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Autore: utako    21/11/2016    1 recensioni
Era così...bello. Non pensava di poter mai attribuire un aggettivo del genere ad un suo compagno di squadra, un suo fidato amico, ad un ragazzo...eppure, in quel momento, non trovava altre parole che potessero descriverlo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un pomeriggio tiepido, le tende bianco sporco dell'aula si muovevano, il paesaggio colorato d'arancione, le voci in lontano sottofondo. Non era un contesto niente male, per nulla caotico, genuinamente tranquillo, così tranquillo che il capitano della Karasuno non si stupì di trovare il vice con la testa sul banco a sonnecchiare.

I capelli argentei di Sugawara brillavano di giallo e arancio colpiti dai raggi fiochi di un giorno che se ne andava, le ciglia lunghe sbucavano, con metà del suo viso, al di sopra delle braccia che stava usando come cuscino d'emergenza. Aveva detto di aver dimenticato qualcosa in aula proprio nel bel mezzo degli allenamenti, scusandosi e avviandosi velocemente verso la stessa nel bel mezzo di tutto; diceva che era qualcosa di importante, molto, per questo Daichi lo aveva lasciato sfrecciare via dandogli un tempo limite di dieci minuti.

Perché, in quel momento, si trovasse anche lui lì era abbastanza intuibile.

Erano passati dieci, quindici, venti minuti e ancora l'alzatore non si era fatto vivo; tutti cominciavano un po' a preoccuparsi ed ecco perché era là, sull'uscio della porta, con il fiatone appena e piccole goccioline di sudore che colavano giù per la sua fronte.

Gli si avvicinò, piano piano, a piccoli passi. Non voleva svegliarlo, non ancora. Era raro vedere Sugawara in un momento di debolezza come quello. Certo, lo aveva visto altre volte dormire a causa dei campi di ritiro, delle partite e altri avvenimenti minori, eppure, in quel momento, sembrava diverso.

Aveva un espressione rilassata, seppur visibilmente stanca, le gambe al di sotto del banco erano abbandonate a se stesse mentre quei due ciuffetti ribelli ondeggiavano al vento. Il piccolo neo faceva capolino dietro la mano che copriva, con il dorso, la guancia, le maniche della felpa erano rimaste ancora alzate e la sua schiena si muoveva ritmicamente seguendo i suoi respiri, così silenziosi che non potevano essere percepiti all'interno dell'aula.

Daichi gli si fermò accanto ad osservarlo.

Era così...bello. Non pensava di poter mai attribuire un aggettivo del genere ad un suo compagno di squadra, un suo fidato amico, ad un ragazzo...eppure, in quel momento, non trovava altre parole che potessero descriverlo. Si sentiva confuso da quando Sugawara gli aveva confessato di provare qualcosa per lui, ogni giorno sempre di più. Si chiedeva come potesse, l'altro, rapportarsi normalmente a lui senza cambiare le proprie abitudini, si chiedeva come facesse ad essere così sereno dopo esser stato respinto, si chiedeva perché più i giorni avanzavano e più lui lo trovava affascinante. Dal modo in cui parlava al modo in cui sorrideva, da come teneva la penna mentre prendeva appunti a come si allenava duramente nonostante il suo ruolo, da come indossava la divisa a come si cambiava negli spogliatoi.

Era diventato, senza accorgersene, il suo pensiero fisso e si chiedeva se quello poteva essere chiamato “amore”.

Non lo sapeva e sperava che fosse proprio quello che forse era il suo primo a dirglielo.

La mano ruvida del capitano si diresse sulla spalla dell'altro, atta a scuoterlo appena sperando di svegliarlo, senza successo. Allora cominciò ad infastidirlo sul braccio, ricevendo di risposta un mugolio che, a sincerità aperta con se stesso, gli fece perdere un battito.

Era il suono più dolce che le sue orecchie avessero sentito.

