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Autore: cin75    23/11/2016    6 recensioni
Jared e Jensen non si sopportano. Si odiano , letteralmente. Sono decisamente diversi. Litigano su tutto e tutti. I loro mondi sono uno l'esatto contrario dell'altro. Fosse per loro, si annullerebbero a vicenda.
Ma succede qualcosa.
Si innamorano e i loro mondi così diversi smettono di esistere.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano di certo venti minuti abbondanti che Misha se ne stava davanti alla vetrina della gioielleria del centro di Glendale a fissare quell’anello che, pur nella sua semplicità, sembrava brillare più degli altri anelli appariscenti e costosi.

“Andiamo Misha! Che stai aspettando amico. E’ quello giusto e Vicky è quella giusta. Devi solo fare l’ultimo passo. Prendi un bel respiro, entra lì dentro e fa la cosa giusta!” fece Jared alla sua destra.
“Sì, hai ragione. Devo fare la cosa giusta e Vicky è…lei è …davvero fantastica.” convenne Misha.
“Ma stiamo scherzando, vero?” fu la replica quasi isterica dall’altro lato del ragazzo. “Non vorrai davvero buttare all’aria tutta la libertà e l’indipendenza che ti sei faticosamente conquistato? Sei giovane, Mish!!” replicò stizzito Jensen che invece era alla sinistra del ragazzo in dubbio. “Devi goderti la vita. Guardarti attorno. Bionde, more, rosse, tinte, naturali…la vita ti offre ancora infinite possibilità e tu che vuoi fare? Incastrarti da adesso nel…..sacro vincolo del matrimonio?!” recitò calcando teatralmente sulle ultime parole.
“Forse…forse è vero!! Forse è presto. Magari…magari potrei….” sembrò vacillare improvvisamente quello che sarebbe dovuto diventare un prossimo neo sposo.
“Ma per favore, sta’ zitto!!” fu il rimprovero che arrivò dal lato destro. “Misha non è superficiale come te o tutti quelli come te. Lui sa quale è la cosa giusta. Lui sa quello che deve fare e ciò che deve fare è entrare e prendere questo bellissimo anello che poi metterà al dito di Vicky!”
“No!” replicò quello alla sinistra. “Quello che deve fare è farsi una vita, farsi le ragazze che quella vita gli offrirà e quando se ne sarà fatte abbastanza e avrà guadagnato abbastanza, allora non si limiterà a questo anellino da macchinetta dei giocattoli. Ma potrà comprarne uno che meriti di chiamarsi anello!” lo provocò Jensen, sperando di toccare Misha nel proprio orgoglio di uomo.
“In effetti….in effetti è piccolo come anello. Forse…” tentennò Misha.
“Vedi che ho ragione!” esclamò vittorioso Jensen.
“No che non hai ragione!” lo rimproverò Jared fulminandolo con lo sguardo. E poi si rivolse a Misha. “Ascoltami! Misha , ascoltami. Vicky non è superficiale come qualcuno di nostra conoscenza!!!” calcò con il tono guardando il biondo accanto a loro. “Vicky sa quello che questo anello significa e non guarderà alla grandezza fisica o al carato, ma guarderà a quanto sia grande ciò che significa!” provò a convincerlo.
“Sì, lei..lei non è una ragazza venale. Lei è simpatica, intelligente, un’ascoltatrice attenta , un interlocutrice sagace, onesta e decisamente più saggia di me. Dolce con i bambini, ma severa quando ce n’è bisogno…” elencò Misha, ricordando i vari e molti motivi per cui si era innamorato di Vicky
“Per favore. Smettila di recitare Shakespeare. Non stiamo mettendo in scena Molto rumore per nulla e tu, di certo, non sei Benedetto che parla di Beatrice !!” si lamentò esasperato Jensen.
“Lascialo stare, Jensen!” intervenne Jared. “Solo chi è innamorato sul serio cita il grande poeta!” fece orgoglioso Jared.
“Ma per favore!! Quel tipo non ha fatto che scrivere tragedie sull’amore. Ha ammazzato, fatto impazzire, soffrire, penare indicibilmente chiunque avesse a che fare con l’amore e tu ?... “Solo chi è innamorato cita il grande poeta!!” ! ” lo canzonò Jensen. “Se aspetti ancora, vedrai!! Ci ritroveremo con un cadavere tra le mani!” lo provocò.

