Stephen
Mason trascinò i piedi sulla neve, il
suo vecchio moschetto arrugginito nella mano destra, mentre si
avventurava in
profondità, nei boschi innevati. Fischiettò una
melodia vivace per non battere
i denti. Si era accampato e aveva acceso un fuoco nel bosco la notte
precedente; aveva persino avuto una buona quantità di sonno,
alzandosi quando
era sorta l'alba.
Era
già passato mezzogiorno, pensò lui, ed era
esausto e mezzo congelato per aver camminato di buon ritmo per ore.
Il
suo cappello a tricorno, la sua pistola e
le sue scarpe erano tutte cose che una volta erano appartenute a suo
padre e
lui borbottò quando sentì la neve penetrare nei
fori irregolari delle suole e
congelare i suoi piedi. Mamma mi
scorticherà vivo, pensò lui,
incidentalmente; lei era terrorizzata dal
fatto che il suo figlio maggiore prendesse freddo.
"Oh,
guarda là. Fumo," disse a se
stesso ad alta voce, poi si strofinò le mani, sentendosi
terrorizzato, allegro
e incapace di resistere al fascino dell' ignoto. Era veramente
entusiasta al
pensiero di vedere l'accampamento in prima persona. A distanza aveva
visto che
indossavano vestiti così strani, avevano modi ingegnosi di
catturare gli
animali per sfamarsi, ed erano coraggiosi e fieri.
Aveva
anche sentito che i Nativi facevano
correre i loro prigionieri attraverso una sfida mortale, li
scorticavano e li
smembravano. Ma Stephen non era preoccupato poiché i
Gesuiti, e la mamma gli
avevano detto che quelli erano tutti sciocchi racconti messi in giro
dai coloni
terrorizzati, che li avevano temuti sin da quando si erano stabiliti
per primi
su questi lidi, più di un secolo prima. Sua madre gli aveva
detto che gli
uomini rossi volevano soltanto vivere in pace.
Mentre
si avvicinava all'accampamento, sentì
delle grida in una lingua sconosciuta e voci femminili che urlavano. Si
fermò,
perplesso. Stephen rallentò il passo quando il suo istinto
subentrò.
Camminando
nell'accampamento, mise le mani in
alto in un gesto passivo. La neve si era fermata e ora riusciva a
vedere
chiaramente i Nativi da vicino, e non sembravano felici. Lui osservava
affascinato mentre loro avanzavano verso di lui con questi abiti
particolari,
fatti di pelle di animali. Le donne e i bambini si ritirarono e
improvvisamente
si trovò di fronte a un gruppo di uomini, tutti con gli
archi e le frecce
puntati verso di lui.
Stephen
aveva una caratteristica che odiava -
la sua risata indotta dalla paura. Non ci poteva essere rimedio; ogni
volta che
si sentiva vivace o impaurito aveva l'abitudine di fare delle risatine
nervose.
Sfortunatamente, in passato, ciò gli era valso un labbro
spaccato o peggio
quando si era trovato di fronte alla persona sbagliata, e
lottò disperatamente
per contenere la risata che stava gorgogliando nella sua gola.
Tenendo
le mani in alto, lui disse, "Non
intendo farvi del male, amici...miei. Miei rossi...ehm...miei rossi
confratelli."
Le
sue parole gli valsero un colpo affilato al
collo dalla freccia di un giovane ragazzo, che lo guardò in
un impassibile,
terribile silenzio.
Senza
distogliere lo sguardo dal mare di volti
dalla pelle di rame, e senza abbassare le braccia, Stephen fece cadere
lentamente la cinghia del suo moschetto, dalle sue spalle al suolo,
comunicando
in silenzio agli uomini che si stava solo disarmando.
Uno
degli uomini anziani afferrò il suo
moschetto e poi scortarono Stephen fino all'accampamento, colpendolo
con le
loro frecce e spingendolo con le loro mani forti.
"Va
bene, va bene," brontolò Stephen
mentre veniva maltrattato. "Non dovete fare tutto questo. Bada - Bada a
dove punti quello, uomo!"
Ignorandolo,
i guerrieri lo spinsero giù a
terra di fronte a una fila di fuochi al centro del campo. Stephen
scosse la
testa con un sospiro e osservò gli abitanti
dell'accampamento. Notò una piccola
ragazza che lo fissava da dietro la gonna di una donna.
"Ciao!"
disse lui, facendo segno
allegramente. La ragazza fece un respiro terrorizzato e corse dentro
una patta
di copertura che conduceva a una strana, piccola casa rotonda.
Gli
uomini si guardarono intorno
reciprocamente e mormorarono, e uno si picchiettò
leggermente la testa,
annuendo.
Devono
aver pensato che fosse qualche idiota
vagabondo, comprese Stephen, ma meglio pensare questo di lui, piuttosto
che
pensare che fosse un pericolo. Probabilmente
pensano anche che io sia qualche demone, con i miei capelli rossi e le
lentiggini. Fece un movimento per alzarsi e fu spinto in modo
burbero,
gettato a terra.
"Bene,
fate come vi pare, signori,"
disse Stephen, facendo spallucce. Fece una pausa e disse chiaramente,
"Sono
venuto in cerca di Nathaniel Poe."
Tutti
lo fissarono senza espressione e lui
cercò di descrivere l'uomo. "Occhi...blu?" lui
indicò i propri occhi
blu. "Alto!" Mise una mano in alto nell'aria. "Bianco. Si è
anche appena sposato, con la bella Cora Munro."
"Longue
Carabine," replicò un
anziano uomo Lenape che si era rasato i capelli neri in una lunga
ciocca di
capelli che gli ricadeva lungo la parte posteriore della testa. L'uomo
abbassò
il suo arco e freccia per una frazione di secondo.
"No,
Cora," Stephen affermò.
Improvvisamente
la folla si divise e Nathaniel
camminò a grandi passi rapidamente verso di lui con un altro
gruppo di giovani
ragazzi.
"Ah,
eccoti!" disse Stephen
entusiasta. "Ti ricordi di me? Stephen Mason, signore, al vostro servi
-"
Nathaniel
non aspettò che il ragazzo finisse.
Lo afferrò per il braccio e lo tirò su, dicendo
parole calmanti alla folla
riunita. Muovendosi rapidamente, andarono verso una delle abitazioni
coperte di
corteccia. Nathaniel spostò il lembo e spinse dentro il
giovane uomo in modo
spicciativo.
Stephen
cadde in un mucchio con una smorfia e
guardò l'interno affascinato, notando il mais essiccato e le
piume e le perline
che abbellivano la dimora, i gusci di tartaruga che pendevano da fili
di corda.
Mosse una mano curiosa per toccarli quando una voce severa
schioccò nell'aria
come una frusta –
"Ragazzo.
Non toccare."
