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Autore: Frasca94    25/11/2016    2 recensioni
Dal testo:
Remus Lupin camminava su e giù nell’aula in disuso al quarto piano, guardando di tanto in tanto l’orologio.
Uno sbuffo interrompeva sempre più spesso il rumore cadenzato dei suoi passi sul pavimento di pietra. Stava per andarsene, attratto dal camino acceso che lo attendeva in Sala Comune, quando la porta dell’aula si aprì di colpo, come se lo invitasse a tornare alla torre dei Grifondoro. Peccato che chi era appena entrato, tutto trafelato, non glielo avrebbe permesso finché non avesse ottenuto quello che voleva.
“Eccomi, scusa il ritardo” esclamò Lily con il fiatone, chiudendo con un colpo di bacchetta la porta dietro di sé. Raccolse i capelli in una coda alta e sospirò, prima di dire: “Allora iniziamo?”
Remus sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea, ma tentare non costava nulla: “Lily… te l’ho già detto… io non so se sono in grado di…”
“Per favore, Rem, ne abbiamo già parlato. Tu sei il più bravo in queste cose. In più non posso sopportare che Potter ci sia riuscito e io no!” lo mise a tacere la ragazza, stringendo la bacchetta tra le mani in attesa che l’altro si decidesse
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un pezzo di felicità

 


Remus Lupin camminava su e giù nell’aula in disuso al quarto piano, guardando di tanto in tanto l’orologio.
Uno sbuffo interrompeva sempre più spesso il rumore cadenzato dei suoi passi sul pavimento di pietra. Stava per andarsene, attratto dal camino acceso che lo attendeva in Sala Comune, quando la porta dell’aula si aprì di colpo, come se lo invitasse a tornare alla torre dei Grifondoro. Peccato che chi era appena entrato, tutto trafelato, non glielo avrebbe permesso finché non avesse ottenuto quello che voleva.
“Eccomi, scusa il ritardo” esclamò Lily con il fiatone, chiudendo con un colpo di bacchetta la porta dietro di sé. Raccolse i capelli in una coda alta e sospirò, prima di dire: “Allora iniziamo?”
Remus sapeva che non sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea, ma tentare non costava nulla: “Lily… te l’ho già detto… io non so se sono in grado di…”
“Per favore, Rem, ne abbiamo già parlato. Tu sei il più bravo in queste cose. In più non posso sopportare che Potter ci sia riuscito e io no!” lo mise a tacere la ragazza, stringendo la bacchetta tra le mani in attesa che l’altro si decidesse a cominciare.
Il suo migliore amico parve pensarci un attimo, scansando dalla mente il prepotente, ma invitante pensiero del caminetto e, arrendendosi, si appoggiò a uno dei banchi dietro di lui, incrociando le braccia al petto.
“Bene, la formula che devi pronunciare è…” iniziò Remus, cercando di ricordare ogni informazione al riguardo.
“Professor Lupin…” lo chiamò Lily con un largo sorriso sulle labbra che contagiò l’altro “Potrebbe arrivare subito alla parte pratica?”
“Allora fammi vedere cosa sai fare” la incitò lui, intimidito dall’appellativo, analizzando attentamente il suo braccio che si alzava, la voce abbastanza sicura mentre scandiva “Expecto Patronum!” e l’ultimo movimento del polso.
Non successe nulla.
“Hai fatto tutto nel migliore dei modi” le fece sapere, prima che Lily si lamentasse di non essere in grado.
“E allora perché non ci riesco?” chiese la ragazza sconsolata, lasciandosi cadere su una sedia vicino a lui.
“Credo che il problema riguardi la parte più difficile... il ricordo che usi non è abbastanza felice” le spiegò Remus con calma.
“Ah…” esclamò Lily, grattandosi la testa. “Mentre penso a qualcos’altro, non potresti fare tu una piccola dimostrazione? Così almeno vedo il tuo Patronus” lo pregò la ragazza con uno sguardo pieno di curiosità.
“No! Cioè… Tocca a te esercitarti. E poi in questo momento non so se riuscirei” disse velocemente Remus senza guardarla negli occhi.
