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Autore: iaia_86    22/11/2016    1 recensioni
Un incontro fortuito su una spiaggia porta un genio un po' tonto ed una truffatrice di professione ad unirsi in quella che è allo stesso tempo una relazione amorosa e d'interesse. Come i famosi Bonnie e Clyde!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un amore di furfanti Epilogo

Un amore di furfanti.


Capitolo 4.

Si osservò attentamente allo specchio dell'ingresso, prima di uscire di casa. I suoi capelli erano stati brillantemente incanutiti da Bonnie con una tinta di qualche tipo e sulla testa calzava un cappello a tesa corta. Un paio di occhiali dalla montatura pesante nascondeva in apparenza le iridi chiare e i baffi posticci modificavano la fisionomia della parte inferiore del viso. Indossava un completo gessato, comprato appositamente per l'occasione, e vi aveva accostato una camicia blu elettrico che riprendeva il colore della loro auto fiammante ed una cravatta a fantasia floreale che spiccava in maniera appariscente nel contesto. Le scarpe lucide e nere avevano la chiusura di strass, che riprendeva il disegno dei gemelli che portava ai polsini; da quello sinistro sporgeva un orologio stravagante a cui era enormemente affezionato e nella mano destra un bastone da passeggio ottonato che in realtà nascondeva uno stiletto.
Si voltò a guardare Bonnie, stupenda nel suo bellissimo tailleur rosato, elegante e raffinata come una vera lady. Aveva una parrucca di capelli ramati che faceva pendant con il colore dell'abito; teneva la borsetta al petto e sembrava stare molto attenta, dopotutto sapevano entrambi cosa vi fosse all'interno.
- Pronto, signor Sheppard? - chiese lei con uno strano tono di sfida. La fissò alcuni secondi soppesando la risposta e alla fine le allungò un braccio piegato per permetterle di appoggiarvisi. Bonnie lo afferrò al volo lanciandogli uno sguardo d'intesa e si avviarono verso il garage in cui riposava la Ford che li avrebbe accompagnati in quel primo tratto di avventura.
La banca si trovava in un quartiere residenziale altolocato, su un viale alberato pieno di parcheggio da ogni lato; per questo, appena arrivati poterono sistemare la V8 proprio di fronte all'entrata.
Scesero con nonchalance e sempre a braccetto entrarono nella struttura guardandosi intorno con fare spaesato, anche se in realtà conoscevano quel luogo meglio degli stessi dipendenti.
Guardò l'orologio in quello che poteva sembrare un gesto di routine, mentre l'intento era quello di coordinare i tempi nel modo perfetto che avevano pianificato insieme. La strattonò con un lieve movimento del braccio ed insieme si avvicinarono ad una delle casse. Una volta che fu davanti al bancario gli sorrise con fare affabile.
- Buongiorno, mi scusi. Avevamo un appuntamento con la signorina Skandaref per ritirare degli assegni circolari per l'acquisto di una proprietà. - disse con voce sicura e sguardo accattivante, sebbene essendo nascosto dagli occhiali non fosse facile da captare.
- Chi le dico che la sta aspettando? - fu la risposta affettata.
- Il signor e la signora Sheppard. - si intromise Bonnie con voce civettuola.
- Va bene; per favore aspettate lì, - gli disse il dipendente indicando delle sedie nella sala d'attesa. - verrete chiamati il prima possibile. -
- Grazie mille, - riprese lei sporgendosi per vedere il cartellino sul petto dell'uomo. - Jeffrey. -
Lo vide arrossire lievemente mentre si allontanavano e decise che se ne avesse avuto la possibilità gli avrebbe fatto pagare l'onta di aver messo gli occhi sulla sua donna.
Si sedettero nelle poltroncine comode ed attesero qualche minuto. Avevano scelto la signorina Skandaref, simpatica single cinquantenne, per la sua indole bonaria e per la vicinanza della sua scrivania alla stanza della cassaforte. Tornò ad osservare l'orologio: aveva settato la sua apertura forzata alle dodici in punto e mancavano solo ventitré minuti.
Sorrise alla sua partner, che ricambiò immediatamente e si avvicinò al suo viso per lasciargli un bacio sulla guancia.
