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Autore: Shadow Eyes    21/11/2016    2 recensioni
Una raccolta di storie brevi multi!verse, incentrate sul rapporto tra L e Misa.
1. Obsession;
2. Advantage;
3. Accuracy;
4. 33%;
5. Friendship;
6. Illogical;
7. The True You;
8. Troubling Thoughts;
9. A Moment in Time;
10. Everyday Magic;
11. Heart Song.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Obsession
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71. The True You {Death Note | Manga!Verse}




All these practiced poses
I could wreck it if I had to
But I’m the wreck, so what would that do?
Marianas Trench – “Masterpiece Theatre I”





«Stai perdendo peso.»
Lo sguardo di Misa saettò dal buco immaginario che stava cercando di trivellare nella nuca di Light, alla sua espressione lievemente accigliata. Mandibola protratta in avanti, mani premute contro i fianchi; non c’era dubbio, aveva appena aperto l’ennesimo vaso di Pandora.
Bizzarro.
Da quel che gli era sembrato di capire, i commenti sul peso erano da censurare solo in caso fossero indirizzati a sottolinearne l’aumento.
«Ryuzaki, la finisci di comportarti come un maniaco?», gli stillò contro la ragazza, battendo con vigore un tallone sul pavimento mancando, di poco, il suo piede nudo. «Passi le giornate a ingozzarti di dolcetti e chissà che altre schifezze– Che ne capisci tu, di diete?»
Osservarla gonfiare bellicosamente le guance dall’alto del suo metro quasi e ottanta aveva un che di buffo – ma L si guardò bene dal lasciare trasparire quel pensiero oltre la superficie apatica del suo volto, limitandosi a mangiucchiarsi le unghie.
“Diete”, diceva lei; gli venne quasi da sbuffare. Non esisteva dieta al mondo, che facesse perdere così tanto peso in meno di un paio di settimane. Non una approvata da un professionista del settore, per lo meno.
I suoi occhi si soffermarono sul lieve tremore che le agitava le dita, rabbuiandosi. Non era salutare, né razionale. Inoltre, era certo che quel fenomeno non dipendesse da direttive dei suoi datori di lavoro – il rapporto di Watari era stato più che esplicativo a riguardo.
… Cosa stai combinando?
«Mi pare d’averti già spiegato, Amane, che in realtà lo zucchero…»
«Ancora con questa storia?», tagliò corto lei, trovandosi costretta a sollevare il mento per continuare a sostenere il suo sguardo. «A Misa non importa nulla delle tue teorie campate per aria!»
Il detective mosse pigramente il piede sinistro sul destro, arricciando le dita per grattane il dorso pallido.
«Mi ritrovo costretto a dissentire.», disse dopo qualche istante, ammantando la voce d’un velo di garbo, mirato a celare l’irritazione che quella discussione gli stava provocando, «Essere sottopeso non…»
«Misa-Misa ha i suoi motivi per fare quello che fa!»
Serrando le mani in due piccoli pugni, la idol rizzò talmente tanto la propria postura da arrivare a colpirgli la fronte con la sua.
«… Ed il fatto che sia stato tu il primo ad accorgersi che è dimagrita, è un’ingiustizia bella e buona!»
«Un’… “Ingiustizia”…?»
Istintivamente, L cercò lo sguardo dei suoi colleghi ma le espressioni disorientate che trovò ad attenderlo, gli fecero immediatamente capire che erano tutti altrettanto confusi sulla natura di quel commento.
«Amane, c’è forse qualco–»
«Non sono affari tuoi, Ryuzaki!»
«Misa, ti prego, sii ragionevole.»
Come uno schiocco di frusta, la voce di Light zittì tutti i presenti. Il ragazzo si scostò una ciocca di capelli dalla fronte, incamminandosi verso Misa ed L – l’eco dei suoi passi l’unico rumore a risuonare nella stanza. Non c’era traccia d’un sorriso, o di condiscendenza sul suo volto, imbiancato d’una luminescenza malsana dalle luci del quartier generale.
«C’è un assassino a piede libero e migliaia di vite in bilico sul filo di un rasoio.»
Si fermò accanto ad L.
«Non è questo il momento di fare i capricci.»
Le sue parole erano compassate come sempre, eppure tra le ultime sillabe affiorò un’increspatura, un sentimento d’urgenza che attivò nel subconscio del detective qualcosa di molto simile ad un’allerta.
Oh, no…
«Ma Light, M-Misa voleva solo… solo…!»
Fu allora che accadde l’inaspettato: arretrando d’un passo, la ragazza si morse il labbro inferiore e tacque. Nessun urlo, nessun pugno, nessuna rappresaglia. Le dita, al contrario, le corsero alla frangia bionda, artigliandone i nodi, lisciandola finché non riuscì a tirarla fino a coprirsi gli occhi. Due piccole perle trasparenti le scesero allora lungo le guance, lasciando una scia brillante che fece sprofondare i presenti in uno stato di attonita preoccupazione.
Sorprendente. Amane è di norma molto combattiva e non da mai molto peso alle parole di Light, eppure adesso…
«Misa…» L esitò, ed il resto della frase finì per morirgli in gola.
Si portò il pollice tra i denti, mordendone il polpastrello con più foga del solito, mentre Light gli rivolgeva un’occhiata circospetta che non mancò di ricambiare. Lo scetticismo che nutriva nel suo intervento era talmente evidente da essere irrispettoso; tuttavia, con sua somma sorpresa, l’amico rimase in silenzio, sembrando deciso a vedere dove sarebbe andato a parare con il suo discorso, prima di stabilire se gli convenisse interromperlo o meno.
«Mi dispiace, Amane.»
Piegando il capo in cerca di un’angolazione che gli permettesse tenere sotto controllo l’espressione di Misa, il detective soppesò con attenzione le proprie opzioni.
«Non sono bravo a capire queste cose.»
Onestà: in quella circostanza, era quasi certo fosse la strada più breve all’apertura di un dialogo, così si premurò di espungere ogni traccia di scherno, o di pietà dalla sua voce– cosa che parve suscitare un ulteriore tumulto nella ragazza, che soffocò un singhiozzo tra le mani.
«Tuttavia, posso assicurarti che non era mia intenzione –  ma, soprattutto, non era intenzione di quello scemo di Light, farti piangere.»
Ignorando l’occhiataccia lupina che Light gli lanciò, L prese a frugarsi nelle tasche, recuperando dopo qualche istante una bustina trasparente, sigillata da nastrini rossi; proveniva da piccola quanto fenomenale pasticceria locale, ed era piena di graziosi biscotti a forma di panda, che parevano affacciarsi e salutare oltre la superficie lucida della confezione.