Lily aggrottò le sopracciglia e lo osservò attentamente, tuttavia non disse nulla: sapeva che qualcosa non andava, ma decise di non mettergli fretta, prima o poi sarebbe stato pronto a confessare ciò che lo turbava.
“E va bene… fammi pensare” si arrese, prendendosi la testa tra le mani per concentrarsi. Chiuse gli occhi e provò a ricordare cosa fosse per lei la felicità.
Remus rimase divertito dalla sua buffa posizione e gli venne in mente quanto era stato facile per lui trovare un pensiero a cui aggrapparsi: i Malandrini che lo abbracciavano e gli davano dello stupido per aver pensato che l’avrebbero escluso, una volta saputo del suo “piccolo problema peloso”. E ancora i suoi tre amici che gli annunciavano di essere diventati Animagi pur di non lasciarlo da solo.
Fu riscosso bruscamente dalla testa rossa di Lily che scattò verso l’alto insieme al resto del suo corpo.
“Ce l’ho!” annunciò la ragazza, prima di sistemarsi un po’ più in là, ripetendo la procedura; “Expecto Patronum!” esclamò infine, mentre un filo argentato usciva dalla sua bacchetta per un attimo, prima di sparire.
“Hai visto?” chiese tutta contenta, saltellando fino a lui.
“Sì, era solo un principio di Patronus. Ma puoi migliorare” le spiegò Remus con un sorriso.
“Grazie, tu sì che sai essere incoraggiante!” lo prese in giro Lily, ridendo.
“A cosa hai pensato?” domandò lui incuriosito: era convinto che si potesse capire una persona più dal ricordo scelto che dalla forma del Patronus.
“Beh… alla mia famiglia prima che io ricevessi la lettera per Hogwarts. Quando tutto andava bene…” ammise l’amica, tornando a sedersi vicino a lui.
Remus le poggiò una mano sulla spalla e le disse: “Sei stata brava. Guarda che a diciassette anni è già un bel traguardo”.
“Credi che io mi accontenta di quel filamento perlaceo? No, no! Non quando Potter riesce a evocare un Patronus corporeo!” gli fece notare, facendo ondeggiare la coda dietro di lei, per poi aggiungere: “L’ho sentito l’altro giorno che ne parlava in Sala Comune”.
Remus non poté fare a meno di sospirare a quell’affermazione: ora capiva perché era stato convocato con tale urgenza. Se James avesse tenuto la bocca chiusa, Lily non si sarebbe mai messa in testa di assoldarlo come insegnante.
“Chissà che animale ha come Patronus…” si chiese ancora la ragazza. “… magari un pavone o un leone… No, se avesse un leone come Patronus sarebbe corso in giro per tutto il castello a raccontare di essere la reincarnazione di Godric Grifondoro. Sì, un pavone magari…” proseguì lei, infervorandosi.
“Ma perché ti scaldi tanto quando parli di James? E comunque non è un pavone, ma un…” provò a fermarla l’altro senza riuscirci.
“Che vuoi che ti dica… Potter mi fa diventare matta!” rispose Lily senza lasciar finire l’amico e, alzatasi in piedi, tornò al centro della stanza.
Remus la guardò attentamente, ormai era da un po’ di tempo che valutava la situazione: possibile che non avesse ancora compreso i suoi sentimenti? Come faceva a non accorgersi di provare qualcosa per James?
Lily riprovò, ma, di nuovo, senza alcun risultato.
“È colpa di Potter, mi ha fatto perdere la concentrazione!” si giustificò, muovendosi con gesti nervosi attraverso la stanza.
“Dai la colpa a James, anche quando non centra nulla!” esclamò Remus ridacchiando, mentre la raggiungeva, tirando fuori un involucro di carta argentata dalla tasca del mantello.
“Cioccolato?” chiese sorpresa l’altra, prendendo il pezzo che l’amico le offriva e ignorando volutamente la sua affermazione.
“È la mia arma segreta: aiuta a rilassarsi e a essere un po’ più felici… provare per credere!” le spiegò il suo amico, tornando poi al suo punto d’osservazione.
Lily se lo fece sciogliere in bocca, mentre si lasciava avvolgere dal ricordo che aveva scelto. Così, quando si sentì pronta, ritentò: “Expecto Patronum!”
