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Autore: LilyOok_    22/11/2016    7 recensioni
Estratto dal capitolo 6:
Si alzò e fece scorrere lo sguardo sulla Compagnia finché non si rese conto della sua assenza.
Se ne era andata chissà dove, portandosi via la coperta che gli aveva messo sulle spalle la sera precedente.
L’aveva trovata a tremare dal freddo, nel sonno, e non aveva resistito. Il suo corpicino minuto, velato da quella vestaglia bianca e tutto rannicchiato su se stesso gli aveva fatto una tale tenerezza, così come anche il suo viso disteso e addormentato.
Un sorriso gli nacque sulle labbra al ricordo di lei, ma dopo un attimo si rabbuiò ricordandosi di come gli aveva risposto a tavola, con quel tono spaventosamente incolore e gli occhi che sembravano lame affilate.
Si chiese come avrebbe reagito quando si sarebbero incontrati quella mattina, se gli avrebbe parlato, se si fosse mostrata arrabbiata o offesa da lui e si scoprì terrorizzato a quell’idea.
Non voleva affatto che lei provasse tali sentimenti nei suoi confronti.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dwalin, Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 – In volo verso la salvezza.
 
“Avanti, Bilbo, corri!” Gli aveva gridato Balin, dopo che lo Hobbit era rimasto impalato a guardare il Mannaro che aveva appena accidentalmente ucciso – in realtà la bestia si era fiondata su di lui infilzandosi da sola la testa con la sua spada.
Baggins si riscosse e raggiunse gli altri sui rami degli alberi.
Le grida di scherno da parte dei Nani finirono non appena le bestie iniziarono a dare poderosi colpi ai tronchi degli alberi.
Questi ultimi si incrinarono finché non sbatterono gli uni sugli altri; i Nani furono catapultati su un unico albero che, per loro sfortuna, non resse il peso e si inclinò ancora di più, lasciandoli penzoloni su un dirupo. Se fossero caduti, nemmeno Mahal in persona avrebbe potuto fare niente per loro.
Gandalf, con la sua magia, infuocò delle pigne e iniziarono a lanciarle contro le belve, impaurendole con il fuoco.
Poi, da dietro una sporgenza della roccia spuntò Azog a cavallo del suo Bianco Mannaro.
Larya comprese perché lo chiamavano Orco Pallido: la sua pelle era bianca, pallida come luna. Aveva due occhi azzurri sgargianti, insoliti per gli Orchi. Il suo viso era ricoperto di cicatrici che gli davano un aspetto ancora più feroce.
Thorin gli andò incontro accecato dalla rabbia e vi fu un breve scontro durante il quale il Nano fu messo al tappeto.
Alcuni della Compagnia scivolarono dai rami dell’albero, rischiando di finire nel vuoto.
Fràin teneva Larya per le spalle e faceva in modo da farla stare accanto a lui ad ogni costo.
“Dobbiamo spostarci, fratello, o finiremo di sotto.” Disse lei, evitando accuratamente di guardare il precipizio. Era sicura che se lo avesse fatto niente le avrebbe impedito di perdere l’equilibrio o vomitarsi anche l’anima. Inoltre, non si sentiva affatto bene.
Non appena i Nani accorsero in aiuto di Thorin, insieme allo Hobbit che si era gettato per primo nella mischia, anche Fràin e Larya si buttarono nella lotta.
La giovane pensò di essere sull’orlo di svenire.
Non si era minimamente pentita di aver salvato Ori dalle fauci di quel Mannaro, ma il braccio le doleva così tanto che le risultava difficile persino impugnare la spada tant’è che si aggrappò al braccio di Fràin senza riuscire ad alzare la sua arma. Quel gesto altruistico aveva pure salvato la sua vita e quella di Ori, ma le stava costando davvero molto.
Fili e Kili si affiancarono ai due fratelli e Larya si accorse che l’avevano accerchiata per proteggerla.
“Non dovete pensare a me!” Gridò, allarmata che per guardarle le spalle si sarebbero fatti uccidere.
“Stai tranquilla, Larya, siamo stati addestrati anche a questo!” Le disse Kili, sorridendole prima che una forte ventata li investisse in pieno.
Le grida di Dori e Ori andarono sfumando quando caddero e per un istante si pensò di averli persi...
...invece li videro risalire in groppa ad un’enorme Aquila.
Altri grossi rapaci andarono in loro aiuto.
Bofur, Bombur e Bifur si spinsero a vicenda e insieme salirono in groppa ad una sola Aquila.
Nori fu acchiappato per la giacca e si fece tutto il viaggio con le gambe penzoloni.
Fili e Kili vennero afferrati insieme e così anche Larya e Fràin.
Bilbo salì sull’Aquila di Gandalf e Oin e Gloin su quella che arrivò dopo.
Infine, l’ultima afferrò il corpo svenuto di Thorin che rimase tale per tutto il viaggio, facendo pensare al peggio.
 
