Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    24/11/2016    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stephen Mason trascinò i piedi sulla neve, il suo vecchio moschetto arrugginito nella mano destra, mentre si avventurava in profondità, nei boschi innevati. Fischiettò una melodia vivace per non battere i denti. Si era accampato e aveva acceso un fuoco nel bosco la notte precedente; aveva persino avuto una buona quantità di sonno, alzandosi quando era sorta l'alba.

 

Era già passato mezzogiorno, pensò lui, ed era esausto e mezzo congelato per aver camminato di buon ritmo per ore.

 

Il suo cappello a tricorno, la sua pistola e le sue scarpe erano tutte cose che una volta erano appartenute a suo padre e lui borbottò quando sentì la neve penetrare nei fori irregolari delle suole e congelare i suoi piedi. Mamma mi scorticherà vivo, pensò lui, incidentalmente; lei era terrorizzata dal fatto che il suo figlio maggiore prendesse freddo.

 

"Oh, guarda là. Fumo," disse a se stesso ad alta voce, poi si strofinò le mani, sentendosi terrorizzato, allegro e incapace di resistere al fascino dell' ignoto. Era veramente entusiasta al pensiero di vedere l'accampamento in prima persona. A distanza aveva visto che indossavano vestiti così strani, avevano modi ingegnosi di catturare gli animali per sfamarsi, ed erano coraggiosi e fieri.

 

Aveva anche sentito che i Nativi facevano correre i loro prigionieri attraverso una sfida mortale, li scorticavano e li smembravano. Ma Stephen non era preoccupato poiché i Gesuiti, e la mamma gli avevano detto che quelli erano tutti sciocchi racconti messi in giro dai coloni terrorizzati, che li avevano temuti sin da quando si erano stabiliti per primi su questi lidi, più di un secolo prima. Sua madre gli aveva detto che gli uomini rossi volevano soltanto vivere in pace.

 

Mentre si avvicinava all'accampamento, sentì delle grida in una lingua sconosciuta e voci femminili che urlavano. Si fermò, perplesso. Stephen rallentò il passo quando il suo istinto subentrò.

 

Camminando nell'accampamento, mise le mani in alto in un gesto passivo. La neve si era fermata e ora riusciva a vedere chiaramente i Nativi da vicino, e non sembravano felici. Lui osservava affascinato mentre loro avanzavano verso di lui con questi abiti particolari, fatti di pelle di animali. Le donne e i bambini si ritirarono e improvvisamente si trovò di fronte a un gruppo di uomini, tutti con gli archi e le frecce puntati verso di lui.

 

Stephen aveva una caratteristica che odiava - la sua risata indotta dalla paura. Non ci poteva essere rimedio; ogni volta che si sentiva vivace o impaurito aveva l'abitudine di fare delle risatine nervose. Sfortunatamente, in passato, ciò gli era valso un labbro spaccato o peggio quando si era trovato di fronte alla persona sbagliata, e lottò disperatamente per contenere la risata che stava gorgogliando nella sua gola.

 

Tenendo le mani in alto, lui disse, "Non intendo farvi del male, amici...miei. Miei rossi...ehm...miei rossi confratelli."

 

Le sue parole gli valsero un colpo affilato al collo dalla freccia di un giovane ragazzo, che lo guardò in un impassibile, terribile silenzio.

 

Senza distogliere lo sguardo dal mare di volti dalla pelle di rame, e senza abbassare le braccia, Stephen fece cadere lentamente la cinghia del suo moschetto, dalle sue spalle al suolo, comunicando in silenzio agli uomini che si stava solo disarmando.

 

Uno degli uomini anziani afferrò il suo moschetto e poi scortarono Stephen fino all'accampamento, colpendolo con le loro frecce e spingendolo con le loro mani forti.

 

"Va bene, va bene," brontolò Stephen mentre veniva maltrattato. "Non dovete fare tutto questo. Bada - Bada a dove punti quello, uomo!"

 

Ignorandolo, i guerrieri lo spinsero giù a terra di fronte a una fila di fuochi al centro del campo. Stephen scosse la testa con un sospiro e osservò gli abitanti dell'accampamento. Notò una piccola ragazza che lo fissava da dietro la gonna di una donna.

 

"Ciao!" disse lui, facendo segno allegramente. La ragazza fece un respiro terrorizzato e corse dentro una patta di copertura che conduceva a una strana, piccola casa rotonda.

 

Gli uomini si guardarono intorno reciprocamente e mormorarono, e uno si picchiettò leggermente la testa, annuendo.

 

Devono aver pensato che fosse qualche idiota vagabondo, comprese Stephen, ma meglio pensare questo di lui, piuttosto che pensare che fosse un pericolo. Probabilmente pensano anche che io sia qualche demone, con i miei capelli rossi e le lentiggini. Fece un movimento per alzarsi e fu spinto in modo burbero, gettato a terra.

 

"Bene, fate come vi pare, signori," disse Stephen, facendo spallucce. Fece una pausa e disse chiaramente, "Sono venuto in cerca di Nathaniel Poe."

 

Tutti lo fissarono senza espressione e lui cercò di descrivere l'uomo. "Occhi...blu?" lui indicò i propri occhi blu. "Alto!" Mise una mano in alto nell'aria. "Bianco. Si è anche appena sposato, con la bella Cora Munro."

 

"Longue Carabine," replicò un anziano uomo Lenape che si era rasato i capelli neri in una lunga ciocca di capelli che gli ricadeva lungo la parte posteriore della testa. L'uomo abbassò il suo arco e freccia per una frazione di secondo.

 

"No, Cora," Stephen affermò.

 

Improvvisamente la folla si divise e Nathaniel camminò a grandi passi rapidamente verso di lui con un altro gruppo di giovani ragazzi.

"Ah, eccoti!" disse Stephen entusiasta. "Ti ricordi di me? Stephen Mason, signore, al vostro servi -"

 

Nathaniel non aspettò che il ragazzo finisse. Lo afferrò per il braccio e lo tirò su, dicendo parole calmanti alla folla riunita. Muovendosi rapidamente, andarono verso una delle abitazioni coperte di corteccia. Nathaniel spostò il lembo e spinse dentro il giovane uomo in modo spicciativo.

 

Stephen cadde in un mucchio con una smorfia e guardò l'interno affascinato, notando il mais essiccato e le piume e le perline che abbellivano la dimora, i gusci di tartaruga che pendevano da fili di corda. Mosse una mano curiosa per toccarli quando una voce severa schioccò nell'aria come una frusta –

 

"Ragazzo. Non toccare."

