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Autore: _f r a n c y_    21/11/2016    5 recensioni
Eccola, quindi: una one-shot sulla promozione di Neji a jounin. ("Ma Neji è morto!", naaa! E' vivo, fidatevi. Ci sto lavorando...) Abbiamo una tiepida sera di luglio, una festa fra gli alberi, Chuck Berry alla chitarra e giovani ninja che ballano. Tranne uno. Vorrebbe: sembra divertente lasciarsi andare. E Tenten, beh... è un richiamo ancestrale di libertà mentre saltella scalza al bagliore rosso delle lanterne. Persino l'eremita Shino Aburame ha danzato con lei.
Essere il primo della classe, essere un genio, è un peso quasi derisorio quando l'introversione ti impedisce di raggiungere l'obiettivo. Perché Neji Hyuuga governa il timone della razionalità come nessun altro, ma quando vorrebbe assecondare le emozioni non riesce muovere un sol passo. (Punto di vista narrativo: gli occhi candidi del cadetto prodigio)
- Almeno, l'alcol è buono. - Nara agitò una bottiglia. - Gradisci, jounin?
- Volentieri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Come già in "Finding Tenten", ci saranno un paio di agganci ad altre due fanfic. Questo non perché voglia costringervi a leggere tutto quello che scrivo sul NejiTen. Anzi, la one-shot si capisce comunque. E' più un bisogno mio: devo visualizzare queste storie in un unico processo per poterle scrivere. Escluse le what if?, ovvio.
Poi, beh, se vorrete fare una visita... Muahah.

Consiglio: se non conoscete "Moonlight Serenade" di Glenn Miller (1939), date un ascolto per calarvi nell'atmosfera.



One step closer


 
And I know
the scariest part is letting go
'Cause love is a ghost you can't control
I promise you the truth can't hurt us now
So let the words slip out of your mouth
(Christina Perri, "The Words")