Stephen
sobbalzò e voltatosi, fissò due uomini
anziani indiani che lo stavano guardando severamente da terra, dalla
loro
posizione a gambe incrociate. Nathaniel e due altri giovani si erano
uniti a
loro, rendendo lo spazio molto ristretto.
"Le
mie scuse. Volevo solo vedere che
cosa potreste fare possibilmente con i gusci di tartaruga,"
spiegò lui,
sogghignando agli uomini. Ci fu una pausa.
"Sonagli,"
replicò uno degli uomini
anziani, con i tatuaggi allineati che gli segnavano la faccia, con il
suo tono
di voce sdegnoso.
"Ah,"
replicò delicatamente Stephen.
"Capisco."
"Hai
un cuore coraggioso, signor
Mason," interruppe Nathaniel, scuotendo la sua testa scura con uno
sguardo
torvo. "Hai perso la testa? Perché sei qui?"
"Beh..."
incrociò le gambe
sperimentalmente, osservando gli altri uomini. "A proposito, il mio
nome è
Stephen Mason. Piacere di conoscervi tutti." Stephen fece a tutti loro
un
amichevole cenno di saluto, ma nessuno replicò.
"Sono
Uncas, il fratello di Nathaniel. Mi
ricordo di te. Sei il figlio di John Mason." Un giovane uomo indiano
con
alte sopracciglia arcuate disse questo. Stephen replicò che
anche lui si
ricordava di Uncas.
"Anicus.
Benvenuto," replicò un
altro giovane uomo in un inglese rozzo, facendogli persino un piccolo
sorriso.
"E
mio padre e Hopocan."
Nathaniel fece
rapidamente un cenno agli
uomini anziani che stavano ancora seduti in silenzio, guardando Stephen
come
una coppia di falchi guarderebbe un coniglio ferito. "Perché
sei qui,
Stephen?" Nathaniel insistette.
"Subito.
Ecco, la signora Stewart mi ha
mandato a cercarti."
Gli
occhi dei giovani uomini si acuirono e
loro si sporsero in avanti. "E' tutto a posto?" chiese Uncas
intensamente,
esaminando la faccia del ragazzo.
"Come
sta mia moglie? Gli Stewart?"
chiese Nathaniel urgentemente.
Stephen
fece una pausa per un lungo momento,
ricordando la faccia preoccupata di sua madre mentre infagottava la sua
sorellina Lucinda a letto, preoccupata che la febbre sarebbe arrivata
alla loro
fattoria.
Alzando
lo sguardo verso gli uomini, disse, "La
febbre ha spazzato tutta la valle. Non l'avete sentito?"
Nathaniel
lo fissò, incredulo. "La febbre
è a nord, suppongo. Una guida proveniente dall'altro
accampamento attraverso le
colline è venuta da noi con la notizia pochi giorni fa. Non
qui, ragazzo."
Stephen
scosse la testa. "Ha fatto fuori
delle persone. I Robertson hanno perso i loro figli. James e Robert
Lancaster
si sono messi in viaggio per trovare un dottore per i nostri vicini
moribondi.
Ritengo che sia importante che voi tutti sappiate che la febbre
è qui."
"Grazie,"
disse Uncas lentamente e
il ragazzo fece un cenno con la testa. "E come sta la moglie di mio
fratello, e sua sorella? E la signora Stewart?"
"Beh,
la signora Stewart è da sola alla
fattoria adesso. Lei mi ha mandato -"
"Perché?"
esplose Nathaniel.
"Dov'è mia moglie?"
"Le
sorelle sono andate alla fattoria dei
Newsom a circa un miglio di distanza per occuparsi di Priscilla e
Gregory
Newsom, che si sono ammalati per la febbre. La signora Newsom sta
morendo," Stephen spiegò, chinando tristemente la testa.
Ci
fu una pausa nervosa.
"Vuoi
dirmi ..." chiese Nathaniel
lentamente. "Che mia moglie e mia cognata sono andate in quella casa
infestata dalla febbre?"
Stephen
fece un prudente cenno col capo.
Nathaniel sembrava preoccupato e impaurito. "Vieni ragazzo. Andiamo,"
disse lui, cominciando ad alzarsi.
Il
lembo del wigwam si aprì e Stephen notò una
donna che sbirciava dentro, con gli occhi che vagavano su tutti loro.
Lui
sorrise, ma la sua proposta fu respinta poiché la donna lo
guardò in malo modo.
Nathaniel
ruotò gli occhi e strinse i denti
quando Chemames avanzò verso il già affollato
wigwam, la piccola Tankawun che
sbirciava dentro.
"Allora,"
disse Chemames a Nathaniel
in Delaware, aggrottando le ciglia, "il nostro accampamento deve essere
invaso da ogni sciocco adolescente Yengeese della regione?"
Uncas
parlò, la sua faccia impassibile, ma
Nathaniel notò il timore dietro il suo sguardo. "E' arrivata
la febbre. Il
ragazzo ci ha fatto un grande favore venendo ad avvertirci. Mio
fratello e io
adesso dobbiamo andare a vedere sua moglie."
"Soltanto
la moglie di tuo
fratello?" Chemames sghignazzò, ma Uncas scosse la testa.
"E
anche Alice."
Chemames
sembrava offesa e oltraggiata.
Stephen lottò per trattenere un sogghigno per
l'atteggiamento arrabbiato della
donna. Lui non riusciva a capire una parola della conversazione, ma
sapeva che
la sua comparsa aveva causato un trambusto.
Alzando
lo sguardo, lui guardò la bellissima
ragazza indiana che aveva una tale sorprendente somiglianza con la
donna più
anziana che poteva soltanto essere sua figlia. L'abitazione era
scoppiata in
una discussione.
"Ciao,
carina," Stephen disse alla
ragazza, sopra il frastuono.
Nathaniel
aggrottò le ciglia. "Smettila,
Mason," ordinò lui prima di voltarsi a ribattere a qualcosa
che la
stridula donna aveva detto.
"E
di' a quel ragazzo con i capelli
brutti di smetterla di guardare con aria sciocca mia figlia!" Chemames
ruggì nella sua lingua. "Non è un pezzo di carne
in una mangiatoia!"
Uncas
scosse la testa e guardò suo padre e
Hopocan, che sembravano imperturbati. Alzandosi, lui disse in Delaware,
"Andiamo, fratello. Prendiamo quello che possiamo per quella famiglia e
riportiamo indietro le donne."
Improvvisamente
Tankawun parlò. "Verrò e
vi aiuterò." I suoi pensieri si fecero preoccupati quando si
ricordò della
ragazza bionda e desiderava aiutarla in qualche modo. Tankawun non
nutriva
risentimento nei confronti della ragazza Yengeese.
Gli
occhi di Chemames scintillarono
pericolosamente. "Tu, figlia, ritornerai nel nostro wigwam e starai
lì.