Furono lasciati sul promontorio roccioso della Carrok e grazie alla magia dello stregone, Thorin si riprese e la prima cosa che chiese fu dove fosse Bilbo.
Sgridò il Mezzuomo per non essere stato responsabile poi, a dispetto di ciò che Bilbo credeva – e che tutti credevano –, il Nano lo abbracciò rivolgendogli un sorriso sinceramente grato.
Nel frattempo, risollevati dalla notizia che Thorin era vivo, alcuni si erano voltati verso Larya attirati dalla voce di Fràin.
“Avanti, sorellina, resisti.” Le stava dicendo.
Lei faticava a tenere gli occhi aperti ed era tutta sudata, ma nonostante ciò, rivolse al fratello un grande sorriso.
“Sto... bene...” Mormorò, sospirando per il dolore.
“Oin, presto, puoi fare qualcosa per lei?” Gli chiese Nori, trascinando il Nano dalla giovane visto che senza il suo cornetto non aveva capito granché di quello che gli aveva detto l’altro.
“È Erebor... quella?” Larya puntò lo sguardo nel punto in cui Thorin e Bilbo stavano ancora parlando. I due si voltarono e scorsero un’unica vetta che si ergeva solitaria fra le nuvole.
“Quella è casa nostra...” Disse Thorin, con un sorriso.
Ma l’attenzione ritornò su di lei quando per un istante cadde completamente addosso al fratello.
“Oin, ti prego, puoi aiutarla?” Disse Fràin, disperato.
“Fammi vedere... Voi altri, accendete un fuoco, presto!” Disse il vecchio Nano, iniziando a sciogliere la fasciatura.
Nessuno di loro aveva visto bene che tipo di ferita avesse là sotto poiché mentre si facevano il bagno nella fontana di Re Elrond, Larya si era lavata in una stanza isolata e solo l’Elfa che l’aveva aiutata a farsi la fasciatura aveva potuto vedere come fosse ridotta.
Quando Oin liberò il suo braccio dalle bende, Fili strinse i pugni e Kili lo trattenne a sé, qualsiasi cosa aveva in mente di fare non era quello il momento.
“Accidenti, ragazza, potevi dirlo che era così grave!” Esclamò il vecchio Nano e lei fece un’impercettibile alzata di spalle.
Il suo braccio era aperto dal gomito fino al polso. Non era troppo profonda ma era una grande ferita e lei aveva perso molto sangue, per quello era così pallida e debole.
“Allora, puoi guarirla?” Incalzò suo fratello, guardando Oin con gli occhi verdi carichi di preoccupazione.
“C’è un solo modo per farlo. Dobbiamo chiudere la ferita, ma...”
“Ma, cosa?” Riuscì a mormorare lei, guardando il Nano con le sue iridi scure velate dal dolore e dalla stanchezza.
“Dovremo bruciarla.” Disse Oin in tono grave.
Larya si agitò tra le braccia del fratello.
“Non c’è altro modo?” Chiese allora Fili, avvicinandosi a lei.
Si accovacciò di fianco a Fràin e le mise una mano su una spalla. Voleva confortarla, anche se sapeva bene che non era affatto facile in circostanze simili riuscire nel suo intento.
“Mi dispiace, giovane amica, ma tutti i miei aghi e i fili da sutura sono fuggiti insieme al mio pony... Se vuoi guarire in fretta questo è l’unico modo. Tra le altre cose, il fuoco disinfetta e vedrai che dopo ti sentirai meglio.”
“No... vi prego...” Sussurrò Larya, stringendo la presa sul polso del fratello. Era andata completamente nel panico, le pupille le si erano dilatate.
“Larya...” Mormorò Bilbo, in apprensione per lei.
“È tutta colpa mia! Stupido! Stupido!” Ori si picchiò il pugno sulla testa e subito Dori e Nori gli afferrarono la mano e lo bloccarono: “Smettila di dire sciocchezze! Picchiandoti non risolverai nulla.” Lo sgridò il maggiore, con Nori che annuiva alle sue parole.
Bombur rivolse uno sguardo preoccupato a Bofur che sospirò amareggiato.
Bifur, dal canto suo, disse qualcosa in Khuzdul antico e scosse il capo con occhi tristi.
Gloin, nel frattempo, si stava occupando del falò e Balin, Dwalin e Thorin guardavano alla giovane.
Dwalin si accorse che gli sguardi degli altri due erano preoccupati. Quello di suo fratello era totalmente addolorato per la sorte che spettava alla ragazza mentre Thorin aveva uno sguardo indecifrabile.
Il guerriero non riuscì a capire cosa passasse per la testa del suo migliore amico e questo lo infastidì non poco.
Tuttavia, riuscì ad ammettere a se stesso che quella donna aveva fegato e che forse non era poi così male e che, in un angolino remoto del suo cuore, stava provando una gran pena per lei. Ma, ovviamente, tenne quei pensieri tutti per sé.
 