Chi non è introverso non potrà mai capire i dilemmi sociali che originano da questa condizione.
Dietro la facciata da allievo esemplare, sempre dedito al confermare il proprio prodigio, Neji Hyuuga era una persona molto introversa. Se si trattava di esternare il lavorio della sua razionalità, non vi erano indugi a frenarlo. Il che, negli anni, gli era costato l'epiteto di saccente. Se invece erano le emozioni a supplicarlo di dar loro una forma, il processo si inceppava.
Nel rispetto della propria reputazione di genio, Neji fu il primo ninja della sua generazione a meritare la promozione a jounin, il grado dei sensei. Nonché fra i pochi, nel corso della storia, a ottenerlo a breve distanza dall'uscita dall'accademia. Aveva appena compiuto sedici anni.
Malgrado fosse fin troppo consapevole delle proprie capacità, Neji non avrebbe mai festeggiato l'evento se i suoi due compagni di squadra non avessero insistito. O meglio, se non lo avessero attirato con l'inganno sul luogo del baldoria.
Una volta lì, gli furono sufficienti cinque minuti per capire che Tenten, Rock Lee e gli altri giovani ninja di Konoha non si erano radunati nella foresta tanto per celebrare il suo nuovo grado. Volevano celebrare. Punto.
Le liete notizie erano chimere e lui gliene aveva offerta una tanto inaspettata quanto fenomenale. Le esperienze che li avevano battuti, le scelte che erano stati costretti a compiere, li avevano sgrezzati. Adulti nel corpo di adolescenti, con la perenne e inguaribile nostalgia di una spensieratezza che avevano immolato troppo presto. Questo erano.
Lontani dalle strade e dagli occhi del villaggio, e con il favore dell'oscurità, slegarono i coprifronte. Calciarono via sandali e stivali. Le ragazze dischiusero i capelli sulle spalle.
Mentre li osservava danzare, sorseggiare sake e improvvisare odi con rime stonate al suo indirizzo, Neji comprese di aver regalato loro un'innocenza che temevano morta. Apparivano come seguaci di un culto ancestrale e proibito, sotto gli sguardi rossi delle lanterne.
Ino Yamanaka aveva trafugato un vecchio grammofono dalla soffitta di casa e Tenten aveva noleggiato in biblioteca una pila di dischi alta fino al ginocchio. il regolamento sui prestiti imponeva un massimo di tre, ma avere un numero di presenze che rasentava quello della bibliotecaria permetteva a Tenten di godere di privilegi esclusivi. 
La bocca del grammofono, un'ipomea di rame, disperdeva melodie ruvide. Suoni smerigliati che seducevano con i loro segreti gelosamente trattenuti.
Persino due rivali dichiarate come Yamanaka e Haruno avevano intrecciato le dita per danzare.
Tenten arrivò da Neji in una corsa saltellante. Si lasciò cadere sull'erba di fronte a lui. Anche lei, che portava sempre i capelli raccolti in due crocchie levigate, li aveva alleviati di qualsiasi rigore per quella sera. Nessuno l'aveva riconosciuta, in un primo momento.
- Ehi, jounin, vieni a ballare!
Aveva bevuto, ma non abbastanza da sacrificare la lucidità. Ondeggiava nel confortevole tepore dell'alcol. L'ebrezza musicale le aveva scarmigliato le ciocche terrigne: si allungavano sul volto da angolazioni diverse, per poter toccare la delizia sul suo sorriso.
Era un ritratto del disordine. Un allettante trionfo di libertà.
- No, grazie. - rispose lui.
- D'accordo, ti concedo di tenere le scarpe, se non vuoi sporcarti come noi selvaggi.
Indossava soltanto due macchie di colore: lampone sulle labbra e amaranto sull'abito al ginocchio. Poi un bracciale rigido e un paio di orecchini ad anello.
Come tutti gli introversi, Neji votava i suoi silenzi ad una minuziosa analisi dei dettagli.
- Non è per quello. Sto benissimo qui. Piuttosto, Lee...
- Ah, tranquillo. Gli ho cacciato in mano una bottiglia riservata. Lui crede sia sake, in realtà è acqua, zenzero e un dito di alcol. Non distruggerà nulla questa volta. - gli cinse il polso. - Andiamo!
- No, davvero. Non mi serve ballare per divertirmi.
- Lo diceva anche Shino Aburame. Ma dopo i primi passi l'ho visto sorridere! Se ho convinto lui...!