Non sarai contagiata dalla febbre di alcuni Yengeese di cui non siamo
tenute a
preoccuparci."
Tankawun
replicò con calma. "Madre,
conosco molte erbe e ho aiutato la nostra guaritrice. Il Signore della
Vita ci
proteggerà."
"Andiamo.
Perdiamo tempo," Nathaniel
intervenne.
Chingachgook
adesso parlò in Delaware affinché
tutti ascoltassero. "Andate, figli miei. Ma fate attenzione a non stare
troppo vicini a chiunque sia infetto. Anicus vi porterà
dalla guaritrice
dell'accampamento. Lei vi darà le erbe necessarie. Dovete
fare un brodo,
dipende dalla gravità della malattia."
Gli
uomini cominciarono ad alzarsi
silenziosamente quando Chingachgook aggiunse, "Se non ho notizie di
tutti
voi entro due giorni, oppure se le vostre notizie sono tristi,
andrò io
stesso."
I
suoi figli annuirono e tutti cominciarono a
partire. Stephen si alzò goffamente in piedi e disse a tutti
loro addio.
"Grazie
per essere venuto, ragazzo
Mason," disse Chingachgook in inglese, annuendo. Stephen sorrise e
annuì.
"Le
tue scarpe," giunse la voce
burbera dell'altro uomo, Hopocan. "Sono danneggiate."
Stephen
guardò in giù ed era leggermente
imbarazzato mentre guardava le sue tristi, vecchie scarpe consumate che
avevano
dei buchi, ed erano troppo grandi.
"Sono
il mio unico paio," spiegò
Stephen. "Appartenevano a mio padre."
Hopocan
disse qualcosa ad Anicus, che
immediatamente corse fuori dal wigwam, ritornando in un attimo con un
paio di
scarpe morbide che sembravano fatte di pelle di cervo. Lui le porse a
Stephen.
"Per
me?" chiese Stephen, e fu
stupito e gratificato mentre l'altro ragazzo annuì.
"Grazie!
I miei piedi si congelano sempre
in inverno." Con un sorriso, Stephen buttò fuori le sue
vecchie scarpe e
si mise quelle nuove con un'espressione felice.
"Mocassini,"
disse Chingachgook,
annuendo. Anicus fece un movimento per raccogliere il vecchio paio di
scarpe,
ma Stephen se le portò vicino al petto. "Va bene
così. Le voglio. Erano
del mio papà."
Il
gruppo lasciò il wigwam in un tumulto -
Chemames che sbraitava a sua figlia, i giovani uomini ignoravano il
tutto
mentre camminavano vivacemente in cerca della guaritrice, parlando
sulle grida
della donna.
Chingachgook
e Hopocan non erano soli e si
guardarono a vicenda prima che Hopocan facesse un grugnito di
divertimento,
scuotendo la testa in modo derisorio.
"Che
stranezza di ragazzo, con i capelli
rosso fuoco," disse Hopocan dopo un po'. "Mi piaceva. Ha
spirito."
Chingachgook
concordò mentre i suoi pensieri
deviarono verso i ragazzi e Tankawun. Hopocan glielo lesse facilmente.
"Staranno
bene," Hopocan disse in
Delaware. "Invocherò il Signore della Vita per la
protezione."
"Facciamo
i legami di tabacco,"
disse Chingachgook e gli uomini si prepararono per meditare.
Fu
il pomeriggio seguente quando gli uomini e
Tankawun emersero dalla radura che conduceva alla fattoria degli
Stewart.
Tankawun
era infagottata con le pelli d'orso
contro il freddo, tenendo un cesto di medicine preso dai guaritori
dell'accampamento. Le sue dita erano intirizzite per il freddo mentre
fissava
il casolare oscurato e la fattoria circostante.
"Non
penso che qualcuno sia qui..."
lei sussurrò nella sua lingua nativa ai fratelli, che poi
accelerarono il
passo.
Nathaniel
corse dentro, chiamando Annabel e le
sorelle. Uscendo fuori, disse al gruppo riunito che il casolare era
davvero
abbandonato.
Uncas
era emerso dal fienile. "La mucca è
là. Annabel le ha lasciato abbastanza cibo per giorni. Non
si aspettava di
tornare immediatamente quando è partita."
Nathaniel
cercò di pensare e alla fine chiese
a Stephen dove sarebbe potuta essere la signora Stewart.
Stephen
strascicò i piedi contro il suolo
coperto dalla neve e fece spallucce, riflettendo. "Beh, so che se io
fossi
al posto della signora Stewart non vorrei stare seduto a casa ed essere
inutile. Suppongo che sia andata a casa dei Newsom. E' a circa un
miglio di
distanza da qui. Tua moglie e sua sorella erano là. Lei me
lo ha detto."
"Andiamo,
allora," affermò
Nathaniel, poi si voltò e parlò gentilmente a
Tankawun in Delaware. "Penso
che la cosa migliore sia che tu rimanga qui, Tankawun. Ti
preparerò un fuoco e
mi assicurerò che tu sia sistemata."
Tankawun
scosse la testa ostinatamente, ma
sembrava affaticata. "Vorrei dare una mano. La nostra guaritrice
Tallegewi
mi ha mostrato come fare il brodo. Se tua moglie o le altre donne si
ammalano,
dobbiamo tenere una cerimonia di guarigione e cercare di costruire un
piccolo
alloggio sudatorio. E' una fortuna che noi siamo così vicini
al fiume
congelato."
"Che
cosa c'è là?" chiese Stephen
con curiosità, indicando il suo cesto intrecciato. Tankawun
comprese le sue
parole e replicò che esse erano delle speciali erbe curative
e offerte di
tabacco per gli spiriti, tra le altre cose. Nathaniel tradusse mentre
loro
affrettarono di nuovo il percorso, dirigendosi verso casa dei Newsom.
"Spiriti?"
chiese Stephen
curiosamente, quasi inciampando su una radice di albero.
Uncas
annuì. "Noi crediamo che gli
spiriti abitino in ogni cosa, nella natura. Ogni animale che uccidiamo
per
mangiare, ogni ramo che tagliamo, noi preghiamo lo spirito che vi
abita. Essi
sono chiamati manetu. Le erbe
lì
dentro servono a uno scopo speciale, insieme al brodo. Deve essere
preparato
attentamente e mosso nella direzione in cui la luce del sole viaggia
quotidianamente - da est a ovest."
"Oh...
sembra interessante. Speriamo che
non dovremo usarle," Stephen replicò mentre coprirono
più terra.
Tankawun
era veramente stanca e questo
rallentava considerevolmente il loro avanzamento. Circa un'ora dopo,
Stephen
indicò un camino fumante e una fattoria piuttosto grande.
Una staccionata in
legno circondava il perimetro della fattoria e tutti loro videro una
donna dai
capelli scuri all'esterno, che stava gettando l'acqua di una grossa
bacinella
nella neve.