<< Suga-san. >> cominciò, chiamandolo dapprima dolcemente a voce bassa.

<< Suga-san... >> riprovò, alzando un po' il tono.

<< Suga. >> questa volta parlò normalmente. Nessuna di queste tre invocazioni ebbe successo.

Cominciò a pensare che quel ragazzo stesse solo fingendo di dormire...oppure aveva solo un sonno bello pesante.

<< Sugawara. >> niente.

Sospirò appena, non si smuoveva di un millimetro, anzi, si era ancora accoccolato di più su quel pezzo di legno liscio.

“Chissà cosa sta sognando” si domandò per un secondo. “Chissà se nei suoi sogni ci sono io” continuò...lasciandosi stupito da solo. Stava seriamente pensando una cosa del genere? Lui? Assurdo.

Gli si andò a sedere difronte, a cavalcioni della sedia che avvicinò appena i loro piedi, ora in contatto, scarpa contro scarpa, sotto quel banco.

Si ritrovò a guardarlo ancora una volta. Le ciglia erano così lunghe e folte che gli sfioravano la mano, rossa appena sulle nocche ma completamente candida per il resto. L'indice della stessa era sollevato e sbucava da sotto la sua guancia per poi posarsi sull'avambraccio, volto ad accogliere la sua testa. I ciuffi frontali si erano scompigliati sulla sua fronte, formando quasi una frangia scomposta che nascondeva le sopracciglia.

Da quella prospettiva era ancora più bello.

Daichi, senza sapere quale forza lo stesse muovendo, avvicinò l'indice al suo volto, toccando come un piccolo bottone quel neo sotto l'occhio che tanto risaltava sulla sua pelle chiara. Le sue ciglia lo sfiorarono e la loro morbidezza non lo stupì. Sugawara mugugnò, ancora, mentre il dito dell'altro passava dal neo alla sua mano e, infine, sul suo braccio, cadendo silenzioso sul banco dove poggiava.

Aveva la pelle tremendamente soffice.

<< Koushi... >>

Sussurrò, lasciando che le sue labbra si muovessero da sole per soffiargli sul viso, ricevendo in risposta gli occhi dell'altro che si strinsero per poi cominciare ad aprirsi. Non si era reso conto di averlo chiamato per nome, non lo aveva mai fatto in tutto quel tempo; che fosse un ulteriore conferma ai sentimenti che aveva cominciato a sviluppare?

Appena il più grande dei due fu sveglio abbastanza da mettere a fuoco il compagno dinanzi a se, fu troppo tardi. Sollevò il viso e i loro nasi si sfiorarono quasi, sentì il proprio respiro infrangersi contro quello del numero uno e le sue guance colorarsi di un lieve rosso.

<< Da...ichi? Che ci fai qui? >> chiese sorpreso con la voce ancora impastata per via del sonno.

Daichi dovette fissarlo per un po' prima di realizzare cosa fosse successo, intanto ebbe il tempo di osservare quanto fosse genuinamente bello anche con le guance arrossate. Era forse una maledizione, quella? Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

<< Sei scomparso da venti minuti circa e mi chiedi anche cosa ci faccio qui? Pensavamo ti fosse successo qualcosa di grave. >> lo rimproverò, con un tono che faceva capire quanto gli si fosse scaldato il cuore a vederlo così indifeso più che a vederlo lontano dagli allenamenti.

<< Ops! >> Sugawara disse facendo una piccola smorfia, tirandosi su e grattandosi la nuca mentre il suo solito sorriso gli si dipinse sulle labbra rosee.

<< Cosa sei venuto a prendere? >> dritto al punto, aveva bisogno di far sparire quell'imbarazzo creatosi, eppure gli veniva così difficile dato che sembrava sempre più ammagliante con la luce calda che lo illuminava.

<< Oh...quello... >> Sugawara sollevò gli occhi distogliendoli da quelli di Daichi, lasciandoli vagare prima di mostrare il polso rimasto nascosto per tutto il tempo.