Con un movimento fluido, Neji ruotò il palmo verso l'alto e si svincolò dalla presa. Sollevò il bicchiere tra di loro.
- Va bene. Prima finisco questo.
Tenten increspò la bocca e lo guardò sottecchi.
- Ahi-ahi. Un buon jounin non mente ai suoi compagni, Neji-san.
Sorrisero.
In realtà, ballare su quelle note graffiate sembrava divertente. Nessuno aveva una ruga di noia o tristezza, mentre si scuoteva nell'aria tiepida. Più Neji li esaminava, però, più si sentiva inadatto a imitare la loro disinvoltura. Restando un mero spettatore della loro felicità.
- Sono orgogliosa di te. - disse Tenten, scostando i ciuffi dal viso. - Lo sai, vero? Ero certa che saresti stato il primo fra tutti noi.
- Stai cercando di corrompere un jounin con le lusinghe?
Lei si piegò in una risata colpevole. Era radiosa.
L'ipotesi, freschissima, che l'ammirazione di Tenten per lui avesse di recente assunto una declinazione meno platonica era un sospetto piacevole. O forse era un segnale d'allarme: un sintomo di quella arroganza e di quell'autocompiacimento che gli imputavano.
Le kunoichi la chiamarono e Neji capì che quei minuti di intimità erano ormai condannati.
Magari avrebbe davvero potuto seguirla.
Appoggiò il bicchiere vicino al tronco, gli occhi di lei che assistevano dilatati. Le affidò la propria mano con un gesto rassegnato, magnanimo.
Gli schiamazzi delle ragazze si acuirono. Rock Lee stava supplicando Sakura Haruno di fare coppia, ma lei non era ancora abbastanza sbronza da accettare la sua vicinanza.
- Tenten, vieni a riprendertelo!
- Tenten? Certo, la mia sorella di Giovinezza! Dov'è? Dove sei, sorella? Eccoti!
L'unica donna del team Gai si ritrovò con la parte sinistra del corpo chinata verso Neji e quella destra in piedi, reclamata da Lee.
- Dai, vieni! - incitò lo Hyuuga. - Saremo noi tre, come sempre! Lee monopolizzerà l'attenzione generale, quindi puoi stare tranquillo!
Neji trattenne la risposta. La logica di Tenten era convincente.
Poi lei si volse verso la Bestia Verde e spezzò il contatto visivo.
Le dita pallide del jounin sgusciarono via. Tenten cercò di riacciuffarle, ma ormai era esposta alla gravità di Rock Lee. 
Dalla sua gola a corolla, il grammofono diffuse una canzone rivolta ad un tale di nome Johnny. Lo incoraggiava ad andare, andare, andare avanti a suonare quella chitarra e a stupire tutti col proprio talento inaspettato *. Il ritmo sembrava cucito sulla frenesia connaturata in Lee.
I piedi di Tenten cercavano il riflesso in quelli rapidi, rapidissimi dell'amico.
- Questa è la Giovinezza! Sei la migliore, ti adoro!
Gli altri e le altre rallentarono per osservarli. Sull'intervallo strumentale, Lee lasciò una delle mani di lei, sollevò l'altro braccio e la guidò in una giravolta. Poi un'altra e un'altra ancora. Uno scroscio di applausi. 
- Lee, basta! Sono troppe, non capisco più niente! - lo implorava lei, ma le parole erano sillabe spezzate dalle risate.
Neji non ne perse neppure una, di quelle piroette. La gonna di Tenten si gonfiava e sgonfiava come una medusa luminescente. I suoi capelli tracciavano orbite inafferrabili nel cielo terso di luglio.
Curioso come quella sera avesse fatto appello sia alla terra sia all'acqua sia all'aria per descriverla, eppure non uno di quei riferimenti gli sembrasse esaustivo. 
Shikamaru Nara prese posto accanto a lui, sull'erba umida.
- Perché ho l'impressione che l'unico a non divertirsi sia il festeggiato?
- Sei tu quello che sta chiedendo asilo in un angolo. In alcune società, il mio mantenere le distanze verrebbe interpretato come la conferma della superiorità che mi state riconoscendo.
- Risposta evasiva, Hyuuga. Sempre il solito bastardo.
Fecero tintinnare i bicchieri in un brindisi.
- Ballare, saltare. Agitarsi. - fece Nara in una smorfia. - E' così dannatamente noioso.
Neji guardò di nuovo i suoi compagni di squadra: il loro divertimento era incandescente. Era stato ad un sospiro da quel calore.
- Hai ragione.
L'altro leccò una goccia di sake da una nocca.
- Almeno, l'alcol è buono. - agitò una bottiglia. - Gradisci, jounin?
Il bicchiere di Neji si stava svuotando e Tenten non doveva accorgersene.
- Volentieri.