Nathaniel
fece un desideroso passo in avanti.
"Cora!" chiamo lui, guardando la donna voltarsi lentamente.
Era
Annabel, la sua faccia pallida e segnata
dalla preoccupazione. "Ragazzi!" lei chiamò e
accennò un sorriso
quando si alzò.
"Signora
Stewart, siamo andati a cercarvi
nella vostra fattoria," disse Stephen mentre si affrettò ad
andarle
incontro e prenderle la bacinella dalle mani.
"Non
potevo sopportare il pensiero di
lasciare le ragazze da sole, qui," replicò Annabel con
angoscia evidente.
"Il signor Newsom è ancora molto debole, e non penso..." il
suo
respiro si bloccò. "Non penso che Priscilla
supererà la notte."
Uncas
entrò nel casolare, notando le finestre
di vetro, la luce del fuoco che danzava contro le pareti di legno.
Aggrottò le
ciglia poiché l'odore dei malati assalì i suoi
sensi.
Contro
la parete del casolare c'era un lungo
mucchio di fieno e delle coperte su di esso; in posizione prona, c'era
un
piccolo uomo che tremava, anche se il casolare era caldo. Cora era
inginocchiata accanto all'uomo, tenendogli la mano.
"Uncas?"
giunse la voce di Cora,
mentre lei lo guardò sbattendo le palpebre, meravigliata.
Nathaniel corse da
sua moglie e l'abbracciò stretta.
"Dov'è
Alice?" chiese Uncas prima
che potesse fermarsi.
"Qui..."
lui sentì la sua voce e
avanzò lentamente verso il letto, all'estremità.
Alice era seduta accanto a una
donna robusta, le asciugava la fronte febbricitante mentre la donna si
girava
irritabilmente per il delirio. Uncas si sforzò di sentire il
debole borbottio
della donna.
"Amy...dove..."
la donna si
lamentava nel sonno, agitandosi e tremando.
"Alice,"
lui sussurrò, comprendendo
appieno le sue maniche
arrotolate, il suo volto tirato, i suoi capelli raccolti; ciocche
flosce di
capelli che le si attaccavano ostinatamente sulla fronte per il sudore.
Lui si
sentì sopraffatto dall'emozione nel vederla apparire
così triste e sconfitta.
"Il
signor Newson stava bene, poi
improvvisamente è crollato di nuovo. Si sta riprendendo
lentamente. Penso che
la signora Newsom ci stia lasciando. Forse stanotte,"
sussurrò Alice,
continuando a fare i bendaggi sul viso rovente della donna con la pezza
umida.
"Quali
sono i suoi sintomi?" chiese
Uncas, toccando con un dito il collo della donna e notando il suo
battito
debole.
"Sta
andando a fuoco per la febbre, ma
trema di freddo. Prima di cadere in questo delirio, si lamentava di una
sete
estrema, ma la sua gola è chiusa. Non riesco a farle bere
niente." Alice
posò la pezza nella bacinella d'acqua e sospirò,
facendosi scorrere le dita sulla
tempia. Dopo un momento, proseguì.
"Non
può essere febbre gialla. Quella
viene nei mesi più caldi. O scarlattina; non ci sono
eruzioni cutanee rosse su
nessuno dei due. Non è morbillo, e non è sifilide
-"
"Shh...
siamo venuti per aiutare. Adesso
riposati, Alice," mormorò Uncas, che la fissava ancora.
Alice
scosse la testa e poi si voltò, facendo
un triste sorriso a Stephen Mason. I suoi occhi slittarono da quelli
del
ragazzo per un momento e un'espressione chiusa, attenta è
arrivata sul suo
viso.
Uncas
si voltò e osservò mentre Tankawun si
avvicinava ad Alice, con gli occhi compassionevoli.
Pronunciò alcune parole
delicate e le ragazze si salutarono.
Nathaniel
fece grandi passi verso il letto con
Cora e poi presentò ad Alice le erbe che loro avevano
portato. Alice annuì in
silenzio, i suoi occhi si spostavano da Tankawun a Uncas, prima di
cominciare
in silenzio la pulizia del viso della signora Newsom.
Ore
dopo, Nathaniel sostenne il signor Newsom
mentre Cora gli versò in bocca il brodo che Tankawun aveva
preparato. Tankawun
era seduta vicino al fuoco, gettandovi dentro pezzetti di corteccia e
piante;
la stanza si riempì di una fragranza legnosa, di pino, e si
sentivano mormorii
di parole.
"Che
sta facendo?" chiese Annabel
mentre lavava lenzuola sporche in una grande bacinella d'acqua. Stephen
guardava tutto questo in silenzio mentre aiutava Annabel.
Uncas
e Alice erano ancora seduti accanto a
Priscilla Newsom, che aveva preso una svolta per il peggio. Uncas
replicò
semplicemente, "Per protezione."
Nathaniel
fornì dei particolari. "Sta
bruciando il cedro rosso per respingere gli spiriti maligni."
Tankawun
si alzò in piedi con un'espressione
concentrata e prese dal suo cesto pezzetti di ciò che
sembravano radici nodose
e le mise da parte. Esaminando silenziosamente il casolare,
indicò alcuni
recipienti di vetro su un tavolo vicino al focolare e parlò
a Uncas.
Srotolandosi
lentamente dalla sua posizione
accanto alla signora Newsom, Uncas prese rapidamente i recipienti e li
riempì
d'acqua con la grande caraffa che stava sul tavolo, posizionando un
recipiente
sul pavimento vicino al signor Newsom, ancora indebolito e
addormentato, e un
altro delicatamente a terra, vicino al letto occupato da Alice e dalla
donna
malaticcia.
Allo
stesso tempo, Tankawun cominciò
attentamente a scuotere le radici di tutta la sporcizia, e le
pulì con un
angolo della sua pelle con estrema attenzione. Stando in piedi, lei
pose
cautamente una radice nel recipiente accanto al signor Newsom, e si
accovacciò
a terra accanto al letto, posizionando l'altra radice in quel
recipiente.
Ritornò al suo posto accanto al fuoco e si mise seduta, come
se stesse
aspettando.
Gli
Inglesi nella stanza sembravano molto
perplessi. Soltanto Nathaniel e Uncas trovavano ciò
estremamente naturale.
Il
tempo passava. Tankawun si alzò
silenziosamente ed esaminò ciascuna delle radici presenti
nei rispettivi
recipienti per lunghi istanti.
Alzandosi,
lei parlò agli uomini in Delaware.
"Il marito vivrà. Le radici galleggiavano e i miei sensi mi
dicono questo.
La moglie non vivrà. Ho pregato Mannitto ma non c'
è nulla da fare. Ora
pregherò soltanto affinché il suo trapasso sia
veloce e indolore, e affinché
lei si ricongiunga ai suoi padri con un cuore aperto e senza rimpianti."