 

Stephen sobbalzò e voltatosi, fissò due uomini anziani indiani che lo stavano guardando severamente da terra, dalla loro posizione a gambe incrociate. Nathaniel e due altri giovani si erano uniti a loro, rendendo lo spazio molto ristretto.

 

"Le mie scuse. Volevo solo vedere che cosa potreste fare possibilmente con i gusci di tartaruga," spiegò lui, sogghignando agli uomini. Ci fu una pausa.

 

"Sonagli," replicò uno degli uomini anziani, con i tatuaggi allineati che gli segnavano la faccia, con il suo tono di voce sdegnoso.

 

"Ah," replicò delicatamente Stephen. "Capisco."

 

"Hai un cuore coraggioso, signor Mason," interruppe Nathaniel, scuotendo la sua testa scura con uno sguardo torvo. "Hai perso la testa? Perché sei qui?"

"Beh..." incrociò le gambe sperimentalmente, osservando gli altri uomini. "A proposito, il mio nome è Stephen Mason. Piacere di conoscervi tutti." Stephen fece a tutti loro un amichevole cenno di saluto, ma nessuno replicò.

 

"Sono Uncas, il fratello di Nathaniel. Mi ricordo di te. Sei il figlio di John Mason." Un giovane uomo indiano con alte sopracciglia arcuate disse questo. Stephen replicò che anche lui si ricordava di Uncas.

 

"Anicus. Benvenuto," replicò un altro giovane uomo in un inglese rozzo, facendogli persino un piccolo sorriso.

 

"E mio padre e Hopocan." Nathaniel  fece rapidamente un cenno agli uomini anziani che stavano ancora seduti in silenzio, guardando Stephen come una coppia di falchi guarderebbe un coniglio ferito. "Perché sei qui, Stephen?" Nathaniel insistette.

 

"Subito. Ecco, la signora Stewart mi ha mandato a cercarti."

 

Gli occhi dei giovani uomini si acuirono e loro si sporsero in avanti. "E' tutto a posto?" chiese Uncas intensamente, esaminando la faccia del ragazzo.

 

"Come sta mia moglie? Gli Stewart?" chiese Nathaniel urgentemente.

 

Stephen fece una pausa per un lungo momento, ricordando la faccia preoccupata di sua madre mentre infagottava la sua sorellina Lucinda a letto, preoccupata che la febbre sarebbe arrivata alla loro fattoria.

 

Alzando lo sguardo verso gli uomini, disse, "La febbre ha spazzato tutta la valle. Non l'avete sentito?"

 

Nathaniel lo fissò, incredulo. "La febbre è a nord, suppongo. Una guida proveniente dall'altro accampamento attraverso le colline è venuta da noi con la notizia pochi giorni fa. Non qui, ragazzo."

 

Stephen scosse la testa. "Ha fatto fuori delle persone. I Robertson hanno perso i loro figli. James e Robert Lancaster si sono messi in viaggio per trovare un dottore per i nostri vicini moribondi. Ritengo che sia importante che voi tutti sappiate che la febbre è qui."

 

"Grazie," disse Uncas lentamente e il ragazzo fece un cenno con la testa. "E come sta la moglie di mio fratello, e sua sorella? E la signora Stewart?"

 

"Beh, la signora Stewart è da sola alla fattoria adesso. Lei mi ha mandato -"

 

"Perché?" esplose Nathaniel. "Dov'è mia moglie?"

 

"Le sorelle sono andate alla fattoria dei Newsom a circa un miglio di distanza per occuparsi di Priscilla e Gregory Newsom, che si sono ammalati per la febbre. La signora Newsom sta morendo," Stephen spiegò, chinando tristemente la testa.

 

Ci fu una pausa nervosa.

 

"Vuoi dirmi ..." chiese Nathaniel lentamente. "Che mia moglie e mia cognata sono andate in quella casa infestata dalla febbre?"

 

Stephen fece un prudente cenno col capo. Nathaniel sembrava preoccupato e impaurito. "Vieni ragazzo. Andiamo," disse lui, cominciando ad alzarsi.

 

Il lembo del wigwam si aprì e Stephen notò una donna che sbirciava dentro, con gli occhi che vagavano su tutti loro. Lui sorrise, ma la sua proposta fu respinta poiché la donna lo guardò in malo modo.

 

Nathaniel ruotò gli occhi e strinse i denti quando Chemames avanzò verso il già affollato wigwam, la piccola Tankawun che sbirciava dentro.

 

"Allora," disse Chemames a Nathaniel in Delaware, aggrottando le ciglia, "il nostro accampamento deve essere invaso da ogni sciocco adolescente Yengeese della regione?"

 

Uncas parlò, la sua faccia impassibile, ma Nathaniel notò il timore dietro il suo sguardo. "E' arrivata la febbre. Il ragazzo ci ha fatto un grande favore venendo ad avvertirci. Mio fratello e io adesso dobbiamo andare a vedere sua moglie."

 

"Soltanto la moglie di tuo fratello?" Chemames sghignazzò, ma Uncas scosse la testa.

 

"E anche Alice."

 

Chemames sembrava offesa e oltraggiata. Stephen lottò per trattenere un sogghigno per l'atteggiamento arrabbiato della donna. Lui non riusciva a capire una parola della conversazione, ma sapeva che la sua comparsa aveva causato un trambusto.

 

Alzando lo sguardo, lui guardò la bellissima ragazza indiana che aveva una tale sorprendente somiglianza con la donna più anziana che poteva soltanto essere sua figlia. L'abitazione era scoppiata in una discussione.

 

"Ciao, carina," Stephen disse alla ragazza, sopra il frastuono.

 

Nathaniel aggrottò le ciglia. "Smettila, Mason," ordinò lui prima di voltarsi a ribattere a qualcosa che la stridula donna aveva detto.

 

"E di' a quel ragazzo con i capelli brutti di smetterla di guardare con aria sciocca mia figlia!" Chemames ruggì nella sua lingua. "Non è un pezzo di carne in una mangiatoia!"

 

Uncas scosse la testa e guardò suo padre e Hopocan, che sembravano imperturbati. Alzandosi, lui disse in Delaware, "Andiamo, fratello. Prendiamo quello che possiamo per quella famiglia e riportiamo indietro le donne."

 

Improvvisamente Tankawun parlò. "Verrò e vi aiuterò." I suoi pensieri si fecero preoccupati quando si ricordò della ragazza bionda e desiderava aiutarla in qualche modo. Tankawun non nutriva risentimento nei confronti della ragazza Yengeese.

 

Gli occhi di Chemames scintillarono pericolosamente. "Tu, figlia, ritornerai nel nostro wigwam e starai lì. Non sarai contagiata dalla febbre di alcuni Yengeese di cui non siamo tenute a preoccuparci."