Si svegliò in una stanza che non era la sua. Sdraiato su un letto, il busto sollevato da un cuscino compatto. Una coperta di cotone sulle gambe.
Vicino alla finestra, schiusa sulla notte, ondeggiava una candela.
La tenuta da kunoichi appesa dietro la porta, le stampe di armi rare su una parete e la sfilata di libri sulle mensole gli dissero di essere nella camera di Tenten. Fino ad allora l'aveva solo scorta dall'ingresso dell'appartamento.
Scostò la coperta e si alzò. Mossa avventata di cui si pentì presto: le tempie strillarono, come se stesse indossando degli occhiali troppo stretti.
Attraversò il corridoio buio; profumava di bagnoschiuma alla passiflora. Oltrepassando il bagno, udì un russare non proprio sommesso.
Dal pavimento del salotto ammiccava una lanterna rossa. Una di quelle della festa. Al suo bagliore, Tenten leggeva un romanzo. La schiena distesa su un futon e le gambe verticali, appoggiate al muro.
Si era cambiata. Un paio di pantaloncini, una canottiera ed una maglia ampia, che scivolava giù dalla curva della spalla. I capelli erano annodati in una coda approssimativa. A quanto sembrava, le celebrazioni erano finite da molto.
- Bensvegliato! Adesso ti reggi in piedi da solo, eh?
- Come... Perché... sono qui?
Tenten chiuse il romanzo e rotolò su un fianco. Gli disse di accomodarsi sul divano e sparì in cucina. Tornò con una tisana calda e due tramezzini.
- Tu e Nara. - esordì, sedendosi. - Gli ultimi da cui ce lo saremmo aspettati.
Neji sorseggiò la bevanda fumante senza dar segno di ricezione.
- Avete svuotato una bottiglia intera!
- Oh.
- Akimichi ha portato a casa Nara, ma io avevo due fuggitivi a cui dare ospitalità. Due! Perché se tuo zio ti avesse visto in quello stato, non te lo saresti mai perdonato. Così Hinata è tornata a Villa Hyuuga dicendo che preferivi passare la notte con la tua squadra.
- Un buon piano. Grazie.
- Ricordati di ringraziare anche Shino. E' stato lui a trascinarti fino a qui, mentre io portavo Lee.
Lo spuntino notturno si fece indigesto.
Tenten si stiracchiò in un mugolio.
- Mi ha anche aiutata con quella. - accennò alla lanterna, - Mi sono lasciata sfuggire che mi sarebbe piaciuto tenerne una e lui... ha liberato uno sciame di lucciole. Hanno afferrato una delle lanterne con le loro zampette e l'hanno sollevata davanti a noi per tutto il tragitto! E' stato... surreale. Leggendario. Quell'Aburame è più gentile di quanto non si impegni a smentire.
Neji non poteva giurare di aver carpito ogni parola di quel racconto appassionato. Malgrado la scomoda presenza di Shino Aburame.
- Come fai a essere così... - le chiese, - Non avevi bevuto?
- Eccome, ma ormai so quando fermarmi. Abbiamo sistemato te nella mia camera e Lee qui, poi mi sono buttata sotto l'acqua.
- Ma Lee non è qui.
Lei rise.
- Ho avuto appena il tempo di infilare l'accappatoio e uscire sul tappetino, che Lee si è lanciato nel bagno e ha rimesso nella doccia. Tre volte.
Neji deglutì la tisana come se fosse stata un sasso.
- E' disgustoso.
- Ma... che avete voi uomini? - esclamò lei. - I tuoi occhi attraversano la pelle delle persone: puoi vedere le loro viscere contrarsi, accidenti! E Aburame ospita colonie di insetti nel proprio corpo. Eppure diventate verdi davanti ad un po' di succhi gastrici!
- Quindi è Lee che dorme in bagno?
- Sì, evita il mio affondo, Hyuuga... Nella vasca, per l'esattezza.
Lo guardò mentre masticava a fatica un panino. 
- La tua prima sbronza nel tuo primo giorno da jounin. Che inizio promettente!
Neji si voltò verso di lei. Addentò un altro morso, senza smettere di fissarla.
- Era... - Tenten accompagnò due ciocche dietro le orecchie, - Era una battu-...
- Non c'è felicità quando parli della mia promozione. L'ho notato anche prima.
- Ma cosa... Certo che sì! Sono orgogliosa di te, Neji! Te l'ho già detto! A meno che... Scandaloso, eri già ubriaco?
- Sei orgogliosa, sì. Non felice. E' invidia, forse?
- Ovvio che no!
- E' comprensibile, dopotutto. Sei una persona molto competitiva.
Lei si alzò dal divano.
- Se l'alcol su di te ha questo effetto, dovresti darti all'astemia. Sembra di parlare con il Neji di tre anni fa.
- Adesso sei tu a scansare l'argomento. - alzò la voce, mentre lei si rifugiava in cucina a lavare delle stoviglie. Due tazze da té, per la precisione. A quanto pareva, Shino Aburame aveva indugiato a lungo in quell'appartamento.
Tenten sobbalzò quando la mano di Neji violò il suo campo visivo. Ripose la tazza ed il piattino nel lavello.
- Grazie per l'ospitalità. Dovrei riuscire a tornare alla Villa senza l'aiuto di un entomofilo. A lunedì.
- Aspetta! - Tenten sciacquò il sapone dalle dita così in fretta da schizzare fin sopra il frigorifero. Si parò sulla soglia della stanza e gli porse due libri.
- Li ho presi in prestito per te. "Autobiografia di un veterano shinobi" e "Tecniche di spionaggio avanzato". Potrebbero esserti utili.
Lui esitò. Infine le sue mani risalirono le copertine dei volumi, fino a sfiorare quelle di Tenten.
- Perché stai tremando?
- Ho... ho freddo.
- E' luglio.
- Anche a luglio può fare freddo.
- Il termometro dietro di te segna venticinque gradi.
- E' rotto.
- Stai mentendo.
- ... tendo.
- Come?
Gli cacciò in grembo i libri.
- Tu stai mentendo. Quando dici "A lunedì" con tanta ingenuità. Non sarà più come prima, Neji. I jounin hanno accesso a missioni di livello classificato. Verrai messo in squadra con altri ninja, Rock Lee ed io non saremo più i tuoi unici compagni. Sarà l'Hokage a stabilire quando potremo lavorare di nuovo insieme.
Puntellò le mani sui fianchi e inspirò con forza dal naso, come se avesse il raffreddore. Rifuggì le sue iridi senza pupilla.
- Ti ho sentito oggi pomeriggio, quando quei jounin sono venuti al nostro campo di allenamento. Parlavate quasi in codice. Lee ed io eravamo presenti eppure tagliati fuori. Ospiti indesiderati che i padroni di casa non cacciano solo per eccesso di educazione.
Neji rimase lì, bloccato dai manuali che gli riempivano le mani. Voleva agire. Lo sentiva, tra il cuore e lo stomaco: un vortice, una torsione di carne e fiato che anelava a toccarla. Tanto disperatamente da fargli male.
La sua mente era un impasto nebuloso, puntiglioso, fatto di schegge di frasi. 
Non riusciva a leggerle.
- Chiarito questo punto, - Tenten tornò al lavandino, - e se non hai altre lezioni da impartirmi sul tono della mia voce, sul meteo di questa stagione o sul clima dell'intera Terra del Fuoco, buonanotte.
Neji abbozzò un ringraziamento per i libri, coronato da un inchino che lei non poté scorgere. Uscì dalla stanza.
In salotto, la lanterna gli arrise col suo riverbero vermiglio. Il sorriso vittorioso di Aburame.
Da uno degli scaffali, un oggetto metallico rifletté l'aura rossastra. Una radio.
Neji non avrebbe avuto un'altra occasione. Quantomeno, non poteva esserne certo. Doveva scuotersi.