Quando la lama fu pronta, Kili mise nella bocca di Larya un pezzo di cuoio e Fràin e Fili la tennero ferma mentre Oin si avvicinava con essa. In altre circostanze, in casi come quello di solito si dava del vino ai feriti per annebbiare un po’ i loro sensi e far provar loro meno dolore possibile. Ma la Compagnia non aveva dell’alcool a portata di mano e la giovane sarebbe stata cosciente per tutto il tempo.
Larya iniziò a piangere in silenzio, con gli occhi sgranati puntati sul metallo incandescente.
Prima che esso toccasse il suo braccio, Dwalin, che era il più difficile da smuovere, di sua spontanea volontà le andò ad immobilizzare le gambe.
Decise di ignorare gli sguardi interrogativi degli altri e tenne gli occhi fissi su di lei.
Non appena il ferro bollente si poggiò sulla sua pelle, Larya gridò e le lacrime iniziarono a scenderle copiose sulle guance.
Gridava e gridava, non riusciva a trattenersi, anche se la sua voce era attutita dal cuoio che aveva in bocca che strinse con forza fra i denti.
Se non fosse stato per quelli che la tenevano sarebbe fuggita via con le ultime forze che le rimanevano.
Ai Nani si strinse il cuore nel vederla così sofferente; Fili provò un’immensa tristezza e chiuse gli occhi, stringendo la presa sulle sue spalle. Non riusciva a guardarla in viso, non riusciva a vedere tutta quella sofferenza prendere il posto del suo bellissimo sorriso. Vederla piangere, sentirla urlare, gli faceva male. Avrebbe voluto tapparsi le orecchie, ma non poteva abbandonare la presa.
Quanto quel supplizio ebbe fine, Oin le fece una fasciatura nuova con la manica della sua giacca, constatando che oramai era così logora e distrutta che non le copriva più niente.
Thorin mandò Kili a caccia e con lui andò anche Dwalin per coprirgli le spalle qualora fossero stati attaccati.
Si avvicinò a Fràin che ancora teneva la sorella stretta a sé.
Larya era sveglia ma aveva il volto nascosto nell’incavo del collo del fratello e stringeva la sua giacca, con il corpicino scosso da silenziosi singhiozzi.
“Larya.” Thorin si inginocchiò di fronte a loro e chiamò il suo nome.
Lei, lentamente, girò il capo verso di lui mostrandogli la faccia stravolta, gli occhi rossi, gonfi e stanchi.
Vedendo il suo volto preoccupato, Larya accennò ad un sorriso, anche se quello che le uscì fu più una smorfia.
“Mi dispiace.” Le disse Thorin, allungando una mano per scacciare via una lacrima che le stava scendendo in quel momento sulla guancia.
Non vederla con il sorriso sulle labbra lo rabbuiò un poco. Oltre a Bofur, che era l’anima della Compagnia, anche Larya aveva il potere di portare gioia. Lo poteva vedere negli occhi dei suoi compagni quando parlavano con lei e a lui stesso faceva piacere intrattenerci delle conversazione. Il suo sorriso era contagioso, sempre allegro e solare, spensierato.
Era un bene, si disse, che aveva accettato la sua presenza in quella Compagnia. Mai come allora pensò che una figura femminile potesse fare bene in situazioni come quelle che si erano ritrovati ad affrontare.
Fili osservò la scena da vicino al fuoco.
Aveva lasciato alla giovane uno spazio intimo con il fratello, ritenendo che solo lui avrebbe potuto consolarla in quel momento, anche se sarebbe stato volentieri al suo posto.
Solo il pensiero che Fràin, pur essendo suo fratello, la stringeva in quel modo – che aveva un non sapeva cosa di possessivo – lo mandava fuori di testa.
Si chiese cosa gli stesse succedendo.
Quando la guardava, il suo cuore batteva forte e quando lei gli sorrideva minacciava addirittura di uscirgli dal petto.
Ti stai innamorando, pensò, dando un’ultima occhiata alla Nana prima che Kili tornasse con un paio di leprotti e un terzo nelle mani di Dwalin.
 