 

Tankawun replicò con calma. "Madre, conosco molte erbe e ho aiutato la nostra guaritrice. Il Signore della Vita ci proteggerà."

 

"Andiamo. Perdiamo tempo," Nathaniel intervenne.

 

Chingachgook adesso parlò in Delaware affinché tutti ascoltassero. "Andate, figli miei. Ma fate attenzione a non stare troppo vicini a chiunque sia infetto. Anicus vi porterà dalla guaritrice dell'accampamento. Lei vi darà le erbe necessarie. Dovete fare un brodo, dipende dalla gravità della malattia."

 

Gli uomini cominciarono ad alzarsi silenziosamente quando Chingachgook aggiunse, "Se non ho notizie di tutti voi entro due giorni, oppure se le vostre notizie sono tristi, andrò io stesso."

 

I suoi figli annuirono e tutti cominciarono a partire. Stephen si alzò goffamente in piedi e disse a tutti loro addio.

 

"Grazie per essere venuto, ragazzo Mason," disse Chingachgook in inglese, annuendo. Stephen sorrise e annuì.

 

"Le tue scarpe," giunse la voce burbera dell'altro uomo, Hopocan. "Sono danneggiate."

 

Stephen guardò in giù ed era leggermente imbarazzato mentre guardava le sue tristi, vecchie scarpe consumate che avevano dei buchi, ed erano troppo grandi.

 

"Sono il mio unico paio," spiegò Stephen. "Appartenevano a mio padre."

 

Hopocan disse qualcosa ad Anicus, che immediatamente corse fuori dal wigwam, ritornando in un attimo con un paio di scarpe morbide che sembravano fatte di pelle di cervo. Lui le porse a Stephen.

 

"Per me?" chiese Stephen, e fu stupito e gratificato mentre l'altro ragazzo annuì.

 

"Grazie! I miei piedi si congelano sempre in inverno." Con un sorriso, Stephen buttò fuori le sue vecchie scarpe e si mise quelle nuove con un'espressione felice.

 

"Mocassini," disse Chingachgook, annuendo. Anicus fece un movimento per raccogliere il vecchio paio di scarpe, ma Stephen se le portò vicino al petto. "Va bene così. Le voglio. Erano del mio papà."

 

Il gruppo lasciò il wigwam in un tumulto - Chemames che sbraitava a sua figlia, i giovani uomini ignoravano il tutto mentre camminavano vivacemente in cerca della guaritrice, parlando sulle grida della donna.

 

Chingachgook e Hopocan non erano soli e si guardarono a vicenda prima che Hopocan facesse un grugnito di divertimento, scuotendo la testa in modo derisorio.

 

"Che stranezza di ragazzo, con i capelli rosso fuoco," disse Hopocan dopo un po'. "Mi piaceva. Ha spirito."

 

Chingachgook concordò mentre i suoi pensieri deviarono verso i ragazzi e Tankawun. Hopocan glielo lesse facilmente.

 

"Staranno bene," Hopocan disse in Delaware. "Invocherò il Signore della Vita per la protezione."

 

"Facciamo i legami di tabacco," disse Chingachgook e gli uomini si prepararono per meditare.

 

 

Fu il pomeriggio seguente quando gli uomini e Tankawun emersero dalla radura che conduceva alla fattoria degli Stewart.

 

Tankawun era infagottata con le pelli d'orso contro il freddo, tenendo un cesto di medicine preso dai guaritori dell'accampamento. Le sue dita erano intirizzite per il freddo mentre fissava il casolare oscurato e la fattoria circostante.

 

"Non penso che qualcuno sia qui..." lei sussurrò nella sua lingua nativa ai fratelli, che poi accelerarono il passo.

 

Nathaniel corse dentro, chiamando Annabel e le sorelle. Uscendo fuori, disse al gruppo riunito che il casolare era davvero abbandonato.

 

Uncas era emerso dal fienile. "La mucca è là. Annabel le ha lasciato abbastanza cibo per giorni. Non si aspettava di tornare immediatamente quando è partita."

 

Nathaniel cercò di pensare e alla fine chiese a Stephen dove sarebbe potuta essere la signora Stewart.

 

Stephen strascicò i piedi contro il suolo coperto dalla neve e fece spallucce, riflettendo. "Beh, so che se io fossi al posto della signora Stewart non vorrei stare seduto a casa ed essere inutile. Suppongo che sia andata a casa dei Newsom. E' a circa un miglio di distanza da qui. Tua moglie e sua sorella erano là. Lei me lo ha detto."

 

"Andiamo, allora," affermò Nathaniel, poi si voltò e parlò gentilmente a Tankawun in Delaware. "Penso che la cosa migliore sia che tu rimanga qui, Tankawun. Ti preparerò un fuoco e mi assicurerò che tu sia sistemata."

 

Tankawun scosse la testa ostinatamente, ma sembrava affaticata. "Vorrei dare una mano. La nostra guaritrice Tallegewi mi ha mostrato come fare il brodo. Se tua moglie o le altre donne si ammalano, dobbiamo tenere una cerimonia di guarigione e cercare di costruire un piccolo alloggio sudatorio. E' una fortuna che noi siamo così vicini al fiume congelato."

 

"Che cosa c'è là?" chiese Stephen con curiosità, indicando il suo cesto intrecciato. Tankawun comprese le sue parole e replicò che esse erano delle speciali erbe curative e offerte di tabacco per gli spiriti, tra le altre cose. Nathaniel tradusse mentre loro affrettarono di nuovo il percorso, dirigendosi verso casa dei Newsom.

 

"Spiriti?" chiese Stephen curiosamente, quasi inciampando su una radice di albero.

 

Uncas annuì. "Noi crediamo che gli spiriti abitino in ogni cosa, nella natura. Ogni animale che uccidiamo per mangiare, ogni ramo che tagliamo, noi preghiamo lo spirito che vi abita. Essi sono chiamati manetu. Le erbe lì dentro servono a uno scopo speciale, insieme al brodo. Deve essere preparato attentamente e mosso nella direzione in cui la luce del sole viaggia quotidianamente - da est a ovest."

 

"Oh... sembra interessante. Speriamo che non dovremo usarle," Stephen replicò mentre coprirono più terra.

 

Tankawun era veramente stanca e questo rallentava considerevolmente il loro avanzamento. Circa un'ora dopo, Stephen indicò un camino fumante e una fattoria piuttosto grande. Una staccionata in legno circondava il perimetro della fattoria e tutti loro videro una donna dai capelli scuri all'esterno, che stava gettando l'acqua di una grossa bacinella nella neve.