La sua mano tremò per l’emozione, non appena vide uscire dalla punta un fiotto di luce argentata che si svolgeva attorno a lei; ma non lasciò la presa, finché non assunse la forma di un animale con quattro zampe sottili, un musetto affilato e due grandi e dolci occhi.
La bocca di Remus si aprì automaticamente alla vista di quella che doveva essere una cerva. “Non è possibile!” pensò, sgranando gli occhi per essere sicuro di non essersi sbagliato.
Fece appena in tempo a vederla, quando la cerva scomparve, lasciando la stanza un po’ più buia rispetto a prima.
“Ce l’ho fatta! Ci sono riuscita! Grazie!” esclamò Lily, correndo ad abbracciarlo, non appena la cerva d’argento scomparve.
Era così felice che non notò lo stupore e lo shock del suo amico che la teneva stretta, ma in silenzio: aveva ancora impresso sulla retina il luminoso animale, che inevitabilmente rimandava a un altro.
“Sei stata bravissima!” riuscì a dirle, mentre la sua mente si trovava nel più completo imbarazzo.
“Hai visto? Una cerva! Mi piace… cioè non immaginavo una cerva, però mi rispecchia… Non vedo l’ora di rinfacciarlo a Potter e al suo pavone!” non riuscì a trattenersi la ragazza, sorridendo felice e staccandosi da lui.
“NO!” esclamò Remus con gli occhi spalancati. “Non puoi dirlo a Potter, cioè a James… cioè… non c’è bisogno di dirglielo” provò a rimediare. Lily non poteva rivelare a Ramoso che il suo Patronus era una cerva. Doveva impedire che si confrontassero. Se James l’avesse scoperto, sarebbe morto per l’emozione. E Lily avrebbe contribuito alla sua prematura morte. “Ramoso penserà che sono destinati a stare insieme… E forse lo sono… Ma Lily non è pronta…” disse tra sé e sé senza trovare un piano.
Lily incrociò le braccia al petto e gli riservò uno sguardo indagatore: “C’è qualcosa che devo sapere, Rem?”
“Sì… Il Patronus di Potter è un cervo e il tuo è una cerva!” continuò a elaborare la sua mente senza riuscire a parlare: “Cervo, cerva… James e Lily…”
“No, no, è solo che… non deve saperlo… non voglio che tu lo umili così… cioè… lasciagli credere che non riesci a evocarlo” balbettò alla fine, cercando di convincerla a non svelare quell’informazione.
La ragazza lo guardò stralunata: possibile che il suo amico fosse impazzito?
“Remus… stai bene?” gli chiese, avvicinandosi a lui nel disperato tentativo di capire cosa stesse succedendo.
“No… non sto affatto bene” ammise lui, mentre ridacchiava in modo nervoso, incapace di farsi venire un’idea. Si passò una mano tra i capelli e si accasciò sulla sedia più vicina, sperando di trovare una via d’uscita a quella situazione.
Lily si sedette vicino a lui e, dopo aver sospirato, gli chiese: “Cosa devi dirmi?”
Remus la guardò intensamente, prima di iniziare a parlare: “Sai… è una cosa molto curiosa… o volendo non lo è affatto…” iniziò, tastando il terreno. La sua migliore amica lo osservava attentamente e sembrava preoccupata.
“…Tu e James avete lo stesso Patronus” disse alla velocità della luce, mentre lo sguardo di Lily passava dalla concentrazione allo sgomento più assoluto.
“Cosa stai dicendo? Potter non può avere una cerva come Patronus!” esplose, tormentando con le mani la bacchetta.
“No… lui ha un cervo…” precisò Remus quasi in un sussurro, guardando attentamente la sua reazione e lasciando che arrivasse da sola a trarre le conclusioni.
“Beh… gli dona! il re della foresta che va in giro a mostrare il suo bellissimo palco di corna senza fare altro che…” si bloccò Lily all’improvviso.
Remus continuò a osservarla: i suoi occhi si fecero più profondi e la bocca rimase socchiusa, incapace di continuare. Doveva aver realizzato ormai, quando le sue gote si tinsero di rosso.
“Cosa… c-cosa significa questo?” chiese Lily infine, quasi balbettando, senza rivolgergli uno sguardo.