Dopo poco, fu proprio la bancaria ad andargli incontro e salutarli.
- Buongiorno, signor Sheppard, signora! Prego, seguitemi. -
Le sorrisero con aria tranquilla prima di avviarsi dietro di lei e sistemarsi alla scrivania. Poggiò il bastone al lato della sedia su cui era seduto e si volse con interesse verso la donna, osservando il modo in cui compilava i moduli da fargli firmare e organizzava il lavoro. Quello che gli piaceva di lei era la sua metodicità, che aveva permesso al resto del piano di svilupparsi senza imprevisti.
- È stata un po' improvvisa la richiesta di questi assegni. Immagino che questa casa sia un'occasione. - disse lei di punto in bianco, mentre continuava i suoi compiti.
- Assolutamente, cara. - prese parola Bonnie, con aria maliziosa. - È da anni che aspettiamo una situazione simile. Siamo stufi di pagare un affitto tanto caro, se proprio devo dirla tutta. Quindi siamo venuti qui per questo. - terminò instaurando una certa complicità con la bancaria, che infatti ridacchiò alle parole.
L'orologio segnava le undici e cinquantatré quando gli vennero porti i documenti da firmare per gli assegni.
Si prese solo qualche attimo per osservarli, dopotutto era lui quello che era poco avvezzo alle firme false e i raggiri. Era Nicholas Sheppard, ora. Afferrò la penna e firmò con precisione tutti e tre i fogli che gli venivano porti. Dopo fu il turno di Bonnie che non ebbe alcun problema e che anzi si mise a chiacchierare amorevolmente del più e del meno durante l'operazione.
I documenti tornarono nelle mani della signorina Skandaref che divise la parte che corrispondeva all'assegno di ogni foglio – erano tre, per un totale di quello che equivaleva a un milione di dollari, per parlare di una valuta di scambio – consegnandoglieli nelle mani con precisa attenzione.
Una volta che li ebbe tra le dita rimase quasi incantato al pensiero che tre pezzetti di carta potessero avere tanto valore. Lanciò un ultimo sguardo all'orologio e si voltò verso Bonnie annuendole. Erano le undici e cinquantotto.
Lei ridacchiò giuliva ed estrasse dalla borsetta un pacchetto di sigarette con l'accendino. Con un movimento rapido, che non diede tempo a proteste da parte di nessuno dei dipendenti, l'accese e prese una prima, profonda boccata.
Dovette contare fino a venti perché il sistema antincendio si azionasse, esattamente come aveva previsto. Si era informato sulle modalità di sicurezza e non si stupì quando una forte pioggia pesante iniziò ad abbattersi sulle loro teste, disperdendosi in fumo fitto al tocco con qualsiasi superficie.
In un attimo, all'interno della banca tra dipendenti e clienti si era creato il panico. Urla di persone che non riuscivano a vedere ad un palmo dal loro naso, raccomandazioni stentate di rimanere immobili per evitare di farsi male.
All'inizio di tutto, Bonnie aveva estratto dalla borsetta le maschere antifumo che ora indossavano. Afferrò il bastone, aprendone il pomo ed estraendo lo stiletto, fece il giro dietro la scrivania afferrando la signorina Skandaref e puntandoglielo alla gola.
- Niente di personale, mia cara. - le disse all'orecchio. - Se fai anche un solo movimento sospetto o cerchi di attirare l'attenzione, ti taglio la giugulare. Capito? - la informò, solo per dare l'idea del cattivo, dato che in realtà aveva impostato preventivamente tutti i sistemi d'allarme e le linee telefoniche perché si disattivassero all'apertura della cassaforte.
Il rumore delle sicure che scattavano e della porta blindata che si apriva automaticamente attirò inevitabilmente l'attenzione di entrambi. Con la donna tremante tra le mani, fece un cenno rapido col capo alla partner. Lei annuì con un ghigno sfrontato e si fece largo nella nebbia per raggiungere l'entrata.
Nel frattempo la vista stava tornando per la maggior parte dei presenti, che dopo il primo momento di stordimento si stavano riprendendo dallo shock e rendendosi conto di ciò che stava accadendo.