 

Nathaniel fece un desideroso passo in avanti. "Cora!" chiamo lui, guardando la donna voltarsi lentamente.

 

Era Annabel, la sua faccia pallida e segnata dalla preoccupazione. "Ragazzi!" lei chiamò e accennò un sorriso quando si alzò.

 

"Signora Stewart, siamo andati a cercarvi nella vostra fattoria," disse Stephen mentre si affrettò ad andarle incontro e prenderle la bacinella dalle mani.

 

"Non potevo sopportare il pensiero di lasciare le ragazze da sole, qui," replicò Annabel con angoscia evidente. "Il signor Newsom è ancora molto debole, e non penso..." il suo respiro si bloccò. "Non penso che Priscilla supererà la notte."

 

Uncas entrò nel casolare, notando le finestre di vetro, la luce del fuoco che danzava contro le pareti di legno. Aggrottò le ciglia poiché l'odore dei malati assalì i suoi sensi.

 

Contro la parete del casolare c'era un lungo mucchio di fieno e delle coperte su di esso; in posizione prona, c'era un piccolo uomo che tremava, anche se il casolare era caldo. Cora era inginocchiata accanto all'uomo, tenendogli la mano.

 

"Uncas?" giunse la voce di Cora, mentre lei lo guardò sbattendo le palpebre, meravigliata. Nathaniel corse da sua moglie e l'abbracciò stretta.

 

"Dov'è Alice?" chiese Uncas prima che potesse fermarsi.

 

"Qui..." lui sentì la sua voce e avanzò lentamente verso il letto, all'estremità. Alice era seduta accanto a una donna robusta, le asciugava la fronte febbricitante mentre la donna si girava irritabilmente per il delirio. Uncas si sforzò di sentire il debole borbottio della donna.

 

"Amy...dove..." la donna si lamentava nel sonno, agitandosi e tremando.

 

"Alice," lui sussurrò,  comprendendo appieno le sue maniche arrotolate, il suo volto tirato, i suoi capelli raccolti; ciocche flosce di capelli che le si attaccavano ostinatamente sulla fronte per il sudore. Lui si sentì sopraffatto dall'emozione nel vederla apparire così triste e sconfitta.

 

"Il signor Newson stava bene, poi improvvisamente è crollato di nuovo. Si sta riprendendo lentamente. Penso che la signora Newsom ci stia lasciando. Forse stanotte," sussurrò Alice, continuando a fare i bendaggi sul viso rovente della donna con la pezza umida.

 

"Quali sono i suoi sintomi?" chiese Uncas, toccando con un dito il collo della donna e notando il suo battito debole.

 

"Sta andando a fuoco per la febbre, ma trema di freddo. Prima di cadere in questo delirio, si lamentava di una sete estrema, ma la sua gola è chiusa. Non riesco a farle bere niente." Alice posò la pezza nella bacinella d'acqua e sospirò, facendosi scorrere le dita sulla tempia. Dopo un momento, proseguì.

 

"Non può essere febbre gialla. Quella viene nei mesi più caldi. O scarlattina; non ci sono eruzioni cutanee rosse su nessuno dei due. Non è morbillo, e non è sifilide -"

 

"Shh... siamo venuti per aiutare. Adesso riposati, Alice," mormorò Uncas, che la fissava ancora.

 

Alice scosse la testa e poi si voltò, facendo un triste sorriso a Stephen Mason. I suoi occhi slittarono da quelli del ragazzo per un momento e un'espressione chiusa, attenta è arrivata sul suo viso.

 

Uncas si voltò e osservò mentre Tankawun si avvicinava ad Alice, con gli occhi compassionevoli. Pronunciò alcune parole delicate e le ragazze si salutarono.

 

Nathaniel fece grandi passi verso il letto con Cora e poi presentò ad Alice le erbe che loro avevano portato. Alice annuì in silenzio, i suoi occhi si spostavano da Tankawun a Uncas, prima di cominciare in silenzio la pulizia del viso della signora Newsom.

 

Ore dopo, Nathaniel sostenne il signor Newsom mentre Cora gli versò in bocca il brodo che Tankawun aveva preparato. Tankawun era seduta vicino al fuoco, gettandovi dentro pezzetti di corteccia e piante; la stanza si riempì di una fragranza legnosa, di pino, e si sentivano mormorii di parole.

 

"Che sta facendo?" chiese Annabel mentre lavava lenzuola sporche in una grande bacinella d'acqua. Stephen guardava tutto questo in silenzio mentre aiutava Annabel.

 

Uncas e Alice erano ancora seduti accanto a Priscilla Newsom, che aveva preso una svolta per il peggio. Uncas replicò semplicemente, "Per protezione."

 

Nathaniel fornì dei particolari. "Sta bruciando il cedro rosso per respingere gli spiriti maligni."

 

Tankawun si alzò in piedi con un'espressione concentrata e prese dal suo cesto pezzetti di ciò che sembravano radici nodose e le mise da parte. Esaminando silenziosamente il casolare, indicò alcuni recipienti di vetro su un tavolo vicino al focolare e parlò a Uncas.

 

Srotolandosi lentamente dalla sua posizione accanto alla signora Newsom, Uncas prese rapidamente i recipienti e li riempì d'acqua con la grande caraffa che stava sul tavolo, posizionando un recipiente sul pavimento vicino al signor Newsom, ancora indebolito e addormentato, e un altro delicatamente a terra, vicino al letto occupato da Alice e dalla donna malaticcia.

 

Allo stesso tempo, Tankawun cominciò attentamente a scuotere le radici di tutta la sporcizia, e le pulì con un angolo della sua pelle con estrema attenzione. Stando in piedi, lei pose cautamente una radice nel recipiente accanto al signor Newsom, e si accovacciò a terra accanto al letto, posizionando l'altra radice in quel recipiente. Ritornò al suo posto accanto al fuoco e si mise seduta, come se stesse aspettando.

 

Gli Inglesi nella stanza sembravano molto perplessi. Soltanto Nathaniel e Uncas trovavano ciò estremamente naturale.

 

Il tempo passava. Tankawun si alzò silenziosamente ed esaminò ciascuna delle radici presenti nei rispettivi recipienti per lunghi istanti.

 

Alzandosi, lei parlò agli uomini in Delaware. "Il marito vivrà. Le radici galleggiavano e i miei sensi mi dicono questo. La moglie non vivrà. Ho pregato Mannitto ma non c' è nulla da fare. Ora pregherò soltanto affinché il suo trapasso sia veloce e indolore, e affinché lei si ricongiunga ai suoi padri con un cuore aperto e senza rimpianti."