Il primo passo per evadere dall'introversione fu letteralmente un passo. Neji ruotò su se stesso e varcò di nuovo l'ingresso della cucina. Un solo respiro. 
Da lì, poteva soltanto proseguire. Un altro passo, un altro ancora. Scacciando il torpore della mente come se fosse una pestilenza. Costringendosi ad intraprendere il viaggio prima ancora di sapere con precisione cosa avrebbe detto alla meta.
Una volta arrivato, però, non avrebbe più potuto divincolarsi. Questo importava.
Tenten sussultò di nuovo quando lo scoprì al proprio fianco.
- Neji, insomma!
Lo guardò interrogativa. Gli occhi lattiginosi balzarono da lei, allo straccio, ai due libri, al lavello. Poi ancora ai libri. Li appoggiò sul tavolo.
- Che c'è? - chiese lei, ma lui sollevò l'indice perché gli concedesse qualche altro secondo.
Finalmente, un appiglio. Un'ispirazione. Tenten stava asciugando la tazza che lui aveva usato.
Era proprio da un bicchiere che aveva diramato il suo bivio, ore prima.
- Io... ho finito di bere.
Lei annuì. Con un'accondiscendenza circospetta.
- Sì... Ho notato.
- No, io... mi riferivo... al sake.
Lei rise.
- O-oh, ho notato anche quello!
La frustrazione di Neji si fece tangibile e Tenten intuì che l'ilarità non era la reazione giusta. Si volse completamente verso di lui.
- Scusami, non intendevo... Aspetterò senza interromperti. Con calma, Neji. Sono le quattro del mattino, chi corre a quest'ora?
Già. Erano le quattro del mattino e lui stava balbettando insensatezze nell'appartamento dell'unica persona che facesse la differenza nella sua vita.
Neji non poteva illuminare il proprio mutismo sfoderando delle lucciole dalla manica.
- Cosa mi sfugge? - rifletté lei. - Hai finito di bere e quindi...
- Non è rilevante, in realtà. Davvero. Anzi, meglio che vada.
- Ah! Ma sicuro, il sake! Vuoi... No, sul serio? Tu vuoi...
- Forse a Hinata-sama serve aiuto, zio Hiashi avrà posto parecchie domande.
- ... ballare? Tu vuoi ballare!
- Non... non è fondamentale. E poi io non so ballare.
- Ma neppure io! Non devi essere maestro in tutto ciò che fai, Neji. Non sempre è appagante. - Tenten trotterellò in salotto e si chinò sulla piccola radio. - Io ascolto la musica e ci scivolo sopra. La indosso, come se fosse un abito. Probabilmente la tecnica è disastrosa, ma se mi fa stare bene perché dovrebbe importarmi?
Lungo le stazioni della radio, note maschili e femminili si alternavano a frequenze sporcate dai soffi di un gatto.
Tenten gli affidò la piena facoltà di scelta, ma Neji era talmente a disagio da non riuscire a gustarsi nessuna melodia.
Poi si librò il mormorio di una tromba. Soffusa, non voleva disturbare la quiete ma adagiarsi su di essa. Neji visualizzò foglie di un salice, smosse dalla brezza, che accarezzano la superficie dell'acqua.
Sfiorò la mano di Tenten e lei capì. Prima di raggiungerlo, soffiò sulla candela dentro la lanterna e la stanza si ammorbidì nel buio. Un sussurro pallido filtrava dalla finestra.
- Si chiama "Moonlight Serenade". - posizionò un braccio di Neji appena sopra la propria curva lombare, mentre il suo si arrampicava dietro il collo di lui. Fece incontrare le loro mani e le custodì vicino alle loro spalle. - Mi sembrava appropriato.
- Tenten, quella che entra è la luce del lampione, non della luna.
- Non dovevi rilassarti?
Lui si rassegnò, scuotendo appena il capo.
- E adesso? - domandò.
Lei chiuse gli occhi. Dondolò la testa e presto le spalle la assecondarono.
- Non avere l'ansia di darti delle regole. Prova ad arretrare con un piede. Io ti seguirò. Adesso anche l'altro. E ora... un piccolo passo a destra. Un altro. Ruota a ore... tre. Sinistra. Di nuovo. Ore nove. - lo guardò, - Stai ballando, Neji Hyuuga.
