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Autore: fri rapace    23/11/2016    4 recensioni
Severus Piton e Remus Lupin si incontrano davanti alla macchinetta del caffè dell'ospedale Babbano dove sono ricoverati i loro genitori...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lyall Lupin, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Severus avvertì il respiro di qualcuno sul collo e strinse con troppa energia le dita attorno al bicchiere di plastica, scottandosi la pelle.
“Che coincidenza,” esclamò una voce roca alle sue spalle.
Se Severus non si fosse trovato in un ospedale Babbano, si sarebbe Smaterializzato all'istante.
“Lupin,” soffiò tra i denti, passandogli davanti senza degnarlo di uno sguardo.
Che lo stesse pedinando per conto dell'Ordine della Fenice?
Lupin tamburellò con le dita sulla tastiera numerica della macchinetta del caffè.
“Sai come far funzionare questa... cosa?” domandò. Pallido e con gli occhi infossati, dimostrava più dei suoi vent'anni, ma lo sguardo era cordiale e il sorriso sincero. Se sospettava che l'ex compagno di scuola fosse un Mangiamorte lo nascondeva molto bene.
“No,” tagliò corto Severus, incamminandosi sotto la luce cruda e sfarfallante dei neon del corridoio.
L'altro lo seguì e gli sfiorò un braccio per richiamare la sua attenzione.
“Cosa vuoi da me?” lo apostrofò quindi, innervosito. Che scoprisse le sue carte, non aveva alcuna voglia di giocare.
“Potresti mostrarmi come funziona la macchinetta del caffè. Vorrei portarne uno a mio padre, Lily ce lo offre spesso e penso che lo aiuterebbe a tirarsi un po' su.”
Sentendo nominare Lily, Severus quasi stritolò il bicchiere e rispose all'espressione interrogativa di Lupin porgendoglielo bruscamente.
“Tieni il mio e levati dai piedi.”
Lupin lo prese distrattamente, un uomo stava venendo loro incontro con lo sguardo allucinato di un mago che aveva trascorso troppo tempo in un ospedale Babbano; lo stesso sguardo di Eileen, la madre di Severus.
“Remus, hai incontrato un amico?” disse l'uomo con allegria forzata. Scarmigliato e stanco, era una copia invecchiata del figlio.
Lupin gli consegnò il caffè.
“Severus ti offre questo.” Non corresse il padre, ma Severus non era stato il solo a irrigidirsi quando aveva pronunciato la parola 'amico'.
Il signor Lupin lo ringraziò e Severus si fissò i piedi a disagio, grato che i lunghi capelli gli nascondessero il viso.
“Bene, allora torno dalla mamma,” decise il signor Lupin.
“Vengo anch'io.”
“Non è necessario, Remus. Resta un po' qui col tuo amico.”
“Ma...”
“Per favore. Io e la mamma... noi vorremmo stare soli.”
Lupin fece un passo indietro, l'espressione desolata.
“Bene. Il mio amico ne sarà entusiasta.”
Severus lo fulminò con lo sguardo. Lupin si sedette su una delle sedie di plastica fissate alla parete del corridoio e lo prese per un gomito, costringendolo ad accomodarsi accanto a lui.
“Cosa Merlino-”
“Hai sentito mio padre.”
Severus si chiese se fosse davvero tanto stupido da credere che sarebbe rimasto lì a fargli compagnia mentre i suoi genitori... sa Merlino cosa diavolo dovevano fare senza Lupin, probabilmente godersi la sua assenza. Notò il sorrisetto che era spuntato sul suo volto e capì che, fortunatamente, il lupo mannaro stava scherzando.
“Perché sei qui?” gli domandò Lupin. “Niente di grave, spero.”
“Mio padre sta morendo,” tagliò corto Severus, sperando così di mettere fine alla conversazione.
