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Autore: Camille_Paul    17/05/2009    1 recensioni
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Ladynotorius assistente amministratrice.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Micol e, nonostante il mio nome, sono italiana pura. I miei genitori erano molto amanti dei nomi ebraici e allora perché no? Erano ancora giovani. Abitavo in un un grande condominio di un piccolo paese di periferia, dove tutti sapevano tutto. Avevo un'amica leale e simpatica di nome Kadmel, anche lei aveva genitori "fan" dei nomi ebraici. Un giorno, nel nostro piccolo paese di periferia, successe qualcosa. Una famiglia si trasferì davanti al mio palazzo. Kadmel non abitava nel mio condominio, ma bensì nel centro del paese, per così dire. La nuova famiglia era originaria dell' America, per quanto avevo capito, e avevano un figlio maschio. Dalla finestra della mia camera potevo scorgere la sua bene e allora corsi su a casa mia, veloce come il vento e andai alla mia finestra. Non volevo essere scoperta, così mi nascosi dietro alla mia tenda semi-nascosta ma, dalla quale, si vedeva tutto da dentro al fuori, ma niente dal fuori al dentro. Bene. Eccolo, lo vedevo. Meno male che la sua camera era davanti alla mia, avrei potuto spiarlo quando volevo. Il ragazzo stava appendendo su una parete il poster di qualcosa o di qualcuno...un giocatore di basket? Sì, gli americani D.O.C amavano solo tre cose: il baseball, il basket e le donne sexy. Me ne andai sul balcone, dove potevo scorgere la loro auto. Una Volvo. Non era tipicamente né italiana né americana, ma era la mia macchina preferita. Nel nostro super-condominio c'era anche un giardinetto privato, dove solo i residenti potevano entrarci. Scesi giù. C'erano i ragazzi che stavano giocando a basket e a calcio. Le femmine che avevano più o meno la mia età giocavano a passaggi di pallavolo. Salutai la mia amica Martina e, nonostante avessimo un anno di differenza e lei era più piccola di me, lei mi capiva sempre e ovviamente aveva sentito parlare del nuovo arrivato, ma sapeva quanto me. All' improvviso, un nuovo ragazzo fece la sua entrata, rubando l' attenzione di tutti. Quello che aveva appena lanciato la palla all' altro lo fece cascaer giù perchè se la prese in faccia, quelli che stavano giocando a basket rimasero a bocca aperta, e non fecero del male a nessuno, mentre quelle che giocavano a pallavolo si misero a sbavare e potevo ben capire il perché, eccome se lo capivo. Jeans a vita bassa, capelli scompigliati, occhi azzurri. I suoi capelli castani con riflessi più chiari, estremamente naturali. Si accorse che l' attenzione di tutti era rivolta verso di lui. -Ciao, mio nome essere David- disse e l' accento americano era molto forte. Si avvicinò a quelli che stavano giocando a basket. -Potere io?- chiese. Il ragazzo che aveva la palla in mano, Luca, gliela passò. Lui scartò con prontezza gli avversari e buttò la palla nel canestro. Uno a zero. I ragazzi lì tentavano di parlare americano, ma ne usciva solamente un mix di una lingua inventata, fatta da olandese, finto inglese e italiano. Certo, erano tutti stati rimandati in inglese, tranne io, anche se raggiungevo la sufficienza a fatica. Mi avvicinai. -Hello, my name is Micol. How old are you?- La prima cosa che ci avevano insegnato all' elementari. Facile. Gli altri rimasero sbigottiti, compreso lui. -I'm ten- Avevamo la stessa età, mitico! -Me too- risposi. Gli offrii la mano, che prese con dolcezza. -Are you italian?