“Non ascoltarlo, Misha. Ascolta me e fa la cosa giusta!” si riprese Jared.
“No!! Ascoltami, Mish. Non rovinarti la vita. Devi schiodarti da questa vetrina. Gira l’angolo, infilati nel primo bar che trovi e festeggia la tua libertà. Lascia stare Mr. Cosa Giusta !!” replicò Jensen.
“No, Misha. Ascoltami. Io…”
“No, Mish. Ascolta me. Io so…”
 

E in quel preciso momento, quasi per incanto o magia o miracolo, Misha si ritrovò da solo davanti alla vetrina della gioielleria.
La testa finalmente vuota e leggera da quelle incitazioni. Era quasi come se alla fine avesse la possibilità di pensare lucidamente.
 

******** 
Molto molto molto lontano, in una sorta di ufficio dove vigeva uno soffuso silenzio spezzato solo da una musica che definire celestiale sarebbe stato banale, Jared, era seduto su una poltroncina bianca, al centro della stanza.
Dinnanzi a lui , una scrivania vuota.
Il giovane era decisamente nervoso. Misha era il suo primo incarico da angelo custode e ritrovarsi in quella situazione non lo rassicurava, anche perché , e di questo era sicuro, il suo compito era rimasto senza ombra di dubbio incompleto.
“Incompleto è un eufemismo, Jared!” risuonò una voce severa all’interno della stanza.
“O Dio!!” si ritrovò ad esclamare un po’ per paura e un po’ perché preso di sorpresa.
“No! Sono solo un suo fidato attendente.”
“Perché sono qui? Ho sbagliato in qualcosa?”
“Quale credi che sia il compito di un angelo custode, Jared?!” chiese la voce con una sorta di curiosità o forse divertimento.
“Ehm!! Io…cioè…indicare al proprio protetto verso quella che è la giusta direzione!” recitò come da manuale.
“Appunto. “Indicare” non “Obbligare”!” sottolineò la voce. “Nostro Signore ha donato agli uomini il libero arbitrio perché sappiano scegliere e accettare poi le conseguenze di quella scelta. Non è nostro compito dire loro cosa fare o cosa non fare. Cosa sia giusto o cosa non lo sia. Come comportarsi o come non comportarsi. Noi dobbiamo semplicemente indicare la porta. Poi, starà a loro decidere se oltrepassarla!” spiegò con autorità quella presenza.
“Sì, capisco!” fece remissivo e colpevole Jared, cosciente dell’errore che aveva commesso con Misha. “Ma Misha è un bravo ragazzo. Lui merita di essere felice e c’era…c’era quel…” sibilò adirato tra i denti ricordando quel terzo incomodo così irritante.
“Non cambia nulla. Se iniziamo a fare le scelte per loro… dove andremo a finire? Questo è il Paradiso , non Wall Strett. Se si sparge la voce tra gli uomini che gli angeli faranno per loro le scelte più difficili, scelte di cui non possiamo garantire l’esito, manderemo in fumo quello che si chiama “fiducia del consumatore!”” sembrò rimproverarlo.
“Sì. Sì.” ammise ormai cosciente dell’errore, il provetto angelo. “Cosa accadrà di me, adesso?!” chiese con un minimo di timore.
“Io e gli altri del consiglio ne parleremo. Tu nel frattempo resterai qui in contemplazione. Tornerò da te con ciò che sarà il nostro giudizio!” e poi Jared non sentì più nulla se non, di nuovo, la musica che l’aveva accolto.
“Mi sa che sono nei guai!” sussurrò a se stesso, l’angelo.
 