“Anche mia madre,” replicò l'altro, guardandolo dritto negli occhi. Sospirò e distolse lo sguardo. “Ripete che avrebbe voluto essere presente al mio matrimonio, avrebbe voluto conoscere i miei figli...”
Severus arricciò le labbra sottili.
“Consolala: neppure una vita lunga duecento anni le basterebbe a vederti sposato con prole, tu sei un lupo mannaro e tua madre ha qualcosa che non va alla testa.”
Lupin non si scompose.
“Probabilmente. Ma il cuore le funziona benissimo.”
Severus pensò che era più di quello che si potesse dire di suo padre. Fece per abbandonare la scomoda sedia di plastica, ma venne nuovamente trattenuto.
“Mi spiace per tuo padre. Spero che il suo ricovero non abbia nulla a che fare con la guerra.”
Sotto la patina di gentilezza il volto del lupo mannaro si adombrò e Severus si fece ancora più guardingo.
“Ha a che fare col bere,” replicò. “La nostra guerra non lo riguarda, lui è un Babbano.”
“Lo riguarda e tu lo sai bene. Chi di noi ha parenti Babbani sa a chi offrire la propria fedeltà.”
Severus non riusciva a capire se stesse cercando di reclutarlo o se sospettava di lui. Per quel che lo riguardava, l'ex compagno di scuola aveva ragione: avere un padre Babbano era stato un ulteriore stimolo a combattere per la Causa. Il Signore Oscuro aveva la sua lealtà.
“Sarà un sollievo quando morirà,” commentò gelido.
“Soffre molto?”
“Mai abbastanza. I Babbani in genere non sono pazzi come tua madre, Lupin.”
L'espressione del lupo mannaro ora non era più tanto amichevole.
“Cosa vorresti dire?”
Severus si chiese in che mondo fosse vissuto finora.
“Se potessero, ci darebbero fuoco come accadeva nel medioevo. Forse non capisci perché nel tuo caso chiunque, mago o Babbano, ti brucerebbe volentieri.”
Lupin strinse con rabbia i pugni e un lieve rossore gli colorò gli zigomi.
“Questo non è vero, sono i seguaci di Voldemort che-”
“Osi pronunciare il suo nome?” sobbalzò Severus, avvertendo una morsa allo stomaco.
“Tu no?” lo provocò l'altro.
Severus si impose di calmarsi, valeva la pena di tradirsi col lupo mannaro? Era molto meglio se l'Ordine della Fenice avesse continuato a non conoscere la sua posizione.
“Tipico di un Grifondoro senza cervello,” lo liquidò. “Non piangere troppo per la tua mammina, lupo mannaro.”
Un infermiere che stava passando nel corridoio lanciò loro un'occhiata interrogativa, ma Severus non ci fece caso. Ben presto sarebbero stati loro a dover dare spiegazione ai Maghi, a essere costretti a parlare sottovoce, a nascondersi. Si alzò, lisciando il brutto paio di pantaloni che indossava. Abiti Babbani, pensò con un brivido di disgusto, che raggiunse l'apice quando ricordò che erano quelli del padre.
“Torna nel tuo piccolo angolo felice,” disse a Lupin, che aveva un aspetto più sgradevole del solito, spogliato com'era dell'abituale sorriso.
“Felice?” pronunciò con voce bassa e roca. “Mia madre sta morendo!”
Severus gli dedicò un'ultima, sarcastica occhiata.
“Anche mio padre, e sto già festeggiando. Chi sta peggio, tu o io?”







Ehilà, questa è una piccola shot che avevo da parte da molto tempo.
Immagino che, com'è umano che sia, tutti i personaggi particolarmente sfortunati di HP tendenzialmente pensino che la loro situazione sia quella peggiore, perché la vivono sulla loro pelle.
E non ne fanno mistero, tranne alcune eccezioni. Remus, di solito, è una di quelle...
Spero vi sia piaciuta :-)
Ciao
Fri




 

   
 
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