“Non lo so…” rispose lui, tenendo per sé la sua teoria. “Per questo non volevo che andassi a dirglielo” ammise dopo un attimo di silenzio.
“Ho capito” disse solamente Lily con voce assente, prima di slegarsi i capelli e prendersi la testa tra le mani, nascondendo allo sguardo dell’amico le prove del suo sbigottimento. “Lo stesso Patronus…” la sentì pronunciare sotto alla protezione della sua folta chioma.
“C’è chi è messo peggio, fidati” provò a risollevarla Remus con un triste sorriso.
“Scusa, ma ho appena scoperto di avere qualcosa in comune con Potter, non credo che ci sia qualcosa di peggio…” alzò la voce la ragazza, continuando a mantenere la sua posizione inerme.
A quelle parole, Remus si sentì quasi pungere, così pronunciò l’incantesimo con voce dura e la stanza si riempì di nuovo di bagliori argentati, attirando l’attenzione della ragazza.
“È bellissimo, Rem” commentò Lily, dopo aver sollevato velocemente la testa e aver osservato il grande lupo che trotterellava per la stanza.
“Bellissimo!?” ripeté lui infastidito. Si alzò e corse contro l’animale, distruggendo la sua forma e scacciando i filamenti argentei che sembravano scappare dalla sua rabbia. Quando fu certo che non fosse rimasta alcuna traccia dell’incantesimo, tornò a sedersi, rimanendo in silenzio.
“Rem… quello non è ciò che pensi tu…” provò a dire Lily con il tono più gentile possibile. Tuttavia, le si strinse il cuore, quando sentì la risata senza gioia dell’amico.
“Tu ti disperi perché scopri di poter essere legata a qualcuno… E allora io cosa dovrei fare?” scoppiò Remus ormai arrabbiato, alzandosi e dando un calcio alla sedia. “Non credevo di essere sporco e corrotto anche dentro!” si sfogò senza riuscire più a trattenersi. Detto ciò, rimase fermo in mezzo alla stanza con i muscoli tesi e la bacchetta stretta nella sua mano destra. Quando sentì i passi della sua migliore amica raggiungerlo, non si aspettava nulla di tutto ciò che seguì: un colpo ben assestato lo colpì dietro la nuca, costringendolo a girarsi e a fronteggiare una Lily Evans che non gli aveva mai riservato uno sguardo così gelido.
“Non ripetere mai più quelle parole riferendoti a Remus Lupin!” lo ammonì con un dito puntato contro di lui. Lo guardò dritto negli occhi per un lasso di tempo che sembrava senza fine, mentre il ragazzo sentiva la sua testa pulsare furiosamente nel punto in cui l’aveva colpito.
Poi, Lily abbassò il dito, lasciando cadere il braccio lungo il busto, prima di continuare: “Quello non rappresenta la forma che assumi una volta al mese, ma la tua anima!”
“Appunto, sono un…” riprovò per ribadire ciò che l’amica non sembrava aver capito.
“Prova a continuare e te ne tiro un altro!” lo minacciò Lily, alzando la voce e riuscendo ad interromperlo in tempo. “Io in quel semplice lupo vedo Remus, non un Lupo Mannaro! Vedo un ragazzo gentile e un po’ solitario, capace di fare gioco di squadra con il proprio branco di matti amici, di avere il coraggio e la forza di affrontare qualsiasi paura e di riportare tutti alla ragione… perfino Lily Evans!”
Remus Lupin, benché non del tutto convinto, ma commosso da quelle parole, non riuscì a fare altro se non abbracciarla forte.
“Se proprio vuoi, possiamo sempre fare cambio!” esclamò Lily, ridendo per allentare la tensione, mentre l’altro le rispondeva con un risolino liberatorio.
“Grazie!” le disse, prima di staccarsi da lei. Non sapeva davvero che cos’altro dire.
“Grazie a te, Rem, per tutto” concluse lei, sorridendogli. Poi gli diede le spalle e si incamminò verso la porta per poi allontanarsi nel corridoio. Le parole del suo migliore amico erano rimaste intrappolate nella sua mente: “Tu ti disperi perché scopri di poter essere legata a qualcuno…” Cosa voleva dire? Era solamente uno sfogo?