 

"Lei ha avuto molti problemi nella sua vita. Il suo cuore era appesantito da questo," disse Tankawun in aggiunta, e si inginocchiò accanto al signor Newsom, prendendo la sua mano fiacca.

 

Nathaniel diede l'infausta prognosi in inglese a vantaggio degli altri abitanti del casolare, e Alice chinò lo sguardo sulla sua paziente, in un'incredulità stordita. "No..." sussurrò.

 

Alice condivise degli sguardi frenetici con sua sorella e Annabel. "Tankawun, sono sicura che tu puoi aiutarla! Non tenterai?"

 

"Già lo ha fatto, Alice," replicò Uncas, sedendosi accanto a lei. "Abbiamo fatto tutto il possibile."

 

"E io vi ringrazio tutti, ma lei non può morire. Il dottor Braddock presto sarà qui. Forse porterà un pastore. Non può allontanarsi da questa vita senza che le venga data l'estrema unzione!"

 

Gli altri non dissero niente per un momento, finché Cora andò vicino a suo marito e disse in una voce che suonava priva di forza, "Alice, dobbiamo riposare. Abbiamo fatto ciò che potevamo."

 

Cora si alzò improvvisamente e andò in cerca di qualcosa in un baule, nell'estremità opposta del casolare. Riuscivano a sentirla frugare per alcuni istanti, prima che lei venisse fuori con un libro pesante, posandolo sul grembo di Alice. Era una bellissima Bibbia, ideata riccamente. Alice sembrava sollevata.

 

"L' ho trovata mentre cercavo trapunte di ricambio," disse Cora mentre si sedette di nuovo accanto a suo marito, adagiando la sua testa sulla spalla di lui. "Sembra che sia pregiata e molto antica. L'interno mostra i nomi e le date di nascita e le date di morte di ciascun componente della sua famiglia."

 

Alice fece scorrere un dito attraverso la lunga lista di nomi in una scrittura a mano minuta, arrivando ai nomi più nuovi. I suoi occhi si fermarono quando lesse –

 

Amy Clara Newsom, figlia di Gregory & Priscilla 1737-1743 Eterna Luce

Oltre alla data di morte, qualcuno aveva scritto con un inchiostro sbiadito,

Il mio amatissimo tesoro.

 

Alice sentì che stava per piangere quando guardò la pagina, pentendosi di tutte quelle volte che aveva pensato male della sua vicina, quando la povera donna sofferente aveva superato delle difficoltà con le quali lei, nella propria cieca gioventù, non poteva reggere il confronto. La perdita della sua unica bambina...

 

Aprendo la Bibbia, lei cercò i Salmi, e Cora pregò Alice di leggere qualcosa ad alta voce per l'anima di Priscilla Newsom, che molto probabilmente avrebbe lasciato tutti loro quella notte.

 

Alice lesse qualcosa dal libro e trovò consolazione. Poi Nathaniel, Uncas e Tankawun cominciarono a pronunciare ad alta voce, nella loro lingua, parole di fede e di conforto.

 

Alice scivolò sul pavimento con la Bibbia ancora poggiata sul proprio grembo e lasciò cadere la testa sulla spalla di Stephen Mason, che era seduto tranquillo vicino a lei. Alzando lo sguardo, Alice guardò negli occhi neri di Uncas e cercò di sorridere, poi chiuse gli occhi e cercò di respirare mentre pregava.

 

Fuori, la Luna si avvicinò da dietro le nuvole, mentre la notte avanzava e gli abitanti pregavano intensamente, per superare questi giorni crudeli.

 

 

Molto più tardi quella notte, Alice era ancora seduta nella stessa posizione, con la schiena appoggiata al letto, mentre osservava il lume di candela vacillante che Cora aveva messo su uno dei bauli accanto al focolare. La candela non sarebbe durata molto più a lungo.

 

La mano fredda di Priscilla giaceva penzoloni accanto a lei e Alice avvolse le sue calde dita intorno alla mano e premette una guancia sul palmo della donna. Strizzò i suoi occhi chiusi. Vivi... pensò fervidamente. Ma era inutile; Alice sapeva per esperienza, dal respiro agitato e affannoso della signora Newsom, che la donna stava vivendo le sue ultime ore.

 

Alice percepì la stanchezza su ogni pollice del suo corpo. Tutti loro avevano assegnato le porzioni di quel po' di pane che Alice aveva portato con sé, ma ciascuno di loro aveva ancora fame.

 

Adesso Alice prese il tempo per domandarsi perché Tankawun aveva accompagnato i ragazzi. Notò che Uncas era estremamente gentile e cordiale con la ragazza, persino quando Alice non riusciva a comprendere la loro strana lingua, ma aveva anche notato come i due mantenevano una distanza attenta e che c'era un'atmosfera di imbarazzo tra loro.

 

Quindi, perché lei era qui? Erano sposati? Era una strana sensazione; Alice trovò difficile guardare la ragazza Lenape che era stata favorita con tale leggiadria, ma allo stesso tempo le piaceva e la rispettava. Era buona con tutti, soprattutto con i Newsom, una famiglia di bianchi che lei non aveva mai incontrato, gente che molto probabilmente non avrebbe mai alzato nemmeno un dito per correre in suo aiuto, se le loro posizioni fossero state invertite. Alice ricordò la signora Newsom che chiamava gli Indiani "selvaggi", con tale ripugnanza e disprezzo...

 

Scuotendo la testa bruscamente al suo treno di pensieri, Alice fece cadere la mano della signora Newsom e si alzò in piedi.

 

Alice si sporse lentamente in avanti, controllò gli organi vitali della donna e la coprì in modo più sicuro con la trapunta.

 

"Come sta?" giunse la voce sussurrata di Uncas che era apparso silenziosamente accanto a lei. Alice sobbalzò.

 

"Sta bene... Voglio dire, sta morendo... ma sembra dormire più pacificamente," disse Alice velocemente, agitata dalla sua presenza.

 

Voltandosi lentamente, Alice scivolò giù sul pavimento e trascinò le ginocchia verso il suo petto, lisciandosi attentamente la sua gonna sulle caviglie e allontanandosi da Uncas. Aspettava che lui raggiungesse Nathaniel.

 

Con suo stupore, Uncas si sedette disinvoltamente accanto ad Alice e, dopo un momento, cominciò a far scorrere la punta delle dita delicatamente lungo la morbida pelle dell'avambraccio di lei. Alice si sentì il sangue accelerare dal nervosismo puro.

 

"Alice..." sussurrò lui, delicatamente.