«Mmh…»
Il novantasette percento dei dolci che aveva offerto in precedenza a Misa Amane, era stato rifiutato. Di quel tre percento che era stato accettato, inoltre, solo l’attuale un percento era stato mangiato, mentre il resto era stato metodicamente nascosto nella borsetta di turno. Che fare? Non esisteva malessere che lo zucchero non riuscisse a curargli ma, a quanto pareva, il suo non era ancora un metodo terapeutico universale.
... Non funzionerà.
Fece per ritirare il braccio, pronto a rintascare la propria offerta di pace, quando le dita bianche di Misa s’aggrapparono alla stoffa della sua manica; arrestò i propri movimenti, sentendo una tensione sconosciuta cominciare a circolargli nel corpo.
«Aman– Eh?»
Con uno pigolio quasi inudibile, la ragazza chiuse la distanza tra loro, rifugiando il viso rigato di lacrime nella sua maglia. Incapace di reagire nell’immediato, L si immobilizzò; a quella vicinanza ravvicinata, poteva sentire nel petto il riverbero dei suoi singhiozzi.
«Ehi, Ryuzaki!»
Un Matsuda in preda al panico comparve, sbracciandosi, nel suo campo visivo, cercando come meglio poteva di suggerirgli cosa fare.
Mani in alto, piroetta e braccia chiuse, poi ondeggiare e–
Sentendo una nuova ondata di irrequietudine gelargli lo stomaco, L spinse in avanti la mascella e si ingobbì, allungando rigidamente le braccia davanti a sé con aria carica di perplessità. Matsuda sollevò il pollice in approvazione, annuendo, incoraggiante.
… Capisco.
Per quanto amasse usare la maschera del finto tonto in questi casi, il detective sapeva bene che una delle più spontanee reazioni ad un abbraccio era quella di ricambiarlo. La realtà dei fatti, però, era che, per quanto lo riguardava, esternare le proprie emozioni verbalmente voleva dire esporsi, mentre esternarle fisicamente voleva dire uscire dalla propria zona di comfort. In entrambi i casi, ci andava a perdere.
Amane… Se ora ti chiedessi un consiglio, tu mi diresti che gli amici non si abbandonano, non è così?
Sospirando, L piegò gli avambracci, stringendo Misa a sé ma, orrore e raccapriccio!, il suo gesto venne accolto dalla giovane con un sussulto che non prometteva nulla di buono. Bloccato in quella posizione vulnerabile, il povero detective non poté che serrare i denti d’istinto, preparandosi psicologicamente a subire le celeberrime cinque dita di violenza della idol.
Matsuda, se ne esco vivo, tu…!
«Ryuzaki…», Misa tirò su col naso, premendo la guancia bollente sul suo petto, là dove il suo cuore aveva appena ripreso a battere. «S-Scusa.»
Con ancora in pugno la bustina colma di biscotti, stretta come se fosse il punto d’equilibrio dell’intero universo, L riaprì gli occhi.
«… Mh?»
«È Misa-Misa ad essere u-una scema…»
«Amane…»
Il giovane si schiarì la voce, poggiandole goffamente la mano libera tra i capelli che profumavano di vaniglia.
«Be’, ogni tanto.»
Il suono secco di uno schiaffo lo fece voltare: Matsuda aveva una mano premuta contro la fronte, l’estremo cordoglio che stava provando evidente nella linea sottile che erano diventate le sue labbra. L non ebbe tempo, tuttavia, di comprendere quell’immagine singolare, perché una leggera vibrazione riportò la sua attenzione su Misa. Stava ridendo.
«Certo che non ci sai proprio fare con le donne, Ryuzaki!»
Con sprizzo giocoso, la ragazza lo lasciò andare con un saltello, rivolgendogli un sorriso che le illuminò gli occhi gonfi d’una dolcezza soffusa. C’era qualcosa di nuovo, in quell’espressione. Non l’aveva mai vista così, priva di maschere e di difese.
«Me lo dicono spesso.»
L l’ascoltò ridacchiare ancora, notando con sollievo che lo strascico del pianto stava abbandonando la sua voce. Ce l’aveva fatta. Non aveva bene idea di cosa avesse fatto, ma aveva senza dubbio funzionato.
«Ryuzaki, ascolt… Oh. Oh, no!», squittì Misa, puntandogli un dito contro. «Che disastro! Misa ti ha sporcato la maglia di trucco!»
Con un gemito a malapena trattenuto, il detective chinò lo sguardo per constatare i danni: la chiazza di rossetto e le linee sbavate dell’eyeliner avevano creato quello che si sarebbe potuto ottimisticamente definire un capolavoro surrealista.
«Ah…»
Un familiare formicolio gli si diffuse sottopelle, inviandogli l’impulso di grattare, strofinare, di lavarsi; aveva sempre mal sopportato le macchie ma, per la pace appena ristabilita, si astenne dal confessarlo.
«Non importa.», borbottò infatti, facendo spallucce. «Tu, piuttosto…»
«Mh?»
Misa lo imitò e si piegò in avanti, chinando il capo per controllare la propria maglia, prima di rendersi conto che non si stava riferendo a quello.
«Hai ragione!», esclamò, portandosi le mani al volto. «Misa-Misa sarà un disastro!»
«Non intendevo…»
In un turbinio di capelli biondi, la ragazza fuggì dalla stanza senza permettergli di terminare la frase. Non appena la porta la inghiottì con un tonfo, un’ondata di sospiri si levò tra le mura asettiche del quartier generale, spazzando via la cappa di tensione che l’aveva soffocato sino ad allora.
«… Eccellente.», biascicò L, grattandosi distrattamente lo stomaco che aveva preso a brontolare. «Possiamo finalmente tornare al lavoro.»
Un paio di teste annuirono e Matsuda alzò nuovamente il pollice in alto, prima d’affrettarsi verso la propria postazione, seguendo il suo esempio.
«Ryuzaki?»
Silenzioso come un’ombra, il figlio di Soichiro lo aveva raggiunto, sedendoglisi accanto con l’aplomb che lo contraddistingueva.
«Sì, Light?»
«Sbaglio o prima l’hai chiamata per nome?»
«Mh?»
L pinzò tra indice e pollice i nastrini morbidi che sigillavano il sacchetto ricolmo di biscotti e li tirò, liberando i panda al suo interno.
«Misa, intendo.»
Un biscotto salutò entrambi con un sorriso allegro, prima di venire impietosamente divorato.
«… Non so di cosa tu stia parlando.»
«Ah, sì?», Light sogghignò, volgendo il proprio sguardo allo schermo del computer. «Perdonami. Dev’essere stata una mia impressione.»










