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Autore: _pirate_    17/05/2009    3 recensioni
Kal vuole conoscere il segreto del suo maestro, ma lui non è d'accordo. Vahil dice di essere un angelo e ora Kal vuole sapere la verità questa credo sia la storia più bella tra quelle mie pubblicate finora, quindi è importante per me il vostro parere! Commentate, please! Anche un piccolo commentino stupido...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA STORIA DEL MAESTRO e DELL’ADEPTA

Sentivo i miei passi sul selciato scuro, sentivo il mio cuore battere nell’ombra; il vento mi scompigliava i capelli, nonostante fossero nascosti sotto il cappuccio del mio vecchio mantello sbiadito. Tenevo la testa bassa, ancora rossa di vergogna per quello che era accaduto pochi minuti fa.

-Vuoi vedere gli angeli?-
Il suo tono beffardo mi aveva colpito come uno schiaffo, abituata com’ero alla sua espressione diplomatica e gentile. Avevo annuito, indietreggiando.
Sarei diventata una custode, e tutto ciò che mi serviva era conquistare la sua fiducia; ma forse non avevo ancora trovato il modo giusto.
Il suo viso perfetto, così tanto vicino al mio, mi fece arrossire d’imbarazzo.
“Togliti, ti prego, prima che ti salti addosso”. Eppure ero rimasta impassibile, senza muovermi di un passo. Anzi, mi ero avvicinata al suo volto tanto da poterlo sfiorare –ignorai con un enorme sforzo di volontà quello che sarebbe potuto accadere se avessi ceduto- per guardarlo dritto negli occhi:
-Perché, tu non lo sei?-
Quasi caddi per terra quando si scostò di colpo. Sorrise serafico, dandomi le spalle.
-Cerca una polvere verde brillante, poi torna da me-
Ero sicura che stesse nascondendo qualcosa, ma non ci feci caso.
-Sì, Vahil… ehm… Maestro! –
Soffocai con un sussulto il grido di esultanza che scalciava per uscire dalla mia gola. Mi voltai, correndo verso l’uscita: finalmente avrei visto la sua essenza d’angelo.

-Mi dispiace- mi strofinai con la manica della mia pesante vecchia maglia di lana grezza gli occhi, per evitare alle lacrime di scendere. Sentii alcuni granelli di sabbia depositarsi sugli occhi e vidi un po’ d’acqua sulla manica del mio braccio; sembrava uno strano bacio quello scambio, ma ciò non mi fece sorridere per niente, anzi… Mi sembrava il complimento che non avrei mai ricevuto.
Vahil si accigliò, sorridendo quasi: –Ti svelo un segreto-
Mi allontanai da lui, coprendomi il volto con un braccio.
Ecco, ora mi avrebbe sgridata, o presa in giro. Credevo che aver fallito la missione potesse essere già una punizione abbastanza dura per me.
-Guardami- si inginocchiò di fronte a me, allontanando gentilmente il braccio dal mio viso
-Non esiste alcuna polverina verde luccicante-
Lo guardai stupita, incerta se essere arrabbiata o sollevata. Avevo girato tutta la notte per la città alla ricerca di qualcosa che non esisteva?! Mi trattenni dal tirargli uno schiaffo.
Vahil aveva una strana espressione sul volto, come se stesse trattenendosi dal ridermi in faccia. Io assusi un’espressione così arrabbiata e offesa, che credo non parlai per almeno mezz’ora.
Alla fine andai con passo marziale verso il tavolo su cui Vahil stava lavorando e, saltandoci in piedi sopra, lo guardai con una tale espressione che quasi ebbi paura della sua reazione:
-Almeno fammelo vedere!-
L’angelo sorrise malizioso e io mi vergognai così tanto da non potergli più rivolgere la parola.

-D’accordo, guardami pure-
Mi girai appena in tempo per vederlo mentre, con un gesto deciso, si passava le mani sul corpo e poi le congiungeva sulla fronte. La sua pelle si illuminò, i suoi occhi chiusi vibrarono sotto le palpebre e, proprio all’altezza delle scapole nacquero due enormi ali nere, capaci di occupare tutta l’ampiezza della stanza.
Quasi svenni per l’emozione perché, pur essendo un’adepta da alcuni anni, non avevo mai visto la trasformazione di un angelo.
Rimasi sconvolta nell’appurare un complicato quanto ovvio pensiero:
-Quindi voi, potendovi trasformare, vi nascondete tra noi umani?- domandai con un filo di voce.
L’angelo alzò le spalle, scuotendo la testa: -Suppongo di sì-
-Perché?-
-Non lo so… sarebbe come chiedersi perché le rane siano verdi o le case quadrate. Credo che sia una questione di comodità-
Rimasi perplessa da questa sua risposta. Improvvisamente mi accorsi che anche il suo aspetto fisico era cambiato: le spalle erano più possenti, il torso un po’ meno, gli occhi più scuri.
-E… fa male?-
-No!- scosse la testa, corrugando la fronte –Forse un po’ gli occhi-
Rimasi a fissarlo un po’, finchè lui non mi fece segno di avvicinarmi: -Vieni a toccarmi un po’, dai-
Arrossii violentemente, ma obbedii. Le sue piume scure erano soffici come sabbia al vento, ma un po’ più dure rispetto a quelle degli uccelli; non mi soffermai sul resto del corpo perchè altrimenti sarei svenuta
-Allora, come ti sembro?-
Trasalii alla sua domanda tanto che una piuma delle sue ali mi rimase tra le dita, mentre lui gemeva di dolore: -AHI! –
-Ahi- sentii un dolore acuto all’indice e osservandolo notai una goccia rossa luccicante. Mi girava la testa.
L’angelo imprecò mentre mi prendeva per sorreggermi: solo in seguito avrei scoperto che le piume degli angeli per gli umani sono velenose.
Vahil si portò il mio dito alle labbra, mentre io giravo la testa dall’altra parte.
Mi sentivo stranamente vulnerabile.
  
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