 

"Cosa?"

 

"Ho bisogno di parlarti."

 

Alice sentì un moto di rabbia. Lui l'aveva ignorata all'accampamento mesi prima, l'aveva portata a credere che avrebbe sposato un'altra ragazza, era sparito per mesi, e adesso si degnava nuovamente di parlarle e di richiedere la sua attenzione.

 

"Adesso non è il momento per qualsiasi sciocchezza tu abbia in mente, Uncas," Alice sussurrò duramente. "Forse potrebbe esserti sfuggito, ma in questa stanza ci sono persone che stanno morendo. Mostra un po' di rispetto."

 

Uncas non disse niente, ma continuò silenziosamente a trascinare le sue dita attraverso il braccio di Alice. Alice impazientemente allontanò il suo braccio da Uncas. "Basta," lei ordinò.

 

Irritata per le sue azioni, Alice chiese a Uncas senza mezzi termini, "Cosa penserà la tua graziosa moglie?"

 

Uncas scosse la testa. "Non l'ho sposata, Alice. Non voglio un'altra donna, eccetto una."

 

Alice lo guardò brevemente dalle sue ginocchia alzate. "E' vero?"

 

Uncas confermò con un cenno del capo e cominciò a parlare. Alice lo interruppe, il suo cuore troppo pieno di emozione per ascoltare ciò che lui aveva in mente di dire.

 

"Stavo... pensando. Alla vita. E alla morte. E a cosa significa," sussurrò Alice girando i suoi occhi stanchi verso la candela pulsante vicino al focolare che ora era molto basso.

 

Uncas si appoggiò all'indietro, guardandola attentamente. "Quali sono i tuoi pensieri, Alice?"

 

Alice fu calma per un lungo momento e sembrava raccogliere i pensieri. "Mia madre è morta dandomi alla luce. Mio padre non si è mai risposato, e non ha mai amato nemmeno un'altra donna in vita sua."

 

"Il Grande Spirito voleva vederla, " disse Uncas gentilmente, "e tuo padre si è ricongiunto con i suoi padri, nell'aldilà."

 

Alice si voltò per guardarlo, i suoi occhi supplichevoli. "Magari avessi la tua convinzione. Per tutta la vita mi sono sempre sentita talmente in colpa e ho sempre desiderato ardentemente il calore dell'amore di una madre. Lei era bellissima. Cora le assomiglia." Alice sorrise tra sé e sé. "Ricci capelli scuri, occhi scuri."

 

Priscilla fece un altro lamento agitato e Alice sentì l'ululato del vento fuori, che fece scricchiolare i pannelli di vetro. Tremando, si avvicinò a Uncas. Lui fece scorrere un forte braccio intorno alla schiena di Alice, ma rimase in silenzio.

 

"Spesso ho pensato cose cattive nei confronti della signora Newsom, in precedenza. Non puoi immaginare come questa cosa mi tormenti, ora. Quando lavoravo alla sua fattoria in autunno, arrivavo a casa e la prendevo in giro... non crudelmente, ma in modo sconsiderato, di sfuggita..."

 

Uncas sembrava confuso. "Perché lavoravi per lei?"

 

"Nathaniel non te lo ha detto?" chiese Alice, lo stupore evidente nella sua voce. Uncas scosse la testa.

 

Alice sospirò. "Non importa ora. Ma quello che sto cercando di dire è che Priscilla ha sofferto molto in vita sua. Ha perso la sua unica figlia e penso che questo l'abbia resa aspra. Se lo avessi saputo, non sarei mai stata così irrispettosa. Non riesco a immaginare qualcosa di peggio che perdere un figlio."

 

Uncas appoggiò gentilmente la testa contro quella di Alice, consumato dal profumo della sua pelle e dei suoi capelli.

 

"La morte è sempre una possibilità, Alice. Niente è certo. Quando le persone a cui vogliamo bene ci lasciano, vengono a noi nei sogni per farci sapere che sono felici e in pace. Dobbiamo essere sicuri di seguire una strada corretta e non dobbiamo allontanarci da qualcosa di buono che il Signore della Vita ci manda durante il nostro percorso."

 

I loro occhi si  incontrarono. "Questo è ciò di cui devo parlarti..." Uncas mormorò. "Alice."

 

Alice allungò il collo per guardarlo più chiaramente, e chiuse gli occhi languidamente mentre Uncas mosse il braccio per tracciare la punta delle dita lungo il lato del suo collo. Uncas la guardava con desiderio, mentre Alice respirava più a fatica, guardava i suoi capelli di Luna e le ciglia che le incorniciavano le guance.

 

Chinandosi, le labbra di Uncas incontrarono quelle di Alice per un lungo bacio che lasciò entrambi senza fiato. Sedendosi leggermente più indietro, Uncas afferrò il lato del viso di Alice con il palmo della mano e le diede un dolce bacio sul lato del collo.

 

"Voglio stare sempre con te. Voglio che tu diventi mia moglie," Uncas disse alla fine.

 

Alice sobbalzò e Uncas comprese un fiume di emozioni che le scorreva sul viso; lo shock, incredulità, confusione, e felicità.

 

"Dici sul serio?" sussurrò lei, l'incredulità nella sua voce.

 

"Sì. Non dico falsità."

 

"E Tankawun?" insistette Alice. Uncas sembrò a disagio.

 

"Non è la ragazza per me. Ci sei solo tu."

 

"Ma tu hai detto... Io pensavo...Uncas, io vedevo..." Alice riusciva a mala pena a mettere insieme le parole a questo punto, poiché la speranza cominciò a riempirla completamente. Si mise a sedere dritta, esaminando intensamente il viso di Uncas.

 

"Tankawun è una brava persona. Io rispetto lei e la sua famiglia. Le ho detto che non potevo sposarla. Lei lo ha accettato," disse Uncas, cercando di non sogghignare nel vedere Alice che balbettava. Lui si sporse in avanti, i suoi occhi intensi. Uncas catturò la mano tremante di Alice nella sua.

 

Alice cominciò a sorridere. "Ma Uncas... dove vivremmo? Tu sei un cacciatore, e io ho solo cominciato a imparare come contribuire a gestire una fattoria."

 

"Ti insegnerò io. Ti mostrerò ogni cosa. Mi porterai la più grande felicità della mia vita. Sei tu quella che custodirò gelosamente."