********* 
Molto molto molto lontano, in un altro ufficio, ben diverso dal primo, dall’aria più opprimente e severa, Jensen, anche lui seduto su una poltroncina di un rosso fuoco acceso, se ne stava in attesa di sapere come mai di quella convocazione improvvisa, prima di finire di “imbambolare” il suo assistito Mish.
“Sai perché ti trovi qui, Jensen?!” fece una voce decisamente alterata.
“Porco Diavolo!!” esclamò preso di sorpresa, il demone.
“Linguaggio ragazzo!!” tuonò rabbioso nella stanza. “Anche se non sono lui, porta rispetto!”
“Chiedo perdono… maestro?” azzardò e poi: “Signore?” e poi ancora, sperando in un indicazione provò ancora: “Padrone?!”
“E’ meglio che tu non sappia con chi hai a che fare!” fece. “Almeno per il momento!” precisò e Jensen si ritrovò a deglutire timore.
“Come mai sono qui prima di aver portato a termine il mio compito?!” chiese alla demoniaca presenza.
“Qual è il compito di un demone tentatore , Jensen?!” domandò di rimando la voce.
Jensen si guardò un attimo spaesato attorno come se stesse mettendo insieme la risposta che poteva essere quella giusta e poi rispose.
“Fare tutto quello che è possibile per portare sulla strada della perdizione il proprio… assistito!” recitò, anche lui, come da manuale.
“E tu? Cosa credi di aver fatto?!” chiese curioso il suo interlocutore invisibile.
“Io…io…ci stavo lavorando!” constatò anche se non proprio convinto Jensen.
“No. Tu stavi dicendo al tuo soggetto ciò che doveva fare. Non  lo stavi tentando. Tu gli stavi porgendo su un piatto d’argento tirato a lucido quello che sarebbe dovuta essere la sua scelta. Scelta che doveva essere solo tentata e non spiattellata.” gli disse facendogli presente il modo in cui stava agendo con Misha.
“Ma io…” provò a scagionarsi.
“Niente ma!! Questo è l’Inferno, non Wall Strett. Se si sparge la voce tra gli uomini che i demoni faranno per loro le scelte più difficili che poi non saranno esaudite, manderemo in fumo quello che si chiama “fiducia del consumatore!””
“Lo so. Ho capito. Ma io volevo solo…e poi c’era lui…c’era quel..” provò ancora a giustificarsi ma fu prontamente interrotto.
“Ora basta scuse!!” proferì austera la voce infernale.
“Cosa accadrà di me ora?!” si arrese Jensen, abbassando il capo mestamente.
“Io, con il consiglio ne parleremo. Tu resterai qui a contemplare le tue pene e poi io tornerò da te con il giudizio.” e tutto svanì.
“La vedo male!” si disse sottovoce, il demone.
 
 
Per quanto tempo, Inferno e Paradiso, fecero attendere i due, non è dato sapere. Quello che si racconta è che nello stesso momento la sentenza venne declamata e il giudizio assegnato.
“Jared, a causa del tuo errore, il consiglio celeste ti condanna a diventare umano per un periodo la cui durata non ti è data di sapere. Vivrai tra gli uomini come un uomo. Patendo e gioendo della vita umana. Imparerai a fare le tue scelte e ad accettare le conseguenze di quelle stesse scelte. Così è deciso.”
 
Esattamente come in Paradiso , anche all’Inferno avveniva la stessa cosa.
“Jensen, a causa del tuo errore, il consiglio demoniaco ti condanna a diventare umano per un periodo la cui durata non ti è data di sapere. Vivrai tra gli uomini come un uomo. Patendo e gioendo della vita umana. Imparerai a fare le tue scelte e ad accettare le conseguenze di quelle stesse scelte. Così è deciso.”
 
I due non ebbero nemmeno modo di replicare o di implorare pietà ad entrambi i Tribunali che l’avevano condannati.
Un grido di profonda sofferenza riecheggiò nei meandri del Paradiso e dell’Inferno quando Jared e Jensen persero le loro rispettive ali, divenendo così umani.
 


Ma ciò che non si aspettavano oltre a quel doloroso distacco è che si sarebbero ritrovati, seduti su una panchina, in un parco sconosciuto, uno accanto all’altro.
Sussultarono per un momento quando si resero conto di dove fossero. Il fiato corto, la mente confusa.  E sussultarono ancora quando guardandosi intorno si ritrovarono occhi negli occhi.
“Oh Gesù!!” esclamò per la sorpresa Jared, ritraendosi appena.
E dopo essersi dipinto una smorfia di disgusto a quell’appellativo, Jensen rispose con un tono decisamente ironico: “Non dovrebbe essere peccato per voi e per mezzo mondo nominarlo invano, angioletto!?”
“Non quando è una disperata richiesta di aiuto!” replicò Jared.
“A quanto pare anche tu sei stato confinato qui. Quindi credo che sia tardi per una disperata richiesta di aiuto!” gli fece presente guardandosi ancora attorno.
“Anche tu sei…sei stato…” azzardò Jared.
“Umanizzato?” finì sarcastico l’ex demone. “Sì. Completamente!” e poi strofinandosi vigorosamente le mani sul viso come per riprendersi esclamò: “Bene! Ora che si fa?!”
“Beh! Io…” stava per dire Jared quando….
 
“Ora imparate a vivere!” esclamarono all’unisono due voci che poco dopo si materializzarono, in due diversi soggetti, giusto dinnanzi a loro.





N.d.A: Beh!! Vi dico solo ..chi non vorrebbe un diavolo tentatore come Jensen o un angelo custode come Jared???

 
   
 
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