo di scatto lasciando il quaderno a terra e  lo prendo per un polso. Lui si volta, io lo tiro verso di me e, con la mano libera poggiata sulla sua guancia, lo avvicino finchè appoggio le mie labbra sulle sue. Lo sento irrigidirsi, ho chiuso gli occhi istintivamente ma posso immaginarmi i suoi occhioni scuri spalancati, le sue lentiggini su uno sfondo rosso ardente. Anche io mi sento tremendamente rigido, dopotutto non mi era mai capitato di dare un bacio. Credevo fosse roba da deboli e invece mi ha richiesto una quantità enorme di coraggio, che mi è stato dato dalla confusione. La sua guancia a contatto col mio palmo è caldissima. Le sue labbra son morbide; trattiene il respiro. Mi sento sciogliere dall'interno quando percepisco che si rilassa un poco: espira e sento il suo fiato caldo sulle guance.
Allento la presa sul suo polso e lui prende la mia mano, intrecciando le sue dita con le mie. Siamo immobili da qualche istante,godendoci quella confusione interna che ci procura quel contatto nuovo. Mi allontano a malincuore, non sapendo come procedere, e non volendo sembrare troppo insistente.
Riesco a sostenere il suo sguardo sorpreso: devo averlo stupito!
È paonazzo in viso e sicuramente lo sono anche io; quando nota che le nostre mani sono ancora intrecciate, spalanca gli occhi ,scioglie la presa e scappa lasciandomi solo, perplesso e imbambolato a causa di tutte quelle emozioni complicate che mi stanno girando nello stomaco.
Sono anche queste la causa del sorriso da ebete che mi ritrovo involontariamente stampato in faccia, mentre raccolgo il mio quadernetto e mi avvio verso  il dormitorio.




angolo scrittrice: Heilà!! Sono tornata! 
                           ho scoperto questo fantastico mondo ovvero quello di attacco dei giganti e WOW adoro questo manga!
                           e, da brava fangirl, mi sono innamorata della ship JEANxMARCO! Li adoro!
                          questa piccola FF ( che per ora ha solo un capitolo a seguire, chissà magari aumenta) l'ho scritta perchè sentivo il bisogno di  
                          scrivere di loro due.  Non è nulla di speciale, ne sono consapevole, nel prossimo capitolo diciamo che i nostri innamorat fanno un
                         passetto in più ma nulla di che.  
                        grazie per aver letto :D           

                                                                                                                                 un bacio, Ombra
                          P.S: per quanto io possa adorare Jean, il migliore in assoluto per me rimarrà sempre Erwin <3

 

      

 

   
 
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