“Ehi, non penserai di cavartela così!” la richiamò Remus, facendola fermare all’istante.
Lily lo guardò venire verso di lei, finché la raggiunse con un largo sorriso. E sperò con tutto il cuore di avergli fatto cambiare idea riguardo al suo Patronus.
“Se volevi distrarmi per poter fuggire indisturbata, ci eri quasi riuscita” ammise, mentre riprendeva a camminare vicino a lei, che, infastidita dall’accusa dell’amico, rispose subito: “Non è vero! Le cose che ti ho detto… le penso veramente e dovresti iniziare ad accettarle”.
“Senti chi parla!” esclamò l’altro con un sorrisetto furbo, mettendosi le mani in tasca, mentre le lanciava degli sguardi indagatori.
Lily non riuscì più a resistere e disse: “Ti prego, Rem, dimmi che è uno scherzo, dimmi che mi hai preso in giro… ti giuro che non mi arrabbierò”.
Remus dispiaciuto la guardò solo per un attimo, prima di ammettere il suo errore: “Non avrei dovuto dirtelo. Mi dispiace”. 
“Smettila di darti sempre la colpa!” lo rimproverò l’amica, fermandosi davanti all’ultima scala che portava alla Sala Comune, dato che in quel momento si stava spostando. “Pensa che se tu non mi avessi detto nulla, io sarei già davanti a Potter a sbandierare il mio Patronus!” gli fece notare, mentre attendevano.
E Remus si immaginò Ramoso svenire davanti a lei per l’emozione, prima di riuscire a dire qualcosa.
La scala, finalmente, si fermò, in modo da farli salire fino al pianerottolo, dove la Signora Grassa chiese gentilmente: “Parola d’ordine?”
“Amortentia” rispose con una smorfia la ragazza, attraversando il buco dietro al ritratto, seguita dall’amico.
Lily si lanciò sul divano davanti al grande camino, sperando che il fuoco bruciasse e distruggesse i suoi turbinosi pensieri.
Remus fece altrettanto, raggiungendo la meta tanto agognata, e si guardò attorno per assicurarsi che nessuno li potesse disturbare: c’era solo un gruppetto del secondo anno in un angolo ben lontano da loro.
Non ci volle molto perché Lily iniziasse a parlare: “Professor Lupin… la forma del mio Patronus potrebbe spiegarsi per il fatto che, poco prima di lanciare l’incantesimo, io pensassi a Potter? Sai… quando ti ho detto che mi distraeva…”
Remus si prese un attimo per rispondere, colpito da come suonasse bene il “Professor” davanti al suo nome e dispiaciuto, nello stesso momento, perché non sarebbe mai potuto accadere.
“Non è così semplice, Lily: le persone racchiuse nei pensieri e nel ricordo scelto non influiscono sulla forma del Patronus… rappresenta la tua anima… non centra nulla con ciò che ti passa nella testa in quel momento” provò a spiegarle lui, sapendo purtroppo di gettarla ancora più nello sconforto.
“Bene, ora che mi hai tolto ogni speranza, vado a…” commentò lei, facendo per alzarsi.
Il suo migliore amico, però, la fermò per dirle ancora: “Lily… non prenderla così male… significa solo che siete diversi, ma… affini in un certo senso”.
Gli occhi della ragazza rimasero fissi sulle lingue di fuoco che danzavano davanti a loro.  “D’ora in poi solo Patroni incorporei per me” commentò, sospirando.
“Benvenuta nel club!” esclamò Remus con tono rassegnato, ricevendo un’occhiataccia da parte di Lily.
“Non voglio che venga preso come indizio o prova, tutto qua” si giustificò l’altro, per attenuare la sua espressione contrariata.
“Nessuno scoprirà il tuo animaletto. Ti do la mia parola!” lo rassicurò lei, posandogli una mano sul braccio. Remus le fece un cenno di gratitudine, tenendosi per sé che almeno in quello Lily assomigliasse moltissimo a James: era stato lui a confortarlo e a rinominare la sua malattia “piccolo problema peloso”; perifrasi che aveva convinto molti che tenesse un grosso coniglio malvagio nel dormitorio.
