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Autore: BlackVanilla    22/11/2016    3 recensioni
Zoro in un sottomarino è come mettere un uovo sodo nel microonde...oppure no?
Genere: Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zoro non aveva mai viaggiato a bordo di un sottomarino e, anche se non lo voleva ammettere, l’esperienza non stava andando poi così male.
Certo, aveva seri problemi a trovare dei posti adatti per allenarsi, ma tranne questa piccola pecca si era ambientato bene e la compagnia era anche divertente.
Qualche sera prima aveva fatto una gara di bevute vincendo alla grande, le labbra di incurvarono in un sorriso ripensando a quei momenti goliardici.
Si alzò dal divanetto del salotto dove doveva aver preso sonno, non che di solito avesse difficoltà del dormire, ma il movimento subacqueo del Polar Tang gli conciliava il riposo in modo straordinario, non faceva nemmeno tempo a posare il capo su di una superficie, orizzontale o verticale che fosse, e…tac!
Buonanotte a tutti, ci vediamo dopo.
Oltretutto si mangiava molto bene: il cuoco, Jasper gli pareva si chiamasse, riusciva a mettere in tavola delle squisitezze che erano poco al di sotto del livello del Sopracciglione, e alcune ricette che aveva assaggiato erano una completa novità per lui, come ad esempio la pasta al forno gratinata di cui era segretamente diventato un estimatore.
Stiracchiandosi notò con la coda dell’occhio che Gwennie stava passando in rassegna la libreria in cerca di qualcosa da leggere: era evidente che la ragazza non vedeva l’ora di arrivare a Wa, il regno dei samurai, ma il viaggio era ancora piuttosto lungo.
Un’altra cosa che era evidente era il suo leggero peggioramento di salute: perdeva un sacco di capelli, alcune ciocche erano talmente secche che non riusciva a pettinarle e le spuntavano fuori dalla coda di cavallo sembrando autentiche antenne aliene, la pelle era traslucida e leggermente pallida, l’appetito era diminuito e accusava una fastidiosa spossatezza.
Lei però non lo dava a vedere e, anzi, cercava di nasconderlo.
Zoro aveva pensato che la cosa migliore fosse darle spago, la giovane aveva già passato anche troppi momenti bui, tanto valeva che si godesse quel viaggio cercando di non pensare a quel maledetto virus.
Il pirata strinse i denti, se solo avesse potuto farlo avrebbe affettato quel germe odioso che la stava distruggendo, invece non era in grado di aiutarla in alcun modo.
Questo pensiero fece materializzare nella sua mente la figura del Chirurgo della Morte, nonché capitano della ciurma della quale era ospite, nonché loro attuale alleato, Trafalgar Law.
Chissà per quale motivo ci teneva ad aiutare Gwennie.
Certo per lui doveva essere una bella sfida medica, un po’ come per Zoro lo era riuscire a tagliare qualsiasi cosa, forse in futuro anche il fuoco stesso come già faceva abilmente Kin’emon.
Mah…in ogni caso era arrivata l’ora di cena: un delizioso profumo di arrosto aveva invaso il sottomarino, Zoro si incamminò verso la sala da pranzo con le mani infilate nelle tasche.
Lungo il corridoio il solo rumore che si percepiva era il leggero tintinnare delle custodie delle sue tre katane che cozzavano leggermente tra di loro, completamente perso nei suoi pensieri, quasi non sentì la voce che lo stava chiamando alle sue spalle.
“Spadaccino, stai sbagliando strada. Per di là si va alla sala macchine”.
L’ex cacciatore di taglie di girò, Law era diritto davanti a lui, in mano un grosso tomo certamente riguardante medicina, che reggeva senza sforzo alcuno.
Come al solito si era perso.
Era mai possibile che anche dentro quella scatola di sardine riuscisse a perdere l’orientamento?
Comunque l’importante era mangiare, quindi seguì il chirurgo rimanendo a debita distanza.
In sala da pranzo c’era una cagnara assurda, il vociare era tale che nemmeno il rumore dei piatti che venivano pesantemente posati sul tavolo carichi di cibo si poteva udire.
Quando i pirati Heart videro entrare il loro capitano si calmarono leggermente, permettendo alle orecchie della maggior parte dei commensali di smettere di fischiare.
Gwennie era seduta poco distante da dove Zoro prese posto, il piatto che aveva davanti era stato riempito solo per metà e lei stava mangiucchiando senza entusiasmo un pezzo di pollo perfettamente arrostito.
Il piatto dello spadaccino, invece, era al massimo della sua capienza, vi giacevano sopra: pollo, verdure al forno, patate lesse, pane abbrustolito, tre fette di maiale cotto in padella ricoperto di salsina pepata, un peperone ripieno, una fetta di torta salata alle uova e zucchine e una salsiccia bella grossa.
“Ehi, Zoro! Mi dai la rivincita?”, rise di gusto Mario addentando la coscia di un pollo.
“Puoi scommetterci! Birra o sake?”, ingollò quasi per intero una fetta di pane ammorbidita dalla salsa della carne mentre alzava un pollice verso l’alto.
Gwennie sorrise sentendo quello scambio di battute, posò la forchetta sul bordo del piatto allontanandolo da sé: il suo appetito era terminato.
Dall’altra parte del tavolo, Law aveva registrato ogni mossa della ragazza, non gli era sfuggito niente.
Anche a Zoro non erano sfuggiti questi dettagli.
Insomma, tutti avevano visto tutto, ma sapevano di non poter fare niente se non cercare di tirare su il morale della loro amica.
“Uh, sei tu l’ospite…a te la scelta!”, Mario accompagnò la frase con ampio gesto del braccio.
“Stasera facciamo birra, ma solo ad una condizione! Gwennie dovrà tenere il conteggio! Mi fido solo di lei!”, fece un rapido occhiolino verso il suo sfidante.
Mario chiese a Gwennie se aveva voglia di accettare quello strambo compito e la giovane annuì volentieri già iniziando a ridere.
Dopo qualche ora e diverse birre più tardi, la scena che si presentava in sala da pranzo era la seguente: Gwennie seduta a gambe incrociate sul tavolo, alla sua destra Zoro, munito di boccale di birra vuoto, alla sua sinistra Mario, munito di boccale di birra mezzo pieno.
L’aiuto navigatore era al limite.
“Ti arrendi? A quanto siamo Gwennie?”, chiese Zoro con il suo caratteristico ghigno dipinto sul bel volto.
“Dunque…Zoro 15, Mario 9!”, rideva davvero di gusto mentre leggeva dal suo taccuino improvvisato, era difatti stato un tovagliolo fino a qualche ora prima.
Mario poggiò la testa sul tavolo mollando la presa dal boccale di vetro, bofonchiò che si arrendeva mentre le palpebre stavano già cedendo al sonno alcolico.
“Dichiaro vincitore…Zoro!”, la ragazza fece alzare il braccio destro allo spadaccino, “davvero Zoro, non so come tu faccia ad ingurgitare tutto quell’alcool e a rimanere lucido!”.
L’ex cacciatore di pirati stava per aprire bocca quando notò che la giovane stava avendo difficoltà a scendere dal tavolo, l’aiutò reggendola per il braccio mentre sentiva posato su di loro lo sguardo tagliente del dottore.
 