 

Poi Alice sentì le lacrime pungerle gli occhi e si appoggiò a Uncas, avvolgendogli una mano intorno al collo. Lei pensò a tutti quelli che aveva incontrato in vita, a come avevano amato, perso, e a come avevano reagito alla loro perdita. Papà, incapace di amare un'altra donna, ma che aveva riversato sulle sue figlie affetto e tenerezza. La signora Newsom, che non aveva mai lasciato andare il dolore per la perdita di sua figlia. Il caro Duncan, che aveva sacrificato la propria vita affinché la donna che amava potesse vivere e amare un altro. Annabel, che si era lasciata alle spalle la sua vecchia vita per imbarcarsi verso spiagge lontane, dove sarebbe stata libera di stare con l'uomo che l'adorava.

 

"Sì," mormorò Alice, senza dubbi nella sua mente ora. Se era riuscita a sopravvivere alla morte della sua famiglia, un massacro, la malattia e la privazione, poteva vivere felicemente con Uncas. Lei ricordò che Annabel una volta le disse - come la reputazione è soltanto l'opinione del mondo e come voltare le spalle alla felicità sia vergognoso.

 

Uncas strinse la sua presa su di lei. Appoggiandosi al telaio del letto, Uncas e Alice parlarono sussurrando di ciò che avrebbero fatto, dove  sarebbero potuti andare, sorridendo l'uno negli occhi dell'altra. Uncas diede ad Alice un altro lungo bacio, dimenticando tutti intorno a loro.

 

Sbadigliando, Alice si appoggiò al forte corpo di Uncas e chiuse gli occhi mentre lui le accarezzava i capelli. Alice strinse forte la mano di Priscilla ancora una volta e recitò un'altra preghiera per l'anima della donna, mentre il sonno accompagnò Alice nel mondo dei sogni.

 

 

Molto presto, la mattina successiva, Chingachgook camminò intenzionalmente a grandi passi con Hopocan. Tutto ciò che riusciva a sentire era lo scricchiolio della neve sotto di lui; la terra intorno a loro era completamente silenziosa.

 

Chingachgook aveva deciso nel corso della giornata precedente di cercare i suoi figli nella colonia. Non desiderava aspettare 2 giorni e Hopocan aveva coraggiosamente acconsentito ad accompagnarlo. Era molto probabilmente annoiato. Questa era la norma.

 

Avevano raggiunto la fattoria degli Stewart e l'avevano trovata vuota. Poi monitorarono il passaggio del gruppo attraverso la foresta. Evidentemente, dopo aver trovato il casolare abbandonato, i ragazzi erano andati rapidamente verso sud.

 

Entrambi gli uomini fecero una pausa, mentre fissavano il terreno e il profilo del casolare, che offrì loro la destinazione.

 

Hopocan fece un piccolo sbuffo. "Arrivati finalmente. Guarda come questi Yengeese hanno soldi da buttare via. Guarda le loro finestre di vetro e le dimensioni della loro fattoria. Possiedono il doppio della terra, come l'altra famiglia."

 

Chingachgook annuì, facendo scorrere le dita stanche sulla propria mazza da guerra che teneva appoggiata al petto, dietro la coperta di pelle d'orso. Gli uomini si spostarono in avanti finché giunsero a una delle finestre di vetro, e Hopocan tolse del ghiaccio e dell'appannamento con le dita per sbirciare dentro.

 

"Guarda." Hopocan si voltò per fare un gesto al suo amico, la sua espressione illeggibile.

 

Chingachgook avanzò verso la finestra e scrutò l'interno. Ciò che vide lo fece bloccare.

 

Vide un uomo avvolto in coperte e trapunte, che sbatteva confusamente le palpebre verso il soffitto, troppo esausto e malato per muoversi. L'uomo giaceva sopra a mucchi di fieno coperto. Non aveva notato gli uomini indiani fuori, alla finestra.

 

All'interno del casolare, Cora e Nathaniel giacevano sopra più coperte, entrambi addormentati, uno tra le braccia dell'altra. Tankawun era rannicchiata accanto al signor Newsom, allo stesso modo addormentato.

 

Rivolgendo ulteriormente lo sguardo nella casa, riuscì a distinguere il ragazzo dai capelli rossi disteso in posizione supina, la sua bocca spalancata e le vecchie scarpe di suo padre appoggiate sul petto. Il focolare accanto a lui sprigionava braci di luce che pulsavano debolmente, poiché il fuoco non era stato alimentato durante la notte.

 

Alla fine riuscì a malapena a vedere la sagoma della ragazza Yengeese dai capelli biondi seduta a terra, con la schiena appoggiata al letto. Uncas era seduto accanto a lei nella stessa posizione, e le loro facce a riposo erano abbastanza vicine da toccarsi. La mano arricciata della ragazza giaceva sul pavimento tra loro, come pure quella di suo figlio, e a giudicare dalla loro posizione Chingachgook sapeva che si erano tenuti la mano per tutta la notte.

 

Chingachgook fece un passo indietro, composto. Sentì Hopocan dire a voce bassa, "Così giovani. E' facile dimenticare quei giorni; i giovani hanno le loro cure e preoccupazioni."

 

A questo punto Chingachgook avanzò furtivamente verso la porta d'ingresso, prevedendo di non trovarla sbarrata, mentre lentamente e silenziosamente la aprì. Entrambi gli uomini entrarono dentro.

 

Gli occhi di Nathaniel si aprirono con uno scatto e si mise dritto, in posizione verticale, la sua mano che istintivamente andò di lato per afferrare la lunga carabina, appoggiata contro la parete di fondo. Guardando obliquamente, lui chiese in Mohicano –

 

"Padre?"

 

Chingachgook annuì e replicò, "Non ti ho insegnato ad essere così impreparato."

 

Detto questo, i due uomini entrarono nel casolare. Hopocan andò ad alimentare il fuoco del camino e Chingachgook passeggiò con calma nel casolare, osservando mentre i ragazzi lentamente si svegliavano.

 

"Padre, benvenuto," disse Uncas, pronto, alzandosi in piedi mentre Alice si muoveva.

 

Chingachgook andò dalla donna che giaceva nel letto e fece aleggiare la propria mano sulla faccia di lei con un'espressione concentrata, prima di far ricadere lentamente la mano sul fianco e allontanarsi dalla donna bianca.

 

"Andata," disse lui semplicemente.

 

"Andata dove?" chiese Alice, ancora molto insonnolita. Si stropicciò gli occhi con un sussulto.

 

"Andata a ricongiungersi con il Creatore di Tutta la Vita," replicò Chingachgook e un calmo silenzio cadde sugli abitanti. Alice si alzò affrettandosi e fece capolino per sbirciare la signora Newsom. Uncas stava in piedi accanto a lei e Alice si appoggiò leggermente a lui.