- mi chiese. Quella domanda l'avevo sentita tante volte, ma in un'altra lingua. -Yes, I am italian- Le nostre mani erano ancora legate insieme e le guardai. Lui fece lo stesso e fu il primo a staccarla. Guardai i jeans, e avevo il timore che cascassero giù, anche se quella paura l' avevo con chiunque che gli portasse. Le ragazze mi guardarono con invidia, compresa la mia migliore amica del condominio, e con un leggero sbavamento. I ragazzi erano affascinati o da me o dai suoi pantaloni, ma dopotutto li portavano anche loro così.Eravamo all' inizio dell'estate e i jeans erano quelli corti fino alle ginocchia, come i miei. Per il resto del pomeriggio lui giocò con i suoi nuovi amici del basket e io lo stavo a guardare, affascinata, seduta sulla panchina insieme a tutte le altre ragazze. Incominciarono a sudare e lui si sfilò la maglietta e noi rimanemmo sbigottite. Gli altri ragazzi lo imitarono. Così eravamo doppiamente sbigottite. La sera stava calando e noi avevamo tutti il permesso di stare fino alle nove, rispettando così anche il regolamento condominiale. Tornammo a casa insieme, io e Dave, perchè adesso si faceva chiamare così. Eravamo i più distanti rispetto al parco e così dovevamo fare molta strada. Lui non si era ancora messo la maglietta e ciò provocava ancora di più la mia eccittazione. Lo so che ero ancora piccola per queste cose, ma ero così, ero più matura rispetto agli altri. Per il resto del tragitto non volò una mosca e poco importava che eravamo di due lingue diverse, di due continenti diversi. Arrivammo al bivio che ci separava. Io sarei andata a destra, lui a sinistra. Mi sforzai di salutarlo. -Goodbye Dave-. Lui si girò di scatto, meravigliato. Non se lo aspettava, ma nello stesso istante lo voleva. -Goodbye Micol, goodnight- -Goodnight, Dave, goodnight- e prendemmo le nostre due strade. Arrivata a casa, cenai. Non avevo mai fame la sera, soprattutto di sera. Chiamai Kadmel, nonostante sapessi che erano le nove e mezza di sera, ma lei andava a dormire anche a mezzanotte. -Pronto?- rispose sua madre, -ciao, sono Micol, c'è Kadmel?- -ciao Micol, certo- e passò il telefono alla figlia. -Pronto?- -ciao Kadmel, sono Micol- -ciao Micky, che cosa volevi?- -lo sai che non mi piace quando mi chiami Micky! Pensa se io ti chiamassi Kad!- -a volte, Micky, sei veramente una pizza!-. Mi stavo innervosendo e lei sentì benissimo il mio ringhio di sottofondo. -Scusami Micol- e sottolineò bene il nome. Io iniziai. -Oggi è arrivato un nuovo ragazzo americano e si chiama David!.....- le raccontai per filo e per segno ciò che era successo con lui quel pomeriggio e la feci lunga, tanto che fui costretta a chiederle se si fosse addormentata ogni mezz'ora. Alla fine, dichiarai che avevo finito e che le sue pene erano terminate. -Bene, americano.....sexy....i miei preferiti. B'è, io penso che tu ti innamori troppo spesso! Insomma, da quando ti conosco, compreso asilo, hai sognato di sposarti con trentacinque ragazzi e hai già deciso i nomi dei vostri futuri figli! Insomma, mi sembra esagerato!- -non penso!- -dimmi una cosa, l' ultima perchè mia mamma sta sclerando, ma questo piccolo angelo americano dal petto d'oro ti piace veramente o è solo una cosa in stile "suona alla porta e scappa?"- -no, questo piccolo angelo americano mi piace davvero tanto tanto!- e ci mettemmo a ridere insieme. -'notte Kadmel- -'Notte Micky- e prima che potessi obbiettare o arrabbiarmi, lei aveva già riattacato. Il pigiama me lo ero già messo e mi concessi un' occhiata alla finestra, dietro alla tenda, per vedere nella camera di fronte. Le luci erano spente, segno che il mio piccolo angelo sognava già.... Bene, spero vi sia piaciuto almeno il primo capitolo! Ho già tutta la storia in testa e questa notte non riuscirò a dormire! Buona notte!
  
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