"Lei
ha avuto molti problemi nella sua
vita. Il suo cuore era appesantito da questo," disse Tankawun in
aggiunta,
e si inginocchiò accanto al signor Newsom, prendendo la sua
mano fiacca.
Nathaniel
diede l'infausta prognosi in inglese
a vantaggio degli altri abitanti del casolare, e Alice chinò
lo sguardo sulla
sua paziente, in un'incredulità stordita. "No..."
sussurrò.
Alice
condivise degli sguardi frenetici con
sua sorella e Annabel. "Tankawun, sono sicura che tu puoi aiutarla! Non
tenterai?"
"Già
lo ha fatto, Alice," replicò
Uncas, sedendosi accanto a lei. "Abbiamo fatto tutto il possibile."
"E
io vi ringrazio tutti, ma lei non può
morire. Il dottor Braddock presto sarà qui. Forse
porterà un pastore. Non può
allontanarsi da questa vita senza che le venga data l'estrema unzione!"
Gli
altri non dissero niente per un momento,
finché Cora andò vicino a suo marito e disse in
una voce che suonava priva di
forza, "Alice, dobbiamo riposare. Abbiamo fatto ciò che
potevamo."
Cora
si alzò improvvisamente e andò in cerca
di qualcosa in un baule, nell'estremità opposta del
casolare. Riuscivano a
sentirla frugare per alcuni istanti, prima che lei venisse fuori con un
libro
pesante, posandolo sul grembo di Alice. Era una bellissima Bibbia,
ideata
riccamente. Alice sembrava sollevata.
"L'
ho trovata mentre cercavo trapunte di
ricambio," disse Cora mentre si sedette di nuovo accanto a suo marito,
adagiando la sua testa sulla spalla di lui. "Sembra che sia pregiata e
molto antica. L'interno mostra i nomi e le date di nascita e le date di
morte
di ciascun componente della sua famiglia."
Alice
fece scorrere un dito attraverso la
lunga lista di nomi in una scrittura a mano minuta, arrivando ai nomi
più
nuovi. I suoi occhi si fermarono quando lesse –
Amy
Clara Newsom, figlia di Gregory & Priscilla 1737-1743 Eterna
Luce
Oltre
alla data di morte, qualcuno aveva
scritto con un inchiostro sbiadito,
Il
mio
amatissimo tesoro.
Alice
sentì che stava per piangere quando
guardò la pagina, pentendosi di tutte quelle volte che aveva
pensato male della
sua vicina, quando la povera donna sofferente aveva superato delle
difficoltà
con le quali lei, nella propria cieca gioventù, non poteva
reggere il
confronto. La perdita della sua unica bambina...
Aprendo
la Bibbia, lei cercò i Salmi, e Cora
pregò Alice di leggere qualcosa ad alta voce per l'anima di
Priscilla Newsom,
che molto probabilmente avrebbe lasciato tutti loro quella notte.
Alice
lesse qualcosa dal libro e trovò
consolazione. Poi Nathaniel, Uncas e Tankawun cominciarono a
pronunciare ad
alta voce, nella loro lingua, parole di fede e di conforto.
Alice
scivolò sul pavimento con la Bibbia
ancora poggiata sul proprio grembo e lasciò cadere la testa
sulla spalla di
Stephen Mason, che era seduto tranquillo vicino a lei. Alzando lo
sguardo,
Alice guardò negli occhi neri di Uncas e cercò di
sorridere, poi chiuse gli
occhi e cercò di respirare mentre pregava.
Fuori,
la Luna si avvicinò da dietro le
nuvole, mentre la notte avanzava e gli abitanti pregavano intensamente,
per
superare questi giorni crudeli.
Molto
più tardi quella notte, Alice era ancora
seduta nella stessa posizione, con la schiena appoggiata al letto,
mentre
osservava il lume di candela vacillante che Cora aveva messo su uno dei
bauli
accanto al focolare. La candela non sarebbe durata molto più
a lungo.
La
mano fredda di Priscilla giaceva penzoloni
accanto a lei e Alice avvolse le sue calde dita intorno alla mano e
premette
una guancia sul palmo della donna. Strizzò i suoi occhi
chiusi. Vivi... pensò
fervidamente. Ma era
inutile; Alice sapeva per esperienza, dal respiro agitato e affannoso
della
signora Newsom, che la donna stava vivendo le sue ultime ore.
Alice
percepì la stanchezza su ogni pollice
del suo corpo. Tutti loro avevano assegnato le porzioni di quel po' di
pane che
Alice aveva portato con sé, ma ciascuno di loro aveva ancora
fame.
Adesso
Alice prese il tempo per domandarsi
perché Tankawun aveva accompagnato i ragazzi.
Notò che Uncas era estremamente
gentile e cordiale con la ragazza, persino quando Alice non riusciva a
comprendere la loro strana lingua, ma aveva anche notato come i due
mantenevano
una distanza attenta e che c'era un'atmosfera di imbarazzo tra loro.
Quindi,
perché lei era qui? Erano sposati? Era
una strana sensazione; Alice trovò difficile guardare la
ragazza Lenape che era
stata favorita con tale leggiadria, ma allo stesso tempo le piaceva e
la
rispettava. Era buona con tutti, soprattutto con i Newsom, una famiglia
di
bianchi che lei non aveva mai incontrato, gente che molto probabilmente
non
avrebbe mai alzato nemmeno un dito per correre in suo aiuto, se le loro
posizioni fossero state invertite. Alice ricordò la signora
Newsom che chiamava
gli Indiani "selvaggi", con
tale ripugnanza e disprezzo...
Scuotendo
la testa bruscamente al suo treno di
pensieri, Alice fece cadere la mano della signora Newsom e si
alzò in piedi.
Alice
si sporse lentamente in avanti,
controllò gli organi vitali della donna e la
coprì in modo più sicuro con la
trapunta.
"Come
sta?" giunse la voce
sussurrata di Uncas che era apparso silenziosamente accanto a lei.
Alice
sobbalzò.
"Sta
bene... Voglio dire, sta morendo...
ma sembra dormire più pacificamente," disse Alice
velocemente, agitata
dalla sua presenza.
Voltandosi
lentamente, Alice scivolò giù sul
pavimento e trascinò le ginocchia verso il suo petto,
lisciandosi attentamente
la sua gonna sulle caviglie e allontanandosi da Uncas. Aspettava che
lui
raggiungesse Nathaniel.
Con
suo stupore, Uncas si sedette
disinvoltamente accanto ad Alice e, dopo un momento,
cominciò a far scorrere la
punta delle dita delicatamente lungo la morbida pelle dell'avambraccio
di lei.
Alice si sentì il sangue accelerare dal nervosismo puro.