“Non lo dirai a nessuno, vero?” chiese Lily con un lampo di preoccupazione negli occhi verdi.
“Certo che no!” la tranquillizzò Remus, capendo benissimo a chi si riferisse.
“Ehi, Lunastorta!” chiamò qualcuno alle loro spalle.
Si girarono entrambi nel sentire quella voce: James “nessuno” Potter era appena sceso dalle scale dei dormitori maschili con la sua divisa da Quiddich e con un enorme sorriso che si affievolì velocemente, quando vide l’espressione seria sui loro volti.

“Non volevo interrompervi…” si scusò lui, domandandosi perché la Evans non l’avesse ancora rimproverato per qualcosa. La osservò attentamente, ma la ragazza aveva lo sguardo fisso sul divano, come se uno dei cuscini fosse diventato un tesoro inestimabile.
“Vai all’allenamento?” chiese Remus con un sorriso per non destare ulteriori sospetti.
“Sì, Felpato e Codaliscia mi aspettano giù al campo con il resto della squadra” spiegò James, cercando di ottenere senza successo l’attenzione di Lily. Così fece al suo amico uno dei tanti sguardi pieni di significati, con cui comunicavano tra di loro i Malandrini, chiedendogli cosa stesse succedendo, ma Remus cercò in silenzio di fargli capire di stare tranquillo.
“Bene… se volete venire anche voi…” provò a proporre, incamminandosi verso il retro del ritratto.
“Grazie, Potter… ma non ho molta voglia di vederti fare la stella del Quiddich oggi” gli rispose Lily in modo diverso rispetto al solito tono con cui si rivolgeva a lui, facendolo voltare alla velocità della luce.
“Magari sarà per un’altra volta, Evans” scherzò James con un sorriso sincero. Se la Evans era in grado di prenderlo in giro, allora non era così grave. Ma voleva comunque controllare: “Stai bene, Evans?”
La ragazza guardò per un attimo Remus, per poi puntarlo negli occhi luccicanti di Potter.
“Tu ti disperi perché scopri di poter essere legata a qualcuno…”
Il ricordo delle parole di Remus la colpirono allo stomaco, mentre rispose a Potter: “Sì, direi di sì”.
“Bene…” commentò James, spingendo con una mano il ritratto, ma senza oltrepassarlo. “Vado… altrimenti chi li sente gli altri. Ci vediamo dopo Lunastorta e… Ciao Evans”.
“Ciao, Potter...” lo salutò Lily, guardandolo negli occhi nocciola. “Diversi, ma… affini” affiorò nella sua mente senza che potesse fare nulla per impedirlo.
“Buon allenamento!” gli augurò Lunastorta, notando il grande imbarazzo tra i due.
Ramoso parve ridestarsi all’improvviso e con un grande sorriso finale se ne uscì dalla Sala Comune, mentre Remus tornò a concentrarsi su Lily che si era messa a tormentare un cuscino con uno sguardo serio e concentrato e le gote arrossate.
“Dai, andiamo…” propose Remus, alzandosi e porgendole una mano.
“Dove?” chiese sospettosa lei, accettando però il suo invito ad alzarsi, lasciando perdere il cuscino.
“Prima ci esercitiamo nell’evocare Patroni incorporei…” le spiegò, facendola sorridere “… e poi ci chiudiamo in biblioteca a cercare un modo per scambiare le loro forme”.
Lily rise, pensando che non avrebbe potuto mai avere un amico migliore, e gli chiese: “Remus… avresti ancora un pezzo di felicità?”
“Te l’avevo detto che funziona davvero!” esclamò lui, dividendo ciò che restava della sua tavoletta e sperando che Lily si rendesse conto con il passare del tempo del significato dei loro Patroni.

 

 

 

Ciao a tutti,
finalmente sono tornata con una nuova storia. Ebbene sì, i miei sentimenti per James e Lily riaffiorano sempre prima o poi e quindi eccoli qui. Mi servivano un po’ di feels per crogiolarmi nel dolore XD
Mi piaceva tanto l’idea di Remus che fa da insegnante a Lily per il Patronus così come poi farà con Harry. Da qui è nata questa storia.
Spero che vi sia piaciuta e grazie per averla letta,

FRASCA

 

  
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