Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Aisu Yuurei    17/05/2009    1 recensioni
Io e lui eravamo gemelli, ma non equivocate. Non avevamo nemmeno una traccia di quel legame che unisce due creature omozigoti. (Ho modificato il titolo della storia. Mi sono accorta di aver chiamato il protagonista Pendulus erroneamente, ho modificato il nome nei capitoli, scusate l'errore.)
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il gatto non aveva di che mangiare, per un po’ gli offrii il pane della dispensa all’insaputa della mamma, ma non tardò molto ad accorgersene, d’altronde le razioni a casa nostra erano limitate, la fame mordeva tutti e anche solo un pezzo di pane mancante faceva la differenza.

 Mi picchiò selvaggiamente fino a che non avevo più neanche la forza di urlare, solo allora mi lasciò accasciata sul pavimento logoro mentre mi stringevo le numerose parti doloranti. Non era facile uscirne, ogni volta ci volevano mesi perché i lividi scomparissero e nonostante ciò mi cacciò a lavorare.

Io non odiavo la mamma, anche lei faceva enormi sacrifici per non lasciarci morire di fame, dopo che papà era morto in guerra eravamo caduti in una penosa povertà che ci spingeva a dare tutti noi stessi solo per poter vivere.

Non avevo mai desiderato morire, anche in tutta quella povertà io non volevo morire, non volevo darla vinta a nessuno. Se qualcuno aveva deciso così per noi, allora non gli avrei mai dato la soddisfazione di cedere alla sua provocazione, mai.

La pensavo così fino a sedici anni, quando la mamma ci annunciò che aspettava un bambino, ma che probabilmente lo avrebbe ucciso o abbandonato. Non aveva soldi per mantenerlo.

Così disse, ucciderlo o abbandonarlo, ma non sembrava convinta della seconda. Voleva uccidere un bambino. Voleva stroncare una vita a cui era stato donato il permesso di nascere, voleva espiare le sue colpe addossandole a lui. Mi salirono le lacrime.

<< Sei un essere spregevole, non capisci che quel bambino ha il diritto di poter vivere come tutti noi? E poi come intendi fare? Lo farai nascere e lo accoltellerai? Ne avrai il coraggio? Eh?>>

Il mio tono di voce era oltremodo furioso, ma sono sicura che a lei non importava nulla. Mi guardava tranquillamente e ascoltava ogni parola senza un minimo cenno di ripensamento, mi venne voglia di scappare.

<< Beh, sei ancora troppo piccola per tentare solo marginalmente di capire cosa si prova nel sapere che non si hanno soldi per far mangiare i propri figli. Vederli così talmente magri da farti venire voglia, appunto, di ucciderli. Solo per difenderli da quell’agonia infernale. Voi siete il mio sbaglio, lui è il mio sbaglio più grande. Siete degli errori, e tali rimarrete nella mia coscienza per sempre. Mi sarei già uccisa mille anni fa se voi non ci foste stati.>>

Non aveva urlato, aveva tenuto il suo discorso pacificamente, senza inveire contro di me. Ma in quelle sue parole dure, autentiche, si celava una cattiveria che mai avrei sospettato. Lei ci aveva definiti sbagli, errori, ripensamenti, pesi che gravavano sulla sua fallimentare vita. Nulla mi faceva sentire più inorridita. Quella non era mia madre, quella era la donna che la guerra aveva partorito, la donna che aveva visto l’odio e l’amore mischiarsi nella morte, la donna che aveva ucciso le sue emozioni pur di non arrivare al suicidio, pur di vivere, pur di vivere morendo giorno dopo giorno.

Per noi lei aveva continuato a sopportare quella leggera agonia, quell’eterno, piccolo dolore che le dilaniava il cuore.

Ma tutto ciò, non le permetteva di uccidere una vita.

Mio fratello era accanto a me, come sempre non aveva detto nulla e non aveva espresso opinioni, ma la sua espressione non era più totalmente atona, percepii una flebile rabbia affiorare da tutti i pori della sua pelle, sentii che impercettibilmente i suoi pugni si chiudevano e sentii che lambiva un desiderio, e lo sapeva.

Ma non capii mai cosa il suo cuore gli suggeriva di fare, non lo capii perché lui me lo rese impossibile. In quei giorni aveva anche smesso di proferire quel sommesso “buongiorno”, non mangiava, beveva soltanto per sopravvivere e tutto il giorno se ne stava fuori chissà dove.

Alla mamma non sembrava importare.

Io mi sentivo disperata, in quel momento la voglia di morire mi si parò davanti e prendendomi la mano con voce suadente mi invitò da lei. La scalciai. Dovevo fare ancora molte cose prima di andarmene. Non avevo tempo per voler morire.

Andai fuori, affrontando la calura estiva che avvolgeva tutto come un grande termosifone. Prima di precipitarmi nel bosco, però, notai che il gatto era chino su qualcosa, mi avvicinai impercettibilmente e scoprii perché mio fratello dimagriva a vista d’occhio. Donava tutto il pane al gatto. Provai un’immensa compassione per lui, la voglia di trovarlo si accentuò e così mi recai immediatamente tra gli alberi, con la sottile speranza di poter fare qualcosa per lui.

Probabilmente ero una sciocca, d’altronde una persona vuota come me non poteva pretendere di capire la profonda concezione del mondo che provava mio fratello, di cui la mamma contribuì a rendere macabra.

So, però, che ce la misi tutta pur di comprenderlo. Avrei donato la mia vita pur di renderlo felice. Ma non bastava, a lui non importava nulla della mia vita e quindi non avrebbe mai barattato un bel nulla per essa. Pensavo a queste cose mentre correvo a perdifiato, mentre le mie gambe si muovevano cercandolo, chiamandolo, sfruttando la sua assenza. 

Non lo trovai.

Girai l’intero bosco cinque volte e trafelata da un impossibile sforzo per una ragazzina di sedici anni, ritornai a casa. Non era neanche lì. Alla mamma non interessava, aveva anche mangiato il suo pane, allora donai io il mio al gatto. Quando mi distesi su quel letto duro e vuoto, mi venne da piangere.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Aisu Yuurei