A mezzanotte tutto taceva, la ciurma si era appena coricata, sazia e soddisfatta, mentre Zoro, con suo grande disappunto, non riusciva a trovare la sua cabina in quel groviglio di corridoi tutti uguali.
Girò a destra un paio di volte, poi a sinistra e di nuovo a destra…gli sembrò di aver fatto un giro a ciambella perciò tagliò la strada imboccando il primo pertugio che gli capitò.
Per poco non andò addosso all’enorme orso bianco che, se non andava errato, non era altri che il navigatore della ciurma.
“Ehi, sai aiutarmi? Non trovo la mia cabina!”.
Bepo annuì compito come sempre, “Certamente, seguimi!”.
Camminarono in silenzio per un po’, poi iniziarono una conversazione sulla cena che avevano consumato quella sera e parlottarono fino a quando non incontrarono Law, il quale era appena uscito dalla cabina di Gwennie.
“Sei arrivato spadaccino, ricorda che la tua cabina è poco distante da quella di Gwennie, se può aiutarti”, fece un piccolo inchino e si congedò da entrambi augurando la buona notte.
I due uomini si scrutarono in silenzio: si assomigliavano parecchio nel carattere, entrambi fieri ed orgogliosi, poco inclini al dialogo e ai sentimenti, o almeno nel dimostrarli, e completamente assorbiti dalla voglia di migliorare se stessi fino ad ottenere il massimo risultato possibile.
“La guarirai, dottore?”, Zoro non sentiva il bisogno di tergiversare.
Gli occhi grigi del medico lo trafissero.
“E’ quello che voglio fare, spadaccino”, posò la mano sulla maniglia della porta della sua cabina.
Il pirata dai capelli verdi ghignò prima di annuire leggermente, doveva ammettere che Trafalgar Law gli trasmetteva una certa fiducia.
Imitò il gesto del chirurgo entrando finalmente nella sua cabina: aveva giusto voglia di fare un bel sonno ristoratore.
 
 
Un saluto a tutti i miei lettori!!! ^.^
Eccomi di nuovo per pubblicare questo one shot che voglio dedicare completamente a Silver Sayan, sono partita da un’idea che mi ha dato proprio lei e spero che il raccontino le piaccia.
Capito, signorina?
E’ per te!
C’è Zoro, il tuo Zoro!!!
:P
Fammi sapere che ne pensi!!!
Un abbraccione a tutti coloro che gentilmente leggono le mie righe, vi voglio bene, lo sapete vero?
Alla prossima!
Vostra
BlackVanilla
   
 
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