Era così semplice? Adesso visualizzava anche loro due: erano libellule che pattinavano sulla pelle dello stagno. 
Talvolta i loro piedi si urtavano, ma Tenten dissipava il suo nervosismo con un bisbiglio tiepido.
Ciondolavano al centro della stanza, le guance accostate. Non c'era contatto, ma il rossore di Tenten pizzicava sullo zigomo di Neji.
Le parole fluirono come miele caldo nell'orecchio di lei.
- Diventa presto un jounin, Tenten.
Impreparata, lei aspirò l'aria con urgenza. D'istinto, serrò la presa sulla sua maglia.
- Ti... ti ho spiegato, non c'è alcun rancore.
- Sì, e questa è la mia risposta. Se tu diventassi jounin, potresti partecipare alle mie stesse missioni.
Lei si scosse e aumentò la distanza fra di loro. 
- Certo, ma... - la sua gola vibrava, - Neji, dimentica quello che ti ho detto prima. Sono stata egoista. Questo è il tuo momento. Goditelo!
- Un giorno di gloria è più che sufficiente...
- Sì, come no! Non ti crede nessuno, Hyuuga...
- ... ma trascorso questo, mi piacerebbe poter ancora dire "A lunedì" quando ti saluto. Come se nulla fosse cambiato.
Tenten perse il ritmo. Gli schiacciò un alluce. Si fermò.
Alzò gli occhi su di lui, schiudendo e serrando la bocca senza produrre alcun verso. Un pesce in una boccia di vetro. Forse le andava troppo stretta?
Questo dubbio strappò Neji all'intorpidimento della danza. Si aggrappò a un ramo del salice per tornare a riva.
- E' tardi, meglio che vad...
- Tu... tu sei cambiato. - lo interruppe lei, assorta. - Sembra impossibile che qualche anno fa mi considerassi al tuo servizio. Il tuo personale manichino per gli allenamenti **.
Neji ritrasse le braccia e deviò lo sguardo. Nella semioscurità, il suo senso di colpa si espandeva fino a schiacciarlo.
Quasi trasalì quando le dita di Tenten portarono un ciuffo dei suoi capelli sulla nuca. Gli premette le labbra sulla guancia. A lungo, come a volervi imprimere un segno indelebile. Anche se il lampone era ormai un ricordo.
Gli buttò le braccia oltre il collo e dall'intonazione del suo sospiro Neji intese che stava sorridendo. Un sorriso ampio quanto la volta stellata.
Neji tergiversò. Eccolo lì, sei mesi dopo, a ricevere di nuovo quel gesto. Allora lo aveva accettato passivamente, stordito com'era dai suoi sensi, d'un tratto amplificati, e ammanettato dai divieti del codice ninja. ***.
Dalle paure che mai avrebbe osato confessare.
E se anche lei mi fosse portata via, padre?
Avrei il potere di impedirlo, questa volta?
La strinse. Dalla sporgenza della spalla a quella di un fianco, la strinse tutta.
Non aveva mai abbracciato qualcuno. Per quanto lo concerneva, non avrebbe mai abbracciato nessun altro essere umano.
Ancora, Tenten si aggrappò alla stoffa sulla sua schiena.
Il suo battito imbizzarrito, il respiro frammentato erano eco di quelli di Neji. Tamburi nella notte.
Erano ubriachi. Di nuovo.
Lo Hyuuga fu il primo a osare. Strofinò la guancia contro quella di lei, incapace di distinguere quale fosse rovente, ora. Forse avevano ripreso a ciondolare.
Lentamente, portarono le fronti a contatto.
La musica cambiò.
L'urlo agitato di un sassofono esplose dalla cassa e saltarono entrambi. Per poco non si diedero una testata.
Tenten corse ad abbassare il volume, prima che un vicino glielo ordinasse attraverso i muri.
Un altro assolo inatteso prese allora il sopravvento. Un assolo che credevano addormentato nella vasca da bagno.
Rock Lee non aveva ancora finito la sua disquisizione con l'alcol.
Tenten si incamminò, ma Neji la anticipò.
- Vado io.