"Alice..."
sussurrò lui,
delicatamente.
"Cosa?"
"Ho
bisogno di parlarti."
Alice
sentì un moto di rabbia. Lui l'aveva
ignorata all'accampamento mesi prima, l'aveva portata a credere che
avrebbe
sposato un'altra ragazza, era sparito per mesi, e adesso si degnava
nuovamente
di parlarle e di richiedere la sua attenzione.
"Adesso
non è il momento per qualsiasi
sciocchezza tu abbia in mente, Uncas," Alice sussurrò
duramente.
"Forse potrebbe esserti sfuggito, ma in questa stanza ci sono persone
che
stanno morendo. Mostra un po' di
rispetto."
Uncas
non disse niente, ma continuò
silenziosamente a trascinare le sue dita attraverso il braccio di
Alice. Alice
impazientemente allontanò il suo braccio da Uncas. "Basta,"
lei
ordinò.
Irritata
per le sue azioni, Alice chiese a
Uncas senza mezzi termini, "Cosa penserà la tua graziosa
moglie?"
Uncas
scosse la testa. "Non l'ho sposata,
Alice. Non voglio un'altra donna, eccetto una."
Alice
lo guardò brevemente dalle sue ginocchia
alzate. "E' vero?"
Uncas
confermò con un cenno del capo e
cominciò a parlare. Alice lo interruppe, il suo cuore troppo
pieno di emozione
per ascoltare ciò che lui aveva in mente di dire.
"Stavo...
pensando. Alla vita. E alla
morte. E a cosa significa," sussurrò Alice girando i suoi
occhi stanchi
verso la candela pulsante vicino al focolare che ora era molto basso.
Uncas
si appoggiò all'indietro, guardandola
attentamente. "Quali sono i tuoi pensieri, Alice?"
Alice
fu calma per un lungo momento e sembrava
raccogliere i pensieri. "Mia madre è morta dandomi alla
luce. Mio padre
non si è mai risposato, e non ha mai amato nemmeno un'altra
donna in vita
sua."
"Il
Grande Spirito voleva vederla, "
disse Uncas gentilmente, "e tuo padre si è ricongiunto con i
suoi padri,
nell'aldilà."
Alice
si voltò per guardarlo, i suoi occhi
supplichevoli. "Magari avessi la tua convinzione. Per tutta la vita mi
sono sempre sentita talmente in colpa e ho sempre desiderato
ardentemente il
calore dell'amore di una madre. Lei era bellissima. Cora le
assomiglia."
Alice sorrise tra sé e sé. "Ricci capelli scuri,
occhi scuri."
Priscilla
fece un altro lamento agitato e
Alice sentì l'ululato del vento fuori, che fece
scricchiolare i pannelli di
vetro. Tremando, si avvicinò a Uncas. Lui fece scorrere un
forte braccio
intorno alla schiena di Alice, ma rimase in silenzio.
"Spesso
ho pensato cose cattive nei
confronti della signora Newsom, in precedenza. Non puoi immaginare come
questa
cosa mi tormenti, ora. Quando lavoravo alla sua fattoria in autunno,
arrivavo a
casa e la prendevo in giro... non crudelmente, ma in modo sconsiderato,
di
sfuggita..."
Uncas
sembrava confuso. "Perché lavoravi
per lei?"
"Nathaniel
non te lo ha detto?"
chiese Alice, lo stupore evidente nella sua voce. Uncas scosse la testa.
Alice
sospirò. "Non importa ora. Ma
quello che sto cercando di dire è che Priscilla ha sofferto
molto in vita sua.
Ha perso la sua unica figlia e penso che questo l'abbia resa aspra. Se
lo
avessi saputo, non sarei mai stata così irrispettosa. Non
riesco a immaginare
qualcosa di peggio che perdere un figlio."
Uncas
appoggiò gentilmente la testa contro
quella di Alice, consumato dal profumo della sua pelle e dei suoi
capelli.
"La
morte è sempre una possibilità,
Alice. Niente è certo. Quando le persone a cui vogliamo bene
ci lasciano,
vengono a noi nei sogni per farci sapere che sono felici e in pace.
Dobbiamo
essere sicuri di seguire una strada corretta e non dobbiamo
allontanarci da
qualcosa di buono che il Signore della Vita ci manda durante il nostro
percorso."
I
loro occhi si incontrarono.
"Questo è ciò di cui devo
parlarti..." Uncas mormorò. "Alice."
Alice
allungò il collo per guardarlo più
chiaramente, e chiuse gli occhi languidamente mentre Uncas mosse il
braccio per
tracciare la punta delle dita lungo il lato del suo collo. Uncas la
guardava
con desiderio, mentre Alice respirava più a fatica, guardava
i suoi capelli di
Luna e le ciglia che le incorniciavano le guance.
Chinandosi,
le labbra di Uncas incontrarono
quelle di Alice per un lungo bacio che lasciò entrambi senza
fiato. Sedendosi
leggermente più indietro, Uncas afferrò il lato
del viso di Alice con il palmo
della mano e le diede un dolce bacio sul lato del collo.
"Voglio
stare sempre con te. Voglio che
tu diventi mia moglie," Uncas disse alla fine.
Alice
sobbalzò e Uncas comprese un fiume di
emozioni che le scorreva sul viso; lo shock, incredulità,
confusione, e
felicità.
"Dici
sul serio?" sussurrò lei,
l'incredulità nella sua voce.
"Sì.
Non dico falsità."
"E
Tankawun?" insistette Alice.
Uncas sembrò a disagio.
"Non
è la ragazza per me. Ci sei solo
tu."
"Ma
tu hai detto... Io pensavo...Uncas,
io vedevo..." Alice riusciva a mala pena a mettere insieme le parole a
questo punto, poiché la speranza cominciò a
riempirla completamente. Si mise a
sedere dritta, esaminando intensamente il viso di Uncas.
"Tankawun
è una brava persona. Io
rispetto lei e la sua famiglia. Le ho detto che non potevo sposarla.
Lei lo ha
accettato," disse Uncas, cercando di non sogghignare nel vedere Alice
che
balbettava. Lui si sporse in avanti, i suoi occhi intensi. Uncas
catturò la
mano tremante di Alice nella sua.
Alice
cominciò a sorridere. "Ma Uncas...
dove vivremmo? Tu sei un cacciatore, e io ho solo cominciato a imparare
come
contribuire a gestire una fattoria."
"Ti
insegnerò io. Ti mostrerò ogni cosa.
Mi porterai la più grande felicità della mia
vita. Sei tu quella che custodirò
gelosamente."