- Fermi tutti, - gridò a quel punto con voce salda per farsi sentire sopra il brusio che inevitabilmente aveva iniziato a propagarsi per tutto l'ambiente. - Rimanete tutti ai vostri posti, sdraiatevi con il volto a terra e mettete le mani dietro la nuca. - ordinò subito dopo. - Altrimenti questa signorina muore sgozzata. È chiaro? - gridò l'ultima parte per dare più effetto alla sceneggiata. L'aveva provata per settimane in casa con Bonnie come ostaggio che se la rideva per il suo modo di fare tanto dolce. Beh, era riuscito a rafforzare quelle smussature per dare l'idea di fare sul serio.
Non dovette attendere molto prima che le persone gli obbedissero, sistemandosi ordinatamente al suolo; ancor meno fu il tempo che ci mise la sua compagna ad uscire dalla cassaforte con un portagioielli in mano ed il sorriso più felice e delinquente del mondo ad illuminarle il viso. La raggiunse a metà strada, baciandola con tutto l'amore che provava per lei in quel momento, completamente dimentico della donna che teneva tra le braccia e che tremò a quel movimento repentino riportandolo alla realtà.
Si guardò intorno con occhio critico, cercando il suo bersaglio. Quando lo ebbe trovato, si diresse a passo sicuro in quella direzione, trascinando la signorina Skandaref con sé ed assicurandosi che Bonnie fosse lì al suo fianco.
- Che nessuno faccia un fiato per i prossimi tre minuti. Mi avete capito? - gridò nuovamente, cercando di essere convincente. - Questa, - disse indicando il pomello della sua arma, - rilascia un potente gas nervino una volta attivata a distanza. Posso controllarvi attraverso le telecamere, se anche uno di voi prova a muoversi avvio il meccanismo. Spero di essere stato chiaro. -
Dicendo queste ultime parole, diede una spinta al suo ostaggio che cadde a terra iniziando a piangere terrificata. Allo stesso tempo, richiuse lo stiletto all'interno del bastone e con il pomo – quello stesso su cui aveva inventato la stupenda storia del gas – andò a colpire con forza il volto di Jeffrey il bancario, rallegrandosi dell'urlo disumano che gli lasciò le labbra.
- Ops. - ghignò con cattiveria al suo indirizzo. - Questo era per averci provato con la mia donna. Ora con il vostro permesso, noi andremo! -
Fece un breve inchino, afferrò con sicurezza la mano della sua compagna e insieme iniziarono a correre verso l'esterno. Come previsto, fuori dalla struttura non si erano resi conto di quello che era accaduto; era quasi certo che prima dei tre minuti che aveva imposto loro, nessuno avrebbe osato muoversi dal lussuoso pavimento di marmo della banca; avevano tutto il tempo per prendere la loro auto e dirigersi al punto d'incontro che avevano stabilito con il meccanico che gliel'aveva fatta avere e che ne sarebbe rientrato in possesso cambiandogli i connotati così che non potesse essere ricollegata a loro. Lì li aspettava un taxi per l'aeroporto, dove avevano già pronto un volo per allontanarsi dal Paese e, in una cassetta di sicurezza, documenti nuovi intestati ai proprietari della società fantasma per poter incassare il denaro e le valigie che avevano preparato in precedenza.
Si mossero con rapidità, lasciando la macchina dopo essersi tolti i travestimenti che entrambi indossavano e salendo sul nuovo veicolo guidato da un ignaro tassista. Sul sedile posteriore, si presero per mano e si lasciarono andare ad un bacio mozzafiato. Poi Alexandra si aprì in una risata di sollievo che lo contagiò.
- Oddio, sembravi veramente uno di quei cattivi da premio Oscar che si vedono nei film! Tipo “Gangster Story” [1]! - esalò alla fine lei tra un ridacchio ed un colpo di tosse.
- Noi rapiniamo banche! [2] - disse quindi, imitando il Clyde della pellicola e facendola sorridere nuovamente.
- Ti amo, Clyde. -
- Io di più, Bonnie. -

[1]
Rimando al film del 1967 sulla vera storia di Bonnie e Clyde.
[2]
Citazione da "Gangster Story", film del 1967 sulla vera storia di Bonnie e Clyde.

Note finali: Grazie mille per aver seguito questa storia, spero che vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto scriverla! A presto!
   
 
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