L'occasione era sfumata, ma un buon introverso, un buon osservatore, è a proprio agio sullo sfondo. Dove si possono raccogliere preziose informazioni senza scoprirsi troppo.
- Lee, secondo te Aburame balla bene?
Rock Lee riaffiorò dall'ovale del gabinetto. La ceramica bianca era più colorita della sua faccia.
- Ma che... che domanda è, adesso? Non voglio pensare a un uomo-insetto!
- Se dovessi dargli un voto, quale sarebbe?
- Senti, se vuoi un appuntamento con Shino chiedi a tua cugina! E aiutami con la testa. Nooo, non devi spingerla! Che schifo! Tienimi la fronte!
- Cinque? Sei? Sei e mezzo? Insomma, non può essere un sette.
- Basta, vattene! Voglio Tenten! Tenteeen!
Dall'appartamento accanto, qualcuno picchiò contro il muro.
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* Ovviamente la canzone è " ** Accenno a Will things ever change?
*** Accenno a Finding Tenten

Quello che ho scritto sui jounin è una mia deduzione personale. Non so se nel manga sia mai stata accennata, ma mi pare fondata.

La genesi di questa fanfic è stata abbastanza tormentata. Per anni ci sono stati solo l'apprensione di Tenten per l'allontanamento da Neji e la scena del bacio sfiorato. (Sfiorato, sì, perché siamo nel pre-Shippuden e l'inizio di una storia fra loro mi pareva azzardata.) Una miseria. Poi mi è venuta in mente la danza e da lì l'aggancio all'introversione. Neji sarà un genio, ma in quanto a interazioni sociali fa pena, diciamocelo.
Me gusta muchísimo l'idea che possa sentirsi minacciato da Shino. Come saprete, lo ShinoTen è un crackpairing da diverso tempo ormai.

Vi è piaciuta? Vi ha fatto schifo? Scrivete pure qualsiasi cosa vi passi per la testa!

Nel frattempo, grazie per essere arrivati fino a qui :)
A presto,

francy

23/11: Ok, questa fa ridere: ho appena scoperto che "entomofilo" significa: di piante impollinate grazie agli insetti. E solo questo. Ovviamente io lo intendevo in modo letterale (vedi bibliofilo, cinefilo...)! Che imbarazzo, ahahah.
  
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