Poi
Alice sentì le lacrime pungerle gli occhi
e si appoggiò a Uncas, avvolgendogli una mano intorno al
collo. Lei pensò a
tutti quelli che aveva incontrato in vita, a come avevano amato, perso,
e a
come avevano reagito alla loro perdita. Papà, incapace di
amare un'altra donna,
ma che aveva riversato sulle sue figlie affetto e tenerezza. La signora
Newsom,
che non aveva mai lasciato andare il dolore per la perdita di sua
figlia. Il
caro Duncan, che aveva sacrificato la propria vita affinché
la donna che amava
potesse vivere e amare un altro. Annabel, che si era lasciata alle
spalle la
sua vecchia vita per imbarcarsi verso spiagge lontane, dove sarebbe
stata
libera di stare con l'uomo che l'adorava.
"Sì,"
mormorò Alice, senza dubbi
nella sua mente ora. Se era riuscita a sopravvivere alla morte della
sua
famiglia, un massacro, la malattia e la privazione, poteva vivere
felicemente
con Uncas. Lei ricordò che Annabel una volta le disse - come
la reputazione è
soltanto l'opinione del mondo e come voltare le spalle alla
felicità sia
vergognoso.
Uncas
strinse la sua presa su di lei.
Appoggiandosi al telaio del letto, Uncas e Alice parlarono sussurrando
di ciò
che avrebbero fatto, dove sarebbero
potuti andare, sorridendo l'uno negli occhi dell'altra. Uncas diede ad
Alice un
altro lungo bacio, dimenticando tutti intorno a loro.
Sbadigliando,
Alice si appoggiò al forte corpo
di Uncas e chiuse gli occhi mentre lui le accarezzava i capelli. Alice
strinse
forte la mano di Priscilla ancora una volta e recitò
un'altra preghiera per
l'anima della donna, mentre il sonno accompagnò Alice nel
mondo dei sogni.
Molto
presto, la mattina successiva,
Chingachgook camminò intenzionalmente a grandi passi con
Hopocan. Tutto ciò che
riusciva a sentire era lo scricchiolio della neve sotto di lui; la
terra
intorno a loro era completamente silenziosa.
Chingachgook
aveva deciso nel corso della
giornata precedente di cercare i suoi figli nella colonia. Non
desiderava
aspettare 2 giorni e Hopocan aveva coraggiosamente acconsentito ad
accompagnarlo. Era molto probabilmente annoiato. Questa era la norma.
Avevano
raggiunto la fattoria degli Stewart e
l'avevano trovata vuota. Poi monitorarono il passaggio del gruppo
attraverso la
foresta. Evidentemente, dopo aver trovato il casolare abbandonato, i
ragazzi
erano andati rapidamente verso sud.
Entrambi
gli uomini fecero una pausa, mentre
fissavano il terreno e il profilo del casolare, che offrì
loro la destinazione.
Hopocan
fece un piccolo sbuffo. "Arrivati
finalmente. Guarda come questi Yengeese hanno soldi da buttare via.
Guarda le
loro finestre di vetro e le dimensioni della loro fattoria. Possiedono
il
doppio della terra, come l'altra famiglia."
Chingachgook
annuì, facendo scorrere le dita
stanche sulla propria mazza da guerra che teneva appoggiata al petto,
dietro la
coperta di pelle d'orso. Gli uomini si spostarono in avanti
finché giunsero a
una delle finestre di vetro, e Hopocan tolse del ghiaccio e
dell'appannamento
con le dita per sbirciare dentro.
"Guarda."
Hopocan si voltò per fare
un gesto al suo amico, la sua espressione illeggibile.
Chingachgook
avanzò verso la finestra e scrutò
l'interno. Ciò che vide lo fece bloccare.
Vide
un uomo avvolto in coperte e trapunte, che
sbatteva confusamente le palpebre verso il soffitto, troppo esausto e
malato
per muoversi. L'uomo giaceva sopra a mucchi di fieno coperto. Non aveva
notato
gli uomini indiani fuori, alla finestra.
All'interno
del casolare, Cora e Nathaniel
giacevano sopra più coperte, entrambi addormentati, uno tra
le braccia
dell'altra. Tankawun era rannicchiata accanto al signor Newsom, allo
stesso
modo addormentato.
Rivolgendo
ulteriormente lo sguardo nella
casa, riuscì a distinguere il ragazzo dai capelli rossi
disteso in posizione
supina, la sua bocca spalancata e le vecchie scarpe di suo padre
appoggiate sul
petto. Il focolare accanto a lui sprigionava braci di luce che
pulsavano
debolmente, poiché il fuoco non era stato alimentato durante
la notte.
Alla
fine riuscì a malapena a vedere la sagoma
della ragazza Yengeese dai capelli biondi seduta a terra, con la
schiena
appoggiata al letto. Uncas era seduto accanto a lei nella stessa
posizione, e
le loro facce a riposo erano abbastanza vicine da toccarsi. La mano
arricciata
della ragazza giaceva sul pavimento tra loro, come pure quella di suo
figlio, e
a giudicare dalla loro posizione Chingachgook sapeva che si erano
tenuti la
mano per tutta la notte.
Chingachgook
fece un passo indietro, composto.
Sentì Hopocan dire a voce bassa, "Così giovani.
E' facile dimenticare quei
giorni; i giovani hanno le loro cure e preoccupazioni."
A
questo punto Chingachgook avanzò
furtivamente verso la porta d'ingresso, prevedendo di non trovarla
sbarrata,
mentre lentamente e silenziosamente la aprì. Entrambi gli
uomini entrarono
dentro.
Gli
occhi di Nathaniel si aprirono con uno
scatto e si mise dritto, in posizione verticale, la sua mano che
istintivamente
andò di lato per afferrare la lunga carabina, appoggiata
contro la parete di
fondo. Guardando obliquamente, lui chiese in Mohicano –
"Padre?"
Chingachgook
annuì e replicò, "Non ti ho
insegnato ad essere così impreparato."
Detto
questo, i due uomini entrarono nel
casolare. Hopocan andò ad alimentare il fuoco del camino e
Chingachgook
passeggiò con calma nel casolare, osservando mentre i
ragazzi lentamente si
svegliavano.
"Padre,
benvenuto," disse Uncas,
pronto, alzandosi in piedi mentre Alice si muoveva.
Chingachgook
andò dalla donna che giaceva nel
letto e fece aleggiare la propria mano sulla faccia di lei con
un'espressione
concentrata, prima di far ricadere lentamente la mano sul fianco e
allontanarsi
dalla donna bianca.
"Andata,"
disse lui semplicemente.
"Andata
dove?" chiese Alice, ancora
molto insonnolita. Si stropicciò gli occhi con un sussulto.
"Andata
a ricongiungersi con il Creatore
di Tutta la Vita," replicò Chingachgook e un calmo silenzio
cadde sugli
abitanti. Alice si alzò affrettandosi e fece capolino per
sbirciare la signora
Newsom. Uncas stava in piedi accanto a lei e Alice si
appoggiò leggermente a
lui.
