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Autore: DaniNTI    23/11/2016    0 recensioni
"Lo spazio tra ogni punto" è il racconto interiore in prima persona di un anonimo giovane in un periodo della sua vita caratterizzato da un incontrastabile vuoto esistenziale e da un profondo sconforto.
Attraverso il racconto di momenti di vita quotidiana, che coinvolgono altri personaggi, tra cui una donna con cui egli ha una relazione di natura prevalentemente sessuale, due amici e il suo gatto, il protagonista dà voce alle sue riflessioni e ai suoi pensieri, i quali si configurano come una sorta di "flusso di coscienza" che intervalla la descrizione delle giornate.
Citazione dal testo:
"La mia quotidianità stantia è il limbo che mi spetta, e chissà chi l’ha deciso. Ho smesso di aver voglia di lottare per diventare ciò che non sono. Non porterebbe a nulla e la ragione è molto semplice: la mia coscienza è incredibilmente lucida, ma fottutamente debole. O forse sono le turbolenze con cui conviviamo ogni giorno nella nostra segreta interiorità ad essere troppo forti per chiunque provi a contrastarle".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Questo limbo è il peggior inferno che possa esistere.
Non ho chiesto di nascere, non ho scelto quali emozioni provare e non ho scelto quando e perché provarle. Non so e non mi è dato sapere perché continuo a incazzarmi di fronte a certe cose e a fottermene con nonchalance di altre, magari  molto più importanti. Non scelgo io come reagire alle situazioni che mi si pongono davanti. Reagisco e basta.
Ho smesso di credere di avere voce in capitolo.
Questo limbo è il peggior inferno che io riesca a concepire.
Angoscia, disperazione, inerzia.
Le farfalle nello stomaco, il marcio dentro di me.
 La sento la coscienza, la sento. Voi la sentite? E’ lì che continua imperterrita a ricordarmi ciò che io davvero vorrei essere ma che non sono e mai potrò diventare, semplicemente perché non lo sono e basta. Punto. Fine dei giochi.
Non lo sono mai stato. Potrei perdere le giornate a cercare di fingere di esserlo, ma poi le sentirei ancora di più, quelle farfalle nello stomaco, sempre lì a ricordarmi chi sono io davvero. Voi le sentite? E’ una continua pulsione incontrollabile che mi fa tendere a quello che sono: una persona insensata.
 Io ho accettato ciò che sono e ho deciso di conviverci. Ma fa male.
 Purtroppo so chi sono, e sento di non appartenere a me stesso.  E la mia rabbia non può fare davvero un cazzo per porre rimedio.
 Ho smesso di credere di avere voce in capitolo. La mia indole, non me la sono scelta io la mia indole.
La mia quotidianità stantia è il limbo che mi spetta, e chissà chi l’ha deciso.
 Ho smesso di aver voglia di lottare per diventare ciò che non sono. Non porterebbe a nulla e la ragione è molto semplice: la mia coscienza è incredibilmente lucida, ma fottutamente debole. O forse sono le turbolenze con cui conviviamo ogni giorno nella nostra segreta interiorità ad essere troppo forti per chiunque provi a contrastarle.
   
 
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