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Autore: acchiappanuvole    23/11/2016    3 recensioni
[Anime/manga vari]
Contest di drabble a tema amicizia tratte da vari anime/manga per festeggiare il settimo anniversario del thexiiiorderforum.
Pandora Hearts: Rufus Barma/Cheryl Rainsworth
Lady Oscar: Oscar/Maria Antonietta
Fullmetal Alchemist: Roy Mustang/ Maes Hughes
Sailor Moon: Sailor Senshi
Nana: Nana Osaki/ Nana Komatsu
God Child: Jezebel Disraeli/ Cashian
Last of Us: Ellie/Riley
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandoma: Nana
Pg: Nana Osaki, Hachiko
Rating: verde

Indesiderato


Guida creata da il blog di Lisa.

Sai Hachi, questa è la settima lettera che ti scrivo da quando me ne sono andata.
Ho creduto necessario fossero sette. La lascio senza luogo e senza data come le altre: le avevo scritte pensando di mandartele, ma poi non l’ho fatto.
Le tengo dentro una cartellina scura che una volta conteneva il mio certificato di matrimonio.
Custodisce anche la lettera che mi scrivesti tu quella lontana estate prima di lasciare la stanza 707.
Rileggerla mi aiuta a riagguantare il filo del tempo recente, e stimola non solo la mia improbabile ripresa psicologica ma anche l’evoluzione dell’irrealtà in cui vivo. Riconosco che la realtà non mi piace, non mi è mai piaciuta. Mi ci sono dovuta adeguare alla bell’e meglio, quando non c’era verso di schivarne le leggi, però il testo di tali leggi –e sono tante- non mi entra nel cervello. Ho cercato di imbastirlo, ma da una volta all’altra lo dimentico. Vado avanti a scatti, disfacendo nodi ingarbugliati, e mi rimane sempre il dubbio se li ho fatti bene o male: non ne ho idea.
 Succedeva la stessa cosa con Ren.
Quindi ho deciso fin dall’inizio di non mandarti nessuna di queste lettere, neppure quella che sto scrivendo adesso. Il tuo nome e il tuo ricordo mi servono da supporto per mollare gli ormeggi, così non sarò obbligata a dimostrarti che sto pensando a te e ai tuoi problemi.
E’ una decisione liberatoria. Che sollievo confessare a me stessa, senza mezzi termini, che questo vizio epistolare è, come nella maggior parte dei casi, un vizio solitario!

Cambio continuamente posto e punto di vista –purché in qualunque luogo io sia mi sia permesso vedere il mare- sempre tentando di scoprire come fanno a cavarsela loro, gli altri, come fanno a desiderare di continuare a navigare, senza ferirsi con i pezzi di vetro che il movimento devastante del tempo butta addosso.
Se non ti chiamo è solo per paura, Hachi, e non ti grido –vieni!- per lo stesso motivo per cui non ti spedirò questa lettera.
Quando guardo dentro me stessa salta fuori il tuo nome, infallibilmente.
O meglio il mio, perché quando cerco di ricordare il tono della tua voce, quella voce dice –Nana- dice sempre così, calcando sulla a con dolcezza, ma lo dico io, ti copio, vedi, come se fosse possibile. Non trovo la mia voce né il mio posto, ecco che cosa mi succede, allora ho bisogno di rubarlo a qualcun altro, uno qualunque per soppiantare me stessa, mi lancio all’inseguimento del prossimo vivo o morto, reale o fittizio, e saccheggio il suo territorio.
Credo che a te non sia mai successo, tu non sei fatta così, anche se la vita di ogni giorno ti mette alle strette, tu sai crearti un piccolo spazio, sai circondarti di quelle invisibili muraglie protettive che tuttavia non ti allontanano dalle persone.
E’ la cosa che più t’invidio e ammiro.
Ti limiti a raccontare una cosa dopo l’altra, senza cercare il pelo nell’uovo, come se tutto appartenesse allo stesso regno, la vita quotidiana e i prodigi, l’irreale e il tangibile.
Qualche volta avrei voluto somigliarti, copiare l’eroina della mia storia. Ma non mi è mai venuto bene.
La tua spontaneità metteva le ali ai miei occhi ed ero gelosa di non poter vedere gli stessi panorami che vedevi tu. A volte fingevo di poterlo fare, t’ingannavo a forza di osservarti e di rubarti la luce e le parole.
Ecco cosa facevo: con i ritagli che tu lasciavi cadere inavvertitamente, mi cucivo vestiti che a te parevano originali. Ma io sapevo bene che non era così.
Finché non mi sono sentita più a mio agio, per questo mi sono proposta di rinnegare quella simbiosi con te, che mi ostinavo a nascondere a me stessa. D’improvviso sono diventata qualcosa di indesiderato, qualcosa che strideva nella partitura della tua esistenza. Ho sbagliato, lo so. Ho sbagliato tutto, ma dalla corda tesa su cui cammino so pensare solo a questo. Non riesco a piangere.
Forse perché se lo facessi prenderei coscienza di tutto quello che è successo e non lo sopporterei.
Non ti scriverò altre lettere. Sette è il nostro numero perfetto.
Ora devo affrontare la vertigine dell’indecisione da lì potrebbe saltar fuori qualcosa che valga la pena di fare, una revisione della mia rotta.




Ambientata nel “presente” del manga, dopo la misteriosa sparizione di Nana. Come traspare sia dal manga che dall’anime, pur non incontrandosi più le due ragazze non smettono di pensare l’una all’altra durante tutti gli accadimenti della loro vita. C’è quasi un’inversione di ruolo a mio avviso, in quanto la parte forte, ovvero Nana Osaki, è quella che appare più fragile mentre Hachiko, nonostante tutto, continua ad andare avanti, nel modo tutto suo di lasciarsi condurre dagli eventi.

  
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