 

"La notte scorsa le ho tenuto la mano mentre ero tra il sonno e la veglia," sussurrò Alice. "Giuro che l'ho sentita andarsene. Uno strano sentimento mi ha attraversata. Mi sono anche svegliata proprio ora da un sogno, in cui Priscilla Newsom stava camminando fianco a fianco con la sua figlioletta. Sembrava felice."

 

"Lo è," confermò Uncas, avvolgendo un braccio intorno alle spalle tremanti di Alice. "Hai fatto quello che hai potuto. Ti sei assicurata che lei non lasciasse questa vita sola e dimenticata."

 

Chingachgook osservò il modo tenero in cui suo figlio parlava con la giovane ragazza bianca, come lei lo fissava intensamente... e lui si rassegnò a questo. Che Uncas aveva scelto come moglie e madre dei suoi figli una donna Yengeese, come sua compagna per la vita. Aveva sempre detto ai suoi figli che il cuore di un uomo non poteva essere comandato; questo lo aveva imparato e constatato durante i suoi giorni.

 

Ma adesso la questione più urgente era il corpo della donna Yengeese defunta e suo marito, che era ancora debole.

 

"Dobbiamo esaminare il corpo. E' morta per la febbre. Non può restare qui," disse Chingachgook in inglese, camminando verso la donna e coprendole gentilmente il corpo, pronunciando parole di preghiera.

 

Lo sguardo di Alice era timido, la sua voce esitante mentre si avvicinava a Chingachgook. "Come possiamo seppellirla se il terreno è congelato?"

 

"Non lo facciamo," replicò Chingachgook, serio. "Deve essere posizionata sopra la terra, coperta con dei massi, così gli animali non arriveranno a lei."

 

Alice sembrava assolutamente inorridita, scuotendo la testa mentre le parole le mancarono. Uncas le diede una stretta di incoraggiamento.

 

"Non così, Alice," disse Uncas dettagliatamente. "Costruiremo una bara per lei. Quando il suolo si scongelerà, potrà essere seppellita. I massi la proteggeranno dagli animali selvatici. Questo è tutto quello che possiamo fare."

 

Alice rabbrividì al pensiero di un cadavere sopra la terra, poi improvvisamente si ricordò di Gregory Newsom.

 

Attraversando di corsa il casolare, Alice cadde in ginocchio accanto all'uomo, sul suo giaciglio di fieno improvvisato. "Signor Newsom!" Lei notò con gratificazione che l'uomo era vivo e lucido.

 

"Dio è veramente buono e misericordioso, signor Newsom, per avervi risparmiato," sussurrò Alice, toccando delicatamente la mano dell'uomo. "Ma vostra moglie..."

 

"Lo so, piccola... lo so." Sembrava debole. "Si è ricongiunta alla nostra piccola Amy."

 

Alice annuì delicatamente. "Avete bisogno di qualcosa, signore?"

 

Uncas e suo padre osservarono il dialogo in silenzio. Chingachgook esaminò la ragazza, poi diresse la sua voce verso suo figlio –

 

"Allora, hai scelto? La prenderai come moglie?"

 

"Sì, padre."

 

"Lei acconsente?"

 

"Sì. Costruiremo una casa in primavera."

 

"E' veramente questo ciò che entrambi desiderate?" Uncas annuì.

 

Chingachgook notò Tankawun che stava in piedi di lato, a impacchettare il suo cesto con concentrazione, ma lui sapeva che la ragazza stava ascoltando.

 

"Allora il mio cuore è felice per te, figlio mio." Detto questo, Chingachgook si unì a Hopocan e fece i preparativi per rimuovere il corpo e occuparsi dell'uomo debole che avrebbe avuto bisogno di cure.

 

 

Più tardi il sole stava scendendo nell'orizzonte, quando il gruppo lasciò il casolare.

 

Chingachgook e gli altri uomini avevano costruito frettolosamente una bara di legno per la donna deceduta e ve la posizionarono dentro, nel bosco e con massi impilati sopra. Le donne e Stephen si affollarono intorno alla bara e pregarono. In seguito, Alice scrisse il nome di Priscilla Newsom nella Bibbia con semplicità, sotto il nome di sua figlia.

 

Coprirono per bene il signor Newsom e i ragazzi lo sollevarono e tutti quanti si incamminarono verso casa degli Stewart.

 

Cora e Nathaniel camminavano vicini, appoggiandosi l'uno all'altra per sostenersi. Cora si avvolse strettamente la coperta addosso poiché tremava, il respiro le usciva dalla bocca in sbuffi di bianco.

 

"Nathaniel, che facciamo adesso?" chiese lei, stanca.

 

"Aspettiamo fino a primavera e troviamo una casa. Dobbiamo ancora decidere dove... ancora non ti piace il pensiero di dirigerci verso ovest?"

 

Cora lo fissò da sotto le ciglia. "Non posso concepire l'idea di vivere lontana da Alice. Adesso so che sembra essersi riconciliata con tuo fratello..."

 

Nathaniel si sporse in avanti e la baciò dolcemente, poi sospirò. "Tra loro c'è un legame forte, moglie. Sono sopravvissuti alla guerra, massacro, malattia... separazione. Staranno bene. Suppongo che dovremmo pensare a noi. A quale vita faremo insieme, e ai bambini."

 

Cora arrossì come una ragazzina, ricordando la sua notte di nozze. "Bambini... Nathaniel, sarei così felice con un bambino."

 

Suo marito sogghignò. "Mi sento allo stesso modo." Il suo tono diventò serio.

 

"Cora," disse Nathaniel lentamente, "vivere in questa terra ti ha dato un' idea abbastanza buona di come sarebbe la vita. C'è sempre la possibilità di malattie e guerre. La vita non sarebbe facile. Ma io farei qualsiasi cosa per te. L'ho fatto sin da quella notte sotto le stelle, quando avevamo parlato dei Cameron."

 

Cora si sentì ricoperta da amore e pace. La sua vita era cambiata irrevocabilmente, ma in ogni modo aveva trovato il suo compagno in questo forte, determinato uomo americano che con lei era tenero e paziente.

 

"Che cosa dobbiamo fare stanotte, Nathaniel?"

 

"Ritornare dagli Stewart. Domani ritorniamo all'accampamento, poiché la madre di Tankawun deve essere fuori di sé per la preoccupazione. Dobbiamo discutere su cosa fare con il signor Newsom. Se tutto va bene, James ritornerà stanotte."

 

Cora non rispose, e invece girò gli occhi guardando in lontananza mentre il vento gelido le sferzava i capelli. Per una volta non pensò al futuro, ma al presente, e a quanto fosse preziosa, bellissima e incerta la vita.

 

   
 
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