Larya non mangiò molto; continuava a guardarsi il braccio fasciato con un senso di fastidio. Se prima pensava le sarebbe rimasto il segno, ora ne era davvero certa.
Quella bruciatura non sarebbe andata più via e le avrebbe ricordato a vita quanto era stata stupida ad affondare la lama proprio nella bocca di quella bestiaccia, ferendosi da sola con i suoi denti aguzzi e affilati come le migliori lame naniche.
E poi, si vergognava tantissimo per essere scoppiata a piangere e, anche se era normale che avesse urlato quando Oin le aveva poggiato il metallo incandescente addosso, lei se ne vergognava da morire.
In quel momento era apparsa debole agli occhi degli altri e non lo sopportava.
Erano tutti guerrieri forti e lei era stata addestrata proprio per evitare di farsi male... invece era accaduto tutto il contrario di quello che sperava: mentre affondava la spada nelle fauci del Mannaro che li aveva atterrati, aveva pensato di aver dimostrato quanto valesse uccidendo quella bestia. Invece, non aveva dimostrato proprio niente se non quanto fosse stata sciocca e avventata.
“Larya, non mangi?” La voce di Bilbo la face sobbalzare e si voltò a guardarlo.
Sorrise appena, senza preoccuparsi di apparire realmente felice.
“Non ho molta fame.” Disse, schiarendosi la gola.
Dal suo ultimo grido di puro dolore non aveva aperto bocca e adesso sentiva la gola secca.
Aveva sete, tutti l’avevano, ma non avevano acqua.
A Bilbo fece tristezza il vederla così giù di morale e avrebbe voluto fare qualcosa per lei, ma esattamente come quando stavano fuggendo nel Bruinen non aveva idea di cosa dirle per tranquillizzarla.
 
Quella sera, Larya non parlò con nessuno in particolare; se ne stava per conto suo e se qualcuno le parlava rispondeva a monosillabi.
D’un tratto si ritrovò Dwalin accanto e sotto il suo sguardo non ce la fece più a resistere; puntò gli occhi nei suoi e tentò di parlare il più pacatamente possibile.
“Hai finito di fissarmi?” Gli chiese, ma lui non rispose.
Allora Larya piegò il viso di lato e si mise le mani sui fianchi, sorridendogli. Il primo sorriso relativamente allegro dopo una marea di tempo. “Guarda che lo so che mi hai tenuta d’occhio da quando siamo partiti da casa di Bilbo. Me ne sono accorta, eh. Tu segui in silenzio tutti i miei movimenti, ma non capisco proprio il perché. Mi credi forse pericolosa?”
Dwalin, dal canto suo, si prese un secondo di troppo per risponderle, impegnato a non diventare paonazzo per essere stato scoperto. “Io... non mi fido di nessuno.” Le disse, incrociando le braccia al petto.
“Di loro ti fidi, però. Perché di me no? È perché sono una donnicciola?”
Il guerriero riconobbe l’appellativo che le aveva dato quando si erano incontrati la prima volta e scosse il capo.
“Loro li conosco da una vita.” Ribatté, poi vedendo che lei non diceva niente continuò: “Io mi preoccupo solo per l’incolumità di Thorin.” Disse, come a voler difendere il suo atteggiamento guardingo nei suoi confronti.
“Credi davvero che potrei mai fare del male a Thorin o a chiunque altro di voi? Avanti, guardami... Me?” Larya non era molto scioccata da quella rivelazione, ma comunque mantenne il suo sorriso – che si era fatto più stanco.
Dwalin non rispose a continuò a fissarla.
Per lui era davvero molto difficile ammettere la sconfitta. Inoltre, si fidavano tutti di lei e dopo averci parlato, avevano preso in simpatia anche il fratello, ritenendo il suo comportamento verso di lei solo un modo non propriamente fine di proteggerla.
Era rimasto l’unico a non fidarsi, ancora.
“Beh, ad ogni modo... ti ringrazio per prima. Se non mi avessi tenuta ferma probabilmente avrei tirato calci in ogni dove.” Gli disse infine la Nana, poggiandogli una manina sull’avambraccio, per poi alzarsi e lasciarlo lì, da solo.
Dwalin fece scivolare le braccia lungo i fianchi e rimase a fissare il panorama che prima era coperto dal corpo esile di lei, senza poter far nulla. Il suo gesto era stato disarmante anche per lui.
 