"La
notte scorsa le ho tenuto la mano
mentre ero tra il sonno e la veglia," sussurrò Alice. "Giuro
che l'ho
sentita andarsene. Uno strano sentimento mi ha attraversata. Mi sono
anche
svegliata proprio ora da un sogno, in cui Priscilla Newsom stava
camminando
fianco a fianco con la sua figlioletta. Sembrava felice."
"Lo
è," confermò Uncas, avvolgendo
un braccio intorno alle spalle tremanti di Alice. "Hai fatto quello che
hai potuto. Ti sei assicurata che lei non lasciasse questa vita sola e
dimenticata."
Chingachgook
osservò il modo tenero in cui suo
figlio parlava con la giovane ragazza bianca, come lei lo fissava
intensamente... e lui si rassegnò a questo. Che Uncas aveva
scelto come moglie
e madre dei suoi figli una donna Yengeese, come sua compagna per la
vita. Aveva
sempre detto ai suoi figli che il cuore di un uomo non poteva essere
comandato;
questo lo aveva imparato e constatato durante i suoi giorni.
Ma
adesso la questione più urgente era il
corpo della donna Yengeese defunta e suo marito, che era ancora debole.
"Dobbiamo
esaminare il corpo. E' morta
per la febbre. Non può restare qui," disse Chingachgook in
inglese,
camminando verso la donna e coprendole gentilmente il corpo,
pronunciando
parole di preghiera.
Lo
sguardo di Alice era timido, la sua voce
esitante mentre si avvicinava a Chingachgook. "Come possiamo
seppellirla
se il terreno è congelato?"
"Non
lo facciamo," replicò
Chingachgook, serio. "Deve essere posizionata sopra la terra, coperta
con
dei massi, così gli animali non arriveranno a lei."
Alice
sembrava assolutamente inorridita,
scuotendo la testa mentre le parole le mancarono. Uncas le diede una
stretta di
incoraggiamento.
"Non
così, Alice," disse Uncas
dettagliatamente. "Costruiremo una bara per lei. Quando il suolo si
scongelerà, potrà essere seppellita. I massi la
proteggeranno dagli animali
selvatici. Questo è tutto quello che possiamo fare."
Alice
rabbrividì al pensiero di un cadavere
sopra la terra, poi improvvisamente si ricordò di Gregory
Newsom.
Attraversando
di corsa il casolare, Alice
cadde in ginocchio accanto all'uomo, sul suo giaciglio di fieno
improvvisato.
"Signor Newsom!" Lei notò con gratificazione che l'uomo era
vivo e
lucido.
"Dio
è veramente buono e misericordioso,
signor Newsom, per avervi risparmiato," sussurrò Alice,
toccando
delicatamente la mano dell'uomo. "Ma vostra moglie..."
"Lo
so, piccola... lo so." Sembrava
debole. "Si è ricongiunta alla nostra piccola Amy."
Alice
annuì delicatamente. "Avete bisogno
di qualcosa, signore?"
Uncas
e suo padre osservarono il dialogo in
silenzio. Chingachgook esaminò la ragazza, poi diresse la
sua voce verso suo
figlio –
"Allora,
hai scelto? La prenderai come
moglie?"
"Sì,
padre."
"Lei
acconsente?"
"Sì.
Costruiremo una casa in
primavera."
"E'
veramente questo ciò che entrambi
desiderate?" Uncas annuì.
Chingachgook
notò Tankawun che stava in piedi
di lato, a impacchettare il suo cesto con concentrazione, ma lui sapeva
che la
ragazza stava ascoltando.
"Allora
il mio cuore è felice per te, figlio
mio." Detto questo, Chingachgook si unì a Hopocan e fece i
preparativi per
rimuovere il corpo e occuparsi dell'uomo debole che avrebbe avuto
bisogno di
cure.
Più
tardi il sole stava scendendo
nell'orizzonte, quando il gruppo lasciò il casolare.
Chingachgook
e gli altri uomini avevano
costruito frettolosamente una bara di legno per la donna deceduta e ve
la
posizionarono dentro, nel bosco e con massi impilati sopra. Le donne e
Stephen
si affollarono intorno alla bara e pregarono. In seguito, Alice scrisse
il nome
di Priscilla Newsom nella Bibbia con semplicità, sotto il
nome di sua figlia.
Coprirono
per bene il signor Newsom e i
ragazzi lo sollevarono e tutti quanti si incamminarono verso casa degli
Stewart.
Cora
e Nathaniel camminavano vicini, appoggiandosi
l'uno all'altra per sostenersi. Cora si avvolse strettamente la coperta
addosso
poiché tremava, il respiro le usciva dalla bocca in sbuffi
di bianco.
"Nathaniel,
che facciamo adesso?"
chiese lei, stanca.
"Aspettiamo
fino a primavera e troviamo
una casa. Dobbiamo ancora decidere dove... ancora non ti piace il
pensiero di
dirigerci verso ovest?"
Cora
lo fissò da sotto le ciglia. "Non
posso concepire l'idea di vivere lontana da Alice. Adesso so che sembra
essersi
riconciliata con tuo fratello..."
Nathaniel
si sporse in avanti e la baciò
dolcemente, poi sospirò. "Tra loro c'è un legame
forte, moglie. Sono
sopravvissuti alla guerra, massacro, malattia... separazione. Staranno
bene.
Suppongo che dovremmo pensare a noi. A quale vita faremo insieme, e ai
bambini."
Cora
arrossì come una ragazzina, ricordando la
sua notte di nozze. "Bambini... Nathaniel, sarei così felice
con un
bambino."
Suo
marito sogghignò. "Mi sento allo
stesso modo." Il suo tono diventò serio.
"Cora,"
disse Nathaniel lentamente,
"vivere in questa terra ti ha dato un' idea abbastanza buona di come
sarebbe la vita. C'è sempre la possibilità di
malattie e guerre. La vita non
sarebbe facile. Ma io farei qualsiasi cosa per te. L'ho fatto sin da
quella
notte sotto le stelle, quando avevamo parlato dei Cameron."
Cora
si sentì ricoperta da amore e pace. La
sua vita era cambiata irrevocabilmente, ma in ogni modo aveva trovato
il suo
compagno in questo forte, determinato uomo americano che con lei era
tenero e
paziente.
"Che
cosa dobbiamo fare stanotte,
Nathaniel?"
"Ritornare
dagli Stewart. Domani
ritorniamo all'accampamento, poiché la madre di Tankawun
deve essere fuori di
sé per la preoccupazione. Dobbiamo discutere su cosa fare
con il signor Newsom.
Se tutto va bene, James ritornerà stanotte."
Cora
non rispose, e invece girò gli occhi
guardando in lontananza mentre il vento gelido le sferzava i capelli.
Per una
volta non pensò al futuro, ma al presente, e a quanto fosse
preziosa,
bellissima e incerta la vita.