<< Un polsino? >> chiese confuso il capitano.

<< Il polsino che mi hai regalato il giorno del mio compleanno!>> rise, sventolandoglielo davanti agli occhi. <> completò sorridendo furbo, mentre gli occhi esprimevano pura innocenza.

Daichi, stai calmo” pensò il numero uno.

<< Io mi preoccupo per te e tu mi prendi in giro? >> chiese il numero uno al secondo, che si era messo a viso poggiato sul banco mentre lo osservava dal basso.

<< Ma lo sai bene anche tu come le mie prestazioni aumentino quando lo uso. >>

Calmati, ti prego.”

<< Queste sono solo coincidenze, rimani un ottimo alzatore anche senza. >>

<< Però con questo lo sono di più! >> rise giocondo mentre si tirava su, tendendosi.

Koushi...”

La mente di Daichi era in confusione. Anche se continuava a mantenere apparente calma durante quel semplice discorso, dentro di se cresceva qualcosa che non sapeva riconoscere. Ma perché tutto all'improvviso? Perché in quella classe? Era di sicuro colpa dell'atmosfera, ne era certo.

<< Bene, allora te la do io una cosa che può davvero aumentare le tue prestazioni. >>

Il capitano si girò un secondo, frugando sotto il banco a cui aveva rubato la sedia essendo, quei due, i loro rispettivi banchi.

<< Cos'è? Una bevanda energetica? >> lo prese in giro il ragazzo dai capelli argentei mentre si sporgeva sempre più per guardare.

E fu in quel momento che Daichi si voltò di scatto, posò istintivo una mano sulla guancia di Sugawara e si avvicinò vertiginosamente al suo volto. Lo sentì sussultare sotto il suo tocco, come se fremesse, lo vide anche mordersi le labbra e trattenere il respiro.

<< È molto più di una bevanda energetica. >>

Fu un attimo, il mondo attorno a loro smise di funzionare. Niente voci in lontananza, niente tende

che si muovevano, niente sole che calava. Come in un fermo immagine, le loro labbra si incontrarono dolcemente, unendosi all'improvviso come qualunque attimo rubato al tempo.

Le labbra del numero uno constatarono quanto quelle del secondo fossero calde, morbide, così come l'altro poté sentire quanto le sue fossero secche, forti, premute avidamente contro le sue. Il più grande non aspettò un secondo a schiudere le proprie alla ricerca delle gemelle, sfiorando i denti dell'altro con la lingua, separandosi solo allora, seppur di poco.

<< Daichi, non è sbagliato? >> sussurrò in imbarazzo.

<< No, non lo è. >> concluse quello prima di riprendere ad unirsi, dando vita ad uno scontro di respiri.

Quando si separarono, Sugawara aveva il volto completamente rosso e Daichi le gote bordeaux fino alle orecchie.

Si fissarono confusi ed eccitati dal momento, come se i loro stessi sguardi domandassero ciò che le proprie bocche non riuscivano a dire.

<< D-dopo gli allenamenti, dobbiamo parlare. >> bofonchiò il castano che si era alzato di scatto coprendosi le labbra con il dorso, avviandosi verso la porta non troppo velocemente ma abbastanza da sentire solo il rumore della sedia dell'altro che veniva scaraventata via e un “sì” urlato e balbettante.

Cosa fosse successo in quell'aula, non lo avevano capito nemmeno loro.





Angolo autore
Salve gente!
In primis, vorrei scusarmi con tutti quelli che stavano seguendo la long che ho cancellato...purtroppo non mi sentivo di continuarla, probabilmente la renderò una oneshot dato che sono più pratica con queste-
E QUINDI, siccome era la mia prima storia pubblicata così, si può dire che inaugurerò nuovamente con questa oneshot sempre a tema DaiSuga, perché io amo questi due.
Grazie a chiunque è arrivato fin qui! Ciao!

 

   
 
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