.:~*~:.

Yo!
Un parto. Questo capitolo è stato un parto. I toni sono un po’ più cupi, quindi ho avuto qualche difficoltà a gestire alcune parti… Perché sono una pagliaccia non molto amante dell’angst hah hah hah XD
Dunque!
In questa scena volevo approfondire un po’ l’ossessione autodistruttiva che Misa ha per Light, lasciando qualche indizio di quella che L ha per lei.
Non è un segreto che Light, per Misa, ha più importanza delle sorti degli innocenti che Kira sta uccidendo, quindi focalizza le proprie energie solo su di lui, cercando in ogni modi di essere perfetta. I suoi tentativi, però, vanno in fumo uno dopo l’altro, perché Light, avendo perso i ricordi legati al Death Note, mette ancora la sicurezza del mondo al primo posto. È convinto di stare cercando un serial killer che farà strage di criminali, e sa che ogni minuto perso potrebbe valere una vita, quindi lavora giorno e notte.
Sia lui che Misa hanno i loro buoni motivi (più o meno) per essere frustrati, insomma.

Poi c’è L, che vorrebbe tanto tornare a vivere da solo hah hah hah hah X°D
Ringrazio Fauna96, per aver aggiunto la storia tra le seguite! (❁´▽`❁)*✲゚*

See ya,

Shadow Eyes
  
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