Fràin attese che Larya terminasse di parlare con il Nano tatuato per raggiungerla.
“Come stai, sorellina? Ti fa molto male?”
“È una ferita, Fràin. È normale che lo faccia, non trovi?”
Il Nano le prese il volto fra le mani e poggiò la fronte sulla sua.
“Ho temuto di perderti, oggi. Non farmi mai più uno scherzo del genere, te ne prego.” Sussurrò, puntando gli occhi nei suoi.
Larya abbassò le palpebre e si beò per un istante della vicinanza del fratello.
Poi, si staccò da lui, gli accarezzò una guancia e sorrise. “Ti voglio bene, fratello. Buonanotte.” E così dicendo, se ne andò da Fili e Kili, lasciando Fràin a torcersi le mani.
Com’era possibile che sua sorella preferisse dormire con loro invece che con lui?
 
Fili si stese accanto a Larya, in mezzo tra lui e a Kili.
Il minore si era addormentato quasi subito mentre il biondo e la giovane erano rimasti ad osservare le stelle in silenzio.
Fili raccolse tutte le sue forze per trattenersi dallo stringerla a sé.
Aveva osservato la scena di poco prima e quando Fràin le aveva preso il volto fra le mani avrebbe voluto scattare e allontanarlo.
Che ironia, pensò, lui non era mai stato un tipo geloso.
O forse non ti sei mai innamorato veramente, si disse e un leggero sorriso comparve sulle sue labbra.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì la testa di Larya poggiarsi alla sua spalla.
“Stai comoda? Vuoi che mi sposti un po’?” Le chiese, senza pensarci un secondo.
Lei scosse il capo e si voltò nell’abbraccio di Kili per poggiarsi meglio su di lui.
Lo stava abbracciando.
Fili si sentì formicolare le dita all’idea che lei gli stesse così vicina.
“Sei comodissimo, Fili, non ti devi preoccupare.” Gli sussurrò.
Prima di addormentarsi, Larya percepì le dita di lui sfiorare le proprie e quel piccolo gesto la fece arrossire, così nascose di più il volto nella giacca del biondo.
Nonostante ciò, fece scivolare la sua mano in quella di lui e quando lo sentì stringerla appena, si rilassò del tutto, sentendosi protetta, e si addormentò.




















-Angolino Autrice-

Allora, ragazzi, ben trovati ^^
Non ho particolari considerazioni da fare su questo capitolo, vi dico solo che non l'ho riletto e quindi se trovate errori vi prego di dirmelo :)
Si vede un po' di più quello che UN CERTO NANO ha iniziato a provare per la nostra giovane eroina, ma anche l'affetto che provano per lei i membri della Compagnia!
Ovviamente non pensiamo che da un momento all'altro Larya sia bella pimpante, stia benissimo eccetera perché NO. Si deve riprendere pian piano, poi io, ammetto, non sono ben informata su come si guarisce dopo aver avuto una ferita che è stata suturata con una bruciatura (non so se questo discorso ha senso) quindi se invento boiate scusatemi ahhahahaha, chiedo venia u.u
Tutto qui ^^

Vi saluto e vi ringrazio per essere giunti fin qui, per aver recensito e messo la sgtoria tra le preferite/seguite, vi adoro :3
Un bacio :*

Juls!








Ps: DWALIN L'HA FINALMENTE ACCETTATA :3 Vi avevo detto di non aspettarvi granché, spero comunque di non avervi deluso troppo ^^
   
 
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